Il Comune di Roma, GRP XI ambiente, ha gentilmente risposto alla segnalazione di Roma Ciclista risguardo al telaio abbandonato sulla pista della Colombo, segnalato il 9 aprile scorso.
Un sopralluogo dei Vigili Urbani non ha trovato il telaio, segno che è stato rimosso, cosa avvenuta dopo il 16 aprile, quando l’avevo rivisto.
Un grazie al Comune per la risposta e soprattutto per la rimozione del telaio, da parte di Roma Ciclista, dei suoi lettori e del Marziano.
mercoledì 29 aprile 2009
domenica 26 aprile 2009
A Roma il III municipio apre al bike sharing il 24 maggio, ma…
La Cronaca di Roma della Repubblica del 26 aprile riporta la notizia che il III municipio sta per andare in onda con il proprio bike sharing.
Secondo il quotidiano, il vulcanico Presidente del III Municipio, Dario Marcucci, sta finendo di piazzare 4 stazioni di bike sharing, precisamente a Piazza Bologna,Via Lanciani, Via dei Peligni e Piazza Aldo Moro. Per ogni stazione 8 biciclette, due delle quali elettriche.
Non si può che plaudire ad una iniziativa così decisa, magari lo facessero tutti, ma… C’e’ un ma, e piuttosto grosso.
L’articolo continua: Le modalità di accesso al servizio sono diverse da quelle del centro, peraltro sono più favorevoli, in quanto non c’e’ il deposito do 30 euro che per i giovani è piuttosto pesante.
Il gestore del servizio è l’ACI…
Insomma: ma il bike sharing del terzo municipio è interoperabile con quello del centro? Insomma, se io prendo una bici a Piazza Bologna, la posso lasciare a Via del Corso?
Il marziano sospetta no, proprio perché sono differenti gestore, tesseramento, accesso. E allora serve o fa confusione?
Dal punto di vista del III municipio la cosa non fa una grinza: il servizio lo paghiamo noi e quindi serve solo per gli spostamenti intra-municipio. Ma allora cosa fa, per esempio, il secondo municipio, si inventa una altro gestore? Mette una stazione a Piazza Istria, con le cui biciclette non si va a Piazza Bologna? Ogni municipio il proprio bike sharing? Solo mobilità intra-municipale? Oppure concorrenza tra diversi gestori?
Bene, non voglio scoraggiare nessuno, sicuramente è un passo... Ma è un passo avanti?
Beh, forse è un passo di lato: forse si accelera la diffusione del servizio, dimostrandone l’utilità, ma forse lo si ostacola, introducendo elementi locali che turbano un più ampio disegno cittadino, amesso che ci sia.
Vorrei aggiungere: non dimentichiamoci che il III Municipio ha anche bocciato la pista della Nomentana…
Confortatemi con le vostre opinioni. Io intanto scrivo al Presidente...
Secondo il quotidiano, il vulcanico Presidente del III Municipio, Dario Marcucci, sta finendo di piazzare 4 stazioni di bike sharing, precisamente a Piazza Bologna,Via Lanciani, Via dei Peligni e Piazza Aldo Moro. Per ogni stazione 8 biciclette, due delle quali elettriche.
Non si può che plaudire ad una iniziativa così decisa, magari lo facessero tutti, ma… C’e’ un ma, e piuttosto grosso.
L’articolo continua: Le modalità di accesso al servizio sono diverse da quelle del centro, peraltro sono più favorevoli, in quanto non c’e’ il deposito do 30 euro che per i giovani è piuttosto pesante.
Il gestore del servizio è l’ACI…
Insomma: ma il bike sharing del terzo municipio è interoperabile con quello del centro? Insomma, se io prendo una bici a Piazza Bologna, la posso lasciare a Via del Corso?
Il marziano sospetta no, proprio perché sono differenti gestore, tesseramento, accesso. E allora serve o fa confusione?
Dal punto di vista del III municipio la cosa non fa una grinza: il servizio lo paghiamo noi e quindi serve solo per gli spostamenti intra-municipio. Ma allora cosa fa, per esempio, il secondo municipio, si inventa una altro gestore? Mette una stazione a Piazza Istria, con le cui biciclette non si va a Piazza Bologna? Ogni municipio il proprio bike sharing? Solo mobilità intra-municipale? Oppure concorrenza tra diversi gestori?
