venerdì 8 marzo 2019

Il ciclomobilismo non deve farci perdere il senso delle proporzioni

L'ennesima "cattiveria" ai danni della comunita' ciclistica romana, ovvero la rimozione delle bici legate alla stazione Termini, ha messo in luce ancora una volta che la bici non conta un ciufolo in questa citta'.

Infatti si e' scoperto che la principale stazione di Roma non ha un parcheggio per le biciclette. D'altra parte se ce lo avesse sarebbe comunque troppo piccolo per l'utenza o sarebbe una specie di supermercato per i ladri di biciclette, che speriamo il decreto sicurezza finalmente permetta di impiccarli.

Dopodiche' si e' aggiunta la pratica di lasciare insieme alle bici i contenitori dei pony, e in effetti ci si comincia a rendere conto che forse certe cose vanno gestite in modo professionale... i contenitori per la consegna di cibi non possono essere lasciati per strada alla merce' di qualunque cosa succede. Ma per quello basta rimuovere i contenitori non la bici.

Detto questo ritorniamo con i piedi per terra e facciamoci una domanda: per quale motivo in una citta' dove tutto quanto funziona poco e male la ciclomobilita' dovrebbe costituire un'eccezione?

Se andiamo a circa ottocento metri dal fattaccio, troviamo una delle maggiori fermate di metropolitana della citta', Repubblica, che e' ferma dal 23 ottobre scorso e non si sa bene quando riaprira', forse a maggio, ma appunto non e' sicuro.

E questo perche'? Per un banale problema di ricambi della scala mobile, che si e' rotta, ha mangiato un piede ad un disgraziato Russo, ma per fortuna nell'incidente non ha fatto morti. Perche' non si e' rotta per i saltelli dei tifosi, si e' rotta e basta.

Qualche chilometro piu' a Nord, abbiamo un'altra fermata, questa volta delle ferrovie urbane, Vigna Clara, che e' pronta, ma ferma in attesa di una valutazione d'impatto ambientale che nella prima costruzione, venti anni fa, qualcuno si dimentico' di fare. Evabbe' e quanto ci vuole a questa valutazione? una settimana, un mese? Due mesi? E mica sara' la diga di Assuan...

Insomma due esempi chiarissimi che a Roma le cose non vanno bene per nessuno... a noi ciclisti meno che ad altri, ma almeno normalmente ci affidiamo alle sole nostre gambe!

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