Ieri sono stato a festeggiare Santo Stefano da mamma a Nettuno. Dopo una lauta mangiata e una lunga chicchierata, abbiamo ripreso la macchina e ci siamo avviati lemmi lemmi verso Roma.
Arrivati a Campo di Carne, ci accodiamo a quello che pensavo essere la fila per lo svincolo. Invece la coda continua oltre lo svincolo e dopo un po' capiamo che davanti a noi c'e' un incidente. La fila avanza piano, ma ad un certo punto capiamo che il traffico sull'altra corsia, quella verso Nettuno e fatto da auto che tornano indietro, mentre il nostro avanzare è dovuto solo al fatto che avanziamo nei posti lasciati liberi proprio dalle stesse auto che tornano.
Arrivano ambulanze a rotta di collo. Io scendo dall'auto e vedo che l'incidente sarà a non più di 50 metri dalla posizione. Alcuni pedoni che vanno a piedi verso la stazione del treno mi informano: IUn incidente brutto, c'e' un morto e due feriti molto gravi.
Insomma, anche noi abbiamo fatto, con molta atttenzione, la svolta ad U e ci siamo avviati su di un percorso alternativo.
Oggi trovo la notizia in cronaca. Una bambina gravissima e sei feriti. Un tizio, in sorpasso, ha centrato in pieno la macchina che procedeva sulla propria corsia. Il più stronzo degli incidenti.
L'investitore è ricoverato ma si è rifiutato di farsi controllare il sangue. Io gli avrei detto semplicemente: "Bello niente esame del sangue niente cure. Ci vediamo quando hai preso una decisione. Ah.. se svieni e non parli più lì rimani".
Ma giustizia o vendetta a parte, come fare a scongiurare questi episodi? Non possiamo avere pattuglie dappertutto, ma una serie di telecamere e autovelox stroncherebbero questi comportamenti. Purtroppo la nostra anarchia sovversiva italica ci impedisce di fare così. Pensiamo sempre che certi strumenti ci privino della libertà... ma in effetti servirebbero a castigare i matti, e darebbero ben poco fastidio ai cittadini onesti.
Un'ultima, amarissima, constatazione.
Da quanto riportato dall'articolo parrebbe proprio che la bambina grave fosse seduta dietro, magari al centro e forse non legata. Speriamo che non sia così, perchè in questo caso l'investitore avrebbe delle attenuanti e la zia alla guida finirebbe per essere coinvolta nel concorso di colpa, e forse addirittura accusata nel concorso di lesioni o peggio.
Per certi versi anche a ragione, ma certo che la vita sa essere profondamente ingiusta, quando vuole.
venerdì 27 dicembre 2013
mercoledì 25 dicembre 2013
Ciclobilancio romano del 2013
Passato Natale il 2013 si avvia all'archiviazione... è quindi il tempo di fare un bilancio ciclistico di quest'anno a Roma. Io comincio, poi, ovviamente, ognuno potrà commentare e dire la sua. magari riusciamo tutti quanti ad arrivare a qualcosa sulla quale siamo tutti d'accordo.
Il buono del 2013
Il 2013 non ha portato molto di buono.
a) Siamo aumentati di parecchio. Circa 3 settimane fa ho percorso di nuovo la pista dell'EUR, dalle 3 fontane fino alla fine, e ho visto almeno una trentina di ciclisti.
Ai tempi dell'inizio di questo blog mi capitava di attraversare Roma da Nord a Sud e non vedere alcun ciclista. Cito dal post del 25 ottobre 2008: Non sarà stato un critical mass, ma ieri, verso le 18:20, mi sono trovato ad un semaforo sulla pista della Colombo insieme ad altre tre biciclette. E non erano corridori, ma altre persone in normale spostamento, vestiti da città. Insomma, siamo aumentati, e di parecchio.
b) E' migliorata l'accettazione da parte degli automobilisti. Sempre più automobilisti si dimostrano tolleranti verso noi ciclisti e sempre meno impazienti. Certo, ci sono ancora quelli pericolosi, quelli che lasciano l'auto in seconda fila, etc. etc. Ma la strada dll'accettazione della bicicletta è ormai aperta e irreversibile.
c) E' ricominciata la manutenzione delle strade. In questo ultimo scorcio di 2013, la manutenzione delle strade è ripartita e almeno sono state chiuse tante trincee aperte per i lavori di sostituzione della rete del gas. E' un trend stabile? Ho paura di no, ma speriamo!
d) Non c'e' più Alemanno. Ha perso le elezioni ed è divenuto capo dell'opposizione. Il beneficio è compensato dal fatto che Marino, malgrado dichiarazioni, intenzioni e progetti, non abbia ancora fatto nulla di concreto.
e) Sono esplose le pieghevoli. In particolare la mia si è proprio aperta, addirittura, Il ritorno alla Graziella, seppur nella sua versione evoluta, ha molte ragioni. Indubbiamente la pieghevole si adatta meglio al panorama cittadino e permette di cogliere pienamente le occasioni della intermodalità.
E questo conclude la lista delle cose positive. Andiamo a quelle negative
Il Cattivo del 2013
a) Nel 2013 l'infrastruttura ciclistica è rimasta praticamente invariata. Se sono state inaugurate piste, piccoli tratti, sono tate comunque realizzazioni parziali che non hanno in alcun modo migliorato la qualità della vita del ciclista, ne' tantomeno diminuito il rischio di muoversi. Niente grandi realizzazioni, tipo la Roma Fiumicino, il cui inizo è stato annunciato praticamente una volta al mese.
b) Niente bike-sharing. Il bike-sharing a Roma rimane un miraggio.
c) Rimane altissima l'indisciplina sulle strade. Alemanno era un totale anarchico, almeno per quanto riguardava le strade. Marino ancora non ha fatto molto in questo campo, e solo adesso si vede quache tentativo timido e sporadico di limitare almeno gli aspetti più eclatanti. La pericolosità rimane alta.
d) La rete stradale è andata degradandosi ancora.Malgrado i recentissimi miglioramenti, le strade di Roma sono sempre peggio. Una particolare menzione per i sampietrini che continuano ad essere sempre più sconnessi e sempre più fastidiosi.
e) I furti aumentano senza che nessuno li contrasti. Il furto rimane uno dei flagelli della ciclabilità romana. Il mood generale con il quale si affronta l'argomento è: Poveracci, per mangiare qualcosa dovranno fare. Aggiungerei che l autorità di polizia sembrano pensare: meglio che rubino biciclette che facciano di peggio. Io ormai sono per l'antifurto a cecchino, stile Il nemico è alle porte.
Dovessi dare un giudizio, l'aumento dei ciclisti rappresenta un elemento che da solo compensa tutti gli altri punti negativi. Viene però da chiedersi quale sarebbe stato questo sviluppo se la rete ciclabile fosse stata ampliata in maniera significativa, o se a Roma fosse stato fatto un bike-sharing serio.
Vabbè, vediamo cosa sarà capace di fare il Sindaco nuovo, ma se il buongiorno si vede dal mattino non credo ci saranno grandi miglioramenti, e mai come adesso spero di sbagliarmi.
Il buono del 2013
Il 2013 non ha portato molto di buono.
a) Siamo aumentati di parecchio. Circa 3 settimane fa ho percorso di nuovo la pista dell'EUR, dalle 3 fontane fino alla fine, e ho visto almeno una trentina di ciclisti.
Ai tempi dell'inizio di questo blog mi capitava di attraversare Roma da Nord a Sud e non vedere alcun ciclista. Cito dal post del 25 ottobre 2008: Non sarà stato un critical mass, ma ieri, verso le 18:20, mi sono trovato ad un semaforo sulla pista della Colombo insieme ad altre tre biciclette. E non erano corridori, ma altre persone in normale spostamento, vestiti da città. Insomma, siamo aumentati, e di parecchio.
b) E' migliorata l'accettazione da parte degli automobilisti. Sempre più automobilisti si dimostrano tolleranti verso noi ciclisti e sempre meno impazienti. Certo, ci sono ancora quelli pericolosi, quelli che lasciano l'auto in seconda fila, etc. etc. Ma la strada dll'accettazione della bicicletta è ormai aperta e irreversibile.
c) E' ricominciata la manutenzione delle strade. In questo ultimo scorcio di 2013, la manutenzione delle strade è ripartita e almeno sono state chiuse tante trincee aperte per i lavori di sostituzione della rete del gas. E' un trend stabile? Ho paura di no, ma speriamo!
d) Non c'e' più Alemanno. Ha perso le elezioni ed è divenuto capo dell'opposizione. Il beneficio è compensato dal fatto che Marino, malgrado dichiarazioni, intenzioni e progetti, non abbia ancora fatto nulla di concreto.
e) Sono esplose le pieghevoli. In particolare la mia si è proprio aperta, addirittura, Il ritorno alla Graziella, seppur nella sua versione evoluta, ha molte ragioni. Indubbiamente la pieghevole si adatta meglio al panorama cittadino e permette di cogliere pienamente le occasioni della intermodalità.
E questo conclude la lista delle cose positive. Andiamo a quelle negative
Il Cattivo del 2013
a) Nel 2013 l'infrastruttura ciclistica è rimasta praticamente invariata. Se sono state inaugurate piste, piccoli tratti, sono tate comunque realizzazioni parziali che non hanno in alcun modo migliorato la qualità della vita del ciclista, ne' tantomeno diminuito il rischio di muoversi. Niente grandi realizzazioni, tipo la Roma Fiumicino, il cui inizo è stato annunciato praticamente una volta al mese.
b) Niente bike-sharing. Il bike-sharing a Roma rimane un miraggio.
c) Rimane altissima l'indisciplina sulle strade. Alemanno era un totale anarchico, almeno per quanto riguardava le strade. Marino ancora non ha fatto molto in questo campo, e solo adesso si vede quache tentativo timido e sporadico di limitare almeno gli aspetti più eclatanti. La pericolosità rimane alta.
d) La rete stradale è andata degradandosi ancora.Malgrado i recentissimi miglioramenti, le strade di Roma sono sempre peggio. Una particolare menzione per i sampietrini che continuano ad essere sempre più sconnessi e sempre più fastidiosi.
e) I furti aumentano senza che nessuno li contrasti. Il furto rimane uno dei flagelli della ciclabilità romana. Il mood generale con il quale si affronta l'argomento è: Poveracci, per mangiare qualcosa dovranno fare. Aggiungerei che l autorità di polizia sembrano pensare: meglio che rubino biciclette che facciano di peggio. Io ormai sono per l'antifurto a cecchino, stile Il nemico è alle porte.
Dovessi dare un giudizio, l'aumento dei ciclisti rappresenta un elemento che da solo compensa tutti gli altri punti negativi. Viene però da chiedersi quale sarebbe stato questo sviluppo se la rete ciclabile fosse stata ampliata in maniera significativa, o se a Roma fosse stato fatto un bike-sharing serio.
Vabbè, vediamo cosa sarà capace di fare il Sindaco nuovo, ma se il buongiorno si vede dal mattino non credo ci saranno grandi miglioramenti, e mai come adesso spero di sbagliarmi.
lunedì 23 dicembre 2013
La petizione sbagliata
Su FB ho trovato da firmare l'ennesima petizione per vietare ai condomini la possibilità di proibire la sosta delle biciclette nel cortile condominiale.
Secondo me non è una cosa sulla quale perdere troppo tempo, perchè la protezione offerta dal cortile condominiale è ormai pochissima, anzi. Tutti quelli che conosco che lasciano la bicicletta nel cortile condominiale, alla fine non la ritrovano.
L'offensiva dei ladri è addirittura passata ai box. In molti casi i ladri che entrano nei boxo rubano solo le biciclette, una sorta di assegno circolare. E allora? E' ovvio che cercare di proteggersi non basta più e occorre passare all'offensiva.
La prima cosa è firmare non la solita petizione irrilevante, ma una petizione anti ladri, concepita per portare l'attenzione delle Autorità su un serio ostacolo alla diffusione della ciclabilità, senza peraltro lasciare che un linguaggio troppo diplomatico possa essere frainteso o svuotato di reale significato.
