Improvvisamente è apparsa l'instant pista della Nomentana.
Che, se ho capito bene, è un nuovo progetto per la pista della Nomentana.
Dal progetto che si vede, la migliore definizione è Corta, Maledetta e Subito.
Le parti del progetto che ho visto fanno un po' rizzare i capelli. Il pensiero corre alle peggiori realizzazioni romane tipo lo snodo di viale Parioli, dove per fare cinquanta metri di collegamento verso Via della Moschea, cambi lato della strada tre volte (semafori compresi).
L'attraversamento dell'incrocio di Via S. Angela da Merici fa in particolarmente senso. Sembrerebbe che la pista si interrompa per permettere alla strada di voltare a destra. per cui i ciclisti che scono da Roma si trovano ad andare dritti su di una corsia che gira a dx, mentre quelli che entrano a Roma si trovano semplicemente contromano.
Poi tanti attraversamenti di passi carrabili dove ovviamente la ragione la hanno i passi carrabili...
Vabbè, il vero problema che ci dobbiamo porre è: come, nel 2014, è potuto succedere tutto questo.
E ancora, la priorità assoluta di avere un gruppo di progettisti bravi a fare le piste.
E infine l'ultima: non è detto che una buona pista possa convivere con le auto... ogni tanto un po' di spai agli automobilisti va preso.
giovedì 30 gennaio 2014
lunedì 27 gennaio 2014
Se Roma si scopre violenta
La relazione di inizio dell'anno giudiziario ha certificato quello che da tempo noi cittadini romani sentiamo: che Roma sta cambiando, sta diventando più violenta.
La sensazione di insicurezza aumenta di giorno in giorno. La magistratura indica ovviamente reati di grande gravità: stupri e rapine, infiltrazioni della criminalità organizzata. Diciamo che sul visibile aumenta la quantità di figuri palesemente violenti che si vedono in giro.
Per rimanere al ciclistico, lasciare la bici legata al palo è diventato un rischio molto serio. Poii ladri non si limitano più ad insidiare per strada. Da tempo i cortili non proteggono più le biciclette, ma ormai entrano a rubare nelle cantine e nei box. Per non dire nelle case (non è stato citato l'aumento vertiginoso dei furti negli appartamenti).
La sensazione di insicurezza è poi aumentata dalla certezza che ancora una volta lo Stato, e la città, subiscono senza reagire.
Anzi, complice il sovraffollamento delle carceri, ci prepariamo a lasciare in libertà, a carico della collettività, tutta una serie di soggetti capaci solo di campare di illegalità. Checchè ne dicano Radicali & tutte le anime belle che, anche fondatamente, si preoccupano di queste cose.
In aggiunta, come per compensare la fuga dei nostri cervelli all'estero, non si riesce a contrastare la continua nascita di favelas, accampamenti di senza tetto, che non s capisce perchè non possano fare i senza tetto a casa loro (Est Europeo, India, Pakistan, Bangladesh, Africa) e ce li dobbiamo accollare noi in quantità illimitata.
Se il paese fosse veramente governato, questi dati porterebbero ad una reazione a livello legislativo e governativo. Inasprimento delle pene (soprattutto per chi entra nelle case), nascita di strutture di detenzione "leggere" (in modo da poter almeno evitare che delinquano per un po'), potenziamento degli uffici giudiziari, obbligo di lavoro per i detenuti per compensare l'aumento dei costi).
Eppoi liberarsi immediatamente di tutti questi, magari piccoli, criminali. Procedure accelerate di rimpatrio... altro che servizi infiniti di telegiornali pubblici sui Marocchini che si cuciono la bocca senza una parola sul fatto che sono immigrati irregolari e nessuno vuole torcere loro un capello basta che ritornano a casa loro.
Insomma, il solito casino italiano, solo che questa volta rischiamo un peggioramento irreversibile della qualità della vita.
Non solo ciclistica.
La sensazione di insicurezza aumenta di giorno in giorno. La magistratura indica ovviamente reati di grande gravità: stupri e rapine, infiltrazioni della criminalità organizzata. Diciamo che sul visibile aumenta la quantità di figuri palesemente violenti che si vedono in giro.
Per rimanere al ciclistico, lasciare la bici legata al palo è diventato un rischio molto serio. Poii ladri non si limitano più ad insidiare per strada. Da tempo i cortili non proteggono più le biciclette, ma ormai entrano a rubare nelle cantine e nei box. Per non dire nelle case (non è stato citato l'aumento vertiginoso dei furti negli appartamenti).
