Magari un po' OT, ma visto che è una scena cui ho assistito dalla bicicletta, mi sembra carino aggiungerla alla galleria dei comportamenti bizzarri degli smartisti.
Arriviamo lungo Via Po all'imbocco di Piazza Buenos Aires.
Il semaforo è verde, peccato che un 92 stia imbarcando passeggeri in mezzo alla strada.
Colpa sua?
Direi di no, in quanto sulla fermata, bello bello, sta il solito furgonato parcheggiato a spina di pesce, quindi con il bus costretto al centro della strada.
Superarlo nell'altra corsia neanche se ne parla, visto anche i precedenti con gli smartisti, e l'oggettivo traffico di automobili nell'altra direzione.
Cosa fa questo? Comincia a suonare all'autobus.
Badate bene, non il disperato suono di chi vuole raggiungere l'ospedale, ma quelle botte di clackson che usi con chi occupa indebitamente la strada.
Chiaramente il bus non se l'e' filato minimamente, e nel tempo della salita dei passeggeri (lunghissimo, quasi eterno) quello ha continuato a suonare il clackson... mi chiedo, il furgonato era visibilissimo: chissà dove pensava che il bus (carico di gente) si dovesse fermare?
Insomma, per concludere... ma non è che noi Romani ci stiamo definitivamente rincoglionendo?
Oppure sono solo gli smartisti che sono bizzarri?
mercoledì 30 ottobre 2013
lunedì 28 ottobre 2013
Collaudo della BFold: discussione con il furgonato...
Quale miglior modo di inaugurare la BFold 7, se non con una bella discussione con un furgonato?
Stavo scendendo per Viale Ippocrate verso Piazzale delle Province, quando un furgonato bianco mi si affianca.
Poi, senza avermi superato, comincia a stringermi. Io gli suono e continuo. Lui finta di niente, alla fine gli urlo: "Che cazzo fai, qui ci sono io".
E lui "Qui non riuscivo a passare"
"E allora se non ci passi frena, che mi vuoi montare addosso"?
Al che lui capisce che sta a parlare con uno che non solo non si vergogna di andare in bicicletta, ma di guida ne capisce come (meglio!) dell'automobilista medio, e allora sgasa e mi ritaglia la strada, costringendomi ad inchiodare.
Al che io gli maledico l'ascendenza, e allora inchioda.
Ora non raccolgo la provocazione e quindi gli passo accanto, ma un bel chiarimento a quattrocchi non mi sarebbe dispiaciuto.
Insomma, la BFold è inaugurata!
In effetti la trovo più scattante e nervosa della Hoptown. Forse ha il passo leggermente più corto, o forse la forma arcuata del telaio la rende più rigida... comunque filo come il vento!
L'unico fatto forse peggiorativo è che pur piegandosi molto agevolmente, una volta piegata mi sembra meno compatta della Hoptown, che già è parecchio ingombrante.
Stavo scendendo per Viale Ippocrate verso Piazzale delle Province, quando un furgonato bianco mi si affianca.
Poi, senza avermi superato, comincia a stringermi. Io gli suono e continuo. Lui finta di niente, alla fine gli urlo: "Che cazzo fai, qui ci sono io".
E lui "Qui non riuscivo a passare"
"E allora se non ci passi frena, che mi vuoi montare addosso"?
Al che lui capisce che sta a parlare con uno che non solo non si vergogna di andare in bicicletta, ma di guida ne capisce come (meglio!) dell'automobilista medio, e allora sgasa e mi ritaglia la strada, costringendomi ad inchiodare.
Al che io gli maledico l'ascendenza, e allora inchioda.
Ora non raccolgo la provocazione e quindi gli passo accanto, ma un bel chiarimento a quattrocchi non mi sarebbe dispiaciuto.
Insomma, la BFold è inaugurata!
In effetti la trovo più scattante e nervosa della Hoptown. Forse ha il passo leggermente più corto, o forse la forma arcuata del telaio la rende più rigida... comunque filo come il vento!
L'unico fatto forse peggiorativo è che pur piegandosi molto agevolmente, una volta piegata mi sembra meno compatta della Hoptown, che già è parecchio ingombrante.
domenica 27 ottobre 2013
Prescout: Monte Cavo alla Marziana, ovvero in contropaloaegino...
Ci crederete o no, non ero mai stato sul Monte Cavo, nemmeno in auto. Però me pungeva la vaghezza da parecchio.
Quindi stamattina, alla ricerca di una gitarella da fare nelle immediate vicinanze di Roma, ho scaricato e convertito l'itinerario 98 di Paola e Gino (Nemi e la Via Sacra), preparato panino, caricato GPS e sono partito alla prescout, da solo, quindi contravvenendo a quasi tutte le norme di sicurezza di cicloappuntamenti. Ma che volete, noi Marziani siam così...
Caricando la macchina sul portabiciclette mi sono accorto che cotanto accurata preparazione non aveva portato alla sostituzione delle ruote, per cui sono partito con le ruote andanti rivestite dai copertoni per strada bianca, i "biscioni" di Decathlon, invece delle Deore con pneumatici artigliati.
L'altro errore l'ho fatto a Nemi, dove sono andato a prendere l'acqua alla fontanella e di lì ho seguito la traccia... al contrario, quindi affrontando la Via Sacra in salita e per di più con le gomme di cui sopra.
Mi sono difeso alquanto bene, ma purtroppo in alcuni punti mi sono dovuto riconvertire allo spingismo, proprio perchè le gomme non facevano abbastanza presa nei punti sconnessi. Vabbè.
Dal piccolo Belvedere della Via Sacra mi sono goduto una conferenza di un'affascinante geologa sulla formazione del vulcano (e ho capito molte cose, in prticolare perchè lo chiamano sentiero vulcano) e poi mi sono avviato per quella che pensavo sarebbe stata una tranquillissima discesa.
Avevo fatto i conti senza le ultime nevicate, che hanno cancellato parte dei sentieri, per cui ad un certo punto, malgrado tutte le attenzioni e il continuo monitoraggio, mi sono trovato a dover procedere alquanto fuori traccia.
Poco male. Ho fatto due tentativi di raggiungerla di nuovo attraverso sentieri che si sono poi chiusi tra i rovi (ho i polpacci belli segnati e ancora levo spine dalle caviglie) anche perchè quel particolare punto non lo avevo sul GPS.
Solo al terzo tentativo (e duecento metri di dislivello aggiuntivi) mi sono riuscito a ricongiungere alla traccia. Stavo sulla cima del Monte Faete, ed ero risalito proprio dove 6 mesi fa non ero riuscito a passare causa -appunto- delle piante cadute in seguito alle nevicate. D'altra parte le prescout si fanno proprio per questo.
Da lì in poi è stato tutto in discesa. ..
E con le gomme non tacchettate non significa che sia stato facile, anche se mi sono deciso a scendere dalla bici solo in un piccolo pezzo molto ripido e sassoso. Stando da solo non volevo correre rischi. Però hanno retto a tutte le spine incontrate (l'anteriore ha la camera d'aria autosigillantedi Decathlon).
La discesa da Faete si è svolta su una traccia appena appena visibile, che a tratti scompariva , tanto che mi ero cominciato a preoccupare di dover fare un'altra marcia tra i rovi. Anche perchè ormai cominciava ad avvicinarsi l'ora del tramonto, e non ero così contento.
