mercoledì 27 novembre 2013

Commenti alle cuffiette

A seguito del post sulle cuffiette ho avuto vari commenti, tra cui un dibattito, per certi versi alquanto sopra le righe, su fb. Riposto invece qui i commenti ricevuti sul blog, con le risposte:

Blogger roby.roma ha detto...
è solo una parte del problema, faccio il tassista a Roma, e nonostante di prassi guidi il più fluidificamente possibile e moderando velocità, rischio di investire tante persone a piedi ed in bici durante il giorno; bisogna giuocare di anticipo...pedone o ciclista che sia se sta al cellulare o con le cuffiette è "assente", attraversa di spalle, col rosso, non si accorge di nulla. In mezzo a cio ricordo che vedo, spesso, anche col buio ciclisti senza luci ne giubbottino, per esempio c è unm tale che verso le 6 di mattina su via appia pignatelli va in bici, senza luci, ne casco, ne giubbotto catarifrangente.
Roberto.

 Condivido pienamente la critica, sia da ciclista che da automobilista. Troppe persone vanno per strada come se stessero al parco... a Roma alla fine siamo buoni, in altre città non ti perdonerebbero. In ogni caso questi comportamenti a parer mio hanno una forte componente di mancanza di rispetto verso gli altri utenti della strada.

Anonimo Anonimo ha detto...
il casco non è obbligatorio. 
26 novembre 2013 09:53
 Elimina
Vero, ci mancherebbe! Il guaio è la mancanza di tutto il resto (luci, catarifrangenti e giubbino)....

 Elio ha detto...
A quanto so' neanche il giubbotto, ma giustamente Roberto fa notare che qualcosa bisognerebbe averlo.
Sempre stato contro, in qualsiasi mezzo, di cuffie o simili. In auto perché rischi di uccidere qualcuno, in bici perché se mi uccidono vai tu a dirgli che potevi portarle. Troppo pericoloso, ed in città non ne sento il bisogno, forse per quello non le userei mai. Da qui a proibirle la strada è lunga, ma sarebbe lo stesso discorso della cintura di sicurezza.
Certi tipi di divieti vengono fatti per aiutare gli stupidi, tutti sappiamo che la cintura salva la vita (a me lo ha fatto) nonostante tutto con una scusa od un'altra c'è chi non la usa.

Mi dà fastidio, vado piano, sto attento, son troppo grasso, son troppo basso, mi rovina la camicia. In effetti potremo ragionare solo su altezza e larghezza, le altre le senti ma son cazzate. Quindi io Stato devo mettere l'obbligo delle cinture, che tra le altre cose limita anche il costo al SSN di certi incidenti. Nella mia città andare in bici è pericoloso, per via delle auto, tante e non hanno minimamente la cultura del ciclista, ma coi giusti accorgimenti aumenti la sicurezza, per esempio sembrare un albero di natale, di notte, aiuta parecchio. E penso che non indossare le cuffie mi aiuti ad evitare pericoli. Ho divagato?
Scusate :-D 

Elio

 Condivido pienamente, chi avrebbe il coraggio di investire un albero di Natale? :-) Anche io appartengo al club dei salvati dalle cinture (magari non dalla morte ma da una bella botta al vetro) e credo nell'imposizione di alcune misure di sicurezza tout-court.
Un solo appunto: le cuffie sono già proibite. Unica incertezza la differenza tra cuffie e auricolari che non appare immediata. Si tratta di una specifica tecnica o solo di una diversità d'uso?

martedì 26 novembre 2013

Un micropezzetto di tavola rotonda

Le scadenze di lavoro non mi danno tregua, quindi ho potuto partecipare solo all'ultima mezz'ora della tavola rotonda sulla mobilità nuova. Un po' nella tana del lupo, l'Automobile Club Italiano, visto che alla fine la mobilità nuova è basata sulla riconquista di parte degli spazi adesso occupati dalle  automobili.

Sono entrato proprio durante  l'intervento del Presidente dell'ACI e non mi è piaciuto nemmeno un po'. Anche quando ha detto alcune cose giuste sugli arrangiamenti pedonali, le ha dette in un modo arrogante, del tipo: dite tutte cose belle, per carità, ma noi continueremo dritti sulla nostra strada alla nostra velocità... vabbè, anche comprensibile, visto che qualche intervenuto pare abbia chiesto lo scioglimento dell'ACI stesso.

Per il resto della tavola rotonda molte cose giuste, ma secondo me ancora non coordinate in maniera sufficiente. In particolare, da regolatore, mi pare di vedere la solita grossa confusione tra requisiti e loro applicazione, tra ciò che è proibito, ciò che è permesso e ciò che è obbligatorio. Strano a dirsi, ma sono cose differenti.