La sensazione di insicurezza è poi aumentata dalla certezza che ancora una volta lo Stato, e la città, subiscono senza reagire.
Anzi, complice il sovraffollamento delle carceri, ci prepariamo a lasciare in libertà, a carico della collettività, tutta una serie di soggetti capaci solo di campare di illegalità. Checchè ne dicano Radicali & tutte le anime belle che, anche fondatamente, si preoccupano di queste cose.
In aggiunta, come per compensare la fuga dei nostri cervelli all'estero, non si riesce a contrastare la continua nascita di favelas, accampamenti di senza tetto, che non s capisce perchè non possano fare i senza tetto a casa loro (Est Europeo, India, Pakistan, Bangladesh, Africa) e ce li dobbiamo accollare noi in quantità illimitata.
Se il paese fosse veramente governato, questi dati porterebbero ad una reazione a livello legislativo e governativo. Inasprimento delle pene (soprattutto per chi entra nelle case), nascita di strutture di detenzione "leggere" (in modo da poter almeno evitare che delinquano per un po'), potenziamento degli uffici giudiziari, obbligo di lavoro per i detenuti per compensare l'aumento dei costi).
Eppoi liberarsi immediatamente di tutti questi, magari piccoli, criminali. Procedure accelerate di rimpatrio... altro che servizi infiniti di telegiornali pubblici sui Marocchini che si cuciono la bocca senza una parola sul fatto che sono immigrati irregolari e nessuno vuole torcere loro un capello basta che ritornano a casa loro.
Insomma, il solito casino italiano, solo che questa volta rischiamo un peggioramento irreversibile della qualità della vita.
Non solo ciclistica.
giovedì 23 gennaio 2014
Se con la pioggia mi scopro tirchio
L'uso della bicicletta crea dipendenza.
Soprattutto la dipendenza verso l'andare in giro senza spendere nulla, o quasi nulla.
Ciò si addice molto alle mie radici marzianmarchigiane e alle antiche ascendenze scozzesi.
Poi però arrivano le giornate di pioggia, e allora l'idea è quella: si piega la bici e si prende il tram o la metro... e allora arrivano i guai.
Eh sì, perchè, udite udite, l'ATAC vuole essere pagata con denaro sonante. per cui, alla modifica cifra di 1,5 euro a tratta, si fa presto a pagare 3 euro per andare e tornare dal lavoro. Meglio a piedi! O in bici.
Dopo un po' che vai in bici ti abitui sì a faticare, ma a non sborsare soldi per questo. Esattamente il contrario della palestra!
Insomma, abbiamo capito che l'ATAC ci costa un mucchio di soldi. E per evitare questo molti Romani hanno preso a stamparsi i biglietti in proprio. Dall'orto del Comune di Roma pare infatti che manchino 80 milioni di euro di biglietti all'anno.
Il che significa che ognuno dei circa 2,5 milioni di Romani si stamperebbe la bellezza di 21 biglietti all'anno. Dico ognuno dei Romani, neonati e guidatori di SUVcompresiFanno 84, per una famiglia di quattro persone.
Meditate gente, ma questo potrebbe essere il vero segreto dell'ATAC. Ovvero perchè la politica ha avuto per tanti anni quaesto scandalo sotto gli occhi senza fare nulla. Perchè ci guadagnava!
Soprattutto la dipendenza verso l'andare in giro senza spendere nulla, o quasi nulla.
Ciò si addice molto alle mie radici marzianmarchigiane e alle antiche ascendenze scozzesi.
Poi però arrivano le giornate di pioggia, e allora l'idea è quella: si piega la bici e si prende il tram o la metro... e allora arrivano i guai.
Eh sì, perchè, udite udite, l'ATAC vuole essere pagata con denaro sonante. per cui, alla modifica cifra di 1,5 euro a tratta, si fa presto a pagare 3 euro per andare e tornare dal lavoro. Meglio a piedi! O in bici.
Dopo un po' che vai in bici ti abitui sì a faticare, ma a non sborsare soldi per questo. Esattamente il contrario della palestra!
Insomma, abbiamo capito che l'ATAC ci costa un mucchio di soldi. E per evitare questo molti Romani hanno preso a stamparsi i biglietti in proprio. Dall'orto del Comune di Roma pare infatti che manchino 80 milioni di euro di biglietti all'anno.