Il GPS e l'istinto non mi hanno tradito e alla fine sono arrivato in vista dei Pratoni del Vivaro. Un arrivo spettacolare, con i Pratoni e l'Artemisio illuminati dal sole pomeridiano. Peccato aver lasciato la macchina fotografica.
Anche lì non era possibile passare per la traccia Paolaeginiana ma per fortuna, avendo la carta sul GPS, mi sono ricongiunto al tracciato con varianti estemporanee.
Grande arrivo a Nemi con sole rosso che tramonta dietro un bellissimo sipario di nuvole e Nemi avvolta nella bruma della sera. Una visione veramente incantata!
Alla fine ho fatto una trentina di chilometri e quasi 840 metri di dislivello... gambe tranquille, ma spalle e braccia duramente provate nella discesa.
Gita da rifare, questa volta nella direzione giusta, anche se secondo me è proprio al limite per le PAS (Pippe Al Sugo) e sicuramente non per le PIB (Pippe In Bianco).
Quindi stamattina, alla ricerca di una gitarella da fare nelle immediate vicinanze di Roma, ho scaricato e convertito l'itinerario 98 di Paola e Gino (Nemi e la Via Sacra), preparato panino, caricato GPS e sono partito alla prescout, da solo, quindi contravvenendo a quasi tutte le norme di sicurezza di cicloappuntamenti. Ma che volete, noi Marziani siam così...
Caricando la macchina sul portabiciclette mi sono accorto che cotanto accurata preparazione non aveva portato alla sostituzione delle ruote, per cui sono partito con le ruote andanti rivestite dai copertoni per strada bianca, i "biscioni" di Decathlon, invece delle Deore con pneumatici artigliati.
L'altro errore l'ho fatto a Nemi, dove sono andato a prendere l'acqua alla fontanella e di lì ho seguito la traccia... al contrario, quindi affrontando la Via Sacra in salita e per di più con le gomme di cui sopra.
Mi sono difeso alquanto bene, ma purtroppo in alcuni punti mi sono dovuto riconvertire allo spingismo, proprio perchè le gomme non facevano abbastanza presa nei punti sconnessi. Vabbè.
Dal piccolo Belvedere della Via Sacra mi sono goduto una conferenza di un'affascinante geologa sulla formazione del vulcano (e ho capito molte cose, in prticolare perchè lo chiamano sentiero vulcano) e poi mi sono avviato per quella che pensavo sarebbe stata una tranquillissima discesa.
Avevo fatto i conti senza le ultime nevicate, che hanno cancellato parte dei sentieri, per cui ad un certo punto, malgrado tutte le attenzioni e il continuo monitoraggio, mi sono trovato a dover procedere alquanto fuori traccia.
Poco male. Ho fatto due tentativi di raggiungerla di nuovo attraverso sentieri che si sono poi chiusi tra i rovi (ho i polpacci belli segnati e ancora levo spine dalle caviglie) anche perchè quel particolare punto non lo avevo sul GPS.
Solo al terzo tentativo (e duecento metri di dislivello aggiuntivi) mi sono riuscito a ricongiungere alla traccia. Stavo sulla cima del Monte Faete, ed ero risalito proprio dove 6 mesi fa non ero riuscito a passare causa -appunto- delle piante cadute in seguito alle nevicate. D'altra parte le prescout si fanno proprio per questo.
Da lì in poi è stato tutto in discesa. ..
E con le gomme non tacchettate non significa che sia stato facile, anche se mi sono deciso a scendere dalla bici solo in un piccolo pezzo molto ripido e sassoso. Stando da solo non volevo correre rischi. Però hanno retto a tutte le spine incontrate (l'anteriore ha la camera d'aria autosigillantedi Decathlon).
La discesa da Faete si è svolta su una traccia appena appena visibile, che a tratti scompariva , tanto che mi ero cominciato a preoccupare di dover fare un'altra marcia tra i rovi. Anche perchè ormai cominciava ad avvicinarsi l'ora del tramonto, e non ero così contento.
Il GPS e l'istinto non mi hanno tradito e alla fine sono arrivato in vista dei Pratoni del Vivaro. Un arrivo spettacolare, con i Pratoni e l'Artemisio illuminati dal sole pomeridiano. Peccato aver lasciato la macchina fotografica.
Anche lì non era possibile passare per la traccia Paolaeginiana ma per fortuna, avendo la carta sul GPS, mi sono ricongiunto al tracciato con varianti estemporanee.
Grande arrivo a Nemi con sole rosso che tramonta dietro un bellissimo sipario di nuvole e Nemi avvolta nella bruma della sera. Una visione veramente incantata!
Alla fine ho fatto una trentina di chilometri e quasi 840 metri di dislivello... gambe tranquille, ma spalle e braccia duramente provate nella discesa.
Gita da rifare, questa volta nella direzione giusta, anche se secondo me è proprio al limite per le PAS (Pippe Al Sugo) e sicuramente non per le PIB (Pippe In Bianco).
sabato 26 ottobre 2013
Da Hoptown a Bfold
A seguito dell'avaria di martedì scorso ho portato la bici, peraltro in garanzia, a sostituire il pezzo.
La rottura è stata giudicata "non riparabile", e la cara Hoptown mi è stata sostituita con un buono acquisto di eguale valore (da nuova).
Con lo stesso prezzo ho preso la nuova Bfold 7, equivalente alla Hoptown... speriamo solo più robusta.
In realtà appare di design più moderno. Giunti e attacchi sono meno elaborati ma mi sembrano più solidi. Il ripiegamento è decisamente più veloce e nel prezzo è compreso il portapacchi (peraltro mi sono fatto smontare quello che già avevo.
In più c'e' anche una borsa per la bici, che può sempre tornare utile.
Il progetto dello sterzo mi sembra notevolmente semplificato, per il resto mi pare veramente equivalente.
Bene, il tutto è avvenuto in 10 minuti, liscio come l'olio! Speriamo di aver fatto la cosa giusta!
Quindi sono tornato pieghevolista...però mi rimpiango la Hoptown!
La rottura è stata giudicata "non riparabile", e la cara Hoptown mi è stata sostituita con un buono acquisto di eguale valore (da nuova).
Con lo stesso prezzo ho preso la nuova Bfold 7, equivalente alla Hoptown... speriamo solo più robusta.
In realtà appare di design più moderno. Giunti e attacchi sono meno elaborati ma mi sembrano più solidi. Il ripiegamento è decisamente più veloce e nel prezzo è compreso il portapacchi (peraltro mi sono fatto smontare quello che già avevo.
In più c'e' anche una borsa per la bici, che può sempre tornare utile.
Il progetto dello sterzo mi sembra notevolmente semplificato, per il resto mi pare veramente equivalente.
Bene, il tutto è avvenuto in 10 minuti, liscio come l'olio! Speriamo di aver fatto la cosa giusta!
Quindi sono tornato pieghevolista...però mi rimpiango la Hoptown!
mercoledì 23 ottobre 2013
Disintossicarsi dalle auto
Prendo spunto dal post diMammifero Bipede perché a mio modesto
parere, ci si trova di fronte ad un modo di affrontare la questione
affascinante, ma penso esagerato e non utile alla causa comune.
