Che bello sgarro!
Per adesso sostituisco la ruota, poi vediamo...
Magari anche tutto il resto...
Auguri a tutti
lunedì 31 dicembre 2012
domenica 30 dicembre 2012
Mai fidarsi del GPS! :-)
Foto
Quando, tanti anni fa, chiesi ai miei colleghi inglesi come andava con i loro piloti della domenica che usavano il GPS, mi dissero: "E' precississimo! Il guaio è che tutti lo seguono senza guardare dove vanno".
E così è successo anche oggi, dove il Marziano ha condotto due pollastrelle ignare per un giro che non era l'itinerario 004 di Paola e Gino, ma la "Variante 3" del giro, che invece di passare per Vejano si infila in valli e salite a tutto fango che quando le vedi pensi "Mo si' che ce vorrebbe uno pratico".
E comunque una full ben performante.
Comunque, vista la giornata meravigliosa, vista la bellezza dei luoghi, abbiamo preso di buon grado la traccia e l'abbiamo seguita, seppur Patrizia spesso diceva "Ma per Vejano si va di la'" e io "La traccia gira a sinistra"! Avevamo ragione in due.
Il guaio nasce dalla difficoltà che ho a metabolizzare le tracce .gpx. Non potendo installare su questo PC i programmi appositi, sono costretto a fare la spola tra i .kml di Google Earth e i .gpx. Stavolta ho caricato senza pensarci il .gpx di Paola e Gino, senza fare molto caso al nome (variante 3) e pensare che coincidesse con il file .kml del pari postato.
Giuro che non lo faccio più.
Prima vedo il .kml e poi lo converto con GPSies o altro, secondo il principio WYSIWYG (What You See Is What You Get).
Comunque mal me ne incolse, perchè alla fine, mentre le pulzelle l'hanno fatta tutta tranquille, io sono caduto due volte e ho anche finito di rompere la ruota anteriore.
Sulle due cadute ancora me le spiego poco.
Sostanzialmente avevo la forcella bloccata (il che mi ha creato problemi anche in discesa, ovviamente) ma comunque quando ho sbloccato la forcella non è che andasse così meglio. Per fortuna l'unica cosa che si è danneggiata è stata l'amor proprio. La salopette imbottita sul ginocchio mi ha anche riparato da qualsivoglia sbucciatura.
La rottura della ruota è stata realmente inaspettata. per fortuna è arrivata alla vera fine del giro, quindi ho potuto sganciare il freno anteriore e proseguire fino a Bracciano senza grossi problemi.
Eh sì, perchè visto che il giro era venuto più corto, Patrizia ha pensato bene di andare a prendere il treno a Bracciano. Ottima scelta, abbiamo risparmiato almeno un'ora di attesa e aggiunto qualche altro piacevole chilometruzzo al magro carniere (29 km, 550 m di dislivello).
Alla fine una giornata bellissima. Però il giro 001 di Paola e Gino lo voglio rifare, magari sabato prossimo.
Quando, tanti anni fa, chiesi ai miei colleghi inglesi come andava con i loro piloti della domenica che usavano il GPS, mi dissero: "E' precississimo! Il guaio è che tutti lo seguono senza guardare dove vanno".
E così è successo anche oggi, dove il Marziano ha condotto due pollastrelle ignare per un giro che non era l'itinerario 004 di Paola e Gino, ma la "Variante 3" del giro, che invece di passare per Vejano si infila in valli e salite a tutto fango che quando le vedi pensi "Mo si' che ce vorrebbe uno pratico".
E comunque una full ben performante.
Comunque, vista la giornata meravigliosa, vista la bellezza dei luoghi, abbiamo preso di buon grado la traccia e l'abbiamo seguita, seppur Patrizia spesso diceva "Ma per Vejano si va di la'" e io "La traccia gira a sinistra"! Avevamo ragione in due.
Il guaio nasce dalla difficoltà che ho a metabolizzare le tracce .gpx. Non potendo installare su questo PC i programmi appositi, sono costretto a fare la spola tra i .kml di Google Earth e i .gpx. Stavolta ho caricato senza pensarci il .gpx di Paola e Gino, senza fare molto caso al nome (variante 3) e pensare che coincidesse con il file .kml del pari postato.
Giuro che non lo faccio più.
Prima vedo il .kml e poi lo converto con GPSies o altro, secondo il principio WYSIWYG (What You See Is What You Get).
Comunque mal me ne incolse, perchè alla fine, mentre le pulzelle l'hanno fatta tutta tranquille, io sono caduto due volte e ho anche finito di rompere la ruota anteriore.
Sulle due cadute ancora me le spiego poco.
Sostanzialmente avevo la forcella bloccata (il che mi ha creato problemi anche in discesa, ovviamente) ma comunque quando ho sbloccato la forcella non è che andasse così meglio. Per fortuna l'unica cosa che si è danneggiata è stata l'amor proprio. La salopette imbottita sul ginocchio mi ha anche riparato da qualsivoglia sbucciatura.
La rottura della ruota è stata realmente inaspettata. per fortuna è arrivata alla vera fine del giro, quindi ho potuto sganciare il freno anteriore e proseguire fino a Bracciano senza grossi problemi.
Eh sì, perchè visto che il giro era venuto più corto, Patrizia ha pensato bene di andare a prendere il treno a Bracciano. Ottima scelta, abbiamo risparmiato almeno un'ora di attesa e aggiunto qualche altro piacevole chilometruzzo al magro carniere (29 km, 550 m di dislivello).
Alla fine una giornata bellissima. Però il giro 001 di Paola e Gino lo voglio rifare, magari sabato prossimo.
martedì 25 dicembre 2012
#Salvaiciclisti anche dai cani
Ai cani che in campagna ti ringhiamo e ti corrono appresso ci siamo un po' tutti abituati. Anche io che sono fifone ho dovuto imparare a tenere il punto e se del caso ringhiare di rimando al cane, facendo la faccia feroce. Ogni due mesi la provo allo specchio per essere sicuro di non perdere l'allenamento.
Diverso è il caso dei cani che ti assalgono in città. Proprio ieri avevamo avuto una lunga discussione, perchè Alessio Capitolino raccontava di essere stato assalito da una belva assetata di sangue nel difficile e selvaggio transito che porta da Via del Corso a Piazza del Popolo.
Imprudentemente era passato a distanza di guinzaglio da un tizio con il cane, la quale belva lo ha azzannato. Nulla di grave rispetto al morso di un leopardo, ma cmq i denti hanno bucato la carne ed è stato sottoposto a cura antibiotica precauzionale.
Il padrone si è prontamente scusato, e stando al racconto di Alessio "si è messo a disposizione per qualunque cosa", immaginando un non meglio specificato risarcimento. Credo che Alessio non abbia dato corso alla questione.
Peraltro osservo che vi sono proprietarie di cane che valgono un morso moderato, se dopo si mettono a disposizione per "qualunque cosa..."
Il racconto di questo fatto ha scatenato un altro interessante scambio di opinioni su fb, dove i proprietari di cani, alla fine, dicono che i cani mordono e non ci si può fare niente. Ovvio, ma altrettanto natura vuole che il morduto (cioè colui che è stato morso) ritenga anche il diritto di abbattere il mordente.
E invece no. Pare che gli animalisti abbiamo ottenuto per i cani, anche quelli feroci, lo status di bambini irresponsabili, per cui se dopo essere stato morso, giustamente incazzato, fai fuori il cane, dovresti anche incorrere nei rigori della legge.
Fresco di questo scambio di opinioni, ieri sera stavo pedalando a Corso Vittorio, e al tempo stesso facevo gli auguri al telefonino ad un amico. Per carità, tutto regolare, con l'auricolare.
Dovendo invertire la marcia, invece di fare la conversione a U su Corso Vittorio, ho più sicuramente svoltato a destra e infilato uno dei vicoli laterali, per invertire la marcia su Via del Governo Vecchio. Tranquillo, passo accanto ad un tizio con un cane al guinzaglio. Non è che lo sfioro, badiamo bene. Gli passo accanto, diciamo ad un metro e mezzo.
Al di lui cane non è piaciuto, e ha cercato di saltarmi addosso abbaiando.
Il padrone l'ha dovuto trattenere con tutte e due le mani, in evidente difficoltà, visto che era un anziano. Il cane non era piccolo, era uno di quei "mastini leggeri", di quegli animali orridi (non orrido come quelli dello stilista Valentino, ma quasi) che un coccodrillo ispira più tenerezza. Insomma, di quelli che se ti salta addosso, anche solo per farti le feste, ti fa cadere.
Io non mi sono scomposto e ho proseguito, ignorandolo. Tanto stavo al telefono...
Mi chiedo però perchè si debba correre anche questi rischi. Ovvero perchè continuiamo ad avere padroni di cane grossi e pericolosi che girano con cani aggressivi contenti di questo.
E perchè la legge li protegga.
Vorrei concludere con altri due casi:
1) nel mio condominio abitano un paio di caniste, ovvero donne incapaci di vivere senza cane. Li trattano come figli, solo che i cani non crescono mai. Una di queste ha un cane piccolo che ce l'ha coi ciclisti, anzi con le biciclette. Quando mi incontra a piedi non mi fila assolutamente, quando sto in bicicletta l'ira de Dio. La voglia dei daje du' mazzate è veramente incontenibile. Se nun l'ho fatto sono proprio un santo marziano.
2) Anni fa la mia povera zia, fu attaccata da due cani usciti da un giardino della casa davanti alla sua. A salvarla intervenne un poliziotto di passaggio (ovviamente non in servizio), mio zio già non poteva più muoversi bene. 75 punti tra gamba e testa. Morale: la causa per il risarcimento è durata più di mia zia. Alla legittima richiesta il proprietario addossò la colpa su chi aveva aperto per dare da mangiare ai cani e li aveva lasciati uscire, quindi con interminabili lungaggini processuali. I cani rimasero lì dov'erano ad abbaiare a tutti quelli che passavano. Come ho già detto io zio non era già più lui. Lo fosse stato con due fucilate (era cacciatore) avrebbe sistemato la cosa una volta per tutte.
Diverso è il caso dei cani che ti assalgono in città. Proprio ieri avevamo avuto una lunga discussione, perchè Alessio Capitolino raccontava di essere stato assalito da una belva assetata di sangue nel difficile e selvaggio transito che porta da Via del Corso a Piazza del Popolo.
Imprudentemente era passato a distanza di guinzaglio da un tizio con il cane, la quale belva lo ha azzannato. Nulla di grave rispetto al morso di un leopardo, ma cmq i denti hanno bucato la carne ed è stato sottoposto a cura antibiotica precauzionale.
Il padrone si è prontamente scusato, e stando al racconto di Alessio "si è messo a disposizione per qualunque cosa", immaginando un non meglio specificato risarcimento. Credo che Alessio non abbia dato corso alla questione.
Peraltro osservo che vi sono proprietarie di cane che valgono un morso moderato, se dopo si mettono a disposizione per "qualunque cosa..."
Il racconto di questo fatto ha scatenato un altro interessante scambio di opinioni su fb, dove i proprietari di cani, alla fine, dicono che i cani mordono e non ci si può fare niente. Ovvio, ma altrettanto natura vuole che il morduto (cioè colui che è stato morso) ritenga anche il diritto di abbattere il mordente.
E invece no. Pare che gli animalisti abbiamo ottenuto per i cani, anche quelli feroci, lo status di bambini irresponsabili, per cui se dopo essere stato morso, giustamente incazzato, fai fuori il cane, dovresti anche incorrere nei rigori della legge.
Fresco di questo scambio di opinioni, ieri sera stavo pedalando a Corso Vittorio, e al tempo stesso facevo gli auguri al telefonino ad un amico. Per carità, tutto regolare, con l'auricolare.
Dovendo invertire la marcia, invece di fare la conversione a U su Corso Vittorio, ho più sicuramente svoltato a destra e infilato uno dei vicoli laterali, per invertire la marcia su Via del Governo Vecchio. Tranquillo, passo accanto ad un tizio con un cane al guinzaglio. Non è che lo sfioro, badiamo bene. Gli passo accanto, diciamo ad un metro e mezzo.
Al di lui cane non è piaciuto, e ha cercato di saltarmi addosso abbaiando.
Il padrone l'ha dovuto trattenere con tutte e due le mani, in evidente difficoltà, visto che era un anziano. Il cane non era piccolo, era uno di quei "mastini leggeri", di quegli animali orridi (non orrido come quelli dello stilista Valentino, ma quasi) che un coccodrillo ispira più tenerezza. Insomma, di quelli che se ti salta addosso, anche solo per farti le feste, ti fa cadere.
Io non mi sono scomposto e ho proseguito, ignorandolo. Tanto stavo al telefono...
Mi chiedo però perchè si debba correre anche questi rischi. Ovvero perchè continuiamo ad avere padroni di cane grossi e pericolosi che girano con cani aggressivi contenti di questo.
E perchè la legge li protegga.
Vorrei concludere con altri due casi:
1) nel mio condominio abitano un paio di caniste, ovvero donne incapaci di vivere senza cane. Li trattano come figli, solo che i cani non crescono mai. Una di queste ha un cane piccolo che ce l'ha coi ciclisti, anzi con le biciclette. Quando mi incontra a piedi non mi fila assolutamente, quando sto in bicicletta l'ira de Dio. La voglia dei daje du' mazzate è veramente incontenibile. Se nun l'ho fatto sono proprio un santo marziano.
2) Anni fa la mia povera zia, fu attaccata da due cani usciti da un giardino della casa davanti alla sua. A salvarla intervenne un poliziotto di passaggio (ovviamente non in servizio), mio zio già non poteva più muoversi bene. 75 punti tra gamba e testa. Morale: la causa per il risarcimento è durata più di mia zia. Alla legittima richiesta il proprietario addossò la colpa su chi aveva aperto per dare da mangiare ai cani e li aveva lasciati uscire, quindi con interminabili lungaggini processuali. I cani rimasero lì dov'erano ad abbaiare a tutti quelli che passavano. Come ho già detto io zio non era già più lui. Lo fosse stato con due fucilate (era cacciatore) avrebbe sistemato la cosa una volta per tutte.
domenica 23 dicembre 2012
Cicloshopping con la pieghevole: che tajo!!!
Se già il cicloshopping attenua notevolmente i disagi tipici dell'andare in giro a fare i regali, utilizzare la pieghevole è ancora meglio.
Sappiamo tutti quali sono i vantaggi di utilizzare la bici per lo shopping natalizio, almeno quando non piove. Non hai problmi di traffico, ti godi la città, giri il centro storico come ti pare, pianifichi bene i tuoi giri... insomma, una meraviglia.
Se poi invece di regalare televisori a 70 pollici regali ipad, pietre preziose o cravatte, neanche hai problemi di trasporto pacchi.
L'utilizzo della pieghevole con ruota 20" ha aggiunto la dimensione della maneggevolezza.
Infatti uno degli svantaggi della bici 28" è che non si muove bene quando c'e' tanta gente intorno, come accade a Via del Corso, Via Frattina, etc. In pratica non si riesce quasi mai a pedalare.
Con la 20" anche questo disagio scompare. Infatti oltre a pedalare praticamente in qualunque situazione, la pieghevole è accettata molto di più dal pedoname vario, e nei negozi più grandi glie la puoi anche portare dentro senza che si preoccupino.
Anzi, in zone notoriamente poco propizie al parcheggio dell'auto, tipo Via Nazionale, sono particolarmente favorevoli a queste "soluzioni innovative".
Un particolare riguardo il fine shopping.
Una 20" comunque richiede molta più energia per viaggiare. Alla fine del giorno, se ti sei fatto 30/40 km (e ci vuole un attimo) con la pieghevole, lo si sente!
venerdì 21 dicembre 2012
L'aratro, la spada, le piste, i vigili...