Il che significa che ognuno dei circa 2,5 milioni di Romani si stamperebbe la bellezza di 21 biglietti all'anno. Dico ognuno dei Romani, neonati e guidatori di SUVcompresiFanno 84, per una famiglia di quattro persone.
Meditate gente, ma questo potrebbe essere il vero segreto dell'ATAC. Ovvero perchè la politica ha avuto per tanti anni quaesto scandalo sotto gli occhi senza fare nulla. Perchè ci guadagnava!
martedì 21 gennaio 2014
Ve li ricordate i bei giorni delle piste ciclabili?
Ve li ricordate i bei giorni delle piste ciclabili?
Sì, dico quegli anni nei quali a Roma, ad un certo punto, c'erano piu' km di piste ciclabili che ciclomobilisti?
Era il periodo nel quale si poteva andare e tornare dall'EUR senza incontrare un altro ciclista sulla pista.
E se ne incontravi uno era o Marco Bikedablo, o Marco Pierfranceschi, o Marco Latini (più marchi di un salvadanaio crucco) o Caius Fabricius o Ceska Lillo, e pochi altri.
Che tempi, allora sì che si sperperavano quattrini. Però tra un Maxxi, una mezza città del nuoto da 400 milioni, un Macro e qualche altra dispendiosa amenità, qualche pista veniva fuori.
Mi ricordo quando notai, e poi scopersi, la pista della Colombo! Prima della sua inaugurazione ufficiale, ma finalmente potevo andare in ufficio in bicicletta senza rischiare troppo la pelle.
L'apertura della pista della Moschea...
O ancora prima il collegamento tra Villa Ada e Villa Borghese, che permetteva a tutti gli abitanti del Salario Nemorense Nomentano Monte Sacro (con la pista dell'Aniene) di portare i pargoli in centro senza correre rischi tremendi.
Il periodo delle infrastrutture si è chiuso ufficialmente con l'asfaltatura della pista del Tevere, evento ripreso in diretta in questo blog. Alemanno non ce la fece a fermare l'appalto.
La Pista della Nomentana, ormai pronta a partire, venne soffocata nella culla.
Da allora non abbiamo avuto più occasione di inaugurare alcuna bella pista ciclabile. "Manco" la Roma Sud Fiumicino, che è l'opera più annunciata dopo il Ponte di Messina.
Evabbè,,, tanti anni buttati.
Eppure sarebbe bastata una buona pista all'anno per sostenere lo sviluppo della ciclabilità.
E dall'amministrazione di marino, ancora aspettiamo qualche azione.
Speriamo che arrivi!
Sì, dico quegli anni nei quali a Roma, ad un certo punto, c'erano piu' km di piste ciclabili che ciclomobilisti?
Era il periodo nel quale si poteva andare e tornare dall'EUR senza incontrare un altro ciclista sulla pista.
E se ne incontravi uno era o Marco Bikedablo, o Marco Pierfranceschi, o Marco Latini (più marchi di un salvadanaio crucco) o Caius Fabricius o Ceska Lillo, e pochi altri.
Che tempi, allora sì che si sperperavano quattrini. Però tra un Maxxi, una mezza città del nuoto da 400 milioni, un Macro e qualche altra dispendiosa amenità, qualche pista veniva fuori.
Mi ricordo quando notai, e poi scopersi, la pista della Colombo! Prima della sua inaugurazione ufficiale, ma finalmente potevo andare in ufficio in bicicletta senza rischiare troppo la pelle.
L'apertura della pista della Moschea...
O ancora prima il collegamento tra Villa Ada e Villa Borghese, che permetteva a tutti gli abitanti del Salario Nemorense Nomentano Monte Sacro (con la pista dell'Aniene) di portare i pargoli in centro senza correre rischi tremendi.
Il periodo delle infrastrutture si è chiuso ufficialmente con l'asfaltatura della pista del Tevere, evento ripreso in diretta in questo blog. Alemanno non ce la fece a fermare l'appalto.
La Pista della Nomentana, ormai pronta a partire, venne soffocata nella culla.
Da allora non abbiamo avuto più occasione di inaugurare alcuna bella pista ciclabile. "Manco" la Roma Sud Fiumicino, che è l'opera più annunciata dopo il Ponte di Messina.