Infatti secondo me ha poco senso parlare di “sangue di
innocenti che ci ricade addosso” e altre espressioni simili. Indicano una visione apocalittica che
semplicemente non ha ragione di essere.
Purtroppo è qualcosa di diffuso tra i ciclisti, che talvolta
non sono semplici ciclomobilisti, ma rivoluzionari che vedono nella bicicletta
uno strumento dirompente. Alla notizia del terribile incidente di Milano su
Internet è comparsa subito la parola “ASSASSINI”.
I fatti che conosciamo ci indicano invece un attraversamento
avventato (a dir poco) da parte di una madre che ha coinvolto il figlio e
quello che portava in grembo. Una storia straziante, ma che sembra avere radici
nella diffusa imprudenza pedonale, piuttosto che in quella automobilistica.
Comunque l’argomento dello scambio di idee è come arrivare
ad una città senza auto, o almeno una città dove le automobili non fanno da padrone.
Come esempio viene citata
l’Olanda, peraltro un paese “pekuliare” sotto molti aspetti, non solo quello
ciclistico. In effetti in Olanda la circolazione delle auto è stata fortemente limitata nei centri
cittadini, e questo trend appare continuare. Gli Olandesi (come i Danesi),
prima hanno ragionato, poi hanno agito, e adesso ci hanno preso gusto, e il processo sta continuando da solo, sull’onda degli
oggettivi vantaggi che provoca. Ma non è stato facile all’inizio.
Inutile dire che da noi (Roma) nessuna di queste condizioni
sembra avverarsi.
La prima cosa, molto triste, è
che la capacità di ragionare dei Romani si è molto offuscata. Dai talk show alle chiacchiere con i
tassisti, ma anche su #salvaiciclisti,
è letteralmente pieno di soggetti che dimostrano di non sapere che cos’è la
logica, cos’è un ragionamento coerente.
Un fenomeno sinceramente preoccupante che si accompagna alle
tristi notizie dello scadimento del livello culturale nel Belpaese.
La seconda è che città e cittadini sono semplicemente
intossicati dall’uso dell’auto. 5 anni di Alemanno (speriamo di non doverlo
rimpiangere) hanno spalancato le porte della stalla … pardon garage… della maleducazione e dell’arroganza.
Il risultato è che adesso nessuno
è in grado di contrastare l’arroganza e la prepotenza di moltissimi
automobilisti. Automobilisti che, facendo il proprio comodo, inevitabilmente
trascinano altri, sicuramente meno cattivi, che in circostanze normali si
limiterebbero, magari smadonnando, ad adeguarsi ad una situazione di legalità
sostanziale.
Quindi, per venire a noi, come
liberare la città dalle auto? Non facciamoci illusioni. A meno di grandi
disastri noi non vedremo le città italiane libere dalle auto. Però per
riportare Roma in un regime di civiltà, basterebbe fare una cosa “semplice
semplice”: stroncare la sosta irregolare. Se la macchina non puoi parcheggiarla
non ci fai nulla. E il parcheggio regolare basta sì e no per i residenti.
Stroncare la sosta irregolare, gradualmente, cominciando dal
centro, porterebbe i Romani a disintossicarsi dall’abuso di auto. Certo, a quel
punto il Sindaco dovrebbe anche garantire trasporti pubblici di buon livello,
cosa non facile se non si cambia la mentalità e lo spirito di servizio
dell’ATAC (e si aumenta il biglietto).
Il secondo step, ovviamente, è il controllo della velocità
massima.
Insomma, senza invocare utopie, catastrofi o palingenesi, la
chiave del traffico automobilistico il sindaco l’ha già.
Però non sottovalutiamone la difficoltà. Per un sindaco
significa cominciare da subito ad inimicarsi un mucchio di elettori,
commercianti in testa, proprio perché significa far cambiare tipo di vita alla
gente. Gli altri lo devono sostenere, non piantare lagne perché non ha
pedonalizzato i Fori (pedonalizzazione mai prevista, peraltro).
E' comunque molto importante per il sindaco iniziare da subito.
Altrimenti la gente non farà in tempo a vederne i benefici
(per esempio bus più veloci e trasporto pubblico finalmente accettabile) e
finirà, alla fine del mandato, per
votare per qualche altro sindaco vandalo
martedì 22 ottobre 2013
Neanche il tempo di spaventarmi...
Il tubo dello sterzo |
In qualche momento mi rendo conto che non sto più comandando la ruota anteriore. Come se la bici si stesse piegando sotto di me.
Zigzago qualche metro, con la residua resistenza dello sterzo cerco (e riesco) di evitare che la ruota anteriore si metta di traverso.
Per fortuna la velocità, bassissima, scema in maniera altrettanto rapida. Appoggio i piedi a terra e abbasso lo sguardo.
La rottura sulla cerniera |
Mi levo dalla strada e mi porto su marciapiedi.
L'orribile idea di aver fatto qualche disattenzione nella chiusura della bicicletta mi passa non appena vedo che ha ceduto di schianto la saldatura che collega il tubo grande dello sterzo (parte alta, dove si infila il tubo piccolo del manubrio) alla cerniera di ripiegamento.
Il tubi appare intatto, la saldatura mi ha abbandonato.
... e in più ho lasciato il telefonino a casa, con un appuntamento urgente in ufficio.
Vabbè, brindiamo allo scampato pericolo, però che rottura di un pezzo critico. La bici ha solo diciotto mesi, almeno sei dei quali passati ripiegata, quindi un anno scarso di attività.
Io capisco la "leggerezza" ma certe parti dovrebbero rimanere al di sopra di ogni sospetto.
Sto scrivendo al costruttore per segnalare la circostanza (fatto). Credo che sia ancora in garanzia, sperando che le parti di ricambio esistano ancora... e pensare che volevo buttarla (la garanzia!).
Cmq, neanche il tempo di spaventarmi!!!
domenica 20 ottobre 2013
Io che di biciclette non ci capisco gnente...
In seguito alle giuste proteste di alcuni organi interni, sto accarezzando l'idea di acquistare una full (suspended). Magari, visto il tipo di cose che faccio, mi basta una usata (poco) o comunque una di non grandi prestazioni.
Però, grandi o piccole, l'imbarazzo della scelta è fortissimo, ed è anche difficile capire quale valore acquisti per i tuoi soldi (il mitico value for money).
Infatti malgrado l'attività ciclistica sono rimasto un ragazzo di campagna (anzi, di scampagnata), con pochissima esperienza di biciclette buone, da agonismo etc. Insomma, ho sempre pedalato su cancelli e quindi sono di bocca buona, come si dice. E non ho quella cultura per sapere che quella bici è fantastica, quell'altra un po' meno, etc.
Quindi, di fronte alle inserzioni che mi passano davanti, Cannondale, Canyon, Scott, Cube, Santacruz, Lapierre, e chi più ne ha più ne metta, mi risulta difficilissimo distinguere le buone biciclette da quelle ottime. E perchè la maggior parte dei ciclisti che conosco si prende marche straniere invece di Bianchi, Bottecchia o altre marche nostrane... Cosa o chi li spinge? Chi sono gli spingitori di ciclisti?
Ho imparato che la componentistica ha la sua importanza e che fa gran parte del prezzo. E che si consuma e va sostituita, questo è da tenere presente. E alla fine gli unici dati oggettivi pubblicati sono la componentistica ed il peso. Del resto non so' nulla.