Bene, non voglio scoraggiare nessuno, sicuramente è un passo... Ma è un passo avanti?
Beh, forse è un passo di lato: forse si accelera la diffusione del servizio, dimostrandone l’utilità, ma forse lo si ostacola, introducendo elementi locali che turbano un più ampio disegno cittadino, amesso che ci sia.
Vorrei aggiungere: non dimentichiamoci che il III Municipio ha anche bocciato la pista della Nomentana…
Confortatemi con le vostre opinioni. Io intanto scrivo al Presidente...
giovedì 23 aprile 2009
Vigili Urbani: altro che pistole… biciclette!
Spostandovi per Roma in bici o in bus, e anche in auto o in moto, siete mai stati assaliti dal pensiero che i Vigili urbani siano un po’ troppo dalla parte degli automobilisti, ovvero troppo comprensivi nei loro confronti?
Ebbene non è un’impressione. Un quotidiano romano, il Messaggero tanto per non fare nomi, ha pubblicato un articolo sulla sosta selvaggia delle auto di un Gruppo dei Vigili Urbani che sembra parcheggi dove gli pare (non sembra, ci sono le foto).
Il giornale riporta un po’ di folklore, ma in fondo i Vigili non smentiscono. Ammettono e giustificano il comportamento con due ragioni:
a) abbiamo solo 12 posti per 30 auto;
b) se chiedessimo altri 18 posti avremmo graveremmo pesantemente sul quartiere.
Quindi questa è la prova che i Vigili romani sono proprio come (e forse peggio, visto il ruolo) quelli che dovrebbero controllare ed educare.
Infatti dicono esattamente quello dicono tutti quelli che parcheggiano sulle strisce pedonali o in seconda fila: “non sapevo dove metterla!”.
Oppure: “Ho due macchine e un solo posto auto” e quindi l’altra la lascio sui passi carrabili… Vallo a dire ad un “ghisa” milanese e vedi che ti risponde.
Bene, per tenere un atteggiamento costruttivo, avanzo un suggerimento: invece di avere 30 macchine per soli 12 posti auto, facciamo a meno di 18 auto e prendiamo ai Vigili Urbani del Gruppo 36 biciclette (considerando due vigili ad auto).
In questo modo i Vigili non solo risolvono il problema della sosta selvaggia, non solo divengono più produttivi (vista la zona centrale, sicuramente si spostano più velocemente in bici), ma magari vedono anche, finalmente, quali sono i problemi di chi va in bicicletta e cominciano ad agire di conseguenza.
Altro che pistole… Biciclette!
Ebbene non è un’impressione. Un quotidiano romano, il Messaggero tanto per non fare nomi, ha pubblicato un articolo sulla sosta selvaggia delle auto di un Gruppo dei Vigili Urbani che sembra parcheggi dove gli pare (non sembra, ci sono le foto).
Il giornale riporta un po’ di folklore, ma in fondo i Vigili non smentiscono. Ammettono e giustificano il comportamento con due ragioni:
a) abbiamo solo 12 posti per 30 auto;
b) se chiedessimo altri 18 posti avremmo graveremmo pesantemente sul quartiere.
Quindi questa è la prova che i Vigili romani sono proprio come (e forse peggio, visto il ruolo) quelli che dovrebbero controllare ed educare.
Infatti dicono esattamente quello dicono tutti quelli che parcheggiano sulle strisce pedonali o in seconda fila: “non sapevo dove metterla!”.
Oppure: “Ho due macchine e un solo posto auto” e quindi l’altra la lascio sui passi carrabili… Vallo a dire ad un “ghisa” milanese e vedi che ti risponde.
Bene, per tenere un atteggiamento costruttivo, avanzo un suggerimento: invece di avere 30 macchine per soli 12 posti auto, facciamo a meno di 18 auto e prendiamo ai Vigili Urbani del Gruppo 36 biciclette (considerando due vigili ad auto).
In questo modo i Vigili non solo risolvono il problema della sosta selvaggia, non solo divengono più produttivi (vista la zona centrale, sicuramente si spostano più velocemente in bici), ma magari vedono anche, finalmente, quali sono i problemi di chi va in bicicletta e cominciano ad agire di conseguenza.