Infine sempre un rammarico: troppi ne fanno solo un problema di regole. Poi esci e ti trovi nell'anarchia totale... e allora?

Morale: l'introduzione della zona 30 è sicuramente una buona cosa. Ma a Roma, lasciando stare le bici, se con l'automobile vai a 50 sugli stradoni, comunque le altre macchine ti si mettono dietro e ti suonano. La sera, poi si toccano velocità stratosferiche.

Quindi, almeno a Roma, non è un problema di legge, ma della sua applicazione a partire dalle cose più elementari.

lunedì 25 novembre 2013

Ciclisti con le cuffiette

Dopo l’uscita del sindaco di Londra  che ha espresso l’intenzione di vietare l’uso delle cuffie ai ciclisti, mi è sembrato utile trattare in maniera un po’ più articolata l’argomento… ovviamente nessuno dice perché sentiamo la musica quando pedaliamo. 

Quando faccio jogging è per ammazzare la noia di fare jogging… in canoa perché si accompagna bene al paesaggio (la bella musica). Poi chi va in bici rischiando la pelle per sentire schifezze (p.e. musica “commerciale”), quello proprio non lo capisco…

La mia storia con le cuffiette comincia più o meno nel 1980, quando mi portarono dagli USA una specie di walkman (non eisteva ancora questo termine) della Panasonic. Era addirittura prima della norma che ne proibiva l’uso alla guida…  

Da allora l’ascolto “in cuffia” ha permesso di portare la musica in tutti gli ambienti prima difficilmente accessibili. In barca, in canoa, nelle lunghe passeggiate, facendo jogging e in bicicletta. E qui sono ricominciati i guai. 

Addirittura  Boris il Rosso (anzi, meglio il Roscio, visto che è di destra e il nomignolo si riferisce alla sua persona), Boris il Roscio sta minacciando di proibirle perché troppo pericolose.

Il semplice accenno di questa misura inglese ha scatenato un acceso dibattito sul sito di SIC, ma sarebbe bene fare il punto in una logica di safety management.

Cominciamo con il dire che le cuffie sono ovviamente accusate di impedire al ciclista di accorgersi dei pericoli, ovvero delle macchine che arrivano da dietro. Prima che i lettori mi maledicano, confermo che è proprio quello che accade sulle piste ciclabili quando il podista in cuffia non si sposta per quanto scampanelliate e alla fine non avete altra soluzione che estrarre la Luger (se vi siete ricordati di portarla con voi) e liberare la strada.

Qualcuno chiama le macchine in causa… anche loro hanno “sterei”, altoparlanti boom-boom e nessuno dice niente. E’ vero, ma le macchine hanno anche tre specchietti, uno centrale e due di lato, con il quale il bravo guidatore tiene in ogni momento sotto controllo la strada dietro a lui.

In effetti il ciclista non deve tenere sotto controllo la strada dietro di lui per vedere se qualcuno arriva veloce e scansarsi in tempo.  Deve “sentire” che c’e’ qualcuno dietro a lui, o quasi sempre dietro alla sua sinistra, perché se si trova a scartare, girare improvvisamente a sx o a dx, non ha il tempo di voltare la testa per vedere chi c’e’. L’udito lo può aiutare in questi casi. Rinunciarvi senza avere gli specchietti capite bene che non è salutare. Vi dico anche una cosa: se non lo capite non siete bravi guidatori, rassegnatevi.

C’e’ cuffia e cuffia…

Ma proprio  tutte le cuffie tolgono l’udito? No, ve ne sono di vari tipi, in particolare quelle che noi chiamavano “aperte”, poi quelle  “chiuse” e poi quelle “a soppressione di rumore”.
Quelle aperte permettono di mescolare nell’orecchio sia i suoni esterni che quelli interni. Normalmente sono quelle cuffie (“cuffiette”) che non isolano l’orecchio. Di fatto sono coppie di auricolari .Con quelle cuffie e un livello non eccessivo di suono, o la semplice conversazione, in realtà si conservano i suoni esterni. E’ il principio del telefono quando pedali o dell’ascolto dei radiogiornali. Francamente non lo trovo pericoloso e lo uso spesso. Cercando di non distrarmi troppo con la conversazione.

