domenica 10 ottobre 2010

Col "cancello" da Capranica a Civitavecchia

La vecchia Ferrovia che da Caprinica a Civitavecchia è un po’ il refugium peccatorum del ciclista romano.

Io però non l’avevo mai percorsa tutta e così ho deciso, di getto, di gettarmi nella piccola e scontata impresa.

Prima di questa gita ero arrivato solo fino alla stazione di Bandita di Barbarano, mentre con una gita di cicloappuntamenti ero risalito da poco più in giù, fino a Capranica.

Stavolta, invece tutta, e pure col cancello, visto che la consideravo non abbastanza impegnativa per portarci la bici da fuoristrada.

Inoltre il cancello è così pesante (in pura billetta di ghisa) che trasforma ogni semplice passeggiata in una specie di eroica.


Sono rimasto letteralmente affascinato dalla veduta del Mignone dal ponte.

Un vero paradiso, dove mi prometto di ritornare con la bici “seria” (che comunque costa sempre 5 volte meno della peggiore Cube).

La sorpresa è stata, invece, la difficoltà della pista dal Mignone in poi, e soprattutto le pietraie dell’ultimo pezzo (ho seguito l’itinerario di Paola e Gino, soprattutto per ricongiungermi alla rete viaria dopo l’ultima stazione).

Infatti il mio cancello, malgrado l’impostazione di guida molto aggressiva, non è molto cittadino, e non ne è uscito un granchè bene. Ho leggermente storto il cerchio posteriore, e ho pattinato su di un paio di fondi sabbiosi, soprattutto a causa della gomma anteriore che è liscia da strada.

Inoltre ho avuto molto imbarazzo nel guadare un paio di pozzanghere olivedolci… e lunghi tratti sommersi nelle gallerie.

Per quanto riguarda l’ultimo pezzo, ho seguito appunto l’itinerario di Paola e Gino, che però è stato evitato da tutti i gruppi che mi seguivano, i quali non mi hanno sorpassato e li ho trovati tutti alla stazione di Civitavecchia.

In effetti quell’ultimo pezzo non mi è piaciuto per niente, e se devo essere sincero, verso la fine del tracciato anche le gallerie hanno cominciato a darmi sui nervi.

In effetti il vantaggio del tratto di Paola e Gino è che minimizza il percorso su strada, e seguendolo ho avuto un piccolo premio: al guado del corso d’acqua (ridotto ad una serie di pozzanghere, ho trovato un magnifico airone (era grigio… cenerino?) che si è sollevato dall’acqua, con silenziosa maestosità, di fronte ai miei occhi.

Purtroppo non sono stato abbastanza veloce con la macchina fotografica
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