Che bello sgarro!
Per adesso sostituisco la ruota, poi vediamo...
Magari anche tutto il resto...
Auguri a tutti
lunedì 31 dicembre 2012
domenica 30 dicembre 2012
Mai fidarsi del GPS! :-)
Foto
Quando, tanti anni fa, chiesi ai miei colleghi inglesi come andava con i loro piloti della domenica che usavano il GPS, mi dissero: "E' precississimo! Il guaio è che tutti lo seguono senza guardare dove vanno".
E così è successo anche oggi, dove il Marziano ha condotto due pollastrelle ignare per un giro che non era l'itinerario 004 di Paola e Gino, ma la "Variante 3" del giro, che invece di passare per Vejano si infila in valli e salite a tutto fango che quando le vedi pensi "Mo si' che ce vorrebbe uno pratico".
E comunque una full ben performante.
Comunque, vista la giornata meravigliosa, vista la bellezza dei luoghi, abbiamo preso di buon grado la traccia e l'abbiamo seguita, seppur Patrizia spesso diceva "Ma per Vejano si va di la'" e io "La traccia gira a sinistra"! Avevamo ragione in due.
Il guaio nasce dalla difficoltà che ho a metabolizzare le tracce .gpx. Non potendo installare su questo PC i programmi appositi, sono costretto a fare la spola tra i .kml di Google Earth e i .gpx. Stavolta ho caricato senza pensarci il .gpx di Paola e Gino, senza fare molto caso al nome (variante 3) e pensare che coincidesse con il file .kml del pari postato.
Giuro che non lo faccio più.
Prima vedo il .kml e poi lo converto con GPSies o altro, secondo il principio WYSIWYG (What You See Is What You Get).
Comunque mal me ne incolse, perchè alla fine, mentre le pulzelle l'hanno fatta tutta tranquille, io sono caduto due volte e ho anche finito di rompere la ruota anteriore.
Sulle due cadute ancora me le spiego poco.
Sostanzialmente avevo la forcella bloccata (il che mi ha creato problemi anche in discesa, ovviamente) ma comunque quando ho sbloccato la forcella non è che andasse così meglio. Per fortuna l'unica cosa che si è danneggiata è stata l'amor proprio. La salopette imbottita sul ginocchio mi ha anche riparato da qualsivoglia sbucciatura.
La rottura della ruota è stata realmente inaspettata. per fortuna è arrivata alla vera fine del giro, quindi ho potuto sganciare il freno anteriore e proseguire fino a Bracciano senza grossi problemi.
Eh sì, perchè visto che il giro era venuto più corto, Patrizia ha pensato bene di andare a prendere il treno a Bracciano. Ottima scelta, abbiamo risparmiato almeno un'ora di attesa e aggiunto qualche altro piacevole chilometruzzo al magro carniere (29 km, 550 m di dislivello).
Alla fine una giornata bellissima. Però il giro 001 di Paola e Gino lo voglio rifare, magari sabato prossimo.
Quando, tanti anni fa, chiesi ai miei colleghi inglesi come andava con i loro piloti della domenica che usavano il GPS, mi dissero: "E' precississimo! Il guaio è che tutti lo seguono senza guardare dove vanno".
E così è successo anche oggi, dove il Marziano ha condotto due pollastrelle ignare per un giro che non era l'itinerario 004 di Paola e Gino, ma la "Variante 3" del giro, che invece di passare per Vejano si infila in valli e salite a tutto fango che quando le vedi pensi "Mo si' che ce vorrebbe uno pratico".
E comunque una full ben performante.
Comunque, vista la giornata meravigliosa, vista la bellezza dei luoghi, abbiamo preso di buon grado la traccia e l'abbiamo seguita, seppur Patrizia spesso diceva "Ma per Vejano si va di la'" e io "La traccia gira a sinistra"! Avevamo ragione in due.
Il guaio nasce dalla difficoltà che ho a metabolizzare le tracce .gpx. Non potendo installare su questo PC i programmi appositi, sono costretto a fare la spola tra i .kml di Google Earth e i .gpx. Stavolta ho caricato senza pensarci il .gpx di Paola e Gino, senza fare molto caso al nome (variante 3) e pensare che coincidesse con il file .kml del pari postato.
Giuro che non lo faccio più.
Prima vedo il .kml e poi lo converto con GPSies o altro, secondo il principio WYSIWYG (What You See Is What You Get).
Comunque mal me ne incolse, perchè alla fine, mentre le pulzelle l'hanno fatta tutta tranquille, io sono caduto due volte e ho anche finito di rompere la ruota anteriore.
Sulle due cadute ancora me le spiego poco.
Sostanzialmente avevo la forcella bloccata (il che mi ha creato problemi anche in discesa, ovviamente) ma comunque quando ho sbloccato la forcella non è che andasse così meglio. Per fortuna l'unica cosa che si è danneggiata è stata l'amor proprio. La salopette imbottita sul ginocchio mi ha anche riparato da qualsivoglia sbucciatura.
La rottura della ruota è stata realmente inaspettata. per fortuna è arrivata alla vera fine del giro, quindi ho potuto sganciare il freno anteriore e proseguire fino a Bracciano senza grossi problemi.
Eh sì, perchè visto che il giro era venuto più corto, Patrizia ha pensato bene di andare a prendere il treno a Bracciano. Ottima scelta, abbiamo risparmiato almeno un'ora di attesa e aggiunto qualche altro piacevole chilometruzzo al magro carniere (29 km, 550 m di dislivello).
Alla fine una giornata bellissima. Però il giro 001 di Paola e Gino lo voglio rifare, magari sabato prossimo.
martedì 25 dicembre 2012
#Salvaiciclisti anche dai cani
Ai cani che in campagna ti ringhiamo e ti corrono appresso ci siamo un po' tutti abituati. Anche io che sono fifone ho dovuto imparare a tenere il punto e se del caso ringhiare di rimando al cane, facendo la faccia feroce. Ogni due mesi la provo allo specchio per essere sicuro di non perdere l'allenamento.
Diverso è il caso dei cani che ti assalgono in città. Proprio ieri avevamo avuto una lunga discussione, perchè Alessio Capitolino raccontava di essere stato assalito da una belva assetata di sangue nel difficile e selvaggio transito che porta da Via del Corso a Piazza del Popolo.
