Con la solita tempesta in un bicchier d'acqua, su SIC vi è stato un ulteriore incrociar di lame tra talebani (rispetto totale del Codice della Strada, CdS) e anarchici, ovvero "famo quello che volemo". Ovviamente sia gli uni che gli altri sanno benissimo che la verità sta in mezzo, ma vediamo di dare corpo razionale a questi discorsi.
Innanzitutto capiamo che il CdS porta "le regole", non la loro applicazione. Fissa la terminologia e pone una serie di cardini sui quali costruire il tutto. Per esempio le precedenze, i tipi di strade, la guida a destra, il concetto che chi segue un veicolo deve stare attento a non tamponarlo, che le biciclette debbano marciare a destra.
Poi tocca a chi progetta la strada, combinare queste norme in uno schema di circolazione. Il quale schema di circolazione deve essere adattato. Quale strada, semaforo o rotatoria, passaggio pedonale, segnaletica, piste ciclabili e superstrade, incorci a raso o no, etc. etc.
Cosa succede? Che, seppur perfettamente legali, questi schemi di circolazione danno risultati molto differenti tra di loro. Nei casi peggiori possono risultare discriminanti nei confronti di alcune tipologie di veicoli o addirittura, ovviamente senza volerlo, pericolosi per gli utenti deboli, specie per pedoni o veicoli lenti come le biciclette.
Tra le configurazioni pericolose per le biciclette, tutte quelle che costringono il ciclista a tagliare il flusso delle auto, ad esempio per spostarsi sulla sinistra della carreggiata quando la corsia che percorre si trasforma in "svolta obbligata a destra" e gli automobilisti cercano di passargli sopra.
Tra le configurazioni di massimo svantaggio i sensi unici, che costringono il ciclista a lunghi giri, magari con dislivelli rilevanti, per raggiungere la destinazione, solo per favorire la circolazione automobilistica.
Di fronte a queste situazioni, la risposta del ciclista differisce in base ad esperienza e temperamento.
Alcuni (pochi) fanno i bravi automobilisti e rispettano il tutto. Altri (pochi) prendono come scusa queste difficoltà per fare come pare a loro.
Altri cercano di coniugare buon senso e prudenza cercando di smussare le difficoltà di circolazione con qualche violazione limitata e a basso rischio... ognuno la sua scelta, non sta a me criticarla, se non quando mette qualcuno in pericolo.
Una cosa però dobbiamo tutti riconoscere, ovvero che le soluzioni adottate a Roma sono per favorire gli automobilisti.
Peggio, agli automobilisti è concesso, con la complicità dell'Amministrazione e della Polizia Locale, di violare in modo patente alcune norme (divieti di sosta e limiti di velocità) appropriandosi degli spazi comuni e mettendo a rischio la vita degli altri.
Se confrontiamo numericamente le rispettive violazione, vediamo i ciclisti dalla parte dei vessati nella stragrande maggioranza dei casi. Il che non vuol dire che non ci siano ciclisti che guidano totalmente a cavolo e "gettano discredito sulla categoria", ma questo è inevitabile...
Però sono pochi e sempre a rischio della propria pelle, prima che di quella degli altri.
Pertanto è inutile fare troppo i paladini del rispetto del CdS.
In molti casi non c'entra nulla, sono le configurazioni locali che creano pericoli o svantaggi concreti, e alla fine, ognuno è responsabile di quello che fa e di come lo fa. In questo senso, i accettano critiche dalla categoria degli automobilisti solo nella consapevolezza che sono critiche "del secondo ordine" e che prima di parlare, dovrebbero dimostrare di essere dei bravi automobilisti.
Peraltro è proprio quando guido la macchina, che mi rendo conto di quanto a Roma gli
automobilisti non sappiano guidare. Altro che i ciclisti.
I bravi automobilisti a Roma sono una figura mitologica. Se a Roma si applicasse veramente il CdS quello che di solito si autodefinisce bravo automobilista dovrebbe restare senza patente dopo mezza giornata. Il bravo automobilista mediamente: ignora i limiti di velocità e la distanza di sicurezza, guida usando il cellulare, accelera quando vede un pedone che cerca di attraversare per costringerlo ad aspettare, parcheggia in doppia fila, sulle strisce o sui marciapiedi. Quelli che parlano di ciclisti indisciplinati non meriterebbero neanche una risposta.
RispondiEliminaI ciclisti indisciplinati rischiano la vita ben più degli automobilisti....ma sopratutto possono permettersi di essere indisciplinati perché sono quattro gatti.... Se i ciclisti a Roma fossero un numero tangibile sarebbe un caos.
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