Altro che pistole… Biciclette!
domenica 19 aprile 2009
Attraversamento della pista ciclabile a Viale Parioli… Secondo voi è ciclabile?
La foto mostra il ripitturamento dell’attraversamento pedonale di Viale Parioli che unisce le due parti della pista ciclabile Villa Ada/Villa Borghese all’altezza di Piazza Ungheria.
L’interrogativo è il solito… Sarà ciclabile? Dalla forma delle zebre sembrerebbe di no, ma non sarebbe la prima volta che i pittori non seguono alla perfezione le indicazioni del Comune (o viceversa).
L’interrogativo è il solito… Sarà ciclabile? Dalla forma delle zebre sembrerebbe di no, ma non sarebbe la prima volta che i pittori non seguono alla perfezione le indicazioni del Comune (o viceversa).
A voi la risposta.
giovedì 16 aprile 2009
Parigi: a tutto Velib
Come già ho avuto modo di raccontare, la città francese ha deciso di sposare le bicicletta come mezzo complementare alla metropolitana, e sta facendo moltissimo per promuoverne l’uso.
Certo, Parigi non ha i dislivelli di Roma, ed ha spazi giganteschi, se confrontati con i nostri standard. Quindi viene tutto più facile.
Certo, Parigi non ha i dislivelli di Roma, ed ha spazi giganteschi, se confrontati con i nostri standard. Quindi viene tutto più facile.
Il Comune ha comunque intrapreso con decisione la strada di spostare una certa quantità di traffico sulla bicicletta, e con un’azione coerente e decisa sta ottenendo importanti risultati.
Uno dei passi più interessanti è la realizzazione di molte piste ciclabili, in genere come quella della foto: sul metro di larghezza, senso unico, una per parte della strada. Sono diffuse moltissimo le rastrelliere, anche se non si arriva all’intensità della capitale olandese.
Altri punti a vantaggio di Parigi sono il fondo stradale ottimo (almeno per i nostri standard) ed un traffico nettamente più calmo, anche se non facilissimo. Inoltre non si vedono auto in sosta in seconda fila,
La vera forza del ciclista parigino è un bike sharing diffusissimo, il Velib.
Uno dei passi più interessanti è la realizzazione di molte piste ciclabili, in genere come quella della foto: sul metro di larghezza, senso unico, una per parte della strada. Sono diffuse moltissimo le rastrelliere, anche se non si arriva all’intensità della capitale olandese.
Altri punti a vantaggio di Parigi sono il fondo stradale ottimo (almeno per i nostri standard) ed un traffico nettamente più calmo, anche se non facilissimo. Inoltre non si vedono auto in sosta in seconda fila,
La vera forza del ciclista parigino è un bike sharing diffusissimo, il Velib.
Le bici del bike sharing sono usatissime, e quasi ogni fermata della metropolitana ha il suo punto di prelievo e di riconsegna. I ciclisti Velib sono tanti, anche vestiti da ufficio.
Insomma, un esempio per Roma, anche se il modello dovrebbe essere riadattato a Roma, se non altro perché non abbiamo tanta metropolitana.
A proposito: nel giorno di Pasquetta ho visto che il bike sharing romano ancora resiste (e le bici hanno il cambio…).
Insomma, un esempio per Roma, anche se il modello dovrebbe essere riadattato a Roma, se non altro perché non abbiamo tanta metropolitana.
A proposito: nel giorno di Pasquetta ho visto che il bike sharing romano ancora resiste (e le bici hanno il cambio…).
A questo punto dobbiamo solo farlo crescere (nel senso di espandere).
lunedì 13 aprile 2009
E famola sta pista ar Testaccio… La proposta der Marziano
Le contestazioni sulla pista del Testaccio, con le relative uscite sulla stampa sono riuscite, alla fine, a perforare anche l’atarassica indifferenza del Marziano.
In particolare non sapevo che una pista bollesse in pentola, ed è stata una piacevole sorpresa. Anche l’avversione di parte dei politici circoscrizionali non è stata una novità inattesa…
In particolare non sapevo che una pista bollesse in pentola, ed è stata una piacevole sorpresa. Anche l’avversione di parte dei politici circoscrizionali non è stata una novità inattesa…
Per le piste ciclabili c’e’ sempre qualcuno che è contrario. Anzi… più la pista è utile e più ci sono contrari.
