Di Oscar Wilde conosco la storia, non molto allegra, e qualcuna delle sue battute più brucianti… una per tutte Datemi il superfluo, farò a meno del necessario.
E se dovessimo scegliere un altro nome per l’Italia, credo che Oscarwildopoli sarebbe veramente adatto. Il nostro è stato per anni un paese “magico”, dove si lavorava poco e si viveva bene, meglio di tanti altri posti europei dove si lavorava tanto e si faceva una vita grama.
L’appeal dell’Italia del superfluo ci ha anche aiutato: moda e design, buon gusto in generale.
Purtroppo anche la convinzione, nella gente, che si potesse veramente scambiare il superfluo con il necessario per decenni.
Siamo diventati la terra delle autostrade senza avere le ferrovie, della politica dei battibecchi futili senza alcun dibattito sulle cose da fare, delle veline invece delle donne, dei nani e ballerine al posto dei ministri, del dialetto al posto della lingua.
Il tutto è stato alimentato dal deficit di bilancio (tecnicamente: fare i buffi) e da una situazione internazionale miracolosamente buona per tre decenni.
Al peggiorare della congiuntura l’economia del superfluo sta rapidamente perdendo colpi. La necessità di rientrare dal deficit (pochi erani disposti a prestarci quattrini) ha richiesto un aumento delle tasse.
La benzina, tra accise e tasse nazionali e locali, è arrivata a due euro (euri?) al litro, e il petrolio non da’ cenno di diminuire, anzi.
Così molte persone si ritrovano semplicemente a non avere i soldi per muoversi con l’auto, e la devono lasciare ferma. Solo allora si ricordano di aver sempre chiesto strade e non ferrovie, e di aver disdegnato tram e autobus. Per non dire delle piste ciclabili.
Adesso in città la crisi sta spingendo l’uso della bicicletta. Molti Romani si stanno accorgendo che la bici può essere una buona alternativa a macchina e bus. Bene, speriamo che aumentino, dopotutto è quello che abbiamo sempre pensato.
Purtroppo in questo momento è una vittoria di Pirro. Infatti una grossa parte della nostra economia è legata all’uso dell’automobili.
Senza scomodare l’industria di fabbricazione, abbiamo i distributori di carburante (pardon combustibile, non abbiamo più il carburatore), le autofficine, le concessionarie, i parcheggi.
Tutti lavoratori onestissimi, purtroppo impiegati nell’industria del superfluo, che adesso fa i conti con il rigore dell’economia.
Quoto tutto, e aggiungo la devastazione del territorio, la realizzazione di edilizia residenziale a distanze folli da qualsivoglia area lavorativa ed una terziarizzazione che ci lascerà sul groppone qualche milione di persone ormai capaci solo di compilare scartafacci. Mala tempora currunt, ma niente in confronto a quello che verrà...
RispondiEliminaUn tocco di sano ottimismo ci stava a pennello... comunque sono molto preoccupato. Dopotutto anche io so solo compilare scartafacci!
RispondiElimina.....qualcuno conosce qualche agricoltore professionista dove recarmi per fare uno stage?????
RispondiEliminaDi braccia rubate all'agricoltura ne conosco tante, ma non sono professionisti del settore, anzi tutt'altro :-)
RispondiEliminamarco
tutti a piediiiiiiiiiiiiiii o in bici!!! Fa bene al portafogli, alla salute e all'ambiente!!!
RispondiElimina