Dopo molte fatiche sono riuscito a capire (con l’aiuto di Google Maps) la posizione della pista di Via Ribattino e di Via Zagaglia. In effetti è proprio una pista che inizia a Via Ribattino e Continua per Via Zagaglia! Incredibile!
Sono giunto in bici (veni). Ho guardato su’ e giu’, ho fotografato (vidi). La mia conclusione è che la pista in quella strada non è un dramma, e quindi… Bici!
In effetti non capisco perché gli Zabaglioni, o i Ribattini si sentano colpiti. La strada è larga, e tollera l’aggiunta di una ciclabile, ha pochi negozi...
Certo, magari la domenica non si potrà più sostare in doppia fila contemporanea di fronte al bar, ma i vantaggi di avere una pista non sono pochi, primo fra tutti andare al bar in bicicletta.
Quelli che invece potrebbero avere qualcosa da ridire sono gli altri Romani che la pista non la hanno, tipo gli abitanti di Via Tor' de' Schiavi… comunque benvenga, anche se io la pista l’avrei fatta su Via Marmorata.
domenica 28 giugno 2009
sabato 27 giugno 2009
Una giornata nel bosco incantato di Manziana
Venerdì scorso, sommando alcuni giorni di ferie da spendere “per forza” e un’avaria all’auto, ho preso il treno con la bici e sono andato a farmi un giro nel bosco di Macchiagrande a Manziana.
In realtà sarei voluto andare ad Oriolo, ma alla fine ho preso il treno per Bracciano e da lì ho proseguito su strada fino a Manziana, senza continuare oltre, anche perché dovevo tornare presto a Roma proprio per ritirare l’auto.
Per quanto riguarda il treno l’esperienza è stata positiva, anche se il giorno lavorativo si è sentito. Ancora debbo capire con esattezza i regolamenti, ma credo che pagando il supplemento bici (€ 3,5) si abbia diritto a portare la bici così com’è. Se invece la si smonta e la si insacca viaggia gratis, come fosse un bagaglio.
Gli orari di trasporto sono rispettosi dell’affluenza media: nei giorni lavorativi non si può portare la bici sul treno che arriva a Roma prima delle 09:30, e non la si può portare sui treni che partono da Roma dalle 13:00 alle 19:00. Io ero totalmente controflusso, e quindi è andata bene, anche se l’assenza di un vero posto per biciclette crea situazioni un tantino imbarazzanti al crescere della frequentazione.
Treni a parte, la giornata è stata meravigliosa. Tiepida ma non eccessivamente calda, ventilata, azzurro alternato a nubi torreggianti, sia per la stagione che per il giorno lavorativo, il bosco era un incanto.
Non ho visto praticamente nessuno per tutta la giornata, andando ovviamente sia dentro che fuori dal bosco, e, cosa stranissima, non ho visto neanche gli animali che lo frequentano. Niente mucche al pascolo brado, niente cavalli, niente asinelli? Ma dove saranno andati?
Dal punto di vista ciclistico il bosco è un ottimo terreno di allenamento leggero. Non presenta dislivelli forti, anche se qualche salitella può essere trovata, e si può andare dalla strada sterrata, al sentiero del sottobosco, fino alla traccia evanescente, come preferite. Le recenti piogge avevano peraltro compattato il terreno, senza traccia di fango.
Dai cancelli si può entrare ed uscire per distendere le gambe sulle strade campagnole, anche loro praticamente vuote. Mi sono stupito della mia forma fisica. Malgrado l’assenza di allenamenti seri, le gambe sono andate alla grande, merito, credo, di jogging e addominali. Il tutto nel più completo silenzio, se si eccettua il cinguettare degli uccelli.
Nel bosco è inoltre possibile trovare acqua potabile, quindi non occorre razionare il liquidi.
Al ritorno, un cenno alla stazioncina di Manziana, uscita da qualche plastico della Marklin…
In realtà sarei voluto andare ad Oriolo, ma alla fine ho preso il treno per Bracciano e da lì ho proseguito su strada fino a Manziana, senza continuare oltre, anche perché dovevo tornare presto a Roma proprio per ritirare l’auto.
Per quanto riguarda il treno l’esperienza è stata positiva, anche se il giorno lavorativo si è sentito. Ancora debbo capire con esattezza i regolamenti, ma credo che pagando il supplemento bici (€ 3,5) si abbia diritto a portare la bici così com’è. Se invece la si smonta e la si insacca viaggia gratis, come fosse un bagaglio.
Gli orari di trasporto sono rispettosi dell’affluenza media: nei giorni lavorativi non si può portare la bici sul treno che arriva a Roma prima delle 09:30, e non la si può portare sui treni che partono da Roma dalle 13:00 alle 19:00. Io ero totalmente controflusso, e quindi è andata bene, anche se l’assenza di un vero posto per biciclette crea situazioni un tantino imbarazzanti al crescere della frequentazione.
Treni a parte, la giornata è stata meravigliosa. Tiepida ma non eccessivamente calda, ventilata, azzurro alternato a nubi torreggianti, sia per la stagione che per il giorno lavorativo, il bosco era un incanto.
Non ho visto praticamente nessuno per tutta la giornata, andando ovviamente sia dentro che fuori dal bosco, e, cosa stranissima, non ho visto neanche gli animali che lo frequentano. Niente mucche al pascolo brado, niente cavalli, niente asinelli? Ma dove saranno andati?
Dal punto di vista ciclistico il bosco è un ottimo terreno di allenamento leggero. Non presenta dislivelli forti, anche se qualche salitella può essere trovata, e si può andare dalla strada sterrata, al sentiero del sottobosco, fino alla traccia evanescente, come preferite. Le recenti piogge avevano peraltro compattato il terreno, senza traccia di fango.
Dai cancelli si può entrare ed uscire per distendere le gambe sulle strade campagnole, anche loro praticamente vuote. Mi sono stupito della mia forma fisica. Malgrado l’assenza di allenamenti seri, le gambe sono andate alla grande, merito, credo, di jogging e addominali. Il tutto nel più completo silenzio, se si eccettua il cinguettare degli uccelli.
Nel bosco è inoltre possibile trovare acqua potabile, quindi non occorre razionare il liquidi.
Al ritorno, un cenno alla stazioncina di Manziana, uscita da qualche plastico della Marklin…
mercoledì 24 giugno 2009
70. Pista della Colombo: risposte e vandali
Il Dipartimento ambiente ha cortesemente risposto alla mia richiesta di informazioni sugli attraversamenti ciclabili.
Pubblico la risposta perchè credo sia patrimonio di tutti i ciclisti di Roma:
RISPONDO PER GLI ATTRAVERSAMENTI IN QUESTIONE CHE RIGUARDANO VIA DELLE MURA ARDEATINE, VIA CILICIA E VIA LAURENTINA. PER QUANTO RIGUARDA LA PISTA CICLABILE SU VIA C.COLOMBO È COMPLETATA E NORMATA DA PONTE SUBLICIO ALLE MURA AURELIANE, DOVE È SEGNALATO UN FINE PISTA CICLABILE.
L'ATTRAVERSAMENTO DI VIA DELLE MURA ARDEATINE È SOLO PEDONALE, QUINDI È D'OBBLIGO PER IL CICLISTA SCENDERE DALLA BICI ED ATTRAVERSARE COME PEDONE. NON È COMPLETATO IL TRATTO DA VIA DELLE MURA ARDEATINE A VIA PALOS IN CORRISPONDEZA DI CIRCONVALLAZIONE OSTIENSE CHE È IN CONSEGUENZA ANCORA DA NORMARE CON APPOSITA DISCIPLINA DI TRAFFICO.