Le cuffie chiuse, quelle che isolano l’orecchio dall’esterno per dare un ambiente più puro, sono invece micidiali. Anche un volume moderato copre la maggior parte dei suoni esterni. Sono fatte apposta e non dovrebbero essere usate, almeno in ambienti trafficati. Ma anche sulle piste, visto che qualche ciclista più veloce di voi che vi sorpassa lo trovate sempre (non vale per Dumil, ovviamente)

Infine il tipo più pericoloso di cuffie sono quelle con la soppressione attiva del rumore. La prima volta le vidi in mano ad un rampollo di una delle più ricche famiglie italiane, mentre collaudavamo il suo elicottero appena comprato. Io le indossai (l’elicottero è un posto veramente rumoroso, senza cuffie non si può sentire la radio) ma la soppressione attiva del rumore esterno, per quanto confortevole, mi pareva isolare il pilota anche da quei rumori che è vitale ascoltare. Adesso queste cuffie sono disponibili, ma secondo me me sono proprio quello che non si deve assolutamente portare su una bicicletta, o correndo, e anche in canoa. Insomma vanno bene solo se stai seduto.

Ma bisogna proprio vietarle?

Ascoltare musica da alto volume in bici è, secondo me, una grossa imprudenza e “andrebbe vietata”. Il divieto però non dovrebbe includere gli auricolari aperti, quelli usati per i telefoni. In effetti non c’è alcun bisogno di vietare le cuffie, perché in Italia sono già vietate. Infatti l’articolo 173 comma 2 del CdS recita:

2. E' vietato al conducente di far uso durante la marcia di apparecchi radiotelefonici ovvero di usare cuffie sonore, fatta eccezione per i conducenti dei veicoli delle Forze armate e dei Corpi di cui all'art. 138, comma 11, e di polizia. E' consentito l'uso di apparecchi a viva voce o dotati di auricolare purché il conducente abbia adeguata capacità uditiva ad entrambe le orecchie che non richiedono per il loro funzionamento l'uso delle mani.

Il problema casomai è capire quali sono gli auricolari “approvati”.  Sto cercando un’idonea specifica tecnica che lo dica nero su bianco.

Quindi come abbiamo visto, almeno per un aspetto, in fatto di ciclabilità abbiamo battuto Boris il Roscio! Possiamo congratularcene!!!!

Anzi:

A BBoris, ma n’do’ vai! Te damo tre o quattrocento chilometri de piste ciclabili de vantaggio, ma poi Ignazzio te ripia!

Voltandoci verso Ignazio:  A’ Ignà avoja a strillà ma si nun cominci a pedalà, quello nun lo ripiamo mai... e daje cor cemento a fa'  'ste piste! 

domenica 24 novembre 2013

SIC, FIAB, ANCI… che confusione!

Sulla strada della ciclabilità nazionale, FIAB e ANCI hanno fatto un importante passo in avanti, definendo una serie di misure da introdurre nel Codice della Strada (CdS) per supportare l’espansione, in sicurezza, della ciclabilità italiana.

Alcuni di SIC hanno però guardato con disappunto al fatto che, almeno da qualche comunicato stampa, non si riconosce il contributo che ha dato il movimento salvaiciclisti (#SIC per gli amici) in termini di supporto al fenomeno della ciclabilità e alla definizione delle proposte ANCI/FIAB.

Ho molta simpatia per le persone che lavorano e hanno lavorato a #SIC, e credo che sia giusto riconoscere loro il grande contributo dato. Al tempo stesso non possiamo scordare che questi sono proprio gli svantaggi di un movimento. che appunto non ha personalità giuridica, organi riconosciuti e rappresentanti ufficiali.

Che poi è la condizione del Movimento 5 stelle, anche se lì la situazione è al contrario… in assenza di organi statutari comanda uno solo e basta.

Detto questo, da regolatore di professione, vorrei sottoporvi alcune riflessioni in merito. Quando si tratta di confrontarsi con quelli che ormai si chiamano universalmente gli stakeholders, ti trovi a trattare con vari tipi di associazioni, che possono o meno costituire un appoggio tecnico o politico a quello che hai in mente di fare. In questo caso lo schema è chiaro:

#SIC: è un movimento. "Senza capo ne’ coda," senza rappresentanti riconosciuti, ancorchè  ci si incontri con i soliti che si impegnano. Di fatto è una pagina di face book e qualche attivista. Al regolatore dice che c’e’ qualcuno che ha a cuore il problema, ma non riesce a tirarci fuori molto di buono. Chiunque, infatti, può alzarsi e dire una cosa differente, senza tema di smentite certe. Però indica, appunto un sentimento, uno stato d’animo e la necessità di prendere in considerazione i problemi sollevati. Però difficilmente può proporre soluzioni coerenti. In aggiunta #SIC non ha numeri da migrazione biblica, dico centinaia di migliaia, o milioni di aderenti, il che non favorisce la situazione.

