mercoledì 27 aprile 2011

Atac. Perché non smetterla con le frasi senza senso?

Dopo il disastro di bilancio, oggi sono stati nominati i nuovi vertici dell’Atac. Non ne ho mai sentito parlare, ma mi auguro che siano persone oneste, capaci di risollevare le sorti dell’azienda. Uno viene dalla Bombardier, e speriamo che abbia grinta e metodo per fare dell’Atac un’azienda al servizio dei Romani e non dei politici e dei loro amici.

Il Sindaco sono un po’ di giorni che va ripetendo una frase che mi sembra senza senso: «Faremo di tutto per evitare di scaricare sui cittadini il costo del risanamento di Atac».

Che significa? Sono passati i tempi nei quali pagava Pantalone e il debito del Comune di Roma finiva a carico dello Stato. I 120 M€ che mancano ce li dobbiamo rimettere noi e basta. Anche se non viene aumentato il biglietto, sono comunque soldi che verranno dirottati da qualche altro impiego. Se pensiamo che il piano della ciclabilità costerebbe circa 13 M€, vediamo che il deficit di quest’anno dell’ATAC costa più di 8 piani… Insomma, c’e’ da far girare le balle.

Le cause di un così cospicuo dissesto non le conosciamo. Una bella conferenza stampa nella quale illustrare al cittadino con onestà le ragioni del deficit avrebbe inaugurato una nuova stagione di trasparenza. Secondo le dichiarazioni del Sindaco le ingenti perdite sono il risultato di anni di gestione dissennata della sinistra… Sicuramente c'e' del vero, ma farebbe bene anche ad addossarsi una bella fetta di colpa.

Per quello che si sa l’esplodere del deficit è stato anche legato alla fallita (dal lato del bilancio) manovra di accorpamento delle tre società pre-esistenti (ATAC, Met.Ro e Trambus), che concepita per risparmiare, avrebbe invece un aumento incontrollato di organico, soprattutto personale di livello dirigenziale e amministrativo, che è stato battezzato con il nome di parentopoli (e che forse doveva essere più correttamente indicato con “fascistopoli”). Certo, il Sindaco può dire che la sinistra a suo tempo ha fatto cose analoghe (o peggio). Solo che adesso proprio non ci sono più soldi per queste debolezze.

Per le aziende municipalizzate, ed in particolare per l’ATAC, ci vuole più trasparenza. Che significa anche trasparenza sui dati di esercizio. Occorre che il pubblico sia informato sulla reale qualità del servizio.

Come?

Pubblicando su Internet, linea per linea, i dati dei passaggi quotidiani: quante corse perse, quanti minuti di ritardo per corsa, la velocità nelle varie fasce orarie. Solo così è possibile giudicare non solo la qualità del servizio, ma anche le conseguenze di molte scelte scellerate dei municipi.

Pensate alla riapertura al traffico privato di Viale Libia: con un sistema così sarebbe stato possibile diffondere a tutti, e non tenere celate, le pesantissime ricadute che ha avuto sul servizio pubblico e sulle tasche di noi tutti.

lunedì 25 aprile 2011

Se piove sul 25 aprile… ma buon senso e serietà non tornano di moda??

Nelle celebrazioni del 25 aprile abbiamo già dovuto sopportare decenni di retorica di sinistra nel corso dei quali la liberazione dal nazi-fascismo è stata attribuita tout court ai partigiani rossi…

In quegli anni veniva quasi totalmente dimenticato che il contributo militare alla liberazione è stato poco più che simbolico, e che se non fosse stato per la fermezza e la determinazione delle detestate democrazie occidentali (e i Sovietici nell’Est europeo, ma per pura sopravvivenza e non per loro iniziativa o fermezza, come Inglesi e Americani) e il loro sangue versato, adesso saremmo tutti nazisti o quasi.

