venerdì 30 marzo 2012

Il Piano della Sciabilità di Oscarwildopoli

OSCARWILDOPOLI: Dalle parole ai fatti.

Finalmente parte il Piano della Sciabilità, un ardito progetto che farà della nostra città una delle avanguardie europee.

Basta con le auto, da adesso si gira con gli sci e con le slitte trainate dai cani.

E non solo quando nevica, anche quando c’e’ il sole, grazie alla continua refrigerazione delle piste.

L’iniziativa non poteva che partire dal litorale: acqua e neve sono vicine. La neve è acqua, e sia sull’acqua che sulla neve si scia.

Quindi una bella pista sulla spiaggia che finisce direttamente in acqua. Se siete bravi afferrate subito il motoscafo che passa e può trainarvi verso la foce del fiume e risalire il fiume fino al centro città.

Che fate al centro città? Semplice, prendete lo skilift e vi fate portare sul colle più vicino. Scendete e risalite. Avete presente Dolomiti Superski? Solo che questo è tutti i giorni, 365 giorni l’anno (366 i bisestili).

Il Sindaco parla con l’aria di chi ha realizzato un sogno: “Nei giorni bui della nevicata mi sono detto: tutta questa bellissima neve, non può essere solo un ostacolo. Mi è venuta questa idea… spostiamoci con gli sci, i gatti della neve e i cani delle slitte. Portiamo questo vangelo alla nostra città e facciamola finita con le auto. Adesso non dovrò più chiamare l’esercito”.

Adesso che i lavori sono finiti è tutto un paradiso. La neve già si accumula per le strade, e i cittadini indossano gli scarponi.

Solo quelli, perché è stato organizzato uno ski-sharing che vi permette di girare senza comprare gli sci e senza doverveli portare appresso!! Volete prendere un grog o un vin brulè, uscite di casa, andate alla più vicina stazione di ski-sharing, prelevate gli sci dall’apposito stallo e via!

Eppoi abbiamo aderito anche all’iniziativa “Salvaisciisti”, lanciata dal Times di Nordkapp, dove hanno avuto un’impennata di sciatori triturati dagli spazzaneve.

Insomma,le piste da sci sono una figata, altro che sprecare i soldi per le piste ciclabili, come si voleva fare una volta!

martedì 27 marzo 2012

Va bene passare col rosso, ma che diamine...

Noi ciclisti siamo un po' birichini e spesso passiamo con il rosso, tanto non abbiamo la targa...

La realtà è che noi ciclisti scontiamo un sistema di circolazione concepito per le auto, e ci prendiamo tutti gli inconvenienti (per noi) tipo sensi unici, semafori, giri di Peppe, scappamenti, etc. Quindi se ogni tanto passiamo con il rosso, magari ad un pedonale deserto, è inutile protestare, è una forma di risarcimento.

Ai puristi dico: avete ragione, ma c'e' misura nelle cose.

E' vero che auto e bici sono sempre veicoli, ma un conto è salire sul marciapiedi con l'automobile, un conto è salirci con la bici.

Se pertanto ci si prende qualche licenza ogni tanto non bisogna formalizzarsi, però occorre stare attenti a non generare rischi e a non interferire con il verde degli altri.

Infatti un conto è passare con il rosso per svoltare ad ad un semaforo vuoto, un conto passare con il rosso e tagliare attraverso un incrocio trafficato, costringendo gli altri utenti della strada a modificare la propria traiettoria o a frenare.

Questo ha fatto un ciclista a Piazza Fiume, oggi pomeriggio. E' passato bellamente con il rosso, in rotta di collisione con me che passavo con il verde.

Debbo dire che la cosa mi ha dato un certo fastidio, e non ho frenato. Alla fine ha dovuto farlo lui, che diamine, ma proprio all'ultimo momento.

lunedì 26 marzo 2012

Sulle pendici di Montefogliano

Foto Marziane

Domenica 25 marzo: meravigliosa gita sulle pendici del Montefogliano, guidati da Hash, seguiti da Hash, fotografati da Hash, insomma, a parte il pedalare le nostre biciclette in salita e cucinare una Grand Royale, il resto l’ha fatto tutto lui.

Non solo, ma ha anche tenuto lontana la pioggia, che a dispetto delle previsioni, si è avventata solo sul treno e i mezzi di trasporto.

Per parte mia ho registrato la traccia e adesso la posto su Paola & Gino col titolo “Sul Fogliano col Marziano”…

Detto questo ricapitoliamo gli eventi salienti e discendenti della giornata.

All’andata ci siamo ritrovati sul piazzale della stazione di Capranica, mezzi in treno, mezzi in mezzo proprio, un bel po’ concentrati nel camper di concentramento di Dumil, che al ritorno on si sa bene cosa è successo lì dentro.