E' l'aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende...
Un proverbio vecchio come l'umanità, che riassume una triste verità della specie homo sapiens: quella propensione alla rapina e alla prepotenza organizzate che va sotto il nome di guerra. Insomma, non basta essere laboriosi e bravi, occorre anche essere in grado di difendersi.
Così le piste ciclabili. Sappiamo tutti che per usarle non basta costruirle, ma bisogna anche tenerle sgombre da chi le vuole usare per altri scopi, primo tra i quali il parcheggio.
Su facebook sta girando un filmato su di uno scontro tra proprietari di automobili parcheggiate sulla pista di Via Vittor Pisani a Milano. Non a Roma, ma nella "civile" Milano di Pisapia.
Una piccola scazzottata, senza feriti, per fortuna.
Per fortuna perchè poi in questi casi ci finiscono tutti, giusti e sbagliati. Infatti uno si aspetta che se un ciclista litiga con un automobilista perchè questo ha lasciato l'auto sulla pista, poi il giudice all'automobilista gli "dia il resto".
Ovvero: "Caro automobilista tu sei la causa del litigio, se non fossi stato lì con l'auto tutto sarebbe andato bene, invece non solo hai parcheggiato sulla pista, quando richiesto non l'hai spostata, e hai provocato una rissa. Quindi adesso tre mesi a costruire piste ciclabili per punizione".
Questo non accade perchè, come sappiamo, è il paese del garantismo per i prepotenti.
Va anche detto che sia a Roma che a Milano la forza pubblica ha perso qualunque voglia di controllare la movida, dove si annidano sempre di più personaggi prepotenti pronti alle botte.
Di fatto nelle nostre città è proprio il concetto di forza pubblica quale garante dell'ordine che sta venendo meno. Per vari motivi: sicuramente perchè ci sono pochi agenti in giro. Secondo perchè alla fine le politica ha paura delle azioni impopolari e nei fatti non sostiene le forze dell'ordine.
Per esempio, la situazione di occupazione della pista è figlia del mancato impegno dei Vigili Urbani. Che dovrebbero passare tutte le sere a multare e rimuovere le auto in sosta sulla pista, così "gli tolgono il vizio".
Quello che non va fatto è lasciare i cittadini a confrontarsi in questo modo, cosicchè i prepotenti la fanno sempre franca, oppure con il rischio che qualcuno si faccia male, e anche chi ha ragione passi, almeno per la legge, dalla parte del torto, con le conseguenze del caso.
Un proverbio vecchio come l'umanità, che riassume una triste verità della specie homo sapiens: quella propensione alla rapina e alla prepotenza organizzate che va sotto il nome di guerra. Insomma, non basta essere laboriosi e bravi, occorre anche essere in grado di difendersi.
Così le piste ciclabili. Sappiamo tutti che per usarle non basta costruirle, ma bisogna anche tenerle sgombre da chi le vuole usare per altri scopi, primo tra i quali il parcheggio.
Su facebook sta girando un filmato su di uno scontro tra proprietari di automobili parcheggiate sulla pista di Via Vittor Pisani a Milano. Non a Roma, ma nella "civile" Milano di Pisapia.
Una piccola scazzottata, senza feriti, per fortuna.
Per fortuna perchè poi in questi casi ci finiscono tutti, giusti e sbagliati. Infatti uno si aspetta che se un ciclista litiga con un automobilista perchè questo ha lasciato l'auto sulla pista, poi il giudice all'automobilista gli "dia il resto".
Ovvero: "Caro automobilista tu sei la causa del litigio, se non fossi stato lì con l'auto tutto sarebbe andato bene, invece non solo hai parcheggiato sulla pista, quando richiesto non l'hai spostata, e hai provocato una rissa. Quindi adesso tre mesi a costruire piste ciclabili per punizione".
Questo non accade perchè, come sappiamo, è il paese del garantismo per i prepotenti.
Va anche detto che sia a Roma che a Milano la forza pubblica ha perso qualunque voglia di controllare la movida, dove si annidano sempre di più personaggi prepotenti pronti alle botte.
Di fatto nelle nostre città è proprio il concetto di forza pubblica quale garante dell'ordine che sta venendo meno. Per vari motivi: sicuramente perchè ci sono pochi agenti in giro. Secondo perchè alla fine le politica ha paura delle azioni impopolari e nei fatti non sostiene le forze dell'ordine.
Per esempio, la situazione di occupazione della pista è figlia del mancato impegno dei Vigili Urbani. Che dovrebbero passare tutte le sere a multare e rimuovere le auto in sosta sulla pista, così "gli tolgono il vizio".
Quello che non va fatto è lasciare i cittadini a confrontarsi in questo modo, cosicchè i prepotenti la fanno sempre franca, oppure con il rischio che qualcuno si faccia male, e anche chi ha ragione passi, almeno per la legge, dalla parte del torto, con le conseguenze del caso.
mercoledì 19 dicembre 2012
Ricomincia il traffic-present-panic
Per fare i regali io aspetto il 22.
Vedi mai che i Maya ci avessero azzeccato, mi scoccerebbe aver passato qualche giorno degli ultimi a cercare regali per poi non arrivare neanche a Natale.
Se come penso molti hanno fatto il mio stesso raggionamento (un raggionamento è come un ragionamento, però molto più ponderato) sabato e domenica prevedo la fine del mondo...
Cioè, non la fine del mondo, ma la fine del mondo di traffico.
In ogni caso l'ordalia è già iniziata. Indizi e segni parlano chiaro.
Sui viali si allunga la seconda fila, e comincia a spuntare anche qualche terzina...
I semafori non ce la fanno a smaltire il traffico, per cui rimangono in mezzo all'incrocio quelli che non ce la fanno ad attraversarlo. Gli altri suonano e aspettano. L'incrocio si libera solo allo scattare del rosso, ma allora gli altri passano perchè dicono: siamo stati fermi col verde passiamo col rosso... quindi comincia la tragedia.
Il punto più pericoloso... il dopo semaforo.
Infatti, passati 20 minuti di ingorgo, i macchinisti partono a razzo, e si fanno i 100 m fino al semaforo successivo a 140, poi di nuovo fermi per 20 minuti.
Insomma, noi ciclisti dobbiamo stare attenti...
Peraltro, sarebbe il caso di sponsorizzare il bike-shopping come alternativa al traffico. Potresti cominciare a comprarti una bicicletta, che poi usi per andare a comprare gli altri regali...
Debbo dire che nello shopping la pieghevole da' veramente il meglio dise'. Infatti la puoi portare a curiosare per le vetrine e anche dentro i negozi, se chiedi cortesemente.
Io uso una frase standard... "scusi, ho trovato posto dentro!" Se compri, con questa fame che c'e' in giro, stai tranquillo che sei comunque bene accetto!
Vedi mai che i Maya ci avessero azzeccato, mi scoccerebbe aver passato qualche giorno degli ultimi a cercare regali per poi non arrivare neanche a Natale.
Se come penso molti hanno fatto il mio stesso raggionamento (un raggionamento è come un ragionamento, però molto più ponderato) sabato e domenica prevedo la fine del mondo...
Cioè, non la fine del mondo, ma la fine del mondo di traffico.
In ogni caso l'ordalia è già iniziata. Indizi e segni parlano chiaro.
Sui viali si allunga la seconda fila, e comincia a spuntare anche qualche terzina...
I semafori non ce la fanno a smaltire il traffico, per cui rimangono in mezzo all'incrocio quelli che non ce la fanno ad attraversarlo. Gli altri suonano e aspettano. L'incrocio si libera solo allo scattare del rosso, ma allora gli altri passano perchè dicono: siamo stati fermi col verde passiamo col rosso... quindi comincia la tragedia.
Il punto più pericoloso... il dopo semaforo.
Infatti, passati 20 minuti di ingorgo, i macchinisti partono a razzo, e si fanno i 100 m fino al semaforo successivo a 140, poi di nuovo fermi per 20 minuti.
Insomma, noi ciclisti dobbiamo stare attenti...
Peraltro, sarebbe il caso di sponsorizzare il bike-shopping come alternativa al traffico. Potresti cominciare a comprarti una bicicletta, che poi usi per andare a comprare gli altri regali...
Debbo dire che nello shopping la pieghevole da' veramente il meglio dise'. Infatti la puoi portare a curiosare per le vetrine e anche dentro i negozi, se chiedi cortesemente.
Io uso una frase standard... "scusi, ho trovato posto dentro!" Se compri, con questa fame che c'e' in giro, stai tranquillo che sei comunque bene accetto!
domenica 16 dicembre 2012
Cicloappuntamenti ordina: spingersi fino a Campo Soriano
Foto
Una colonna di Pippe Al Sugo (PAS) ha eroicamente spinto le proprie biciclette nelle Jungla che cresce sopra terracina, su per la Mammoliti Trail che passa tra Monte Cervaro e Monte Giusto.
Malgrado la colonna sia stata costretta dai continui continui attacchi di fame, si è fatta strada tra la vegetazione, il fango, le pietre, le cavolate e le marzianate, fino a sbucare nel paradiso di Campo Sriano, dove sono stati adorati gli HUM e gli acquari, quali residui dell'antica perfezione perduta dell'età dell'oro.
Malgrado la durezza della missione, per fortuna non ci sono stati caduti.
Firmato:
RPAS
In poche parole il bollettino del percorso di guerra che ci ha fatto ascendere da Terracina fino a Campo Soriano e ritorno. Ormai Cicloappuntamenti è diventato multiedrico. Non solo ha sezioni di difficoltà variabile nelle quali tutti possono trovarsi a proprio agio, ma vengonocombinate in un'unica gita dove gli sgarrupatori sgarrupano, le pippe pippano, arrivando in macchina e in treno con percorsi diversi.
Scusate se è poco...
Avendo condotto, con il modesto aiuto di molesto, il giro delle PAS, non so esattamente cosa abbiano fatto gli sgarrupatori, ma so che qualcuno ha millantato di aver pedalato dove in realtà NON ha pedalato, ma ha spinto come una volgarissima PAS.
Nulla toglie alla bellezza di un giro che si è svolto tra mare e boschi, le magnifiche ed inquietanti rocce di Campo Soriano, i fucilieri che ci hanno fatto sparare con le loro armi, il paradiso Grand Royal, Viviana che mi ha raccolto gli occhiali (grazie), 77 GPS ognuno per conto proprio.
L'apparizione del ninfo dei boschi, che ci ha spiegato come la traccia che avevamo fosse solo una presa in giro per non pedalare, mentre invece la vera traccia pedalabile zigzagava come un elettrocardiogramma attorno al sentiero sul quale abbiamo spinto.
Insomma una grande giornata... come solo tanti amici sanno far venire fuori...
Una colonna di Pippe Al Sugo (PAS) ha eroicamente spinto le proprie biciclette nelle Jungla che cresce sopra terracina, su per la Mammoliti Trail che passa tra Monte Cervaro e Monte Giusto.
Malgrado la colonna sia stata costretta dai continui continui attacchi di fame, si è fatta strada tra la vegetazione, il fango, le pietre, le cavolate e le marzianate, fino a sbucare nel paradiso di Campo Sriano, dove sono stati adorati gli HUM e gli acquari, quali residui dell'antica perfezione perduta dell'età dell'oro.
Malgrado la durezza della missione, per fortuna non ci sono stati caduti.
Firmato:
RPAS
In poche parole il bollettino del percorso di guerra che ci ha fatto ascendere da Terracina fino a Campo Soriano e ritorno. Ormai Cicloappuntamenti è diventato multiedrico. Non solo ha sezioni di difficoltà variabile nelle quali tutti possono trovarsi a proprio agio, ma vengonocombinate in un'unica gita dove gli sgarrupatori sgarrupano, le pippe pippano, arrivando in macchina e in treno con percorsi diversi.
Scusate se è poco...
Avendo condotto, con il modesto aiuto di molesto, il giro delle PAS, non so esattamente cosa abbiano fatto gli sgarrupatori, ma so che qualcuno ha millantato di aver pedalato dove in realtà NON ha pedalato, ma ha spinto come una volgarissima PAS.
Nulla toglie alla bellezza di un giro che si è svolto tra mare e boschi, le magnifiche ed inquietanti rocce di Campo Soriano, i fucilieri che ci hanno fatto sparare con le loro armi, il paradiso Grand Royal, Viviana che mi ha raccolto gli occhiali (grazie), 77 GPS ognuno per conto proprio.
L'apparizione del ninfo dei boschi, che ci ha spiegato come la traccia che avevamo fosse solo una presa in giro per non pedalare, mentre invece la vera traccia pedalabile zigzagava come un elettrocardiogramma attorno al sentiero sul quale abbiamo spinto.
Insomma una grande giornata... come solo tanti amici sanno far venire fuori...
mercoledì 12 dicembre 2012
Bambole, se ho capito bene, non c'e' un'euro...
Il coordinamento CYCOM, se non sbaglio il gruppo di ciclisti della FAO, ha messo a segno un bel colpo, chiedendo l'accesso agli atti del Comune di Roma riguardo al bilancio 2013.
Secondo le notizie raccolte, la lettera è stata pubblicata su facebook, per il 2013 neanche un'euro sarebbe stato posto per le ciclabili, mentre per il 2012 il bottino ammonterebbe ad un paio di milioni di euro.
Debbo dire che la cosa non mi è chiarissima.
Se ho capito bene, si parla di soldi normali e di soldi presi dalle multe. Soldi autonomi non ce ne sarebbero, però probabilmente i famosi due milioni delle multe verrebbero spesi nel 2013 dalle multe 2012.
Beh, se qualcuno ci capisce me lo spieghi.
Di fatto però i due milioni sono proprio tanto poco!!!! Se va bene basteranno a manutenere le piste esistenti, ma di nuove proprio non se ne parla.
Questo per dire che il piano quadro è destinato ad essere rimandato alla prossima amministrazione...
Ma qualcuno ne sa di più?
Secondo le notizie raccolte, la lettera è stata pubblicata su facebook, per il 2013 neanche un'euro sarebbe stato posto per le ciclabili, mentre per il 2012 il bottino ammonterebbe ad un paio di milioni di euro.
Debbo dire che la cosa non mi è chiarissima.
Se ho capito bene, si parla di soldi normali e di soldi presi dalle multe. Soldi autonomi non ce ne sarebbero, però probabilmente i famosi due milioni delle multe verrebbero spesi nel 2013 dalle multe 2012.
Beh, se qualcuno ci capisce me lo spieghi.
Di fatto però i due milioni sono proprio tanto poco!!!! Se va bene basteranno a manutenere le piste esistenti, ma di nuove proprio non se ne parla.
Questo per dire che il piano quadro è destinato ad essere rimandato alla prossima amministrazione...
Ma qualcuno ne sa di più?
lunedì 10 dicembre 2012
GSA o della Roma stracciona... una botta di ottimismo
Domenica mi sono unito al Grande Marco Pierfranceschi che ci ha condotti nel Grande Sentiero Anulare, un percorso che circumnaviga Roma minimizzando i tratti di asfalto.
Di percorso ne ho fatto solo metà, da Piramide a Ponte Mammolo... in una giornata soleggiata di stupenda tramontana. Ma basta abbigliarsi bene e passa la paura. E io ero super coperto, per cui ho anche sudato!
Marco è uno dei ciclisti più esperti che conosca. Seguirlo in una gita, anche se non concede facilmente la sua presenza, è sempre estremamente istruttivo e piacevole. E questa volta non ha fatto eccezione.
Ci ha guidati per il GSA che è un po' la sua creatura, messa a punto in anni di vagabondaggi, quanto non c'era Google Earth e i passaggi andavano cercati "fisicamente".