A voi:
Il furto delle biciclette è divenuto uno dei maggiori ostacoli alla diffusione della ciclabilità. Diventa sempre più difficile usare la bicicletta, che non può essere lasciata per strada legata ad un palo. Inoltre non è più possibile proteggere il proprio mezzo, perfino nei cortili condominiali o nei box auto.
Noi ciclisti riteniamo che questa condizione mini alle basi il vivere civile e chiediamo alle Autorità un'azione decisa, esortandole ad inquadrare il furto di biciclette e la loro ricettazione tra i reati socialmente dannosi. E a prendere adeguati provvedimenti.
In particolare chiediamo alle Autorità di:
- stroncare la ricettazione di biciclette, avvalendosi dell'esperienza quotidiana dei ciclisti per individuarne le piazze;
- incrementare l'attività dii sorveglianza e investigativa allo scopo di individuare i ladri di biciclette;
- applicare adeguate pene detentive a coloro sorpresi a rubare biciclette. Pene che risultino dissuasive e che, in assenza di adeguata rieducazione, almeno consentano di tenere il ladro lontano dall'attività criminale per un congruo tempo;
- applicare un'adeguata escalation della pena in base al ripetersi degli atti criminali, in modo da scoraggiare il criminale ripetitivo;
- dichiarare non desiderabili e tutti i cittadini stranieri che incorrono in questo reato e procedere al rimpatrio alla fine della pena, senza rimettere piede sul suolo italiano.
Ecco, questa sì che è una buona petizione... Mo' la propongo!
Secondo me non è una cosa sulla quale perdere troppo tempo, perchè la protezione offerta dal cortile condominiale è ormai pochissima, anzi. Tutti quelli che conosco che lasciano la bicicletta nel cortile condominiale, alla fine non la ritrovano.
L'offensiva dei ladri è addirittura passata ai box. In molti casi i ladri che entrano nei boxo rubano solo le biciclette, una sorta di assegno circolare. E allora? E' ovvio che cercare di proteggersi non basta più e occorre passare all'offensiva.
La prima cosa è firmare non la solita petizione irrilevante, ma una petizione anti ladri, concepita per portare l'attenzione delle Autorità su un serio ostacolo alla diffusione della ciclabilità, senza peraltro lasciare che un linguaggio troppo diplomatico possa essere frainteso o svuotato di reale significato.
A voi:
Il furto delle biciclette è divenuto uno dei maggiori ostacoli alla diffusione della ciclabilità. Diventa sempre più difficile usare la bicicletta, che non può essere lasciata per strada legata ad un palo. Inoltre non è più possibile proteggere il proprio mezzo, perfino nei cortili condominiali o nei box auto.
Noi ciclisti riteniamo che questa condizione mini alle basi il vivere civile e chiediamo alle Autorità un'azione decisa, esortandole ad inquadrare il furto di biciclette e la loro ricettazione tra i reati socialmente dannosi. E a prendere adeguati provvedimenti.
In particolare chiediamo alle Autorità di:
- stroncare la ricettazione di biciclette, avvalendosi dell'esperienza quotidiana dei ciclisti per individuarne le piazze;
- incrementare l'attività dii sorveglianza e investigativa allo scopo di individuare i ladri di biciclette;
- applicare adeguate pene detentive a coloro sorpresi a rubare biciclette. Pene che risultino dissuasive e che, in assenza di adeguata rieducazione, almeno consentano di tenere il ladro lontano dall'attività criminale per un congruo tempo;
- applicare un'adeguata escalation della pena in base al ripetersi degli atti criminali, in modo da scoraggiare il criminale ripetitivo;
- dichiarare non desiderabili e tutti i cittadini stranieri che incorrono in questo reato e procedere al rimpatrio alla fine della pena, senza rimettere piede sul suolo italiano.
Ecco, questa sì che è una buona petizione... Mo' la propongo!
domenica 22 dicembre 2013
Smart city blues...
Infilando 5 meeting uno appresso all'altro sono stato tutta la settimana a Bruxelles.
Una settimana abbastanza impegnativa anche per la polizia locale, che ha fronteggiato varie manifestazioni, arrivando a chiudere la zona della rotonda Schuman, intorno alla quale ci sono le sedi del Consiglio (Justus Lipsius) e della Commissione (Barleymont e Charlemagne).
Chiusa la piazza, chiusa anche la relativa stazione della metropolitana. Essendo ormai divenuto un autentico lupo di bike sharing, per un euro e sessanta (abbonamento giornaliero, contro i due euro del biglietto) ho preso una bici del Villo! e mi sono diretto verso la Grand Place.
Piacevole pedalata serotina, con la bici pesante, ma non peggio della BFold, mi sono gustato parte dell'imponente rete di piste e corsie ciclabili e fatto un bel po' di sensi unici (eccetto biciclette) contromano, anche di fronte ad una delle auto della polizia... che piacere sommo!
L'unico guaio è stato che la stazione di riconsegna adiacente alla Grand Place non aveva posti disponibili, e quindi mi sono dovuto mettere alla ricerca di un'altra stazione.
L'impresa non è stata immediata, e alla fine tutto il guadagno di tempo rispetto alla metro è sfumato, così pure, sospetto, quello di soldi, in quanto credo sia scattata la mezz'ora dell'uso gratuito.
Alla fine ho trovato una stazione con un unico stallo libero. CHE CULO!
Il modo principe per trovare una stazione libera è utilizzare l'app preparata da Villo! Peccato che a causa dei costi del roaming (vermanete spaventosi) non mi sono azzardato a scaricare e consultare l'App (In effetti poi ho saputo che i totem alle stazioni indicano quelle che hanno bici o stalli liberi nelle vicinanze).
Questo deve fare riflettere, in quanto la smart city è bella, ma presuppone che tutti abbiano uno smartfone e un collegamento internet, e questo non è sempre verificato, anzi in genere ti perdi gli stranieri.
Comunque il bike sharing Villo! è veramente bellissimo, e in continua espansione. Ho constatato che l'espansione verso la periferia sta continuando e già sarei potuto andare con la bici a trovare i miei amici in periferia!
Dove però se non trovi posto sono cavoli amari, perchè le stazioni sono molto distanziate, quindi effettivamente rischi di dover fare lunghi percorsi a piedi qualora gli stalli siano già tutti impegnati.
sabato 14 dicembre 2013
Roma: ciclista investito mentre attraversa sulle strisce.
L'investimento è accaduto sul passaggio pedonale che si intravede prima del ponte |
Luca è stato investito sulle strisce pedonali, mentre attraversava spingendo a mano la bicicletta.
Per fortuna non si è fatto niente, ma è stato un caso.
E' accaduto a San Lorenzo, di mattina presto. Facciamo la stessa strada, ma io ero in ritardo, quindi non l'ho visto. Però attraverso nello stesso punto, nello stesso passaggio pedonale, con le stesse modalità.
Arrivando da Porta Maggiore sbuca da sotto il cavalcavia ferroviario e si ferma al passaggio pedonale per attraversare Viale dello Scalo di San Lorenzo e proseguire lungo la linea ferroviaria per Via di Porta Labicana.
Superati i binari del tram, attende che il flusso delle macchine diminuisca, quindi affronta il passaggio pedonale, spingendo la bici con la mano e facendo segno alle auto di fermarsi.
Le auto si fermano, ma a destra delle auto arriva sparato uno scooter, peraltro bene in vista, che non accenna a fermarsi se non quando è troppo tardi.
Lo scooterista frena disperatamente e cade, continuando a scivolare. Il mio collega -così racconta- si appoggia alla bici e salta, per cui lo scooter gli pass sotto (salvando la gamba) e prende la bicicletta. Lui viene però investito dallo scooterista e cade per terra.
Rimane per terra un bel po', ma poi si alza e per fortuna non riporta danni (è un tipo molto sportivo). Lo scooterista versa in condizioni peggiori. Un automobilista si ferma ad aiutarli tutti e due.
Alla fine la conta dei danni è minima: pedivella e fanalino rotti, risolti amichevolmente. Danni fisici sembra assenti.
Grande paura.
Lo scooterista afferma di non averlo visto in quanto guardava un pedone che stava attraversando dall'altra parte (dx).
Spiegazione plausibile, ma che rivela un errore di fondo. pretendere di negoziare il passaggio del pedone sulle strisce pedonali, invece di dargli la precedenza incondizionata.
Come dice Luca: Tutti con la fretta di arrivare presto in ufficio. Un'ora ci devono mettere, dando la precedenza a tutti e fermandosi a tutti i passaggi pedonali.
Parole sante e tutto è bene quel che finisce bene.
martedì 10 dicembre 2013
Targhe alterne tutti i giorni!
Oggi grande giornata sui pedali. Vabbè l'aria è inquinata, però sono scattate le targhe alterne e magicamente le auto si sono quasi dimezzate.
Quindi si circolava in maniera molto spedita, anche se le auto autorizzate alla circolazione si scatenavano spesso in velocità molto al di sopra di e consentite.
Un po' di rammarico per coloro che ho visto stipati sui bus, qualcuno con meno della metà dei miei anni- Ragazzi, suvvia, uscite dai barattoli di latta!
Comunque le targhe alterne sono una grande iniziativa, da ripetere tutti i giorni. Da ripetere tutti i giorni, tanto per spostarmi io ho la bicicletta.
E' comodissima, anche perchè in caso di necessità posso pure caricarla sulla mia auto a GPL!
Marameo!
domenica 8 dicembre 2013
Maledetta velocità 2
E' successo nuovamente che un'auto che procede a velocità elevata investa persone in attesa alla fermata del bus. L'altra volta, era il 25 febbraio 2008 era andata peggio, 5 morti. Se ben ricordo uno che stava superando una lunga fila su una strada, perse il controllo e finì contro un gruppo di pedoni che attendeva lo scuolabus alla fermata.
Se vi prendete la briga di leggere, o rileggere, il post... bene, posso confermare tutto quello già detto allora in proposito.
L'incidente di ieri condivide la causa (la perdita di controllo ad alta velocità) e il risultato, ovvero l'auto che finisce su di un gruppo di persone che aspetta l'autobus. E da' un'idea dei rischi che corriamo tutti, a prescindere.
La cura che consigliavo allora, il limitatore di velocità per le auto, è ancora assolutamente valida. Visto che ci vorrà ancora qualche anno per realizzarla (è solo questione di tempo), rimane il problema di cosa fare nel frattempo.
Molti continuano ad invocare il famoso "omicidio stradale" come deterrente. Io credo che una lunga pena detentiva rende meno probabile la recidiva, ma chi fa queste cose non ci pensa. Sono bravate che non tengono conto delle conseguenze.
Qualche sera fa, mi è passata accanto un'audi TT bianca (non nera come quella della foto). Quando mi è passata accanto (meno di mezzo metro) andava almeno a 90, e continuava ad accelerare. Quindi il problema rimane quello dell'intervenire rapidamente contro i pazzi scatenati.
Riporto un commento apparso sulla cronaca romana del CdS:
CharleSG
Tutti, come al solito, invocano la Germania e chiedono pene esemplari. Siete fuori strada! La differenza tra l'Italia e la Germania non sono le pene, è il controllo del territorio e la repressione spietata di qualsiasi comportamento illecito. Ci siete stati in Germania? Lì se qualcuno fa "un numero" per strada, tempo pochi secondi si materializza dal nulla un'auto della polizia. Da noi invece girano in pieno giorno dei veri e propri criminali al volante (con tutte le targhe, italiana e non...) e nessuno li vede nè tantomeno li ferma mai. In Italia per vedere la polizia devi aspettare che passi la scorta di qualche politico.
Parole sante!
sabato 7 dicembre 2013
Natale: si scatena lo shopping in seconda fila!
Per noi ciclisti romani il Natale si annuncia molto rischioso.
Infatti, se la crisi sta facendo contrarre gli acquisti, la sosta in seconda fila davanti ai negozi va alla grande.
Ormai tutte le strade con negozi si stanno popolando di una sosta in seconda fila che va ben oltre quella consueta che si forma davanti ai bar, ai pub alla moda e alle sale scommesse.
Il risultato per noi ciclisti è come minimo il continuo dentro-e-fuori dal flusso dal traffico.