Comunque si dava per scontato che l’epilogo della Seconda Guerra Mondiale avesse fatto archiviare per sempre come impercorribili le dittature di destra, visti gli orrori generati e l’oggettiva circostanza che sia Italia che Germania hanno fatto molto meglio con i regimi costituzionali. (senza contare che il dilagare della dittatura comunista nell’Est europeo è stata una delle conseguenze della guerra di Hitler e della folle resistenza tedesca sul fronte Occidentale. Ma di questo nessun simpatizzante nazifascista ha mai pensato di chiedere scusa…)

Certo, rimaneva il MSI e qualche frangia di estrema destra, ma era –salvo poche eccezioni- una corte degli scontenti senza alcuna influenza sul Paese.

Adesso però la ruota ha girato, e a finita la moda della sinistra è tornata la moda di destra. E ci dobbiamo sopportare la proposta di una serie offensiva, per la storia, le vittime e la ragione in generale, di manifesti che inneggiano alla marcia su Roma.

Riproposta sotto l’occhio benevolo e sornione di varie persone che “a parole”, si dicono ormai democratiche, ma in realtà stanno già proponendo una dittatura della maggioranza, come emerge chiaramente dal testo delle proposte di revisione costituzionale che ci arrivano ormai quotidianamente.

Sentivo l’altro giorno alla radio una conferenza stampa di una nota organizzazione estremistica di destra, che conduce una serie di azioni nel campo sociale. Invece di picchiare, adesso fanno azioni “sociali”, e in effetti anche Hitler era Nazional-Socialista. Il problema è lo spirito, ovvero che le cose sono fatte come se fossero raid militari. Invece delle botte ci sono le occupazioni di stabili sfitti, ma la logica è sempre la stessa.

Sembrano non considerare che l’unico modo per risolvere i problemi della casa è una saggia politica di livello nazionale, e non quattro occupazioni abusive di stabili. E perché inducono tanti giovani a pensare lo stesso? Purtroppo i discorsi hanno sempre lo stesso inconfondibile tono di rancore e arroganza. Si sente parlare di quartieri “nostri” e quartieri “loro” (centri sociali), di atti di provocazione nei quartieri “nostri”, eccetera. Come se la città fosse il loro campo di risiko. Ma insomma!

Il brutto è che queste organizzazioni –da tutti e due i lati- sono in grado di destabilizzare definitivamente un notevole numero di ragazzi di buona volontà, ma insicuri rispetto a dove dirigersi, un po’ come accade in Medio Oriente per la propaganda religiosa di stampo jihadista.

Sarebbe ora di riaffermare –affinchè le nuove generazioni non ricadano negli errori delle vecchie- che la politica è organizzare lo Stato, risolvere i problemi, e non litigarsi. E questo lo dovrebbe fare la classe politica comportandosi meglio, molto meglio.

Occorrerebbe riafermare che la violenza che ha caratterizzato l’Italia è stata una cosa da idioti, da tutte e due le parti. L’aver puntato alla rivoluzione ha impedito all’Italia di far crescere lo Stato secondo basi più saldamente democratiche e libertarie, tanto che adesso siamo in serie difficoltà.

E dobbiamo assolutamente fermare tutte le associazioni politiche che ancora oggi circonvengono i giovani incitandoli alla violenza e alla dittatura, sia esplicitamente, che implicitamente.

Insomma, il buon senso deve tornare a farsi sentire.

venerdì 22 aprile 2011

Caro Marco, basta con i sensi di inutilità… bisogna passare all’azione!

Tutto sommato sono pochi anni che mi dedico alla diffusione della ciclabilità, ma già mi cominciano a girare le balle. Perché? Perché non capisco per quale motivo tante cose semplici e di buon senso, talvolta neanche costose, non si riescano a fare.

Inoltre a mano a mano che progredisco in età, ed esperienza, trovo sempre meno piacevole interfacciarmi con personaggi che dovrebbero concepire e preparare le politiche di sviluppo, e invece ti accorgi che spesso sono mezze calzette. Spesso galoppini di partito senza ne’ arte ne’ parte.