C'eravamo quasi tutti, anche Molesto, La Principessa del Tacabbo, Mary Balto e ProvinciAle, Unadolcestrega, AlessiaR, Valeria e il suo fiancè, Contadera dalle trecce brune (gemella di Contadera dalle trecce bionde, uguale SPUTATA a parte i capelli), Sgobbotron, Uta, Trecchia, Zorro e Filippo, insomma la crema di Cicloappuntamenti

Partiamo e percorriamo la Capranica-Vetralla per strade bianche molto carine, superiamo la Cassia e ci fermiamo a fare un veloce ma gustoso spuntino a base di ciambelline di Uta, che ormai non si sente più la mancanza della Grand Royale di Federico.

Dalla radura dello Spuntino abbiamo tirato una volata di oltre 200 metri di dislivello ininterrotti sù per le pendici del Monte, nel magico bosco di faggi. Bellissimo, la seconda volta che ci passo in vita mia, stupendo. Chissà anche d’estate, sicuramente rinuncerò ad un giro in canoa per ritornarci.

Dopo un po’ di saliscendi ci siamo fermati a picniccare in un posto semplicemente meraviglioso, con un panorama eccezionale. E’ uno dei punti del Lazio nel quale sembra di trovarsi di fronte alla natura incontaminata!

Ci siamo tutti abbronzati al sole primaverile, poi abbiamo cominciato la discesa verso Sutri. Discesa buona, ma durante la quale tutti quelli con le gomme tubeless latticizzate hanno forato, Hash compreso, un fenomeno veramente preoccupante. Evidentemente avevano delle spine ad alta tecnologia che disdegnavano il bucare le gomme semplici come le mie.

In discesa è la specialità della mia bici, molto aiutata da un bel peso. Ciononostante i full mi hanno superato in volata. Mentre attendevamo il resto della truppa, ho avuto modo di provare la Lefty in carbonio di ProvinciAle e la Canyon di Dumil… in effetti non sembra quasi di averla la bici tra le gambe.

L’ultimo tratto è stato particolarmente bello, perché a poco a poco le nubi temporalesche che avanzavano da Oriente hanno riempito il cielo, con il loro colore scuro. Raggiunta Sutri abbiamo passato ancora la Cassia e tutto il ritorno l’abbiamo fatto accompagnati dal tuono, nonché da qualche occasionale saetta.

La povera Uta è rimasta indietro, ma poi abbiamo scoperto che aveva la ruota frenata dal rimontaggio errato dopo cambio camera d’aria. I suo 47 km e 680 m di salita se li è fatti dunque a ruota non libera.

Il ritorno intreno è stata un’altra avventura. Fermata dopo fermata sono saliti centinaia di scout (mi hanno detto che è l’epoca del Challenge dell’AGESCI) ogni scout di 8 anni con uno zaino grande come un bambino di 10 anni, ogni 6 scout una tenda, pentole, capi, insegne, chitarre (una me la sono ritrovata ancora attaccata al pedale della bici a casa), insomma sul vagone c’erano quattro strati di lupetti e poco spazio tra lupetti e soffitto, con somma gioia (potete immaginare) degli altri pax. Noi, che siamo saliti a treno vuoto.

Magnifica gita. Tutti simpatici e pedalatori. Da parte mia mi sono difeso, e, mancando Lorena, non sono neanche rimasto indietro. D’altra parte ho fatto pochissime foto. Mi sono mancati anche Marco Pierfi e Fabrizio. Peccato che ho rischiato molto perché Alessandro non stava lì a tenermi d’occhio! Vabbè che avevo il GPS con la traccia, così potevo sempre tornare a casa se duravano le batterie.

Una giornata perfetta. Unico inconveniente le foto. Anche se non sono la meglio della mia forma estiva, garantisco che è un effetto maglietta e non pancia!!!

Grazie Hash!!!

sabato 24 marzo 2012

Dopo IMU solo bici (no money for benza anymore)

Per la manifestazione salvaciclisti del 28 aprile si va alla ricerca di uno slogan. Allora piovono i romantici (In bici mi piaci), i didascalici (nunc est ciclandum), gli esplicativi (In bici fai bene all’ambiente e non ti costa niente), gli appellosi (In bici fai bene ai tuoi figli).

Il mio slogan mi è venuto in mente di getto: Dopo IMU solo bici. Infatti dopo aver pagato l’IMU, il 70% delle famiglie italiane proprietarie della propria casa, si accorgerà di aver dato circa uno stipendio, e quindi dovrà per forza ridurre i consumi. No money for benza anymore.