Imprudentemente era passato a distanza di guinzaglio da un tizio con il cane, la quale belva lo ha azzannato. Nulla di grave rispetto al morso di un leopardo, ma cmq i denti hanno bucato la carne ed è stato sottoposto a cura antibiotica precauzionale.
Il padrone si è prontamente scusato, e stando al racconto di Alessio "si è messo a disposizione per qualunque cosa", immaginando un non meglio specificato risarcimento. Credo che Alessio non abbia dato corso alla questione.
Peraltro osservo che vi sono proprietarie di cane che valgono un morso moderato, se dopo si mettono a disposizione per "qualunque cosa..."
Il racconto di questo fatto ha scatenato un altro interessante scambio di opinioni su fb, dove i proprietari di cani, alla fine, dicono che i cani mordono e non ci si può fare niente. Ovvio, ma altrettanto natura vuole che il morduto (cioè colui che è stato morso) ritenga anche il diritto di abbattere il mordente.
E invece no. Pare che gli animalisti abbiamo ottenuto per i cani, anche quelli feroci, lo status di bambini irresponsabili, per cui se dopo essere stato morso, giustamente incazzato, fai fuori il cane, dovresti anche incorrere nei rigori della legge.
Fresco di questo scambio di opinioni, ieri sera stavo pedalando a Corso Vittorio, e al tempo stesso facevo gli auguri al telefonino ad un amico. Per carità, tutto regolare, con l'auricolare.
Dovendo invertire la marcia, invece di fare la conversione a U su Corso Vittorio, ho più sicuramente svoltato a destra e infilato uno dei vicoli laterali, per invertire la marcia su Via del Governo Vecchio. Tranquillo, passo accanto ad un tizio con un cane al guinzaglio. Non è che lo sfioro, badiamo bene. Gli passo accanto, diciamo ad un metro e mezzo.
Al di lui cane non è piaciuto, e ha cercato di saltarmi addosso abbaiando.
Il padrone l'ha dovuto trattenere con tutte e due le mani, in evidente difficoltà, visto che era un anziano. Il cane non era piccolo, era uno di quei "mastini leggeri", di quegli animali orridi (non orrido come quelli dello stilista Valentino, ma quasi) che un coccodrillo ispira più tenerezza. Insomma, di quelli che se ti salta addosso, anche solo per farti le feste, ti fa cadere.
Io non mi sono scomposto e ho proseguito, ignorandolo. Tanto stavo al telefono...
Mi chiedo però perchè si debba correre anche questi rischi. Ovvero perchè continuiamo ad avere padroni di cane grossi e pericolosi che girano con cani aggressivi contenti di questo.
E perchè la legge li protegga.
Vorrei concludere con altri due casi:
1) nel mio condominio abitano un paio di caniste, ovvero donne incapaci di vivere senza cane. Li trattano come figli, solo che i cani non crescono mai. Una di queste ha un cane piccolo che ce l'ha coi ciclisti, anzi con le biciclette. Quando mi incontra a piedi non mi fila assolutamente, quando sto in bicicletta l'ira de Dio. La voglia dei daje du' mazzate è veramente incontenibile. Se nun l'ho fatto sono proprio un santo marziano.
2) Anni fa la mia povera zia, fu attaccata da due cani usciti da un giardino della casa davanti alla sua. A salvarla intervenne un poliziotto di passaggio (ovviamente non in servizio), mio zio già non poteva più muoversi bene. 75 punti tra gamba e testa. Morale: la causa per il risarcimento è durata più di mia zia. Alla legittima richiesta il proprietario addossò la colpa su chi aveva aperto per dare da mangiare ai cani e li aveva lasciati uscire, quindi con interminabili lungaggini processuali. I cani rimasero lì dov'erano ad abbaiare a tutti quelli che passavano. Come ho già detto io zio non era già più lui. Lo fosse stato con due fucilate (era cacciatore) avrebbe sistemato la cosa una volta per tutte.
Diverso è il caso dei cani che ti assalgono in città. Proprio ieri avevamo avuto una lunga discussione, perchè Alessio Capitolino raccontava di essere stato assalito da una belva assetata di sangue nel difficile e selvaggio transito che porta da Via del Corso a Piazza del Popolo.
Imprudentemente era passato a distanza di guinzaglio da un tizio con il cane, la quale belva lo ha azzannato. Nulla di grave rispetto al morso di un leopardo, ma cmq i denti hanno bucato la carne ed è stato sottoposto a cura antibiotica precauzionale.
Il padrone si è prontamente scusato, e stando al racconto di Alessio "si è messo a disposizione per qualunque cosa", immaginando un non meglio specificato risarcimento. Credo che Alessio non abbia dato corso alla questione.
Peraltro osservo che vi sono proprietarie di cane che valgono un morso moderato, se dopo si mettono a disposizione per "qualunque cosa..."
Il racconto di questo fatto ha scatenato un altro interessante scambio di opinioni su fb, dove i proprietari di cani, alla fine, dicono che i cani mordono e non ci si può fare niente. Ovvio, ma altrettanto natura vuole che il morduto (cioè colui che è stato morso) ritenga anche il diritto di abbattere il mordente.
E invece no. Pare che gli animalisti abbiamo ottenuto per i cani, anche quelli feroci, lo status di bambini irresponsabili, per cui se dopo essere stato morso, giustamente incazzato, fai fuori il cane, dovresti anche incorrere nei rigori della legge.
Fresco di questo scambio di opinioni, ieri sera stavo pedalando a Corso Vittorio, e al tempo stesso facevo gli auguri al telefonino ad un amico. Per carità, tutto regolare, con l'auricolare.
Dovendo invertire la marcia, invece di fare la conversione a U su Corso Vittorio, ho più sicuramente svoltato a destra e infilato uno dei vicoli laterali, per invertire la marcia su Via del Governo Vecchio. Tranquillo, passo accanto ad un tizio con un cane al guinzaglio. Non è che lo sfioro, badiamo bene. Gli passo accanto, diciamo ad un metro e mezzo.
Al di lui cane non è piaciuto, e ha cercato di saltarmi addosso abbaiando.