Però, da ingegnere, tanti discorsi tecnici che sento fare mi lasciano molto perplesso. Ricordo un anno fa che, durante un picnic, alcuni dei nostri guru discutevano di telai, leghe di alluminio, etc.
Ad un certo punto, pescando dalle mie riminiscenze di ingegnere aeronautico strutturista, ho fatto presente che rispetto alla rigidità del telaio la lega dei tubi contava ben poco, mentre influiva molto sulla lavorabilità dei tubi e sulla saldabilità. Ma che alla fine, vuoi o non vuoi, la rigidità la dava il design e la distribuzione delle sezioni (dei tubi, appunto), quindi per quello che ne potevo sapere io erano tutti discorsi con poco senso, almeno senza numeri alla mano (dubito che il didietro riesca ad apprezzare vere variazioni di rigidità tra 7072 e 2024).
Per non parlare dei telai in carbonio. Essendomi occupato abbastanza da vicino della fabbricazione di strutture in fibra di carbonio, ne so abbastanza per sapere che dire "di carbonio" è come dire nulla, nel senso che poi ogni progettista si fabbrica il materiale che vuole.
Rispetto alla rigidità, andrebbe fatta una convenzione, e pubblicata la rigidità dei telai, che è un dato che si può facilmente misurare, in punti definiti. Basta pubblicare quel dato per sapere se quel telaio è rigidissimo, rigido o proprio moscio (ammesso che abbia valore per le cose che vedo fare dai cicloappuntamentisti che frequento ).
Vogliamo poi parlare della fatica dei materiali? Quella è importante altrettanto. Si può fare un telaio leggero, dove il materiale è stressatissimo, che va bene per i corridori, ma no per quelli che la bici se la vogliono tenere di più... ovviamente non so niente di questo. Si troverà sui cataloghi la durata a fatica del telaio, o almeno dei suoi componenti critici?
Ruote. Prezzi stratosferici, ma non vengono pubblicati alcuni dati fondamentali: momento d'inerzia, carico di punta (quante tonnellate tiene) e coefficiente d'attrito dei cuscinetti del mozzo. Questa dei cuscinetti è anche vera per il movimento centrale.
Insomma, un riassunto delle caratteristiche principali di una bicicletta per sapere cosa si nasconde sotto l'etichetta con il nome. Alcune cose si trovano sui siti dei costruttori, ma di numeri oltre il peso si difetta alquanto.
Mi rendo conto che probabilmente chiedo troppo, alla fine da valutare sono peso, componenti (e loro usura) a fronte del prezzo del rottame...
venerdì 18 ottobre 2013
In vista della massa critica, ci mancano i liceali
Se ripenso ai giorni quando facevo Vescovio-Eur e ritorno senza vedere altri ciclisti... beh, devo dire che siamo proprio cresciuti.
In questi giorni, sarà per la meravigliosa ottobrata romana, le strade pullulano di ciclisti e soprattutto di cicliste. Sono sempre di più le rappresentanti del gentil sesso che eleggono la bicicletta a mezzo di trasporto.
L'aumento del numero di ciclisti di per se' è un miglioramento. Come Marco Pierfranceschi credo fermamente nell'effetto "educativo" per gli automobilisti di incontrarsi con un nutrito numero di ciclisti. A poco a poco cominciano a conviverci e a non considerare oltraggioso aspettare 20 secondi dietro ad una bicicletta aspettando che la strada si allarghi.
L'aumento del numero dei ciclisti è anche un potente incentivo alla costruzione di piste ciclabili. Infatti un numero alto di biciclette costringe per forza il traffico a rallentare. Bastano poche decine di ciclisti per ciclabilizzare una strada come Via Nomentana, almeno i suoi svincoli laterali. E allora a tutti viene in mente che forse una pista ciclabile sarebbe indicata.
Per sfondare l'ultimo muro ci mancano i giovanissimi.
Infatti, se l'uso della bicicletta guadagna spazio tra noi matusa e si diffonde fino agli universitari, nelle scuole secondarie rimane ancora una cosa da sfigati. Da chi non si può permettere il motorino, pur non volendo andare in autobus.
Peggio. Spesso quei pochi che osano la bici si trovano isolati, anche perchè tutti gli altri prendono l'autobus. Anche per due fermate.
L'uso della bici viene poi metodicamente scoraggiato dai "pigroni", che si danno tante arie ma tremano all'idea che gli altri si comincino a muovere e a mettere in discussione la loro "dignità" e quindi la loro posizione di preminenza nel gruppo.
Speriamo che questa tendenza si possa invertire. Avere anche solo il 10-20% degli studenti di scuola secondaria in bici ci farebbe vincere definitivamente la battaglia.
In questi giorni, sarà per la meravigliosa ottobrata romana, le strade pullulano di ciclisti e soprattutto di cicliste. Sono sempre di più le rappresentanti del gentil sesso che eleggono la bicicletta a mezzo di trasporto.
L'aumento del numero di ciclisti di per se' è un miglioramento. Come Marco Pierfranceschi credo fermamente nell'effetto "educativo" per gli automobilisti di incontrarsi con un nutrito numero di ciclisti. A poco a poco cominciano a conviverci e a non considerare oltraggioso aspettare 20 secondi dietro ad una bicicletta aspettando che la strada si allarghi.
L'aumento del numero dei ciclisti è anche un potente incentivo alla costruzione di piste ciclabili. Infatti un numero alto di biciclette costringe per forza il traffico a rallentare. Bastano poche decine di ciclisti per ciclabilizzare una strada come Via Nomentana, almeno i suoi svincoli laterali. E allora a tutti viene in mente che forse una pista ciclabile sarebbe indicata.
Per sfondare l'ultimo muro ci mancano i giovanissimi.
Infatti, se l'uso della bicicletta guadagna spazio tra noi matusa e si diffonde fino agli universitari, nelle scuole secondarie rimane ancora una cosa da sfigati. Da chi non si può permettere il motorino, pur non volendo andare in autobus.
Peggio. Spesso quei pochi che osano la bici si trovano isolati, anche perchè tutti gli altri prendono l'autobus. Anche per due fermate.
L'uso della bici viene poi metodicamente scoraggiato dai "pigroni", che si danno tante arie ma tremano all'idea che gli altri si comincino a muovere e a mettere in discussione la loro "dignità" e quindi la loro posizione di preminenza nel gruppo.
Speriamo che questa tendenza si possa invertire. Avere anche solo il 10-20% degli studenti di scuola secondaria in bici ci farebbe vincere definitivamente la battaglia.
martedì 15 ottobre 2013
Roma verrà ereditata dai pieghevolisti... se non li ammazzano i sampietrini
Girando per roma con l'ormai fida Hoptown, vedo che non sono il solo ad essermi comprato la pieghevole. Anzi, ad un incrocio, ci siamo addirittura trovati in 4, tutti con la pieghevole.
Direi che più o meno un buon 50 per cento dei nuovi ciclisti sfoggia pieghevoli.
Molto rappresentata è nobile schiatta dei Bromptoniani, seguita dalla fanteria di noi Decathlonesi e dall'aristocrazia dei Dahini.
Ogni tanto passa anche qualche elettricista, ma difficilmente si ferma a chiacchierare.
