martedì 21 agosto 2018

Cape Portonaccihorn

La rotta piu’ conveniente tra casa e ufficio, non la piu’ corta, ma la piu’ rapida e meno faticosa, richiede di doppiare, due volte al giorno, il periglioso Cape Portonaccihorn.


Per questo ogni volta che la faccio la temo, e cmq qualche rischio lo si corre sempre.


I vantaggi sono, in un quadro di distanza praticamente equivalente a quella della Prenestina, una bella rampa a pendenza costante da Piazzale delle Provincie fino a Castro Pretorio, senza tutti i saliscendi.


Di contro stai sempre in mezzo al traffico, quindi senza beneficiare del marciapiede della Prenestina e, soprattutto, devi doppiare il terribile Cape Portonaccihorn.


Cape Portonaccihorn ha i suoi Scilla e Cariddi.


Scilla è lo stato della strada stessa. Stretta, divisa tra una corsia abbondante (direzione Prenestina) e aperta al traffico e una corsia preferenziale quasi secca verso la Tiburtina, funestata in zona bici (cioe’ a 50 cm dal minuscolo marciapiedi) da una micidiale e quasi impedalabile serie di tombini ribassati. Pero' finita la follia dell’accesso libero alle auto, e’ tornata abbastanza tranquilla.


Nota: Da vecchio Prenestino all’accesso libero non ci ho mai creduto, anche perche’ la segnaletica era rimasta veramente identica prima, durante e dopo l’apertura, e solo recentemente è stata resa inequivocabile...


Fino a due mesi fa il tutto era servito in salsa di asfalto sconvolto, sconvolto sul serio e quindi ancora più terribile. Provvidenzialmente il fondo stradale è stato rifatto e adesso la ciclabilità è migliorata alquanto. Rimane pero’ Cariddi, che non migliora, anzi…


Cariddi è il grande deposito dell’ATAC, una delle principali fonti del temibile #mortaccibus. Se solo riprendo le testimonianze lasciate su questo blog gli attacchi peggiori e più gratuiti sono avvenuti appena prima e appena dopo il grande deposito dell’ATAC… come quello di una settimana fa.


Si, infatti, dovendo tagliare drasticamente i tempi di ritorno a casa, e considerando che Porta Maggiore è sconvolta dai lavori alle rotaie, ho tentato ancora una volta la fortuna… mal me ne incolse.


Arrivo all’inizio Cape Portonaccihorn (rotta verso la Prenestina) e supero tranquillamente a dx la coda formata al semaforo del deposito. Verde, continuo a pedalare, e mi si affianca (dico 5 cm dal manubrio) e lentamente comincia a sfilare un autobus dell’ATAC.


Gia’ i 5 cm dal manubrio mi indispongono alquanto, ma cmq un autobus è un coso senza spuntoni e la differenza di velocità non e’ eccessiva. Vabbe’.


Pero’ davanti a me, lungo la preferenziale rotta Tiburtina, colgo, prima che la visuale venga tagliata dalla prua del bus, due elementi preoccupanti: un furgone parcheggiato un po’ sul marciapiedi e un po’ sulla preferenziale e, soprattutto,  un altro bus in arrivo che ha già cominciato ad allargarsi per  superarlo.


Immediatamente faccio 2 + 2 e penso… ma dove va ‘sto coso che mi sta superando che non ci passa?


Manco  finisco di pensare che l’autista de “‘sto coso” invece di fermarsi butta il muso contro il marciapiedi e inchioda. Io, gia’ preparato al peggio  freno immediatamente e senza conseguenze, Tanto va piano avra’ pensato l’autista. Capirete che essendo stato superato solo metà, non mi sono divertito per niente a vedermi chiuso tra bus e marciapiedi.


Dopo la ripartenza ci ho messo un pochino a riacchiappare il bus, e pure da distante, visto che lui puntava a Casal Bertone e io no,  lo scambio di cortesie con l’autista è stato abbastanza brusco. Ovviamente non si è scusato, anzi… Ma come dico sempre in questi casi, l’importante è che lui sappia che la sua manovra a cazzo non sia passata inosservata.


“Niente irrita di più un conducente di qualcuno che se ne intende gli faccia notare che la sua manovra a cazzo è stata notata e bollinata”


Detto questo, rimane la necessità di far pressione sull’ATAC per spiegare che il ciclista, per quanto piccolo, prende uno spazio definito e non si puo’ fare finta che non ci sia.


Anzi, a scuola guida andrebbe spiegato proprio a tutti.

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