domenica 9 settembre 2012

Salviamo gli automobilisti, per primi. Poi i ciclisti

Oltre al cicloviaggio in bici, quest'estate ho guidato "molto" la macchina...

Molto per modo di dire, forse solo più del solito, non più di duemila km, ma tanto per riprenderci la mano e ri-verificare che la situazione della sicurezza non è allegra neanche per chi gira corazzato di lamiera.

In un paio di casi ho proprio rischiato la pelle... SUV a 190 sulla Pontina (di notte) macchine sparate in passaggi stretti... l'ira di Dio.

Questo mi ha portato ad alcune riflessioni su salvaciclisti. In particolare, è che la sicurezza delle strade italiane è ancora un serio problema per tutti, e non solo per i ciclisti.

In effetti tra noi e gli Inglesi ho visto due differenze di base:

- la prima è che gli Inglesi partono da una situazione di disciplina stradale molto migliore. Quindi per certi versi ha senso creare regole speciali per proteggere i ciclisti, quando quelle solite non funzionano. In Italia non ha senso creare altre regole prima di applicare quelle che già esistono.

- la seconda è che la campagna inglese si chiama "Save our cyclists", ovvero "Salviamo i nostri ciclsisti", laddove in Italia è stato tradotto, un errore madornale, salvaciclisti, tralasciando il fatto che i ciclisti siano nostri. Eh sì, perchè mentre nel regno Unito la bici è accettata come mezzo di trasporto, da noi no, neanche noi ciclisti sentiamo di essere un patrimonio nazionale... e se non ci crediamo nemmeno noi...

Entrambe queste riflessioni dovrebbero entrare seriamente nella logica del movimento.

La prima è il cambio del nome: salviamo i nostri ciclisti (SINC). Tanto per sottolineare che il ciclista è un patrimonio nazionale. Quindi se spendiamo per qualche pista ciclabile seria, non stiamo buttando soldi dalla finestra.

La seconda è che premere sulla sicurezza dei ciclisti, quando tutti sono in pericolo, non ha molto senso. In qualche modo il limite di velocità a 30 salva tutti, anche gli automobilisti stessi. Quindi dobbiamo far capire che la battaglia è anche a difesa dell'automobilista, sia a bordo che fuori dall'auto.

La terza è che la limitazione della velocità deve essere affidata a prevenzione e repressione. Se il limite di 30 non è accompagnato da infrastrutture che rallentino il traffico, è inutile.

Infine la repressione dei  furbi e dei violatori dei limite... ma vi rendete conto di come sia cambiata la Rom Napoli da quando c'e' il sistema Tutor... E perchè non lo mettono sulla Pontina?




6 commenti:

  1. Mi sento di condividere tutto ciò che hai scritto da noi serve prima di tutto far rispettare le regole esistenti: tutte!

    Abituando di nuovo le persone al rispetto delle regole anche e soprattutto per rispetto verso la vita.
    In GB ho notato che tutti gli utenti della strada sono prudenti, inclusi i ciclisti. La distanza di sicurezza che è la più importante regola insieme alla moderazione della velocità li è rispettata religiosamente.
    Bikediablo

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  2. infatti e' tutto diverso. da noi non si accettano le regole di base, figurati quelle evolute.

    lug

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  3. infatti e' tutto diverso. da noi non si accettano le regole di base, figurati quelle evolute.

    lug

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  4. infatti e' tutto diverso. da noi non si accettano le regole di base, figurati quelle evolute.

    lug

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  5. infatti e' tutto diverso. da noi non si accettano le regole di base, figurati quelle evolute.

    lug

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  6. Ottima riflessione. Quando guido, vengo sempre sbeffeggiata dai miei passeggeri perchè vado piano, rispetto le distanze di sicurezza e uso le frecce...

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