Evabbè,,, tanti anni buttati.
Eppure sarebbe bastata una buona pista all'anno per sostenere lo sviluppo della ciclabilità.
E dall'amministrazione di marino, ancora aspettiamo qualche azione.
Speriamo che arrivi!
domenica 19 gennaio 2014
La sconfitta della B1
Chi si fa un giro lungo il tracciato della B1, può vedere come ormai siano in fase di risanamento tutte le ferite provocate dai cantieri e che hanno reso la vita difficile nel quartiere negli ultimi dieci anni.
Infatti sono ormai inziati i lavori di risistemazione di Via Bressanone, una delle strade interrotte dal cantiere della Stazione Annibaliano, che permetteranno di riaprire una delle vie di collegamento tra Piazza Annibaliano e la Nomentana.
A suo tempo avevo sperato che su Via Bressanone, lungo il marciapiedi che costeggia il circolo sportico, venisse fatta una pista ciclabile con lo scopo di collegare la Nomentana a Viale Libia. Pista semplice, marciapiedi deserto senza ingressi pedonali.
Usando l'opportunità dei lavori di risistemazione, il costo aggiuntivo sarebbe stato praticamente 0 e ci saremmo trovati una bella diramazione della pista della Nomentana già pronta.
Ovviamente non se ne è fatto nulla.
Non solo, ma tutti i lavori di risistemazione della superficie si sono sono conclusi con la totale e completa sconfitta della ciclabilità, in quanto non solo non è stato fatto nulla di concreto per la bicicletta, ma molto spazio è stato addirittura restituito ufficilamente agli automobilisti sotto forma di parcheggi.
Il che significa un'ipoteca sull'uso dello spazio urbano almeno per i prossimi dieci anni.
Questo fatto induce a me queste considerazioni:
1) A Roma la bicicletta è ancora il nemico di commercianti e automobilisti;
2) Come lobby facciamo schifo. Non risuciamo ad intervenire neanche sulle cose più semplici.
Ai più esperti di voi chiedo: ma Via Bressanone, non stava nel famoso piano quadro della ciclabilità, ovvero nel pinao locale del II municipio? Perchè in tal caso sarebbe stato obbligatorio fare la pista!
Buona domenica senza auto (io voelndo no, ho il GPL!!!)
Infatti sono ormai inziati i lavori di risistemazione di Via Bressanone, una delle strade interrotte dal cantiere della Stazione Annibaliano, che permetteranno di riaprire una delle vie di collegamento tra Piazza Annibaliano e la Nomentana.
A suo tempo avevo sperato che su Via Bressanone, lungo il marciapiedi che costeggia il circolo sportico, venisse fatta una pista ciclabile con lo scopo di collegare la Nomentana a Viale Libia. Pista semplice, marciapiedi deserto senza ingressi pedonali.
Usando l'opportunità dei lavori di risistemazione, il costo aggiuntivo sarebbe stato praticamente 0 e ci saremmo trovati una bella diramazione della pista della Nomentana già pronta.
Ovviamente non se ne è fatto nulla.
Non solo, ma tutti i lavori di risistemazione della superficie si sono sono conclusi con la totale e completa sconfitta della ciclabilità, in quanto non solo non è stato fatto nulla di concreto per la bicicletta, ma molto spazio è stato addirittura restituito ufficilamente agli automobilisti sotto forma di parcheggi.
Il che significa un'ipoteca sull'uso dello spazio urbano almeno per i prossimi dieci anni.
Questo fatto induce a me queste considerazioni:
1) A Roma la bicicletta è ancora il nemico di commercianti e automobilisti;
2) Come lobby facciamo schifo. Non risuciamo ad intervenire neanche sulle cose più semplici.
Ai più esperti di voi chiedo: ma Via Bressanone, non stava nel famoso piano quadro della ciclabilità, ovvero nel pinao locale del II municipio? Perchè in tal caso sarebbe stato obbligatorio fare la pista!
Buona domenica senza auto (io voelndo no, ho il GPL!!!)
giovedì 16 gennaio 2014
Meno flashmob... più ricorsi al TAR!
Continuando idealmente lo scorso post, tra i motivi per i quali noi ciclisti non otteniamo niente, è anche lo scarso presidio che abbiamo delle disposizioni di legge a nostro favore.