Personalmente dentro Roma mi sposto volentieri in bicicletta, ma non amo farci gite. Mi viene la malinconia, la voglia di stare fuori. Il GSA invece mi stuzzicava, anche se sapevo cosa avrei trovato.
Cosa ho trovato? La vergogna di essere un romano. Di abitare una città che fu bellissima, e che è stata irrimediabilmente rovinata dalle generazioni del dopoguerra. E anche la gente...
Infatti un altro nomignolo del GSA è: il meglio ed il peggio di Roma. Nel tratto che ho percorso il meglio sono stati la Caffarella ed il Parco degli acquedotti. Il peggio da Cinecittà a Ponte Mammolo.
Perchè il peggio? Perchè misuri la sciatteria trasandata con cui teniamo Roma.
Non solo le costruzioni orride.
Brutte case piccole e abusivi, orribili palazzi. Ma anche zozzeria e monnezza ovunque, strade rotte, buche, strisce scolorite, recinzioni divelte, campi zingari, masse di straccioni d'importazione, macchine in sosta vietata. Tanti parchi, ma tutti lasciati a se' stessi.
Nei quartieri più recenti le strade fatte senza un minimo riguardo per pedoni e biciclette, senza un minimo accenno di stile che le ingentilisca. Solo asfalto, asfalto e parcheggi. Dormitori per persone e per auto.
Ti fermi a parlare con la gente e ti chiedi dove siano andati a finire tutte i miliardi che abbiamo speso in istruzione.
Insomma, per certi versi non sembra che si siano fatti passi avanti rispetto alla Roma pasoliniana dei ragazzi di vita e delle borgate del dopoguerra.
Rileggeteveli e confrontate. Glia abitanti sono rimasti tali e quali, solo che adesso hanno l'auto e il televisore LCD.
Di percorso ne ho fatto solo metà, da Piramide a Ponte Mammolo... in una giornata soleggiata di stupenda tramontana. Ma basta abbigliarsi bene e passa la paura. E io ero super coperto, per cui ho anche sudato!
Marco è uno dei ciclisti più esperti che conosca. Seguirlo in una gita, anche se non concede facilmente la sua presenza, è sempre estremamente istruttivo e piacevole. E questa volta non ha fatto eccezione.
Ci ha guidati per il GSA che è un po' la sua creatura, messa a punto in anni di vagabondaggi, quanto non c'era Google Earth e i passaggi andavano cercati "fisicamente".
Personalmente dentro Roma mi sposto volentieri in bicicletta, ma non amo farci gite. Mi viene la malinconia, la voglia di stare fuori. Il GSA invece mi stuzzicava, anche se sapevo cosa avrei trovato.
Cosa ho trovato? La vergogna di essere un romano. Di abitare una città che fu bellissima, e che è stata irrimediabilmente rovinata dalle generazioni del dopoguerra. E anche la gente...
Infatti un altro nomignolo del GSA è: il meglio ed il peggio di Roma. Nel tratto che ho percorso il meglio sono stati la Caffarella ed il Parco degli acquedotti. Il peggio da Cinecittà a Ponte Mammolo.
Perchè il peggio? Perchè misuri la sciatteria trasandata con cui teniamo Roma.
Non solo le costruzioni orride.
Brutte case piccole e abusivi, orribili palazzi. Ma anche zozzeria e monnezza ovunque, strade rotte, buche, strisce scolorite, recinzioni divelte, campi zingari, masse di straccioni d'importazione, macchine in sosta vietata. Tanti parchi, ma tutti lasciati a se' stessi.
Nei quartieri più recenti le strade fatte senza un minimo riguardo per pedoni e biciclette, senza un minimo accenno di stile che le ingentilisca. Solo asfalto, asfalto e parcheggi. Dormitori per persone e per auto.
Ti fermi a parlare con la gente e ti chiedi dove siano andati a finire tutte i miliardi che abbiamo speso in istruzione.
Insomma, per certi versi non sembra che si siano fatti passi avanti rispetto alla Roma pasoliniana dei ragazzi di vita e delle borgate del dopoguerra.
Rileggeteveli e confrontate. Glia abitanti sono rimasti tali e quali, solo che adesso hanno l'auto e il televisore LCD.
domenica 9 dicembre 2012
Grande idea: cambiamo nome al comitato "Di Traffico Si Muore"
Mentre facevo colazione stamattina, preparandomi per l'uscita del Grande Sentiero Anulare, ho pensato che mi sarebbe piaciuto presentare il mio amico Alberto a Marco, dicendogli: "Alberto, questa è una persona eccezionale ma di un pessimismo estremo, forse il meglio (in quanto a pessimismo) che puoi trovare sul mercato"...
Per sostanziare questo ho pensato al mitico comitato "Di Traffico Si Muore", forse ormai disciolto nel più diretto "Salvaiciclisti". Difficile pensare a qualcosa di più pessimistico.
Bene mi è anche spuntata, come al solito in drammatico ritardo, l'idea per ribattezzarlo: "Basta morire di traffico". Comitato Basta Morire di Traffico, per gli amici CBMT.
I concetti ci sono tutti, in particolare la relazione tra morte e traffico. Ma il messaggio che viene lanciato è positivo e inequivocabile. Fermiamo la strage.
Mentre prima era un qualcosa di inevitabile, del tipo: ricordati che devi morire, e il traffico può anche tornarti utile a questo scopo...
Per sostanziare questo ho pensato al mitico comitato "Di Traffico Si Muore", forse ormai disciolto nel più diretto "Salvaiciclisti". Difficile pensare a qualcosa di più pessimistico.
Bene mi è anche spuntata, come al solito in drammatico ritardo, l'idea per ribattezzarlo: "Basta morire di traffico". Comitato Basta Morire di Traffico, per gli amici CBMT.
I concetti ci sono tutti, in particolare la relazione tra morte e traffico. Ma il messaggio che viene lanciato è positivo e inequivocabile. Fermiamo la strage.
Mentre prima era un qualcosa di inevitabile, del tipo: ricordati che devi morire, e il traffico può anche tornarti utile a questo scopo...
venerdì 7 dicembre 2012
Noi non abbiamo paura della neve...
Da Bruxelles ho seguito su internet lo scambio di battute
sulla proibizione adottata a Bologna, di utilizzare le biciclette quando
nevica.
Questa settimana a Bruxelles ha nevicato, e così ho visto
come si comportano in caso di neve.
Ovviamente in giro ci sono meno ciclisti rispetto ad una giornata
di sole, ma comunque si va in giro in bicicletta tranquillamente, e anche il
Villo!, il bike-sharing locale, rimane accessibile.
In una delle riunioni ho anche scoperto che uno dei funzionari
viene con la pieghevole (una Gazelle) da fuori Bruxelles (bici + treno + bici). Gli ho chiesto come se stesse
usando la bicicletta anche in questi giorni di neve. La risposta ve la scrivo
qui:
Ma certamant!
Je suis plus securò an velociped dans le pied, porquois je aves deux
roite an deux pied, cosiqque’ je nons sons aux cadeaux per toir aux sbattè la capoche pur cons las
nevache et les glacies!
Chiarissimo no? Insomma, mi dice: in bicicletta ho due ruote
e due piedi, così anche con neve e
ghiaccio non posso mai cadere.
Allego la foto che mi ha mandato immediatamente.
Insomma, in Italia siamo i soliti… però mi meraviglio dei
Bolognesi, chissà che gli è preso…
domenica 2 dicembre 2012
Pioggia nel Pineto: una gita umida ma onesta.
Sfidando l'umidità autunnale, una pattuglia di coraggiosi si è avventurata per i viali umidi della temibile Pineta di Ostia, luogo di perdizione (a pagamento) e anche di smarrimento, per fortuna avevamo due guide e il GPS.
Il piccolo drappello, sceso dall'Ostia Express ha assoldato alcuni indigeni (Antonietta in HopTown 5, Roberto, Alberto e Patrizia) e si è fatto guidare per la foresta oscura stillante umidità e resina, con meta la mitica Villam Pliniensis
L'indigeno da corsa (Roberto) si è infilato a velocità incredibile per i sentieri sotto gli alberi, tanto che qualcuno ha rischiato di andare lungo.
Dopodichè una bella ispezione alla corsia ciclabile che taglia la giungla , le cui strisce sono state appena ripittate così che le auto che ci parcheggiano sono sicure proprio di occupare una corsia ciclabile.
Dopodichè dopo un'altra corsa dell'indigeno da corsa, l'altra indigena ci ha guidato per un sentiero sabbioso che saliva e scendeva continuamente.
Una specie di snake ma in pianura con 20 cm di sabbia.
Una cosa che in discesa non si andava, ed in salita avevi bisogno dei cingoli perchè le ruote si rifiutavano di spingere.
Interessante la discarica associata al sentiero, che poi uno si chiede: ma quale tribù viveva qui, per accumulare tanti rifiuti così ben nascosti sotto gli alberi?
Un altro vagabondare per i misteri della foresta e finalmente ci appare la mitica Villa Pliniensis... che in effetti avrebbe bisogno di un restauro. Ce ne siamo accorti perchè lì ha cominciato a piovere e abbiamo notato qualche infiltrazione d'acqua dal tetto...
Comunque, vista l'umidità, ci siamo fiondati fuori e abbiamo ricominciato il nostro vagabondare. Visto che l'umidità aumentava ci siamo avvoltolati nella plastica. Io e Alberto ci siamo fermati e alla fine della vestizione (giacca, calzoni impermeabili, cappello, etc.) è improvvisamente finita la pioggia ed è uscito un sole da sauna. Processo al completo.
Dopo queste disavventure ci siamo diretti all'oasi alimentare e dopo ben 3,5 km di pianura, esausti ci siamo messi a mangiare illuminati da un bel sole. Dopo il caffè, pausa sul litorale, due ore scarse di riposo, che dopo 3,5 km di pianura è veramente niente, ci siamo diretti verso la stazione di Acilia.
Alberto e Patrizia ci hanno guidati attraverso un misterioso villaggio di nome Casalpalocco, abitato da indigene dai capelli biondi e dal conto di molti zeri, almeno all'epoca. Si dice che da queste parti sia localizzato anche il luogo natale di un altro indigeno dal pittoresco nome di Mirtillo, attualmente disabitato, perchè l'indigeno si è spostato in città.
In effetti avevo visto un paio di case disabitate e volevo andare a citofonare per vedere se non c'era. Se non c'era era proprio quella la casa, perchè da anni non abita più lì.
Alla fine il vero pericolo: la pista di Acilia. Prudentemente, per evitare i bisonti della pista, abbiamo pedalato ai lati (non è proprio che si possano definire marciapiedi) talvolta collidendo con altri indigeni che ivi deambulavano con sguardo vacuo.
Alla fine, accomiatatici dagl'indigeni, siamo saltati al volo sul cavallo a vapore, che ci ha ricondotto finalmente nel modo civile (San Paolo, insomma... si fa per dire, ovviamente).
Un grazie agli esploratori e agli indigeni che ci hanno fatto la guida.
Un benvenuto ad Alberto e Patrizia, che spero si uniscano a Cicloappuntamenti!!!
Il piccolo drappello, sceso dall'Ostia Express ha assoldato alcuni indigeni (Antonietta in HopTown 5, Roberto, Alberto e Patrizia) e si è fatto guidare per la foresta oscura stillante umidità e resina, con meta la mitica Villam Pliniensis
L'indigeno da corsa (Roberto) si è infilato a velocità incredibile per i sentieri sotto gli alberi, tanto che qualcuno ha rischiato di andare lungo.
Dopodichè una bella ispezione alla corsia ciclabile che taglia la giungla , le cui strisce sono state appena ripittate così che le auto che ci parcheggiano sono sicure proprio di occupare una corsia ciclabile.
Dopodichè dopo un'altra corsa dell'indigeno da corsa, l'altra indigena ci ha guidato per un sentiero sabbioso che saliva e scendeva continuamente.
Una specie di snake ma in pianura con 20 cm di sabbia.
Una cosa che in discesa non si andava, ed in salita avevi bisogno dei cingoli perchè le ruote si rifiutavano di spingere.
Interessante la discarica associata al sentiero, che poi uno si chiede: ma quale tribù viveva qui, per accumulare tanti rifiuti così ben nascosti sotto gli alberi?
Un altro vagabondare per i misteri della foresta e finalmente ci appare la mitica Villa Pliniensis... che in effetti avrebbe bisogno di un restauro. Ce ne siamo accorti perchè lì ha cominciato a piovere e abbiamo notato qualche infiltrazione d'acqua dal tetto...
Comunque, vista l'umidità, ci siamo fiondati fuori e abbiamo ricominciato il nostro vagabondare. Visto che l'umidità aumentava ci siamo avvoltolati nella plastica. Io e Alberto ci siamo fermati e alla fine della vestizione (giacca, calzoni impermeabili, cappello, etc.) è improvvisamente finita la pioggia ed è uscito un sole da sauna. Processo al completo.
Dopo queste disavventure ci siamo diretti all'oasi alimentare e dopo ben 3,5 km di pianura, esausti ci siamo messi a mangiare illuminati da un bel sole. Dopo il caffè, pausa sul litorale, due ore scarse di riposo, che dopo 3,5 km di pianura è veramente niente, ci siamo diretti verso la stazione di Acilia.
Alberto e Patrizia ci hanno guidati attraverso un misterioso villaggio di nome Casalpalocco, abitato da indigene dai capelli biondi e dal conto di molti zeri, almeno all'epoca. Si dice che da queste parti sia localizzato anche il luogo natale di un altro indigeno dal pittoresco nome di Mirtillo, attualmente disabitato, perchè l'indigeno si è spostato in città.
In effetti avevo visto un paio di case disabitate e volevo andare a citofonare per vedere se non c'era. Se non c'era era proprio quella la casa, perchè da anni non abita più lì.
Alla fine il vero pericolo: la pista di Acilia. Prudentemente, per evitare i bisonti della pista, abbiamo pedalato ai lati (non è proprio che si possano definire marciapiedi) talvolta collidendo con altri indigeni che ivi deambulavano con sguardo vacuo.
Alla fine, accomiatatici dagl'indigeni, siamo saltati al volo sul cavallo a vapore, che ci ha ricondotto finalmente nel modo civile (San Paolo, insomma... si fa per dire, ovviamente).
Un grazie agli esploratori e agli indigeni che ci hanno fatto la guida.
Un benvenuto ad Alberto e Patrizia, che spero si uniscano a Cicloappuntamenti!!!
La pista del Tevere se la tiene il Tevere...
Ieri dovevo attraversare Roma da Nord a SUd, e ho pensato: "Chissà se finalmente hanno tolto i detriti alla pista del Tevere"...
In effetti non li hanno tolti perchè il fiume ce ne sta accumulando di altri proprio in queste ore.
Il guaio è che tra piene e bancarelle, alla fine questa bellissima pista è disponibile solo pochi mesi l'anno, per cui andrebbe contata come solo metà pista.
Inoltre, l'ultima escursione verso Roma Sud aveva fatto notare due cose spiacevoli:
- un'interruzione all'altezza della Magliana per smottamenti. Non è colpa di nessuno, meno piacevole il non aver segnalato alcun percorso alternativo;
- un accampamento tra la pista e l'Ostiense. Quando sono passato sono stato (discretamente) seguito sulla pista dal furgone dei nomadi fino al loro accampamento.
L'attività di selezione dei rifiuti era già in corso. Ovviamente i rifiuti non adatti al riciclo finivano ad adornare le spalle del terrapieno. Peccato, perchè era stato bonificato il pezzo sotto il viadotto della Magliana e quello sotto il viadotto dell'Olimpica.