Il padrone l'ha dovuto trattenere con tutte e due le mani, in evidente difficoltà, visto che era un anziano. Il cane non era piccolo, era uno di quei "mastini leggeri", di quegli animali orridi (non orrido come quelli dello stilista Valentino, ma quasi) che un coccodrillo ispira più tenerezza. Insomma, di quelli che se ti salta addosso, anche solo per farti le feste, ti fa cadere.
Io non mi sono scomposto e ho proseguito, ignorandolo. Tanto stavo al telefono...
Mi chiedo però perchè si debba correre anche questi rischi. Ovvero perchè continuiamo ad avere padroni di cane grossi e pericolosi che girano con cani aggressivi contenti di questo.
E perchè la legge li protegga.
Vorrei concludere con altri due casi:
1) nel mio condominio abitano un paio di caniste, ovvero donne incapaci di vivere senza cane. Li trattano come figli, solo che i cani non crescono mai. Una di queste ha un cane piccolo che ce l'ha coi ciclisti, anzi con le biciclette. Quando mi incontra a piedi non mi fila assolutamente, quando sto in bicicletta l'ira de Dio. La voglia dei daje du' mazzate è veramente incontenibile. Se nun l'ho fatto sono proprio un santo marziano.
2) Anni fa la mia povera zia, fu attaccata da due cani usciti da un giardino della casa davanti alla sua. A salvarla intervenne un poliziotto di passaggio (ovviamente non in servizio), mio zio già non poteva più muoversi bene. 75 punti tra gamba e testa. Morale: la causa per il risarcimento è durata più di mia zia. Alla legittima richiesta il proprietario addossò la colpa su chi aveva aperto per dare da mangiare ai cani e li aveva lasciati uscire, quindi con interminabili lungaggini processuali. I cani rimasero lì dov'erano ad abbaiare a tutti quelli che passavano. Come ho già detto io zio non era già più lui. Lo fosse stato con due fucilate (era cacciatore) avrebbe sistemato la cosa una volta per tutte.
domenica 23 dicembre 2012
Cicloshopping con la pieghevole: che tajo!!!
Se già il cicloshopping attenua notevolmente i disagi tipici dell'andare in giro a fare i regali, utilizzare la pieghevole è ancora meglio.
Sappiamo tutti quali sono i vantaggi di utilizzare la bici per lo shopping natalizio, almeno quando non piove. Non hai problmi di traffico, ti godi la città, giri il centro storico come ti pare, pianifichi bene i tuoi giri... insomma, una meraviglia.
Se poi invece di regalare televisori a 70 pollici regali ipad, pietre preziose o cravatte, neanche hai problemi di trasporto pacchi.
L'utilizzo della pieghevole con ruota 20" ha aggiunto la dimensione della maneggevolezza.
Infatti uno degli svantaggi della bici 28" è che non si muove bene quando c'e' tanta gente intorno, come accade a Via del Corso, Via Frattina, etc. In pratica non si riesce quasi mai a pedalare.
Con la 20" anche questo disagio scompare. Infatti oltre a pedalare praticamente in qualunque situazione, la pieghevole è accettata molto di più dal pedoname vario, e nei negozi più grandi glie la puoi anche portare dentro senza che si preoccupino.
Anzi, in zone notoriamente poco propizie al parcheggio dell'auto, tipo Via Nazionale, sono particolarmente favorevoli a queste "soluzioni innovative".
Un particolare riguardo il fine shopping.
Una 20" comunque richiede molta più energia per viaggiare. Alla fine del giorno, se ti sei fatto 30/40 km (e ci vuole un attimo) con la pieghevole, lo si sente!
venerdì 21 dicembre 2012
L'aratro, la spada, le piste, i vigili...
E' l'aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende...
Un proverbio vecchio come l'umanità, che riassume una triste verità della specie homo sapiens: quella propensione alla rapina e alla prepotenza organizzate che va sotto il nome di guerra. Insomma, non basta essere laboriosi e bravi, occorre anche essere in grado di difendersi.
Così le piste ciclabili. Sappiamo tutti che per usarle non basta costruirle, ma bisogna anche tenerle sgombre da chi le vuole usare per altri scopi, primo tra i quali il parcheggio.
Su facebook sta girando un filmato su di uno scontro tra proprietari di automobili parcheggiate sulla pista di Via Vittor Pisani a Milano. Non a Roma, ma nella "civile" Milano di Pisapia.
Una piccola scazzottata, senza feriti, per fortuna.
Per fortuna perchè poi in questi casi ci finiscono tutti, giusti e sbagliati. Infatti uno si aspetta che se un ciclista litiga con un automobilista perchè questo ha lasciato l'auto sulla pista, poi il giudice all'automobilista gli "dia il resto".
Ovvero: "Caro automobilista tu sei la causa del litigio, se non fossi stato lì con l'auto tutto sarebbe andato bene, invece non solo hai parcheggiato sulla pista, quando richiesto non l'hai spostata, e hai provocato una rissa. Quindi adesso tre mesi a costruire piste ciclabili per punizione".
Questo non accade perchè, come sappiamo, è il paese del garantismo per i prepotenti.
Va anche detto che sia a Roma che a Milano la forza pubblica ha perso qualunque voglia di controllare la movida, dove si annidano sempre di più personaggi prepotenti pronti alle botte.
Di fatto nelle nostre città è proprio il concetto di forza pubblica quale garante dell'ordine che sta venendo meno. Per vari motivi: sicuramente perchè ci sono pochi agenti in giro. Secondo perchè alla fine le politica ha paura delle azioni impopolari e nei fatti non sostiene le forze dell'ordine.
Per esempio, la situazione di occupazione della pista è figlia del mancato impegno dei Vigili Urbani. Che dovrebbero passare tutte le sere a multare e rimuovere le auto in sosta sulla pista, così "gli tolgono il vizio".
Quello che non va fatto è lasciare i cittadini a confrontarsi in questo modo, cosicchè i prepotenti la fanno sempre franca, oppure con il rischio che qualcuno si faccia male, e anche chi ha ragione passi, almeno per la legge, dalla parte del torto, con le conseguenze del caso.
Un proverbio vecchio come l'umanità, che riassume una triste verità della specie homo sapiens: quella propensione alla rapina e alla prepotenza organizzate che va sotto il nome di guerra. Insomma, non basta essere laboriosi e bravi, occorre anche essere in grado di difendersi.