Infatti, una delle caratteristiche dell'associazione ciclistica che sogno è il fare poche cose tipo flashmob, molto folclore e divertimento, ma poca sostanza, ma maggiore uso di carta bollata e ricorsi al TAR per rallentare o bloccare tutte quelle inziative che in qualche modo danneggiano i ciclisti.
Capisco che agire per tribunali sia poco attraente rispetto alla protesta stradale o allo sdraiarsi come deficienti in mezzo alla strada (...l'essenza del flashmob) facendo finta di essere morti, però in qualche modo è un salto di qualità che dovremmo cominciare a pensare seriamente.
Concordo che sia poco attraente e molto burocratico, ma è una delle strade obbligate per diventare un interlocutore autorevole del Comune.
Premetto che il lavoro che faccio mi lascia la sera a mo' di rottame, e quindi difficilmente posso contribuire a questo sforzo, ma mi sembra lodevole cominciare a creare consenso intorno ad alternative molto più serie rispetto alle ribellioni dei centri sociali (tutta fatica sprecata) e alle altre amenità ciclistiche.
Scusatemi se sono brutale.
Di fatto quello che dovremmo evitare è il ripetersi di situazioni nelle quali le consolari vengono ristrutturate senza tenere conto delle siposizioni di legge che obbligano ad includere nel progetto le piste ciclabili, come sta avvenendo sulla Tiburtina, oppure che le quote delle multe che "la legge" destina alla ciclabilità spariscano nei bilanci comunali.
Per fare questo occorrono associazioni ciclistiche disposte a ricorrere alle vie legali, che sono costose e vanno pagate. Quindi associazioni che accumulino qualche soldino per le spese legali.
E mo' incazzatevi pure, ma se vogliamo cominciare ad ottenere qualcosa...
Infatti, una delle caratteristiche dell'associazione ciclistica che sogno è il fare poche cose tipo flashmob, molto folclore e divertimento, ma poca sostanza, ma maggiore uso di carta bollata e ricorsi al TAR per rallentare o bloccare tutte quelle inziative che in qualche modo danneggiano i ciclisti.
Capisco che agire per tribunali sia poco attraente rispetto alla protesta stradale o allo sdraiarsi come deficienti in mezzo alla strada (...l'essenza del flashmob) facendo finta di essere morti, però in qualche modo è un salto di qualità che dovremmo cominciare a pensare seriamente.
Concordo che sia poco attraente e molto burocratico, ma è una delle strade obbligate per diventare un interlocutore autorevole del Comune.
Premetto che il lavoro che faccio mi lascia la sera a mo' di rottame, e quindi difficilmente posso contribuire a questo sforzo, ma mi sembra lodevole cominciare a creare consenso intorno ad alternative molto più serie rispetto alle ribellioni dei centri sociali (tutta fatica sprecata) e alle altre amenità ciclistiche.
Scusatemi se sono brutale.
Di fatto quello che dovremmo evitare è il ripetersi di situazioni nelle quali le consolari vengono ristrutturate senza tenere conto delle siposizioni di legge che obbligano ad includere nel progetto le piste ciclabili, come sta avvenendo sulla Tiburtina, oppure che le quote delle multe che "la legge" destina alla ciclabilità spariscano nei bilanci comunali.
Per fare questo occorrono associazioni ciclistiche disposte a ricorrere alle vie legali, che sono costose e vanno pagate. Quindi associazioni che accumulino qualche soldino per le spese legali.
E mo' incazzatevi pure, ma se vogliamo cominciare ad ottenere qualcosa...
domenica 12 gennaio 2014
Ciclisti: perchè otteniamo poco, pochissimo, anzi niente
Un'altra amara riflessione su FB mi ha portato a cercare di uovo un post che avevo scritto poco dopo la ciemmona 2013.
La riflessione riguarda la sostanziale divisione tra i ciclisti e gli scarsi risultati che alla fine stiamo ottenendo. Più che scarsi, a Roma rasentao lo zero, se non addirittura la recessione.
