Le Boris Bike |
Mi sono imbattuto in un articolo
piuttosto preoccupante sul rapporto tra
ciclisti e automobilisti (o camionisti) a Londra. Nella capitale inglese è ormai, secondo il
giornale (International Herald Tribune, testata di centro destra) in corso una vera e
propria guerra per lo spazio per circolare. Una guerra con morti e feriti,
ovviamente tutti dalla parte dei ciclisti. Non per niente, il giornale ricorda
che ci sono più ciclisti morti a Londra che soldati inglesi morti in
Afghanistan…
In particolare, al sesto morto in
due settimane, una delle maggiori federazioni sportive del Regno Unito ha preso
carta e penna e ha chiesto di incontrare
il sindaco, noto ciclista anche lui, accusandolo di non fare abbastanza (leggi
spendere) per garantire la sicurezza dei ciclisti.
Inoltre, avendo notato che
su 16 morti, 9 sono avvenuti a causa di automezzi pesanti, la federazione
chiede di vietare l’ingresso in città agli automezzi pesanti nelle ore di
punta. A Parigi lo fanno, e la sicurezza dei ciclisti è più alta.
Per quanto ciclista, e fortemente
impegnato a supportare i ciclisti anche attraverso importanti programmi
infrastrutturali, il sindaco non ha, finora appoggiato la richiesta. In
particolare non ritiene che il divieto sia migliorativo per la sicurezza, e che
il prezzo imposto alla collettività sia troppo alto rispetto ai benefici in
termini di sicurezza. In particolare che gli incidenti non siano da attribuire,
sic et simpliciter, alla presenza dei
mezzi pesanti in città.
Piuttosto il sindaco ha puntato
il dito verso comportamenti molto rischiosi tenuti da una gran parte dei
ciclisti, primo fra tutti il continuare
a passare con il semaforo rosso, o guidare con la musica in cuffia, sordi a quanto accade intorno.
Non avendo i dati degli incidenti
certo nn possiamo dire nulla in proposito. La nostra situazione è radicalmente
diversa, però con una costante: la lotta per lo spazio tra biciclette e altri
mezzi motorizzati, in particolare i mezzi pesanti.
Per quanto mi riguarda avevo già
scritto della difficoltà di coesistenza di queste due categorie di utenti della
strada. A quanto pare, a differenza di altri paesi ciclisticamente più evoluti,
sia in Italia che nel regno Unito, la bicicletta non è stata ancora
metabolizzata dalla grande maggioranza della popolazione della strada. I motorizzati
ancora resistono attivamente.
Non ho neanche dubbi sul fatto
che molti ciclisti corrano rischi ingiustificabili, non pagando a questi mezzi
il dovuto rispetto (diciamo… tenersi alla larga a prescindere, essere pronti
alle loro manovre, non infilarsi negli angoli morti).
Rimane il fatto che quando ti
superano puoi fare ben poco, se non sperare che l’autista non si sbagli…
articolo cartaceo o su web ?
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