FIAB: è una ONLUS, ha una personalità giuridica. E’ una associazione di settore. Ha un numero di iscritti certo, organi eletti identificabili. C’e’ un segretario, o che altro, che può sempre alzarsi e dire “noi la pensiamo così e nessun altro può dire il contrario”. Quindi è molto meno liquida del movimento, ma pur sempre di parte. E’ però in grado di proporre testi legislativi e di patrocinarli in maniera verificabile.

ANCI: qui andiamo sul “pesante”. L’associazione dei comuni italiani che propone una modifica del CdS a deciso favore della ciclabilità dovrebbe farci tutti quanti gioire a prescindere. Questi sono gli amministratori delle nostre città, sono quelli le cui strutture tecniche sono deputate ad adottare in pratica quanto scritto nel CdS e i cui vigili urbani sono deputati a far rispettare. Una forte presa di posizione da parte dei Comuni è difficilmente eludibile, ed eventuali azioni lobbystiche di contrasto sono molto più difficili.


Per concludere: #SIC sta facendo il proprio mestiere. Ce ne possiamo rallegrare tutti e in particolar modo coloro che vi si stanno tanto impegnando. Purtroppo un movimento è quello che è e non sempre comporta riconoscimenti per l’impegno che vi si mette… come tutte le altre cose, del resto.

venerdì 22 novembre 2013

Ho detto una cazzata... era il NY Times International

Mi scuso con i lettori, e l'autore, ma l'articolo cui mi riferivo nel mio post di ieri veniva da New York Times International, e non dall'International Herald Tribune, normalmente distribuito a bordo di Brussels.

Per farmi perdonare allego il file!


giovedì 21 novembre 2013

A Londra è guerra tra ciclisti e automobilisti

Le Boris Bike
Mi sono imbattuto in un articolo piuttosto preoccupante sul rapporto tra  ciclisti e automobilisti (o camionisti) a Londra.  Nella capitale inglese è ormai, secondo il giornale (International Herald Tribune,  testata di centro destra) in corso una vera e propria guerra per lo spazio per circolare. Una guerra con morti e feriti, ovviamente tutti dalla parte dei ciclisti. Non per niente, il giornale ricorda che ci sono più ciclisti morti a Londra che soldati inglesi morti in Afghanistan…

In particolare, al sesto morto in due settimane, una delle maggiori federazioni sportive del Regno Unito ha preso carta e penna e  ha chiesto di incontrare il sindaco, noto ciclista anche lui, accusandolo di non fare abbastanza (leggi spendere) per garantire la sicurezza dei ciclisti.

Inoltre, avendo notato che su 16 morti, 9 sono avvenuti a causa di automezzi pesanti, la federazione chiede di vietare l’ingresso in città agli automezzi pesanti nelle ore di punta. A Parigi lo fanno, e la sicurezza dei ciclisti è più alta.

Per quanto ciclista, e fortemente impegnato a supportare i ciclisti anche attraverso importanti programmi infrastrutturali, il sindaco non ha, finora appoggiato la richiesta. In particolare non ritiene che il divieto sia migliorativo per la sicurezza, e che il prezzo imposto alla collettività sia troppo alto rispetto ai benefici in termini di sicurezza. In particolare che gli incidenti non siano da attribuire, sic et simpliciter, alla presenza dei mezzi pesanti in città.

Piuttosto il sindaco ha puntato il dito verso comportamenti molto rischiosi tenuti da una gran parte dei ciclisti, primo fra tutti il continuare  a passare con il semaforo rosso, o guidare con la musica in cuffia, sordi a quanto accade intorno.

Non avendo i dati degli incidenti certo nn possiamo dire nulla in proposito. La nostra situazione è radicalmente diversa, però con una costante: la lotta per lo spazio tra biciclette e altri mezzi motorizzati, in particolare i mezzi pesanti.

Per quanto mi riguarda avevo già scritto della difficoltà di coesistenza di queste due categorie di utenti della strada. A quanto pare, a differenza di altri paesi ciclisticamente più evoluti, sia in Italia che nel regno Unito, la bicicletta non è stata ancora metabolizzata dalla grande maggioranza della popolazione della strada. I motorizzati ancora resistono attivamente.

Non ho neanche dubbi sul fatto che molti ciclisti corrano rischi ingiustificabili, non pagando a questi mezzi il dovuto rispetto (diciamo… tenersi alla larga a prescindere, essere pronti alle loro manovre, non infilarsi negli angoli morti).

Rimane il fatto che quando ti superano puoi fare ben poco, se non sperare che l’autista non si sbagli…

martedì 19 novembre 2013

Il più bel commento sui 30...

