lunedì 28 aprile 2014

Bici e CdS: la differenza tra la norma e la sua applicazione

Con la solita  tempesta in un bicchier d'acqua, su SIC vi è stato un ulteriore incrociar di lame tra talebani (rispetto totale del Codice della Strada, CdS) e anarchici, ovvero "famo quello che volemo". Ovviamente sia gli uni che gli altri sanno benissimo che la verità sta in mezzo, ma vediamo di dare corpo razionale a questi discorsi.

Innanzitutto capiamo che il CdS porta "le regole", non la loro applicazione. Fissa la terminologia e pone una serie di cardini sui quali costruire il tutto. Per esempio le precedenze, i tipi di strade, la guida a destra, il concetto che chi segue un veicolo deve stare attento a non tamponarlo, che le biciclette debbano marciare a destra.

Poi tocca a chi progetta la strada, combinare queste norme in uno schema di circolazione. Il quale schema di circolazione deve essere adattato. Quale strada, semaforo o rotatoria, passaggio pedonale, segnaletica, piste ciclabili e superstrade, incorci a raso o no, etc. etc.

Cosa succede?  Che, seppur perfettamente legali, questi schemi di circolazione danno risultati molto differenti tra di loro. Nei casi peggiori possono risultare discriminanti nei confronti di alcune tipologie di veicoli o addirittura, ovviamente senza volerlo,  pericolosi per gli utenti deboli, specie per pedoni o veicoli lenti come le biciclette.

Tra le configurazioni pericolose per le biciclette, tutte quelle che costringono il ciclista a tagliare il flusso delle auto, ad esempio per spostarsi sulla sinistra della carreggiata quando la corsia che percorre si trasforma in "svolta obbligata a destra" e gli automobilisti cercano di passargli sopra.

Tra le configurazioni di massimo svantaggio i sensi unici, che costringono il ciclista a lunghi giri, magari con dislivelli rilevanti, per raggiungere la destinazione, solo per favorire la circolazione automobilistica.

Di fronte a queste situazioni, la risposta del ciclista differisce in base ad esperienza e temperamento.

Alcuni (pochi) fanno i bravi automobilisti e rispettano il tutto. Altri (pochi) prendono come scusa queste difficoltà per fare come pare a loro.

Altri cercano di coniugare buon senso e prudenza cercando di smussare le difficoltà di circolazione con qualche violazione limitata e a basso rischio... ognuno la sua scelta, non sta a me criticarla, se non quando mette qualcuno in pericolo.

Una cosa però dobbiamo tutti riconoscere, ovvero che le soluzioni adottate a Roma sono per favorire gli automobilisti.

Peggio, agli automobilisti è concesso, con la complicità dell'Amministrazione e della Polizia Locale, di violare in modo patente alcune norme (divieti di sosta e limiti di velocità) appropriandosi degli spazi comuni e mettendo a rischio la vita degli altri.

Se confrontiamo numericamente le rispettive violazione, vediamo i ciclisti dalla parte dei vessati nella stragrande maggioranza dei casi. Il che non vuol dire che non ci siano ciclisti che guidano totalmente a cavolo e "gettano discredito sulla categoria", ma questo è inevitabile...

Però sono pochi e sempre a rischio della propria pelle, prima che di quella degli altri.

Pertanto è inutile fare troppo i paladini del rispetto del CdS.

In molti casi non c'entra nulla, sono le configurazioni locali che creano pericoli o svantaggi concreti, e alla fine, ognuno è responsabile di quello che fa  e di come lo fa. In questo senso, i accettano critiche dalla categoria degli automobilisti solo nella consapevolezza che sono critiche "del secondo ordine" e che prima di parlare, dovrebbero dimostrare di essere dei bravi automobilisti.

Peraltro è proprio quando guido la macchina, che mi rendo conto di quanto a Roma gli
automobilisti non sappiano guidare. Altro che i ciclisti.



2 commenti:

  1. I bravi automobilisti a Roma sono una figura mitologica. Se a Roma si applicasse veramente il CdS quello che di solito si autodefinisce bravo automobilista dovrebbe restare senza patente dopo mezza giornata. Il bravo automobilista mediamente: ignora i limiti di velocità e la distanza di sicurezza, guida usando il cellulare, accelera quando vede un pedone che cerca di attraversare per costringerlo ad aspettare, parcheggia in doppia fila, sulle strisce o sui marciapiedi. Quelli che parlano di ciclisti indisciplinati non meriterebbero neanche una risposta.

    RispondiElimina
  2. I ciclisti indisciplinati rischiano la vita ben più degli automobilisti....ma sopratutto possono permettersi di essere indisciplinati perché sono quattro gatti.... Se i ciclisti a Roma fossero un numero tangibile sarebbe un caos.

    RispondiElimina