Sembra ieri che il grande Silvio vinceva le elezioni promettendo l’abolizione dell’ICI. Un colpo elettorale sotto la cintura, doppiamente scorretto venendo da lui. Infatti non solo ha toccato una delle principali fonti di finanziamento dei Comuni (con tutto quello che ne è derivato), ma è andato, lui alleato della Lega, anche ad abolire l’unica tassa realmente federalista che avevamo. Ma che je fregava?

In effetti avrebbe potuto dare corso alla promessa elettorale in un altro modo: per esempio detraendo l’ICI versata dalla dichiarazione dei redditi. Così avrebbe avuto due effetti: primo, togliere l’ICI solo a chi le tasse le già le pagava, evitando di premiare i furbi, secondo, andare a vedere per quali appartamenti l’ICI non veniva recuperata e scoprire un bel po’ di evasori.

Sappiamo com’è andata. E’ stato dichiarato KO tecnico per il governo, l’ICI è ritornata, ma al contrario. Adesso è una tassa statale sulla quale i Comuni possono prendere qualcosa…

Tornando a noi, il nostro Sindaco per far tornare i conti ha sicuramente risparmiato su piste ciclabili e bike-sharing. Adesso che la crisi (e la benza a 2 € il litro) si fa sentire. Il traffico è diminuito di almeno il 20% e i ciclisti stanno aumentando a vista d’occhio, ma sono buttati in mezzo alle strade con gli altri utenti. E in generale tutto il trasporto pubblico a Roma appare trascurato, non in grado di fornire un’alternativa valida al mezzo privato. Quindi spaventiamoli: adesso siete automobilisti, a luglio potrete permettervi solo la bici. Unitevi a noi!

Ci salverà la legge salva ciclisti? Io non credo, da quello che ho letto, la commissione trasporti al senato ha fatto più o meno le stesse osservazioni del marziano. Ovvero al di là delle intenzioni il testo è una ciofeca. Ma secondo me anche la sostanza degli otto punti, almeno per Roma, è in gran parte una ciofeca. Spiegherò perché in ulteriori post. Non è detto che la medicina che cura il tuo vicino vada bene anche per te.

Se non altro perchè Londra parte da una incidentalità di circa un terzo rispetto a Roma (e il Regno Unito rispetto all’Italia). Questo è un dato di partenza importantissimo. Come dire, a parità di malattia, non puoi dare la stessa terapia ad una persona in salute e ad un diabetico (il diabetico siamo noi, per intenderci).

I lanciatori (dell’iniziativa) dicono: non sottilizziamo, l’importante è che se ne parli. Hanno ragione fino ad un certo punto, ma così si rischia di fare solo chiacchiere e altro folclore ciclistico.

martedì 20 marzo 2012

Le rotatorie antieuropee

A proposito del rapporto che c’e’ tra semafori e rotatorie europee, ho già fatto un post…

Adesso, in ossequio al punto 2 degli otto del Times Voglio parlare delle rotatorie antieuropee

The 500 most dangerous road junctions must be identified, redesigned or fitted with priority traffic lights for cyclists and Trixi mirrors that allow lorry drivers to see cyclists on their near-side.

Io chiamo rotatorie antieuropee quelle rotatorie che pur assomigliando a rotatorie europee, ne differiscono profondamente per geometria e per regime delle preferenze. Sono posti entrinsecamente pericolosi e la loro eliminazione o normalizzazione una volta accomunerebbe tutti gli utenti

della strada.

Regime delle

precedenze: moltissime. Piazza Acilia, Piazza di Novella (seconda foto) e uno degli esempi più pericolosi Piazza Bottego lungo il percorso della pista Zabaglia-Rubattino.

In pratica sono slarghi circolari di strade che conservano il regime di strada con precedenza a chi percorre la strada e non a chi percorre la rotatoria.

Nella seonda foto si può vedere Piazza Bottego, con una bella rotatoria e la precedenza a chi si immette da Via Zabaglia e non a chi ruota.

Geometria: pericolosissime, sono quelle rotatorie che consentono all’automobilista di tirare dritto pensando di stare una strada di quelle sopra. Esperienza personale sulla rotatoria di Viale de Coubertin (prima foto), dove un auto proveniente da Via Argentina ha imboccato “dritto per dritto” Via Gaudini. Io venivo in bici e ho evitato il frontale per poco.

Insomma, altro che specchi agli incroci e gli otto punti del Times. A Roma abbiamo ancora troppi infroci da portare ad un livello accettabile di sicurezza.

domenica 18 marzo 2012

MTB: a Roma Nord niente più allenamenti se non ti porti il machete…

Dopo una domenica a casa per via di lavori in corso, ho provato a recuperare il pomeriggio con una uscita di allenamento in MTB.