Insomma, occorrerebbe far fare una pista sopra i muraglioni del Lungotevere, visto che la strada lì è pericolosetta, troppi ci corrono con l'auto.
Inoltre occorre pattugliare costantemente la pista per evitare insediamenti abusivi. Non possiamo ne' fare Calcutta, ne' ospitare tutti i nomadi d'Europa.
Infine, sembra proprio che un pezzo della pista sia stato riaperto al traffico, per servire un deposito della protezione civile. Vorrei proprio vedere... secondo me l'hanno fatto apposta come scusa per aprire un altro accesso a qualche area altrimenti on utilizzabile.
In effetti non li hanno tolti perchè il fiume ce ne sta accumulando di altri proprio in queste ore.
Il guaio è che tra piene e bancarelle, alla fine questa bellissima pista è disponibile solo pochi mesi l'anno, per cui andrebbe contata come solo metà pista.
Inoltre, l'ultima escursione verso Roma Sud aveva fatto notare due cose spiacevoli:
- un'interruzione all'altezza della Magliana per smottamenti. Non è colpa di nessuno, meno piacevole il non aver segnalato alcun percorso alternativo;
- un accampamento tra la pista e l'Ostiense. Quando sono passato sono stato (discretamente) seguito sulla pista dal furgone dei nomadi fino al loro accampamento.
L'attività di selezione dei rifiuti era già in corso. Ovviamente i rifiuti non adatti al riciclo finivano ad adornare le spalle del terrapieno. Peccato, perchè era stato bonificato il pezzo sotto il viadotto della Magliana e quello sotto il viadotto dell'Olimpica.
Insomma, occorrerebbe far fare una pista sopra i muraglioni del Lungotevere, visto che la strada lì è pericolosetta, troppi ci corrono con l'auto.
Inoltre occorre pattugliare costantemente la pista per evitare insediamenti abusivi. Non possiamo ne' fare Calcutta, ne' ospitare tutti i nomadi d'Europa.
Infine, sembra proprio che un pezzo della pista sia stato riaperto al traffico, per servire un deposito della protezione civile. Vorrei proprio vedere... secondo me l'hanno fatto apposta come scusa per aprire un altro accesso a qualche area altrimenti on utilizzabile.
giovedì 29 novembre 2012
La ciclabilità secondo M5S
Dopo le “disavventure" di bicicsnob, ci provo pure io a dare un giudizio sulla parte dedicata alla mobilità ciclabile del programma trasporti dell’M5S romano.
Preciso che a differenza di quello che traspare dal blog della biondina capricciosa garibaldina trullallà non ho attachment politici, anzi quando sento il termine libretto rosso mi viene la sindrome di Patton e il desiderio di allertare i missili balistici.
Per evitare inconcretezze ho preparato -come di mio consueto- una magrissima tabella che riprende passo passo ogni punto del programma M5S pubblicato sul sito. Con un giudizio che ho cercato di tenere il più oggettivo possiblie, ovviamente nei limiti della mia scarsa competenza urbanistico ciclista.
Dopo un esame veloce ma minuzioso, ritengo che il programma non sia peggio di tanti piani, ma a parte il bike sharing, l’unica cosa veramente concreta e “innovativa”, se preso alla lettera ci riporterebbe indietro di almeno un decennio,
Terribilmente trascurate le piste ciclabili.
Non solo la voce è generica, come a dare un contentino al “popolo della bici”, ma soprattutto manca qualsiasi accenno al piano quadro della ciclabilità, che pure è costato tante lacrime (di rabbia) ai ciclisti romani.
Sarebbe bello nominarlo, magari applicarlo (cioè finanziarlo) oppure riscriverlo, ma non si può semplicemente ignorarlo. E’ da ignoranti (= ovvero coloro che non sanno).
Giudizio finale
Un piano con qualche buona idea, ma assolutamente banale, che sembra scritto da qualcuno che in bicicletta va poco e non calca la scena dei ciclisti romani.
In questi anni a Roma di idee buone e ottime ne sono uscite tante. Non hanno il copyright, perchè non leggerle e approfittarne?
Giudizio generale
Forse il ciclismo urbano è una cosa molto specialistica, ma un po’ di professionalità comunque serve. Anche le altre parti del programma trasporti (faccio una tabella anche per quello?) hanno questo micidiale livello di dilettantismo? Dilettantismo che peraltro non è un crimine, una volta che uno l’abbia capito e corra ai ripari.
Senza cattiveria, solo per farlo notare...
Voce del programma | Impressioni | Fattibilità | Programm... Azioni Correttive |
Possibilità di portare la bicicletta sui mezzi pubblici ideando nodi di scambio con le fermate degli stessi | Comprensibile la prima parte, molto meno la seconda (nodi di scambio). Rimane non risposto il problema di come portare le bici nell’affollamento dei mezzi pubblici romani. | Buona la prima, Irrealizzabile la seconda. Sembra più il prodotto di buone intenzioni ma idee confuse | Migliorare e precisare |
Adeguato sistema viabile integrato, corsie preferenziali sulle principali strade consolari (sul modello delle “Cycle Superhighway” londinesi) | Mi sembra ottimo, anche se non conosco le piste londinesi. Le corsie ciclabili sono un’ottima cosa, ma la sosta in seconda fila? | Irrealizzabile se non si proteggono con la spada le corsie | Precisare la difesa delle corsie |
Attuazione della L.R. 16 Febbraio 1990, n. 13. Zone riservate ai semafori con precedenza per i ciclisti; | Bellissimo e sottoscrivibile | Irrealizzabile se non si proteggono con la spada le zone riservate. E servono anche quattrini per le semplici strisce | Precisare la difesa delle zone |
Parcheggi appositi (anche condominiali). | Lodevole. M5S intende sposare qualche proposta già presente sul mercato? Molti ciclisti si battono per questo, ma le bici le fregano senza pietà anche nei cortili condominiali | Fattibile, ma inutile se non si dichiara guerra ai ladri di biciclette | Modificare altra parte del programma per dichiare guerra ai ladri di biciclette anche se poveri diavoli |
Bike sharing capillare su tutto il territorio comunale con biciclette (anche elettriche), integrato con le fermate del trasporto pubblico. | Eccellente | Fattibile, se si trovano i soldi | Magari precisare dove si troveranno i quattrini |
Ridare impulso all'attività dell'Ufficio Biciclette, definendone responsabilità, competenze ed obiettivi tangibili. | Eccellente, ma è una storia che si è sempre sentita. Avrà un suo budget? | Fattibile, | Occorre specificare la collocazione “politica” dell’ufficio, per essere sicuri che abbia potere e risorse |
Promozione della cultura della bicicletta. | Eccellente | Troppo vago, che vorrà dire? | Mah... |
Più piste ciclabili anche attraverso una razionalizzazione del sistema dei parcheggi | Finalmente, credevo non arrivasse più! Ma la razionalizzazione dei parcheggi cosa c’entra? | Abbiamo un piano quadro della ciclabilità... che ne facciamo? | Rimettere in gioco il piano quadro della ciclabilità. |
mercoledì 28 novembre 2012
3 euri risparmiati sfidando la pioggia
Malgrado tutte le previsioni negative, mi sono infilato mantella e pantaloni impermeabili è ho affrontato il diluvio.
A parte il tempo perso per equipaggiarmi, tutto è filato liscio come l'olio. L'acqua l'ho presa, ma senza bagnarmi, grazie all'ormai collaudata tenuta,
Quindi ho evitato la metro, che mi pare qualche problema abbia comunque avuto...
Perciò, non facciamoci intimorire dalla pioggia. E' più una questione psicologica che reale.
A parte il tempo perso per equipaggiarmi, tutto è filato liscio come l'olio. L'acqua l'ho presa, ma senza bagnarmi, grazie all'ormai collaudata tenuta,
Quindi ho evitato la metro, che mi pare qualche problema abbia comunque avuto...
Perciò, non facciamoci intimorire dalla pioggia. E' più una questione psicologica che reale.
martedì 27 novembre 2012
Tram contromano!!!!
Tra le incredibili avventure cicliste che mi sono capitate, c'e' anche quella del tram contromano.
Avete capito bene, tram contromano...
Dove?
Al Viale del Parco del Celio, per intenderci quella via tranviaria che serpeggia su' per il Celio, e collega Piazza di Porta Capena con Via Claudia.
Vabbè, insomma, arrivo da Viale Aventino e invece di farmi Via di San Gregorio verso il Colosseo, dopo aver guardato alle spalle che non ci fosse alcun tram, mi incammino per questo Viale del Parco del Celio.
Il Viale lo faccio tenendomi a destra delle rotaie, proprio perchè se ti piomba un tram alle spalle, puoi sempre appiattirti al muro. Detto fatto pedalo rapidamente sulla salitella, quando sento il tipico rumore metallico delle ruote di tram quando girano.
Mi vengono i soliti brividi da tram. Tranquillo, alle spalle nulla, qualcuno sta scendendo dalla curva. In effetti vedo fari che si riflettono sui binari... bene, sta arrivando il tram dalla parte opposta.
Solo che... dalla curva, sulle rotaie, non esce un tram, ma un taxi alquanto veloce. Il rumore del tram è però sempre più forte e inconfondibile. Allora capisco: il taxi ha superato il tram a destra!!!!
E finalmente appare, uscendo dalla curva, un tram di quelli grossi, che piano piano scende le rotaie "sbagliate". Contromano.
Stavolta mi hanno fregato, ce l'hanno fatta! Ero troppo furbo per il solito tram, per farmi fuori mi hanno teso una trappola! Troppo tradi per tornare indietro, mi appiattisco contro il muro, cercando di capire se tra muro e tram ci passa la Hoptown. Ovviamente sto fermo. Il tram si avvicina!
Con mia ulteriore sorpresa, il tram ha il guidatore dalla mia parte. Per fortuna la Hoptown ci passa, ma senza scialaquare sullo spazio... non più di venti cm. Passandomi accanto il guidatore fa un gesto di scusa, come a dire "Anvedi che casino sto a fa'".
A bordo tranquilli i passeggeri, quindi si tratta di un tram in servizio.
Mi supera e continua tranquillo... stavolta niente marzianicidio.
Peraltro credo che di fronte a me ci fosse l'ultima possibilità di tornare dalla parte giusta, un collegamento tra i due binari.
Dopodichè avrà dovuto continuare contromano fino a Piramide!!!!
Ho comunque controllato sulla cronaca e non risultano scontri frontali tratram. Per fortuna perchè lo scontro tratram non è mai piacevole.
A Roma, ormai, succede proprio di tutto!!!!
Avete capito bene, tram contromano...
Dove?
Al Viale del Parco del Celio, per intenderci quella via tranviaria che serpeggia su' per il Celio, e collega Piazza di Porta Capena con Via Claudia.
Vabbè, insomma, arrivo da Viale Aventino e invece di farmi Via di San Gregorio verso il Colosseo, dopo aver guardato alle spalle che non ci fosse alcun tram, mi incammino per questo Viale del Parco del Celio.
Il Viale lo faccio tenendomi a destra delle rotaie, proprio perchè se ti piomba un tram alle spalle, puoi sempre appiattirti al muro. Detto fatto pedalo rapidamente sulla salitella, quando sento il tipico rumore metallico delle ruote di tram quando girano.
Mi vengono i soliti brividi da tram. Tranquillo, alle spalle nulla, qualcuno sta scendendo dalla curva. In effetti vedo fari che si riflettono sui binari... bene, sta arrivando il tram dalla parte opposta.
Solo che... dalla curva, sulle rotaie, non esce un tram, ma un taxi alquanto veloce. Il rumore del tram è però sempre più forte e inconfondibile. Allora capisco: il taxi ha superato il tram a destra!!!!
E finalmente appare, uscendo dalla curva, un tram di quelli grossi, che piano piano scende le rotaie "sbagliate". Contromano.
Stavolta mi hanno fregato, ce l'hanno fatta! Ero troppo furbo per il solito tram, per farmi fuori mi hanno teso una trappola! Troppo tradi per tornare indietro, mi appiattisco contro il muro, cercando di capire se tra muro e tram ci passa la Hoptown. Ovviamente sto fermo. Il tram si avvicina!
Con mia ulteriore sorpresa, il tram ha il guidatore dalla mia parte. Per fortuna la Hoptown ci passa, ma senza scialaquare sullo spazio... non più di venti cm. Passandomi accanto il guidatore fa un gesto di scusa, come a dire "Anvedi che casino sto a fa'".
A bordo tranquilli i passeggeri, quindi si tratta di un tram in servizio.
Mi supera e continua tranquillo... stavolta niente marzianicidio.
Peraltro credo che di fronte a me ci fosse l'ultima possibilità di tornare dalla parte giusta, un collegamento tra i due binari.
Dopodichè avrà dovuto continuare contromano fino a Piramide!!!!
Ho comunque controllato sulla cronaca e non risultano scontri frontali tratram. Per fortuna perchè lo scontro tratram non è mai piacevole.
A Roma, ormai, succede proprio di tutto!!!!
sabato 24 novembre 2012
Le bici? Tutte in letargo!
In effetti ci sono rimasto un po' male qui a Montreal, perchè mi aspettavo di vedere una città frizzantemente ciclista.
L'ultima volta che ci ero venuto, nel 2009, avevo trovato una città con uno spiccato indice di ciclismo.
Il ritorno ha visto una città quasi senza biciclette, ancorchè attraversata da due monumentali piste ciclabili. In giro pochi ciclisti, molto sparuti.
La spiegazione? Il letargo.
L'inverno qui è freddissimo. Malgrado la città sia alla stessa latitudine di Milano, non è protetta dalle masse d'aria fredda che provengono da Polo, e quindi non capita raramente di avere temperature di meno 20, meno 30 e fino a meno 40.
A quelle temperature non si può andare in strada se non molto ben protetti. Per questo Montreal è una città che ha anche una rete di tunnel che collega le stazioni della metro agli edifici più vicini, con un contorno di ristoranti e negozi.
Quest'anno è un'annata eccezionale, e ho trovato temperature fino a 12 gradi di giorno. Normalmente di questo periodo la neve è già arrivata.
Anche il bike sharing va in letargo invernale. Le postazioni, tutte rimovibili, sono già senza biciclette.
Sono anche andato in uno dei più famosi negozi sportivi del luogo per comprami qualche gadget ciclistico da sfoggiare alla critical mass... Il commesso mi ha guardato sconsolato, e accennando ai mucchi di sci, racchette da neve, snowboard, ciaspole, giacche da sci mi ha detto: non abbiamo più un reparto biciclette. Abbiamo mandato tutto a magazzino, se ne riparla a primavera.
L'ultima volta che ci ero venuto, nel 2009, avevo trovato una città con uno spiccato indice di ciclismo.
Il ritorno ha visto una città quasi senza biciclette, ancorchè attraversata da due monumentali piste ciclabili. In giro pochi ciclisti, molto sparuti.
La spiegazione? Il letargo.
L'inverno qui è freddissimo. Malgrado la città sia alla stessa latitudine di Milano, non è protetta dalle masse d'aria fredda che provengono da Polo, e quindi non capita raramente di avere temperature di meno 20, meno 30 e fino a meno 40.
A quelle temperature non si può andare in strada se non molto ben protetti. Per questo Montreal è una città che ha anche una rete di tunnel che collega le stazioni della metro agli edifici più vicini, con un contorno di ristoranti e negozi.
Quest'anno è un'annata eccezionale, e ho trovato temperature fino a 12 gradi di giorno. Normalmente di questo periodo la neve è già arrivata.
Anche il bike sharing va in letargo invernale. Le postazioni, tutte rimovibili, sono già senza biciclette.