E questo vale anche per tutta una serie di altre opere quali il tram del Tintoretto, la Metro C, il parcheggio del Pincio, etc. etc.
La cosa che non mi tornava della pista era il tracciato.
Non l’ho trovato in rete, e quindi sono andato a fare un’ispezione locale.
Dal Corsera mi ricordavo la parola magica “Via Marmorata”, e quindi sono andato proprio lì, che non me la ricordavo. Il sopralluogo ha dato un esito estremamente positivo.
Via Marmorata ha un magnifico marciapiedi, senza negozi e portoni di palazzi, che potrebbe fungere da pista ciclabile, collegando Porta Portese (e la relativa pista) a Piazzale Ostiense, la relativa stazione, la metro di Ostia, insomma il meglio del meglio.
Inoltre, per la penetrazione in Testaccio si può utilizzare Via Caio Cestio, dove i lavori di risistemazione del marciapiede hanno già prodotto una pista ciclabile, magari non annunziata alla cittadinanza per tema delle ire del sindaco.
E quindi pubblico la mia proposta di pista…
Tornato a casa, tutto contento, ho visto che invece la pista prevista dovrebbe finire a Via Rubattino… più o meno nel nulla, si direbbe.
Per carità, le ragioni ci saranno… Qualcuno sa dirmele?
sabato 11 aprile 2009
Buona Pasqua, ricordando Giuliana e Stefano
Quest’anno la gioia della festività pasquale, il mondo che riemerge dall’inverno, è appannata, e per alcuni assolutamente oscurata, dalla catastrofe che ha colpito l’Aquila e i dintorni.
Nel terremoto è morta anche Giuliana, ingegnere, mio collega, con Stefano, il suo figlio di nove anni. Quella notte stavano a dormire dal papà di Giuliana, anche lui morto nel crollo. Mi hanno detto che la casa di Giuliana ha resistito e non è crollata.
I particolari, arrivati dal tam-tam dei colleghi, hanno aggiunto dolore a dolore. Mentre Giuliana sembra sia morta sul colpo, il figlio è rimasto vivo. Il papà è venuto a cercarlo, e lo ha sentito… Sono rimasti a parlare fino alle 10 e 30.
La nonna, la mamma di Giuliana, è stata estratta dalle macerie alle 12:30. Gli altri, senza vita, più tardi.
La mattina del 6 aprile, sentito cosa era accaduto, non avevo neanche provato a mettermi in contatto con lei, pensando che i telefoni dell’area fossero comunque sovraccarichi, e quindi la precedenza andasse data ai parenti e agli amici. Avevo solo mandato un’e-mail al suo capo, amico comune, ma così, senza neanche pensare a niente di peggio di qualche crepa alla casa. L’unica cosa che mi aveva preoccupato era stata l’interruzione dell’autostrada, che si temeva danneggiata in modo serio… Come farà adesso, avevo pensato, lei che viene tutti i giorni a Roma con la corriera.
Non essendo stato in ufficio i colleghi mi hanno dimenticato, del resto anche mi ero tranquillizzato, pensando che se fosse successo qualcosa mi avrebbero sicuramente avvisato… nessuna nuova, buona nuova. La notizia della morte mi è arrivata la sera.
Il mistero della morte rimane inspiegabile. Svaniamo o andiamo da qualche parte? Ognuno di noi ha il suo sentire, la sua sensibilità, una risposta che viene dalla religione, dalla filosofia, o più semplicemente dal proprio cuore. Tutto il nostro sapere, la nostra certezza si arresta alla soglia di questo terribile evento.
Per quanto mi riguarda non riesco a concepire il non-essere, e quindi penso che la nostra essenza, -autocoscienza, spirito o anima che sia- semplicemente si trasferisca da qualche altra parte, un qualche aldilà. Un’altra vita per Giuliana ed il piccolo Stefano, che ha veramente avuto troppo poco.
Nel terremoto è morta anche Giuliana, ingegnere, mio collega, con Stefano, il suo figlio di nove anni. Quella notte stavano a dormire dal papà di Giuliana, anche lui morto nel crollo. Mi hanno detto che la casa di Giuliana ha resistito e non è crollata.