Itinerario quello solito, attraverso Villa Ada e Monte Antenne, poi Villa Glori e alla fine la salita nel Parco di Monte Mario fino allo Zodiaco.

Con me l’ormai fido GPS per misurare, una volta tanto, il dislivello totale della gita.

Non avevo fatto i conti con la neve, che sì’ si è sciolta, ma ha disastrato totalmente gli alberi e il relativo sottobosco.

Risultato: a Villa Ada tutti i sentieri nella parte WWF totalmente cancellati. Ho provato a prendere alle spalle la giungla passando dalle brecce del muro di Via di San Filippo Martire, ma qualche solertone ha restaurato il muro… A Monte Antenne neanche ci sono andato.

Villa Glori un pochino meglio. Sui viali di asfalto ci si può andare. Il resto è tutto ingombro di rami caduti, quasi impedalabile.

Dulcis in fundo la salita di Monte Mario, da Piazza Giardino: cancello sprangato coi nastri bianchi e rossi.

Unica soddisfazione del pomeriggio un passaggio al volo sulla pista di Via Capoprati, per verificarne l’effettiva riapertura… tranquilli, è riaperta.

Sul viale del ritorno mi ha assalito anche un cane… ma trovandomi nella valle dei cani a Villa Borghese ho pensato che le proteste sarebbero state fuori luogo.

Insomma, tocca andare a Villa Ada col machete, o forse meglio, con la sega a motore.

Mi chiedo se, vista la quantità di legna a terra (grandi tronchi), i sentieri dei ciclisti potranno mai essere riaperti.

sabato 17 marzo 2012

Oscarwildopoli alla resa dei conti (2 € al litro)

Di Oscar Wilde conosco la storia, non molto allegra, e qualcuna delle sue battute più brucianti… una per tutte Datemi il superfluo, farò a meno del necessario.

E se dovessimo scegliere un altro nome per l’Italia, credo che Oscarwildopoli sarebbe veramente adatto. Il nostro è stato per anni un paese “magico”, dove si lavorava poco e si viveva bene, meglio di tanti altri posti europei dove si lavorava tanto e si faceva una vita grama.

L’appeal dell’Italia del superfluo ci ha anche aiutato: moda e design, buon gusto in generale.

Purtroppo anche la convinzione, nella gente, che si potesse veramente scambiare il superfluo con il necessario per decenni.

Siamo diventati la terra delle autostrade senza avere le ferrovie, della politica dei battibecchi futili senza alcun dibattito sulle cose da fare, delle veline invece delle donne, dei nani e ballerine al posto dei ministri, del dialetto al posto della lingua.

Il tutto è stato alimentato dal deficit di bilancio (tecnicamente: fare i buffi) e da una situazione internazionale miracolosamente buona per tre decenni.

Al peggiorare della congiuntura l’economia del superfluo sta rapidamente perdendo colpi. La necessità di rientrare dal deficit (pochi erani disposti a prestarci quattrini) ha richiesto un aumento delle tasse.

La benzina, tra accise e tasse nazionali e locali, è arrivata a due euro (euri?) al litro, e il petrolio non da’ cenno di diminuire, anzi.

Così molte persone si ritrovano semplicemente a non avere i soldi per muoversi con l’auto, e la devono lasciare ferma. Solo allora si ricordano di aver sempre chiesto strade e non ferrovie, e di aver disdegnato tram e autobus. Per non dire delle piste ciclabili.

Adesso in città la crisi sta spingendo l’uso della bicicletta. Molti Romani si stanno accorgendo che la bici può essere una buona alternativa a macchina e bus. Bene, speriamo che aumentino, dopotutto è quello che abbiamo sempre pensato.

Purtroppo in questo momento è una vittoria di Pirro. Infatti una grossa parte della nostra economia è legata all’uso dell’automobili.

Senza scomodare l’industria di fabbricazione, abbiamo i distributori di carburante (pardon combustibile, non abbiamo più il carburatore), le autofficine, le concessionarie, i parcheggi.

Tutti lavoratori onestissimi, purtroppo impiegati nell’industria del superfluo, che adesso fa i conti con il rigore dell’economia.

martedì 13 marzo 2012

Ma tutti questi scioperi nel TPL romano?

Domani devo prendere la mia valigia ed incamminarmi verso l'ufficio e poi l'aeroporto. Bus fino in ufficio e treno per l'aeroporto...

Fermi tutti, domani è annunciato uno sciopero dei mezzi pubblici.

Come, un altro?

Controllo nel sito dell'ATAC ed è vero, domani 4 ore, 08:30/12:30. Vabbè... però che sfiga, proprio il giorno che non posso prendere la bici.