Può andare peggio: in strade dove la sosta è veramente incanaglita spesso non c'e' abbastanza spazio per far passare una macchina e una bicicletta contemporaneamente... allora conviene piazzarsi al centro della carreggiata e tenersi le auto dietro... e credo che gli automobilisti alla fine capiscano perchè li sento molto più tranquilli.
Un altro grande rischio del periodo dell'Avvento sono le consegne. Infatti la flotta di furgoncini che ha il compito di consegnare le merci ai negozi è impegnatissima, spesso con percorsi e tempi difficilissimi da rispettare.
Gli autisti sono nervosissimi e pigiano sull'acceleratore, spesso forzando i passaggi. Bisogna stare assolutamente attenti!
Ieri uno mi è passato accanto a non più di 15 mm dal braccio, in accelerazione. L'ho ribeccato al semaforo successivo, ovviamente. Stava al telefono. Gli ho educatamente busssato, facendogli presente che non dovrebbe passare così vicino alle biciclette, è pericloso. Si è scusato dicendo che l'aveva stretto un altro furgone (vero).
Certo... avrebbe anche potuto frenare, invece di forzare il passo... :-)
Infine i vigili... completamente assenti! L'unica soddisfazione è che ad una loro macchina (sirena spenta) non ho dato la precedenza (che non aveva) ad un incrocio. Loro sono passati lo stesso, ma si sono dovuti fermare... e si sono scusati!
A furia di scuse creperò contento!!!!
Infatti, se la crisi sta facendo contrarre gli acquisti, la sosta in seconda fila davanti ai negozi va alla grande.
Ormai tutte le strade con negozi si stanno popolando di una sosta in seconda fila che va ben oltre quella consueta che si forma davanti ai bar, ai pub alla moda e alle sale scommesse.
Il risultato per noi ciclisti è come minimo il continuo dentro-e-fuori dal flusso dal traffico.
Può andare peggio: in strade dove la sosta è veramente incanaglita spesso non c'e' abbastanza spazio per far passare una macchina e una bicicletta contemporaneamente... allora conviene piazzarsi al centro della carreggiata e tenersi le auto dietro... e credo che gli automobilisti alla fine capiscano perchè li sento molto più tranquilli.
Un altro grande rischio del periodo dell'Avvento sono le consegne. Infatti la flotta di furgoncini che ha il compito di consegnare le merci ai negozi è impegnatissima, spesso con percorsi e tempi difficilissimi da rispettare.
Gli autisti sono nervosissimi e pigiano sull'acceleratore, spesso forzando i passaggi. Bisogna stare assolutamente attenti!
Ieri uno mi è passato accanto a non più di 15 mm dal braccio, in accelerazione. L'ho ribeccato al semaforo successivo, ovviamente. Stava al telefono. Gli ho educatamente busssato, facendogli presente che non dovrebbe passare così vicino alle biciclette, è pericloso. Si è scusato dicendo che l'aveva stretto un altro furgone (vero).
Certo... avrebbe anche potuto frenare, invece di forzare il passo... :-)
Infine i vigili... completamente assenti! L'unica soddisfazione è che ad una loro macchina (sirena spenta) non ho dato la precedenza (che non aveva) ad un incrocio. Loro sono passati lo stesso, ma si sono dovuti fermare... e si sono scusati!
A furia di scuse creperò contento!!!!
giovedì 5 dicembre 2013
Roma... ma i soldi delle piste nel bilancio ci sono ancora?
Al Comune stanno discutendo di bilancio. E' giusto che discutano, perchè i tempi sono magri. La cosa che mi ha colpito è che non stanno discutendo del bilancio preventivo del 2014, ma di quello preventivo del 2013...
Insomma, l'opposizione si agita, strilla, s'incazza, sbraita, occupa invoca il commissario... ma in definitiva si tratta di un altro caso di stronzianesimo, la religione nazionale di Oscarwildville. Tu non fai il tuo dovere, lasci gli altri nei guai e poi gli dai addosso quando a quelli cui tocca fare il lavoro che tu non hai fatto, magari accusandoli di non saper lavorare.
Detto questo, continuo a preoccuparmi dei finanziamenti per la ciclabilità. Leggo infatti che si litigano sui 100 i mila euri, e mi chiedo... ma i dieci milioni l'anno per tre anni che ci erano stati promessi, ci saranno ancora?
Io ho dubbi serissimi, speriamo bene!
Insomma, l'opposizione si agita, strilla, s'incazza, sbraita, occupa invoca il commissario... ma in definitiva si tratta di un altro caso di stronzianesimo, la religione nazionale di Oscarwildville. Tu non fai il tuo dovere, lasci gli altri nei guai e poi gli dai addosso quando a quelli cui tocca fare il lavoro che tu non hai fatto, magari accusandoli di non saper lavorare.
Detto questo, continuo a preoccuparmi dei finanziamenti per la ciclabilità. Leggo infatti che si litigano sui 100 i mila euri, e mi chiedo... ma i dieci milioni l'anno per tre anni che ci erano stati promessi, ci saranno ancora?
Io ho dubbi serissimi, speriamo bene!
martedì 3 dicembre 2013
La corsia ciclabile è la grande "innovazione"
Infatti la corsia ciclabile rappresenta la soluzione del
peggior problema di circolazione del ciclista urbano, e per certi versi anche
del motociclista: l'obbligo di tenere la destra
Tutti sappiamo infatti che il ciclista è uno relegato alla
destra della strada. Questo fatto, pur dando al ciclista la sicurezza di avere
un marciapiedi accanto, gli pone una serie di altri problemi non da poco.
Ne cito due dei più gravi:
a) Proseguire diritti in presenza di una
canalizzazione con svolta obbligatoria a destra;
b) Continuare la propria marcia quando le auto ti
superano e poi non le potresti superare a destra;
Il primo caso non è molto frequente, ma lo sta diventando
sempre di più. Tu pedali sulla destra, e quella improvvisamente diventa una
corsia nella quale è obbligatorio girare a destra. Cosa devi fare?
Spostarti a
sx tagliando in pieno flusso di traffico, oppure proseguire dritto segnalando
in modo che le auto non ti investano girando a dx?
Entrambe le alternative sono
poco piacevoli. Invece una corsia ciclabile dritta, fa sì che tu continui a
pedalare e le auto che vogliono girare a dx, comunque sono tenute a dare la
precedenza. Secondo me non è solo un miglioramento formale (in caso di
incidente almeno hai la piena ragione), ma prima di attraversare la corsia i
guidatori dovrebbero pensarci un po’ di più.
Molto più frequente, anzi, succede sempre, è quando le auto
ti superano e poi si incolonnano e tu, teoricamente, non potresti superarle a
destra, tanto che se aprono uno sportello, si accostano o girano, e ti
pigliano, la colpa è comunque tua.
Ancora una volta, una bella corsia ciclabile, non occupabile
dalle auto, ti permette di pedalare in maggiore sicurezza, perché l’auto che
intende girare a destra deve dare la precedenza a coloro che sopraggiungono
sulla corsia.
Un altro grande vantaggio della corsia ciclabile a dx è che
delimita comunque, seppur con mezzi solo visivi, uno spazio vitale per il
ciclista. L’automobilista degno del nome che porta tenderà a non invadere la
corsia, scorrendo parallelamente al ciclista
con maggiore attenzione e con una separazione precalcolata.
I vantaggi, quindi sono notevoli, e andrebbero adottate al più
presto, anche perché il costo è enormemente inferiore a quello di una pista.
Ci sono svantaggi? Alcuni, che solo l’altro lato di una
medaglia peraltro molto buona.
Il primo, più evidente, è che la corsia ciclabile non
assicura alcuna protezione fisica al ciclista. Questo inconveniente discende
dalla flessibilità e dal basso costo.
Il secondo è che la corsia ciclabile va strenuamente
difesa dalla sosta irregolare. A qui, il
parcheggiare su una corsia ciclabile dovrebbe essere visto come qualcosa di
piuttosto grave.
Il terzo è che la corsia si sbiadisce con il tempo. Quindi
in una città dove la manutenzione delle strade è occasionale, come Roma, si
rischia in breve tempo di perdere i vantaggi della corsia.
Il quarto è che la corsia sulla destra corre molto vicino
alle auto con il rischio di sportellate, cosa pericolosa per chi viaggia veloce
in bici (io no). Per ovviare a questo comincio a vedere piste distanziate dalle
auto da una fascia di sicurezza di circa 80 centimetri, ma ovviamente si
finisce per occupare un’intera corsia, cosa
che può ingenerare reazioni forti dagli automobilisti.
Comunque, uno strumento flessibile e a basso costo che può
aiutare molto la ciclabilità, soprattutto in città più civili della nostra.
domenica 1 dicembre 2013
Limiti di velocità: parlo da automobilista
Quando sono entrato nella sede dell'ACI, alla giornata sulla nuova mobilità, stava parlando il presidente dell'ACI. Insomma diceva un bel po' di cose note sul controllo della velocità. Ad esempio che non va fatto per fare cassa e immagino intendesse quei limiti artificialmente bassi per indurre gli automobilisti in violazione.
Avrei voluto rispondergli, ma è fuggito via. Aveva proprio l'aria contrariata, forse perchè un certo Rota Fixa aveva poco urbanamente chiesto lo scioglimento proprio di quell'ACI che ospitaca il convegno... vabbè, un po' educati bisogna pure esserlo, che dite?
Comunque tutto il suo intervento era improntato a questa somma ingiustizia che i poveri automobilisti ricevono da ingiusti limiti di velocità. Allora che faccio^ Metto da parte la bicicletta e parlo da automobilista.
E che succede agli automobilisti che provano a rispettare i limiti di velocità? Vengono suonati, nel senso di calcksonati e lampeggiati.
Provate ad andare su Via dei monti Tiburtini a 50 all'ora... Prima ti lampeggiano, poi ti suonano, ppi ti superano inveendo.
Se putacaso becchi uno che sulla Pontina va a 80 e lo superi a meno di 110, subito ti si accoda un SUV e ti comincia a lampeggiare finchè non sei rientrato nella tua corsia.
La Cristoforo Colombo, anche il tratto cittadino, la sera si trasforma in un circuito per le corse...
Insomma, questi non sono automobilisti rallentati dalla bici a 15 all'ora. Questi sono degli ... che si fanno i ... loro come gli aggrada.
Ecco, cominciamo a rompere il .. a questo con una serie di begli autovelox arancioni, o addirittura il Tutor sulla Pontina,
Una volta che li hai calmati riprendiamo a parlare in maniera civile.
E che cavolo.
mercoledì 27 novembre 2013
Commenti alle cuffiette
A seguito del post sulle cuffiette ho avuto vari commenti, tra cui un dibattito, per certi versi alquanto sopra le righe, su fb. Riposto invece qui i commenti ricevuti sul blog, con le risposte:
roby.roma ha detto...
Anonimo ha detto...
Vero, ci mancherebbe! Il guaio è la mancanza di tutto il resto (luci, catarifrangenti e giubbino)....
Elio ha detto...
Mi dà fastidio, vado piano, sto attento, son troppo grasso, son troppo basso, mi rovina la camicia. In effetti potremo ragionare solo su altezza e larghezza, le altre le senti ma son cazzate. Quindi io Stato devo mettere l'obbligo delle cinture, che tra le altre cose limita anche il costo al SSN di certi incidenti. Nella mia città andare in bici è pericoloso, per via delle auto, tante e non hanno minimamente la cultura del ciclista, ma coi giusti accorgimenti aumenti la sicurezza, per esempio sembrare un albero di natale, di notte, aiuta parecchio. E penso che non indossare le cuffie mi aiuti ad evitare pericoli. Ho divagato?
Scusate :-D
Elio
è solo una parte del problema, faccio il tassista a Roma, e nonostante di prassi guidi il più fluidificamente possibile e moderando velocità, rischio di investire tante persone a piedi ed in bici durante il giorno; bisogna giuocare di anticipo...pedone o ciclista che sia se sta al cellulare o con le cuffiette è "assente", attraversa di spalle, col rosso, non si accorge di nulla. In mezzo a cio ricordo che vedo, spesso, anche col buio ciclisti senza luci ne giubbottino, per esempio c è unm tale che verso le 6 di mattina su via appia pignatelli va in bici, senza luci, ne casco, ne giubbotto catarifrangente.
