Caro Sindaco,
per fortuna non passa giorno che non si senta che il Comune di Roma stia stanziando fondi per qualche progetto... dalla navigazione sul Tevere alla risistemazione del verde delle ville, ai parchi di affaccio sul Tevere...
I finanziamenti pubblici si ripartiscono in tanti rivoli, tutti legittimi, per carità, tranne che verso uno serio, importante, vitale, strategico, pagante in termini di efficienza della città, ambiente e qualità di vita: una seria rete ciclabile.
Non una serie di pistarelle, pistine, passerelline ciclopedonali ognuna per conto proprio, ma qualcosa che consenta di spostarsi a Roma in sicurezza e rapidità.
L'epoca di Stefàno, per quanto criticabile in alcune realizzazioni pratiche (come per esempio la tortuosità della parte iniziale della Tuscolane, o di alcune cattedrali nel deserto, vedi la ciclostrada di Via Taranto), ci ha dato validissime bikelane (Tuscolana, Prenestina, Battistini e Gregorio VII, anche se quest'ultima ormai quasi rimangiata) che, unite alla pista Nomentana, hanno cominciato a costituire un primo scheletro di rete ciclabile.
Rete ciclabile che comincia ad essere utilizzata, e i vantaggi ormai si vedono e si misurano, almeno per chi sta attento a queste cose. E che, secondo me, non vengono pubblicizzati dal Comune in maniera adeguata.
Purtroppo questo approccio globale e questa urgenza nella realizzazione, l'unica che per dimensioni ha speranza di portare effettivo beneficio alla disgraziata mobilità romana, sono stati abbandonati e siamo ritornai alle realizzazioni parziali che sembrano dover rispondere a due principi: il primo è non "dar fastidio alle macchine", il secondo "contentare qualcuno locale".
Infatti non è che si faccia nulla... ma si tratta delle solite briciole, oppure di brioches invece del tanto necessario pane.
Per esempio viene esaltato il (modesto) collegamento tra Termini e l'Università. Ci sarebbe stato da vantarsi se fosse stato prolungato fino a piazza Bologna e poi alla Nomentana. Abbiamo magari qualche altro contentino, ma niente di serio e organico, tipo lo sforzo che Stefàno del Movimento 5 Stelle impose alla Raggi al tempo del COVID.
Inoltre nuove opere portano nei progetti piste da Vispa Teresa, belli ma non utili all'uso della bicicletta quale mezzo di trasporto.
Invece la Tiburtina è uscita dalla ristrutturazione senza una ciclabile, e sull'asse Serenissima-Lanciani i ciclisti continuano ad essere mischiati ad un traffico di tipo autostradale.
Non parliamo di Salaria e Cassia, che rimangono off-limits, non solo nei giorni feriali, come quasi tutte le consolari a mano a mano che ci si avvicina al Raccordo.
Il GRAB poi è un'infrastruttura turistica, che assorbe tante risorse ma poco servirà allo sviluppo della mobilità ciclistica.
Altre risorse sono impegnate in realizzazioni francamente ininfluenti, come il ponte di Sacco Pastore, mentre si può realizzare con pochi soldi -e subito- una pista ciclabile su Ponte delle Valli, un'opera la cui mancanza grida vendetta.
Insomma, farete contenti un po' di abitanti locali, i comitati locali, ma la transizione verso una mobilità alternativa, ormai alla portata di tutti con i monopattini elettrici, e i suoi vantaggi, non sembra arrrivare mai.
Per questo ritengo che per la mobilità dolce, capace di scaricare in maniera sostanziale i picchi d traffico del disgraziatissimo servizo pubblico, vada attuato un master plan tra i trenta e i cinquanta milioni di euro per completare l'opera iniziata dalla Raggi e permettere di trasformare in realtà tutte le promesse che PD e alleati fanno dall'epoca di Veltroni e che non hanno mai avuto la determinazione di realizzare.
Solo così sarà possibile aumentare l'efficienza di Roma -abbattendo le emissioni- e quindi il benessere di chi vi abita e chi vi lavora.
I miei più sinceri auguri per un buon 2024.
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