La pioggia degli ultimi giorni di festa ci ha concesso alcuni giorni di riflessione. Certo, visto che ho lavorato tra Natale e Capodanno, sarebbe stato meglio che fosse piovuto allora, ma comunque… sono abbastanza grande da apprezzare la pioggia, anche perchè la siccità è sicuramente peggio.
Per il ciclista, comunque, la pioggia è un bell’ostacolo. Lo sappiamo tutti, ma in questo momento mi interessa solo riflettere sulle nuove buche che vengono ad aprirsi dopo tanto piovere. Infatti l’acqua si infiltra sotto l’asfalto, rendendo meno resistente l’appoggio della strada. Il passaggio dei mezzi pesanti, autobus, TIR e mezzi da cantiere, rompe ulteriormente l’asfalto non più supportato in maniera adeguata ed uniforme. Dalle nuove rotture penetra altra acqua, e così via.
Credo che a Roma tutti gli utenti della strada si lamentino per le buche, ma forse noi ciclisti abbiamo qualche motivo in più per farlo.
Pur nella sua lentezza la bicicletta, non essendo ammortizzata, è molto sensibile alle buche. Tanto è vero che, come la velocità sale, specialmente nelle discese, cominciano guai seri.
A luglio, su di una discesa in Via del Quirinale,per poco non ho perso il controllo della mia bici ad una velocità prossima ai quaranta all’ora. Dopo una settimana ho acquistato una bicicletta con la sospensione anteriore e, debbo dire, la cosa è nettamente migliorata.
Per chi non ha la bici ammortizzata (che comunque costa almeno un terzo in più di una bicicletta normale) evitare le buche è un fatto di sopravvivenza pura. Spesso per evitarle occorre alterare la traiettoria naturale, esponendosi a nuovi ed ulteriori rischi.
Particolarmente micidiali sono poi le tracce che vengono lasciate dopo l’interramento di tubi o altro. Per evitare fastidi alle auto le tracce vengono in genere scavate proprio in “zona bicicletta”, ovvero sulla destra della carreggiata. In questo modo ti trovi a percorrere centinaia di metri di buche fatte apposta per te… oppure ti devi mettere al centro della carreggiata e sopportare le comprensibili rimostranze degli automobilisti costretti a stare al tuo passo.
Tra le disgrazie del ciclista vorrei finire di menzionare i sampietrini. La bellissima pavimentazione romana, che tanti problemi ha sempre dato nelle gare ciclistiche, è diventata una vera maledizione. E’ un triste fatto che Via Nazionale e dintorni siano non percorribili dalle biciclette, almeno che uno non rientri nella filosofia del fuoristrada… ma comunque non alle velocità che sarebbe possibile tenere in città (discesa verso Piazza Venezia oltre i 30 all’ora…).
Il problema è che i sampietrini di per sé non sono una pavimentazione "amichevole", ma la manutenzione carente fa della strada con i sampietrini l’equivalente di un percorso ad ostacoli . In particolare con il passaggio dei mezzi pesanti i sampietrini si disallineano e si scompongono.
Per fortuna sono stati totalmente eliminati dalla direttrice Via Po, Via Tagliamento, Via Sebino e Via Nemorense, tanto che Via Po è ridiventata percorribile. Per Via Nazionale la situazione non è del tutto limpida.
So che il Comune vorrebbe toglierli, ma sembra che una parte dell’opposizione locale (leggi Municipio) si opponga con motivi di carattere paesaggistico. Motivi in parte comprensibili, che però richiederebbero una certa attenzione alle motivazioni dei ciclisti. Quindi perché non una pista ciclabile a Via Nazionale (dalla Stazione Termini fino a Piazza Venezia…) che meraviglia.
A quando?
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