Ma c’e’ veramente una strega a Foglino? Io non l’ho vista,
ma credo proprio che ci sia. Le ragioni sono due.
Innanzitutto perché il bosco
si è slavato dalla distruzione, e questo è sicuramente dovuto ai poteri
soprannaturali di una strega.
Secondo, perché ogni volta che ci passo mi succede qualche
cosa, ed oggi nel bosco (solo in questo) per la seconda volta ho fatto fuori il
cambio… ma andiamo con ordine.
Ci siamo ancora una volta adunati alla stazione di Nettuno
e, dopo una frugale colazione, ci siamo diretti verso il laghetto Granieri,
punto d’ingresso nel bosco.
Il fondo dei sentieri era proprio come me lo aspettavo: un
curioso mix di rena e argilla, che con l’acqua forma un micidiale fango
colloso. Il tutto sotto un bel po’ d’acqua.
Ed in effetti la compagnia si è cimentata con morale alto in
questo esercizio di ciclo navigazione, con lunghe parti percorse dentro l’acqua,
talvolta immergendo le ruote fino ai mozzi. Il bosco però è veramente bello, e
vale la pena.
Tutto stava andando per il meglio, a parte qualche
scarponcino allagato, quando non reagisco con la dovuta rapidità ad un ramo che
mi acchiappa la ruota posteriore. Il tronchetto si è infilato nel cambio è lo
ha fatto ruotare verso l’alto, portandolo in mezzo ai raggi. La prognosi è
negativa, ma forse, con qualche martellata, regge per un altro po’.
Interviene dunque (San) Francesco, partecipante non iscritto
a Cicloappuntamenti) e mi aiuta a rimetterlo a posto. Insomma, riesco ad usare
la corona centrale e i due pignoncini più esterni. Per il resto della gita può
bastare e ci rimettiamo in cammino.
Troviamo alcuni passaggi utilizzati l’altra gita sigillati e
dunque decidiamo di saltare a piè pari il tratto sul fiume Astura e di
proseguire per la provinciale fino all’oasi di Fogliano. Sulla provinciale non
ci piace, quindi tiriamo abbastanza rapidi, sfruttando il fresco vento in
poppa.
Di fatto viaggiamo sopra i 25 km/h, stiamo avvicinandoci all’Oasi,
quando ciò che rimane del mio cambio tira definitivamente le cuoia.
Salta la boccola di una
delle rotelline del tendicatena. La strega ha colpito ancora.
Anche questa volta interviene (San) Francesco, con il quale
decidiamo di disfarci del cambio e di mettere la catena direttamente sui
pignoni. Sfruttando la falsa maglia (San) Francesco apre la catena, la riduce
alla lunghezza giusta, e la ricuce. Il povero cambio finisce nel contenitore
del metallo…
Ripartiamo e ci fermiamo a mangiare un frugale pasto all’Oasi
di Fogliano, annaffiandolo con una fruglae bordolese di Aglianico che avevo
portato nella borsa (avete capito perché pesa tanto?).
Quindi ci rimettiamo in marcia per il lungomare. Purtroppo
alla prima serie di buche la mia catena “risale” al pignone più grandicello, e lì si
stabilizza, alquanto tesa. Io accetto questa ulteriore croce e affronto la duna
sabbiosa, comunque cavandomela senza problemi.
Sulla parte sabbiosa, la maledizione della strega colpisce
il pedale di Molesto. Sì, insomma, quello che avrebbe voluto cambiare prima
della gita, poi per pigrizia non l’ha fatto per vedere se teneva, e quello –a causa
della maledizione della strega- ha ceduto.
Di pedalare monopetale
Diego non ne ha voluto sapere. Ancora una volta (San) Francesco ha inventato
una soluzione di fortuna (che ha ceduto do circa 5 km a 25 all’ora).
Poi in località Sacramento un benzinaio ci ha gentilmente offerto
uno stoppone da muro con il quale (San)
Francesco ha realizzato un pedale di fortuna, che ha sorretto Diego lungo la strada
di Cerasella e poi sulla Migliara fino alla stazione di Priverno. Ovviamente un ultimo colpetto della strega… l’inaspettata
foratura della ruota anteriore di Alessia.
Non ci siamo sentiti al sicuro fino a quando non siamo
saliti sul treno. Alla fine abbiamo totalizzato 60 km, dislivello 0, ma molti
terreni difficili. Io in particolare ho pedalato praticamente sempre in salita,
oltre a farmi circa 35 km con una sola marcia.
Vorrei innanzitutto ringraziare (San) Francesco per averci
permesso di scivolare dalle grinfie della Strega! Anzio, io ho avuto l’avaria
in una zona dalla quale avrei potuto tornare a piedi, Diego ci avrebbe messo
dalle 4 alle 5 ore a spingere fino alla stazione del treno!
Poi vorrei ringraziare tutti quelli che hanno avuto parole
di apprezzamento per la mia bici, come ad esempio:
- Buttala
-
Lasciala al cassonetto
-
Fatti una bici seria
-
Tanto ormai ha fatto un mijardo de kilometri
Infine un consiglio per Diego: la prossima volta, quando hai
dubbi sulla resistenza del pezzo che non hai cambiato prima di partire, fai una
bella cosa: lo metti nello zaino insieme a quanto necessario per sostituirlo. E’
molto più produttivo di tutti quegli attrezzi senza chiaro scopo!!!
Grazie Lug che non hai infierito piu' del dovuto!!!!ahaah
RispondiEliminaun saluto.... Molesto.