Oltre una nuvola di marche meno diffuse, ma belle lo stesso, nutrita anche l'antica stirpe dei Graziellisti, addirittura oggi ho visto una ruota 22, una generazione di Grazielle alquanto simpatica, dalle prestazioni notevolmente superiori.
Pensare che da ragazzino pensavo che le biciclette vere fossero le Graziella, le altre sono dinosauri ornai sulla via dell'estinzione. Non solo, ma ogni estate le Grazielle venivano piegate e infilate nel maggiollino per essere portate al mare ... Figuratevi voi che caos, tre Grazielle in un maggiolino!
Tornando ai nostri giorni, siamo quindi in pieno boom pieghevolista.
Debbo dire, come ho detto in altre occasioni, che la pieghevole non mi da grandi sensazioni ciclistiche, ma sicuramente da' enormi soddisfazioni ciclomobilistiche. Inoltre paga poco di IMU, nel senso che uno non ha bisogno di stanze supplementari per tenerla a casa!
Per esempio puoi prenderla anche col tempo incerto, perchè se proprio diluvia puoi sempre zompare sopra di un bus!!!
Un grosso guaio sono i sampietrini, che si aggiungono alle già numerose buche.
Più passa il tempo e meno li reggo, anche perchè con i mezzi pesanti si scompagnano rapidamente e diventano una vera croce, su biciclette così rigide.
Uno sospira la Brompton, con il suo ammortizzatore posteriore, ed in effetti quella sarebbe la bicicletta del perfetto pieghevolista (anche perchè piegata a casa occupa veramente poco spazio, un altro grande vantaggio da considerare attentamente).
Credo che noi ciclopieghevolisti si dovrebbe iniziare una campagna per chiedere la rimozione dei sampietrini, o almeno itinerari alternativi in caro asfalto bello levigato. Per esempio potremmo iniziare con una bella manifestazione nella quale si toglie il selciato e lo si tira da qualche parte...
Un'ultima nota per la sicurezza: tra poco ritorniamo all'ora solare, quindi dall'ufficio si esce col buoi. Troppi vanno in giro senza luci e vestiti di scuro, contando sull'illuminazione stradale i i fari degli automobilisti.
E' un rischio non necessario, che si corre per stupidità. Occorre rimediare. Tra l'altro, qualche bella tiratina d'orecchie da parte dei Vigili non sarebbe male in questo caso!
lunedì 14 ottobre 2013
Ancora sulle sanzioni...
Il dibattito acceso sulle sanzioni non si è andato placando, anzi... qua e là fioriscono nuove idee, e al tempo stesso riaffiorano le cattivi abitudini italiane. Soprattutto per le auto.
La prima cosa che dobbiamo capire è che la sanzione non funziona per un nullatenente. Quando sento delle multe ai lavavetri, mendicanti, barboni, nomadi, etc. etc. mi viene da ridere e mi chiedo se chi scrive quelle cose abbia un po' di cervello. Se lo ha lo usa per altri scopi, un'abitudine che in Italia si è alquanto diffusa negli ultimi trent'anni (più o meno coincide con la scalata di Mediaset alla cultura nazionale).
Da questo punto di vista, invece di parlare di sanzioni pecuniarie, dovremmo parlare di giornate di lavoro. Ovvero tutti, ma dico tutti, dovrebbero avere la possibilità di cambiare la sanzione pecuniaria in giornate di lavoro utili per la comunità. Niente assistenza a vecchiette, solo costruzione di piste ciclabili, pulizia giardini, etc. Così anche tutta una categoria di persone che si sottraggono alle sanzioni verrebbe riacchiappata e ricondotta ad un vivere sociale.
Altra questione, sollevata dalla TV, la modulazione della sanzione con il reddito... molto ingiusto in una paese come l'Italia, con l'alta evasione. Sarebbe meglio aggiungere al plateau di multa una quota legata (per i privati) al valore del mezzo con il quale si crcola. Oppure aggiungere quale sanzione accessoria un accertamento fiscale... anzi, quest'ultima mi sembra il vero deterrente.
Ma adesso la vera chicca rivoluzionaria: l'importo delle multe è troppo alto. Sì, avete capito bene. E' troppo alto quello delle multe delle auto. Alla fine, almeno qui a Roma, i vigili si astengono dal farle anche per paura di mettere in pericolo i bilanci familiari. Allora la soluzione sarebbe, almeno per aree fortemente degradate come Roma, dove le violazioni sono massicce, cominciare una campagne di multe a bassa letalità (10 o 20 euro) limitatamente alle infrazioni alla sosta irregolare. Però farne tante, senza remore.
Lo si potrebbe fare anche con l'eccesso di velocità. Campagne per ricondurre i cittadini all'osservanza della legge in modo meno doloroso, in questi tempi difficili (a meno di voler dare la possibilità di fare giornate di lavoro per la collettività).
Infatti è noto che il vero effetto deterrente non nasce tanto dall'entità della sanzione, quanto dalla probabilità di prendersi la multa. Se ogni volta che parcheggi in seconda fila ti becchi 10 euro di multa, in breve il vizio passa...
Ah, se ci fosse la volontà politica...
La prima cosa che dobbiamo capire è che la sanzione non funziona per un nullatenente. Quando sento delle multe ai lavavetri, mendicanti, barboni, nomadi, etc. etc. mi viene da ridere e mi chiedo se chi scrive quelle cose abbia un po' di cervello. Se lo ha lo usa per altri scopi, un'abitudine che in Italia si è alquanto diffusa negli ultimi trent'anni (più o meno coincide con la scalata di Mediaset alla cultura nazionale).
Da questo punto di vista, invece di parlare di sanzioni pecuniarie, dovremmo parlare di giornate di lavoro. Ovvero tutti, ma dico tutti, dovrebbero avere la possibilità di cambiare la sanzione pecuniaria in giornate di lavoro utili per la comunità. Niente assistenza a vecchiette, solo costruzione di piste ciclabili, pulizia giardini, etc. Così anche tutta una categoria di persone che si sottraggono alle sanzioni verrebbe riacchiappata e ricondotta ad un vivere sociale.
Altra questione, sollevata dalla TV, la modulazione della sanzione con il reddito... molto ingiusto in una paese come l'Italia, con l'alta evasione. Sarebbe meglio aggiungere al plateau di multa una quota legata (per i privati) al valore del mezzo con il quale si crcola. Oppure aggiungere quale sanzione accessoria un accertamento fiscale... anzi, quest'ultima mi sembra il vero deterrente.
Ma adesso la vera chicca rivoluzionaria: l'importo delle multe è troppo alto. Sì, avete capito bene. E' troppo alto quello delle multe delle auto. Alla fine, almeno qui a Roma, i vigili si astengono dal farle anche per paura di mettere in pericolo i bilanci familiari. Allora la soluzione sarebbe, almeno per aree fortemente degradate come Roma, dove le violazioni sono massicce, cominciare una campagne di multe a bassa letalità (10 o 20 euro) limitatamente alle infrazioni alla sosta irregolare. Però farne tante, senza remore.
Lo si potrebbe fare anche con l'eccesso di velocità. Campagne per ricondurre i cittadini all'osservanza della legge in modo meno doloroso, in questi tempi difficili (a meno di voler dare la possibilità di fare giornate di lavoro per la collettività).
