martedì 13 settembre 2011

Pedalare per la crescita

Tutti sono un po’ concordi che la manovra è fatta di tagli e tasse, ma che di misure concrete per la crescita non ce ne sono molte. Anzi.

Prelevare 52,3 miliardi di euro dal mercato (circa 1000 € a testa in tre anni) avrà sicuramente effetti depressivi, che non si sa ancora se potranno essere compensati. Sia come sia, dovremo ridurre un pochino il nostro tenore di vita, cercando di non ridurre produttività e qualità di vita.

La situazione sembra fatta apposta per promuovere l’uso della bicicletta, che permette di spostarsi in città porta a porta a costi ridotti, con basso impatto ambientale e fare anche movimento (in sovrappiù). Non tiriamoci indietro: per chi non vuole faticare c’e’ la bici elettrica, che sta diffondendosi come mezzo di trasporto.

Alcuni critici diranno che ogni bici messa in uso può sostituire una frazione di scooter, magari un terzo… Sarebbe interessante fare uno studio in proposito. Inoltre uno gira a pedali non consuma benzina. Non inquina e migliora la bilancia dei pagamenti.

Se ci si e pedalando scende la pressione arteriosa e si vendono meno farmaci. Alla fine l’uso della bici non farà ulteriormente diminuire il PIL?

Francamente non credo.

Tutto ciò che non è efficiente può fare anche aumentare il PIL, ma ne incrementa soprattutto la parte LORDA, ovvero quello che spendi senza motivo.

In poche parole lo sperpero. E noi Italiani siamo specialisti.

Vi sono molti studi che dimostrano che l’uso estensivo ed intensivo della bicicletta porta vantaggi tangibili alle comunità, e non solo per la qualità dell’aria e l’abbassamento del rumore, ma anche per il ridotto consumo delle strade, o perché la bici provoca meno incidenti. Insomma, vantaggi grossi.

A Roma la realizzazione della rete prevista dall'ancora non-approvato piano della ciclabilità consentirebbe a tanti cittadini di spostarsi verso uno stile di vita più efficiente e meno costoso. Francamente sono poco fiducioso che sopravviverà ai tagli agli enti locali. Continueremo con l’oceano di auto in seconda fila?

Ricordiamoci però che per salvare questo Paese dobbiamo smettere di spendere a cavolo e cominciare ad investire sulle infrastrutture veramente convenienti, per esempio quelle a supporto della ciclabilità urbana.

Come stanno facendo gli altri paesi del mondo civile, di qua e di la dall’Atlantico.

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