Roberto.
Roberto.
Condivido pienamente la critica, sia da ciclista che da automobilista. Troppe persone vanno per strada come se stessero al parco... a Roma alla fine siamo buoni, in altre città non ti perdonerebbero. In ogni caso questi comportamenti a parer mio hanno una forte componente di mancanza di rispetto verso gli altri utenti della strada.
il casco non è obbligatorio.
26 novembre 2013 09:53
A quanto so' neanche il giubbotto, ma giustamente Roberto fa notare che qualcosa bisognerebbe averlo.
Sempre stato contro, in qualsiasi mezzo, di cuffie o simili. In auto perché rischi di uccidere qualcuno, in bici perché se mi uccidono vai tu a dirgli che potevi portarle. Troppo pericoloso, ed in città non ne sento il bisogno, forse per quello non le userei mai. Da qui a proibirle la strada è lunga, ma sarebbe lo stesso discorso della cintura di sicurezza.
Certi tipi di divieti vengono fatti per aiutare gli stupidi, tutti sappiamo che la cintura salva la vita (a me lo ha fatto) nonostante tutto con una scusa od un'altra c'è chi non la usa.
Sempre stato contro, in qualsiasi mezzo, di cuffie o simili. In auto perché rischi di uccidere qualcuno, in bici perché se mi uccidono vai tu a dirgli che potevi portarle. Troppo pericoloso, ed in città non ne sento il bisogno, forse per quello non le userei mai. Da qui a proibirle la strada è lunga, ma sarebbe lo stesso discorso della cintura di sicurezza.
Certi tipi di divieti vengono fatti per aiutare gli stupidi, tutti sappiamo che la cintura salva la vita (a me lo ha fatto) nonostante tutto con una scusa od un'altra c'è chi non la usa.
Mi dà fastidio, vado piano, sto attento, son troppo grasso, son troppo basso, mi rovina la camicia. In effetti potremo ragionare solo su altezza e larghezza, le altre le senti ma son cazzate. Quindi io Stato devo mettere l'obbligo delle cinture, che tra le altre cose limita anche il costo al SSN di certi incidenti. Nella mia città andare in bici è pericoloso, per via delle auto, tante e non hanno minimamente la cultura del ciclista, ma coi giusti accorgimenti aumenti la sicurezza, per esempio sembrare un albero di natale, di notte, aiuta parecchio. E penso che non indossare le cuffie mi aiuti ad evitare pericoli. Ho divagato?
Scusate :-D
Elio
Condivido pienamente, chi avrebbe il coraggio di investire un albero di Natale? :-) Anche io appartengo al club dei salvati dalle cinture (magari non dalla morte ma da una bella botta al vetro) e credo nell'imposizione di alcune misure di sicurezza tout-court.
Un solo appunto: le cuffie sono già proibite. Unica incertezza la differenza tra cuffie e auricolari che non appare immediata. Si tratta di una specifica tecnica o solo di una diversità d'uso?
martedì 26 novembre 2013
Un micropezzetto di tavola rotonda
Le scadenze di lavoro non mi danno tregua, quindi ho potuto partecipare solo all'ultima mezz'ora della tavola rotonda sulla mobilità nuova. Un po' nella tana del lupo, l'Automobile Club Italiano, visto che alla fine la mobilità nuova è basata sulla riconquista di parte degli spazi adesso occupati dalle automobili.
Sono entrato proprio durante l'intervento del Presidente dell'ACI e non mi è piaciuto nemmeno un po'. Anche quando ha detto alcune cose giuste sugli arrangiamenti pedonali, le ha dette in un modo arrogante, del tipo: dite tutte cose belle, per carità, ma noi continueremo dritti sulla nostra strada alla nostra velocità... vabbè, anche comprensibile, visto che qualche intervenuto pare abbia chiesto lo scioglimento dell'ACI stesso.
Per il resto della tavola rotonda molte cose giuste, ma secondo me ancora non coordinate in maniera sufficiente. In particolare, da regolatore, mi pare di vedere la solita grossa confusione tra requisiti e loro applicazione, tra ciò che è proibito, ciò che è permesso e ciò che è obbligatorio. Strano a dirsi, ma sono cose differenti.
Infine sempre un rammarico: troppi ne fanno solo un problema di regole. Poi esci e ti trovi nell'anarchia totale... e allora?
Morale: l'introduzione della zona 30 è sicuramente una buona cosa. Ma a Roma, lasciando stare le bici, se con l'automobile vai a 50 sugli stradoni, comunque le altre macchine ti si mettono dietro e ti suonano. La sera, poi si toccano velocità stratosferiche.
Quindi, almeno a Roma, non è un problema di legge, ma della sua applicazione a partire dalle cose più elementari.
Sono entrato proprio durante l'intervento del Presidente dell'ACI e non mi è piaciuto nemmeno un po'. Anche quando ha detto alcune cose giuste sugli arrangiamenti pedonali, le ha dette in un modo arrogante, del tipo: dite tutte cose belle, per carità, ma noi continueremo dritti sulla nostra strada alla nostra velocità... vabbè, anche comprensibile, visto che qualche intervenuto pare abbia chiesto lo scioglimento dell'ACI stesso.
Per il resto della tavola rotonda molte cose giuste, ma secondo me ancora non coordinate in maniera sufficiente. In particolare, da regolatore, mi pare di vedere la solita grossa confusione tra requisiti e loro applicazione, tra ciò che è proibito, ciò che è permesso e ciò che è obbligatorio. Strano a dirsi, ma sono cose differenti.
Infine sempre un rammarico: troppi ne fanno solo un problema di regole. Poi esci e ti trovi nell'anarchia totale... e allora?
Morale: l'introduzione della zona 30 è sicuramente una buona cosa. Ma a Roma, lasciando stare le bici, se con l'automobile vai a 50 sugli stradoni, comunque le altre macchine ti si mettono dietro e ti suonano. La sera, poi si toccano velocità stratosferiche.
Quindi, almeno a Roma, non è un problema di legge, ma della sua applicazione a partire dalle cose più elementari.
lunedì 25 novembre 2013
Ciclisti con le cuffiette
Dopo l’uscita del sindaco di Londra che ha espresso l’intenzione di vietare l’uso
delle cuffie ai ciclisti, mi è sembrato utile trattare in maniera un po’ più
articolata l’argomento… ovviamente nessuno dice perché sentiamo la musica
quando pedaliamo.
Quando faccio jogging è per ammazzare la noia di fare
jogging… in canoa perché si accompagna bene al paesaggio (la bella musica). Poi
chi va in bici rischiando la pelle per sentire schifezze (p.e. musica
“commerciale”), quello proprio non lo capisco…
La mia storia con le cuffiette comincia più o meno nel 1980,
quando mi portarono dagli USA una specie di walkman (non eisteva ancora questo
termine) della Panasonic. Era addirittura prima della norma che ne proibiva
l’uso alla guida…
Da allora l’ascolto
“in cuffia” ha permesso di portare la musica in tutti gli ambienti prima
difficilmente accessibili. In barca, in canoa, nelle lunghe passeggiate,
facendo jogging e in bicicletta. E qui sono ricominciati i guai.
Addirittura Boris il Rosso (anzi, meglio
il Roscio, visto che è di destra e il nomignolo si riferisce alla sua persona),
Boris il Roscio sta minacciando di proibirle perché troppo pericolose.
Il semplice accenno di questa misura inglese ha scatenato un
acceso dibattito sul sito di SIC, ma sarebbe bene fare il punto in una logica
di safety management.
Cominciamo con il dire che le cuffie sono ovviamente
accusate di impedire al ciclista di accorgersi dei pericoli, ovvero delle
macchine che arrivano da dietro. Prima che i lettori mi maledicano, confermo
che è proprio quello che accade sulle piste ciclabili quando il podista in
cuffia non si sposta per quanto scampanelliate e alla fine non avete altra
soluzione che estrarre la Luger (se vi siete ricordati di portarla con voi) e
liberare la strada.
Qualcuno chiama le macchine in causa… anche loro hanno “sterei”,
altoparlanti boom-boom e nessuno dice niente. E’ vero, ma le macchine hanno
anche tre specchietti, uno centrale e due di lato, con il quale il bravo
guidatore tiene in ogni momento sotto controllo la strada dietro a lui.
In effetti il ciclista non deve tenere sotto controllo la
strada dietro di lui per vedere se qualcuno arriva veloce e scansarsi in tempo.
Deve “sentire” che c’e’ qualcuno dietro
a lui, o quasi sempre dietro alla sua sinistra, perché se si trova a scartare,
girare improvvisamente a sx o a dx, non ha il tempo di voltare la testa per
vedere chi c’e’. L’udito lo può aiutare in questi casi. Rinunciarvi senza avere
gli specchietti capite bene che non è salutare. Vi dico anche una cosa: se non
lo capite non siete bravi guidatori, rassegnatevi.
C’e’ cuffia e cuffia…
Ma proprio tutte le
cuffie tolgono l’udito? No, ve ne sono di vari tipi, in particolare quelle che
noi chiamavano “aperte”, poi quelle “chiuse”
e poi quelle “a soppressione di rumore”.
Quelle aperte permettono di mescolare nell’orecchio sia i
suoni esterni che quelli interni. Normalmente sono quelle cuffie (“cuffiette”)
che non isolano l’orecchio. Di fatto sono coppie di auricolari .Con quelle
cuffie e un livello non eccessivo di suono, o la semplice conversazione, in
realtà si conservano i suoni esterni. E’ il principio del telefono quando
pedali o dell’ascolto dei radiogiornali. Francamente non lo trovo pericoloso e
lo uso spesso. Cercando di non distrarmi troppo con la conversazione.
Le cuffie chiuse, quelle che isolano l’orecchio dall’esterno
per dare un ambiente più puro, sono invece micidiali. Anche un volume moderato
copre la maggior parte dei suoni esterni. Sono fatte apposta e non dovrebbero
essere usate, almeno in ambienti trafficati. Ma anche sulle piste, visto che
qualche ciclista più veloce di voi che vi sorpassa lo trovate sempre (non vale
per Dumil, ovviamente)
Infine il tipo più pericoloso di cuffie sono quelle con la
soppressione attiva del rumore. La prima volta le vidi in mano ad un rampollo
di una delle più ricche famiglie italiane, mentre collaudavamo il suo
elicottero appena comprato. Io le indossai (l’elicottero è un posto veramente
rumoroso, senza cuffie non si può sentire la radio) ma la soppressione attiva
del rumore esterno, per quanto confortevole, mi pareva isolare il pilota anche
da quei rumori che è vitale ascoltare. Adesso queste cuffie sono disponibili,
ma secondo me me sono proprio quello che non si deve assolutamente portare su
una bicicletta, o correndo, e anche in canoa. Insomma vanno bene solo se stai
seduto.
Ma bisogna proprio vietarle?
Ascoltare musica
da alto volume in bici è, secondo me, una grossa imprudenza e “andrebbe
vietata”. Il divieto però non dovrebbe includere gli auricolari aperti, quelli
usati per i telefoni. In effetti non c’è alcun bisogno di vietare le cuffie,
perché in Italia sono già vietate. Infatti l’articolo 173 comma 2 del CdS
recita:
2. E' vietato al conducente di far uso durante la marcia di apparecchi
radiotelefonici ovvero di usare cuffie sonore, fatta eccezione per i conducenti
dei veicoli delle Forze armate e dei Corpi di cui all'art. 138, comma 11, e di
polizia. E' consentito l'uso di apparecchi a viva voce o dotati di auricolare
purché il conducente abbia adeguata capacità uditiva ad entrambe le orecchie
che non richiedono per il loro funzionamento l'uso delle mani.
Il problema casomai è capire quali sono gli auricolari
“approvati”. Sto cercando un’idonea specifica
tecnica che lo dica nero su bianco.