O ancora andare nei Municipi e scoprire che invece di occuparsi di sosta in doppia fila, strade sporche e vivibilità di quartiere, perdono tempo con ordini del giorno che rievocano le foibe o la liberazione… mangiapane a tradimento!

Capisco quindi che Marco, che nel settore del ciclismo si trova da molto più tempo di me, si senta scoraggiato. Ogni volta ricominciare con qualche assessore nuovo, con un nuovo Sindaco che se ne frega, ottenere in anni poche briciole, qualche metro di pista quando va bene.

Ebbene, caro Marco, perché non ci buttiamo in politica anche noi? Una lista civica alle prossime Comunali.

Tu ti candidi come Sindaco, io faccio l’Assessore alla Bonifica di Roma dai prepotenti, arroganti e maleducati. A rispettosa distanza dai partiti, una lista di gente normalmente interessata a vivere in una città migliore, e che si è stufata di dover pietire l’attenzione di politici incapaci e spesso corrotti.

Che continuano a rovinare noi e la nostra città.

martedì 19 aprile 2011

Moto sì, bici no?

Ho letto con interesse (e apprensione) l’articolo su Repubblica dedicato alla proposta di aprire le corsie preferenziali alle due ruote.

Ovviamente quando dico due ruote, intendo tutte le due ruote, biciclette comprese. Faccio presente che in varie città che ho frequentato di recente Parigi, Tolosa, Bruxelles, le corsie preferenziali sono –per esempio- aperte alle biciclette.

Nota: Addirittura a Bruxelles sono aperte alle biciclette ma chiuse ai Taxi, che apparentemente non sono completamente assimilati al trasporto pubblico.

Credo che a Roma sia molto importante dare finalmente inizio ad una politica che riconosca la specificità del traffico moto/ciclistico e che vengano presi opportuni provvedimenti per favorirlo.

Dico questo, pur con un certo rancore nei confronti dei cugini motorizzati… infatti è sempre più frequente, mentre giri in bici, sentire lo spostamento d’aria delle moto –soprattutto “scooteroni”- che ti fanno il pelo.

Il sospetto di questa trovata è che purtroppo si trasformi nella solita manovra scomposta a firma del Vicesindaco di Roma, famoso sostenitore di iniziative retrograde e nocive non solo per l’Urbe, ma anche per l’umanità intera quali il GP di F1 a Roma.

Vediamo un paio di virgolettati ripresi dall’articolo, che rinfocolano i nostri timori di ciclisti:

Alemanno: “Se l'idea funziona la estenderemo in tutta Roma perché i motociclisti meritano il riconoscimento per il loro sacrificio quotidiano" Signor Sindaco, ci precisi il sacrificio dei motociclisti, per favore. Non si capisce proprio rispetto a cosa si sacrifichino. Anche senza rispettare strettamente il Codice, se solo andassero piano eviterebbero probabilmente l’80% degli incidenti. Mi pare che a Roma il sacrificio sia prendere il mezzo pubblico!

Aurigemma: “l'importante è che non vada ad influire sulla velocità del trasporto pubblico". Questo sì che è parlare sensato. Bellissima intenzione, ma mi fa presagire la discriminazione delle biciclette. Comunque, caro Assessore, metti a punto un programma di rilevamento credibile e facci vedere i risultati, e non un "inciucio" locale. Insomma , trasparenza. Soprattutto penso: ma se finalmente vi sta così a cuore la velocità del mezzo pubblico, perché non stroncate la sosta in seconda fila che è responsabile di infiniti ritardi? Perché non bonificate dalla sosta in doppia fila l’asse Viale Libia/Viale Eritrea? Questo compenserebbe qualunque ritardo indotto dalle moto. Insomma, caro Assessore, non sta bene continuare a fare il “vago” su questo tema. Perché non vuoi ammettere che uno dei veri problemi della mobilità di Roma sono le auto in sosta irregolare? Senza rispetto delle regole, Roma rimarrà sempre un suk!