ATAC HA IN CARICO I LAVORI PER L'ATTRAVERSAMENTO IN SICUREREZZA DELLE RAMPE DI VIA CILICIA, CHE DOVREBBERO COMINCIARE A BREVE. PER QUANTO RIGUARDA L'ATTRAVERSAMENTO DI VIA LAURENTINA, VISTA LA MANCANZA DI LANTERNA DEDICATA ALL'ATTRAVERSAMENTO CICLABILE ( CHE PER OPPORTUNITÀ NON È STATA AGGIUNTA), NON È STATO POSSIBILE INSERIRE SEGNALETICA DI ATTRAVERSAMENTO CICLABILE.IL CICLISTA QUINDI ATTRAVERSA COME PEDONE.
Dal punto di vista del bicchiere, possiamo vederlo mezzo pieno o mezzo vuoto:
Mezzo pieno: c’è una pista e se ne stanno occupando. Avremo una bella infrastruttura percorribile al 98% e chissenefrega degli attraversamenti a piedi. Io vado comunque in bici.
Mezzo vuoto: siamo alle solite, non solo abbiamo pochissime piste, ma quelle poche sono incomplete. Che direbbero gli automobilisti se dovessero ogni tanto fermarsi, scendere dall’auto e spingere il mezzo?
A voi la scelta, il livello dell’acqua è nel mezzo.
Ad occhio e croce direi che l’attraversamento a piedi dovrebbe essere un evento eccezionale per le piste… Ma va anche detto che la richiesta di manodopera ingegneristica per risolvere questi problemi è sicuramente sproporzionata rispetto al bacino di utenza, per cui comprendo anche lo scarso entusiasmo del Comune nel dedicarvisi, a meno che non si voglia veramente lanciare la bici come mezzo alternativo.
A proposito: uno dei tombini appena sostituiti è di nuovo rotto… Vandali in azione?
domenica 21 giugno 2009
Una bici per due... dopo mezzanotte
Sabato sera sono andato ad assistere ad un piccolo concerto abusivo tenuto a Piazza del Pantheon dal coro nel quale canta mio figlio. Una cosa parrocchiale di bravi ragazzi: niente sesso e droga, pochissimo rock’n’roll. Che divertimento ci sarà…
Comunque, confidando nelle previsioni meteo, ho preso la bicicletta, e sono stato premiato da uno dei più bei pomeriggi in bicicletta. Aria fresca e luminosa, intorno a Roma, all’orizzonte, si potevano vedere le masse nuvolose che ribollivano, pronte a guastare la festa, come le forze del Caos ne “La storia infinita”.
Sulla piazza, oltre ad un pugno di amici, sono convenute anche mia moglie e sua madre (la suocera in bicicletta, 80 anni il prossimo 27 giugno…). Bene, dopo un tira-e-molla con l’Autorità (spettacolo non autorizzato) i Vigili hanno concesso 15 minuti di cantata.
La cosa è durata oltre le due ore, e alla fine non avrebbero smesso se i Vigili non avessero caricato (era ora, visto che avevano riattaccato il repertorio da capo). Peraltro dall’altra parte della Piazza c’era la solita orchestrina di musica balcanica, che faceva dieci volte il rumore del coro…
Nota: l’orchestrina balcanica è la stessa che si replica uguale a se’ stessa in tutte le piazze d’Europa, che fa finta di fare musica tipica. Andrà pure bene a Vienna, dove suppongo che se suoni male ti fanno la multa (niente rispetto ai Maya, dove chi perdeva il ritmo lo sacrificavano agli Dei). Cmq non ho capito che cavolo suona a fare nel centro di Roma musica balcanica. Non è nostra tradizione e basta.
Insomma la cosa si è prolungata oltre l’orario notturno degli autobus, e visto che mia moglie (taglia media, 60 kg), era arrivata in bus (e non in bici), ho pensato bene di darle uno strappo, trasportandola sul portapacchi posteriore seduta trasversalmente, stile Vespa anni ’50. Lo so che è illegale.
Il biciclettone ha retto (la ruota posteriore), e grazie al cambio moderno abbiamo dovuto fare a piedi solo sulla salita del Tritone, ma più per problemi di stabilità nel traffico che di gambe, tranquillissime. La cosa si è conclusa felicemente, ma vorrei stigmatizzare il pessimo comportamento assolutamente dei conducenti di veicoli.
La prima difficoltà riguarda la sosta in doppia fila. Ovunque e comunque. Questo costringeva a reimmettersi nel flusso traffico, che a quell’ora è allegro, magari anche brillo. La parte meno piacevole riguarda i locali, dove si forma una duplice doppia fila (una e altra parte della strada), per cui alla fine la strada si trasforma in senso unico alternato.
La seconda riguarda i sorpassi fatti proprio “a filo”, una cosa che di giorno è piuttosto rara. Chiaramente si percepiva il fastidio di aver a che fare con una bici, specialmente per i ragazzetti in auto.
Mi sono pentito piuttosto di aver lasciato il kalashnikov a casa, perché sarebbe stato utile sia a me (al momento) che alla Nazione, evitando spreco di risorse nel cercare di educare persone assolutamente irrecuperabili (meglio da piccoli).
Comunque, confidando nelle previsioni meteo, ho preso la bicicletta, e sono stato premiato da uno dei più bei pomeriggi in bicicletta. Aria fresca e luminosa, intorno a Roma, all’orizzonte, si potevano vedere le masse nuvolose che ribollivano, pronte a guastare la festa, come le forze del Caos ne “La storia infinita”.
Sulla piazza, oltre ad un pugno di amici, sono convenute anche mia moglie e sua madre (la suocera in bicicletta, 80 anni il prossimo 27 giugno…). Bene, dopo un tira-e-molla con l’Autorità (spettacolo non autorizzato) i Vigili hanno concesso 15 minuti di cantata.
La cosa è durata oltre le due ore, e alla fine non avrebbero smesso se i Vigili non avessero caricato (era ora, visto che avevano riattaccato il repertorio da capo). Peraltro dall’altra parte della Piazza c’era la solita orchestrina di musica balcanica, che faceva dieci volte il rumore del coro…
Nota: l’orchestrina balcanica è la stessa che si replica uguale a se’ stessa in tutte le piazze d’Europa, che fa finta di fare musica tipica. Andrà pure bene a Vienna, dove suppongo che se suoni male ti fanno la multa (niente rispetto ai Maya, dove chi perdeva il ritmo lo sacrificavano agli Dei). Cmq non ho capito che cavolo suona a fare nel centro di Roma musica balcanica. Non è nostra tradizione e basta.
Insomma la cosa si è prolungata oltre l’orario notturno degli autobus, e visto che mia moglie (taglia media, 60 kg), era arrivata in bus (e non in bici), ho pensato bene di darle uno strappo, trasportandola sul portapacchi posteriore seduta trasversalmente, stile Vespa anni ’50. Lo so che è illegale.
Il biciclettone ha retto (la ruota posteriore), e grazie al cambio moderno abbiamo dovuto fare a piedi solo sulla salita del Tritone, ma più per problemi di stabilità nel traffico che di gambe, tranquillissime. La cosa si è conclusa felicemente, ma vorrei stigmatizzare il pessimo comportamento assolutamente dei conducenti di veicoli.
La prima difficoltà riguarda la sosta in doppia fila. Ovunque e comunque. Questo costringeva a reimmettersi nel flusso traffico, che a quell’ora è allegro, magari anche brillo. La parte meno piacevole riguarda i locali, dove si forma una duplice doppia fila (una e altra parte della strada), per cui alla fine la strada si trasforma in senso unico alternato.