Infatti è noto che il vero effetto deterrente non nasce tanto dall'entità della sanzione, quanto dalla probabilità di prendersi la multa. Se ogni volta che parcheggi in seconda fila ti becchi 10 euro di multa, in breve il vizio passa...
Ah, se ci fosse la volontà politica...
venerdì 11 ottobre 2013
Biciclette… quali sanzioni?
In una dotta disquisizione su FB CIclomobilisti, ci viene
spiegato che i vigili urbani, badando a norme di tipo amministrativo, non sono obbligati ad elevare contravvenzioni. Insomma, anche se
fermi di fronte a intere distese di auto in sosta in doppia fila, se non
mettono mano al blocchetto delle multe (a meno che non siano lì con un preciso
mandato) il cittadino non può avere nulla da ridire.
Strano ma vero, come direbbe la Settimana Enigmistica.
D’altra se fossero obbligati a fare le multe ad ogni
infrazione che vedono a Roma i vigili non arriverebbero neanche al lavoro.
Appena fuori da portone comincerebbero a strappare foglietti delle multe.
Questo è tanto vero che a Roma succede il contrario.
Anzi, a elevare le contravvenzioni neanche ci
provano, e tutti fanno quello che gli pare, alla faccia della sicurezza e dell'efficienza dei trasporti e del bene collettivo.
Da
qui si capisce che l’Italia, patria del diritto e dei suoi concetti giuridici,
ha un corpo di leggi di tipo borbonico (scusate la banalità, diciamo
ispano-borbonico) dove la norma e la guardia non rendono i cittadini uguali, ma
servono a proteggere potenti e prepotenti. E ditemi che non è vero!
Un’altro dei dei risultati di questo assurdo stato di cose è
che il Codice della Strada (per gli amici il CdS) dal punto di vista delle
sanzioni mette tutti sullo stesso piano. Stessa sanzione per Camion, auto, moto e bici.
Ci sono molti che sostengono la santità di questo fatto, in ispecie l'equiparazione di auto e biciclette.
Personalmente la ritengo la solita stronzata da legulei loffi i quali, appellandosi ai
grandi principi del diritto, in pratica infinocchiano i deboli. Infatti le famose
sanzioni debbono essere “dissuasive e proporzionate”. Ora basta pensare la
differenza tra una bici e un autotreno che procedono sul marciapiede, o vanno
contromano, per rendersi conto che occorre procedere alla differenziazione
delle sanzioni. Per non parlare della sosta vietata.
Da un mio calcolo spanno metrico, un giusto regime dovrebbe assegnare
alla bicicletta una sanzione tipo un ventesimo di quella dell’auto, per la
stessa infrazione.
Il che sarebbe una cosa giusta, specie in vista di una
ulteriore espansione del ciclomobilismo.
martedì 8 ottobre 2013
Specchietto e gilet
Avevo già fatto un post sugli accessori salvavita, in particolare su due meno ovvii del casco: specchietto retrovisore e gilet ad Alta Visibilità.
Me li hanno riportati alla memoria due post su Salvaiciclisti: uno sul pericolo di avere l'obbligatorietà del giubbotto, l'altro, ben più tragico, su di una sentenza dell'appello che ha riconosciuto colpevole una ciclista deceduta in uno scontro perchè avrebbe girato a sx mentre sorpassata da un'auto.
Entrambi gli accessori sono salvavita.
Il Gilet AV è utilissimo fuori città. Se fai una gita rovini tutte le foto, però gli automobilisti ti vedono da grande distanza. Uno se ne accorge perchè la maggior parte modifica il proprio comportamento molto prima di quando non lo hai addosso.
Di notte poi, e lo dico da automobilista, avvisti i ciclisti che indossano il Gilet a distanza superiore a quello di quando cominci a vedere le loro luci. Quindi promosso a pieni voti per l'uso fuori città.
In città funziona allo stesso modo, ma lo vedo necessario soprattutto a notte fonda. Su strade molto illuminate o di giorno non è detto sia indispensabile. Cmq mi sono comprato un set di bretelle catarifrangenti, e ne sono molto soddisfatto. Tutti i vantaggi del gilet senza il caldo!
Lo specchietto è però l'accessorio più raffinato.
Innanzitutto direi che uno non è un buon guidatore se non sente il bisogno di avere uno specchietto retrovisore. E' chiaro che sulla bicicletta, in quanto mezzo moltolento, è particolarmente utile tenere d'occhio i settori poppieri.
Purtroppo lo specchietto è anche uno degli accessori meno diffusi sulle biciclette. Per esempio sulla Hoptown non ho trovato una collocazione adeguata, che sopravviva alla ripiegatura. Dovrò cercare su forum delle bici pieghevoli.
In città la sua utilità è assoluta, questo è fuori di dubbio. Ma anche furoi non scherza, anzi! E' proprio quando viaggi su di una strada extraurbana che ti rilassa gettare un'occhiata allo specchietto, in modo da vedere se si avvicina qualcuno. Specie se viaggi affiancato ad un'altra persona, puoi sapere quando rientrare senza prenderti il torcicollo.
E anche in gita, quando fai la guida, ti serve per vedere se ti stanno seguendo.
Insomma, sto cercando di trovare un altro specchietto da casco, in modo da portarmelo sempre con me anche cambiando bici!
Me li hanno riportati alla memoria due post su Salvaiciclisti: uno sul pericolo di avere l'obbligatorietà del giubbotto, l'altro, ben più tragico, su di una sentenza dell'appello che ha riconosciuto colpevole una ciclista deceduta in uno scontro perchè avrebbe girato a sx mentre sorpassata da un'auto.
Entrambi gli accessori sono salvavita.
Il Gilet AV è utilissimo fuori città. Se fai una gita rovini tutte le foto, però gli automobilisti ti vedono da grande distanza. Uno se ne accorge perchè la maggior parte modifica il proprio comportamento molto prima di quando non lo hai addosso.
Di notte poi, e lo dico da automobilista, avvisti i ciclisti che indossano il Gilet a distanza superiore a quello di quando cominci a vedere le loro luci. Quindi promosso a pieni voti per l'uso fuori città.
In città funziona allo stesso modo, ma lo vedo necessario soprattutto a notte fonda. Su strade molto illuminate o di giorno non è detto sia indispensabile. Cmq mi sono comprato un set di bretelle catarifrangenti, e ne sono molto soddisfatto. Tutti i vantaggi del gilet senza il caldo!
Lo specchietto è però l'accessorio più raffinato.
Innanzitutto direi che uno non è un buon guidatore se non sente il bisogno di avere uno specchietto retrovisore. E' chiaro che sulla bicicletta, in quanto mezzo moltolento, è particolarmente utile tenere d'occhio i settori poppieri.
Purtroppo lo specchietto è anche uno degli accessori meno diffusi sulle biciclette. Per esempio sulla Hoptown non ho trovato una collocazione adeguata, che sopravviva alla ripiegatura. Dovrò cercare su forum delle bici pieghevoli.
In città la sua utilità è assoluta, questo è fuori di dubbio. Ma anche furoi non scherza, anzi! E' proprio quando viaggi su di una strada extraurbana che ti rilassa gettare un'occhiata allo specchietto, in modo da vedere se si avvicina qualcuno. Specie se viaggi affiancato ad un'altra persona, puoi sapere quando rientrare senza prenderti il torcicollo.