Alemanno: "Come Alberto Sordi fece il sindaco di Roma per un giorno, possiamo far fare l'assessore alla Mobilità a Max Giusti". Sindaco, fallo fare al Marziano, vedi che ti combino…

domenica 17 aprile 2011

Vagabondando dietro Trevignano

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Insolita gita con Valeria in veste di guida, che ha utilizzato il suo "intuito femminile" per portarci in una bella passeggiata dietro Trevignano, attraverso una campagna che è letteralmente esplosa all’arrivo della primavera.

Per parte mia, mi sono unito al gruppo utilizzando il treno da Anguillara (Scalo) per raggiungere il luogo dell’appuntamento, il cimitero di Trevignano.

Vivi o morti, verrebbe da dire.

Questo ha aggiunto circa 13 + 13 km alla mia gita, peraltro molto carini. In effetti un po’ di tranquillo asfalto prima e dopo il fuoristrada è una meraviglia per prima scaldare, poi distendere i muscoli.

Altra gradita sorpresa, l’interruzione della strada tra Trevignano ed Anguillara a causa di un lungo fronte di frana. Chiusa alle auto la Settevene/Palo è un vero paradiso.

Peccato che qualche macchina aggirava le barriere di cemento, trovando comunque il modo di scocciare il prossimo.

Il vagabondaggio per la campagna alla ricerca di un passaggio è stato simpaticissimo. Per quanto mi concerne non ero mai passato da quelle parti, anche se ne avevo avuto voglia.

Certo, abbiamo trovato un paio di vicoli ciechi, ma per il resto un gruppo deciso di bikers riesce ad avere la meglio di tanti ostacoli, e soprattutto è in grado di affrontare spavaldamente tutti i cani che incontra.

In compenso siamo stati tormentati dalle forature. Io ho forato a km 0, nel senso che sabato ho finalmente sostituito il copertone anteriore che ben due volte mi aveva avvisato di essere al limite della consunzione.

Ovviamente la mattina, andando a prendere la bicicletta, ho trovato la ruota anteriore a terra. L’ho rigonfiata per arrivare al treno, e sul treno stesso ho provveduto al cambio della camera d’aria.

Gli altri hanno forato spesso, se mi ricordo bene, almeno 4 volte. Andrea, invece ha inaugurato le scarpe con gli attacchi sotto ed è anche lui caduto subito provando uno sgancio, davanti al cimitero… roba da seppellirsi dalla vergogna.

Pertanto gli abbiamo fatto fare la retroguardia per tutto il resto della gita, onde evitare che gli si potesse finire addosso in caso di altre cadute.

Per il gruppo la gita si è conclusa al campo sportivo di Trevignano, dove c’era l’arrivo della Gran Fondo, con più di mille iscritti, almeno a giudicare dai numeri dei pettorali. Lì io ed Emanuela ci siamo staccati per tornare verso Anguillara, ma la fuga ha avuto breve durata, in quanto lei ha forato dopo poche centinaia di metri.

Posizione ottimale, all’ombra, vicino ad un fontanile intero per individuare il buco sulla camera d’aria, ero però convinto di aver finito le toppe, e pensavo tra me e me: “Maledizione, più di mille ciclisti a portata di mano per aiutarci e tutti con le tubless…

Invece avevo le toppe (che brutta la vecchiaia. Da ragazzo mi dimenticavo le cose, adesso mi scordo di essermele ricordate…) e quindi siamo riusciti a riparare la gomma abbastanza rapidamente, raggiunti sul finale da Valeria e.... Ric? (perdonate… non mi ricordo i nomi).

Tutti e quattro siamo ripartititi e scesi a Trevignano, dove ci siamo goduti un bel kebab (!) al sole del lago.

Dopo il kebab siamo ripartiti per Anguillara (Emanuela aveva l’auto prima della frana, io ho continuato fino alla stazione) dove sono arrivato 7 minuti prima (p.f. non dopo) che passasse il treno.