La seconda riguarda i sorpassi fatti proprio “a filo”, una cosa che di giorno è piuttosto rara. Chiaramente si percepiva il fastidio di aver a che fare con una bici, specialmente per i ragazzetti in auto.
Mi sono pentito piuttosto di aver lasciato il kalashnikov a casa, perché sarebbe stato utile sia a me (al momento) che alla Nazione, evitando spreco di risorse nel cercare di educare persone assolutamente irrecuperabili (meglio da piccoli).
venerdì 19 giugno 2009
Bikeshopping... ciclisti contro negozianti?
Il post sulla pista del Testaccio di Roma Pedala ha proposto ancora una volta il conflitto tra commercianti (direi negozianti) e ciclisti.
Fermo restando che dalle immagini di Google Maps non ho ben capito il motivo della protesta (ma dove sono i negozi di Via Zabaglia?) noi ciclisti, pur lottando per la città ciclabile dobbiamo capire che per il negoziante la posizione è, salvo qualche eccezione, praticamente tutto.
Fermo restando che dalle immagini di Google Maps non ho ben capito il motivo della protesta (ma dove sono i negozi di Via Zabaglia?) noi ciclisti, pur lottando per la città ciclabile dobbiamo capire che per il negoziante la posizione è, salvo qualche eccezione, praticamente tutto.
Prendete tabaccai, giornalai, negozi di elettronica, telefonini: vendono tutti gli stessi prodotti, magari qualche piccola differenza di prezzo, ma ciò che conta è la loro posizione, ovvero la combinazione tra passaggio di pedoni, automobilisti, parcheggi, etc.
Come scriveva un soldato alla sua bella: non è che le Australiane abbiano qualcosa di diverso dalle Americane, ma ce lo hanno qui!
Pertanto è comprensibile che ogni volta che questi elementi cambiano, ai negozianti corra un brivido lungo la schiena: sopravviverò al cambiamento? Figuriamoci in questo periodo di crisi, anche la perdita di un piccolo gruppo di clienti può significare non sopravvivere.
Impiantare una pista ciclabile, specie se sottrae parcheggio, legale o illegale, è vista dai negozianti come un serio problema. Sì dirà: lo erano anche le aree pedonali, e la gente poi è aumentata, anzi è esplosa. Vero, ma è detto (io non lo so’) che siano rimasti proprio gli stessi negozianti… Casomai sono arrivate le jeanserie.
Quindi il vero problema è che il Comune non sta proponendo la bici come mezzo di trasporto alternativo all’auto, ma piuttosto appare che la comunità dei ciclisti riesca ad imporre in maniera casuale, infrastrutture destinate ad essere poco utilizzate, a portare via traffico e clienti e a non sostituirli con nuovi.
Il coordinamento con le associazioni di commercianti può essere un ottimo mezzo per ridurre l’impatto delle piste. Personalmente ritengo che comunque ci siano tantissimi spazi per espandere le bici senza toccare le zone più densamente commerciali.
Inoltre l’istituzione di una nuova pista andrebbe comunque appoggiata, per esempio, dall’impianto di alcune stazioni di bike sharing.
Come scriveva un soldato alla sua bella: non è che le Australiane abbiano qualcosa di diverso dalle Americane, ma ce lo hanno qui!
Pertanto è comprensibile che ogni volta che questi elementi cambiano, ai negozianti corra un brivido lungo la schiena: sopravviverò al cambiamento? Figuriamoci in questo periodo di crisi, anche la perdita di un piccolo gruppo di clienti può significare non sopravvivere.
Impiantare una pista ciclabile, specie se sottrae parcheggio, legale o illegale, è vista dai negozianti come un serio problema. Sì dirà: lo erano anche le aree pedonali, e la gente poi è aumentata, anzi è esplosa. Vero, ma è detto (io non lo so’) che siano rimasti proprio gli stessi negozianti… Casomai sono arrivate le jeanserie.
Quindi il vero problema è che il Comune non sta proponendo la bici come mezzo di trasporto alternativo all’auto, ma piuttosto appare che la comunità dei ciclisti riesca ad imporre in maniera casuale, infrastrutture destinate ad essere poco utilizzate, a portare via traffico e clienti e a non sostituirli con nuovi.
Il coordinamento con le associazioni di commercianti può essere un ottimo mezzo per ridurre l’impatto delle piste. Personalmente ritengo che comunque ci siano tantissimi spazi per espandere le bici senza toccare le zone più densamente commerciali.
Inoltre l’istituzione di una nuova pista andrebbe comunque appoggiata, per esempio, dall’impianto di alcune stazioni di bike sharing.
Dal punto di vista personale ritengo che noi ciclisti dovremmo metterci d’impegno per utilizzare la bicicletta per lo shopping. Far capire ai commercianti che anche il ciclista è cliente, anche se non del benzinaio, che mi guarda sempre storto quando passo a Corso Trieste.
mercoledì 17 giugno 2009
Piangere per l'Iran
I cry for Iran è un bellissimo pezzo di Jerry Harrison, conosciuto come tastierista dei Talking Heads, ma che ha continuato la carriera da solista con tre magnifici dischi (The Red and the Black, Casual Gods e Walk on Water ). I cry for Iran parla della guerra tra Iran e Irak. Non troverete su Youtube ne’ questo pezzo ne’ le parole, ed è un peccato.
Da allora le cose in Iran sono migliorate, i ragazzi non vengono più mandati all’assalto davanti alle truppe per sminare i campi, ma l’Iran ha ancora molti problemi sotto il profilo dei diritti.
Da allora le cose in Iran sono migliorate, i ragazzi non vengono più mandati all’assalto davanti alle truppe per sminare i campi, ma l’Iran ha ancora molti problemi sotto il profilo dei diritti.
Attenzione, non sto parlando di diritti politici, ma di farsi gli affari propri: frequentarsi maschi e femmine secondo la propria volontà, vestirsi come si vuole, truccarsi, fare l’amore con chi si vuole senza dover rendere conto a nessuno. Tali semplici diritti sono negati da una dittatura di stampo teocratico.
Da buon blog laicista, ovvero per l’instaurazione dello stato laico in Italia, Roma Ciclista non può rimanere insensibile al grido di dolore che arriva dall’Iran, sperando in un’evoluzione della situazione che pacificamente porti almeno alla liberalizzazione dei comportamenti personali. Speriamo che i manifestanti ottengano parecchio. Facciano sentire che finalmente il vento è cambiato. E dall'estero appoggiamoli.
Sotto l'ottica laica profilo la visita di Obama in Egitto è stata, per me, una delusione. Francamente non ho capito il perché di un “nuovo inizio” degli Stati Uniti con i paesi islamici. Casomai doveva avvenire il contrario. Le uniche e serie scuse gli USA le avrebbero dovute porgere alla popolazione irachena, la cui liberazione dalla tirannia di Saddam Hussein, è stata purtroppo tragicamente maldestra, da far venire il dubbio che forse agli Iracheni non sia convenuta.
Anche sui diritti umani non si è andati al vero punto… si è parlato del diritto delle donne di portare l’hijab, ma non di quello di portare la minigonna. Del diritto di professare la religione islamica nelle terre cristiane, ma non di quello di professare il cristianesimo in terre islamiche, e soprattutto non si è parlato del sacrosanto diritto di non credere alla religione. I laici continuano ad essere terra di nessuno, quasi apolidi.