I particolari, arrivati dal tam-tam dei colleghi, hanno aggiunto dolore a dolore. Mentre Giuliana sembra sia morta sul colpo, il figlio è rimasto vivo. Il papà è venuto a cercarlo, e lo ha sentito… Sono rimasti a parlare fino alle 10 e 30.
La nonna, la mamma di Giuliana, è stata estratta dalle macerie alle 12:30. Gli altri, senza vita, più tardi.
La mattina del 6 aprile, sentito cosa era accaduto, non avevo neanche provato a mettermi in contatto con lei, pensando che i telefoni dell’area fossero comunque sovraccarichi, e quindi la precedenza andasse data ai parenti e agli amici. Avevo solo mandato un’e-mail al suo capo, amico comune, ma così, senza neanche pensare a niente di peggio di qualche crepa alla casa. L’unica cosa che mi aveva preoccupato era stata l’interruzione dell’autostrada, che si temeva danneggiata in modo serio… Come farà adesso, avevo pensato, lei che viene tutti i giorni a Roma con la corriera.
Non essendo stato in ufficio i colleghi mi hanno dimenticato, del resto anche mi ero tranquillizzato, pensando che se fosse successo qualcosa mi avrebbero sicuramente avvisato… nessuna nuova, buona nuova. La notizia della morte mi è arrivata la sera.
Il mistero della morte rimane inspiegabile. Svaniamo o andiamo da qualche parte? Ognuno di noi ha il suo sentire, la sua sensibilità, una risposta che viene dalla religione, dalla filosofia, o più semplicemente dal proprio cuore. Tutto il nostro sapere, la nostra certezza si arresta alla soglia di questo terribile evento.
Per quanto mi riguarda non riesco a concepire il non-essere, e quindi penso che la nostra essenza, -autocoscienza, spirito o anima che sia- semplicemente si trasferisca da qualche altra parte, un qualche aldilà. Un’altra vita per Giuliana ed il piccolo Stefano, che ha veramente avuto troppo poco.
giovedì 9 aprile 2009
Attenzione al telaio abbandonato
Chi si trovasse a percorrere la pista dell'EUR, deve stare attento al telaio abbandonato, ormai da mesi, ai margini della pista.
Dato che immagino appartenga ad uno scooter rubato non mi azzardo a rimuoverlo, dovessi venire accusato di ricettazione!
Il telaio giace, ahimè orbo di adeguata sepoltura, sulla pista, appena dopo la Regione Lazio, andando in direzione dell'EUR.
Oltre ad essere brutto, il telaio è pericoloso, specialmente la sera, dove può non essere visto e creare qualche serio problema.
Oltre ad essere brutto, il telaio è pericoloso, specialmente la sera, dove può non essere visto e creare qualche serio problema.
Faccio presente che sul telaio è chiaramente visibile il numero di matricola, quindi si può risalire al proprietario... altrimenti lo si può semplicemente buttare.
Dato che immagino appartenga ad uno scooter rubato non mi azzardo a rimuoverlo, dovessi venire accusato di ricettazione!
martedì 7 aprile 2009
Vacanze pasquali: chiudono le scuole, si scatenano le auto
La chiusura delle scuole migliora la situazione del traffico.
I mezzi pubblici si svuotano, e anche i genitori, non più legati alla corvè dell’accompagnamento, si dividono in due gruppi: quelli che non escono proprio e quelli che non devono passare da scuola. In sostanza, un bel po’ di chilometri risparmiati.
Paradossalmente per noi ciclisti la situazione peggiora. Infatti la diminuzione della densità delle auto aumenta notevolmente la velocità del traffico, e non solo. Approfittando dei maggiori spazi, qualche automobilista tenta traiettorie estemporanee, invadendo le parti della strada solitamente appannaggio dei ciclisti… Metti conto che sbaglino un tantino i calcoli, non è piacevoli sentirsi passare accanto auto che accelerano a manetta.
Paradossalmente per noi ciclisti la situazione peggiora. Infatti la diminuzione della densità delle auto aumenta notevolmente la velocità del traffico, e non solo. Approfittando dei maggiori spazi, qualche automobilista tenta traiettorie estemporanee, invadendo le parti della strada solitamente appannaggio dei ciclisti… Metti conto che sbaglino un tantino i calcoli, non è piacevoli sentirsi passare accanto auto che accelerano a manetta.