E anche in gita, quando fai la guida, ti serve per vedere se ti stanno seguendo.
Insomma, sto cercando di trovare un altro specchietto da casco, in modo da portarmelo sempre con me anche cambiando bici!
domenica 6 ottobre 2013
Facciamoci la zona 30
Vedere i ciclisti da dietro il volante di un'auto cambia un po' la prospettiva, ma è bene ricordarsi che prima si è ciclisti, poi automobilisti. E anche quando siamo dietro al volante di un auto (e specie di un SUV) possiamo aiutare moltissimo i nostri amici.
La prima cosa che possiamo fare è di dare l'esempio, di "guidare bene", ovvero di ricordarci cosa ci aspettiamo dagli automobilisti e quindi comportarci di conseguenza. Primo fra tutti, quando incontriamo un ciclista lo superiamo con calma e tenendoci alla larga, senza inveire perchè va piano e ingombra la strada (è solo 5 minuti che ho ri-preso l'auto e già mi stanno sul c... i ciclisti...)
La seconda è cercare di non lasciare l'auto in seconda fila. Pena la perdita del diritto di baccajare quando lo fanno gli altri.
La terzaa è rispettare i limiti di velocità, Andare a 50 all'ora sugli stradoni romani, dalla tangenziale a Via dei Monti Tiburtini, al Lungotevere o addirittura sulla Colombo, è molto impegnativo. Tutti cercano di sorpassarti, poi se uno ha una macchina da pecoraro come la mia (Astra bianca '93 targata VT) è peggio che se andassi in bicicletta. Proprio non ti considerano.
Però basta trovare uno che la pensa come te, improvvisamente gli altri cominciano a capire che stai proprio a 50 all'ora, e una buona parte si adegua senza scalpitare. Anzi, direi che si sente rilassato.
Più interessante di tutte e farsi la zona 30. Il Sindaco non la impone. Beh, io me la faccio quando vado in macchina e procedo a 30 all'ora per tutte le strade residenziali. Certo, solo quando vado in auto, ma almeno per gli altri ciclisti è già qualcosa.
Anche perchè se tu vai a trenta, in genere tutti quelli dietro di te vanno a trenta e quindi, per qualche decina di secondi, si genera la zona 30. Anzi, per l'appunto, noi ciclisti dovremmo mettere l'adesivo I love 30 più sulla macchina (che ce l'ha) che sulla bici. E comportarci di conseguenza.
Tutto bene? NO! Due grandi difficolta':
a) per andare veramente a trenta all'inizio devi tenere d'occhio il contachilometri. E quello il momento pericoloso, quando -andando a 30 spaccati- rischi l'incidente per guardare il cruscotto più che la strada. Poi impari (2000 rpm in seconda, 1400 rpm in terza. 50 all'ora 1200 rpm in quinta, ovviamente solo in pianura).
b) alcuni automobilisti -proprio come succede quando andiamo in bici- fanno pazzie pur di superarti. Così qualche ignaro pedone, che approfitta della tua velocità per attraversare sulle strisce, rischia di essere stirato dal tizio che ti sorpassa furibondo voltandosi a vedere che faccia ha l'idiota che va così piano... insomma per comportarti bene metti a rischio gli altri (provare per credere...:-))
La prima cosa che possiamo fare è di dare l'esempio, di "guidare bene", ovvero di ricordarci cosa ci aspettiamo dagli automobilisti e quindi comportarci di conseguenza. Primo fra tutti, quando incontriamo un ciclista lo superiamo con calma e tenendoci alla larga, senza inveire perchè va piano e ingombra la strada (è solo 5 minuti che ho ri-preso l'auto e già mi stanno sul c... i ciclisti...)
La seconda è cercare di non lasciare l'auto in seconda fila. Pena la perdita del diritto di baccajare quando lo fanno gli altri.
La terzaa è rispettare i limiti di velocità, Andare a 50 all'ora sugli stradoni romani, dalla tangenziale a Via dei Monti Tiburtini, al Lungotevere o addirittura sulla Colombo, è molto impegnativo. Tutti cercano di sorpassarti, poi se uno ha una macchina da pecoraro come la mia (Astra bianca '93 targata VT) è peggio che se andassi in bicicletta. Proprio non ti considerano.
Però basta trovare uno che la pensa come te, improvvisamente gli altri cominciano a capire che stai proprio a 50 all'ora, e una buona parte si adegua senza scalpitare. Anzi, direi che si sente rilassato.
Più interessante di tutte e farsi la zona 30. Il Sindaco non la impone. Beh, io me la faccio quando vado in macchina e procedo a 30 all'ora per tutte le strade residenziali. Certo, solo quando vado in auto, ma almeno per gli altri ciclisti è già qualcosa.
Anche perchè se tu vai a trenta, in genere tutti quelli dietro di te vanno a trenta e quindi, per qualche decina di secondi, si genera la zona 30. Anzi, per l'appunto, noi ciclisti dovremmo mettere l'adesivo I love 30 più sulla macchina (che ce l'ha) che sulla bici. E comportarci di conseguenza.
Tutto bene? NO! Due grandi difficolta':
a) per andare veramente a trenta all'inizio devi tenere d'occhio il contachilometri. E quello il momento pericoloso, quando -andando a 30 spaccati- rischi l'incidente per guardare il cruscotto più che la strada. Poi impari (2000 rpm in seconda, 1400 rpm in terza. 50 all'ora 1200 rpm in quinta, ovviamente solo in pianura).
b) alcuni automobilisti -proprio come succede quando andiamo in bici- fanno pazzie pur di superarti. Così qualche ignaro pedone, che approfitta della tua velocità per attraversare sulle strisce, rischia di essere stirato dal tizio che ti sorpassa furibondo voltandosi a vedere che faccia ha l'idiota che va così piano... insomma per comportarti bene metti a rischio gli altri (provare per credere...:-))
venerdì 4 ottobre 2013
Viale Eritrea: niente pista ciclabile e neanche raccolta differenziata
Nella foto potete apprezzare la pista ciclabile ricavata
al centro di Viale Eritrea...
Sì, insomma, lì proprio dove sarebbe potuta nascere una pista, se solo il secondo municipio avesse voluto. I lavori sono stati fatti in fretta e furia per le elezioni comunali, tanto in fretta che sono finiti a ballottaggi conclusi, senza un minimo di utilità elettorale.
Come al solito sono stati beneficiati gli automobilisti, che hanno parcheggizzato praticamente tutto lo spazio disponibile più la corsia di marcia normale.
Per rifare il centro della strada sono stati spesi soldi buoni che avrebbero potuto essere utilizzati per una pista ciclabile... se solo qualcuno avesse voluto.
All centro della parcheggizzazione ci sono i commercianti. Quelli piccoli. Perchè per esempio Feltrinelli, a Viale Libia, aveva cercato di chiedere di restringere la strada a favore di un allargamento dei marciapiedi... ovviamente non l'hanno ascoltato.
Oltretutto la debacle ecologica è pressocchè totale. In una delle foto c'e' lo spazio per i secchioni. Come potete vedere si tratta di alloggiamenti per i secchioni a ruote, invece di quelli che hanno tutto il resto degli abitanti.
Quindi non solo occorre mandarci i camion più piccoli, quelli che hanno bisogno degli operatori, ma non contemplano la raccolta differenziata.