Un’altra occasione poco edificante è stata la visita del Papa in Terrasanta. Ringraziando Dio di non aver avuto attentati (liacista non significa ateo...), nel generale sbrodolamento dei media, nessuno ha avuto il coraggio di ricordare che nella questione arabo-israeliana la religione ha giocato un ruolo assolutamente negativo, con gli estremisti religiosi di entrambe le parti a sabotare sistematicamente qualunque accordo di pace. Basta ricordarsi dell’assassinio di Rabin e degli attentati suicidi in prossimità (prima o dopo) della firma degli accordi di pace.
Tra le perle colte in quei giorni, oltre alla vocazione al commento teologico improvvisamente sorta in vari editorialisti, la storia della convivenza cristiano-musulmana. Dalla radio: Il Pontefice ha visitato il capo profughi di … mirabile esempio di convivenza cristiano-musulmana…
Da buon blog laicista, ovvero per l’instaurazione dello stato laico in Italia, Roma Ciclista non può rimanere insensibile al grido di dolore che arriva dall’Iran, sperando in un’evoluzione della situazione che pacificamente porti almeno alla liberalizzazione dei comportamenti personali. Speriamo che i manifestanti ottengano parecchio. Facciano sentire che finalmente il vento è cambiato. E dall'estero appoggiamoli.
Sotto l'ottica laica profilo la visita di Obama in Egitto è stata, per me, una delusione. Francamente non ho capito il perché di un “nuovo inizio” degli Stati Uniti con i paesi islamici. Casomai doveva avvenire il contrario. Le uniche e serie scuse gli USA le avrebbero dovute porgere alla popolazione irachena, la cui liberazione dalla tirannia di Saddam Hussein, è stata purtroppo tragicamente maldestra, da far venire il dubbio che forse agli Iracheni non sia convenuta.
Anche sui diritti umani non si è andati al vero punto… si è parlato del diritto delle donne di portare l’hijab, ma non di quello di portare la minigonna. Del diritto di professare la religione islamica nelle terre cristiane, ma non di quello di professare il cristianesimo in terre islamiche, e soprattutto non si è parlato del sacrosanto diritto di non credere alla religione. I laici continuano ad essere terra di nessuno, quasi apolidi.
Un’altra occasione poco edificante è stata la visita del Papa in Terrasanta. Ringraziando Dio di non aver avuto attentati (liacista non significa ateo...), nel generale sbrodolamento dei media, nessuno ha avuto il coraggio di ricordare che nella questione arabo-israeliana la religione ha giocato un ruolo assolutamente negativo, con gli estremisti religiosi di entrambe le parti a sabotare sistematicamente qualunque accordo di pace. Basta ricordarsi dell’assassinio di Rabin e degli attentati suicidi in prossimità (prima o dopo) della firma degli accordi di pace.
Tra le perle colte in quei giorni, oltre alla vocazione al commento teologico improvvisamente sorta in vari editorialisti, la storia della convivenza cristiano-musulmana. Dalla radio: Il Pontefice ha visitato il capo profughi di … mirabile esempio di convivenza cristiano-musulmana…
Scusate, perché cristiani e musulmani non dovrebbero convivere pacificamente insieme se sono persone decenti?
Dato che sono un tipo pratico per la religione propongo quindi l’approccio calcistico: la religione come tifo tra amici. Io sono della Roma, tu della Lazio, lui del Milan. Ognuno ha una squadra diversa, si chiacchiera amichevolmente si discute, magari ogni tanto si può litigare, ma comunque lo si fa e non ci si aspetta che l’altro cambi squadra… tutti amici.
Dato che sono un tipo pratico per la religione propongo quindi l’approccio calcistico: la religione come tifo tra amici. Io sono della Roma, tu della Lazio, lui del Milan. Ognuno ha una squadra diversa, si chiacchiera amichevolmente si discute, magari ogni tanto si può litigare, ma comunque lo si fa e non ci si aspetta che l’altro cambi squadra… tutti amici.
Ed in effetti è inutile prendersela: se alla fine dell’anno nel calcio qualcuno vince il campionato… nel campo della religione, chi ha ragione lo si scopre soltanto dopo morti!
sabato 13 giugno 2009
Itinerari quotidiani
Ingorgo a prova di bicicletta
A dispetto degli indici economici al ribasso, la sosta in doppia fila a Via Po si mantiene vivace e in crescita. E crea i suoi problemi.
Su Via Po mi sono trovato in un vero ingorgo a prova di biciclette. Lo schema è il solito:
1) due furgoncini in sosta sfalsati, dai due lati della carreggiata;
2) arrivano due autobus contemporaneamente, e si incastrano a vicenda. Nessuno dei due può allargarsi sull’altra corsia per superare il rispettivo furgone
3) Tutti bloccati fino alla rimozione di almeno uno dei due furgoni.
Stavolta, a causa della densità delle auto in sosta, che impedivano di salire sul marciapiedi, siamo rimasti bloccati anche con due bici. Ci abbiamo messo un pochino a risalire l’ingorgo, e alla fine i furgonisti si sono mossi e il blocco si è rimosso.
Quanto è costato all’ATAC ( e quindi a noi)?
I guai di andare raramente in auto…
Prendere raramente l’auto ha serie controindicazioni.
L’altra sera era il compleanno di mamma, e sono andato a cena con lei. L’ho riaccompagnata a casa e quindi ho diretto l’auto verso casa. Era da poco passata la mezzanotte, senza pensarci (anzi, ci avevo pensato, ma poi ho messo da parte il pensiero) ho imboccato la solita strada attraverso la tangenziale.
C’era appostata un’auto dei Vigili Urbani, e quindi mi aspetto la multa a casa. Accidenti alla targa.
Per carità, colpa mia, ma forse la segnalazione dovrebbe essere migliorata.
Suggerisco un tabellone di quelli che si riconfigurano con un bel divieto di transito e la scritta: “Eccetto autorizzati”.
Giovani obese e minicar
Arrancavo per una delle nostre strade, quando di fronte a me ha attraversato una pedona. Giovane, sui 18, inguainata in jeans scuri che, malgrado la stretta derenza, non riuscivano a nascondere le onde gelatinose, e a fare del didietro fuori misura qualcosa di lontanamente sexy.
Ho avuto modo di traguardare il tutto perché camminava sul lato destro della strada, raso auto, di fronte a me, bloccando il “corridoio virtuale” delle bici.
Non sarei riuscito a passare, ma… poco prima che la raggiungessi ha aperto lo sportello di una minicar e ci si è infilata dentro.
Forse se a 18 anni usasse la bici invece della minicar riuscirebbe a mitigare i problemi di soprappeso.
Hermanin sul Corriere per il bike-sharing
Una lettera di Hermanin sul Corriere ha ripreso pari pari il post di Roma Ciclista Bike Sharing in Salsa Romana. A parte la correttezza di citare, se non la fonte, almeno l’ispirazione, speriamo che la questione rimanga squisitamente tecnica e non diventi politica.
Gheddafi alla Sapienza
Stavo all’estero e non ho seguito bene la faccenda, ma non ho capito di chi è stata l’idea di invitare il leader libico all’Università La Sapienza: del Senato Universitario o dell’Associazione Goliardica?
La lezione che ne è venuta fuori è da non scordare… Si rende conto Grillo che dice cose molto simili?
Tinte alterne
Il rifacimento (graditissimo) di vaste porzioni della segnaletica orizzontale ha messo in crisi gli sbiaditi residui dei vecchi passaggi pedonali…
Apprezzate la differenza… tra il nuovo e il vecchio: chi si accorgerà del vecchio passaggio pedonale?
E vi pare una situazione sicura?
A dispetto degli indici economici al ribasso, la sosta in doppia fila a Via Po si mantiene vivace e in crescita. E crea i suoi problemi.