E' ormai parecchio che non si inaugura una bella opera ciclistica, e a dispetto della crescita di numero, Roma continua ad ingnorarci. Perche tutto questo?
a) Siamo pochi
E' inutile negarlo. I ciclisti sono pochi. Il sito forse di maggior interesse, salvaciclisti Roma, conta circa 2300 iscritti. Stiamo a meno dell'1 per mille della popolazione cittadina. Una miseria.
b) Siamo divisi
Non basta essere in pochi, siamo anche divisi. Oltre alla divisione destra/sinistra, tipica di ogni attività nello stivale, abbiamo che si interessa all'infrastruttura ciclistica un numero ridotto di ciclisti, i ciclomobilisti. I cicloturisti vorrebbero qualcosa, stile Trentino, ma qui non è aria. Sono compatibili con i ciclomobilisti, ma senza esagerare. Poi ci sono gli sportivi, da fuori e dentro strada, e quelli sono una tribù a parte, con loro regole e preferenze che sono tutte legate all'attività sportiva. A cominciare dalle priorità, che sono totalmente diverse.
c) Siamo naive
AI pochi incontri cui ho partecipato, si vedeva chiaramente la prevalenza degli esagitati sulle persone ragionevoli. Persone senza strategia, con idee ridicole, incapaci di adeguarsi al contesto. Magari comprensibilmente ansiosi di far sentire la propria voce dopo anni di soprusi, ma senza alcuna capacità di ottenere qualcosa in un ambiente complesso come la macchina amministrativa capitolina.
Insomma, che vogliamo fare? Proviamo a darci una regolata? A fare un serio gruppo di pressione?
La riflessione riguarda la sostanziale divisione tra i ciclisti e gli scarsi risultati che alla fine stiamo ottenendo. Più che scarsi, a Roma rasentao lo zero, se non addirittura la recessione.
E' ormai parecchio che non si inaugura una bella opera ciclistica, e a dispetto della crescita di numero, Roma continua ad ingnorarci. Perche tutto questo?
a) Siamo pochi
E' inutile negarlo. I ciclisti sono pochi. Il sito forse di maggior interesse, salvaciclisti Roma, conta circa 2300 iscritti. Stiamo a meno dell'1 per mille della popolazione cittadina. Una miseria.
b) Siamo divisi
Non basta essere in pochi, siamo anche divisi. Oltre alla divisione destra/sinistra, tipica di ogni attività nello stivale, abbiamo che si interessa all'infrastruttura ciclistica un numero ridotto di ciclisti, i ciclomobilisti. I cicloturisti vorrebbero qualcosa, stile Trentino, ma qui non è aria. Sono compatibili con i ciclomobilisti, ma senza esagerare. Poi ci sono gli sportivi, da fuori e dentro strada, e quelli sono una tribù a parte, con loro regole e preferenze che sono tutte legate all'attività sportiva. A cominciare dalle priorità, che sono totalmente diverse.
c) Siamo naive
AI pochi incontri cui ho partecipato, si vedeva chiaramente la prevalenza degli esagitati sulle persone ragionevoli. Persone senza strategia, con idee ridicole, incapaci di adeguarsi al contesto. Magari comprensibilmente ansiosi di far sentire la propria voce dopo anni di soprusi, ma senza alcuna capacità di ottenere qualcosa in un ambiente complesso come la macchina amministrativa capitolina.
Insomma, che vogliamo fare? Proviamo a darci una regolata? A fare un serio gruppo di pressione?
venerdì 10 gennaio 2014
Ciclosperanze per il 2014
Ma da ciclista, cosa spero di ottenere dal 2014?
Bene, dopo il ciclobilancio (magro) del 2013, i miei desideri per il 2014 sono questi:
a) Sopravvivere
Speriamo che non mi acciaccano. Questo è un desiderio intimo di sopravvivenza che non è assolutamente legato alla comunità. Non saprei che farmene di un miglioramento statistico incredibile della sicurezza se, per esempio, divenissi l'unico morto in bicicletta del 2014!
b) Crescere in numero
Spero che il 2014 veda confermato il trend in accrescimento dei ciclisti. Crescere di numero è l'unico modo di fare pressione concreta sugli automobilisti prima ancora che sull'Amministrazione capitolina. Certo che un po' di infrastrutture per la ciclabilità farebbero miracoli.
c) Piste ciclabili
Spero proprio che il 2014 i porti qualche kilometro di pista ciclabile in più. Sono anni che stiamo a secco, e abbiamo bisogno di qualche incoraggiamento. A me piacciono anche le infrastrutture ludico-turistivo, come la pista Roma Fiumicino o la pista delle Mura. Le vicende del bilancio comunale sono purtroppo molto cupe. Non vorrei che invece di ottenre nuove piste dovessimo restituire le vecchie...