Quindi come abbiamo visto, almeno per un aspetto, in fatto
di ciclabilità abbiamo battuto Boris il Roscio! Possiamo congratularcene!!!!
Anzi:
A BBoris, ma n’do’
vai! Te damo tre o quattrocento chilometri de piste ciclabili de vantaggio, ma poi
Ignazzio te ripia!
domenica 24 novembre 2013
SIC, FIAB, ANCI… che confusione!
Sulla strada della ciclabilità
nazionale, FIAB e ANCI hanno fatto un importante passo in avanti, definendo una
serie di misure da introdurre nel Codice della Strada (CdS) per supportare
l’espansione, in sicurezza, della ciclabilità italiana.
Alcuni di SIC hanno però guardato
con disappunto al fatto che, almeno da qualche comunicato stampa, non si
riconosce il contributo che ha dato il movimento salvaiciclisti (#SIC per gli
amici) in termini di supporto al fenomeno della ciclabilità e alla definizione
delle proposte ANCI/FIAB.
Ho molta simpatia per le persone
che lavorano e hanno lavorato a #SIC, e credo che sia giusto riconoscere loro il grande
contributo dato. Al tempo stesso non possiamo scordare che questi sono proprio
gli svantaggi di un movimento. che appunto non ha personalità giuridica, organi
riconosciuti e rappresentanti ufficiali.
Che poi è la condizione del Movimento
5 stelle, anche se lì la situazione è al contrario… in assenza di organi
statutari comanda uno solo e basta.
Detto questo, da regolatore di
professione, vorrei sottoporvi alcune riflessioni in merito. Quando si tratta
di confrontarsi con quelli che ormai si chiamano universalmente gli stakeholders, ti trovi a trattare con
vari tipi di associazioni, che possono o meno costituire un appoggio tecnico o
politico a quello che hai in mente di fare. In questo caso lo schema è chiaro:
#SIC: è un movimento. "Senza capo
ne’ coda," senza rappresentanti riconosciuti, ancorchè ci si incontri con i soliti che si impegnano. Di fatto
è una pagina di face book e qualche attivista. Al regolatore dice che c’e’
qualcuno che ha a cuore il problema, ma non riesce a tirarci fuori molto di
buono. Chiunque, infatti, può alzarsi e dire una cosa differente, senza tema di
smentite certe. Però indica, appunto un sentimento, uno stato d’animo e la
necessità di prendere in considerazione i problemi sollevati. Però
difficilmente può proporre soluzioni coerenti. In aggiunta #SIC non ha numeri
da migrazione biblica, dico centinaia di migliaia, o milioni di aderenti, il
che non favorisce la situazione.
FIAB: è una ONLUS, ha una
personalità giuridica. E’ una associazione di settore. Ha un numero di iscritti
certo, organi eletti identificabili. C’e’ un segretario, o che altro, che può
sempre alzarsi e dire “noi la pensiamo così e nessun altro può dire il
contrario”. Quindi è molto meno liquida del movimento, ma pur sempre di parte.
E’ però in grado di proporre testi legislativi e di patrocinarli in maniera
verificabile.
ANCI: qui andiamo sul “pesante”.
L’associazione dei comuni italiani che propone una modifica del CdS a deciso
favore della ciclabilità dovrebbe farci tutti quanti gioire a prescindere.
Questi sono gli amministratori delle nostre città, sono quelli le cui strutture
tecniche sono deputate ad adottare in pratica quanto scritto nel CdS e i cui
vigili urbani sono deputati a far rispettare. Una forte presa di posizione da
parte dei Comuni è difficilmente eludibile, ed eventuali azioni lobbystiche di
contrasto sono molto più difficili.
Per concludere: #SIC sta facendo
il proprio mestiere. Ce ne possiamo rallegrare tutti e in particolar modo
coloro che vi si stanno tanto impegnando. Purtroppo un movimento è quello che è
e non sempre comporta riconoscimenti per l’impegno che vi si mette… come tutte
le altre cose, del resto.
venerdì 22 novembre 2013
Ho detto una cazzata... era il NY Times International
Mi scuso con i lettori, e l'autore, ma l'articolo cui mi riferivo nel mio post di ieri veniva da New York Times International, e non dall'International Herald Tribune, normalmente distribuito a bordo di Brussels.
Per farmi perdonare allego il file!
Per farmi perdonare allego il file!
giovedì 21 novembre 2013
A Londra è guerra tra ciclisti e automobilisti
Le Boris Bike |
Mi sono imbattuto in un articolo
piuttosto preoccupante sul rapporto tra
ciclisti e automobilisti (o camionisti) a Londra. Nella capitale inglese è ormai, secondo il
giornale (International Herald Tribune, testata di centro destra) in corso una vera e
propria guerra per lo spazio per circolare. Una guerra con morti e feriti,
ovviamente tutti dalla parte dei ciclisti. Non per niente, il giornale ricorda
che ci sono più ciclisti morti a Londra che soldati inglesi morti in
Afghanistan…
In particolare, al sesto morto in
due settimane, una delle maggiori federazioni sportive del Regno Unito ha preso
carta e penna e ha chiesto di incontrare
il sindaco, noto ciclista anche lui, accusandolo di non fare abbastanza (leggi
spendere) per garantire la sicurezza dei ciclisti.
Inoltre, avendo notato che
su 16 morti, 9 sono avvenuti a causa di automezzi pesanti, la federazione
chiede di vietare l’ingresso in città agli automezzi pesanti nelle ore di
punta. A Parigi lo fanno, e la sicurezza dei ciclisti è più alta.
Per quanto ciclista, e fortemente
impegnato a supportare i ciclisti anche attraverso importanti programmi
infrastrutturali, il sindaco non ha, finora appoggiato la richiesta. In
particolare non ritiene che il divieto sia migliorativo per la sicurezza, e che
il prezzo imposto alla collettività sia troppo alto rispetto ai benefici in
termini di sicurezza. In particolare che gli incidenti non siano da attribuire,
sic et simpliciter, alla presenza dei
mezzi pesanti in città.
Piuttosto il sindaco ha puntato
il dito verso comportamenti molto rischiosi tenuti da una gran parte dei
ciclisti, primo fra tutti il continuare
a passare con il semaforo rosso, o guidare con la musica in cuffia, sordi a quanto accade intorno.
Non avendo i dati degli incidenti
certo nn possiamo dire nulla in proposito. La nostra situazione è radicalmente
diversa, però con una costante: la lotta per lo spazio tra biciclette e altri
mezzi motorizzati, in particolare i mezzi pesanti.
Per quanto mi riguarda avevo già
scritto della difficoltà di coesistenza di queste due categorie di utenti della
strada. A quanto pare, a differenza di altri paesi ciclisticamente più evoluti,
sia in Italia che nel regno Unito, la bicicletta non è stata ancora
metabolizzata dalla grande maggioranza della popolazione della strada. I motorizzati
ancora resistono attivamente.
Non ho neanche dubbi sul fatto
che molti ciclisti corrano rischi ingiustificabili, non pagando a questi mezzi
il dovuto rispetto (diciamo… tenersi alla larga a prescindere, essere pronti
alle loro manovre, non infilarsi negli angoli morti).
Rimane il fatto che quando ti
superano puoi fare ben poco, se non sperare che l’autista non si sbagli…
martedì 19 novembre 2013
Il più bel commento sui 30...
Riguardo al post sui 30 all'ora, riporto quello che, secondo me, è il più bel commento apparso sul blog finora:
Bikediablo ha detto...
E si comportano in modo tale di stare dalla parte del torto (in modo gratuito) creando così alibi agli "avversari".
Anche a Londra si muore in bici, eppure usano tutti (tranne poche eccezioni) luci, caschi, gilet fosforescenti, significa che c'è da lavorare. Hanno un sindaco "di destra" che va in bici, senza scorta, e che ha rivoluzionato la mobilità.
La differenza fra l'italia e l'Europa è riscontrabile in tutti gli attori della mobilità come di qualsiasi altro argomento.
Infatti se da una parte il Corriere scrive cose assurde mentre al contempo The Times esce con un articolo sui vantaggi della mobilità ciclabile anche per chi non intende andare in bici, dall'altra anche i "rappresentanti" dei ciclisti viaggiano in modalità lobby chiedendo il totale passaggio a 30 km/h, mentre già oggi non si rispetta nemmeno laddove c'è.
Infatti se da una parte il Corriere scrive cose assurde mentre al contempo The Times esce con un articolo sui vantaggi della mobilità ciclabile anche per chi non intende andare in bici, dall'altra anche i "rappresentanti" dei ciclisti viaggiano in modalità lobby chiedendo il totale passaggio a 30 km/h, mentre già oggi non si rispetta nemmeno laddove c'è.
E si comportano in modo tale di stare dalla parte del torto (in modo gratuito) creando così alibi agli "avversari".
Anche a Londra si muore in bici, eppure usano tutti (tranne poche eccezioni) luci, caschi, gilet fosforescenti, significa che c'è da lavorare. Hanno un sindaco "di destra" che va in bici, senza scorta, e che ha rivoluzionato la mobilità.
Noi abbiamo un sindaco che va in bici ma evidentemente non capisce la mobilità in bici, tanto è vero che usa le preferenziali con la sua scorta.
La chiudo qui perchè credo che ragionare (non continuare a fare schemi, scrivere libretti o flashmob) sia una causa persa.
Grande Marco... però questa è la realtà e da qui si parte lo vogliamo o no, nel ringraziare comunque chi fa qualcosa per cambiare.
Però uno dei mali italiani è che si fa fatica a ragionare. Anzi, se cerchi di ragionare passi dalla parte del torto perchè rischi di rivelare l'incoerenza della maggior parte dei ragionamenti.
Perciò si fa casino, ma poi si ottiene poco, andando sempre avanti e indietro sugli stessi temi.
(dibattito ammesso)
martedì 12 novembre 2013
I 30 della discordia... tante proteste, ma in Italia ci sono sempre stati e all'estero funzionano
L'ultimo episodio della guerra contro il limite a 30 è questo INCREDIBILE articolo uscito sul Corriere della Sera... alla sezione motori. Per la trattazione grossolana e approssimativa si stenta a credere che sia pubblicato sullo stesso giornale che sostiene tante battaglie per i ciclisti.
Ovviamente non mi scandalizzo perchè l'autore ha un'opinione diversa dalla mia. Mica tutti possono essere bravi, intelligenti e belli come. Il punto di caduta sono le argomentazioni che ignorano che quello che si cerca di introdurre in Italia, dalla zona 30 all'esenzione del senso unico per le biciclette, è da nni pratica comune in paesi molto più civili del nostro e dove tutti, compresi gli automobilisti, circolano meglio che a Roma.
Però devo ammettere che l'avversione per i trenta all'ora, soprattutto se reali, ovvero imposti a colpi di autovelox, è condiviso dalla maggior parte degli automobilisti. Anche perchè poi i limiti a 30 all'ora in Italia sono sempre esistiti.
Giusto l'altra settimana ho avuto una conversazione sull'argomento con alcuni colleghi. Ingegneri, tra i 60 e i 50, tutti a maledire il limite di 30 in Via Merulana.Impossibile da rispettare. La macchina non ce la fa. Tu perchè non hai bambini da acompagnare. Etc. etc.
Devo ammettere che anche io, facendo le prove di trenta all'ora, mi ero così concentrato sulla strumentazione che quasi metto sotto uno sulle strisce. Per carità, a 30 all'ora spaccati, ma quasi messo sotto sulle strisce!
Però sull'impossibile da rispettare mi sono incavolato... 1800 giri in terza e la macchina va a 30.
Notate che questi miei colleghi hanno tutti la stessa esperienza di flight test engineer che ho io, quindi a tabelle di prestazioni, motori etc, vanno tutti molto forte. Oltretutto fanno viaggi frequenti in Germania, Francia, Belgio e Olanda. Quindi sanno benissimo quello che accade all'estero!
Ma tant'è. L'automobilista italiano , di fronte alla zona 30, è capace anche di rinnegare la propria storia!