Su Via Po mi sono trovato in un vero ingorgo a prova di biciclette. Lo schema è il solito:
1) due furgoncini in sosta sfalsati, dai due lati della carreggiata;
2) arrivano due autobus contemporaneamente, e si incastrano a vicenda. Nessuno dei due può allargarsi sull’altra corsia per superare il rispettivo furgone
3) Tutti bloccati fino alla rimozione di almeno uno dei due furgoni.
Stavolta, a causa della densità delle auto in sosta, che impedivano di salire sul marciapiedi, siamo rimasti bloccati anche con due bici. Ci abbiamo messo un pochino a risalire l’ingorgo, e alla fine i furgonisti si sono mossi e il blocco si è rimosso.
Quanto è costato all’ATAC ( e quindi a noi)?
I guai di andare raramente in auto…
Prendere raramente l’auto ha serie controindicazioni.
L’altra sera era il compleanno di mamma, e sono andato a cena con lei. L’ho riaccompagnata a casa e quindi ho diretto l’auto verso casa. Era da poco passata la mezzanotte, senza pensarci (anzi, ci avevo pensato, ma poi ho messo da parte il pensiero) ho imboccato la solita strada attraverso la tangenziale.
C’era appostata un’auto dei Vigili Urbani, e quindi mi aspetto la multa a casa. Accidenti alla targa.
Per carità, colpa mia, ma forse la segnalazione dovrebbe essere migliorata.
Suggerisco un tabellone di quelli che si riconfigurano con un bel divieto di transito e la scritta: “Eccetto autorizzati”.
Giovani obese e minicar
Arrancavo per una delle nostre strade, quando di fronte a me ha attraversato una pedona. Giovane, sui 18, inguainata in jeans scuri che, malgrado la stretta derenza, non riuscivano a nascondere le onde gelatinose, e a fare del didietro fuori misura qualcosa di lontanamente sexy.
Ho avuto modo di traguardare il tutto perché camminava sul lato destro della strada, raso auto, di fronte a me, bloccando il “corridoio virtuale” delle bici.
Non sarei riuscito a passare, ma… poco prima che la raggiungessi ha aperto lo sportello di una minicar e ci si è infilata dentro.
Forse se a 18 anni usasse la bici invece della minicar riuscirebbe a mitigare i problemi di soprappeso.
Hermanin sul Corriere per il bike-sharing
Una lettera di Hermanin sul Corriere ha ripreso pari pari il post di Roma Ciclista Bike Sharing in Salsa Romana. A parte la correttezza di citare, se non la fonte, almeno l’ispirazione, speriamo che la questione rimanga squisitamente tecnica e non diventi politica.
Gheddafi alla Sapienza
Stavo all’estero e non ho seguito bene la faccenda, ma non ho capito di chi è stata l’idea di invitare il leader libico all’Università La Sapienza: del Senato Universitario o dell’Associazione Goliardica?
La lezione che ne è venuta fuori è da non scordare… Si rende conto Grillo che dice cose molto simili?
Tinte alterne
Il rifacimento (graditissimo) di vaste porzioni della segnaletica orizzontale ha messo in crisi gli sbiaditi residui dei vecchi passaggi pedonali…
Apprezzate la differenza… tra il nuovo e il vecchio: chi si accorgerà del vecchio passaggio pedonale?
E vi pare una situazione sicura?
lunedì 8 giugno 2009
Una gita ad Anzio e Nettuno
Non sono andato in bicicletta fino a Nettuno, ma ho preso il treno, anche perché la giornata, 31 maggio, non era delle migliori.
Esperienza gratificante, specie scendere a Termini con la bici ed arrivare rapidamente a casa direttamente dal binario.
Comunque sia, Anzio e Nettuno sono due comuni molto interessanti dal punto di vista della circolazione in bicicletta, in quanto sono, tra i comuni delle vacanze, hanno fatto interessanti politiche delle piste ciclabili. Vediamo con ordine (alfabetico):
Anzio: fatto abbastanza, molto si può fare.
Anzio ha una bella pista che collega la riviera di ponente alla stazione ferroviaria (immagini 1 e 2). La pista è ampia e ripara dal traffico, magari con qualche incertezza per attraversare la rotatoria. Va anche detto che il comune di Anzio ha fatto un uso intensivo delle rotatorie europee, abbattendo il numero dei semafori con miglioramenti tangibili della situazione.
Molto si può fare ancora: per esempio collegarsi alla bella pista che proviene da Nettuno, in modo da poter addirittura andare da Nettuno alla riviera di Ponente.
Comunque sia, Anzio e Nettuno sono due comuni molto interessanti dal punto di vista della circolazione in bicicletta, in quanto sono, tra i comuni delle vacanze, hanno fatto interessanti politiche delle piste ciclabili. Vediamo con ordine (alfabetico):
Anzio: fatto abbastanza, molto si può fare.
Anzio ha una bella pista che collega la riviera di ponente alla stazione ferroviaria (immagini 1 e 2). La pista è ampia e ripara dal traffico, magari con qualche incertezza per attraversare la rotatoria. Va anche detto che il comune di Anzio ha fatto un uso intensivo delle rotatorie europee, abbattendo il numero dei semafori con miglioramenti tangibili della situazione.
Molto si può fare ancora: per esempio collegarsi alla bella pista che proviene da Nettuno, in modo da poter addirittura andare da Nettuno alla riviera di Ponente.
Ma l’azione più interessante sarebbe una pista ciclabile litoranea che unisse Anzio a Lavinio (e continuasse fino a Lido dei Pini…).
Per almeno metà del tragitto basterebbe ri-asfaltare un marciapiedi largo e degradatissimo (foto 3), senza rubare alcuno spazio alle auto.
Per almeno metà del tragitto basterebbe ri-asfaltare un marciapiedi largo e degradatissimo (foto 3), senza rubare alcuno spazio alle auto.
Sarebbe un trionfo, in quanto permetterebbe di lasciare l’auto, in tutta sicurezza, anche nelle uscite serali, con netto miglioramento della salute e del traffico.
Nettuno: fatto molto, non riposiamo sugli allori
Nettuno ha realizzato una meravigliosa pista ciclabile lungo Via Gramsci, fino al limite del territorio comunale.
Nettuno ha realizzato una meravigliosa pista ciclabile lungo Via Gramsci, fino al limite del territorio comunale.
Magnifica, ha tolto le bici dalla strada (pericolosa).
Peccato che Anzio non l’abbia raccordata con il proprio sistema.
Inoltre vi sono altre piccole ramificazioni delle piste e quella di San Giacomo.
Una tiratina di orecchie ai nostri colleghi ciclisti: Nettuno, le cui strade hanno vinto l’oscar per le buche, ha parecchi ottimi marciapiedi, che però non sono molto larghi.
I ciclisti (e i joggers, pure loro), invece di continuare sulla pista, spesso passano sui marciapiedi, a fino dei portoni dei palazzi… Con il pericolo di investire chi ne esce.
Che dovrebbe fare Nettuno? Proseguire la pista fino al vecchio Borgo e oltre, almeno fino al santuario di Santa Maria Goretti, oppure al grattacielo di Scacciapensieri e all’ingresso del poligono.
Che dovrebbe fare Nettuno? Proseguire la pista fino al vecchio Borgo e oltre, almeno fino al santuario di Santa Maria Goretti, oppure al grattacielo di Scacciapensieri e all’ingresso del poligono.
Questo metterebbe Nettuno in condizione di puntare sulla bicicletta per decongestionare il traffico estivo, che raggiunge punte mica da ridere.