Così le piste ciclabili. Sappiamo tutti che per usarle non basta costruirle, ma bisogna anche tenerle sgombre da chi le vuole usare per altri scopi, primo tra i quali il parcheggio.
Su facebook sta girando un filmato su di uno scontro tra proprietari di automobili parcheggiate sulla pista di Via Vittor Pisani a Milano. Non a Roma, ma nella "civile" Milano di Pisapia.
Una piccola scazzottata, senza feriti, per fortuna.
Per fortuna perchè poi in questi casi ci finiscono tutti, giusti e sbagliati. Infatti uno si aspetta che se un ciclista litiga con un automobilista perchè questo ha lasciato l'auto sulla pista, poi il giudice all'automobilista gli "dia il resto".
Ovvero: "Caro automobilista tu sei la causa del litigio, se non fossi stato lì con l'auto tutto sarebbe andato bene, invece non solo hai parcheggiato sulla pista, quando richiesto non l'hai spostata, e hai provocato una rissa. Quindi adesso tre mesi a costruire piste ciclabili per punizione".
Questo non accade perchè, come sappiamo, è il paese del garantismo per i prepotenti.
Va anche detto che sia a Roma che a Milano la forza pubblica ha perso qualunque voglia di controllare la movida, dove si annidano sempre di più personaggi prepotenti pronti alle botte.
Di fatto nelle nostre città è proprio il concetto di forza pubblica quale garante dell'ordine che sta venendo meno. Per vari motivi: sicuramente perchè ci sono pochi agenti in giro. Secondo perchè alla fine le politica ha paura delle azioni impopolari e nei fatti non sostiene le forze dell'ordine.
Per esempio, la situazione di occupazione della pista è figlia del mancato impegno dei Vigili Urbani. Che dovrebbero passare tutte le sere a multare e rimuovere le auto in sosta sulla pista, così "gli tolgono il vizio".
Quello che non va fatto è lasciare i cittadini a confrontarsi in questo modo, cosicchè i prepotenti la fanno sempre franca, oppure con il rischio che qualcuno si faccia male, e anche chi ha ragione passi, almeno per la legge, dalla parte del torto, con le conseguenze del caso.
mercoledì 19 dicembre 2012
Ricomincia il traffic-present-panic
Per fare i regali io aspetto il 22.
Vedi mai che i Maya ci avessero azzeccato, mi scoccerebbe aver passato qualche giorno degli ultimi a cercare regali per poi non arrivare neanche a Natale.
Se come penso molti hanno fatto il mio stesso raggionamento (un raggionamento è come un ragionamento, però molto più ponderato) sabato e domenica prevedo la fine del mondo...
Cioè, non la fine del mondo, ma la fine del mondo di traffico.
In ogni caso l'ordalia è già iniziata. Indizi e segni parlano chiaro.
Sui viali si allunga la seconda fila, e comincia a spuntare anche qualche terzina...
I semafori non ce la fanno a smaltire il traffico, per cui rimangono in mezzo all'incrocio quelli che non ce la fanno ad attraversarlo. Gli altri suonano e aspettano. L'incrocio si libera solo allo scattare del rosso, ma allora gli altri passano perchè dicono: siamo stati fermi col verde passiamo col rosso... quindi comincia la tragedia.
Il punto più pericoloso... il dopo semaforo.
Infatti, passati 20 minuti di ingorgo, i macchinisti partono a razzo, e si fanno i 100 m fino al semaforo successivo a 140, poi di nuovo fermi per 20 minuti.
Insomma, noi ciclisti dobbiamo stare attenti...
Peraltro, sarebbe il caso di sponsorizzare il bike-shopping come alternativa al traffico. Potresti cominciare a comprarti una bicicletta, che poi usi per andare a comprare gli altri regali...
Debbo dire che nello shopping la pieghevole da' veramente il meglio dise'. Infatti la puoi portare a curiosare per le vetrine e anche dentro i negozi, se chiedi cortesemente.
Io uso una frase standard... "scusi, ho trovato posto dentro!" Se compri, con questa fame che c'e' in giro, stai tranquillo che sei comunque bene accetto!
Vedi mai che i Maya ci avessero azzeccato, mi scoccerebbe aver passato qualche giorno degli ultimi a cercare regali per poi non arrivare neanche a Natale.
Se come penso molti hanno fatto il mio stesso raggionamento (un raggionamento è come un ragionamento, però molto più ponderato) sabato e domenica prevedo la fine del mondo...
Cioè, non la fine del mondo, ma la fine del mondo di traffico.
In ogni caso l'ordalia è già iniziata. Indizi e segni parlano chiaro.
Sui viali si allunga la seconda fila, e comincia a spuntare anche qualche terzina...
I semafori non ce la fanno a smaltire il traffico, per cui rimangono in mezzo all'incrocio quelli che non ce la fanno ad attraversarlo. Gli altri suonano e aspettano. L'incrocio si libera solo allo scattare del rosso, ma allora gli altri passano perchè dicono: siamo stati fermi col verde passiamo col rosso... quindi comincia la tragedia.
Il punto più pericoloso... il dopo semaforo.
Infatti, passati 20 minuti di ingorgo, i macchinisti partono a razzo, e si fanno i 100 m fino al semaforo successivo a 140, poi di nuovo fermi per 20 minuti.
Insomma, noi ciclisti dobbiamo stare attenti...
Peraltro, sarebbe il caso di sponsorizzare il bike-shopping come alternativa al traffico. Potresti cominciare a comprarti una bicicletta, che poi usi per andare a comprare gli altri regali...
Debbo dire che nello shopping la pieghevole da' veramente il meglio dise'. Infatti la puoi portare a curiosare per le vetrine e anche dentro i negozi, se chiedi cortesemente.
Io uso una frase standard... "scusi, ho trovato posto dentro!" Se compri, con questa fame che c'e' in giro, stai tranquillo che sei comunque bene accetto!
domenica 16 dicembre 2012
Cicloappuntamenti ordina: spingersi fino a Campo Soriano
Foto
Una colonna di Pippe Al Sugo (PAS) ha eroicamente spinto le proprie biciclette nelle Jungla che cresce sopra terracina, su per la Mammoliti Trail che passa tra Monte Cervaro e Monte Giusto.