Bellissima giornata, ma comincio a sentire il richiamo della canoa...

mercoledì 13 aprile 2011

Ragazze di strada


Povere ragazze, costrette a vendersi per disperazione

Questa poi doveva essere proprio disperata, tanto che si è travestita da ciclista sperando di attirare la folta compagine di amanti dello sport velocipedeo nell’Agro Pontino.

Niente da fare, bellezza, le ragazze noi ce le portiamo da casa!

martedì 12 aprile 2011

Cane in Pista!

Io mi sono trasferito a Castro Pretorio, ma il mio dottore ha pensato bene di non seguire il paziente e di rimanere all’EUR.

Pertanto oggi pomeriggio ho realizzato che dovevo raggiungerlo e ho deciso di usare la bici per andare da Castro Pretorio (bocca di metro) fino all’EUR (Sant’Eugenio) e ritorno a Piazza Vescovio… una corsa bella e salutare, che spero mi mantenga giovane ed in forma.

Che bella l’atmosfera fatata di questi giorni… profumo di erba (quella da mangiare), fiori, temperatura giusta (leggermente calda). Una vera festa, con tante persone che si spostano in bicicletta.

La festa è stata anche per tanti proprietari di cani, che pensano bene di portare i cani a passeggio sulla pista. Le tipologie sono tre: cane a guinzaglio tradizionale, cane a guinzaglio lungo e cane sguinzagliato.

Il primo tipo non è particolarmente fastidioso. Occupa lo spazio di due persone, ma alla fine se è una persona cortese o semplicemente prudente, all’arrivo della bicicletta si scansa lui e fa scansare il cane.

Il guinzaglio lungo è molto peggio, in quanto normalmente padrone e cane si allineano ai due lati opposti della pista. Anche se prudente, il recupero del cane non è semplicissimo. Però in genere il padrone recupera il cane in tempo per il passaggio del ciclista.

Qualche volta no, e lì sono guai, perché la caduta è certa, ma senza la certezza di far fuori almeno il cane (A quel punto se lo meriterebbe anche il padrone, certo che se lo meriterebbe)

Oggi invece mi hanno creato problemi i cani sguinzagliati. Mi sono trovato ben due volte a inchiodare per non investire i cani.

La leggerezza e la magia della giornata mi hanno impedito di arrabbiarmi.

L’unica nota è stata lo “scusa” del secondo padrone (il primo correvo troppo).

Veramente mi sono trattenuto dal dirgli (e forse ho fatto male): “Invece di chiedermi scusa, metti il guinzaglio al cane”…

lunedì 11 aprile 2011

Fare la fine del pedone

Negli USA ogni tanto un matto fa una strage nelle scuole, in ufficio, in Municipio (see Milk). Ci son più matti o più cattivi che da noi? No, solo la grande diffusione delle armi fa sì che più spesso le due cose si incontrino, e ci si trovi con uno squilibrato armato.

E in Italia?

La nostra arma si chiama automobile, il grilletto l’acceleratore. A Roma è accaduto ancora domenica.

Un automobilista pigia sull’acceleratore per correre, divertendosi a fare lo slalom tra le macchine. Accade che faccia il sorpasso sbagliato. Stavolta la macchina davanti a lui si era fermata per lasciar passare un pedone. Per la donna, a causa della velocità, non c’e’ scampo. E quanta impressione mi fa vedere nelle foto l’inconfondibile muro esterno della mia amatissima scuola elementare, quell’incrocio dove ho imparato ad attraversare la strada, orgoglioso come puoi esserlo a 10 anni perché finalmente ti fanno andare a scuola da solo.

Queste cose non succedono solo al Prenestino, ovviamente.

Al quartiere Nemorense va di moda il superare l’autobus alla fermata. Gli automobilisti vengono presi dalla furia del tempo perduto, ed effettuano il sorpasso del bus totalmente alla cieca. Due settimane fa anche io avrei fatto la fine del pedone, se non avessi prevenuto l’incidente. Bus alla fermata, strisce pedonali avanti a lui. Io a piedi che devo attraversare la strada.