Inoltre ci sarebbe un grande sogno: unire con una bella pista Nettuno con l’oasi di Torre Astura, dentro il poligono militare, e magari portarla fino a Foce Vede e a Lido di Latina. Pensate che meraviglia: andate al mare sgranchendovi le gambe con 15 km di bicicletta ad andare e altrettanti a tornare… se una volta alla spiaggia vi fate una bella nuotata avete il ciclo completo dello sport.
Inoltre ci sarebbe un grande sogno: unire con una bella pista Nettuno con l’oasi di Torre Astura, dentro il poligono militare, e magari portarla fino a Foce Vede e a Lido di Latina. Pensate che meraviglia: andate al mare sgranchendovi le gambe con 15 km di bicicletta ad andare e altrettanti a tornare… se una volta alla spiaggia vi fate una bella nuotata avete il ciclo completo dello sport.
Infine, pensate una pista che unisca Torre Astura a Lido dei Pini… La bicicletta diverrebbe il mezzo più popolare della riviera.
domenica 7 giugno 2009
Mamma mia
Due segnalazioni pervenute di interruzione piste sono state riportate da Ciclabili a Roma e Roma pedala, ci danno un’idea di come la circolazione in bicicletta sia ancora considerata un optional. Ma questo è stato solo l’inizio!
Il primo caso riguarda i lavori del ponte della musica (Via Capoprati). Infatti, la pista ciclabile è stata interrotta (e lo rimarrà per molto tempo, suppongo). Venendo da Nord è stata realizzata una rampa che sale sul Lungotevere, mentre dall’altra parte abbiamo… scale e canaletta, oltretutto con una segnalazione piuttosto ambigua, per cui è probabile che un ciclista, di notte, infili le scale… Ma che ci voleva a fare un’altra rampa? Non ne abbiamo diritto? Comunque avevo già notato questa situazione
Il secondo caso, ancora più eclatante, è segnalato da un ciclista e riguarda la chiusura del tratto di pista ciclabile che passa sul viadotto della Magliana. La chiusura è dovuta a lavori sui cavi telefonici, e, come riferito, si protrarrà per un bel po’ di giugno. Per vedere questa interruzione sabato pomeriggio ho preso la bici e ho ripercorso la pista del Tevere da Ponte Risorgimento, pensando di giungere al Ponte della Magliana…
Mamma Mia!
Ho trovato, e non lo sapevo, che la situazione appena oltre Porta Portese è ancora disastrosa.
Innanzitutto i residui della piena sono ancora lì, ammonticchiati, e spesso tracimano sulla pista. Cosa ci voglia a levarli, non lo so, forse un po’ di voglia. Qualcuno ci si avventura, ma sembra proprio di stare in una discarica…
Inoltre i lavori all’altezza del Ponte dell’Industria, che avrebbero dovuto essere conclusi per la fine di dicembre sono ancora in pieno svolgimento! E dopo tutto questo tempo il fondo della pista nella zona fa schifo come e più prima!
Giudicate voi dalle foto…
Peraltro anche il tratto Ponte Risorgimento – Isola Tiberina conserva i suoi problemi tutt’ora aperti:
- La buca segnalata nel post di domenica scorsa è “scomparsa” sotto le strutture della piscina di Castel Sant’Angelo, e quindi riapparirà a settembre;
- Varie altre buche ingombrano il tracciato;
- Manca la ringhiera lato ad una delle strettoie sotto Ponte Sisto (mi pare). Dopo tutto il lavoro fatto la ringhiera è ancora buttata da un lato.
Insomma: il calvario della pista del Tevere continua… Da ormai più di un anno non si riesce a percorrerla tutta. Il risultato è che quella che era una delle mete più gettonate delle passeggiate romane, sia in bici che a piedi, sta ritornando un deserto…
Il primo caso riguarda i lavori del ponte della musica (Via Capoprati). Infatti, la pista ciclabile è stata interrotta (e lo rimarrà per molto tempo, suppongo). Venendo da Nord è stata realizzata una rampa che sale sul Lungotevere, mentre dall’altra parte abbiamo… scale e canaletta, oltretutto con una segnalazione piuttosto ambigua, per cui è probabile che un ciclista, di notte, infili le scale… Ma che ci voleva a fare un’altra rampa? Non ne abbiamo diritto? Comunque avevo già notato questa situazione
Il secondo caso, ancora più eclatante, è segnalato da un ciclista e riguarda la chiusura del tratto di pista ciclabile che passa sul viadotto della Magliana. La chiusura è dovuta a lavori sui cavi telefonici, e, come riferito, si protrarrà per un bel po’ di giugno. Per vedere questa interruzione sabato pomeriggio ho preso la bici e ho ripercorso la pista del Tevere da Ponte Risorgimento, pensando di giungere al Ponte della Magliana…
Mamma Mia!
Ho trovato, e non lo sapevo, che la situazione appena oltre Porta Portese è ancora disastrosa.
Innanzitutto i residui della piena sono ancora lì, ammonticchiati, e spesso tracimano sulla pista. Cosa ci voglia a levarli, non lo so, forse un po’ di voglia. Qualcuno ci si avventura, ma sembra proprio di stare in una discarica…
Inoltre i lavori all’altezza del Ponte dell’Industria, che avrebbero dovuto essere conclusi per la fine di dicembre sono ancora in pieno svolgimento! E dopo tutto questo tempo il fondo della pista nella zona fa schifo come e più prima!
Giudicate voi dalle foto…
Peraltro anche il tratto Ponte Risorgimento – Isola Tiberina conserva i suoi problemi tutt’ora aperti:
- La buca segnalata nel post di domenica scorsa è “scomparsa” sotto le strutture della piscina di Castel Sant’Angelo, e quindi riapparirà a settembre;
- Varie altre buche ingombrano il tracciato;
- Manca la ringhiera lato ad una delle strettoie sotto Ponte Sisto (mi pare). Dopo tutto il lavoro fatto la ringhiera è ancora buttata da un lato.
Insomma: il calvario della pista del Tevere continua… Da ormai più di un anno non si riesce a percorrerla tutta. Il risultato è che quella che era una delle mete più gettonate delle passeggiate romane, sia in bici che a piedi, sta ritornando un deserto…
sabato 6 giugno 2009
Il sistema che premia i furbi.
Per capire l’Italia, occorre tenere presente una cosa: l’Italiano ha capacità di sopportazione immani. L’unica cosa che non può sopportare è passare da fesso.
Quindi, finchè seguire le regole comporterà lo svantaggio pratico di chi le segue, la battaglia sarà persa in partenza.
L’altro giorno arrivo (a piedi) sotto l’ufficio e vedo un ausiliario del traffico che, pettorina fosforescente, sta assegnando una multa ad un’auto ferma nelle strisce blu.
Tutto intorno auto parcheggiate abusivamente fuori dalle strisce blu, sui passaggi pedonali e sul marciapiedi, anche a spina di pesce o in doppia fila (sul marciapiedi…).
Gentilmente gli chiedo:
“Scusi, e quelle non le multa?”
“ No, mi dispiace, non posso farlo. Non ne ho l’autorità”.
La risposta è in linea con le ultime sentenze del TAR. Del Consiglio di Stato, della Cassazione e della Corte Costituzionale: gli ausiliari del traffico posso operare solo in ambiti estremamente ristretti.
Allora, succede che gli ausiliari passano tutti i giorni, magari anche due volte al giorno, i Vigili Urbani tutti i mesi, magari anche due volte al mese. Questo significa che chi parcheggia nelle strisce bianche o blu, senza dare fastidio a nessuno, è soggetto ad una probabilità dalle 30 alle 60 volte maggiore di beccarsi una multa rispetto a chi parcheggia sul marciapiedi o sulle strisce pedonali. Poi ci si stupisce se l’Italia va a remengo.