Poi ci penso... ma non è che scioperino un po' troppo questi mezzi TPL romani? Debbo dire che andando in bici non ci faccio troppo caso, se non quando c'e' sciopero e pioggia lo stesso giorno, ma la sensazione è che ci sia uno sciopero ogni due o tre settimane circa.

Kekkè se ne dica, lo sciopero dei mezzi pubblici è contro i cittadini, e non contro l'Amministrazione. Infatti gli scioperanti difficilmente saranno licenziati perchè la loro società fallisce.

Inoltre questi scioperi colpiscono sempre le fasce più deboli, i lavoratori più umili e meno garantiti, coloro che non possono permettersi taxi o l'automobile, i pendolari.

In ufficio da me quando sciopera il TPL, la maggior parte delle persone è costretta a prendersi un giorno di ferie, e non è cosa infrequente.

In questo periodo poi lo sciopero è puro suicidio. Un'economia già in ginocchio, in piena recessione, di tutto ha bisogno tranne che di scioperi.

Non fanno altro che impoverire sia gli scioperanti che la società in generale.

Allora diciamo: se il TPL romano ha le sue ragioni, una bella manifestazione un sabato!

Così noi capiamo cosa vogliono, loro non perdono quattrini, anche gli altri lavoratori possono guadagnarsi la loro giornata in pace, che di questi tempi è già difficile senza bisogno di aggiungere ulteriori ostacoli.

lunedì 12 marzo 2012

Ma quali incroci, secondo me il pericolo viene dalle strade

Il grande pregio dell’iniziativa “Salva i Ciclisti” è di far parlare della sicurezza di chi usa la bicicletta per muoversi. Il rovescio della medaglia è che il dibattito è partito da un’iniziativa del Times, “lo cui” è solo un giornale, magari bravissimo, e per di più Inglese… il che significa che non è un esperto di sicurezza italiano.

Vanno bene le soluzioni che propone?

Sin dall’inizio qualche dubbio l’ho mostrato, sarà che sono un esperto di sicurezza e vado in bicicletta. Intendo dire che non mi occupo professionalmente di sicurezza ma non sulle strade.

Comunque più vado avanti e più mi convinco che i problemi posti dal Times, per quanto interessanti, hanno poco a che vedere con la situazione italiana.

Sarebbe come se un Europeo e un Africano si confrontassero, uno che parla di correttezza dell’alimentazione, l’altro di trovare da mangiare tutti i giorni.

Il mio piccolo contributo fattivo l’ho dato, iniziare una banca dati degli inconvenienti che ci capitano tutti i giorni.

Secondo me un fatto positivo, uno dei pochi modi per individuare gli incroci pericolosi, in ossequio al punto n. 2 del piano d’azione proposto dal Times:

The 500 most dangerous road junctions must be identified, redesigned or fitted with priority traffic lights for cyclists and Trixi mirrors that allow lorry drivers to see cyclists on their near-side.

Però mi scrive il Mammifero Ciclista, confortandomi col suo spontaneo e ineguagliabile ottimismo:

Lug, che vuoi che ti scriva?


Io, se prendo la bici per andare in ufficio, percorro quotidianamente Via di Tor Cervara: 1 km di strada a doppio senso di marcia, stretta e senza marciapiedi, dove vengo sistematicamente superato dalle automobili al di sotto della distanza di sicurezza. Quando va bene. Quando va male mi sorpassa l'autobus sfilandomi a trenta centimetri dal manubrio per tutta la sua lunghezza. E il bordo strada è malmesso.
Sempre significa "sempre", ogni santo giorno. Quella strada non è sicura, punto. Se ci fossero almeno i marciapiedi potrei usare quelli, se sistemassero i sentieri della riserva dell'Aniene potrei usare quelli, se, se, se...

La ciclabile Togliatti mi porta fino a Quarticciolo, dopodiché per attraversare la Prenestina devo letteralmente fare a gomitate con macchine e motorini. Sempre, ogni giorno...


Facciamo così, mi fai un modulo pre-impostato con tutti i soprusi che subisco quotidianamente ed io gli do la spunta nei giorni che prendo la bici. Mo' ti preparo l'elenco.

In effetti il nostro problema principale non sono gli incroci, ma già le strade normali. Vuoi per costruzione, vuoi per indisciplina di chi le percorre, noi rischiamo terribilmente molto prima di arrivare all’incrocio.

Magari se avessimo provato a ragionare prima di agire, forse avremmo provato ad introdurre qualche correttivo al piano inglese. Comunque almeno se ne parla. Spero anche che si concluda con qualcosa di concreto, anche se dubito alquanto.

Comunque stavo pensando di creare una valutazione di pericolosità delle strade, con un punteggio (gli inglesi direbbero uno score system), magari appiccicandogli un colore tipo quello delle piste da sci (verde/gialla/arancione/rossa/nera) e mettere tutto su di una mappa tematica.