Sono anche andato in uno dei più famosi negozi sportivi del luogo per comprami qualche gadget ciclistico da sfoggiare alla critical mass... Il commesso mi ha guardato sconsolato, e accennando ai mucchi di sci, racchette da neve, snowboard, ciaspole, giacche da sci mi ha detto: non abbiamo più un reparto biciclette. Abbiamo mandato tutto a magazzino, se ne riparla a primavera.
domenica 18 novembre 2012
30 all'ora... a tale of two cities
Nella città A continuavano a succedere incidenti mortali per strada.
L'università locale fece un po' di studi e arrivò alla conclusione che riducendo la velocità massima a 30 all'ora, la mortalità da incidente sarebbe crollata, senza incidere in maniera significativa sui tempi di spostamento.
La proposta venne presentata prima in un convegno, poi portata al Sindaco, che la studiò e la trovò valida, anche perchè aveva il non secondario pregio di abbattere i costi sanitari. La fece sua e la portò per un dibattito in consiglio comunale.
Lì si scatenò un casino, perchè un bel po' di rappresentanti ricevettero migliaia di lettere di forte protesta dagli automobilisti erano inferociti. Vedevano il limite di trenta all'ora come una violazione della libertà personale, e comunque difficilissimo da rispettare, a causa della potenza delle auto.
La discussione andò avanti un bel po'. Ci furono manifestazioni di entrambe le fazioni, una volta finì pure a botte... ma non ci furono santi. A mano a mano che passava il tempo, i favorevoli all'introduzione del limite di 30 aumentarono, mentre quelli contrari si ridussero. I politici capirono che era divenuta una battaglia impopolare e smisero di supportarla, chiedendo però di individuare con chiarezza le strade cui il limite non si applicava, allo scopo di mantenere la scorrevolezza della circolazione.
I soldi disponibili per le piste ciclabili furono concentrati su tali strade.
Alla fine, dopo due anni, il provvedimento fu varato. In tre mesi furono pronti i cartelli per i nuovi limiti.
All'inizio ci fu qualche multa in più, anche perchè fu fatta una campagna di sorveglianza eccezionale per imporre i nuovi limiti.
In ogni caso il sindaco impose uno sconto del 90% sulle multe, per i primi tre mesi, per chi superava i trenta ma non i cinquanta all'ora, e dopo tre mesi tutto andò abbastanza bene.
Alla fine anche gli automobilisti, pur mugugnando, non protestarono più. Gli incidenti diminuirono
Nella città B, c'erano un sacco di incidenti lo stesso, ma non gli si dava molta importanza. Anzi, per strada ognuno faceva quello che voleva, spesso superando (e di tanto) anche il limite dei 50 all'ora.
Ciononostante un po' di rompiballe presero gli studi fatti per la città A e li portarono dal sindaco, che li ignorò.
Allora fecero un po' di manifestazioni, andarono alla radio, in TV.
Tutti si dicevano d'accordo sulla bontà della proposta, tutta l'intellighentzia della città si era schierata con questo obiettivo. Alla fine venne ri-portata la proposta al sindaco, che se la ri-guardò la rigirò, ne parlò con i suoi e alla fine la benedisse.
La portò in consiglio e la fece approvare
Gli automobilisti non dissero nulla, al massimo mugugnarono. Il sindaco si appese al petto la medaglia dei 30 all'ora e passò ad altre attività.
In due mesi il provvedimento fu approvato.
Purtroppo ci vollero due anni per trovare i fondi, preparare ed installare tutta la segnaletica, nel frattempo, ovviamente, i nuovi limiti non potevano applicarsi. Comprensibile, la città B aveva grossi problemi di bilancio
Alla fine tutto fu completato, senza ulteriori problemi. Tutti erano contenti. Infatti i ciclisti avevano il loro limite sui cartelli.
E anche gli automobilisti non si lamentavano: infatti, come nessuno faceva rispettare il limite di 50 all'ora, adesso nessuno faceva rispettare il limite di 30 all'ora.
Gli incidenti rimasero quelli.
L'università locale fece un po' di studi e arrivò alla conclusione che riducendo la velocità massima a 30 all'ora, la mortalità da incidente sarebbe crollata, senza incidere in maniera significativa sui tempi di spostamento.
La proposta venne presentata prima in un convegno, poi portata al Sindaco, che la studiò e la trovò valida, anche perchè aveva il non secondario pregio di abbattere i costi sanitari. La fece sua e la portò per un dibattito in consiglio comunale.
Lì si scatenò un casino, perchè un bel po' di rappresentanti ricevettero migliaia di lettere di forte protesta dagli automobilisti erano inferociti. Vedevano il limite di trenta all'ora come una violazione della libertà personale, e comunque difficilissimo da rispettare, a causa della potenza delle auto.
La discussione andò avanti un bel po'. Ci furono manifestazioni di entrambe le fazioni, una volta finì pure a botte... ma non ci furono santi. A mano a mano che passava il tempo, i favorevoli all'introduzione del limite di 30 aumentarono, mentre quelli contrari si ridussero. I politici capirono che era divenuta una battaglia impopolare e smisero di supportarla, chiedendo però di individuare con chiarezza le strade cui il limite non si applicava, allo scopo di mantenere la scorrevolezza della circolazione.
I soldi disponibili per le piste ciclabili furono concentrati su tali strade.
Alla fine, dopo due anni, il provvedimento fu varato. In tre mesi furono pronti i cartelli per i nuovi limiti.
All'inizio ci fu qualche multa in più, anche perchè fu fatta una campagna di sorveglianza eccezionale per imporre i nuovi limiti.
In ogni caso il sindaco impose uno sconto del 90% sulle multe, per i primi tre mesi, per chi superava i trenta ma non i cinquanta all'ora, e dopo tre mesi tutto andò abbastanza bene.
Alla fine anche gli automobilisti, pur mugugnando, non protestarono più. Gli incidenti diminuirono
Nella città B, c'erano un sacco di incidenti lo stesso, ma non gli si dava molta importanza. Anzi, per strada ognuno faceva quello che voleva, spesso superando (e di tanto) anche il limite dei 50 all'ora.
Ciononostante un po' di rompiballe presero gli studi fatti per la città A e li portarono dal sindaco, che li ignorò.
Allora fecero un po' di manifestazioni, andarono alla radio, in TV.
Tutti si dicevano d'accordo sulla bontà della proposta, tutta l'intellighentzia della città si era schierata con questo obiettivo. Alla fine venne ri-portata la proposta al sindaco, che se la ri-guardò la rigirò, ne parlò con i suoi e alla fine la benedisse.
La portò in consiglio e la fece approvare
Gli automobilisti non dissero nulla, al massimo mugugnarono. Il sindaco si appese al petto la medaglia dei 30 all'ora e passò ad altre attività.
In due mesi il provvedimento fu approvato.
Purtroppo ci vollero due anni per trovare i fondi, preparare ed installare tutta la segnaletica, nel frattempo, ovviamente, i nuovi limiti non potevano applicarsi. Comprensibile, la città B aveva grossi problemi di bilancio
Alla fine tutto fu completato, senza ulteriori problemi. Tutti erano contenti. Infatti i ciclisti avevano il loro limite sui cartelli.
E anche gli automobilisti non si lamentavano: infatti, come nessuno faceva rispettare il limite di 50 all'ora, adesso nessuno faceva rispettare il limite di 30 all'ora.
Gli incidenti rimasero quelli.
giovedì 15 novembre 2012
Parteciperò, ma non da ciclista piagnone
Venerdì 16 (fosse stato 17 sai che festa per il coordinamento Di traffico si muore) ci sarà una manifestazione per chiedere più sicurezza sulle strade. Più sicurezza per tutti, aggiungerei, non solo per i ciclisti. Infatti la sicurezza riguarda tutti, anche se ovviamente ciclisti e pedoni, i più deboli, hanno bisogno di sicurezza come "assenza di incidenti" e non solo come "si distrugge la macchina ma io mi salvo" dei guidatori di SUV. Ah... e non dimentichiamo i motociclisti, anche se oggettivamente spesso se la cercano.
La manifestazione avviene dopo un tragico incidente. Una ragazza diciassettenne investita da un SUV. Una vera tragedia, una vita interrotta, una perdita per tutti, anche se la sentiranno soprattutto i suoi genitori, fratelli e sorelle, gli amici.
E' quindi con ragione che si andrà a chiedere più sicurezza, perchè queste cose non accadano più, o quantomeno accadano il più raramente possibile. Ed è bene farlo perchè tante cose si possono avviare per ridurre il numero di incidenti, anche di quelli in bicicletta.
Non abbiamo però solo notizie cattive, come tendono ad accreditare alcuni ciclisti piagnoni. Se diamo retta alle statistiche europee, vediamo due cose:
a) in Italia nel 2000 abbiamo avuto 401 morti tra i ciclisti, nel 2010 215;
b) la proporzione degli incidenti ciclistici sul totale si mantiene costante, anche a livello europeo, quindi la sicurezza è di tutti, non solo dei ciclisti.
Allora?
Allora andiamo a questa manifestazione, con serietà e determinazione.
Con professionalità sulle soluzioni da adottare.
Chiedendo, come romani, al sindaco di piantarla di lasciare passare tutto e cominciare a bastonare gli indisciplinati, anche quelli in seconda fila, fino a quando non leva loro il vizio. Chiedendo piste ciclabili per i posti pericolosi e agli incroci rotatorie invece di semafori.
Ma per favore, basta con gli atteggiamenti da ciclisti piagnoni.
Se si vuole zero rischio, la metro è infinitamente più sicura di qualunque mezzo a due ruote, e spesso anche a quattro.
martedì 13 novembre 2012
Almeno 10 piegamenti al giorno
Se c'e' una cosa che non ho imparato a fare è piegare la Hoptown... Forse è la differenza maggiore rispetto ad una Brompton, bicicletta fatta per essere piegata in un batter d'occhio.
La Hoptown è una bicicletta che si piega, non troppo, e comunque richiede attenzione. Quando è chiusa non è facile spingerla, fa strani rumori, tutti si voltano.
Oggi poi me ne è successa una ancora più ridicola (solo a me): la punta di una delle leve del freno si è andata ad infilare in una delle aperture piccole della corona... credo un record mondiale.
Ho dovuto riflettere un tantino prima di riuscire a sbrogliare la matassa.
Peraltro l'occasione era ghiotta perchè sono entrato nella filiale Unicredit di Viale XXI aprile con la Hoptown piegata, senza incorrere nelle ire di alcuno. Come dice Marco Bikediablo, alla fine è un trolley.
Comunque è chiaro che ho bisogno di fare un po' di ginnastica con la mia Hoptown... almeno 10 piegamenti al giorno per un po' di tempo!!!!
La Hoptown è una bicicletta che si piega, non troppo, e comunque richiede attenzione. Quando è chiusa non è facile spingerla, fa strani rumori, tutti si voltano.
Oggi poi me ne è successa una ancora più ridicola (solo a me): la punta di una delle leve del freno si è andata ad infilare in una delle aperture piccole della corona... credo un record mondiale.
Ho dovuto riflettere un tantino prima di riuscire a sbrogliare la matassa.
Peraltro l'occasione era ghiotta perchè sono entrato nella filiale Unicredit di Viale XXI aprile con la Hoptown piegata, senza incorrere nelle ire di alcuno. Come dice Marco Bikediablo, alla fine è un trolley.
Comunque è chiaro che ho bisogno di fare un po' di ginnastica con la mia Hoptown... almeno 10 piegamenti al giorno per un po' di tempo!!!!
lunedì 12 novembre 2012
(Ri) Maledetta velocità - Domiamo gli assassini al volante prima che succedano gli incidenti
Ho sempre tenuto un atteggiamento molto chiaro sul ruolo svolto dalla velocità eccessiva negli incidenti stradali: va stroncata.
Dell'ultimo tristissimo episodio, una diciassettenne uccisa mentre andava in bicicletta, ormai potremmo sapere abbastanza. Dico "potremmo sapere" perchè tante cose vanno poi verificate e confermate. Qualche volta alcuni particolari agghiaccianti si rivelano semplici abbagli giornalistici.
Secondo la stampa l'auto si sarebbe fermata dopo 300 metri. Sul bagnato, in accordo ad un calcolatore di distanze d'arresto, significherebbe una velocità di impatto dell'ordine dei 150 km/h. Altissima, per un ciclista, ma una semplice pressione sull'acceleratore per quei bestioni che chiamiamo SUV, grandi come fuoristrada e veloci come auto sportive, con duecento e più cavalli di potenza.
Il conducente sarebbe risultato in stato di ebbrezza... questo può significare da un semplice innalzamento del tasso alcolemico sopra il consentito ad una vera e propria ubriacatura. Altra circostanza di estrema gravità.
Ovviamente noi abbiamo una sensibilità "esagerata". Di vittime della strada ce ne sono una decina al giorno, e quasi ogni giorno un ciclista ci lascia la pelle, quindi non dovremmo fare finta di cadere dal pero e renderci conto che almeno negli ultimi 30 anni (ma forse anche 40) la sfida della velocità ha avuto la meglio sul buonsenso.
Lo stesso occorre dire basta, ma soprattutto occorre fare basta. Come facciamo a fare basta? Essenzialmente in quattro modi.
Il primo, è quello di disseminare le strade di autovelox. Metterne tanti, così che la gente si abitui a rispettare il limite di velocità;
Il secondo, è quello di rimuovere la segnalazione degli autovelox, altro che mettere le mappe su internet. Il limite va rispettato e basta.
Il terzo è quello di aumentare gli appostamenti con contestazione immediata dell'infrazione, in modo da evitare che il guidatore scarichi la colpa su qualcun altro. Quindi due pattuglie, una a monte e una a valle in modo che si blocchi immediatamente l'automobilista;
Il quarto, di lungo respiro ma definitivo è quello di premere, a livello europeo, perchè venga introdotto il limitatore di velocità su tutti i mezzi a motore.
Ma non quello che sta propagandando il Commissario Tajani, ovvero il limitatore di velocità massima. Questo dispositivo si limita a ridurre la vel max intorno ai 160 all'ora. Se le auto vanno a 300 sull'autostrada che c'importa?
L'importante è che non vadano a 90 dove c'e' il limite di 50.
E allora si tratta del limitatore ad assetto variabile, un dispositivo collegato ad una mappa stradale che riconosce le strade e applica il relativo limite di velocità. 30 nelle zone 30, illimitato sulle autostrade tedesche.
E' tutto tecnicamente possibile, basta volerlo e cominciare a chiederlo all'Europa.
Dobbiamo domare gli assassini al volante... prima che succedano gli incidenti
Dell'ultimo tristissimo episodio, una diciassettenne uccisa mentre andava in bicicletta, ormai potremmo sapere abbastanza. Dico "potremmo sapere" perchè tante cose vanno poi verificate e confermate. Qualche volta alcuni particolari agghiaccianti si rivelano semplici abbagli giornalistici.
Secondo la stampa l'auto si sarebbe fermata dopo 300 metri. Sul bagnato, in accordo ad un calcolatore di distanze d'arresto, significherebbe una velocità di impatto dell'ordine dei 150 km/h. Altissima, per un ciclista, ma una semplice pressione sull'acceleratore per quei bestioni che chiamiamo SUV, grandi come fuoristrada e veloci come auto sportive, con duecento e più cavalli di potenza.
Il conducente sarebbe risultato in stato di ebbrezza... questo può significare da un semplice innalzamento del tasso alcolemico sopra il consentito ad una vera e propria ubriacatura. Altra circostanza di estrema gravità.
Ovviamente noi abbiamo una sensibilità "esagerata". Di vittime della strada ce ne sono una decina al giorno, e quasi ogni giorno un ciclista ci lascia la pelle, quindi non dovremmo fare finta di cadere dal pero e renderci conto che almeno negli ultimi 30 anni (ma forse anche 40) la sfida della velocità ha avuto la meglio sul buonsenso.