Per fortuna avevo notato il seguito di auto dietro al bus e quel sorpasso me lo aspettavo. Cosicchè, quando un’auto è sbucata alla sinistra dell’autobus, io non ero proprio sulla sua traiettoria: non avevo superato di slancio il bus perché appunto mi aspettavo che la macchina tentasse di saltare il bus. Il guidatore ha inchiodato ed è rimasto impietrito. Io ho continuato sulle strisce davanti a lui e gli ho detto solo, con voce calma: “Sei una testa di cazzo”. Spero che se lo ricordi.

Non vorrei annoiare l’uditorio reiterando la necessità di introdurre il limitatore di velocità, così da tagliare a 30 all’ora la velocità a prescindere dalle smanie dell’autista. Sarebbe la cosa migliore. Infatti continuiamo ad avere una mortalità elevatissima in confronto ad altre città europee, e questo deriva sostanzialmente dalla pericolosità dello stile di guida romano.

Che ovviamente nessuno ha interesse a sanzionare, come se gli incidenti non fossero provocati in larga parte da guidatori con stili di guida pericolosi.

Invece io credo che Roma abbia almeno ventimila guidatori di troppo, ai quali si dovrebbe ritirare la patente al più presto.

domenica 10 aprile 2011

Non è prudente sfidare la strega di Foglino


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Dopo essere passati la’ dentro, tutti ci siamo un po’ chiesto come abbia fatto a sopravvivere un bosco così selvaggio… evidentemente c’se’ un Potere che lo difende, una strega che con i suoi poteri magici confonde chi vi entra, o chi vorrebbe lottizzarlo e costruirlo.

Pare che la strega ce l’abbia anche con chi vuole trasformare il suo bosco in una meta per gite, o peggio: semplicemente attraversarlo, senza dargli la necessaria importanza.

A questo destino non è sfuggita la comitiva di Cicloappuntamenti (circa 25 persone) che oggi ha sfidato la strega ed è transitata attraverso il bosco di Foglino per raggiungere l’oasi di Fogliano e, attraverso il Parco Nazionale del Circeo, la stazione di Priverno Fossanova.

L’influenza negativa della strega si è sentita sin dall’inizio. Doveva essere un’allegra giornata di sole, e invece una pesante cappa ha sovrastato il litorale pontino si dalle prime ore del giorno. Il gruppo si è diretto verso il bosco, entrando dal laghetto Granieri, e come ha violato la magica residenza della strega, sono cominciati i guai… nello specifico, una serie pressocchè infinita di forature, neanche ci fossero zanzare anticopertoni.

Dal punto di vista gitaiolo, l’attraversamento del bosco è stato un successo, così come il successivo tratto lungo l’Astura.

Una nuova strada per la Torre è aperta, anche se conservo qualche dubbio sul passaggio nel bosco nella stagione dei tafani, altri alleati della Strega per preservare la santità del luogo.

Finiti i guai della Strega di Foglino, sono cominciati quelli di Fogliano.

Ci siamo infatti persi nel giro del lago. O meglio, il sentiero è scomparso.

Quindi ci si è fatti strada tra fango ed ortiche, fino a riguadagnare la via Mediana (proprio nel punto dove nel 1997 ho fatto un bel frontrale) e poi all’Oasi di Fogliano, che non conoscevo ed ho trovato estremamente gradevole.

Dopo un allegro, e gustoso, picnic, e una pennichella sull’erba, si riparte per Priverno.

Ancora 30 km da fare, andiamo a razzo (andatura sostenuta) sul tratto di duna interrotto allac circolazione delle macchine, poi verso Sacramento (antidoto alle maledizioni della strega) e ci infiliamo nel bosco del Parco.

Lì per fortuna non vi sono poteri malefici all’opera, e quindi lo passiamo a tempo di record, e facciamo altri 15 km per raggiungere la stazione di Priverno.