Riguardo al post sui 30 all'ora, riporto quello che, secondo me, è il più bel commento apparso sul blog finora:

Blogger Bikediablo ha detto...
La differenza fra l'italia e l'Europa è riscontrabile in tutti gli attori della mobilità come di qualsiasi altro argomento.

Infatti se da una parte il Corriere scrive cose assurde mentre al contempo The Times esce con un articolo sui vantaggi della mobilità ciclabile anche per chi non intende andare in bici, dall'altra anche i "rappresentanti" dei ciclisti viaggiano in modalità lobby chiedendo il totale passaggio a 30 km/h, mentre già oggi non si rispetta nemmeno laddove c'è.

E si comportano in modo tale di stare dalla parte del torto (in modo gratuito) creando così alibi agli "avversari".

Anche a Londra si muore in bici, eppure usano tutti (tranne poche eccezioni) luci, caschi, gilet fosforescenti, significa che c'è da lavorare. Hanno un sindaco "di destra" che va in bici, senza scorta, e che ha rivoluzionato la mobilità. 
Noi abbiamo un sindaco che va in bici ma evidentemente non capisce la mobilità in bici, tanto è vero che usa le preferenziali con la sua scorta.
La chiudo qui perchè credo che ragionare (non continuare a fare schemi, scrivere libretti o flashmob) sia una causa persa.
Grande Marco... però questa è la realtà e da qui si parte lo vogliamo o no, nel ringraziare comunque chi fa qualcosa per cambiare. 
Però uno dei mali italiani è che si fa fatica a ragionare. Anzi, se cerchi di ragionare passi dalla parte del torto perchè rischi di rivelare l'incoerenza della maggior parte dei ragionamenti. 
Perciò si fa casino, ma poi si ottiene poco, andando sempre avanti e indietro sugli stessi temi.
(dibattito ammesso)


martedì 12 novembre 2013

I 30 della discordia... tante proteste, ma in Italia ci sono sempre stati e all'estero funzionano

L'ultimo episodio della guerra contro il limite a 30 è questo INCREDIBILE articolo uscito sul Corriere della Sera... alla sezione motori. Per la trattazione grossolana e approssimativa si stenta a credere che sia pubblicato sullo stesso giornale che sostiene tante battaglie per i ciclisti.

Ovviamente non mi scandalizzo perchè l'autore ha un'opinione diversa dalla mia. Mica tutti possono essere bravi, intelligenti e belli come. Il punto di caduta sono le argomentazioni che ignorano che quello che si cerca di introdurre in Italia, dalla zona 30 all'esenzione del senso unico per le biciclette, è da nni pratica comune in paesi molto più civili del nostro e dove tutti, compresi gli automobilisti, circolano meglio che a Roma.

Però devo ammettere che l'avversione per i trenta all'ora, soprattutto se reali, ovvero imposti a colpi di autovelox, è condiviso dalla maggior parte degli automobilisti. Anche perchè poi i limiti a 30 all'ora in Italia sono sempre esistiti.

Giusto l'altra settimana ho avuto una conversazione sull'argomento con alcuni colleghi. Ingegneri, tra i 60 e i 50, tutti a maledire il limite di 30 in Via Merulana.Impossibile da rispettare. La macchina non ce la fa. Tu perchè non hai bambini da acompagnare. Etc. etc.

Devo ammettere che anche io, facendo le prove di trenta all'ora, mi ero così concentrato sulla strumentazione che quasi metto sotto uno sulle strisce. Per carità, a 30 all'ora spaccati, ma quasi messo sotto sulle strisce!

Però sull'impossibile da rispettare mi sono incavolato... 1800 giri in terza e la macchina va a 30.

Notate che questi miei colleghi hanno tutti la stessa esperienza di flight test engineer che ho io, quindi a tabelle di prestazioni, motori etc, vanno tutti molto forte. Oltretutto fanno viaggi frequenti in Germania, Francia, Belgio e Olanda. Quindi sanno benissimo quello che accade all'estero!

Ma tant'è. L'automobilista italiano , di fronte alla zona 30, è capace anche di rinnegare la propria storia!

domenica 10 novembre 2013

La precedenza dei tram...

A Bruxelles talvolta vado in un albergo che ha il tram che gli passa davanti.

Per fortuna non mi è successo come la prima volta ad Amsterdam, dove l'albergo aveva le scale che finivano esattamente su di una pista ciclabile.

Appena uscito, il tempo di orientarmi, decidere se andare a dx o a sx, sono stato centrato da un Olandese sugli 85 kg a 10 nodi almeno. Per fortuna non è caduto, io no mi sono fatto male, la parolaccia in Olandese non l'ho capita, e da allora mi sono tenuto accuratamente alla larga da tutte le piste ciclabili...