Il top l’ho incontrato all’EUR. Pomeriggio, ore 18:40. Pedalo di fronte al (povero) Luneur, e mi fermo al semaforo che mi consente di attraversare Via delle Tre Fontane. Premo il pulsante ed il semaforo va al giallo, poi al rosso.
Con prudente diffidenza mi assicuro che tutti si fermino, e comincio a traversare (in sella alla bici!).
Neanche faccio il primo quarto di attraversamento che da Viale dell’Artigianato gira a sinistra un Smart bianca nuova nuova…
Capisco immediatamente che non ha nessuna intenzione di fermarsi, forse non ha capito che il semaforo è rosso.
Decido,in maniera saggia di fermarmi io… La Smart attraversa senza colpo ferire il semaforo rosso: immaginate la scena: semaforo rosso, macchine ferme su tutte e due le direzioni di marcia, io che stavo attraversando con la bici, quasi al centro del passaggio.
Al mio gesto di stupore (ma che c… stai a fa’?), la ragazza, molto carina, alla guida risponde con un gesto di scusa… Scusa, lo dovevo proprio fare… e tira dritta.
Embe’, che volete, se uno lo deve fare, lo deve proprio fare!
sabato 4 aprile 2009
Il Ciclolaicista
La scena politica era ancora sconvolta (per quanto consentito dalla crisi economica) dalle dichiarazioni del Presidente della Camera al congresso del PdL, che la Corte Costituzionale ha “silurato” la legge 40, riportando alla ribalta il tema della laicità dello Stato.
Come avrò già dichiarato in qualche altra parte di internet, ho fatto tredici anni (elementari, medie e liceo) a scuola confessionale. Ho detto tutto.
Quindi non mi stupisco più di tanto della evidente disonestà, o ottusità intellettuale, di quanti continuano a sostenere la prevalenza della visione religiosa nello stato laico. Infatti è normale (per loro) pretendere il rispetto della propria visione religiosa ma non rispettare in nessun modo la visione degli altri, imponendo le proprie idee. Questa è la superiorità del cattolico.
Anzi che non è stata pronunciata la fatal parola: laicista. Ma qual’e’ la differenza tra laico e laicista? Semplice, laico è chi crede in uno stato che, essendo la casa di tutti, non prende in considerazione le motivazioni di matrice religiosa nelle sue decisioni, e considera le religioni come rispettabili credenze, ma tutto qui (questa è una definizione assolutamente poco rigorosa!).
Laicista è un figura molto più concreta: è chi vuole fare dell’Italia uno stato laico. Da questo punto di vista io sono assolutamente laicista.
E sono anche Ciclolaicista, ovvero non mi contento di dissertare di biciclette e piste ciclabili, ma voglio arrivare al dunque, ovvero la realizzazione di un’infrastruttura ciclabile, che permetta di superare lo svantaggio rispetto alle auto.
Pertanto cominciano a darmi fastidio tutte quelle iniziative a livello istituzionale che inneggiano alla bicicletta, all’ecologia, e poi realizzano poco o niente.
Devo dire che in questo campo l’attuale amministrazione mi ha risparmiato molte arrabbiature.
Come avrò già dichiarato in qualche altra parte di internet, ho fatto tredici anni (elementari, medie e liceo) a scuola confessionale. Ho detto tutto.
Quindi non mi stupisco più di tanto della evidente disonestà, o ottusità intellettuale, di quanti continuano a sostenere la prevalenza della visione religiosa nello stato laico. Infatti è normale (per loro) pretendere il rispetto della propria visione religiosa ma non rispettare in nessun modo la visione degli altri, imponendo le proprie idee. Questa è la superiorità del cattolico.
Anzi che non è stata pronunciata la fatal parola: laicista. Ma qual’e’ la differenza tra laico e laicista? Semplice, laico è chi crede in uno stato che, essendo la casa di tutti, non prende in considerazione le motivazioni di matrice religiosa nelle sue decisioni, e considera le religioni come rispettabili credenze, ma tutto qui (questa è una definizione assolutamente poco rigorosa!).
Laicista è un figura molto più concreta: è chi vuole fare dell’Italia uno stato laico. Da questo punto di vista io sono assolutamente laicista.