PS.: leggendo gli scambi di opinioni nel gruppo debbo dire che trovo sempre peculiare il modo di ragionare italiano, ed in particolare la difficoltà di identificare corretti rapporti causa/effetto.

venerdì 9 marzo 2012

Una trappola chiamata semaforo


Brutta giornata. In un incidente sulla Salaria, all’altezza di Castel Giubileo, ha perso la vita una giovane ciclista, solo 22 anni. Dalla stampa si apprende che l’incidente è avvenuto a causa di un’auto (una SMART) che sarebbe passata con il rosso, uccidendo la ciclista che attraversava sulle strisce. Per cui questo è più un incidente da pedoni che da ciclisti.

. Se rivado indietro ad una 15na di anni fa, mi rivedo che esco in auto dall’aeroporto dell’Urbe per andare verso il raccordo… ricordo perfettamente la sequenza: verde per me, parto tranquillamente e inchiodo appena fatti due metri. Un’auto passa con il rosso (almeno 70 all’ora) e mi sfiora. Se fossi partito rapidamente mi sarebbe piombata sul fianco, lato guidatore. Nessuna possibilità di sopravvivere con un urto a quelle velocità

E’ solo con l’avvento delle rotatorie europee abbiamo capito quanto pericoloso è il semaforo.

Infatti il semaforo è un dispositivo che richiede la collaborazione dell’autista. Lui cambia colore e tu ti comporti di conseguenza.

Ma se non lo vedi (mi è capitato recentemente) o lo “forzi”, o passi col tardo giallo, magari accelerando per paura di perderlo, allora diventa molto probabile l’incidente, con conseguenze particolarmente disastrose, perché i mezzi, i pedoni, si incrociano proveniendo da direzioni ortogonali.

Invece non puoi fregare una rotatoria europea

Infatti la rotatoria europea è invece un dispositivo passivo. Sta lì in mezzo alla via. Se non rallenti ci monti sopra. Arrivato lì devi vedere chi sta già in rotatoria. Rallentando fino ai 30 all’ora hai tutto il tempo di vedere se un’altra auto sta già in rotatoria.

Se non c’e’ nessuno, allora passi velocemente. Altrimenti ti fermi. Se non ti fermi e fai l’incidente, comunque è un incidente molto neo grave, perché le velocità sono ridotte e comunque stai andando quasi nella stessa direzione.

La rotatoria consuma territorio, ma altri due vantaggi: funziona senza elettricità, ed è flessibile, ovvero tende a riequilibrare il traffico. Ovvero se il traffico è soprattutto lungo una direttrice, non ha i tempi morti del semaforo, ovvero la direttrice più trafficata rallenta solo per le rare auto che arrivano dalle altre vie.

Basta questo a capire che una delle priorità dovrebbe essere la sostituzione dei semafori con le rotatorie. Se poi ci aggiungiamo una bella striscia rosa per le biciclette, allora abbiamo la rotatoria perfetta.

mercoledì 7 marzo 2012

Perché è importante raccogliere i dati su quello che ci capita

A tre giorni dalla sua comparsa su sito blog di Roma Ciclista, il form elettronico per dichiarare quello che ci capita in bicicletta è stato usato solo 2 volte, una delle quali per raccontare un evento accaduto nel 2008.

Può anche essere che in questi giorni tutto sia andato bene a tutti i ciclisti romani (almeno quelli che leggono Roma Ciclista, che sono un centinaio) ma non ci credo. Se vi fosse l’abitudine la volontà di riempire il modulo secondo i miei calcoli dovrei trovarmi sul db non meno di tre o quattro eventi al giorno.

Ma perché dovremmo raccontare quello che ci capita? Perché così facendo cominciamo ad avere una fotografia di quello che realmente ci succede, e non solo discorsi molto soggettivi e talvolta privi di fondamento.

Registrare quello che va male è uno dei primi passi per capire cosa va male veramente e provare a porvi rimedio in maniera razionale. Qui la differenza è che la raccolta dati non si limita ai soli casi di incidente, ma vuole entrare a vedere quei casi nei quali l’incidente è stato evitato per poco, o quei casi nei quali si è semplicemente corso un rischio.

Pensiamo ad un caso molto semplice: tu sati arrivando ad un incrocio, passi col verde, e una macchina passa con il rosso e ti sfiora a 70 all’ora. Questa circostanza non finirà mai su alcuna statistica, ma potenzialmente porta più pericolo di un caso nel quale l’auto ti colpisce ma a 20 all’ora. Fai un bel capitombolo ma lì finisce.