Tornando al tram... no, non mi ha centrato. Però il passaggio pedonale sulle rotaie diventa rosso, e per terra è disegnato un cartello di pericolo (triangolo rosso) con un tram disegnato al centro. Per me non c'era bisogno... avendo vissuto per 25 anni sulla Prenestina so bene che non è mai il caso di mettersi a discutere con un tram.

Il senso dell'attraversamento pedonale dipinto di rosso si è palesato nell'ultimo passaggio nella capitale belga, dove sono comparsi una serie di manifesti, con un pedone che attraversa la strada su uno di quei passaggi dipinti di rosso.

Purtroppo non avevo nè macchina fotografica ne' telefonino abilitato (appena morta la scheda SD) non ho potuto fare la foto. Il senso del francese era chiarissimo: attenti, che il tram ha SEMPRE la precedenza. Anche sui pedoni.

Già mi avevano detto che in Belgio vige la stretta legge della precedenza. Nella famosa escursione al Castello di Beersel, mio esordio ciclistica in terra fiamminga, la guida mi aveva avvertito di rispettare scrupolosamente la precedenza, essendo i Belgi conducenti spietati, salvo poi, 3 anni dopo,  trovare l'eccezione che conferma la regola.

Mi interessava comunque: portare l'attenzione su una prima eccezione rispetto alla proposta che sul più pesante ricade sempre l'onere della prova in caso di incidente.

In una scala di pesantezza avremmo (dal più pesante al più leggero): Treno Merci, Treno passeggeri, Tram, Autrotreno, Camion, Autobus Camioncino, Furgone, SUV, Auto, Moto, scooter, Bici elettrica, Bici, Pattini, pedone Adulto, bambino.

E anche nelle biciclette, in caso di collisione tra la mia Hazard e una Cannondale in carbonio dovrei essere io ad avere l'onere della prova... Anzi, probabilmente la doppia prova, vista la differenza di peso!

Vabbè, staremo a vedere cosa succede, speriamo il tutto non si traduca in un ennesimo buco nell'acqua.

venerdì 8 novembre 2013

Ma QUANTO è insicura la bicicletta?

Chi sceglie un mezzo a due ruote, bici, scooter, moto, sa bene di esporsi ad una serie di rischi difficilmente mitigabili. Dalla foratura, al cane in mezzo alla strada. alla macchia d'olio in curva, tanto per citare i più frequenti, i pericoli sono in agguato in ogni momento.

Inoltre l'utente del mezzo a due ruote non è protetto in caso di caduta:  gli incidenti sono più frequenti e le conseguenze più gravi... per non parlare poi del più classico degli incidenti, la collisione con altri veicoli. Lì, salvo pochi  casi, l'utente del mezzo a due ruote ha la peggio.

Quindi, quando saliamo su di un mezzo a due ruote, abbiamo fatto una scelta a priori, ovvero quella di sfidare un bel po' di sorte. Di assumerci una serie di rischi che l'automobilista, il camionista, il tramviere non hanno.

D'altra parte il proverbio uomo a cavallo sepoltura aperta mica l'abbiamo inventato noi!!!

La domanda successiva è, ovviamente... ma QUANTO è insicuro il mezzo a due ruote rispetto a quello a quattro ruote? E visto dove ci troviamo, QUANTO è insicura la bicicletta?

Bene, quando andiamo alle statistiche sulla bicicletta tutto diventa meno chiaro, direi confuso. Infatti la (in) sicurezza viene espressa con rapporti: sopra metti, per esempio, i morti, e sotto, a dividere, qualche altro numero.

Per il numeratore, visto che parliamo di rapporti, è abbastanza facile. Ci mettiamo i morti in una anno. Io non sono molto d'accordo, infatti anche rimanere paralizzato è una sorta terribile, perdere un braccio o una gamba, etc. Infatti per avere il vero indice di rischio sociale, io ci metterei tutti gli incidenti che provocano gravi lesioni permanenti.

Per il denominatore, invece, tutto si fa confuso. Infatti è difficilissimo sia stabilire la base di paragone che poi stimare l'effettivo uso della bicicletta sul quale "spalmare" il numero dei decessi.

La prima scelta che viene in mente è utilizzare un indice classico della produttività dei trasporti passeggeri: il passeggero (moltiplicato) per chilometro. Per intenderci, un'auto che porta 4 persone a 100 all'ora, in un'ora di viaggio produce 400 paxkm. Un treno con mille persone a 200 all'ora 200 mila paxkm. Un jet con 400 pax a 800 km/h, produce 320000 paxkm. Una bici a 20 all'ora... 20!