Lo stesso occorre dire basta, ma soprattutto occorre fare basta. Come facciamo a fare basta? Essenzialmente in quattro modi.
Il primo, è quello di disseminare le strade di autovelox. Metterne tanti, così che la gente si abitui a rispettare il limite di velocità;
Il secondo, è quello di rimuovere la segnalazione degli autovelox, altro che mettere le mappe su internet. Il limite va rispettato e basta.
Il terzo è quello di aumentare gli appostamenti con contestazione immediata dell'infrazione, in modo da evitare che il guidatore scarichi la colpa su qualcun altro. Quindi due pattuglie, una a monte e una a valle in modo che si blocchi immediatamente l'automobilista;
Il quarto, di lungo respiro ma definitivo è quello di premere, a livello europeo, perchè venga introdotto il limitatore di velocità su tutti i mezzi a motore.
Ma non quello che sta propagandando il Commissario Tajani, ovvero il limitatore di velocità massima. Questo dispositivo si limita a ridurre la vel max intorno ai 160 all'ora. Se le auto vanno a 300 sull'autostrada che c'importa?
L'importante è che non vadano a 90 dove c'e' il limite di 50.
E allora si tratta del limitatore ad assetto variabile, un dispositivo collegato ad una mappa stradale che riconosce le strade e applica il relativo limite di velocità. 30 nelle zone 30, illimitato sulle autostrade tedesche.
E' tutto tecnicamente possibile, basta volerlo e cominciare a chiederlo all'Europa.
Dobbiamo domare gli assassini al volante... prima che succedano gli incidenti
domenica 11 novembre 2012
La mamma del ciclista è ormai sempre incinta...
Come già detto... siamo in aumento.
Non solo si vedono sempre più ciclisti in giro a tutte le ore, ma l'uso della bicicletta pieghevole è diventato oggetto di domande e apprezzamenti sempre più diffusi. In tanti mi chiedono informazioni sui prezzi e sulle possibilità di trasporto sui mezzi pubblici.
Il perchè è presto detto... ieri una conoscente che si è divisa dal marito ha comprato un motorino usato. Negli ultimi 15 anni ha utilizzato motorini intestati al marito, con l'assicurazione intestata al marito. Non avendo mai avuto incidenti (è persona prudente... e anche fortunata aggiungo) si trovava nell'ultima categoria di bonus, con circa 200 euro l'anno.
Dovendo fare l'assicurazione a nome proprio il costo è schizzato in alto.
Le prime ricognizioni on-line hanno portato a determinare un prezzo di 800 euro. Mi pare esagerato, ma neanche tanto, in quanto è un 50no abilitato a portare il passeggero, quindi con tutti i rischi che questo comporta.
La mia conoscente ha già una (piccola) auto e abita vicino a Conca d'Oro.
Chiaramente non avrebbe bisogno del motorino. Considerando che l'acquisto di una Hoptown (tanto per dirne una) potrebbe risolverle in breve il problema della mobilità urbana, con i 600 euro l'anno di media di assicurazione risparmiata potrebbe pagarsi un bel po' di tassì per i rientri la sera tardi... visto che quello la preoccupa.
Rimane però il problema del Ponte delle Valli. E' un pezzo di Roma divenuto pericolosissimo per i ciclisti, sul quale potrebbe essere facilissimamente realizzata una pista sul marciapiedi.
Sarebbe una bella diminuzione del rischio, anche perchè passato il Ponte le auto cominciano a rallentare...
I
Non solo si vedono sempre più ciclisti in giro a tutte le ore, ma l'uso della bicicletta pieghevole è diventato oggetto di domande e apprezzamenti sempre più diffusi. In tanti mi chiedono informazioni sui prezzi e sulle possibilità di trasporto sui mezzi pubblici.
Il perchè è presto detto... ieri una conoscente che si è divisa dal marito ha comprato un motorino usato. Negli ultimi 15 anni ha utilizzato motorini intestati al marito, con l'assicurazione intestata al marito. Non avendo mai avuto incidenti (è persona prudente... e anche fortunata aggiungo) si trovava nell'ultima categoria di bonus, con circa 200 euro l'anno.
Dovendo fare l'assicurazione a nome proprio il costo è schizzato in alto.
Le prime ricognizioni on-line hanno portato a determinare un prezzo di 800 euro. Mi pare esagerato, ma neanche tanto, in quanto è un 50no abilitato a portare il passeggero, quindi con tutti i rischi che questo comporta.
La mia conoscente ha già una (piccola) auto e abita vicino a Conca d'Oro.
Chiaramente non avrebbe bisogno del motorino. Considerando che l'acquisto di una Hoptown (tanto per dirne una) potrebbe risolverle in breve il problema della mobilità urbana, con i 600 euro l'anno di media di assicurazione risparmiata potrebbe pagarsi un bel po' di tassì per i rientri la sera tardi... visto che quello la preoccupa.
Rimane però il problema del Ponte delle Valli. E' un pezzo di Roma divenuto pericolosissimo per i ciclisti, sul quale potrebbe essere facilissimamente realizzata una pista sul marciapiedi.
Sarebbe una bella diminuzione del rischio, anche perchè passato il Ponte le auto cominciano a rallentare...
I
venerdì 9 novembre 2012
L'ha rifatto!!!!
Oggi era pieno di biciclette. Addirittura in un momento eravamo in tre su pieghevole, ma tutto il giorno è stato un incrociarsi con altri ciclisti, e devo dire soprattutto cicliste, che eravamo un pelo dalla critical mass.
In effetto vedo aumentare il parco circolante in maniera piuttosto costante. Certo, ancora non siamo diventati un problema di circolazione (che spingerebbe a fare le piste ciclabili), ma con un po' di impegno non è escluso che in breve...
La bicicletta non va presa alla leggera. Le statistiche incidenti sono molto preoccupanti, nel 2010 abbiamo avuto 263 morti in bicicletta, più dei morti totali in ciclomotore, che non sono arrivati a 200. Quindi occhio!
A questo proposito vorrei segnalare che l'ha rifatto!!!
Chi?
Quello che in Matti a go-go era passato davanti al bus... ha rifatto esattamente la stessa manovra nello stesso punto, infilandosi tra due macchine che passavano con il verde...
Evidentemente non era un caso, ma un vizio.
Un vizio arrogante, perchè un conto se commetti infrazioni senza turbare chi ha ragione, un conto se li costringi a fermare per non farti investire...
La prossima volta gli corro appresso e glie ne dico 4...
In effetto vedo aumentare il parco circolante in maniera piuttosto costante. Certo, ancora non siamo diventati un problema di circolazione (che spingerebbe a fare le piste ciclabili), ma con un po' di impegno non è escluso che in breve...
La bicicletta non va presa alla leggera. Le statistiche incidenti sono molto preoccupanti, nel 2010 abbiamo avuto 263 morti in bicicletta, più dei morti totali in ciclomotore, che non sono arrivati a 200. Quindi occhio!
A questo proposito vorrei segnalare che l'ha rifatto!!!
Chi?
Quello che in Matti a go-go era passato davanti al bus... ha rifatto esattamente la stessa manovra nello stesso punto, infilandosi tra due macchine che passavano con il verde...
Evidentemente non era un caso, ma un vizio.
Un vizio arrogante, perchè un conto se commetti infrazioni senza turbare chi ha ragione, un conto se li costringi a fermare per non farti investire...
La prossima volta gli corro appresso e glie ne dico 4...
lunedì 5 novembre 2012
Cara collega ciclista: Vaffa, te lo sei meritato
Oggi è stato il giorno delle cicliste rompiscatole.
La prima esce da Via Nera, per intenderci la strada che sale di fronte all'ingresso "dei cavalli" di Villa Ada.
Passa con il rosso, e fin qui no problem, gira a dx dirigendosi verso l'Olimpica, pedala in piedi, sta attenta a non interferire con le macchine che arrivano dal centro, ottimo comportamento... peccato che si faccia con la coda dell'occhio e non con la testa girata di 195 gradi rispetto alla direzione di marcia...
Perchè quando l'ha girata si è trovata di fronte una placida automobilista che stava tranquillamente entrando a marcia indietro in un rispettabilissimo parcheggio strisce blu.
La nostra collega ha pensato bene di scartarla, forse perchè non avrebbe fatto in tempo a frenare. Probabilmente perchè sprovvista di campanello ha lanciato un urlaccio all'automobilista che ovviamente entrando sporgeva la punta... l'ha evitata per un pelo.
L'urlaccio è stato proprio brutto e antipatico. Considerando che il torto era tutto suo, se lo sarebbe potuto risparmiare.
Dieci minuti dopo sto fermo al semaforo su Via Salaria all'incrocio con Via Po, diretto verso Piazza Fiume . Scatta il verde e parto. Il tempo di tirare su le zampine e a rosso pieno mi passa davanti una ciclista. Debbo bloccare per evitare l'urto. Dalla signora, vestita casual, neanche un accenno di cenno di scusa o di ricerca di comprensione ciclistica.
Al che ho usato una parola normalmente riservata agli automobilisti: "Vaffanculo".
Ad alta voce, nel silenzio dell'incrocio, se l'e' beccato tutto.
E speriamo che impari, perchè io avevo la bicicletta e i riflessi pronti, se al posto mio ci fosse stata una Smart se la sarebbe portata fino a Piazza Fiume...
La prima esce da Via Nera, per intenderci la strada che sale di fronte all'ingresso "dei cavalli" di Villa Ada.
Passa con il rosso, e fin qui no problem, gira a dx dirigendosi verso l'Olimpica, pedala in piedi, sta attenta a non interferire con le macchine che arrivano dal centro, ottimo comportamento... peccato che si faccia con la coda dell'occhio e non con la testa girata di 195 gradi rispetto alla direzione di marcia...
Perchè quando l'ha girata si è trovata di fronte una placida automobilista che stava tranquillamente entrando a marcia indietro in un rispettabilissimo parcheggio strisce blu.
La nostra collega ha pensato bene di scartarla, forse perchè non avrebbe fatto in tempo a frenare. Probabilmente perchè sprovvista di campanello ha lanciato un urlaccio all'automobilista che ovviamente entrando sporgeva la punta... l'ha evitata per un pelo.
L'urlaccio è stato proprio brutto e antipatico. Considerando che il torto era tutto suo, se lo sarebbe potuto risparmiare.
Dieci minuti dopo sto fermo al semaforo su Via Salaria all'incrocio con Via Po, diretto verso Piazza Fiume . Scatta il verde e parto. Il tempo di tirare su le zampine e a rosso pieno mi passa davanti una ciclista. Debbo bloccare per evitare l'urto. Dalla signora, vestita casual, neanche un accenno di cenno di scusa o di ricerca di comprensione ciclistica.
Al che ho usato una parola normalmente riservata agli automobilisti: "Vaffanculo".
Ad alta voce, nel silenzio dell'incrocio, se l'e' beccato tutto.
E speriamo che impari, perchè io avevo la bicicletta e i riflessi pronti, se al posto mio ci fosse stata una Smart se la sarebbe portata fino a Piazza Fiume...
sabato 3 novembre 2012
Da Capranica a Santa Severa attraverso il Marturanum
Foto
Devo congratularmi con me stesso, molto modestamente, per la variante attraverso il Marturanum dell'ormai classica gita Capranica -Civitella Cesi - Rota - Santa Severa.
La nuova strada, che prevede l'uscita dalla ferrovia all'altezza di Barbarano per tagliare per Civitella Cesi attraverso il parco, ha accorciato di quasi 10 km la strada precedente, ma senza perdere in bellezza ed in interesse.
Bene... Al post su cicloappuntamenti hanno risposto in parecchi, e alla fine al nastro di partenza eravamo in dodici. Dopo qualche problema alla partenza da Capranica, dovuto a difficoltà logistiche, ci siamo buttati per la ferrovia fino a Barbarano. Percorso senza eventi, anche perchè con le luci di Cateno e Agnese, le gallerie sono illuminate a giorno e perdono tutto il loro mistero. Di contro la velocità si mantiene sostenuta.
L'unico evento da riportare di quel tratto è la ricomparsa delle pozzangherone, che hanno dato la stura ad una epidemia di spingismo, peraltro ampiamente documentata nell'iconografia di cui al link di apertura (tiè, beccateve questa).
Abbandonata la via nota, ci siamo inoltrati in una delle strade bianche del marturanum. In effetti avevo percorso quella stradasotto la guida di Hash tanto tempo fa, credo che fosse la mia seconda gita di cicloappuntamenti. La strada serpeggia per le colline, con continui saliscendi che si concludono sempre a quota inferiore a quella di partenza, proprio perchè il terreno scende di quasi duecento metri per arrivare a Civitella Cesi.
La strada era ingombra di armenti, alcuni dalle corna aguzze, e questo ha causato molte discussioni se il verde fluorescente avesse lo stesso effetto del rosso sui tori. Cmq, le salite più o meno ripide hanno causato diverse epidemie di trattenismo (lo spingismo in discesa), con Cateno che ha dispensato consigli alle ciclogirl meno esperte.
Arrivati a Civitella ci siamo infilati nella bellissima strada per Rota, la cui prima parte è stata totalmente risistemata, con grande vantaggio per la velocità di spostamento. Quella strada è veramente bellissima, solo ci vorrebbe più tempo per gustarsela, e magari fermarsi da qualche parte per un bel picnic.
Invece le gite che mi hanno portato lì sono state sempre di fretta o con la pioggia. Anche oggi, per quanto stessimo in perfetto orario, ero comunque più interessato a portare avanti il gruppo senza intoppi che ad ammirare il paesaggio. Anche perchè avenso appena riarrangiato il Lay-out del Garmin, me lo stavo provando e modificando durante la gita... un altro motivo per il quale non sono stato molto appresso alla strada.
La discesa verso Rota è stata come al solito meravigliosa, uscita da un libro di fate... anche perchè a parte un paio di elettrodotti, sembra ancora tutto come in un'altra epoca... Alla fine Alessia ha potuto constatare che non tutti i ponti sul Mignone hanno il grigliato...
Dopo la discesa è venuta la salita... anzi La Salita, ovvero il temuto sbalzo di 190 m di dislivello continui per scavalcare le ginocchia dei Monti della Tolfa. Devo dire che nessuno ha fiatato, e tutti hanno pedalato senza lamentarsi per tutta la starada, anche se essendo ormai le due passate, le riserve di zuccheri cominciavano a scarseggiare.
Arrivati in cima abbiamo continuato per un altro centinaio di metri di salita fino all'area prescelta per il picnic, un simpatico prato molto concimato dagli armenti che dimorano sulle pendici dei Tumulilande (oops.. dei Monti della Tolfa). Il pasto nelle Terre Selvagge è stato allegro, ma sotto un cielo plumbeo di nubi basse e pioggia in arrivo dal mare. tanto che alla fine ci siamo infilati l'antipioggia e ci siamo buttati giù per la discesa fino a Santa Severa, appena in tempo per veder partire il treno delle 16 e 16.
Una sosta al bar per un meritato gelato, caffè, cappuccino, etc, e poi alla stazione. Treno successivo in orario, tutti a bordo all'imbrunire, sotto un mare coperto di nuvole gonfie di pioggia.
Dopo un'ora eravamo a Roma Ostiense. La gita è venuta fuori di 48 km e 585 m di dislivello dal mio Garmin. A questi ho aggiunto altri 21 km e 80 metri di dislivello da casa alla Stazione Ostiene, portando quindi la gita ad una dimensione rispettabile.