Ovviamente non mi scandalizzo perchè l'autore ha un'opinione diversa dalla mia. Mica tutti possono essere bravi, intelligenti e belli come. Il punto di caduta sono le argomentazioni che ignorano che quello che si cerca di introdurre in Italia, dalla zona 30 all'esenzione del senso unico per le biciclette, è da nni pratica comune in paesi molto più civili del nostro e dove tutti, compresi gli automobilisti, circolano meglio che a Roma.
Però devo ammettere che l'avversione per i trenta all'ora, soprattutto se reali, ovvero imposti a colpi di autovelox, è condiviso dalla maggior parte degli automobilisti. Anche perchè poi i limiti a 30 all'ora in Italia sono sempre esistiti.
Giusto l'altra settimana ho avuto una conversazione sull'argomento con alcuni colleghi. Ingegneri, tra i 60 e i 50, tutti a maledire il limite di 30 in Via Merulana.Impossibile da rispettare. La macchina non ce la fa. Tu perchè non hai bambini da acompagnare. Etc. etc.
Devo ammettere che anche io, facendo le prove di trenta all'ora, mi ero così concentrato sulla strumentazione che quasi metto sotto uno sulle strisce. Per carità, a 30 all'ora spaccati, ma quasi messo sotto sulle strisce!
Però sull'impossibile da rispettare mi sono incavolato... 1800 giri in terza e la macchina va a 30.
Notate che questi miei colleghi hanno tutti la stessa esperienza di flight test engineer che ho io, quindi a tabelle di prestazioni, motori etc, vanno tutti molto forte. Oltretutto fanno viaggi frequenti in Germania, Francia, Belgio e Olanda. Quindi sanno benissimo quello che accade all'estero!
Ma tant'è. L'automobilista italiano , di fronte alla zona 30, è capace anche di rinnegare la propria storia!
domenica 10 novembre 2013
La precedenza dei tram...
A Bruxelles talvolta vado in un albergo che ha il tram che gli passa davanti.
Per fortuna non mi è successo come la prima volta ad Amsterdam, dove l'albergo aveva le scale che finivano esattamente su di una pista ciclabile.
Appena uscito, il tempo di orientarmi, decidere se andare a dx o a sx, sono stato centrato da un Olandese sugli 85 kg a 10 nodi almeno. Per fortuna non è caduto, io no mi sono fatto male, la parolaccia in Olandese non l'ho capita, e da allora mi sono tenuto accuratamente alla larga da tutte le piste ciclabili...
Tornando al tram... no, non mi ha centrato. Però il passaggio pedonale sulle rotaie diventa rosso, e per terra è disegnato un cartello di pericolo (triangolo rosso) con un tram disegnato al centro. Per me non c'era bisogno... avendo vissuto per 25 anni sulla Prenestina so bene che non è mai il caso di mettersi a discutere con un tram.
Il senso dell'attraversamento pedonale dipinto di rosso si è palesato nell'ultimo passaggio nella capitale belga, dove sono comparsi una serie di manifesti, con un pedone che attraversa la strada su uno di quei passaggi dipinti di rosso.
Purtroppo non avevo nè macchina fotografica ne' telefonino abilitato (appena morta la scheda SD) non ho potuto fare la foto. Il senso del francese era chiarissimo: attenti, che il tram ha SEMPRE la precedenza. Anche sui pedoni.
Già mi avevano detto che in Belgio vige la stretta legge della precedenza. Nella famosa escursione al Castello di Beersel, mio esordio ciclistica in terra fiamminga, la guida mi aveva avvertito di rispettare scrupolosamente la precedenza, essendo i Belgi conducenti spietati, salvo poi, 3 anni dopo, trovare l'eccezione che conferma la regola.
Mi interessava comunque: portare l'attenzione su una prima eccezione rispetto alla proposta che sul più pesante ricade sempre l'onere della prova in caso di incidente.
In una scala di pesantezza avremmo (dal più pesante al più leggero): Treno Merci, Treno passeggeri, Tram, Autrotreno, Camion, Autobus Camioncino, Furgone, SUV, Auto, Moto, scooter, Bici elettrica, Bici, Pattini, pedone Adulto, bambino.
E anche nelle biciclette, in caso di collisione tra la mia Hazard e una Cannondale in carbonio dovrei essere io ad avere l'onere della prova... Anzi, probabilmente la doppia prova, vista la differenza di peso!
Vabbè, staremo a vedere cosa succede, speriamo il tutto non si traduca in un ennesimo buco nell'acqua.
Per fortuna non mi è successo come la prima volta ad Amsterdam, dove l'albergo aveva le scale che finivano esattamente su di una pista ciclabile.
Appena uscito, il tempo di orientarmi, decidere se andare a dx o a sx, sono stato centrato da un Olandese sugli 85 kg a 10 nodi almeno. Per fortuna non è caduto, io no mi sono fatto male, la parolaccia in Olandese non l'ho capita, e da allora mi sono tenuto accuratamente alla larga da tutte le piste ciclabili...
Tornando al tram... no, non mi ha centrato. Però il passaggio pedonale sulle rotaie diventa rosso, e per terra è disegnato un cartello di pericolo (triangolo rosso) con un tram disegnato al centro. Per me non c'era bisogno... avendo vissuto per 25 anni sulla Prenestina so bene che non è mai il caso di mettersi a discutere con un tram.
Il senso dell'attraversamento pedonale dipinto di rosso si è palesato nell'ultimo passaggio nella capitale belga, dove sono comparsi una serie di manifesti, con un pedone che attraversa la strada su uno di quei passaggi dipinti di rosso.
Purtroppo non avevo nè macchina fotografica ne' telefonino abilitato (appena morta la scheda SD) non ho potuto fare la foto. Il senso del francese era chiarissimo: attenti, che il tram ha SEMPRE la precedenza. Anche sui pedoni.
Già mi avevano detto che in Belgio vige la stretta legge della precedenza. Nella famosa escursione al Castello di Beersel, mio esordio ciclistica in terra fiamminga, la guida mi aveva avvertito di rispettare scrupolosamente la precedenza, essendo i Belgi conducenti spietati, salvo poi, 3 anni dopo, trovare l'eccezione che conferma la regola.
Mi interessava comunque: portare l'attenzione su una prima eccezione rispetto alla proposta che sul più pesante ricade sempre l'onere della prova in caso di incidente.
In una scala di pesantezza avremmo (dal più pesante al più leggero): Treno Merci, Treno passeggeri, Tram, Autrotreno, Camion, Autobus Camioncino, Furgone, SUV, Auto, Moto, scooter, Bici elettrica, Bici, Pattini, pedone Adulto, bambino.
E anche nelle biciclette, in caso di collisione tra la mia Hazard e una Cannondale in carbonio dovrei essere io ad avere l'onere della prova... Anzi, probabilmente la doppia prova, vista la differenza di peso!
Vabbè, staremo a vedere cosa succede, speriamo il tutto non si traduca in un ennesimo buco nell'acqua.
venerdì 8 novembre 2013
Ma QUANTO è insicura la bicicletta?
Chi sceglie un mezzo a due ruote, bici, scooter, moto, sa bene di esporsi ad una serie di rischi difficilmente mitigabili. Dalla foratura, al cane in mezzo alla strada. alla macchia d'olio in curva, tanto per citare i più frequenti, i pericoli sono in agguato in ogni momento.
Inoltre l'utente del mezzo a due ruote non è protetto in caso di caduta: gli incidenti sono più frequenti e le conseguenze più gravi... per non parlare poi del più classico degli incidenti, la collisione con altri veicoli. Lì, salvo pochi casi, l'utente del mezzo a due ruote ha la peggio.
Quindi, quando saliamo su di un mezzo a due ruote, abbiamo fatto una scelta a priori, ovvero quella di sfidare un bel po' di sorte. Di assumerci una serie di rischi che l'automobilista, il camionista, il tramviere non hanno.
D'altra parte il proverbio uomo a cavallo sepoltura aperta mica l'abbiamo inventato noi!!!
La domanda successiva è, ovviamente... ma QUANTO è insicuro il mezzo a due ruote rispetto a quello a quattro ruote? E visto dove ci troviamo, QUANTO è insicura la bicicletta?
Bene, quando andiamo alle statistiche sulla bicicletta tutto diventa meno chiaro, direi confuso. Infatti la (in) sicurezza viene espressa con rapporti: sopra metti, per esempio, i morti, e sotto, a dividere, qualche altro numero.
Per il numeratore, visto che parliamo di rapporti, è abbastanza facile. Ci mettiamo i morti in una anno. Io non sono molto d'accordo, infatti anche rimanere paralizzato è una sorta terribile, perdere un braccio o una gamba, etc. Infatti per avere il vero indice di rischio sociale, io ci metterei tutti gli incidenti che provocano gravi lesioni permanenti.
Per il denominatore, invece, tutto si fa confuso. Infatti è difficilissimo sia stabilire la base di paragone che poi stimare l'effettivo uso della bicicletta sul quale "spalmare" il numero dei decessi.
La prima scelta che viene in mente è utilizzare un indice classico della produttività dei trasporti passeggeri: il passeggero (moltiplicato) per chilometro. Per intenderci, un'auto che porta 4 persone a 100 all'ora, in un'ora di viaggio produce 400 paxkm. Un treno con mille persone a 200 all'ora 200 mila paxkm. Un jet con 400 pax a 800 km/h, produce 320000 paxkm. Una bici a 20 all'ora... 20!
Se si adotta il paxkm come misura di sicurezza, l'aviazione commerciale diviene di gran lunga il mezzo di tasporto più sicuro, al secondo posto si classificano gli ascensori. Dall'auto in giù è una carneficina. La bicicletta non ne parliamo neppure.
La gisutificazione dell'uso del paxkm nelle statistiche di sicurezza è, ovviamente, che il mezzo di trasporto serve, appunto, a trasportare, e quindi è giusto misurare gli incidenti sulla sua produzione.
In aviazione siamo i primi a sconfessare queste statistiche, Considerando che le fasi rischiose del volo sono decollo e atterraggio, preferiamo utilizzare il volo come indice di sicurezza, il che ridimensiona la sicurezza relativa dell'aviazione di linea a valori più realistici.
Secondo me il paxkm comporta trappole anche nelle statistiche comparate. Per comparare i due mezzi occorre fare una serie di assunzioni, perchè il mezzo si sceglie in relazione al percorso che devi fare. Quindi dovremmo parlare, per esempio, di stessi percorsi. Infatti auto e bici "competono" fino a 10 km in ambito urbano. Fuori dalla città il vantaggio in produttività che si ottiene ad usare l'auto è altissimo, non c'e' competizione.
Più interessante è il paragone tra due mezzi omogenei: bicicletta e tandem. Se si muovono insieme a 20 km/h, la produttività del tandem è esattamente doppia (40 paxkm contro 20 paxkm). Però non vi è nessuna ragione per ritenere che i due mezzi corrano rischi differenti, se non per il fatto che il tandem è leggermente più lungo della bicicletta e quindi ha una maggiore sezione d'urto.
Se adottiamo il paxkm, il tandem è praticamente il doppio più sicuro della bicicletta singola e quattro volte rispetto a due biciclette. In realtà, sul medesimo percorso i due mezzi hanno la stessa probabilità di avere un incidente, leggermente più grande per il tandem per via delle dimensioni. Quindi anche in questo caso si dovrebbe abbandonare il paxkm e andare su di un'altra unità, quale la tratta o il tempo di esposizione al rischio (minuti di percorso).
Ovviamente se tutti ci muoviamo in città a 20 all'ora, la persona che si sposta in SUV diviene praticamente invulnerabile... mentre noi ciclisti rimaniamo esposti agli incidenti.
Questa è, a prescindere dalla stima del rischio, la vera ragione per promuovere un'infrastruttura ciclistica per aumentare la sicurezza del ciclista,... altrimenti prendiamo tutti il SUV!
Inoltre l'utente del mezzo a due ruote non è protetto in caso di caduta: gli incidenti sono più frequenti e le conseguenze più gravi... per non parlare poi del più classico degli incidenti, la collisione con altri veicoli. Lì, salvo pochi casi, l'utente del mezzo a due ruote ha la peggio.