Se si adotta il paxkm come misura di sicurezza, l'aviazione commerciale diviene di gran lunga il mezzo di tasporto più sicuro, al secondo posto si classificano gli ascensori. Dall'auto in giù è una carneficina. La bicicletta non ne parliamo neppure.

La gisutificazione dell'uso del paxkm nelle statistiche di sicurezza è, ovviamente, che il mezzo di trasporto serve, appunto, a trasportare, e quindi è giusto misurare gli incidenti sulla sua produzione.

In aviazione siamo i primi a sconfessare queste statistiche, Considerando che le fasi rischiose del volo sono decollo e atterraggio, preferiamo utilizzare il volo come indice di sicurezza, il che ridimensiona la sicurezza relativa dell'aviazione di linea a valori più realistici.


Secondo me il paxkm comporta trappole anche nelle statistiche comparate. Per comparare i due mezzi occorre fare una serie di assunzioni, perchè il mezzo si sceglie in relazione al percorso che devi fare. Quindi dovremmo parlare, per esempio, di stessi percorsi. Infatti auto e bici "competono" fino a 10 km in ambito urbano. Fuori dalla città il vantaggio in produttività che si ottiene ad usare l'auto è altissimo, non c'e' competizione.

Più interessante è il paragone tra due mezzi omogenei: bicicletta e tandem. Se si muovono insieme a 20 km/h, la produttività del tandem è esattamente doppia (40 paxkm contro 20 paxkm). Però non vi è nessuna ragione per ritenere che i due mezzi corrano rischi differenti, se non per il fatto che il tandem è leggermente più lungo della bicicletta e quindi ha una maggiore sezione d'urto.

Se adottiamo il paxkm, il tandem è praticamente il doppio più sicuro della bicicletta singola e quattro volte rispetto a due biciclette. In realtà, sul medesimo percorso i due mezzi hanno la stessa probabilità di avere un incidente, leggermente più grande per il tandem per via delle dimensioni. Quindi anche in questo caso si dovrebbe abbandonare il paxkm e andare su di un'altra unità, quale la tratta o il tempo di esposizione al rischio (minuti di percorso).

Ovviamente se tutti ci muoviamo in città a 20 all'ora, la persona  che si sposta in SUV diviene praticamente invulnerabile... mentre noi ciclisti rimaniamo esposti agli incidenti.

Questa è, a prescindere dalla stima del rischio, la vera ragione per promuovere un'infrastruttura ciclistica per aumentare la sicurezza del ciclista,... altrimenti prendiamo tutti il SUV!

Ci saranno ancora i famosi trenta milioni?

La scorsa notte è stato approvato il bilancio del Comune di Roma. Questa è la prima vittoria dell'Amministrazione Marino e la premessa indispensabile all'attività futura. Da questo momento in poi naviga con i propri mezzi, e non è più un proseguo della Giunta precedente... anche se ne sconta, come noi romani, i nefasti risultati.

Pertanto, venendo alle cose concrete, mi piacerebbe sapere se alla stretta finale, quando si è dovuto trovare i 150 milioni che mancavano, i

martedì 5 novembre 2013

Abbandonare l'auto!!!!

Il rumore  l'ho percepito, più che sentito... una ruvidezza nell'avanzare, che mi ha fatto leggermente rabbrividire la parte posteriore destra della nuca... qualcosa non andava... mi concentro... ma no, mi sto sbagliando. Fammi sbrigare che mi aspettano per cena.

Eppure un chilometro dopo l'ho risentito molto più chiaramente. Tanto chiaramente da fermarmi appena prima dell'imbocco della sopraelevata, scendere e andare a controllare.

Azzo! La gomma posteriore destra bucata! Dopo tanti anni! E subito due considerazioni:

1) Le ruote sono vecchie e non si staccano, non vale la pena tentare;

2) Non ho la bomboletta. Infatti l'ho data a mia figlia dopo averla aspramente rimproverata di non avere la bomboletta appresso, ma poi non l'ho sostituita... e bravo tdc!

Riguardo la ruota: due alternative... provo a cambiarla, con il pericolo di perdere la cena con la figlia che ritorna ad Erasmus (nota località europea per studenti) o abbandono l'auto, tirando giù dal tetto e proseguo per casa? E l'ultima volta che ho verificato la pressione della ruota di scorta quand'e' stato? Ah sì... se non sbaglio nel 2001 prima di partire per la settimana bianca... Eppoi l'ultima volta che ho provato a cambiarla non sono riuscito a staccarla dal mozzo! 

Alla fine delle due un misto... accese le luci di segnalazione, ho raggiunto (dopo un paio di km) il primo parcheggio libero -non blu- che molto casualmente era vicino (20 m) anche ad un gommista. Da lì smonto il velocipede dalla velocipoteca tettonica (portabici sul tetto)   gli attacco tutti gli ammennicoli vari e continuo per casa. Una continuazione della gita a Manziana!