Quando poi cresci, capisci che queste cose non accadono per caso. La società italiana è ancora troppo basata sulla furbizia. Devi dimostrare di essere tanto furbo da fregare gli onesti ed i leali. Ordine e legalità sono una cosa da idealisti, che se lasciati liberi nel sistema possono procurare danni. Sono necessari, ma meglio lasciarli confinati ai livelli medio-bassi della società.
Per carità, non credo che il problema non sia solo italiano, ma rispetto ai paesi civili, da noi assume dimensione patologica.
Quindi, finchè seguire le regole comporterà lo svantaggio pratico di chi le segue, la battaglia sarà persa in partenza.
L’altro giorno arrivo (a piedi) sotto l’ufficio e vedo un ausiliario del traffico che, pettorina fosforescente, sta assegnando una multa ad un’auto ferma nelle strisce blu.
Tutto intorno auto parcheggiate abusivamente fuori dalle strisce blu, sui passaggi pedonali e sul marciapiedi, anche a spina di pesce o in doppia fila (sul marciapiedi…).
Gentilmente gli chiedo:
“Scusi, e quelle non le multa?”
“ No, mi dispiace, non posso farlo. Non ne ho l’autorità”.
La risposta è in linea con le ultime sentenze del TAR. Del Consiglio di Stato, della Cassazione e della Corte Costituzionale: gli ausiliari del traffico posso operare solo in ambiti estremamente ristretti.
Allora, succede che gli ausiliari passano tutti i giorni, magari anche due volte al giorno, i Vigili Urbani tutti i mesi, magari anche due volte al mese. Questo significa che chi parcheggia nelle strisce bianche o blu, senza dare fastidio a nessuno, è soggetto ad una probabilità dalle 30 alle 60 volte maggiore di beccarsi una multa rispetto a chi parcheggia sul marciapiedi o sulle strisce pedonali. Poi ci si stupisce se l’Italia va a remengo.
Quando poi cresci, capisci che queste cose non accadono per caso. La società italiana è ancora troppo basata sulla furbizia. Devi dimostrare di essere tanto furbo da fregare gli onesti ed i leali. Ordine e legalità sono una cosa da idealisti, che se lasciati liberi nel sistema possono procurare danni. Sono necessari, ma meglio lasciarli confinati ai livelli medio-bassi della società.
Per carità, non credo che il problema non sia solo italiano, ma rispetto ai paesi civili, da noi assume dimensione patologica.
Vorrei infine ricordare una cosa.
La furbizia e l’astuzia sono le doti dei distruttori e dei truffatori. Di chi vuole aumentare l’entropia del mondo, lucrando sulla confusione o sulla distruzione. Degli speculatori, dei sabotatori e dei terroristi.
Dei Gengis Khan, che distrusse imperi senza costruire nulla, e dei Bin Laden, che possono abbattere le Torri Gemelle usando aeroplani ma non sono in grado di realizzare ne’ le une ne’ gli altri.
martedì 2 giugno 2009
La militante Alemanna e il bilancio ciclistico ad un anno
Poco più di un anno fa, la domenica tra il primo turno ed il ballottaggio delle elezioni da sindaco, me ne stavo tornando sulla pista di Via Panama, entrando a Piazza Ungheria da Viale Rossini, quando notai che un furgone Ape, che stava facendo la propagando per Alemanno sindaco, era parcheggiato sul di una porzione della pista.
Evitai di far notare la cosa, e mi diressi al semaforo (rosso). Mentre aspettavo il verde venni agganciato da una delle attiviste del sindaco. Molto attiva, direi, sulla trentina (quella l’impressione), che mi disse che avrei fatto meglio a votare Alemanno, vista la scarsa prova del sindaco precedente.
Io mi dimostrai cortese ma non troppo convinto, mi pare che dissi “Sì, ma il peggio non è morto mai…”, al che lei mi rispose, con fare sempre più attivistico, che non capiva perché noi ciclisti (tutti quelli con i quali aveva parlato) fossimo poco convinti dalle proposte del candidato della destra… Forse che volevamo continuare a stare senza piste ciclabili come era avvenuto con Veltroni?
Dopodichè venni salvato da un suo amico che intervenne. Ricevetti come dono di congedo un po’ di volantini (che leggo sempre con interesse) e un collare reggitelefono verde di Antoniozzi, che ho conservato nella borsa della bicicletta ancora utilizzo con piacere per agganciarci la giacca quando fa caldo.
A distanza di 15 mesi da quell’incontro, mi piacerebbe riparlare dell’argomento con quella signorina, per riprendere l’argomento della bicicletta. Le cose in politica non vanno sempre come vorrebbero gli attivisti, e anche le promesse fatte da Lawrence d’Arabia agli Arabi furono sconfessate dalla politica del dopoguerra (I guerra mondiale).
Ora, se dobbiamo fare un bilancio ciclistico di questa prima 15na di mesi di sindaco, non stiamo assolutamente bene:
Ciclabilità generale: in accordo alla campagna elettorale, non esiste un vero piano di sviluppo della bicicletta in città. Si parla in modo generico di mobilità alternativa, ma riguardo alla bicicletta non sappiamo se andremo all’espansione dell’uso o a una sua riduzione. Soprattutto la Giunta sembra ancora indecisa se cogliere le occasioni che la bici può offrire in tema di vivibilità della città (vedi bike sharing). Di sicuro tutti i siti del Comune in tema di bici mi sembrano fermi all’epoca di Veltroni
Piste ciclabili: non solo non vi sono nuove iniziative concrete da parte della Giunta, ma sono state bloccate molte delle decisioni già prese (Nomentana, Viale Marconi). Sono saltati tutti i biciplan dei Municipi passati al centro-destra e negli altri gli itinerari ciclopedonali sono attaccati dai consiglieri del centro- destra. La pista del Tevere non si risolleva dall’alluvione e, dulcis in fundo, in Sindaco in persona ha espresso la volontà di sopprimere quella di Viale Palmiro Togliatti. Ciò che preoccupa in particolare è l’accresciuto potere di interdizione dei comitati di residenti e commercianti in tema di piste ciclabili, anche quando difendono il parcheggio irregolare (vedi pista Marconi) o adducono ragioni fumose.
Traffico: la disciplina meno restrittiva in tema di parcheggi regolari ha ridato forza all’uso dell’auto, ma non è stata applicata una seria politica di contenimento delle infrazioni. La bicicletta vive anche di traffico ordinato, e sembra che non ci sia più nessuno in grado di contrastare la sosta irregolare e le prepotenze quotidiane dei più arroganti tra automobilisti e scooteristi. Rimane l’incognita del cosa fare con l’inquinamento dell’aria se torna il bel tempo il prossimo inverno.
Bike Sharing: qui qualcosa si è mosso, abbiamo finalmente un gestore unico. Però abbiamo anche un sistema che è profondamente diverso da quello delle altre metropoli europee. Ora ci siamo dati un noleggio, ma non un’estensione del mezzo pubblico. Abbiamo ragione noi o loro? Vedremo.
Intermodalità: l’apertura dopo le 21 della linea A è stata forse presa un pochino sottogamba, ma è un buon passo in avanti. Possiamo provare ad aprire la metro tra mezzogiorno e le due? Vediamo l’effetto che fa.
Fondo stradale e segnaletica orizzontale: finalmente si stanno ottenendo alcuni miglioramenti, ma siamo ancora all’ordinario fatto in forma straordinaria. Per la segnaletica il problema appare ancora lungi dall’essere risolto, mentre le strisce pedonali ed il resto svanisce rapidamente.