Nella mia intenzione vorrei fare un rapporto mensile ed uno annuale cercando di capire come evolvono i trend… se ho abbastanza dati.

Un’ultima cosa: per favore, non lasciate alcun dato personale. Nome, cognome (peggio). Il questionario è assolutamente anonimo e tale deve rimanere. Non voglio in nessun caso custodire dati sensibili.

martedì 6 marzo 2012

Roma una città ostile alla bicicletta? Beh... lo sapevamo

Due interventi, uno contrapposto all’altro. Da una parte il Sindaco che aderisce alla campagna “Salvaciclisti”, dall’altra Legambiente che pone Roma particolarmente in basso nella graduatoria delle città ciclabili.

Anche scontando l’avversa fazione di Legambiente rispetto all’Amministrazione, noi che giriamo tutti i giorni, e soprattutto che abbiamo modo di vedere altre città europee, su Roma non ci facciamo grandi illusioni, e credo possano confermare il giudizio di Legambiente.

Un giudizio spassionato è che quest’Amministrazione non ha fatto quasi nulla per la ciclabilità. Per lo più sono stati completati i progetti già avviati, quello che la legge ti obbliga e proprio non puoi farne a meno, magari anche qualche veltronata, tipo il Ponte ciclopedonale della Musica, aperto ma non collegato alla ciclopedonalità.

In compenso è stato annichilito (“ATACcato”) il bike sharing, e il piano della ciclabilità sembra più una scusa per non fare nulla di pratico (leggi impegnare fondi da distogliere da qualche altra parte) che uno strumento per lo sviluppo della ciclabilità.

La motivazione base "che sono mancati i soldi" (La trionfale abolizione dell’ICI da parte di B, rientrata in pompa ancora più magna come IMU) regge solo per i costi “vivi”. In realtà si sarebbe potute fare tante cose a costo zero o marginale, se non altro sfruttando tutti i lavori che vengono continuamente fatti. Per non parlare di eventuali finanziamenti europei che sono sicuramente disponibili.

A mio parere c’e’ un problema di mediazione culturale, ovvero di un’irrimediabile arretratezza del pensiero di certa parte di certa destra italiana, molto romana. Persone che ancora non vogliono venire a patti con la realtà, ovvero che una città moderna non può affidarsi all’auto per motivi di costo, inquinamento, ma soprattutto di inefficienza.

Alemanno ha scontato le pretese di una classe di elettori che pensa di andare dappertutto con l’auto, e per questo vuole solo strade più larghe e parcheggi (gratis). Anzi, si ricorda degli anni 50 quando i pochi che avevano l’auto arrivavano dappertutto in 10 minuti e parcheggiavano esattamente dove dovevano andare.

In questo quadro, non solo non è stato fatto nulla per le biciclette, ma non è stato fatto nulla contro l’abuso del mezzo privato, basti vedere l’esplosione della sosta in seconda fila.

Ma questo mondo non c’e’ più da almeno 50 anni. Anzi, ora sappiamo più una città è automobilistica, e più è invivibile, senza anima. L’unica eccezione è forse Parigi, aperta alle auto, ma con una metropolitana da 5 stelle che garantisce la massa degli spostamenti, spazi enormi e nessun centro storico. E comunque con ingorghi leggendari, ancora adesso.

La novità è che anche la grande mela, cui il Sindaco sembra molto vicino, ha aperto alla ciclabilità e sta realizzando piste a tutto spiano.

Caro Sindaco, è arrivato il momento di fare macchina indietro e avanti con la bici.

domenica 4 marzo 2012

Un po' di Safety Management con il Marziano

Ma cosa succede veramente ai ciclisti di Roma?

Pochi lo sanno, e allora il Marziano fa un pochino di safety management (gestione della sicurezza) e vi dà modo di riportare in un database le vostre brutte esperienze ciclistiche.

Quando vi capita qualcosa, compilate il FORM che trovate nel box in alto a destra.

Mandatemi anche le vostre impressioni sulla tassonomia, insomma, costruiamo un vero database di quello che vi, di quello che ci succede, tutti i giorni.

sabato 3 marzo 2012

Se un cane vale più di un ciclista

Malgrado abbia passato l’età dei figli piccoli, lessi il post sulla 27ma ora Se il cane vale più di un bimbo come un risarcimento, seppure tardivo. Infatti già all’epoca a Villa Ada dovevi contendere lo spazio vitale con i proprietario dei cani. Per esempio noi genitori non lasciavamo gli escrementi dei figli sulle aiuole, ma li raccoglievamo.

Un mio amico ebbe un diverbio con un altro giovinastro il cui cane era andato a leccare la pappa del figlio. Litigarono e il proprietario del cane gli mollò un cazzotto.

