Per il post numero 47 del 2009 un argomento allegro: è tutto il giorno che amici mi mandano gli articoli usciti su vari quotidiani riguardo i morti in bicicletta. Ricordo i numeri anche senza guardarli, 352 nel 2007, uno al giorno… Domani speriamo di cavarcela.
Ho cominciato ad inviare messaggi di scongiuro, e allo scopo di allontanare ogni traccia di internet-sfiga mi sono andato a vedere un paio di allegre sodomizzazioni su Youporn…
Poi, dato che traffico sulle statistiche di sicurezza (anzi, di safety, visto che in Italiano non la distinguiamo dalla security), ho ruminato un pochino su quanto riportato dai giornali, che affermano che la bicicletta sia il mezzo più pericoloso del parco circolante.
I dati sono un po’ confusi, ma si parla di un indice di mortalità (2,18 bici, 1,96 moto, 1,06 ciclomotori, auto 0,78, camion, 0,67, e infine pullman 0,48). Francamente non ci trovo nulla di scandaloso. Grazie al cavolo. E’ chiaro che se si scontrano una bici e un’auto, un camion o un pullman, chi sta in bici si fa male, mentre l’altro no.
Da buon lettore di Freakenomics, ho parecchi di questi esempi (sull’aviazione ne potrei citare differenti), ma il più curioso lo trovai al tempo dell’introduzione del casco obbligatorio sulle moto. Grazie all’ordine dei giornalisti stavo in una mailing list di assicurazioni, e ricevetti un libello che vantava la novità, confrontando i dati di incidentosità italiani con quelli di altri Paesi dove il casco era obbligatorio.
Ho cominciato ad inviare messaggi di scongiuro, e allo scopo di allontanare ogni traccia di internet-sfiga mi sono andato a vedere un paio di allegre sodomizzazioni su Youporn…
Poi, dato che traffico sulle statistiche di sicurezza (anzi, di safety, visto che in Italiano non la distinguiamo dalla security), ho ruminato un pochino su quanto riportato dai giornali, che affermano che la bicicletta sia il mezzo più pericoloso del parco circolante.
I dati sono un po’ confusi, ma si parla di un indice di mortalità (2,18 bici, 1,96 moto, 1,06 ciclomotori, auto 0,78, camion, 0,67, e infine pullman 0,48). Francamente non ci trovo nulla di scandaloso. Grazie al cavolo. E’ chiaro che se si scontrano una bici e un’auto, un camion o un pullman, chi sta in bici si fa male, mentre l’altro no.
Da buon lettore di Freakenomics, ho parecchi di questi esempi (sull’aviazione ne potrei citare differenti), ma il più curioso lo trovai al tempo dell’introduzione del casco obbligatorio sulle moto. Grazie all’ordine dei giornalisti stavo in una mailing list di assicurazioni, e ricevetti un libello che vantava la novità, confrontando i dati di incidentosità italiani con quelli di altri Paesi dove il casco era obbligatorio.
Fermo restando che le statistiche includevano ciclomotori e motocicli (poi vedremo alcune riflessioni) appariva chiaramente che l’Italia aveva meno incidenti per moto e meno morti per incidente, con tutto che il casco non era obbligatorio, e disertato dai motociclisti.
Ci riflettei un pochino e osservai (girando in moto) che non solo l’integrale toglieva situational awareness, ovvero tendeva a ridurre l’angolo visuale e a separarti dai rumori (le due ruote si guidano anche con le orecchie), ma la velocità media aumentava di circa 20 km/h, aumentando l’esposizione al rischio…
Ci riflettei un pochino e osservai (girando in moto) che non solo l’integrale toglieva situational awareness, ovvero tendeva a ridurre l’angolo visuale e a separarti dai rumori (le due ruote si guidano anche con le orecchie), ma la velocità media aumentava di circa 20 km/h, aumentando l’esposizione al rischio…
Quindi avere il casco era meglio se picchiavi la testa contro il terreno, ma averlo ti esponeva molto di più all’incidente.