Ciò che più preoccupa sono i primi due punti. La mancanza di un chiaro piano di sviluppo che includa la bicicletta era in qualche modo condivisa con le precedenti Amministrazioni, che però hanno continuato a realizzare piste ciclabili, magari in modo inorganico.
L’impressione è che la giunta sia poco ben disposta verso l’uso della bicicletta, e comunque abbia cose più importanti cui pensare. Ciò poteva andare bene dieci e forse 5 anni fa. Adesso non è più il momento. La politica degli incentivi ha riempito le case di biciclette, e presto il prezzo della benzina tornerà a mordere. La gente si chiederà sempre di più di usare la bici, e si chiederà la ragione di questa contrarietà.
Si può rimediare a questa situazione? Sì, se c’e’ la volontà (e anche qualche soldino). Al Sindaco suggerisco alcune mosse per riaffermare la popolarità nella comunità dei ciclisti:
- recuperi la pista di Viale Marconi e studi come prolungarla fino al Lungotevere degli Inventori, visto che in quella zona ci sono ampi marciapiedi;
- rispolveri la pista delle Mura Aureliane. Un itinerario stupendo, per i turisti ed i Romani, tutto o quasi su marciapiedi. Sembrerebbe veramente che bastino “due soldi” per attuarlo.
- rifaccia partire i biciplan dei Municipi.
- convinca l’ATAC a pubblicare un piano di espansione del bike sharing anche alle periferie, valutando anche di agganciare l’uso gratuito della prima mezz’ora all’abbonamento ATAC.
Evitai di far notare la cosa, e mi diressi al semaforo (rosso). Mentre aspettavo il verde venni agganciato da una delle attiviste del sindaco. Molto attiva, direi, sulla trentina (quella l’impressione), che mi disse che avrei fatto meglio a votare Alemanno, vista la scarsa prova del sindaco precedente.
Io mi dimostrai cortese ma non troppo convinto, mi pare che dissi “Sì, ma il peggio non è morto mai…”, al che lei mi rispose, con fare sempre più attivistico, che non capiva perché noi ciclisti (tutti quelli con i quali aveva parlato) fossimo poco convinti dalle proposte del candidato della destra… Forse che volevamo continuare a stare senza piste ciclabili come era avvenuto con Veltroni?
Dopodichè venni salvato da un suo amico che intervenne. Ricevetti come dono di congedo un po’ di volantini (che leggo sempre con interesse) e un collare reggitelefono verde di Antoniozzi, che ho conservato nella borsa della bicicletta ancora utilizzo con piacere per agganciarci la giacca quando fa caldo.
A distanza di 15 mesi da quell’incontro, mi piacerebbe riparlare dell’argomento con quella signorina, per riprendere l’argomento della bicicletta. Le cose in politica non vanno sempre come vorrebbero gli attivisti, e anche le promesse fatte da Lawrence d’Arabia agli Arabi furono sconfessate dalla politica del dopoguerra (I guerra mondiale).
Ora, se dobbiamo fare un bilancio ciclistico di questa prima 15na di mesi di sindaco, non stiamo assolutamente bene:
Ciclabilità generale: in accordo alla campagna elettorale, non esiste un vero piano di sviluppo della bicicletta in città. Si parla in modo generico di mobilità alternativa, ma riguardo alla bicicletta non sappiamo se andremo all’espansione dell’uso o a una sua riduzione. Soprattutto la Giunta sembra ancora indecisa se cogliere le occasioni che la bici può offrire in tema di vivibilità della città (vedi bike sharing). Di sicuro tutti i siti del Comune in tema di bici mi sembrano fermi all’epoca di Veltroni
Piste ciclabili: non solo non vi sono nuove iniziative concrete da parte della Giunta, ma sono state bloccate molte delle decisioni già prese (Nomentana, Viale Marconi). Sono saltati tutti i biciplan dei Municipi passati al centro-destra e negli altri gli itinerari ciclopedonali sono attaccati dai consiglieri del centro- destra. La pista del Tevere non si risolleva dall’alluvione e, dulcis in fundo, in Sindaco in persona ha espresso la volontà di sopprimere quella di Viale Palmiro Togliatti. Ciò che preoccupa in particolare è l’accresciuto potere di interdizione dei comitati di residenti e commercianti in tema di piste ciclabili, anche quando difendono il parcheggio irregolare (vedi pista Marconi) o adducono ragioni fumose.
Traffico: la disciplina meno restrittiva in tema di parcheggi regolari ha ridato forza all’uso dell’auto, ma non è stata applicata una seria politica di contenimento delle infrazioni. La bicicletta vive anche di traffico ordinato, e sembra che non ci sia più nessuno in grado di contrastare la sosta irregolare e le prepotenze quotidiane dei più arroganti tra automobilisti e scooteristi. Rimane l’incognita del cosa fare con l’inquinamento dell’aria se torna il bel tempo il prossimo inverno.
Bike Sharing: qui qualcosa si è mosso, abbiamo finalmente un gestore unico. Però abbiamo anche un sistema che è profondamente diverso da quello delle altre metropoli europee. Ora ci siamo dati un noleggio, ma non un’estensione del mezzo pubblico. Abbiamo ragione noi o loro? Vedremo.
Intermodalità: l’apertura dopo le 21 della linea A è stata forse presa un pochino sottogamba, ma è un buon passo in avanti. Possiamo provare ad aprire la metro tra mezzogiorno e le due? Vediamo l’effetto che fa.
Fondo stradale e segnaletica orizzontale: finalmente si stanno ottenendo alcuni miglioramenti, ma siamo ancora all’ordinario fatto in forma straordinaria. Per la segnaletica il problema appare ancora lungi dall’essere risolto, mentre le strisce pedonali ed il resto svanisce rapidamente.
Ciò che più preoccupa sono i primi due punti. La mancanza di un chiaro piano di sviluppo che includa la bicicletta era in qualche modo condivisa con le precedenti Amministrazioni, che però hanno continuato a realizzare piste ciclabili, magari in modo inorganico.
L’impressione è che la giunta sia poco ben disposta verso l’uso della bicicletta, e comunque abbia cose più importanti cui pensare. Ciò poteva andare bene dieci e forse 5 anni fa. Adesso non è più il momento. La politica degli incentivi ha riempito le case di biciclette, e presto il prezzo della benzina tornerà a mordere. La gente si chiederà sempre di più di usare la bici, e si chiederà la ragione di questa contrarietà.
Si può rimediare a questa situazione? Sì, se c’e’ la volontà (e anche qualche soldino). Al Sindaco suggerisco alcune mosse per riaffermare la popolarità nella comunità dei ciclisti:
- recuperi la pista di Viale Marconi e studi come prolungarla fino al Lungotevere degli Inventori, visto che in quella zona ci sono ampi marciapiedi;
- rispolveri la pista delle Mura Aureliane. Un itinerario stupendo, per i turisti ed i Romani, tutto o quasi su marciapiedi. Sembrerebbe veramente che bastino “due soldi” per attuarlo.
- rifaccia partire i biciplan dei Municipi.
- convinca l’ATAC a pubblicare un piano di espansione del bike sharing anche alle periferie, valutando anche di agganciare l’uso gratuito della prima mezz’ora all’abbonamento ATAC.
- istituisca una più “giornate senza motori”. Magari solo Dalle 11 alle 4 del pomeriggio, vietati tutti i mezzi a motore nell’anello ferroviario. Roma senza motori... Si verrebbe da tutta Italia a vederla, altro che Formula 1.