Il contachilometri segna 70 km esatti di fronte alla stazione. Non c’e’ male per un’uscita classificata come scampagnata!

venerdì 8 aprile 2011

Quando la salita si fa un pochino più ripida

L’aumento del petrolio sta rendendo la vita un po’ più difficile a tutte le famiglie italiane.

Se in altre parti d’Italia la mossa per far quadrare nuovamente i bilanci familiari è l’abbandono dell’auto privata, a Roma abbiamo qualche motivo aggiuntivo per dolerci. Infatti dopo oltre due anni di amministrazione Alemanno, e ormai viaggiamo per tre, sia il trasporto pubblico che la ciclabilità non sono migliorate, anzi.

Chi infatti lascia l’auto troverà un trasporto pubblico che non ha fatto progressi dall’epoca di Veltroni, se possibile è peggiorato. Chi oggi abbandona l’auto e prende il mezzo pubblico trova un’ATAC ancora ferma a tre anni fa. In compenso la strada è sempre più piena di auto in seconda fila, di indisciplinati il che ostacolano la marcia dei mezzi pubblici perché il sindaco non ha voluto avviare alcuna campagna per stroncare il malcostume e la tracotanza automobilistica.

Il biglietto non è aumentato… certo, ma in compenso l’ATAC ha fatto un deficit record quest’anno, circa 120 milioni di euro, che comunque paga il cittadino romano, mentre l’aumento del biglietto l’avrebbero pagato tutti gli utenti, anche i non romani e i turisti.

E comunque il deficit è figlio dello sciagurato accorpamento tra Metro, Trambus e ATAC… Sulla carta doveva migliorare l’efficienza, ma in pratica vanno contati i dipendenti prima e dopo l’operazione, i dirigenti prima e dopo l’operazione, i direttori prima e dopo l’operazione. Da quello che si legge sulla stampa sembra sia stata un’operazione al rigonfiamento degli organici, tanto poi paga Pantalone. E CdA e Presidente sono ancora lì… e all’orizzonte c’e’ anche un aumento del 20% della Nettezza Urbana, unica leva per far quadrare il tutto.

Per fortuna che sono stati sostituiti due assessori che ben poco hanno fatto. Dai curriculum pubblicati sul sito del Comune, che in genere indorano la pillola, non sembravano aver avuto alcuna esperienza seria, ne’ di mobilità, ne’ di ambiente. Scelta politica (con una “p” che più minuscola non si può) con risultati nefasti per una città che nulla ha fatto per meritarsi tanto scempio. Nessuno pretende di tornare ai tempi nei quali Tocci vagheggiava la cura del ferro, ma qualcuno che capisca di queste cose Roma se lo merita.

Noi ciclisti per le strade aumentiamo a vista d’occhio. E’ la terza via, ne’ benza ne’ ATAC. Ma anche qui stiamo conciati malissimo. L’unica opera decente è stata l’asfaltatura della pista del Tevere, per il resto buio totale. Il feto del piano quadro della ciclabilità sta bloccando tutto. Quello che lì dentro non c’e’ non si può fare, quello che dentro c’e’ non si fa perché il piano non è approvato, e ancora non si sa se e come sarà finanziato.

Dulcis in fundo il bike-sharing romano… ve lo ricordate il forum sul Corriere con il Presidente dell’ATAC? E come è andata a finire? Un disastro completo, e tutti i ciclisti romani glie lo avevano detto!

Caro Sindaco, per far migliorare Roma occorrono competenza, serietà, onestà e tanto impegno. Dalle strade francamente non si vede nessuna di queste cose.

lunedì 4 aprile 2011

Adios EUR!

Dopo circa 6 anni di sede separata, ci ricongiungiamo alla casamadre a Viale Castro Pretorio, a 15 minuti di tranquilla bici da casa.

Malgrado la gita di ieri, oggi ho celebrato l’ultimo giorno all’EUR con un bel Bike 2 Work 15 + 15 km.

Le gambe hanno protestato un pochino, sia all’inizio dell’andata che del ritorno, ma poi il mestiere loro l’hanno fatto… e dal cronometro anche egregiamente, visto che ci ho messo qualche minuto in meno rispetto alla media stagionale.