Malgrado la colonna sia stata costretta dai continui continui attacchi di fame, si è fatta strada tra la vegetazione, il fango, le pietre, le cavolate e le marzianate, fino a sbucare nel paradiso di Campo Sriano, dove sono stati adorati gli HUM e gli acquari, quali residui dell'antica perfezione perduta dell'età dell'oro.
Malgrado la durezza della missione, per fortuna non ci sono stati caduti.
Firmato:
RPAS
In poche parole il bollettino del percorso di guerra che ci ha fatto ascendere da Terracina fino a Campo Soriano e ritorno. Ormai Cicloappuntamenti è diventato multiedrico. Non solo ha sezioni di difficoltà variabile nelle quali tutti possono trovarsi a proprio agio, ma vengonocombinate in un'unica gita dove gli sgarrupatori sgarrupano, le pippe pippano, arrivando in macchina e in treno con percorsi diversi.
Scusate se è poco...
Avendo condotto, con il modesto aiuto di molesto, il giro delle PAS, non so esattamente cosa abbiano fatto gli sgarrupatori, ma so che qualcuno ha millantato di aver pedalato dove in realtà NON ha pedalato, ma ha spinto come una volgarissima PAS.
Nulla toglie alla bellezza di un giro che si è svolto tra mare e boschi, le magnifiche ed inquietanti rocce di Campo Soriano, i fucilieri che ci hanno fatto sparare con le loro armi, il paradiso Grand Royal, Viviana che mi ha raccolto gli occhiali (grazie), 77 GPS ognuno per conto proprio.
L'apparizione del ninfo dei boschi, che ci ha spiegato come la traccia che avevamo fosse solo una presa in giro per non pedalare, mentre invece la vera traccia pedalabile zigzagava come un elettrocardiogramma attorno al sentiero sul quale abbiamo spinto.
Insomma una grande giornata... come solo tanti amici sanno far venire fuori...
Una colonna di Pippe Al Sugo (PAS) ha eroicamente spinto le proprie biciclette nelle Jungla che cresce sopra terracina, su per la Mammoliti Trail che passa tra Monte Cervaro e Monte Giusto.
Malgrado la colonna sia stata costretta dai continui continui attacchi di fame, si è fatta strada tra la vegetazione, il fango, le pietre, le cavolate e le marzianate, fino a sbucare nel paradiso di Campo Sriano, dove sono stati adorati gli HUM e gli acquari, quali residui dell'antica perfezione perduta dell'età dell'oro.
Malgrado la durezza della missione, per fortuna non ci sono stati caduti.
Firmato:
RPAS
In poche parole il bollettino del percorso di guerra che ci ha fatto ascendere da Terracina fino a Campo Soriano e ritorno. Ormai Cicloappuntamenti è diventato multiedrico. Non solo ha sezioni di difficoltà variabile nelle quali tutti possono trovarsi a proprio agio, ma vengonocombinate in un'unica gita dove gli sgarrupatori sgarrupano, le pippe pippano, arrivando in macchina e in treno con percorsi diversi.
Scusate se è poco...
Avendo condotto, con il modesto aiuto di molesto, il giro delle PAS, non so esattamente cosa abbiano fatto gli sgarrupatori, ma so che qualcuno ha millantato di aver pedalato dove in realtà NON ha pedalato, ma ha spinto come una volgarissima PAS.
Nulla toglie alla bellezza di un giro che si è svolto tra mare e boschi, le magnifiche ed inquietanti rocce di Campo Soriano, i fucilieri che ci hanno fatto sparare con le loro armi, il paradiso Grand Royal, Viviana che mi ha raccolto gli occhiali (grazie), 77 GPS ognuno per conto proprio.
L'apparizione del ninfo dei boschi, che ci ha spiegato come la traccia che avevamo fosse solo una presa in giro per non pedalare, mentre invece la vera traccia pedalabile zigzagava come un elettrocardiogramma attorno al sentiero sul quale abbiamo spinto.
Insomma una grande giornata... come solo tanti amici sanno far venire fuori...
mercoledì 12 dicembre 2012
Bambole, se ho capito bene, non c'e' un'euro...
Il coordinamento CYCOM, se non sbaglio il gruppo di ciclisti della FAO, ha messo a segno un bel colpo, chiedendo l'accesso agli atti del Comune di Roma riguardo al bilancio 2013.
Secondo le notizie raccolte, la lettera è stata pubblicata su facebook, per il 2013 neanche un'euro sarebbe stato posto per le ciclabili, mentre per il 2012 il bottino ammonterebbe ad un paio di milioni di euro.
Debbo dire che la cosa non mi è chiarissima.
Se ho capito bene, si parla di soldi normali e di soldi presi dalle multe. Soldi autonomi non ce ne sarebbero, però probabilmente i famosi due milioni delle multe verrebbero spesi nel 2013 dalle multe 2012.
Beh, se qualcuno ci capisce me lo spieghi.
Di fatto però i due milioni sono proprio tanto poco!!!! Se va bene basteranno a manutenere le piste esistenti, ma di nuove proprio non se ne parla.
Questo per dire che il piano quadro è destinato ad essere rimandato alla prossima amministrazione...
Ma qualcuno ne sa di più?
Secondo le notizie raccolte, la lettera è stata pubblicata su facebook, per il 2013 neanche un'euro sarebbe stato posto per le ciclabili, mentre per il 2012 il bottino ammonterebbe ad un paio di milioni di euro.
Debbo dire che la cosa non mi è chiarissima.
Se ho capito bene, si parla di soldi normali e di soldi presi dalle multe. Soldi autonomi non ce ne sarebbero, però probabilmente i famosi due milioni delle multe verrebbero spesi nel 2013 dalle multe 2012.
Beh, se qualcuno ci capisce me lo spieghi.
Di fatto però i due milioni sono proprio tanto poco!!!! Se va bene basteranno a manutenere le piste esistenti, ma di nuove proprio non se ne parla.
Questo per dire che il piano quadro è destinato ad essere rimandato alla prossima amministrazione...
Ma qualcuno ne sa di più?
lunedì 10 dicembre 2012
GSA o della Roma stracciona... una botta di ottimismo
Domenica mi sono unito al Grande Marco Pierfranceschi che ci ha condotti nel Grande Sentiero Anulare, un percorso che circumnaviga Roma minimizzando i tratti di asfalto.