d) Corsie ciclabili
Sono l'infrastruttura con il miglior rapporto utilità/costo. Se ne potrebbero fare decine di chilometri. Non proteggono fisicamente, ma disegnano uno spazio sovrano per le bici, e all'automobilista forniscono un rierimento visivo per non starci troppo addosso. Di contro, anche se costano poco, prendono spazio agli automobilisti, specialmente per la sosta in doppia fila, e quindi vanno difese dai Vigili.
c) Bastonate agli automobilisti indisciplinati
Una bella politica per riportare la disciplina sulle strade romane sarebbe un bel regalo per il 2014. Invece di quelle strupidaggini del twitter, come se a Roma fosse difficile trovare auto in doppia fila, il nuovo Capo Vigili dovrebbe mettere a punto u piano di recupero. Si parte dalle auto sui passaggi pedonali per poi passare a stroncare il parcheggio in seconda fila sulle strade percorse dai mezzi pubblici. Le altre? Beh, intanto arriviamo a questo, poi ci pensiamo.
d) Miglioriamo le strade
E' ora di cominciare a riparare le strade disastrate che ci ritroviamo, prima che qualcuno si faccia male sul serio,
e) Bike Sharing
Francamente spero che non si buttino altri soldi nel bike sharing. Mi spiego: se deve essere fatto, sia fatto bene, ovvero tipo Parigi, Bruxelles, etc, e non in salsa ATAC. Fatto bene o male ha un grosso problema: parte dal centro storico, dove serve a poco. Infatti lì le distanze sono ridotte, e non vi è il problema della scarsità di collegamenti tangenziali- L'ideale sarebbe averlo nelle periferie, in i particolare attestato intorno a ciascuna stazione della metropolitana o ferroviaria, così da moltiplicarne l'utlità. Alla fine si farà la solita cosa salottiera per permettere ai turisti di andare da Piazza Navona a Piazza di Spagna... e poi rimane il problema dei ladri.
f) Guerra ai ladri di biciclette.
Serve anche una bella offensiva contro i ladri di biciclette. Non dico di farggli fare la fine di Giordi, che pure meriterebbero, però nemmeno di lasciarli liberi perchè poveracci qualcosa nella vita dovranno pur fare. La detenzione rimane una strada obbligata per i recidivi. Il rimaptrio forzatosenza passare dal via (dopo la pena) per gli stranieri. I lavori forzati di utilità ciclistica, tipo pitturare le corsie ciclabili o costruire la pista Roma - Fiumicino secondo le tecniche manuali del Macadam, sono un ovvio corollario di una sana politica pr stroncare questa vera e propria piaga sociale.
Bene, dopo il ciclobilancio (magro) del 2013, i miei desideri per il 2014 sono questi:
a) Sopravvivere
Speriamo che non mi acciaccano. Questo è un desiderio intimo di sopravvivenza che non è assolutamente legato alla comunità. Non saprei che farmene di un miglioramento statistico incredibile della sicurezza se, per esempio, divenissi l'unico morto in bicicletta del 2014!
b) Crescere in numero
Spero che il 2014 veda confermato il trend in accrescimento dei ciclisti. Crescere di numero è l'unico modo di fare pressione concreta sugli automobilisti prima ancora che sull'Amministrazione capitolina. Certo che un po' di infrastrutture per la ciclabilità farebbero miracoli.
c) Piste ciclabili
Spero proprio che il 2014 i porti qualche kilometro di pista ciclabile in più. Sono anni che stiamo a secco, e abbiamo bisogno di qualche incoraggiamento. A me piacciono anche le infrastrutture ludico-turistivo, come la pista Roma Fiumicino o la pista delle Mura. Le vicende del bilancio comunale sono purtroppo molto cupe. Non vorrei che invece di ottenre nuove piste dovessimo restituire le vecchie...
d) Corsie ciclabili
Sono l'infrastruttura con il miglior rapporto utilità/costo. Se ne potrebbero fare decine di chilometri. Non proteggono fisicamente, ma disegnano uno spazio sovrano per le bici, e all'automobilista forniscono un rierimento visivo per non starci troppo addosso. Di contro, anche se costano poco, prendono spazio agli automobilisti, specialmente per la sosta in doppia fila, e quindi vanno difese dai Vigili.
