lunedì 12 marzo 2012

Ma quali incroci, secondo me il pericolo viene dalle strade

Il grande pregio dell’iniziativa “Salva i Ciclisti” è di far parlare della sicurezza di chi usa la bicicletta per muoversi. Il rovescio della medaglia è che il dibattito è partito da un’iniziativa del Times, “lo cui” è solo un giornale, magari bravissimo, e per di più Inglese… il che significa che non è un esperto di sicurezza italiano.

Vanno bene le soluzioni che propone?

Sin dall’inizio qualche dubbio l’ho mostrato, sarà che sono un esperto di sicurezza e vado in bicicletta. Intendo dire che non mi occupo professionalmente di sicurezza ma non sulle strade.

Comunque più vado avanti e più mi convinco che i problemi posti dal Times, per quanto interessanti, hanno poco a che vedere con la situazione italiana.

Sarebbe come se un Europeo e un Africano si confrontassero, uno che parla di correttezza dell’alimentazione, l’altro di trovare da mangiare tutti i giorni.

Il mio piccolo contributo fattivo l’ho dato, iniziare una banca dati degli inconvenienti che ci capitano tutti i giorni.

Secondo me un fatto positivo, uno dei pochi modi per individuare gli incroci pericolosi, in ossequio al punto n. 2 del piano d’azione proposto dal Times:

The 500 most dangerous road junctions must be identified, redesigned or fitted with priority traffic lights for cyclists and Trixi mirrors that allow lorry drivers to see cyclists on their near-side.

Però mi scrive il Mammifero Ciclista, confortandomi col suo spontaneo e ineguagliabile ottimismo:

Lug, che vuoi che ti scriva?


Io, se prendo la bici per andare in ufficio, percorro quotidianamente Via di Tor Cervara: 1 km di strada a doppio senso di marcia, stretta e senza marciapiedi, dove vengo sistematicamente superato dalle automobili al di sotto della distanza di sicurezza. Quando va bene. Quando va male mi sorpassa l'autobus sfilandomi a trenta centimetri dal manubrio per tutta la sua lunghezza. E il bordo strada è malmesso.
Sempre significa "sempre", ogni santo giorno. Quella strada non è sicura, punto. Se ci fossero almeno i marciapiedi potrei usare quelli, se sistemassero i sentieri della riserva dell'Aniene potrei usare quelli, se, se, se...

La ciclabile Togliatti mi porta fino a Quarticciolo, dopodiché per attraversare la Prenestina devo letteralmente fare a gomitate con macchine e motorini. Sempre, ogni giorno...


Facciamo così, mi fai un modulo pre-impostato con tutti i soprusi che subisco quotidianamente ed io gli do la spunta nei giorni che prendo la bici. Mo' ti preparo l'elenco.

In effetti il nostro problema principale non sono gli incroci, ma già le strade normali. Vuoi per costruzione, vuoi per indisciplina di chi le percorre, noi rischiamo terribilmente molto prima di arrivare all’incrocio.

Magari se avessimo provato a ragionare prima di agire, forse avremmo provato ad introdurre qualche correttivo al piano inglese. Comunque almeno se ne parla. Spero anche che si concluda con qualcosa di concreto, anche se dubito alquanto.

Comunque stavo pensando di creare una valutazione di pericolosità delle strade, con un punteggio (gli inglesi direbbero uno score system), magari appiccicandogli un colore tipo quello delle piste da sci (verde/gialla/arancione/rossa/nera) e mettere tutto su di una mappa tematica.

PS.: leggendo gli scambi di opinioni nel gruppo debbo dire che trovo sempre peculiare il modo di ragionare italiano, ed in particolare la difficoltà di identificare corretti rapporti causa/effetto.

3 commenti:

  1. Per le strade italiane suggerisco una serie di sfumature di colori che dall'ebano, passando per l'antracite, arrivi fino al nero.

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  2. @ Marco

    Lo so' che il color lutto è il tuo preferito...


    @ TSC

    Mah... ce sarai tu e tutti quelli della tua palazzina :-)

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