Di percorso ne ho fatto solo metà, da Piramide a Ponte Mammolo... in una giornata soleggiata di stupenda tramontana. Ma basta abbigliarsi bene e passa la paura. E io ero super coperto, per cui ho anche sudato!
Marco è uno dei ciclisti più esperti che conosca. Seguirlo in una gita, anche se non concede facilmente la sua presenza, è sempre estremamente istruttivo e piacevole. E questa volta non ha fatto eccezione.
Ci ha guidati per il GSA che è un po' la sua creatura, messa a punto in anni di vagabondaggi, quanto non c'era Google Earth e i passaggi andavano cercati "fisicamente".
Personalmente dentro Roma mi sposto volentieri in bicicletta, ma non amo farci gite. Mi viene la malinconia, la voglia di stare fuori. Il GSA invece mi stuzzicava, anche se sapevo cosa avrei trovato.
Cosa ho trovato? La vergogna di essere un romano. Di abitare una città che fu bellissima, e che è stata irrimediabilmente rovinata dalle generazioni del dopoguerra. E anche la gente...
Infatti un altro nomignolo del GSA è: il meglio ed il peggio di Roma. Nel tratto che ho percorso il meglio sono stati la Caffarella ed il Parco degli acquedotti. Il peggio da Cinecittà a Ponte Mammolo.
Perchè il peggio? Perchè misuri la sciatteria trasandata con cui teniamo Roma.
Non solo le costruzioni orride.
Brutte case piccole e abusivi, orribili palazzi. Ma anche zozzeria e monnezza ovunque, strade rotte, buche, strisce scolorite, recinzioni divelte, campi zingari, masse di straccioni d'importazione, macchine in sosta vietata. Tanti parchi, ma tutti lasciati a se' stessi.
Nei quartieri più recenti le strade fatte senza un minimo riguardo per pedoni e biciclette, senza un minimo accenno di stile che le ingentilisca. Solo asfalto, asfalto e parcheggi. Dormitori per persone e per auto.
Ti fermi a parlare con la gente e ti chiedi dove siano andati a finire tutte i miliardi che abbiamo speso in istruzione.
Insomma, per certi versi non sembra che si siano fatti passi avanti rispetto alla Roma pasoliniana dei ragazzi di vita e delle borgate del dopoguerra.
Rileggeteveli e confrontate. Glia abitanti sono rimasti tali e quali, solo che adesso hanno l'auto e il televisore LCD.
Di percorso ne ho fatto solo metà, da Piramide a Ponte Mammolo... in una giornata soleggiata di stupenda tramontana. Ma basta abbigliarsi bene e passa la paura. E io ero super coperto, per cui ho anche sudato!
Marco è uno dei ciclisti più esperti che conosca. Seguirlo in una gita, anche se non concede facilmente la sua presenza, è sempre estremamente istruttivo e piacevole. E questa volta non ha fatto eccezione.
Ci ha guidati per il GSA che è un po' la sua creatura, messa a punto in anni di vagabondaggi, quanto non c'era Google Earth e i passaggi andavano cercati "fisicamente".
Personalmente dentro Roma mi sposto volentieri in bicicletta, ma non amo farci gite. Mi viene la malinconia, la voglia di stare fuori. Il GSA invece mi stuzzicava, anche se sapevo cosa avrei trovato.
Cosa ho trovato? La vergogna di essere un romano. Di abitare una città che fu bellissima, e che è stata irrimediabilmente rovinata dalle generazioni del dopoguerra. E anche la gente...
Infatti un altro nomignolo del GSA è: il meglio ed il peggio di Roma. Nel tratto che ho percorso il meglio sono stati la Caffarella ed il Parco degli acquedotti. Il peggio da Cinecittà a Ponte Mammolo.
Perchè il peggio? Perchè misuri la sciatteria trasandata con cui teniamo Roma.
Non solo le costruzioni orride.
Brutte case piccole e abusivi, orribili palazzi. Ma anche zozzeria e monnezza ovunque, strade rotte, buche, strisce scolorite, recinzioni divelte, campi zingari, masse di straccioni d'importazione, macchine in sosta vietata. Tanti parchi, ma tutti lasciati a se' stessi.
Nei quartieri più recenti le strade fatte senza un minimo riguardo per pedoni e biciclette, senza un minimo accenno di stile che le ingentilisca. Solo asfalto, asfalto e parcheggi. Dormitori per persone e per auto.
Ti fermi a parlare con la gente e ti chiedi dove siano andati a finire tutte i miliardi che abbiamo speso in istruzione.
Insomma, per certi versi non sembra che si siano fatti passi avanti rispetto alla Roma pasoliniana dei ragazzi di vita e delle borgate del dopoguerra.
Rileggeteveli e confrontate. Glia abitanti sono rimasti tali e quali, solo che adesso hanno l'auto e il televisore LCD.
domenica 9 dicembre 2012
Grande idea: cambiamo nome al comitato "Di Traffico Si Muore"
Mentre facevo colazione stamattina, preparandomi per l'uscita del Grande Sentiero Anulare, ho pensato che mi sarebbe piaciuto presentare il mio amico Alberto a Marco, dicendogli: "Alberto, questa è una persona eccezionale ma di un pessimismo estremo, forse il meglio (in quanto a pessimismo) che puoi trovare sul mercato"...
Per sostanziare questo ho pensato al mitico comitato "Di Traffico Si Muore", forse ormai disciolto nel più diretto "Salvaiciclisti". Difficile pensare a qualcosa di più pessimistico.
Bene mi è anche spuntata, come al solito in drammatico ritardo, l'idea per ribattezzarlo: "Basta morire di traffico". Comitato Basta Morire di Traffico, per gli amici CBMT.
I concetti ci sono tutti, in particolare la relazione tra morte e traffico. Ma il messaggio che viene lanciato è positivo e inequivocabile. Fermiamo la strage.
Mentre prima era un qualcosa di inevitabile, del tipo: ricordati che devi morire, e il traffico può anche tornarti utile a questo scopo...
Per sostanziare questo ho pensato al mitico comitato "Di Traffico Si Muore", forse ormai disciolto nel più diretto "Salvaiciclisti". Difficile pensare a qualcosa di più pessimistico.