Quindi, quando saliamo su di un mezzo a due ruote, abbiamo fatto una scelta a priori, ovvero quella di sfidare un bel po' di sorte. Di assumerci una serie di rischi che l'automobilista, il camionista, il tramviere non hanno.
D'altra parte il proverbio uomo a cavallo sepoltura aperta mica l'abbiamo inventato noi!!!
La domanda successiva è, ovviamente... ma QUANTO è insicuro il mezzo a due ruote rispetto a quello a quattro ruote? E visto dove ci troviamo, QUANTO è insicura la bicicletta?
Bene, quando andiamo alle statistiche sulla bicicletta tutto diventa meno chiaro, direi confuso. Infatti la (in) sicurezza viene espressa con rapporti: sopra metti, per esempio, i morti, e sotto, a dividere, qualche altro numero.
Per il numeratore, visto che parliamo di rapporti, è abbastanza facile. Ci mettiamo i morti in una anno. Io non sono molto d'accordo, infatti anche rimanere paralizzato è una sorta terribile, perdere un braccio o una gamba, etc. Infatti per avere il vero indice di rischio sociale, io ci metterei tutti gli incidenti che provocano gravi lesioni permanenti.
Per il denominatore, invece, tutto si fa confuso. Infatti è difficilissimo sia stabilire la base di paragone che poi stimare l'effettivo uso della bicicletta sul quale "spalmare" il numero dei decessi.
La prima scelta che viene in mente è utilizzare un indice classico della produttività dei trasporti passeggeri: il passeggero (moltiplicato) per chilometro. Per intenderci, un'auto che porta 4 persone a 100 all'ora, in un'ora di viaggio produce 400 paxkm. Un treno con mille persone a 200 all'ora 200 mila paxkm. Un jet con 400 pax a 800 km/h, produce 320000 paxkm. Una bici a 20 all'ora... 20!
Se si adotta il paxkm come misura di sicurezza, l'aviazione commerciale diviene di gran lunga il mezzo di tasporto più sicuro, al secondo posto si classificano gli ascensori. Dall'auto in giù è una carneficina. La bicicletta non ne parliamo neppure.
La gisutificazione dell'uso del paxkm nelle statistiche di sicurezza è, ovviamente, che il mezzo di trasporto serve, appunto, a trasportare, e quindi è giusto misurare gli incidenti sulla sua produzione.
In aviazione siamo i primi a sconfessare queste statistiche, Considerando che le fasi rischiose del volo sono decollo e atterraggio, preferiamo utilizzare il volo come indice di sicurezza, il che ridimensiona la sicurezza relativa dell'aviazione di linea a valori più realistici.
Secondo me il paxkm comporta trappole anche nelle statistiche comparate. Per comparare i due mezzi occorre fare una serie di assunzioni, perchè il mezzo si sceglie in relazione al percorso che devi fare. Quindi dovremmo parlare, per esempio, di stessi percorsi. Infatti auto e bici "competono" fino a 10 km in ambito urbano. Fuori dalla città il vantaggio in produttività che si ottiene ad usare l'auto è altissimo, non c'e' competizione.
Più interessante è il paragone tra due mezzi omogenei: bicicletta e tandem. Se si muovono insieme a 20 km/h, la produttività del tandem è esattamente doppia (40 paxkm contro 20 paxkm). Però non vi è nessuna ragione per ritenere che i due mezzi corrano rischi differenti, se non per il fatto che il tandem è leggermente più lungo della bicicletta e quindi ha una maggiore sezione d'urto.
Se adottiamo il paxkm, il tandem è praticamente il doppio più sicuro della bicicletta singola e quattro volte rispetto a due biciclette. In realtà, sul medesimo percorso i due mezzi hanno la stessa probabilità di avere un incidente, leggermente più grande per il tandem per via delle dimensioni. Quindi anche in questo caso si dovrebbe abbandonare il paxkm e andare su di un'altra unità, quale la tratta o il tempo di esposizione al rischio (minuti di percorso).
Ovviamente se tutti ci muoviamo in città a 20 all'ora, la persona che si sposta in SUV diviene praticamente invulnerabile... mentre noi ciclisti rimaniamo esposti agli incidenti.
Questa è, a prescindere dalla stima del rischio, la vera ragione per promuovere un'infrastruttura ciclistica per aumentare la sicurezza del ciclista,... altrimenti prendiamo tutti il SUV!
Ci saranno ancora i famosi trenta milioni?
La scorsa notte è stato approvato il bilancio del Comune di Roma. Questa è la prima vittoria dell'Amministrazione Marino e la premessa indispensabile all'attività futura. Da questo momento in poi naviga con i propri mezzi, e non è più un proseguo della Giunta precedente... anche se ne sconta, come noi romani, i nefasti risultati.
Pertanto, venendo alle cose concrete, mi piacerebbe sapere se alla stretta finale, quando si è dovuto trovare i 150 milioni che mancavano, i
Pertanto, venendo alle cose concrete, mi piacerebbe sapere se alla stretta finale, quando si è dovuto trovare i 150 milioni che mancavano, i
martedì 5 novembre 2013
Abbandonare l'auto!!!!
Il rumore l'ho percepito, più che sentito... una ruvidezza nell'avanzare, che mi ha fatto leggermente rabbrividire la parte posteriore destra della nuca... qualcosa non andava... mi concentro... ma no, mi sto sbagliando. Fammi sbrigare che mi aspettano per cena.
Eppure un chilometro dopo l'ho risentito molto più chiaramente. Tanto chiaramente da fermarmi appena prima dell'imbocco della sopraelevata, scendere e andare a controllare.
Azzo! La gomma posteriore destra bucata! Dopo tanti anni! E subito due considerazioni:
1) Le ruote sono vecchie e non si staccano, non vale la pena tentare;
2) Non ho la bomboletta. Infatti l'ho data a mia figlia dopo averla aspramente rimproverata di non avere la bomboletta appresso, ma poi non l'ho sostituita... e bravo tdc!
Riguardo la ruota: due alternative... provo a cambiarla, con il pericolo di perdere la cena con la figlia che ritorna ad Erasmus (nota località europea per studenti) o abbandono l'auto, tirando giù dal tetto e proseguo per casa? E l'ultima volta che ho verificato la pressione della ruota di scorta quand'e' stato? Ah sì... se non sbaglio nel 2001 prima di partire per la settimana bianca... Eppoi l'ultima volta che ho provato a cambiarla non sono riuscito a staccarla dal mozzo!
Alla fine delle due un misto... accese le luci di segnalazione, ho raggiunto (dopo un paio di km) il primo parcheggio libero -non blu- che molto casualmente era vicino (20 m) anche ad un gommista. Da lì smonto il velocipede dalla velocipoteca tettonica (portabici sul tetto) gli attacco tutti gli ammennicoli vari e continuo per casa. Una continuazione della gita a Manziana!
Quindi la bici come scialuppa di salvataggio.
Il giorno dopo l'ho rifatto.
Durante l'intervallo di pranzo sono piombato dal gommista con la BFold. Cambiate le gomme (una non riparabile, l'altra ormai da cambiare) ho reinfilato la BFold nel bagagliaio e, sotto lo sguardo ammirato del gommista, sono ritornato in ufficio.
La sera, tornato a casa, ho parcheggiato la macchina un bel po' distante da casa, almeno 800 metri, che ho agevolmente coperto con la pieghevole.
Il che mi fa pensare che ogni automobilista dovrebbe comunque portarsi una pieghevole nel bagagliaio, perchè torna utile in un sacco di occasioni!!!
PS: chi si aspettasse una tirata mammiferobipedista sul tramonto della civiltà dell'automobile, che va abbandonata, spero non sia rimasto troppo deluso. Non credo che i tempi siano ancora maturi per rinunciare del tutto all'auto.
venerdì 1 novembre 2013
Ma checcefrega della pedonalizzazione dei Fori...
Sui siti ciclisti, non ultimo salvaciclisti, continuano a fioccare interventi critici sulla mancata pedonalizzazione dei Fori, in particolare con il Sindaco,
Da come alcuni lo stanno trattando, neanche Attila o Alemanno!
Ovviamente siamo tutti un po' delusi dall'apparente inerzia del Sindaco, che peraltro in questo momento ha "ben altri cazzi cui pensare", ad esempio quella bazzecola del bilancio del Comune.
Ma non è che hanno qualche altro fine, o qualche altro motivo di lagnanza nascosti sotto tutta questa cagnara per una questione archeologica e totalmente irrilevante dal punto di vista ciclistico.
Infatti... ma a noi ciclisti checcefrega della pedonalizzazione dei Fori? Mica è cliclabilizzazione dei Fori!
1) Pedonalizzazione non vuol dire ciclabilizzazione
Dal punto di vista del ciclista, un'area pedonale non è una buona area per muoversi, proprio perchè ingombra del famoso "gas di pedoni", ovvero di pedoni sparsi che vanno per le proprie traiettorie e quindi ostacolano l'ordinato movimetno delle biciclette, che sono soprattutto mezzi di trasporto.
Non è un caso che in aree pedonali tipo Piazza di Spagna, con la bici hai serie difficoltà a passare. Inoltre in un'area pedonale sei sempre ospite... a meno che non ci siano piste ciclabili ben delimitate.
2) Parliamo più correttamente di ciclabilizzazione dei Fori e dell'area interessata ai lavori della Metro
Il guaio ciclistico è che l'area interessata dai lavori della metro è diventata quasi pericolosa per i ciclisti, e questo poteva essere visto a tavolino. E nessuno ha fatto niente.
E questo non ha nulla a che vedere con il concetto di pedonalizzazione dei fori.
E allora di che stiamo a a parlare?
3) Il guaio non è Via Alessandrina, ma Via Tiburtina!
Da come alcuni lo stanno trattando, neanche Attila o Alemanno!
Ovviamente siamo tutti un po' delusi dall'apparente inerzia del Sindaco, che peraltro in questo momento ha "ben altri cazzi cui pensare", ad esempio quella bazzecola del bilancio del Comune.
Ma non è che hanno qualche altro fine, o qualche altro motivo di lagnanza nascosti sotto tutta questa cagnara per una questione archeologica e totalmente irrilevante dal punto di vista ciclistico.
Infatti... ma a noi ciclisti checcefrega della pedonalizzazione dei Fori? Mica è cliclabilizzazione dei Fori!
1) Pedonalizzazione non vuol dire ciclabilizzazione
Dal punto di vista del ciclista, un'area pedonale non è una buona area per muoversi, proprio perchè ingombra del famoso "gas di pedoni", ovvero di pedoni sparsi che vanno per le proprie traiettorie e quindi ostacolano l'ordinato movimetno delle biciclette, che sono soprattutto mezzi di trasporto.
Non è un caso che in aree pedonali tipo Piazza di Spagna, con la bici hai serie difficoltà a passare. Inoltre in un'area pedonale sei sempre ospite... a meno che non ci siano piste ciclabili ben delimitate.
2) Parliamo più correttamente di ciclabilizzazione dei Fori e dell'area interessata ai lavori della Metro
Il guaio ciclistico è che l'area interessata dai lavori della metro è diventata quasi pericolosa per i ciclisti, e questo poteva essere visto a tavolino. E nessuno ha fatto niente.
E questo non ha nulla a che vedere con il concetto di pedonalizzazione dei fori.
E allora di che stiamo a a parlare?
3) Il guaio non è Via Alessandrina, ma Via Tiburtina!
E lo stesso per Via Alessandrina. Nella mia ingenuità l'avevo cnfusa con Viale Alessandrino. Quella sì che è una strada. Invece Via Alessandrina dal punto di vista ciclistico è totalmente irrilevante. Anzi, puoi pure scendere e portare la bici al passo, tanto lì si vedono solo i Fori....
Invece il guaio romano è che si ristruttura Via Tiburtina e non ci esce fuori una corsia o marciapiede ciclabile!
Qui è dove dovremmo intervenire in forze, magari con qualche class action o simile. E qui è corretto chiedere al Sindaco che non si verifichino mai più casi di ristrutturazione di starada senza che vi venga infilata una pista ciclabile.
4) Va bene fare casino, ma ci vuole anche serietà...