Con il nuovo ufficio, rispetto all’EUR recupero almeno un’ora al giorno di tempo di trasferimento, un’ora e mezza andando avanti e indietro con la bici.

Come impiegare questo tempo? Beh… sicuramente mi darò al jogging mattutino, visto che l’età mi porta ad aprire gli occhi intorno alle sei. Un po’ di lavoro in più, visto che l’arretrato sembra infinito.

Mi mancherà il mio ufficio al quinto piano (adesso vado al piano terra), il profumo della primavera che si sente nei grandi parchi dell’EUR, il Colosseo Quadrato stagliato contro il cielo azzurro, e l’odore del mare quando arriva il ponente, che vicino alla Stazione Termini proprio non si sente.

domenica 3 aprile 2011

Volevo i boschi… li ho avuti. Nella faggeta di Oriolo con Franzbike


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Affascinato dall’arrivo della primavera, il mio istinto silvano si risveglia, e mi prende la voglia di vedere i boschi con il verde delle foglioline. La meta più cara che ho è il bosco di Oriolo, e quindi ho pensato bene di unirmi, dopo qualche tentennamento, alla gita proposta da Franzbike, da Monterosi ad Oriolo, per 42 km e oltre 900 m di dislivello.

I 42 km erano solo 41, secondo il mio contachilometri, ma per le mie gambe i 900 metri e passa ci sono stati proprio tutti, con quelli in discesa peggio di quelli in salita (le mie gambe si spaventano autonomamente in discesa, hanno imparato quando iniziavo ad andare sugli sci).

Però, fatica a parte, se bosco cercavo, bosco ho avuto. A parte la prima ascesa tra i noccioleti, siamo entrati tra gli alberi e non ne siamo più usciti. In particolare, gli anni precedenti, mi ero sempre chiesto dove portavano quei sentieri che si dipartivano dalla ciclovia dei boschi… adesso lo so, perché li abbiamo percorsi proprio tutti.

La parte del percorso che ha attraversato il folto del bosco di Oriolo è stata la più bella. In quel punto, qualche anno fa, avevo visto un branco di cinghiali. Non mi ero spinto più di tanto nel folto, anche perché essendo solo e senza GPS avevo un certo timore di perdermi, o peggio, di farmi male cadendo e rimanere sul posto. Debbo dire che avrei gradito molto fermarmi ad ascoltare un pochino il bosco, cosa che poi è successa pochi km più in avanti, con la rottura della ruota libera di una delle bici.

La gita ha registrato almeno 3 cadute, una sanguinante, ma senza conseguenze serie. In quella sanguinante la protagonista (di cui tacciamo il nome per ragioni di privacy) si è gravemente graffiata l’interno della coscia (parte alta), per cui tutti quanti hanno sfoderato le proprie conoscenze dio pronto soccorso per poter intervenire nella medicazione.

Per parte mia ho avuto un episodio stranissimo: mentre mi chinavo per passare sotto un tronco, un ramo si è infilato a tradimento in uno degli occhielli del casco, per cui mi sono sentito strappare il casco dalla testa, con una tensione più che discreta del sottogola… Ho alzato la testa di scatto, in ramo si è levato, ma mi sono preso una bella paura.

Alle biciclette è andata peggio: oltre a svariate forature, abbiamo avuto una rottura della ruota libera, che ha costretto lo sfortunato ciclista al rientro a piedi, il mesto dei fine gita, peggio del rientro in carro funebre. Per parte mia ho sentito molto la mancanza di una full e di non avere i freni a disco nelle discese. Per il resto, le gambe hanno fatto il loro dovere senza lamentarsi, ma anche senza particolare fretta. Cmq, se rimango indietro è per le foto (anche).

Un particolare ringraziamento al capo gita, che ha fatto il doppio dei km, andando avanti e indietro senza sosta a riacchiappare noi ritardatari.