giovedì 21 novembre 2013

A Londra è guerra tra ciclisti e automobilisti

Le Boris Bike
Mi sono imbattuto in un articolo piuttosto preoccupante sul rapporto tra  ciclisti e automobilisti (o camionisti) a Londra.  Nella capitale inglese è ormai, secondo il giornale (International Herald Tribune,  testata di centro destra) in corso una vera e propria guerra per lo spazio per circolare. Una guerra con morti e feriti, ovviamente tutti dalla parte dei ciclisti. Non per niente, il giornale ricorda che ci sono più ciclisti morti a Londra che soldati inglesi morti in Afghanistan…

In particolare, al sesto morto in due settimane, una delle maggiori federazioni sportive del Regno Unito ha preso carta e penna e  ha chiesto di incontrare il sindaco, noto ciclista anche lui, accusandolo di non fare abbastanza (leggi spendere) per garantire la sicurezza dei ciclisti.

Inoltre, avendo notato che su 16 morti, 9 sono avvenuti a causa di automezzi pesanti, la federazione chiede di vietare l’ingresso in città agli automezzi pesanti nelle ore di punta. A Parigi lo fanno, e la sicurezza dei ciclisti è più alta.

Per quanto ciclista, e fortemente impegnato a supportare i ciclisti anche attraverso importanti programmi infrastrutturali, il sindaco non ha, finora appoggiato la richiesta. In particolare non ritiene che il divieto sia migliorativo per la sicurezza, e che il prezzo imposto alla collettività sia troppo alto rispetto ai benefici in termini di sicurezza. In particolare che gli incidenti non siano da attribuire, sic et simpliciter, alla presenza dei mezzi pesanti in città.

Piuttosto il sindaco ha puntato il dito verso comportamenti molto rischiosi tenuti da una gran parte dei ciclisti, primo fra tutti il continuare  a passare con il semaforo rosso, o guidare con la musica in cuffia, sordi a quanto accade intorno.

Non avendo i dati degli incidenti certo nn possiamo dire nulla in proposito. La nostra situazione è radicalmente diversa, però con una costante: la lotta per lo spazio tra biciclette e altri mezzi motorizzati, in particolare i mezzi pesanti.

Per quanto mi riguarda avevo già scritto della difficoltà di coesistenza di queste due categorie di utenti della strada. A quanto pare, a differenza di altri paesi ciclisticamente più evoluti, sia in Italia che nel regno Unito, la bicicletta non è stata ancora metabolizzata dalla grande maggioranza della popolazione della strada. I motorizzati ancora resistono attivamente.

Non ho neanche dubbi sul fatto che molti ciclisti corrano rischi ingiustificabili, non pagando a questi mezzi il dovuto rispetto (diciamo… tenersi alla larga a prescindere, essere pronti alle loro manovre, non infilarsi negli angoli morti).

Rimane il fatto che quando ti superano puoi fare ben poco, se non sperare che l’autista non si sbagli…

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