domenica 1 luglio 2012

Cicloquark sull’Artemisio… che fine ha fatto il fango?


Avete presente quel fango che allieta le gite in autunno, inverno e primavera? Bene, Cicloquark ha organizzato una spedizione sull’Artemisio per cercarlo e capire dove è andato a finire.

Il tutto è partito da Presidente Randagio, che però è venuto in auto. La più umile truppa dei ricercatori ha preso il treno da termini. Campo base alla stazione di Velletri. E lì la prima brutta notizia.

Non abbiamo i soldi per gli sherpa. Li ho spesi tutti in benzina. Tocca pedalà fino in vetta.

Azzo… Vabbè, facciamo colazione e acqua e partiamo sotto il sole cocente. 275 m di dislivello nei primi 5 km di percorso, varie testate hanno cominciato a bollire per la salita e la temperatura.

Arrivati sul limite del selvaggio (lo sterrato) troviamo Tizianik e Mr. Canna che ci dicono: potevate prendere l’ascensore appena inaugurato, o almeno la strada del cimitero che raggiunge la stessa quota con soli 50 m di dislivello (qui ci faremo un altro Cicloquark…). 

Ed in effetti io ho pensato che quella salita sotto il sole fosse non la strada del  cimitero, ma sicuramente la strada per il cimitero, almeno dopo i fifty.

Vabbè, pronti per i secondo step, tanto il periplo dell’Artemisio è all’ombra.

Era all’ombra, ma per la neve adesso è al sole. Ovvero tutti gli alberi che si protendevano sulla strada sono collassati perché hanno preteso di protendersi sotto il carico di almeno un metro di neve. Adesso giacciono tutti segati ai lati della strada sotto il sole.

Arrivati alla Valle dei lupi, un’altra delusione. 

I sentieri sono tutti ingombri dagli alberi caduti. Abbiamo provato ad inerpicarci a spinta, ma il sentiero si chiudeva tanto da rendere difficoltosa anche lo spingismo.

Dopo un paio di vani tentativi desistiamo. Nessuna possibilità di avvistare chiazze di fango dall’alto, dovremo cercarcele sulla strada…

E cominciamo a farla la strada, peraltro funestati da varie forature. Cerca che ti ricerca, niente fango, solo 
nuvoloni polvere. Nuvole di polvere tanto da dover tenere il gruppo distanziato, ma lo stesso ci ricopriamo.

E qui la folgorazione scientifica… Il fango, estratta l’acqua, è diventato polvere. E qui subentra la saggezza ancestrale… Sei stato fatto dal fango e tornerai polvere.  Ci manca solo il collegamento con la profezia dei Maya e possiamo fare –altro che cicloquark- addirittura una puntata di Ciclokazzenger. La foto dimostra che di polvere ce ne siamo portata via un bel po'...

Raggiunto lo scopo scientifico, possiamo ritirarci per un ben meritato desinare… ma dove? Insomma vinee fuori che nei pratoni del Vivaro un ppsoto bono non c’e’. Cerca che ti ricerca,  dopo aver disturbato una coppia appartata tra i cespugli,  finiamo appollaiati su una sbarra al crocicchio tra due strade ex-fangose, che di fango ne dovevano avere veramente tanto l’inverno, perché la polvere era un incubo.

A quel punto lo split. Il gruppo si divide e il presidente ci comunica che il budget della produzione non basta per pagare il treno del ritorno. Allora Pino si offre di portarci in bici verso Roma, rientrando per l’Appia, anche se ha una fretta maledetta.

Partiamo di gran carriera con Alfredo (atteso con urgenza dalla fidanzata!!!!), e Pino ci conduce lungo un itinerario meraviglioso per Nemi – Gandolfo, anche se a velocità troppo sostenuta (almeno per me) per un vero godimento. Neanche una foto.

In un passaggio delicato esplode la gomma tubeless e appena rilatticizzata (il giorno prima!!!) di Alfredo, che è costretto a infilarci la camera d’aria. Un appiccicume unico!!!!

Ripartiamo e continuiamo.

Attraversiamo Castel Gandolfo (nel paese non c’ero mai stato prima) e continuiamo in velocità, con Alfredo che sgommava con la posteriore a tutta birra al grido di “tanto la devo buttare” e giù  di freno…

Passiamo a razzo accanto al lago ( e lì io mi sarei fermato per il bagno, ma Pino, che ci ha gentilmente accompagnato, era di fretta) e giù per il pendio fino a Frattocchie e a Santa Maria delle Mole.

Da lì in poi è stata una tortura, perché i due con le full, e anche belli allenati, andavano a tutta birra (20-25) io con la front ho cercato di fare le stesse cose senza toccare il sellino e contemporaneamente rispondendo al telefono.

Ho resistito fino a Via di Fioranello, poi mi sono staccato...  Una sosta al bar di Via Cecilia Metella per una birra e un gelato, poi raccogliendo le ultime forze, i 12 km fino a casa… il GPS segnava 65 km e 847 di dislivello.

Cosa non si farebbe per amore della scienza…

2 commenti:

  1. Ho letto e devo dire che in fondo è stato un bel divertirsi. L'unico neo è la fretta, quando si esce in bici e si gira per posti del genere non bisogna portarsela dietro, si rischia di rovinare quello che poteva essere una buona riuscita.
    Ciao Paolo

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  2. Anche io sono per godersi i luoghi.

    In effetti l'unica fretta al ritorno era quella di Pino che molto gentilmente ci ha accompagnato mostrandoci l'itinerario, però doveva tornare presto a casa.

    E Alfredo la cui fidanzata aspettava con ansia... e che ti combinano quelle se lasciate troppo da sole...

    Da rifare con calma!

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