Bene mi è anche spuntata, come al solito in drammatico ritardo, l'idea per ribattezzarlo: "Basta morire di traffico". Comitato Basta Morire di Traffico, per gli amici CBMT.
I concetti ci sono tutti, in particolare la relazione tra morte e traffico. Ma il messaggio che viene lanciato è positivo e inequivocabile. Fermiamo la strage.
Mentre prima era un qualcosa di inevitabile, del tipo: ricordati che devi morire, e il traffico può anche tornarti utile a questo scopo...
venerdì 7 dicembre 2012
Noi non abbiamo paura della neve...
Da Bruxelles ho seguito su internet lo scambio di battute
sulla proibizione adottata a Bologna, di utilizzare le biciclette quando
nevica.
Questa settimana a Bruxelles ha nevicato, e così ho visto
come si comportano in caso di neve.
Ovviamente in giro ci sono meno ciclisti rispetto ad una giornata
di sole, ma comunque si va in giro in bicicletta tranquillamente, e anche il
Villo!, il bike-sharing locale, rimane accessibile.
In una delle riunioni ho anche scoperto che uno dei funzionari
viene con la pieghevole (una Gazelle) da fuori Bruxelles (bici + treno + bici). Gli ho chiesto come se stesse
usando la bicicletta anche in questi giorni di neve. La risposta ve la scrivo
qui:
Ma certamant!
Je suis plus securò an velociped dans le pied, porquois je aves deux
roite an deux pied, cosiqque’ je nons sons aux cadeaux per toir aux sbattè la capoche pur cons las
nevache et les glacies!
Chiarissimo no? Insomma, mi dice: in bicicletta ho due ruote
e due piedi, così anche con neve e
ghiaccio non posso mai cadere.
Allego la foto che mi ha mandato immediatamente.
Insomma, in Italia siamo i soliti… però mi meraviglio dei
Bolognesi, chissà che gli è preso…
domenica 2 dicembre 2012
Pioggia nel Pineto: una gita umida ma onesta.
Sfidando l'umidità autunnale, una pattuglia di coraggiosi si è avventurata per i viali umidi della temibile Pineta di Ostia, luogo di perdizione (a pagamento) e anche di smarrimento, per fortuna avevamo due guide e il GPS.
Il piccolo drappello, sceso dall'Ostia Express ha assoldato alcuni indigeni (Antonietta in HopTown 5, Roberto, Alberto e Patrizia) e si è fatto guidare per la foresta oscura stillante umidità e resina, con meta la mitica Villam Pliniensis
L'indigeno da corsa (Roberto) si è infilato a velocità incredibile per i sentieri sotto gli alberi, tanto che qualcuno ha rischiato di andare lungo.
Dopodichè una bella ispezione alla corsia ciclabile che taglia la giungla , le cui strisce sono state appena ripittate così che le auto che ci parcheggiano sono sicure proprio di occupare una corsia ciclabile.
Dopodichè dopo un'altra corsa dell'indigeno da corsa, l'altra indigena ci ha guidato per un sentiero sabbioso che saliva e scendeva continuamente.
Una specie di snake ma in pianura con 20 cm di sabbia.
Una cosa che in discesa non si andava, ed in salita avevi bisogno dei cingoli perchè le ruote si rifiutavano di spingere.
Interessante la discarica associata al sentiero, che poi uno si chiede: ma quale tribù viveva qui, per accumulare tanti rifiuti così ben nascosti sotto gli alberi?
Un altro vagabondare per i misteri della foresta e finalmente ci appare la mitica Villa Pliniensis... che in effetti avrebbe bisogno di un restauro. Ce ne siamo accorti perchè lì ha cominciato a piovere e abbiamo notato qualche infiltrazione d'acqua dal tetto...
Comunque, vista l'umidità, ci siamo fiondati fuori e abbiamo ricominciato il nostro vagabondare. Visto che l'umidità aumentava ci siamo avvoltolati nella plastica. Io e Alberto ci siamo fermati e alla fine della vestizione (giacca, calzoni impermeabili, cappello, etc.) è improvvisamente finita la pioggia ed è uscito un sole da sauna. Processo al completo.
Dopo queste disavventure ci siamo diretti all'oasi alimentare e dopo ben 3,5 km di pianura, esausti ci siamo messi a mangiare illuminati da un bel sole. Dopo il caffè, pausa sul litorale, due ore scarse di riposo, che dopo 3,5 km di pianura è veramente niente, ci siamo diretti verso la stazione di Acilia.
Alberto e Patrizia ci hanno guidati attraverso un misterioso villaggio di nome Casalpalocco, abitato da indigene dai capelli biondi e dal conto di molti zeri, almeno all'epoca. Si dice che da queste parti sia localizzato anche il luogo natale di un altro indigeno dal pittoresco nome di Mirtillo, attualmente disabitato, perchè l'indigeno si è spostato in città.
In effetti avevo visto un paio di case disabitate e volevo andare a citofonare per vedere se non c'era. Se non c'era era proprio quella la casa, perchè da anni non abita più lì.
Alla fine il vero pericolo: la pista di Acilia. Prudentemente, per evitare i bisonti della pista, abbiamo pedalato ai lati (non è proprio che si possano definire marciapiedi) talvolta collidendo con altri indigeni che ivi deambulavano con sguardo vacuo.
Alla fine, accomiatatici dagl'indigeni, siamo saltati al volo sul cavallo a vapore, che ci ha ricondotto finalmente nel modo civile (San Paolo, insomma... si fa per dire, ovviamente).
Un grazie agli esploratori e agli indigeni che ci hanno fatto la guida.
Un benvenuto ad Alberto e Patrizia, che spero si uniscano a Cicloappuntamenti!!!
Il piccolo drappello, sceso dall'Ostia Express ha assoldato alcuni indigeni (Antonietta in HopTown 5, Roberto, Alberto e Patrizia) e si è fatto guidare per la foresta oscura stillante umidità e resina, con meta la mitica Villam Pliniensis
L'indigeno da corsa (Roberto) si è infilato a velocità incredibile per i sentieri sotto gli alberi, tanto che qualcuno ha rischiato di andare lungo.
Dopodichè una bella ispezione alla corsia ciclabile che taglia la giungla , le cui strisce sono state appena ripittate così che le auto che ci parcheggiano sono sicure proprio di occupare una corsia ciclabile.
