venerdì 8 novembre 2013

Ma QUANTO è insicura la bicicletta?

Chi sceglie un mezzo a due ruote, bici, scooter, moto, sa bene di esporsi ad una serie di rischi difficilmente mitigabili. Dalla foratura, al cane in mezzo alla strada. alla macchia d'olio in curva, tanto per citare i più frequenti, i pericoli sono in agguato in ogni momento.

Inoltre l'utente del mezzo a due ruote non è protetto in caso di caduta:  gli incidenti sono più frequenti e le conseguenze più gravi... per non parlare poi del più classico degli incidenti, la collisione con altri veicoli. Lì, salvo pochi  casi, l'utente del mezzo a due ruote ha la peggio.

Quindi, quando saliamo su di un mezzo a due ruote, abbiamo fatto una scelta a priori, ovvero quella di sfidare un bel po' di sorte. Di assumerci una serie di rischi che l'automobilista, il camionista, il tramviere non hanno.

D'altra parte il proverbio uomo a cavallo sepoltura aperta mica l'abbiamo inventato noi!!!

La domanda successiva è, ovviamente... ma QUANTO è insicuro il mezzo a due ruote rispetto a quello a quattro ruote? E visto dove ci troviamo, QUANTO è insicura la bicicletta?

Bene, quando andiamo alle statistiche sulla bicicletta tutto diventa meno chiaro, direi confuso. Infatti la (in) sicurezza viene espressa con rapporti: sopra metti, per esempio, i morti, e sotto, a dividere, qualche altro numero.

Per il numeratore, visto che parliamo di rapporti, è abbastanza facile. Ci mettiamo i morti in una anno. Io non sono molto d'accordo, infatti anche rimanere paralizzato è una sorta terribile, perdere un braccio o una gamba, etc. Infatti per avere il vero indice di rischio sociale, io ci metterei tutti gli incidenti che provocano gravi lesioni permanenti.

Per il denominatore, invece, tutto si fa confuso. Infatti è difficilissimo sia stabilire la base di paragone che poi stimare l'effettivo uso della bicicletta sul quale "spalmare" il numero dei decessi.

La prima scelta che viene in mente è utilizzare un indice classico della produttività dei trasporti passeggeri: il passeggero (moltiplicato) per chilometro. Per intenderci, un'auto che porta 4 persone a 100 all'ora, in un'ora di viaggio produce 400 paxkm. Un treno con mille persone a 200 all'ora 200 mila paxkm. Un jet con 400 pax a 800 km/h, produce 320000 paxkm. Una bici a 20 all'ora... 20!

Se si adotta il paxkm come misura di sicurezza, l'aviazione commerciale diviene di gran lunga il mezzo di tasporto più sicuro, al secondo posto si classificano gli ascensori. Dall'auto in giù è una carneficina. La bicicletta non ne parliamo neppure.

La gisutificazione dell'uso del paxkm nelle statistiche di sicurezza è, ovviamente, che il mezzo di trasporto serve, appunto, a trasportare, e quindi è giusto misurare gli incidenti sulla sua produzione.

In aviazione siamo i primi a sconfessare queste statistiche, Considerando che le fasi rischiose del volo sono decollo e atterraggio, preferiamo utilizzare il volo come indice di sicurezza, il che ridimensiona la sicurezza relativa dell'aviazione di linea a valori più realistici.


Secondo me il paxkm comporta trappole anche nelle statistiche comparate. Per comparare i due mezzi occorre fare una serie di assunzioni, perchè il mezzo si sceglie in relazione al percorso che devi fare. Quindi dovremmo parlare, per esempio, di stessi percorsi. Infatti auto e bici "competono" fino a 10 km in ambito urbano. Fuori dalla città il vantaggio in produttività che si ottiene ad usare l'auto è altissimo, non c'e' competizione.

Più interessante è il paragone tra due mezzi omogenei: bicicletta e tandem. Se si muovono insieme a 20 km/h, la produttività del tandem è esattamente doppia (40 paxkm contro 20 paxkm). Però non vi è nessuna ragione per ritenere che i due mezzi corrano rischi differenti, se non per il fatto che il tandem è leggermente più lungo della bicicletta e quindi ha una maggiore sezione d'urto.

Se adottiamo il paxkm, il tandem è praticamente il doppio più sicuro della bicicletta singola e quattro volte rispetto a due biciclette. In realtà, sul medesimo percorso i due mezzi hanno la stessa probabilità di avere un incidente, leggermente più grande per il tandem per via delle dimensioni. Quindi anche in questo caso si dovrebbe abbandonare il paxkm e andare su di un'altra unità, quale la tratta o il tempo di esposizione al rischio (minuti di percorso).

Ovviamente se tutti ci muoviamo in città a 20 all'ora, la persona  che si sposta in SUV diviene praticamente invulnerabile... mentre noi ciclisti rimaniamo esposti agli incidenti.

Questa è, a prescindere dalla stima del rischio, la vera ragione per promuovere un'infrastruttura ciclistica per aumentare la sicurezza del ciclista,... altrimenti prendiamo tutti il SUV!

1 commento:

  1. E poi mettici che quello che guida il Suv fa una vita sedentaria, si deprime, si ubriaca il sabato sera e si spalma contro qualche platano. Oppure invecchia e muore precocemente per il sovrappeso, lo stress ed i problemi cardiocircolatori. O è costretto a lavorare di più perché la macchina gli brucia un quarto di quello che guadagna e fa una vita di me*da, dialoga con l'autoradio e vive di odori e sensazioni sintetiche. Quante cose dovremmo considerare...

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