Detto questo, le statistiche sugli incidenti in bici sono pesanti per il numero assoluto di morti, ma manchiamo di altri dati che ci permettono di trarre conclusioni. Non sappiamo se gli incidenti sono avvenuti in città o sulle strade di campagna, a ciclisti normali o a corridori. Sappiamo solo che sono tanti.
Dal tasso di mortalità vediamo che la bici non ha sicurezza passiva (solo il caschetto) e questo lo sapevamo, e che quindi il ciclista è più esposto alle conseguenze dell’incidente dell’automobilista o del camionista. Mancano i dati per i carri armati e le autoblindo, ma non credo che invertirebbero il trend…
Quindi le strategie per evitare i morti in bicicletta sono centrate sull’evitare le collisioni e diminuirne le conseguenze: inevitabilmente realizzare piste ciclabili e rallentare gli altri mezzi. In alternativa si può proibire la circolazione in bicicletta.
Comunque del primo aspetto (le piste) si sta curando il nostro Sindaco.
Del secondo speriamo se ne occupi presto. In attesa del limitatore di velocità obbligatorio di serie, potremmo mettere i dossi e tutti quegli accorgimenti che in tutta Europa flemmatizzano il traffico e da noi sono tabù… (offesa automobilità).
Per divertirvi andate a vedere il sito della città di Copenhagen, dove hanno le loro statistiche, che dimostrano un calo costante degli incidenti in bicicletta all’esplodere delle distanze percorse, non solo in cifra relativa, ma anche in cifra assoluta. Insomma a fronte della triplicazione dell’uso della bici hanno avuto una diminuzione del numero dei morti e dei feriti gravi in incidenti.
Ah, dimenticavo: Copenhagen è stata classificata la città più vivibile d’Europa.
Detto questo, le statistiche sugli incidenti in bici sono pesanti per il numero assoluto di morti, ma manchiamo di altri dati che ci permettono di trarre conclusioni. Non sappiamo se gli incidenti sono avvenuti in città o sulle strade di campagna, a ciclisti normali o a corridori. Sappiamo solo che sono tanti.
Dal tasso di mortalità vediamo che la bici non ha sicurezza passiva (solo il caschetto) e questo lo sapevamo, e che quindi il ciclista è più esposto alle conseguenze dell’incidente dell’automobilista o del camionista. Mancano i dati per i carri armati e le autoblindo, ma non credo che invertirebbero il trend…
Quindi le strategie per evitare i morti in bicicletta sono centrate sull’evitare le collisioni e diminuirne le conseguenze: inevitabilmente realizzare piste ciclabili e rallentare gli altri mezzi. In alternativa si può proibire la circolazione in bicicletta.
Comunque del primo aspetto (le piste) si sta curando il nostro Sindaco.
Del secondo speriamo se ne occupi presto. In attesa del limitatore di velocità obbligatorio di serie, potremmo mettere i dossi e tutti quegli accorgimenti che in tutta Europa flemmatizzano il traffico e da noi sono tabù… (offesa automobilità).
Per divertirvi andate a vedere il sito della città di Copenhagen, dove hanno le loro statistiche, che dimostrano un calo costante degli incidenti in bicicletta all’esplodere delle distanze percorse, non solo in cifra relativa, ma anche in cifra assoluta. Insomma a fronte della triplicazione dell’uso della bici hanno avuto una diminuzione del numero dei morti e dei feriti gravi in incidenti.
Ah, dimenticavo: Copenhagen è stata classificata la città più vivibile d’Europa.
A voi studio
Appunto: "Europa".
RispondiEliminaPrima o poi dovrò decidermi ad andarci a vivere...
Tempo fa leggevo uno studio secondo cui installando al centro del volante, al posto dell'airbag, una punta di lancia acuminata e ben mirata al cuore del guidatore, si avrebbe avuto una netta diminuzione degli incidenti.
RispondiEliminaciao Lug!
guido f
Mah, io vado e vengo, non so' come sia viverci. Mi dicono che noi Italiani siamo tra i meno scontenti d'Europa, e forse è per questo che non riusciamo a cambiare mai.
RispondiEliminaLe punte sono una bellissima idea... Ma le trovo inumane. Basterebbe un ago col curaro.