Quindi la bici come scialuppa di salvataggio.

Il giorno dopo l'ho rifatto. 

Durante l'intervallo di pranzo sono piombato dal gommista con la BFold. Cambiate  le gomme (una non riparabile, l'altra ormai da cambiare) ho reinfilato la BFold nel bagagliaio e, sotto lo sguardo ammirato del gommista, sono ritornato in ufficio.

La sera, tornato a casa, ho parcheggiato la macchina un bel po' distante da casa, almeno 800 metri, che ho agevolmente coperto con la pieghevole.

Il che mi fa pensare che ogni automobilista dovrebbe comunque portarsi una pieghevole nel bagagliaio, perchè torna utile in un sacco di occasioni!!!

PS: chi si aspettasse una tirata mammiferobipedista sul tramonto della civiltà dell'automobile, che va abbandonata, spero non sia rimasto troppo deluso. Non credo che i tempi siano ancora maturi per rinunciare del tutto all'auto. 

venerdì 1 novembre 2013

Ma checcefrega della pedonalizzazione dei Fori...

Sui siti ciclisti, non ultimo salvaciclisti, continuano a fioccare interventi critici sulla mancata pedonalizzazione dei Fori, in particolare con il Sindaco,

Da come alcuni lo stanno trattando, neanche Attila o Alemanno!

Ovviamente siamo tutti un po' delusi dall'apparente inerzia del Sindaco, che peraltro in questo momento ha "ben altri cazzi cui pensare", ad esempio quella bazzecola del bilancio del Comune.

 Ma non è che hanno  qualche altro fine, o qualche altro motivo di lagnanza nascosti sotto tutta questa cagnara per una questione archeologica e totalmente irrilevante dal punto di vista ciclistico.

Infatti...  ma a noi ciclisti checcefrega della pedonalizzazione dei Fori? Mica è cliclabilizzazione dei Fori!


1) Pedonalizzazione non vuol dire ciclabilizzazione
Dal punto di vista del ciclista, un'area pedonale non è una buona area per muoversi, proprio perchè ingombra del famoso "gas di pedoni", ovvero di pedoni sparsi che vanno per le proprie traiettorie  e quindi ostacolano l'ordinato movimetno delle biciclette, che sono soprattutto mezzi di trasporto.

Non è un caso che in aree pedonali tipo Piazza di Spagna, con la bici hai serie difficoltà a passare. Inoltre in un'area pedonale sei sempre ospite... a meno che non ci siano piste ciclabili ben delimitate.


2) Parliamo più correttamente di ciclabilizzazione dei Fori  e dell'area interessata ai lavori della Metro
Il guaio ciclistico è che l'area interessata dai lavori della metro è diventata quasi pericolosa per i ciclisti, e questo poteva essere visto a tavolino. E nessuno ha fatto niente.

E questo non ha nulla a che vedere con il concetto di pedonalizzazione dei fori.

E allora di che stiamo a a parlare?


3) Il guaio non è Via Alessandrina, ma Via Tiburtina!

E lo stesso per Via Alessandrina. Nella mia ingenuità l'avevo cnfusa con Viale Alessandrino. Quella sì che è una strada. Invece Via Alessandrina dal punto di vista ciclistico è totalmente irrilevante. Anzi, puoi pure scendere e portare la bici al passo, tanto lì si vedono solo i Fori....

Invece il guaio romano è che si ristruttura Via Tiburtina e non ci esce fuori una corsia o marciapiede ciclabile!

Qui è dove dovremmo intervenire in forze, magari con qualche class action o simile. E qui è corretto chiedere al Sindaco che non si verifichino mai più casi di ristrutturazione di starada senza che vi venga infilata una pista ciclabile.


4) Va bene fare casino, ma ci vuole anche serietà...
In varie occasioni avevo fatto notare che i punti di #salvaiciclisti erano sostanzialmente cazzate, se trasportati dal quadro inglese al quadro italiano e romano in particolare. 

Qui ci manca la torta, non le ciliegine sopra. 

Qui sono pericolose le strade prima degli incroci.

Qui è inutile fare nuove norme, tanto non si seguono quelle che già ci sono...

 Insomma alla fine sembra che si protesti non per ottenere qualcosa di sensato, ma così, tanto per dare sfogo a pulsioni interne.

Come diceva mia figlia...  In Italia si protesta soprattutto per questioni di identità. La genete vuole solo sentirsi parte di qualcosa, non intendono ottenere nulla di concreto.

Siamo così anche noi ciclisti?