Dopodichè dopo un'altra corsa dell'indigeno da corsa, l'altra indigena ci ha guidato per un sentiero sabbioso che saliva e scendeva continuamente.
Una specie di snake ma in pianura con 20 cm di sabbia.
Una cosa che in discesa non si andava, ed in salita avevi bisogno dei cingoli perchè le ruote si rifiutavano di spingere.
Interessante la discarica associata al sentiero, che poi uno si chiede: ma quale tribù viveva qui, per accumulare tanti rifiuti così ben nascosti sotto gli alberi?
Un altro vagabondare per i misteri della foresta e finalmente ci appare la mitica Villa Pliniensis... che in effetti avrebbe bisogno di un restauro. Ce ne siamo accorti perchè lì ha cominciato a piovere e abbiamo notato qualche infiltrazione d'acqua dal tetto...
Comunque, vista l'umidità, ci siamo fiondati fuori e abbiamo ricominciato il nostro vagabondare. Visto che l'umidità aumentava ci siamo avvoltolati nella plastica. Io e Alberto ci siamo fermati e alla fine della vestizione (giacca, calzoni impermeabili, cappello, etc.) è improvvisamente finita la pioggia ed è uscito un sole da sauna. Processo al completo.
Dopo queste disavventure ci siamo diretti all'oasi alimentare e dopo ben 3,5 km di pianura, esausti ci siamo messi a mangiare illuminati da un bel sole. Dopo il caffè, pausa sul litorale, due ore scarse di riposo, che dopo 3,5 km di pianura è veramente niente, ci siamo diretti verso la stazione di Acilia.
Alberto e Patrizia ci hanno guidati attraverso un misterioso villaggio di nome Casalpalocco, abitato da indigene dai capelli biondi e dal conto di molti zeri, almeno all'epoca. Si dice che da queste parti sia localizzato anche il luogo natale di un altro indigeno dal pittoresco nome di Mirtillo, attualmente disabitato, perchè l'indigeno si è spostato in città.
In effetti avevo visto un paio di case disabitate e volevo andare a citofonare per vedere se non c'era. Se non c'era era proprio quella la casa, perchè da anni non abita più lì.
Alla fine il vero pericolo: la pista di Acilia. Prudentemente, per evitare i bisonti della pista, abbiamo pedalato ai lati (non è proprio che si possano definire marciapiedi) talvolta collidendo con altri indigeni che ivi deambulavano con sguardo vacuo.
Alla fine, accomiatatici dagl'indigeni, siamo saltati al volo sul cavallo a vapore, che ci ha ricondotto finalmente nel modo civile (San Paolo, insomma... si fa per dire, ovviamente).
Un grazie agli esploratori e agli indigeni che ci hanno fatto la guida.
Un benvenuto ad Alberto e Patrizia, che spero si uniscano a Cicloappuntamenti!!!
La pista del Tevere se la tiene il Tevere...
Ieri dovevo attraversare Roma da Nord a SUd, e ho pensato: "Chissà se finalmente hanno tolto i detriti alla pista del Tevere"...
In effetti non li hanno tolti perchè il fiume ce ne sta accumulando di altri proprio in queste ore.
Il guaio è che tra piene e bancarelle, alla fine questa bellissima pista è disponibile solo pochi mesi l'anno, per cui andrebbe contata come solo metà pista.
Inoltre, l'ultima escursione verso Roma Sud aveva fatto notare due cose spiacevoli:
- un'interruzione all'altezza della Magliana per smottamenti. Non è colpa di nessuno, meno piacevole il non aver segnalato alcun percorso alternativo;
- un accampamento tra la pista e l'Ostiense. Quando sono passato sono stato (discretamente) seguito sulla pista dal furgone dei nomadi fino al loro accampamento.
L'attività di selezione dei rifiuti era già in corso. Ovviamente i rifiuti non adatti al riciclo finivano ad adornare le spalle del terrapieno. Peccato, perchè era stato bonificato il pezzo sotto il viadotto della Magliana e quello sotto il viadotto dell'Olimpica.
Insomma, occorrerebbe far fare una pista sopra i muraglioni del Lungotevere, visto che la strada lì è pericolosetta, troppi ci corrono con l'auto.
Inoltre occorre pattugliare costantemente la pista per evitare insediamenti abusivi. Non possiamo ne' fare Calcutta, ne' ospitare tutti i nomadi d'Europa.
Infine, sembra proprio che un pezzo della pista sia stato riaperto al traffico, per servire un deposito della protezione civile. Vorrei proprio vedere... secondo me l'hanno fatto apposta come scusa per aprire un altro accesso a qualche area altrimenti on utilizzabile.
In effetti non li hanno tolti perchè il fiume ce ne sta accumulando di altri proprio in queste ore.
Il guaio è che tra piene e bancarelle, alla fine questa bellissima pista è disponibile solo pochi mesi l'anno, per cui andrebbe contata come solo metà pista.
Inoltre, l'ultima escursione verso Roma Sud aveva fatto notare due cose spiacevoli:
- un'interruzione all'altezza della Magliana per smottamenti. Non è colpa di nessuno, meno piacevole il non aver segnalato alcun percorso alternativo;
- un accampamento tra la pista e l'Ostiense. Quando sono passato sono stato (discretamente) seguito sulla pista dal furgone dei nomadi fino al loro accampamento.
L'attività di selezione dei rifiuti era già in corso. Ovviamente i rifiuti non adatti al riciclo finivano ad adornare le spalle del terrapieno. Peccato, perchè era stato bonificato il pezzo sotto il viadotto della Magliana e quello sotto il viadotto dell'Olimpica.
Insomma, occorrerebbe far fare una pista sopra i muraglioni del Lungotevere, visto che la strada lì è pericolosetta, troppi ci corrono con l'auto.
Inoltre occorre pattugliare costantemente la pista per evitare insediamenti abusivi. Non possiamo ne' fare Calcutta, ne' ospitare tutti i nomadi d'Europa.
Infine, sembra proprio che un pezzo della pista sia stato riaperto al traffico, per servire un deposito della protezione civile. Vorrei proprio vedere... secondo me l'hanno fatto apposta come scusa per aprire un altro accesso a qualche area altrimenti on utilizzabile.