Che dovresti fare a chi ha concepito questa cosa. Altro che pista ciclabile, qui stiamo proprio alla devastazione ambientale.
Ma chi si inventa una cosa del genere nel 2013? E come è possibile?
mercoledì 2 ottobre 2013
Commenti al lato oscuro. del ciclomobilismo
Dopo aver chiuso il post, ieri sera, mi sono dedicato alla manutenzione della bici. All'inizio molto scocciato, poi ci ho preso gusto, e non solo ho riparato la camera d'aria posteriore, ma ho scambiato il copertone posteriore con quello anteriore (per diminuire la rigidità sotto il sellino), sapete voi perchè, ho installato il divano al posto del sellino (SMP trek da città) ho ripassato e sistemato i freni.
Alla fine ero sporco ma soddisfatto, e pronto ad un'altra giornata di tram, visto che avevo una serie di incontri da alta uniforme...
Il post, fatto in un momento di lucida disperazione, ha suscitato molte reazioni, tutte alquanto positive, ma che ovviamente riflettono diverse impostazioni.
In particolare mi hanno ricordato la mia carriera di velista, specialmente il periodo nel quale facevo il prodiere su un Flying Dutchman in legno (un Silenzi, per chi conosce il settore), che era un continuo lavorare per tenerlo in grado di affrontare una regata. Nella foto potete apprezzare la sezione comandi del pozzetto, e capire dal numero e quantità di rinvii, quanto ci fosse per tenere il tutto in perfetta efficienza.
E anche lì io soffrivo molto a lavorare sulla barca, mentre altri passavano volentieri giornate dietro giornate a sistemare le proprie barche.
Vediamo come si suddividono:
Gommisti:
Molti consigli su come evitare le forature. Ovviamente il più frequente è quello di viaggiare con i pneumatici gonfiati alla pressione corretta, diminuendo le probabilità di foratura. Concordo pienamente, ma controllare la pressione spesso, anche tutti i giorni, è un'operazione molto rompiscatole.
Due tecnologici: passare alle tubeless o latticizzare le camere d'aria. Io pensavo di valutare le camere d'aria "cicloriparanti", ma non ho trovato le diametro 20". Comunque è uno dei prossimi interventi.
Un impertinente ha osservato che chi guida bene, attento alle buche e ai vetri, non buca, intendendo che se buco spesso evidentemente non sono un gran chè di guidatore. Ha una sua logica, diciamo però che in città le traiettorie le scelgo primariamente sulla base del traffico. Le buche? A Roma si fa il Camel Trophy tutti i giorni!
Bricolofili
Qualcuno si trova bene a fare manutenzione.
Anche a me non dispiace, specie se riesco a risolvere il problema per il quale la manutenzione è necessaria. Solo che talvolta mi manca il tempo, poi io scrittore sono, non metalmeccanico.
Inoltre lavorare in casa, magari in uno dei pochi angoli liberi, non è affatto divertente!
Negazionisti
Negano che le biciclette siano poco affidabili, anzi, dicono sono affidabili come e più delle auto... Mi permetto di obiettare che un'automobile ha un'enorme quantità di sistemi e parti in movimento rispetto ad una bici. Se le auto avessero la stessa affidabilità delle biciclette quasi non partirebbero mai, ma soprattutto si avrebbero continue avarie in marcia.
Quindi non credo sia vero. Una bicicletta ha un'affidabilità inferiore ad un'auto pur avendo un decimo dei componenti.
La conclusione che ne ho tratto è che in realtà l'industria ciclistica non ha mai puntato ad aumentare l'affidabilità, per portarla al livello automobilistico, forse perchè alla fine ai ciclisti, "pasticciare" sul proprio mezzo, piace!!!
martedì 1 ottobre 2013
Il lato oscuro del ciclomobilismo
Come la Forza, anche il ciclomobilismo ha il suo lato oscuro.
Appena finito di scrivere questo brevissimo post andrò a sistemare la gomma della Hoptown, che ho trovato bucata. Il pneumatico è un Marathon Plus, quindi non è un problema di pneumatico. E' un problema di vetri.
Sono alquanto stanco dopo una giornata di lavoro e se c'e' una cosa che non mi va è di mettermi a trafficare con pneumatici e camere d'aria. Di sporcarmi le mani.
Purtroppo per quanto si stia facendo per migliorare, l'affidabilità delle biciclette rimane bassa, se confrontata con quella cui ci hanno abituato le automobili. Purtroppo da questo punto di vista l'industria ciclistica non ha fattogli incredibili passi avanti di quella automobilistica.
Biciclette per l'uso pratico richiedono comunque una piccola manutenzione abbastanza frequente. Aggiusta i freni, lubrifica la catena, e l'onnipresente maledizione delle forature. Quello che è comprensibile e accettabile per una bici da fuoristrada non lo è per un mezzo destinato all'uso quotidiano da una persona che esce di casa alle 8 di mattina e rientra alle 8 di sera avendo magari anche altre cosucce da fare come pagare le tasse o semplicemente leggere un libro.
Non mi venite a parlare di Brompton o altre bici con prezzi da collezionista. Se ti vendono utilitarie sotto i diecimila euro, non c'e' una cazzo di bicicletta raffinata che non potrebbe costarne un massimo di 500. Ma quello che conta è fare un mezzo veramente "maintenance free", ovvero da non toccarlo -e dico toccarlo- per 4 o 5 mila chilometri.
E soprattutto con gomme che si forano una o due volte in dieci anni, come normalmente succede ad un'automobile.
E adesso vado a riparare 'sta cazzo di camera d'aria.
Appena finito di scrivere questo brevissimo post andrò a sistemare la gomma della Hoptown, che ho trovato bucata. Il pneumatico è un Marathon Plus, quindi non è un problema di pneumatico. E' un problema di vetri.
Sono alquanto stanco dopo una giornata di lavoro e se c'e' una cosa che non mi va è di mettermi a trafficare con pneumatici e camere d'aria. Di sporcarmi le mani.
Purtroppo per quanto si stia facendo per migliorare, l'affidabilità delle biciclette rimane bassa, se confrontata con quella cui ci hanno abituato le automobili. Purtroppo da questo punto di vista l'industria ciclistica non ha fattogli incredibili passi avanti di quella automobilistica.
Biciclette per l'uso pratico richiedono comunque una piccola manutenzione abbastanza frequente. Aggiusta i freni, lubrifica la catena, e l'onnipresente maledizione delle forature. Quello che è comprensibile e accettabile per una bici da fuoristrada non lo è per un mezzo destinato all'uso quotidiano da una persona che esce di casa alle 8 di mattina e rientra alle 8 di sera avendo magari anche altre cosucce da fare come pagare le tasse o semplicemente leggere un libro.
Non mi venite a parlare di Brompton o altre bici con prezzi da collezionista. Se ti vendono utilitarie sotto i diecimila euro, non c'e' una cazzo di bicicletta raffinata che non potrebbe costarne un massimo di 500. Ma quello che conta è fare un mezzo veramente "maintenance free", ovvero da non toccarlo -e dico toccarlo- per 4 o 5 mila chilometri.
E soprattutto con gomme che si forano una o due volte in dieci anni, come normalmente succede ad un'automobile.
E adesso vado a riparare 'sta cazzo di camera d'aria.