Un grazie a tutti quelli che si sono uniti in questa bell'avventura, sperando di replicare presto con qualche altra iniziativa...
giovedì 1 novembre 2012
Se ti rubano tutte le bici in un colpo
L'altro giorno mi arriva in stanza Mario l'Elettricista con una faccia da tragedia.
Oddio, che ti è successo?
Domenica... sono entrati nel box e mi hanno portato via la bicicletta elettrica e le due pieghevoli. Pensa che hanno tagliato la catena della bici elettrica, ma hanno lasciato lì lo scooter che stava lì con le chiavi nel quadro.
I danni economici sono rilevanti, oltre duemila euro per ricomprare il tutto, ma quelli alla ciclabilità anche maggiori. Infatti, anche se decide di ricomprarsi il tutto, come si fa a rimettere le biciclette in un luogo che è stato tanto facilmente violato? E non può neanche tenerle a casa.
Qualche mese prima stessa sorte era toccata a Tonino, che dirige la squadra corse di un noto negozio di bici romano. I ladri gli erano penetrati in cantina e gli hanno portato via la sua bellissima bicicletta da strada (circa 4000 euro di valore).
Riparlando dell'episodio Tonino mi raccontava:
Sai, poi li hanno presi. Infatti la Polizia aveva ricevuto una settantina di denunce di furti di biciclette in zona nel giro di poco tempo. Li hanno arrestati con un camion carico di biciclette rubate. Ovviamente non Italiani, le portano all'estero per rivenderle. Ne hanno restituite parecchie ai proprietari.
Però la sua bicicletta era già volata via.
Questi due episodi, in due quartieri differenti di Roma, consentono di arrivare ad una serie di conclusioni riguardo al furto di biciclette:
- è ormai un segmento specializzato dell'attività criminale.
- E' appetibile perchè presenta rischi molto limitati e consente un buon guadagno perchè la bicicletta rubata è più facilmente commerciabile di un mezzo targato;
- E' composto di bande di "professionisti" che fanno incetta di biciclette, e non da singoli che cercano di sbarcare il lunario;
- E' soprattutto fatto da soggetti "importati"dall'estero, che operano in Italia con lo scopo di esportare la merce verso un mercato potenzialmente infinito;
- E' diventato una minaccia concreta alla diffusione della ciclabilità.
Queste caratteristiche richiedono che le forze dell'ordine metano a punto un'azione mirata volta almeno a stroncare il traffico organizzato, con un mix di attività preventiva e repressiva.
Come ho sempre sostenuto, fa parte di questo quadro anche un'azione punitiva della Magistratura, che dovrebbe cominciare a sbattere in galera i ladri e a tenerceli dentro. Evitando anche una certa retorica che dice che alla fine è meglio che un delinquente faccia il ladro di biciclette che si dedichi a qualche altra attività più pericolosa.
Inoltre dovremmo -come già ho detto più volte, considerare un'aggravante molto forte il venire a delinquere in Italia. Chi viene in Italia per delinquere dovrebbe ricevere un consistente supplemento di pena, proprio per contrastare questa migrazione del crimine verso territori più ricchi e meno severi nelle pene.
E per favore, evitate i soliti commenti sulla rieducazione o sullo sviluppo economico. Per stare sicuri con le biciclette non possiamo aspettare che tutto l'estremo Est europeo si sviluppi come la Svizzera.
Infine una considerazione sulla petizione per l'uso dei cortili. Tutti i miei conoscenti -o parenti- che tenevano la bicicletta nel cortile del condominio, se la sono vista rubare, a meno che non fosse un vero e proprio rottame (tipo il mio vecchio cancello).
Anche questo dovrebbe farci riflettere.
Oddio, che ti è successo?
Domenica... sono entrati nel box e mi hanno portato via la bicicletta elettrica e le due pieghevoli. Pensa che hanno tagliato la catena della bici elettrica, ma hanno lasciato lì lo scooter che stava lì con le chiavi nel quadro.
I danni economici sono rilevanti, oltre duemila euro per ricomprare il tutto, ma quelli alla ciclabilità anche maggiori. Infatti, anche se decide di ricomprarsi il tutto, come si fa a rimettere le biciclette in un luogo che è stato tanto facilmente violato? E non può neanche tenerle a casa.
Qualche mese prima stessa sorte era toccata a Tonino, che dirige la squadra corse di un noto negozio di bici romano. I ladri gli erano penetrati in cantina e gli hanno portato via la sua bellissima bicicletta da strada (circa 4000 euro di valore).
Riparlando dell'episodio Tonino mi raccontava:
Sai, poi li hanno presi. Infatti la Polizia aveva ricevuto una settantina di denunce di furti di biciclette in zona nel giro di poco tempo. Li hanno arrestati con un camion carico di biciclette rubate. Ovviamente non Italiani, le portano all'estero per rivenderle. Ne hanno restituite parecchie ai proprietari.
Però la sua bicicletta era già volata via.
Questi due episodi, in due quartieri differenti di Roma, consentono di arrivare ad una serie di conclusioni riguardo al furto di biciclette:
- è ormai un segmento specializzato dell'attività criminale.
- E' appetibile perchè presenta rischi molto limitati e consente un buon guadagno perchè la bicicletta rubata è più facilmente commerciabile di un mezzo targato;
- E' composto di bande di "professionisti" che fanno incetta di biciclette, e non da singoli che cercano di sbarcare il lunario;
- E' soprattutto fatto da soggetti "importati"dall'estero, che operano in Italia con lo scopo di esportare la merce verso un mercato potenzialmente infinito;
- E' diventato una minaccia concreta alla diffusione della ciclabilità.
Queste caratteristiche richiedono che le forze dell'ordine metano a punto un'azione mirata volta almeno a stroncare il traffico organizzato, con un mix di attività preventiva e repressiva.
Come ho sempre sostenuto, fa parte di questo quadro anche un'azione punitiva della Magistratura, che dovrebbe cominciare a sbattere in galera i ladri e a tenerceli dentro. Evitando anche una certa retorica che dice che alla fine è meglio che un delinquente faccia il ladro di biciclette che si dedichi a qualche altra attività più pericolosa.
Inoltre dovremmo -come già ho detto più volte, considerare un'aggravante molto forte il venire a delinquere in Italia. Chi viene in Italia per delinquere dovrebbe ricevere un consistente supplemento di pena, proprio per contrastare questa migrazione del crimine verso territori più ricchi e meno severi nelle pene.
E per favore, evitate i soliti commenti sulla rieducazione o sullo sviluppo economico. Per stare sicuri con le biciclette non possiamo aspettare che tutto l'estremo Est europeo si sviluppi come la Svizzera.
Infine una considerazione sulla petizione per l'uso dei cortili. Tutti i miei conoscenti -o parenti- che tenevano la bicicletta nel cortile del condominio, se la sono vista rubare, a meno che non fosse un vero e proprio rottame (tipo il mio vecchio cancello).
Anche questo dovrebbe farci riflettere.
domenica 28 ottobre 2012
Purchè SIC non diventi un boomerang...
La sicurezza è un argomento molto potente. L'iniziativa/movimento SIC ha fatto leva su questo argomento, e in poco tempo, a merito dei suoi promotori e attivisti, ha ottenuto moltissimo: spazio sui giornali, notorietà, la ciclofestazione del 28 aprile... insomma, un successo di attenzione e interesse.
Adesso c'e' solo da cercare di tramutare questa energia disordinata in azioni concrete, prima che si disperda nell'ambiente, e bisogna cominciare a cercare di stringere i tempi.
Infatti la mobilità ciclistica potrà cominciare ad espandersi solo con l'aumentare della quantità di ciclisti che usano la bici con regolarità nella vita di tutti i giorni. Abbiamo visto, infatti, che i ciclisti della domenica, pur essendo tanti, al massimo ci portano nuove piste nei parchi e bike-sharing di lusso. Infatti, una volta rientrati a casa da Villa Borghese o Villa Ada, rimettono la bicicletta in cantina e il giorno dopo via sui soliti mezzi: auto, scooter o mezzo pubblico. Magari pensando: se non fosse così pericoloso proverei a prendere la bicicletta.
Eh sì, perchè le iniziative tipo SIC o il più mortifero di traffico si muore, seppur con buone intenzioni, diffondono un messaggio chiarissimo per i non ciclisti: La bicicletta è il più pericoloso dei mezzi di trasporto. E questo tiene lontano moltissime persone. Anzi i genitori finiscono per non prendere la bicicletta ai figli, proprio perchè sembra più pericolosa addirittura del famigerato motorino! E come dar loro torto con tutti questi corvi menagramo che si sentono a tutte le trasmissioni radio?
Per quanto mi riguarda io non sono sicuro che la bicicletta sia più pericolosa degli scooter e delle moto, se non altro perchè non ti puoi far prendere dalla fretta e guidare spericolatamente per tagliare i tempi. Invece cercherei di non associare nelle statistiche biciclette e pedoni, che fanno due vite stradali separati.
Anche tra biciclette io tenderei a dividere gli incidenti in città da quelli fuori, e pure all'interno di quelli fuori città, gli incidenti da spostamento da quelli da allenamento, ovvero che accadono a ciclisti che su strada si allenano all'attività agonistica.
Gli incidenti ciclistici urbani dovrebbero poi essere messi a raffronto con gli altri mezzi a due ruote, proprio per vedere in città qual'e' il livello di pericolosità degli uni e degli altri. Magari viene fuori (come credo) che la bici è entrisecamente meno pericolosa degli scooter.
Poi, se con alcune misure la si può rendere ancora più sicura, allora va benissimo. Ma a questo dovrebbe essere confinata l'azione SIC.
venerdì 26 ottobre 2012
Buca la metro, pure la bici, per fortuna il bus no...
Primo giorno d'inverno, l'avevo quasi sfangata.
Ero andato all'EUR con la Hoptown, e nel pomeriggio avevo atteso con ansia l'addensarsi delle nubi... ansia relativa, perchè il tempo era comunque annunciato sul brutto.
Intorno alle 5 è passata una botta di temporale, ma tanto, appunto con la pieghevole, ero in grado di prendere la metro al ritorno. Senonchè, finito ancora a tarda ora, la ferale notizia... Metro B bucata (In realtà ho letto che è caduto un ramo sulla linea di alimentazione e non è vero che ha bucato....)
Allora, visto che non piove, comincio a muovermi verso casa con la Hoptown, contando anche sulla protezione dell'antipioggia completo. Un viaggio che è un successo, bellissima pedalata "sulle ali della tempesta" fino a Termini, dove l'acqua comincia a cadere con un pochino più di insistenza. Io cmq sto al coperto del poncho e dei pantaloni impermeabili. La mattina mi ero anche messo, in previsione dell'acqua, calzettoni un tantino più pesanti, proprio per affrontare il pediluvio annunciato.
L'acqua aumenta, ma io vado tranquillo... fino all'imbocco di Via Tevere, dove sento l'inconfondibile rumore del pneumatico che si sgonfia. Ovviamente sta cominciando a piovere sul serio.
Non perdo tempo in bestemmie, cerco di individuare il buco... una vite autofilettante da due centimetri piantata come un coltello nel mio pneumatico. La svito e medito.
Sulla Hoptown non porto la camera d'aria di ricambio, proprio perchè ci dovrei aggiungere chiave inglese (non ha sgancio rapido delle ruote) e pompa. Porto invece una bomboletta... che prelevo subito dalla borsetta sottosella.
L'avvito alla valvola Schrader e sparo. La gomma magicamente si gonfia, ma poi da sotto la valvola comincia a profluire la schiuma. Evidentemente, nei due o tre giri di ruota che ho fatto prima di fermarmi ho danneggiato il gambo della valvola.
Mestamente butto la bomboletta e mi avvio verso la fermata del 92. Sotto la pioggia piego la bici (è il momento nel quale si desiderebbe avere una Brompton) e prendo l'autobus che passa in tre minuti.
Sull'autobus scopro che è difficilissimo tenere la bici piegata in piedi e contemporaneamente obliterare il biglietto, non ci avevo mai pensato.
Sceso dal Bus, rientro a casa. Un po' scocciato dalla brusca fine di un bellissimo rientro in bicicletta, ma soddisfatto di aver anche passato l'esame bus, che per fortuna, almeno lui, non si è rotto.
Infatti, tanto per completare il quadro, la sera mi chiama mio figlio: ho tamponato con la macchina! Povera Astra, praticamente nuova e già urtata!!!
Ero andato all'EUR con la Hoptown, e nel pomeriggio avevo atteso con ansia l'addensarsi delle nubi... ansia relativa, perchè il tempo era comunque annunciato sul brutto.
Intorno alle 5 è passata una botta di temporale, ma tanto, appunto con la pieghevole, ero in grado di prendere la metro al ritorno. Senonchè, finito ancora a tarda ora, la ferale notizia... Metro B bucata (In realtà ho letto che è caduto un ramo sulla linea di alimentazione e non è vero che ha bucato....)
Allora, visto che non piove, comincio a muovermi verso casa con la Hoptown, contando anche sulla protezione dell'antipioggia completo. Un viaggio che è un successo, bellissima pedalata "sulle ali della tempesta" fino a Termini, dove l'acqua comincia a cadere con un pochino più di insistenza. Io cmq sto al coperto del poncho e dei pantaloni impermeabili. La mattina mi ero anche messo, in previsione dell'acqua, calzettoni un tantino più pesanti, proprio per affrontare il pediluvio annunciato.
L'acqua aumenta, ma io vado tranquillo... fino all'imbocco di Via Tevere, dove sento l'inconfondibile rumore del pneumatico che si sgonfia. Ovviamente sta cominciando a piovere sul serio.
Non perdo tempo in bestemmie, cerco di individuare il buco... una vite autofilettante da due centimetri piantata come un coltello nel mio pneumatico. La svito e medito.
Sulla Hoptown non porto la camera d'aria di ricambio, proprio perchè ci dovrei aggiungere chiave inglese (non ha sgancio rapido delle ruote) e pompa. Porto invece una bomboletta... che prelevo subito dalla borsetta sottosella.
L'avvito alla valvola Schrader e sparo. La gomma magicamente si gonfia, ma poi da sotto la valvola comincia a profluire la schiuma. Evidentemente, nei due o tre giri di ruota che ho fatto prima di fermarmi ho danneggiato il gambo della valvola.
Mestamente butto la bomboletta e mi avvio verso la fermata del 92. Sotto la pioggia piego la bici (è il momento nel quale si desiderebbe avere una Brompton) e prendo l'autobus che passa in tre minuti.
Sull'autobus scopro che è difficilissimo tenere la bici piegata in piedi e contemporaneamente obliterare il biglietto, non ci avevo mai pensato.
Sceso dal Bus, rientro a casa. Un po' scocciato dalla brusca fine di un bellissimo rientro in bicicletta, ma soddisfatto di aver anche passato l'esame bus, che per fortuna, almeno lui, non si è rotto.
Infatti, tanto per completare il quadro, la sera mi chiama mio figlio: ho tamponato con la macchina! Povera Astra, praticamente nuova e già urtata!!!
giovedì 25 ottobre 2012
Matti a go-go
Esco -in tarda ora- dall'ufficio e mi avvio all'incrocio tra Viale Castro Pretorio e Via San Martino della Battaglia, di fronte alla Biblioteca Nazionale, per intenderci.
Il semaforo è rosso, ma io devo solo girare a dx, quindi con tranquillità giro... nessuna problema, no auto, no pedoni, vado piano piano. Solo dall'altro lato comincia a girare (a sx) un pullman, ma io sono tanto avanti che quando sarà arrivato alla mia altezza io sarò già passato da tempo.