E sono anche Ciclolaicista, ovvero non mi contento di dissertare di biciclette e piste ciclabili, ma voglio arrivare al dunque, ovvero la realizzazione di un’infrastruttura ciclabile, che permetta di superare lo svantaggio rispetto alle auto.
Pertanto cominciano a darmi fastidio tutte quelle iniziative a livello istituzionale che inneggiano alla bicicletta, all’ecologia, e poi realizzano poco o niente.
Devo dire che in questo campo l’attuale amministrazione mi ha risparmiato molte arrabbiature.
Infatti mentre la prima parlava molto e faceva poco, questa neanche dice più una parola. Niente chiacchiere niente incazzature.
Ci sarà una pista ciclabile che porta a Damasco, sulla quale Alemanno possa convertirsi?
giovedì 2 aprile 2009
Venerdì al lavoro in bicicletta (a Bruxelles)
Si chiama http://www.fridaybikeday.be/ l’iniziativa presa dall’assessore (lo chiamano ministro) alla mobilità di Brussels.
L’iniziativa del ministro Pascal Smet (http://www.pascalsmet.be/) è tesa a far sperimentare ad un numero sempre maggiore di persone l’utilità della bicicletta.
Se andate a vedere il sito, tra le altre cose potrete notare che vi è anche la possibilità di ricevere un rimborso non tassabile di 15 centesimi a chilometro per l’uso della bici.
Brussels non è una città facilissima per la bicicletta. Innanzitutto non è assolutamente in pianura. Ha colline, non come Roma, ma i dislivelli ci sono. Peraltro la città è abbastanza piccola, mi parrebbe quanto Firenze, quindi facilmente attraversabile. La grande quantità di uffici connessi alla Commissione Europea rende il vestito un item importante e costringe molta gente ad utilizzare l’auto. In compenso i mezzi pubblici ci sono, piuttosto efficienti. La metropolitana non è estesissima, ma è frequente e non registra l’affollamento terrificante romano. Le biciclette sono permesse sulla metro, due per vagone, con l’esclusione delle ore di punta.
Per le biciclette i sensi unici non valgono.
Sotto la spinta dell’assessore, Brussels sta incentivando molto l’uso della bicicletta. I risultati stanno arrivando. Si vede un netto aumento dei ciclisti, che però non raggiungono i livelli olandesi. Diciamo circa la metà, ma in aumento.
Il livello di infrastrutture è altissimo. La segnaletica meticolosa, le piste stanno spuntando come funghi. Unico neo, manca il bike sharing… Non vi preoccupate, arriva a maggio, in occasione del Velo City, il convegno mondiale dei ciclisti.
L’iniziativa del ministro Pascal Smet (http://www.pascalsmet.be/) è tesa a far sperimentare ad un numero sempre maggiore di persone l’utilità della bicicletta.
Se andate a vedere il sito, tra le altre cose potrete notare che vi è anche la possibilità di ricevere un rimborso non tassabile di 15 centesimi a chilometro per l’uso della bici.
Brussels non è una città facilissima per la bicicletta. Innanzitutto non è assolutamente in pianura. Ha colline, non come Roma, ma i dislivelli ci sono. Peraltro la città è abbastanza piccola, mi parrebbe quanto Firenze, quindi facilmente attraversabile. La grande quantità di uffici connessi alla Commissione Europea rende il vestito un item importante e costringe molta gente ad utilizzare l’auto. In compenso i mezzi pubblici ci sono, piuttosto efficienti. La metropolitana non è estesissima, ma è frequente e non registra l’affollamento terrificante romano. Le biciclette sono permesse sulla metro, due per vagone, con l’esclusione delle ore di punta.
Per le biciclette i sensi unici non valgono.
Sotto la spinta dell’assessore, Brussels sta incentivando molto l’uso della bicicletta. I risultati stanno arrivando. Si vede un netto aumento dei ciclisti, che però non raggiungono i livelli olandesi. Diciamo circa la metà, ma in aumento.
Il livello di infrastrutture è altissimo. La segnaletica meticolosa, le piste stanno spuntando come funghi. Unico neo, manca il bike sharing… Non vi preoccupate, arriva a maggio, in occasione del Velo City, il convegno mondiale dei ciclisti.