Debbo dire che con l’età della saggezza l’animosità verso i cani mi è molto calata. Capisco che dopo un episodio del genere non serve a nulla eliminare il cane, ma almeno il padrone andrebbe punito.

Negli anni in cui vagavo da solo in bicicletta, insomma quelli precedenti a Cicloappuntamenti, sono dovuto venire a patti con la mia atavica paura dei cani, affrontando situazioni credo assolutamente tranquille, ma che una volta mi avrebbero sicuramente terrorizzato.

Anche adesso nel palazzo, pieno di canisti, è arrivata una con due cani, uno dei quali ogni volta che vede la bicicletta va su tutte le furie e cerca di assalirmi (se non sto in bici non lo fa, quindi ce l’ha proprio con le bici e non con i Marziani).

La padrona lo tiene spasmodicamente per il guinzaglio, io non faccio una piega, ma mi sto rompendo. Un proprietario di cani serio gli avrebbe dato du’ bastonate e la cosa sarebbe finita lì. Io spero solo che non le sfugga mai il guinzaglio.

Qualche anno fa una mia zia venne attaccata da due cani fuggiti dal cancello della casa di fronte alla sua. Si salvò solo perchè intervenne un poliziotto, che però non liquidò subito le due bestie.

75 punti senza alcun risarcimento, visto che alla fine il proprietario è riuscito a sottrarsi a qualunque azione. Sicuramente se i cani fossero stati eliminati contestualmente avrebbe chiesto lui un risarcimento. I cani –che io sappia- stanno ancora lì.

Ovviamente tutto questo accadde perché mio zio già non era più lui. Altrimenti du’ fucilate e li avrebbe messi a tacere. Come dico sempre in questi casi. Dopo un episodio del genere la soppressione del cane è il minimo per cominciare a parlare di pace.

I canisti diranno: E’ colpa del padrone! Vabbè, se volete sopprimere il padrone io sono ancora più contento, per carità. Ma purtroppo in genere questo non accade. Mai un lieto fine.

Ora le cose si stanno mettendo decisamente peggio. Le assurde leggi per la protezione del cane, volute da una serie di panbriochiste di quelle che ” faccio volontariato al canile municipale” di fatto proibiscono la soppressione dei randagi (“du fucilate”) e impongono agli Enti locali di avere canili per trattare i randagi.

I Comuni che non hanno più soldi per pagare neanche la mensa agli indigenti non ci pensano per nulla, per cui le bande di cani randagi scorrazzano indisturbate fino a che non succede il guaio. Se ci avete fatto caso, due morti in pochi giorni, e qualche altro grave attacco nei mesi scorsi (in Sicilia, se mi ricordo bene).

Per carità, casi estremi, nulla di fronte alla strage dei ciclisti ad opera delle auto. Ciononostante è un segno del rapporto sbagliato che ormai abbiamo con la natura.

La massacriamo, però i cani randagi e pericolosi (quelli grossi) non li si può toccare.

Aripjamose!

venerdì 2 marzo 2012

Quando il Sindaco aderisce

Cari concittadini ciclisti,

innanzitutto vorrei scusarmi con voi per questi anni nei quali ho fatto ben poco per la bicicletta. Anzi, se vi dovessi dire la verità, io alla bicicletta in città non solo non ci ho mai creduto, ma addirittura non ci avevo pensato.

Nel leggere tutto ciò che avete scritto, certe volte siete un po’ pesanti eh, mi sono venute le lacrime agli occhi. Come è possibile che in questi anni non abbia capito niente? Sarà anche che in passato ho avuto collaboratori un po’ particolari… certo, anche questa è colpa mia, ma pensavo francamente che un po’ meglio lo fossero.

Ammetto quindi di aver peccato. Peccato che ho peccato, è stato un vero peccato. Improvvisamente mi sono passati davanti agli occhi le scene di questa città, il parcheggio selvaggio, quelli che vanno a tutta birra (e fosse solo birra, ma anche vino liquori e canne), i pedoni spersi in mezzo alle piazze… insomma, lo sapete più voi di me, è inutile che ve lo ripeta.

E poi le piste… poche, sporche, tenute male. Spesso assurde, che si interrompono, fatte sulla parte rotta dei marciapiedi, insomma un vero disastro.

E per questo che voglio dirvi una cosa: mi piace il programma del Times, ma quello va bene per la Nazione. Qui abbiamo bisogno di cose molto più concrete, immediate. Non solo faccio le piste e metto il limite a 30 su tutte le strade residenziali, ma da subito comincio a farla finita con la sosta in seconda fila. Da domani tutti i Vigili che mi rimangono a rimuovere le auto. Perché gli automobilisti alla fine hanno rotto.

Viva la città ciclabile!