c) Bastonate agli automobilisti indisciplinati
Una bella politica per riportare la disciplina sulle strade romane sarebbe un bel regalo per il 2014. Invece di quelle strupidaggini del twitter, come se a Roma fosse difficile trovare auto in doppia fila, il nuovo Capo Vigili dovrebbe mettere a punto u piano di recupero. Si parte dalle auto sui passaggi pedonali per poi passare a stroncare il parcheggio in seconda fila sulle strade percorse dai mezzi pubblici. Le altre? Beh, intanto arriviamo a questo, poi ci pensiamo.
d) Miglioriamo le strade
E' ora di cominciare a riparare le strade disastrate che ci ritroviamo, prima che qualcuno si faccia male sul serio,
e) Bike Sharing
Francamente spero che non si buttino altri soldi nel bike sharing. Mi spiego: se deve essere fatto, sia fatto bene, ovvero tipo Parigi, Bruxelles, etc, e non in salsa ATAC. Fatto bene o male ha un grosso problema: parte dal centro storico, dove serve a poco. Infatti lì le distanze sono ridotte, e non vi è il problema della scarsità di collegamenti tangenziali- L'ideale sarebbe averlo nelle periferie, in i particolare attestato intorno a ciascuna stazione della metropolitana o ferroviaria, così da moltiplicarne l'utlità. Alla fine si farà la solita cosa salottiera per permettere ai turisti di andare da Piazza Navona a Piazza di Spagna... e poi rimane il problema dei ladri.
f) Guerra ai ladri di biciclette.
Serve anche una bella offensiva contro i ladri di biciclette. Non dico di farggli fare la fine di Giordi, che pure meriterebbero, però nemmeno di lasciarli liberi perchè poveracci qualcosa nella vita dovranno pur fare. La detenzione rimane una strada obbligata per i recidivi. Il rimaptrio forzatosenza passare dal via (dopo la pena) per gli stranieri. I lavori forzati di utilità ciclistica, tipo pitturare le corsie ciclabili o costruire la pista Roma - Fiumicino secondo le tecniche manuali del Macadam, sono un ovvio corollario di una sana politica pr stroncare questa vera e propria piaga sociale.
martedì 7 gennaio 2014
Una gita meravigliosa
Nessuno dei partecipanti può negare che la gita della befana, da Oriolo a Cesano, sia stata meravigliosa,
40 km e circa 600 m di dislivello attraverso paesaggi magnifici. A gennaio con temperatura alta. praticamente nessun inconveniente tecnico, a parte la foratura di Nicola, che però era talmente piccola che non siamo nemmeno riusciti a trovare il buco... insomma, praticamente la perfezione.
Non c'e' stato neanche uno che è caduto nelle pozzangherone di Via di Polline
Quando una gita va così bene, un perfetto equilibrio tra lunghezza, impegno fisico e paesaggio, non rimane moltissimo altro da aggiungere solo le foto.
Oltre alle foto che aggiungo, mi riprometto di replicare l'itinerario in estate. Infatti, avendo visto che tirando il collo si può arrivare verso le due alla tenuta di Polline, ci si può fermare a fare picnic e bagno sulle rive di Bracciano dopo aver vagato nei boschi... e quindi tornare a Cesano la sera... Insomma una giornata bosco e acqua.
Un grazie a tutti per avere partecipato, su uno dei miei itinerari preferiti. Chiedo scusa a coloro che hanno preso il treno successivo, ma per fortuna erano comunque tornati alla (relativa) civiltà di Cesano.
Foto 1
Foto 2
40 km e circa 600 m di dislivello attraverso paesaggi magnifici. A gennaio con temperatura alta. praticamente nessun inconveniente tecnico, a parte la foratura di Nicola, che però era talmente piccola che non siamo nemmeno riusciti a trovare il buco... insomma, praticamente la perfezione.
Non c'e' stato neanche uno che è caduto nelle pozzangherone di Via di Polline
Quando una gita va così bene, un perfetto equilibrio tra lunghezza, impegno fisico e paesaggio, non rimane moltissimo altro da aggiungere solo le foto.
Oltre alle foto che aggiungo, mi riprometto di replicare l'itinerario in estate. Infatti, avendo visto che tirando il collo si può arrivare verso le due alla tenuta di Polline, ci si può fermare a fare picnic e bagno sulle rive di Bracciano dopo aver vagato nei boschi... e quindi tornare a Cesano la sera... Insomma una giornata bosco e acqua.
Foto 1
Foto 2