lunedì 24 ottobre 2016

Ma il trasporto pubblico va protetto

Ogni tanto, specie quando viaggio, non posso utilizzare la bici ma devo utilizzare i mezzi pubblici.

A parte il tram 14, che induce alla disperazione più profonda  in quanto sembra provenire non da una zona di Roma, ma da qualche triste favela multietnica, mi sono trovato alla stazione Termini testimone di uno spettacolo veramente tragico.

Arrivo in banchina con il mio trolley e vedo una guardia giurata con il viso piuttosto scuro piantata a gambe larghe con le spalle al binario.

Guardo meglio, e mi accorgo che sta fissando con sguardo torvo una panchina sulla quale sono sedute adolescenti dall'inconfondibile fisionomia. Le ragazze sembrano alquanto infastidite da questo confinamento a quale la guardia evidentemente le costringe.

Se non che in quel momento arriva il treno .

Si aprono le porte, la guardia giurata si fa da parte, le ragazze salgono in vettura, la guardia giurata entra anche lui in vettura e urla, indicando le ragazze: "attenti al portafoglio, attenti alle borse". Dopodiché si scende si chiudono le porte il convoglio riparte con tutti che fissano le ragazze, e questo chiaramente furiose.

Evidentemente si trattava di una di quelle bande di adolescenti abituate ad accerchiare turisti e borseggiarli, come tante volte troviamo riportato nella cronaca dei giornali, e spesso anche nei filmati che vengono ripresi dalle telecamere di sorveglianza.

Il brutto è che pur essendo queste persone perfettamente note alla fine non riusciamo a fare nulla per fermarle, e le vediamo costantemente a girarsi sui nostri mezzi pubblici, pronte ad esercitare di nuovo l'arte del taccheggio.

Dalla recente esperienza subita in Germania, dove mi hanno portato via il portafoglio alla stazione di Colonia, vi posso assicurare che non è per niente divertente fare il turista ed essere privati della carte di credito e dei soldi, ancor che io sia stato fortunato e abbia  conservato perlomeno il passaporto.

La riflessione è però un'altra, e riguarda l'incapacità dell'attuale Stato italiano di reagire di fronte all'assalto dei malintenzionati.

I ladri ci sono sempre stati, non è che possiamo pensare di eliminarli totalmente. E' pero' assolutamente diabolico,  che quelli conosciuti, e magari fermati, vengano poi rimessi in circolazione e tornino tranquillamente a fare la loro attività, praticamente certi della impunità ( peraltro una condizione che noi utenti di bicicletta conosciamo bene).

Capisco anche che con delle adolescenti non si debba usare la mano forte, ma tra non usare la mano forte e lasciare fare tutto quello che vogliono, sicuramente c'è una via di mezzo.

Solo che probabilmente richiede impegno e determinazione, e un ambiente normativo che comunque ad un certo momento dica stop.Se prosegui nell'attività criminosa,  alla fine dovresti finire in una stanza e non uscirci per un bel periodo, anche se hai 15 anni.

Infatti, se non è colpa tua che sei cresciuta in un ambiente degradato, non vuol dire che noi si debba continuare a subire.

E comunque se vogliamo convincere  la gente ad usare il mezzo pubblico, bisogna anche mantenerlo sicuro.

giovedì 20 ottobre 2016

Il grande e nuovo mondo ciclista nel quale vorremmo vivere

Finito il lavoro e' il momento, per tutti, di tornare a casa.

All'aeroporto mi ritrovo in coda immediatamente dietro al collega svedese, un simpatico individuo stile "uomini che odiano le donne". Almeno a quello io penso.

Mentre mette la borsa sul cestello per i raggi X, mi rendo conto che e' una messenger impermeabile da bici, con una fascetta riflettente da pantaloni, quelle gialle col velcro, arrotolata intorno alla tracolla.

