martedì 9 dicembre 2014

Slippery People (gente infida)

Come posso descrivere la sensazione di disagio che mi prende in alcuni quartieri di Roma?

Una sensazione molto diversa dal conato di avversione che mi attanaglia quando vedo le strade della mia adolescenza invase da gente che si trasferisce da noi e cerca di replicare gli stessi comportamenti che rendono invivibile il paese da cui sono fuggiti... e che prosperano qui  ma solo perche' le nostre maglie larghe, il nostro malgoverno e la nostra vuota retorica buonista glielo consentono.

Parlo invece dei quartieri che dovrebbero ospitare, o meglio ospitano, le persone di censo elevato, coloro il cui reddito li colloca tra la classe dirigente di questo paese.

Certo perche', hai voglia a dirlo, il carattere di un paese lo fa la sua classe dirigente, ovvero quelli che emergono dalla massa di normali stipendiati, come protagonisti della vita economica, amministrativa e politica.

Allora, quando vado in uno dei "quartieri bene" di Roma, al migliorare dell'architettura e della qualita' dei vestiti degli abitanti, della merce nei negozi, non fa altrettanto scopa il migliorare dell'ordine, della pulizia, del senso del rispetto dell'altro.

Certo, qualcosa migliora. Le strade sono un po' piu' pulite e in ordine, segno che qualche potente che sa farsi ascoltare c'e',  ma poi tutto finisce.

Non e' solo l'espressione da filibustiere nostrano che ha troppa gente benvestita... quella non da finanziere spietato all'americana, ma diciamo da fio de na mignotta di sottogoverno, che hanno sulla faccia.

Persone che i soldi non li hano fatto col lavoro, le idee buone, anche la decisione nel condurre affari, ma principalmente con il saccheggio della cosa pubblica... saccheggio diretto per appropriazione, o perche' semplicemente hanno fatto pagare pegno, dalla loro posizione, a coloro che volevano fare qualcosa di positivo.

O perche' con il nome giusto si sono appropriati di opportune posizioni. Destra o sinistra non cambia, lo sappiamo bene.

Un ciclista lo capisce meglio., dalla qualita' della guida, arrogante e  insofferente. Dal parcheggio prepotente perche' i vigili vengono qui solo se li chiamo. Dai passaggi pedonali bloccati sai SUV, che a piedi ci vanno solo le colf (figurati in bici).

Ma anche dalla gerachia che si rispecchia nell'abbigliamento, con i simboli dell'opulenza come i gradi di un esercito. Nella totale sregolatezza della prole, cresciuta e addestrata alla rapacita' furbesca, perche' col solo lavoro si rimane poveri.

Poi, come valli in una landa boscosa, alcune parti di questi quartieri degradano verso l'oscurita' criminale, con la quale devi fare i conti perche' certo lavoro sporco qualcuno lo dovra'  fare.

Questo lo percepisco chiaramente, lo fiuto nell'aria. Proprio da come mi sento estraneo all'ambiente. Dai vestiti dei clienti e dall'abbigliamento delle loro amanti, anche loro status symbol, perche' tenute legate per lo piu' dai quattrini.

Mi viene difficile frequentare anche quando gli amici si vogliono fernare li', proprio perche' l'ambiente mi fa andare di traverso quello che mangio, e se piace a loro, di sicuro non puo' piacere a me.

Poi improvvisamente sul giornale leggo che tutti quei locali erano di qualche criminale, e mi spiego tutto. Mi rendo anche conto che alla fine per loro e' un vanto e un bisogno, frequentare qualche criminale vero, per sentire qualche brivido e riconoscersi in qualche modo parte di una formidabile organizzazione.

Capisco  anche, l'ho sempre saputo, perche' papa' alla fine non si e' mai voluto spostare dalla periferia, certe cose gia' le conosceva. Va bene le case belle, ma  almeno li' hai gente che vive di lavoro e cerca di migliorare, non di elevarsi abbassando gli altri.

E avrebbe pure vinto la scommessa, peccato non abbia potuto prevedere certi flussi migratori, che invece di romani di periferia, ma finalmente migliorati ed evoluti, ti riportano vicino la poverta' nera del mondo, come se fossimo ancora negli anni 50.

Povera Roma. Che ti abbiamo fatto...

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