Con la coda dell'occhio vedo però una bici che invece di girare a dx come me tira dritto per l'incrocio, sempre al rosso spinto. Taglia l'incrocio e la sua traiettoria si incrocia con quella del pullman. Ne' il ciclista ne' il pullman (che aveva il verde...) accennano minimamente a rallentare, purchè ormai la rotta di collisione sia ormai conclamata. Il ciclista, molto elegantemente, disegna un bell'arco rasente la punta del pullman. In tutto questo nessuno dei due rallenta e scivolano così... evviva.
Mi allontano rimuginando sulla prepotenza di certi ciclisti che screditano la categoria, ma meno di un chilometro più in la' mi imbattto in un episodio assolutamente opposto. Verde per me, passo. Dall'altro lato tutte macchina ferme (rosso).
Dalla direzione opposta alla mia un altro ciclista... siamo tanti.
Un macchina ferma con il rosso decide di partire. Piano, ma passa con il rosso, costringendo l'altro ciclista (io ero già passato) a fermarsi.
Anche lì il tutto si è svolto a velocità molto tranquilla, però quello che fa riflettere è proprio il modo di guidare, ovvero l'infrazione che costringe un altro che ha ragione (il pullman prima, il ciclista poi) a dover modificare la propria traiettoria o la propria velocità.
Qui siamo anche peggio dell'infrazione, siamo proprio alla pura mancanza di rispetto per gli altri che circolano sulla strada.
Il semaforo è rosso, ma io devo solo girare a dx, quindi con tranquillità giro... nessuna problema, no auto, no pedoni, vado piano piano. Solo dall'altro lato comincia a girare (a sx) un pullman, ma io sono tanto avanti che quando sarà arrivato alla mia altezza io sarò già passato da tempo.
Con la coda dell'occhio vedo però una bici che invece di girare a dx come me tira dritto per l'incrocio, sempre al rosso spinto. Taglia l'incrocio e la sua traiettoria si incrocia con quella del pullman. Ne' il ciclista ne' il pullman (che aveva il verde...) accennano minimamente a rallentare, purchè ormai la rotta di collisione sia ormai conclamata. Il ciclista, molto elegantemente, disegna un bell'arco rasente la punta del pullman. In tutto questo nessuno dei due rallenta e scivolano così... evviva.
Mi allontano rimuginando sulla prepotenza di certi ciclisti che screditano la categoria, ma meno di un chilometro più in la' mi imbattto in un episodio assolutamente opposto. Verde per me, passo. Dall'altro lato tutte macchina ferme (rosso).
Dalla direzione opposta alla mia un altro ciclista... siamo tanti.
Un macchina ferma con il rosso decide di partire. Piano, ma passa con il rosso, costringendo l'altro ciclista (io ero già passato) a fermarsi.
Anche lì il tutto si è svolto a velocità molto tranquilla, però quello che fa riflettere è proprio il modo di guidare, ovvero l'infrazione che costringe un altro che ha ragione (il pullman prima, il ciclista poi) a dover modificare la propria traiettoria o la propria velocità.
Qui siamo anche peggio dell'infrazione, siamo proprio alla pura mancanza di rispetto per gli altri che circolano sulla strada.
mercoledì 24 ottobre 2012
Panbriochismo in salsa elettrica
Il panbriochismo è quella corrente di pensiero, e di azione, che segue il solco tracciato dalla frase attribuita alla regina di Francia Maria Antonietta, che si chiedeva come mai i sanculotti non pensassero a mangiare brioche in assenza di pane...
A Roma esperienza analoga è toccata ai sanciclotti, che orfani di un bike-sharing ormai consolidato in tutte le metropoli dell'Europa Civile, si sono visti installare un bike-sharing pazzo pazzo pazzo, che alla fine ha il compito di fare la concorrenza (con aiuti di stato) agli onesti noleggiatori di bici dei parchi. Che anche loro hanno tutto il diritto ad essere incazzati.
Eh sì, perchè se il novello bikesharing elettrico fosse stato la ciliegina sulla torta di un solido bikesharing urbano, sarebbe andato tutto alla grande.
Un centinaio di bici elettriche da affiancare a quelle normali, magari anche a tariffe differenti, sarebbero state la delizia del cittadino romano. Che invece non è cittadino ma è rimasto, appunto, sanciclotto...
Invece abbiamo 90 biciclette elettriche, con due stazioni, a Villa Borghese e a Villa Ada. Villa Pamphili no, chissà perchè...
Non voglio entrare nel merito della spesa. probabilmente nel mostruoso prezzo di acquisto sono incluse anche le stazioni, i pezzi di ricambio, etc. etc.. Cmq sono sempre 650 mila euri per 90 bici, circa 7000 euri apiece. Altro che bici, costano come un Ducati Monster...
Cmq si possono anche fare i complimenti al SIndaco per essere riuscito ad accaparrarsi un bel tesoro, ma con quella cifra si sarebbe rifinanziato un vero bike sharing, di quelli utili sul serio!
A Roma esperienza analoga è toccata ai sanciclotti, che orfani di un bike-sharing ormai consolidato in tutte le metropoli dell'Europa Civile, si sono visti installare un bike-sharing pazzo pazzo pazzo, che alla fine ha il compito di fare la concorrenza (con aiuti di stato) agli onesti noleggiatori di bici dei parchi. Che anche loro hanno tutto il diritto ad essere incazzati.
Eh sì, perchè se il novello bikesharing elettrico fosse stato la ciliegina sulla torta di un solido bikesharing urbano, sarebbe andato tutto alla grande.
Un centinaio di bici elettriche da affiancare a quelle normali, magari anche a tariffe differenti, sarebbero state la delizia del cittadino romano. Che invece non è cittadino ma è rimasto, appunto, sanciclotto...
Invece abbiamo 90 biciclette elettriche, con due stazioni, a Villa Borghese e a Villa Ada. Villa Pamphili no, chissà perchè...
Non voglio entrare nel merito della spesa. probabilmente nel mostruoso prezzo di acquisto sono incluse anche le stazioni, i pezzi di ricambio, etc. etc.. Cmq sono sempre 650 mila euri per 90 bici, circa 7000 euri apiece. Altro che bici, costano come un Ducati Monster...
Cmq si possono anche fare i complimenti al SIndaco per essere riuscito ad accaparrarsi un bel tesoro, ma con quella cifra si sarebbe rifinanziato un vero bike sharing, di quelli utili sul serio!
lunedì 22 ottobre 2012
Tutta la verità sulla gita al sentiero Valloni
Foto
L'unico momento terribile della gita è stato quando Agnese è scivolata nel dirupo, senza avvisarci, del quale abbiamo solo la foto a lato al momento del recupero.
Io ero rimasto dietro, in quanto Marco aveva la traccia (che poi era quella di Baffogrigio, che risaliva nella bellissima necropoli), e ho sentito solo un'esclamazione, una macchia di colore verde che scompariva, e le ruote della bicicletta che puntavano il cielo...
PER FORTUNA che sotto al dirupo c'era la vegetazione, e tutto sommato neanche troppi rovi, cosicchè se l'è cavata con pareccchi (3c, erano proprio pareccchi) graffietti, nessuno veramente sanguinante.
Dopodichè ad Agnese è stato chiesto molto gentilmente di replicare, così eravamo pronti a riprenderla, ma si è mostrata poco collaborativa e non ci ha concesso l'agognato bis.
Il resto è stata una prescout da manuale, nel quale le scarsità della guida sono state ampiamente compensate dalle spumanti risorse del gruppo, ed in particolare dal profluvio di GPS e tracce concorrenti e controconcorrenti, per cui tutti aspettavano solo che ci facessi perdere per salvare le ciclogirl.
Appuntamento perfetto a Capranica, e via a rotta di collo (Uta di corsa) per la ferrovia. Fantastica l'illuminazione offerta da Cateno, che ha portato il sole nelle viscere della montagna. Ci fosse stata Shelob, sarebbe stata sicuramente accecata. Arrivati a Barbarano ci siamo visti il paese che è veramente bellissimo, poi giù per la scalinata e via per il sentiero Valloni.
Lo cui sentiero è in effetti un sentiero per camminatori più che per ciclisti, anche se in bici alla fine si passa. In effetti Alessia è un po' troppo spaventata e dovrebbe fare qualche gita con Concubina giù per gli sgarrupi dei Monti Prenestini, o una missione con Taccio (Roberto) al Soratte.
In ogni caso siamo andati bene, se non che invece di continuare per il sentiero Valloni fino a Blera, siamo risaliti per la tagliata tra le tombe, un percorso che non conoscevo, ma è stato bellissimo, ponteggi a parte.
Io ero reduce da una inversione di marcia che mi aveva lasciato alla fine del gruppo e non c'era stato modo di superare Alessia ai guadi.
Comunque siamo usciti prematuramente dal sentiero Valloni, e vorrei ritornarci per vedere tutte le meraviglie descritte dalle foto... ma l'idea è che occorrerebbe lasciare le bici a Barbarano e avventurarsi a piedi.
Archiviato il sentiero, PeterK ci ha lasciati per raggiungere il presidente alle terme, e abbiamo continuato verso Blera dove ci siamo intrattenuti, forse troppo a lungo a gozzovigliare nella bella piazza (bella verso la chiesa, visto l'orrido mostro in cortina che la fronteggia) e a goderci il meritato desinare, con menzione speciale al ciambellone di Uta.
Oddio, Roberto (Taccio) ci ha fatto venire un po' di sensi di colpa con le dotte argomentazioni sulle diete, ma alla fine abbiamo pedalato, dopo una sobria sosta di 90 minuti (è stato proprio un giro riposante).
Tuttavia la ripresa della marcia non è stata semplice, perchè il passaggio che su Google Earth (c) sembrava in pianura era in realtà uno sgarrupo. Senza l'aiuto degli altri espertissimi non l'avrei trovato (e in effetti non l'ho trovato io) con una salita su di una mulattiera dismessa per i troppi muli che evidentemente ci hanno lasciato le zampe.
Riguadagnato il piano abbiamo seguito un itinerario semplificato attraverso Villa San Giovanni di Tuscia e poi una strada consortile che ci ha riportato sulla traccia, in tempo per il treno del ritorno.
Poi ho preso il treno delle 19:20, e vi garantisco che pedalare a quell'ora, nell'oscurità calante, è bellissimo, e mi piacerebbe anche fare un'uscita con rientro nella semioscurità.
Il risultato non è stato malaccio: a traccia ridotta 38 km ma buoni 500 m di dislivello. Se avessimo fatto tutto il giro previsto avremmo aggiunto almeno altri 7 km e una 50 di metri di dislivello, sforando il fondo delle gite impegnative.
Per chi si gode le forre il sentiero Valloni è meraviglioso, specie in una giornata soleggiata ma non afosa. La campagna era in piena seconda primavera... ce la siamo goduta, e per fortuna perchè i miei meteo mi hanno avvisato che venerdì si cambia registro, arriva l'autunno.
Un benvenuto a Marco, alla prima uscita di cicloappuntamenti, ma perfettamente equipaggiato (non come me, che ancora non lo sono).
Arrivederci, allora, tra due settimane su Monterano Channel!!!!
PS... ho visto un percorsetto da Barbarano verso Civitella Cesi...
L'unico momento terribile della gita è stato quando Agnese è scivolata nel dirupo, senza avvisarci, del quale abbiamo solo la foto a lato al momento del recupero.
Io ero rimasto dietro, in quanto Marco aveva la traccia (che poi era quella di Baffogrigio, che risaliva nella bellissima necropoli), e ho sentito solo un'esclamazione, una macchia di colore verde che scompariva, e le ruote della bicicletta che puntavano il cielo...
PER FORTUNA che sotto al dirupo c'era la vegetazione, e tutto sommato neanche troppi rovi, cosicchè se l'è cavata con pareccchi (3c, erano proprio pareccchi) graffietti, nessuno veramente sanguinante.
Dopodichè ad Agnese è stato chiesto molto gentilmente di replicare, così eravamo pronti a riprenderla, ma si è mostrata poco collaborativa e non ci ha concesso l'agognato bis.
Il resto è stata una prescout da manuale, nel quale le scarsità della guida sono state ampiamente compensate dalle spumanti risorse del gruppo, ed in particolare dal profluvio di GPS e tracce concorrenti e controconcorrenti, per cui tutti aspettavano solo che ci facessi perdere per salvare le ciclogirl.
Appuntamento perfetto a Capranica, e via a rotta di collo (Uta di corsa) per la ferrovia. Fantastica l'illuminazione offerta da Cateno, che ha portato il sole nelle viscere della montagna. Ci fosse stata Shelob, sarebbe stata sicuramente accecata. Arrivati a Barbarano ci siamo visti il paese che è veramente bellissimo, poi giù per la scalinata e via per il sentiero Valloni.
Lo cui sentiero è in effetti un sentiero per camminatori più che per ciclisti, anche se in bici alla fine si passa. In effetti Alessia è un po' troppo spaventata e dovrebbe fare qualche gita con Concubina giù per gli sgarrupi dei Monti Prenestini, o una missione con Taccio (Roberto) al Soratte.
In ogni caso siamo andati bene, se non che invece di continuare per il sentiero Valloni fino a Blera, siamo risaliti per la tagliata tra le tombe, un percorso che non conoscevo, ma è stato bellissimo, ponteggi a parte.
Io ero reduce da una inversione di marcia che mi aveva lasciato alla fine del gruppo e non c'era stato modo di superare Alessia ai guadi.
Comunque siamo usciti prematuramente dal sentiero Valloni, e vorrei ritornarci per vedere tutte le meraviglie descritte dalle foto... ma l'idea è che occorrerebbe lasciare le bici a Barbarano e avventurarsi a piedi.
Archiviato il sentiero, PeterK ci ha lasciati per raggiungere il presidente alle terme, e abbiamo continuato verso Blera dove ci siamo intrattenuti, forse troppo a lungo a gozzovigliare nella bella piazza (bella verso la chiesa, visto l'orrido mostro in cortina che la fronteggia) e a goderci il meritato desinare, con menzione speciale al ciambellone di Uta.
Oddio, Roberto (Taccio) ci ha fatto venire un po' di sensi di colpa con le dotte argomentazioni sulle diete, ma alla fine abbiamo pedalato, dopo una sobria sosta di 90 minuti (è stato proprio un giro riposante).
Tuttavia la ripresa della marcia non è stata semplice, perchè il passaggio che su Google Earth (c) sembrava in pianura era in realtà uno sgarrupo. Senza l'aiuto degli altri espertissimi non l'avrei trovato (e in effetti non l'ho trovato io) con una salita su di una mulattiera dismessa per i troppi muli che evidentemente ci hanno lasciato le zampe.
Riguadagnato il piano abbiamo seguito un itinerario semplificato attraverso Villa San Giovanni di Tuscia e poi una strada consortile che ci ha riportato sulla traccia, in tempo per il treno del ritorno.
Poi ho preso il treno delle 19:20, e vi garantisco che pedalare a quell'ora, nell'oscurità calante, è bellissimo, e mi piacerebbe anche fare un'uscita con rientro nella semioscurità.
Il risultato non è stato malaccio: a traccia ridotta 38 km ma buoni 500 m di dislivello. Se avessimo fatto tutto il giro previsto avremmo aggiunto almeno altri 7 km e una 50 di metri di dislivello, sforando il fondo delle gite impegnative.
Per chi si gode le forre il sentiero Valloni è meraviglioso, specie in una giornata soleggiata ma non afosa. La campagna era in piena seconda primavera... ce la siamo goduta, e per fortuna perchè i miei meteo mi hanno avvisato che venerdì si cambia registro, arriva l'autunno.
Un benvenuto a Marco, alla prima uscita di cicloappuntamenti, ma perfettamente equipaggiato (non come me, che ancora non lo sono).
Arrivederci, allora, tra due settimane su Monterano Channel!!!!
PS... ho visto un percorsetto da Barbarano verso Civitella Cesi...