"Ah, allora sei anche tu un ciclista"
"Si', ma solo qui a Bruxelles, dove prendo il bikesharing"
" Non usi la bici per andare al lavoro"
"No, preferisco farmi tutti i giorni mezz'ora a piedi all'andata e mezz'ora per il ritorno" Poi continua infilandosi le dita tra la cinta e la pancia prominente "E' un buon esercizio".
"Quindi non usi la bici per andare al lavoro?"
"Eh noooooo... sai com'e'..." (mi guarda come uno con la sveglia al collo e l'anello al naso) "A Stoccolma tutti usano la bici per andare al lavoro, e quindi non si sa mai dove parcheggiarla. Io cosi' vado a piedi".

Questa storia ha due  morali:

a) il pedone e' il  ciclista del ciclista

b) attenzione  a quello che chiediamo potrebbe avverarsi!

lunedì 10 ottobre 2016

Progettisti che odiano i ciclisti

Torno a scrivere dopo un bel po' di tempo, durante il quale ho pedalato e basta, a seguito dell'incidente avvenuto a sulla pista della Magliana, nel quale un povero ciclista e' morto, lasciando moglie e due figlie piccole. Che tragedia, che spreco di vita.

All'inizio,dai primi lanci giornalistici, sembrava verosimile che un  furgone si fosse infilato abusivamente nella pista. A poco a poco e' invece emersa una realta' differente... un furgone fermo sull'attraversamento della pista, il ciclista che se lo trova davanti, frenata secca su fondo viscido, la caduta... col furgone non sembra esserci stato contatto, puo' darsi che il ciclista abbia solo perso il controllo del mezzo e, ze vero, la sfiga maledetta,  ci abbia messo la sua.

Le foto dell'attraversamento sono normalmente impietose... la segnaletica orizzontale totalmente scomparsa, un canneto che sorge proprio accanto alla pista, di fatto nascondendo la vista dell'incrocio... vabbe', va visto se questo ha avuto una parte nell'incidente, comunque non succede solo li'? Quante volte da pedoni attraversiamo la strada su strisce pedonali delle quali resta poco piu' che la memoria?

Pero' il problema delle intersezioni delle piste ciclabili con le strade, i passi carrabili ed ogni altro ostacolo rimane: la pista si interrompe, il ciclista deve dare la precedenza a tutti, e se sgarra incorre nei rigori della legge... ma perche' si deve interrompere la pista e non la strada non si capisce.

Pista dell'EUR. Con l'eccezione dell'attraversamento di Via Cilicia, molto ben segnalato, e protetto da "bande rumorose" lato Cristoforo Colombo, tutti gli altri attraversamenti sono rocamboleschi.

Innanzitutto mancano gli attraversamenti ciclopedonali, in genere ci sono solo le strisce. Mi dicono che cio' significa che dovresti scendere dalla bici e attraversare come un pedone. Ovviamente nessuno ci pensa, tutti attraversiamo normalmente in sella, ma in caso di incidente, probabilmente una fetta di indennizzo se ne andrebbe.

Ora, qualcuno sa spiegarmi perche' due tronconi di pista che attraversano una strada dovrebbero essere collegati con le strisce pedonali e non con un passaggio ciclopedonale? Cosa ha questa gente nel cervello? Sono progettisti che odiano i ciclisti? Boh... si' probabilmente... magari loro volevano progettare autostrade e non piste ciclabili, per cui si sono presi la loro piccola rivincita.

Sta di fatto che questa situazione va cambiata e stabilito una volta per tutte che: DUE TRONCONI DI PISTA SI UNISCONO CON  UN CAZZO DI ATTRAVERSAMENTO CICLOPEDONALE, e  tatuatevelo sull'uccello con scrittura bustrofedica.

Eppoi basta con tutti gli stop. Ogni passo carrabile comporta l'interruzione della pista... succede SOLO IN ITALIA. Dove chi va in bici deve sempre chiedere scusa...

Post scriptum: che ti fa la polizia di Roma Capitale? Ovviamente chiude la pista, non la strada. Anche ammesso che no  sia un incidente da imperizia/distrazione del ciclista (cosa probabile) e quindi  magari la pista non c'entra nulla, cmq si chiude la pista... basta coi ciclisti, cosi' adesso saranno contenti!