In varie occasioni avevo fatto notare che i punti di #salvaiciclisti erano sostanzialmente cazzate, se trasportati dal quadro inglese al quadro italiano e romano in particolare.
Qui ci manca la torta, non le ciliegine sopra.
Qui sono pericolose le strade prima degli incroci.
Qui è inutile fare nuove norme, tanto non si seguono quelle che già ci sono...
Insomma alla fine sembra che si protesti non per ottenere qualcosa di sensato, ma così, tanto per dare sfogo a pulsioni interne.
Come diceva mia figlia... In Italia si protesta soprattutto per questioni di identità. La genete vuole solo sentirsi parte di qualcosa, non intendono ottenere nulla di concreto.
Siamo così anche noi ciclisti?
mercoledì 30 ottobre 2013
Lo smartista che suonava ai bus
Magari un po' OT, ma visto che è una scena cui ho assistito dalla bicicletta, mi sembra carino aggiungerla alla galleria dei comportamenti bizzarri degli smartisti.
Arriviamo lungo Via Po all'imbocco di Piazza Buenos Aires.
Il semaforo è verde, peccato che un 92 stia imbarcando passeggeri in mezzo alla strada.
Colpa sua?
Direi di no, in quanto sulla fermata, bello bello, sta il solito furgonato parcheggiato a spina di pesce, quindi con il bus costretto al centro della strada.
Superarlo nell'altra corsia neanche se ne parla, visto anche i precedenti con gli smartisti, e l'oggettivo traffico di automobili nell'altra direzione.
Cosa fa questo? Comincia a suonare all'autobus.
Badate bene, non il disperato suono di chi vuole raggiungere l'ospedale, ma quelle botte di clackson che usi con chi occupa indebitamente la strada.
Chiaramente il bus non se l'e' filato minimamente, e nel tempo della salita dei passeggeri (lunghissimo, quasi eterno) quello ha continuato a suonare il clackson... mi chiedo, il furgonato era visibilissimo: chissà dove pensava che il bus (carico di gente) si dovesse fermare?
Insomma, per concludere... ma non è che noi Romani ci stiamo definitivamente rincoglionendo?
Oppure sono solo gli smartisti che sono bizzarri?
Arriviamo lungo Via Po all'imbocco di Piazza Buenos Aires.
Il semaforo è verde, peccato che un 92 stia imbarcando passeggeri in mezzo alla strada.
Colpa sua?
Direi di no, in quanto sulla fermata, bello bello, sta il solito furgonato parcheggiato a spina di pesce, quindi con il bus costretto al centro della strada.
Superarlo nell'altra corsia neanche se ne parla, visto anche i precedenti con gli smartisti, e l'oggettivo traffico di automobili nell'altra direzione.
Cosa fa questo? Comincia a suonare all'autobus.
Badate bene, non il disperato suono di chi vuole raggiungere l'ospedale, ma quelle botte di clackson che usi con chi occupa indebitamente la strada.
Chiaramente il bus non se l'e' filato minimamente, e nel tempo della salita dei passeggeri (lunghissimo, quasi eterno) quello ha continuato a suonare il clackson... mi chiedo, il furgonato era visibilissimo: chissà dove pensava che il bus (carico di gente) si dovesse fermare?
Insomma, per concludere... ma non è che noi Romani ci stiamo definitivamente rincoglionendo?
Oppure sono solo gli smartisti che sono bizzarri?
lunedì 28 ottobre 2013
Collaudo della BFold: discussione con il furgonato...
Quale miglior modo di inaugurare la BFold 7, se non con una bella discussione con un furgonato?
Stavo scendendo per Viale Ippocrate verso Piazzale delle Province, quando un furgonato bianco mi si affianca.
Poi, senza avermi superato, comincia a stringermi. Io gli suono e continuo. Lui finta di niente, alla fine gli urlo: "Che cazzo fai, qui ci sono io".
E lui "Qui non riuscivo a passare"
"E allora se non ci passi frena, che mi vuoi montare addosso"?
Al che lui capisce che sta a parlare con uno che non solo non si vergogna di andare in bicicletta, ma di guida ne capisce come (meglio!) dell'automobilista medio, e allora sgasa e mi ritaglia la strada, costringendomi ad inchiodare.
Al che io gli maledico l'ascendenza, e allora inchioda.
Ora non raccolgo la provocazione e quindi gli passo accanto, ma un bel chiarimento a quattrocchi non mi sarebbe dispiaciuto.
Insomma, la BFold è inaugurata!
In effetti la trovo più scattante e nervosa della Hoptown. Forse ha il passo leggermente più corto, o forse la forma arcuata del telaio la rende più rigida... comunque filo come il vento!
L'unico fatto forse peggiorativo è che pur piegandosi molto agevolmente, una volta piegata mi sembra meno compatta della Hoptown, che già è parecchio ingombrante.
Stavo scendendo per Viale Ippocrate verso Piazzale delle Province, quando un furgonato bianco mi si affianca.
Poi, senza avermi superato, comincia a stringermi. Io gli suono e continuo. Lui finta di niente, alla fine gli urlo: "Che cazzo fai, qui ci sono io".
E lui "Qui non riuscivo a passare"
"E allora se non ci passi frena, che mi vuoi montare addosso"?
Al che lui capisce che sta a parlare con uno che non solo non si vergogna di andare in bicicletta, ma di guida ne capisce come (meglio!) dell'automobilista medio, e allora sgasa e mi ritaglia la strada, costringendomi ad inchiodare.
Al che io gli maledico l'ascendenza, e allora inchioda.
Ora non raccolgo la provocazione e quindi gli passo accanto, ma un bel chiarimento a quattrocchi non mi sarebbe dispiaciuto.
Insomma, la BFold è inaugurata!
In effetti la trovo più scattante e nervosa della Hoptown. Forse ha il passo leggermente più corto, o forse la forma arcuata del telaio la rende più rigida... comunque filo come il vento!
L'unico fatto forse peggiorativo è che pur piegandosi molto agevolmente, una volta piegata mi sembra meno compatta della Hoptown, che già è parecchio ingombrante.
domenica 27 ottobre 2013
Prescout: Monte Cavo alla Marziana, ovvero in contropaloaegino...
Ci crederete o no, non ero mai stato sul Monte Cavo, nemmeno in auto. Però me pungeva la vaghezza da parecchio.
Quindi stamattina, alla ricerca di una gitarella da fare nelle immediate vicinanze di Roma, ho scaricato e convertito l'itinerario 98 di Paola e Gino (Nemi e la Via Sacra), preparato panino, caricato GPS e sono partito alla prescout, da solo, quindi contravvenendo a quasi tutte le norme di sicurezza di cicloappuntamenti. Ma che volete, noi Marziani siam così...
Caricando la macchina sul portabiciclette mi sono accorto che cotanto accurata preparazione non aveva portato alla sostituzione delle ruote, per cui sono partito con le ruote andanti rivestite dai copertoni per strada bianca, i "biscioni" di Decathlon, invece delle Deore con pneumatici artigliati.
L'altro errore l'ho fatto a Nemi, dove sono andato a prendere l'acqua alla fontanella e di lì ho seguito la traccia... al contrario, quindi affrontando la Via Sacra in salita e per di più con le gomme di cui sopra.
Mi sono difeso alquanto bene, ma purtroppo in alcuni punti mi sono dovuto riconvertire allo spingismo, proprio perchè le gomme non facevano abbastanza presa nei punti sconnessi. Vabbè.
Dal piccolo Belvedere della Via Sacra mi sono goduto una conferenza di un'affascinante geologa sulla formazione del vulcano (e ho capito molte cose, in prticolare perchè lo chiamano sentiero vulcano) e poi mi sono avviato per quella che pensavo sarebbe stata una tranquillissima discesa.
Avevo fatto i conti senza le ultime nevicate, che hanno cancellato parte dei sentieri, per cui ad un certo punto, malgrado tutte le attenzioni e il continuo monitoraggio, mi sono trovato a dover procedere alquanto fuori traccia.
Poco male. Ho fatto due tentativi di raggiungerla di nuovo attraverso sentieri che si sono poi chiusi tra i rovi (ho i polpacci belli segnati e ancora levo spine dalle caviglie) anche perchè quel particolare punto non lo avevo sul GPS.
Solo al terzo tentativo (e duecento metri di dislivello aggiuntivi) mi sono riuscito a ricongiungere alla traccia. Stavo sulla cima del Monte Faete, ed ero risalito proprio dove 6 mesi fa non ero riuscito a passare causa -appunto- delle piante cadute in seguito alle nevicate. D'altra parte le prescout si fanno proprio per questo.
Da lì in poi è stato tutto in discesa. ..
E con le gomme non tacchettate non significa che sia stato facile, anche se mi sono deciso a scendere dalla bici solo in un piccolo pezzo molto ripido e sassoso. Stando da solo non volevo correre rischi. Però hanno retto a tutte le spine incontrate (l'anteriore ha la camera d'aria autosigillantedi Decathlon).
La discesa da Faete si è svolta su una traccia appena appena visibile, che a tratti scompariva , tanto che mi ero cominciato a preoccupare di dover fare un'altra marcia tra i rovi. Anche perchè ormai cominciava ad avvicinarsi l'ora del tramonto, e non ero così contento.
Il GPS e l'istinto non mi hanno tradito e alla fine sono arrivato in vista dei Pratoni del Vivaro. Un arrivo spettacolare, con i Pratoni e l'Artemisio illuminati dal sole pomeridiano. Peccato aver lasciato la macchina fotografica.
Anche lì non era possibile passare per la traccia Paolaeginiana ma per fortuna, avendo la carta sul GPS, mi sono ricongiunto al tracciato con varianti estemporanee.
Grande arrivo a Nemi con sole rosso che tramonta dietro un bellissimo sipario di nuvole e Nemi avvolta nella bruma della sera. Una visione veramente incantata!
Alla fine ho fatto una trentina di chilometri e quasi 840 metri di dislivello... gambe tranquille, ma spalle e braccia duramente provate nella discesa.
Gita da rifare, questa volta nella direzione giusta, anche se secondo me è proprio al limite per le PAS (Pippe Al Sugo) e sicuramente non per le PIB (Pippe In Bianco).
Quindi stamattina, alla ricerca di una gitarella da fare nelle immediate vicinanze di Roma, ho scaricato e convertito l'itinerario 98 di Paola e Gino (Nemi e la Via Sacra), preparato panino, caricato GPS e sono partito alla prescout, da solo, quindi contravvenendo a quasi tutte le norme di sicurezza di cicloappuntamenti. Ma che volete, noi Marziani siam così...
Caricando la macchina sul portabiciclette mi sono accorto che cotanto accurata preparazione non aveva portato alla sostituzione delle ruote, per cui sono partito con le ruote andanti rivestite dai copertoni per strada bianca, i "biscioni" di Decathlon, invece delle Deore con pneumatici artigliati.
L'altro errore l'ho fatto a Nemi, dove sono andato a prendere l'acqua alla fontanella e di lì ho seguito la traccia... al contrario, quindi affrontando la Via Sacra in salita e per di più con le gomme di cui sopra.
Mi sono difeso alquanto bene, ma purtroppo in alcuni punti mi sono dovuto riconvertire allo spingismo, proprio perchè le gomme non facevano abbastanza presa nei punti sconnessi. Vabbè.
Dal piccolo Belvedere della Via Sacra mi sono goduto una conferenza di un'affascinante geologa sulla formazione del vulcano (e ho capito molte cose, in prticolare perchè lo chiamano sentiero vulcano) e poi mi sono avviato per quella che pensavo sarebbe stata una tranquillissima discesa.
Avevo fatto i conti senza le ultime nevicate, che hanno cancellato parte dei sentieri, per cui ad un certo punto, malgrado tutte le attenzioni e il continuo monitoraggio, mi sono trovato a dover procedere alquanto fuori traccia.
Poco male. Ho fatto due tentativi di raggiungerla di nuovo attraverso sentieri che si sono poi chiusi tra i rovi (ho i polpacci belli segnati e ancora levo spine dalle caviglie) anche perchè quel particolare punto non lo avevo sul GPS.
Solo al terzo tentativo (e duecento metri di dislivello aggiuntivi) mi sono riuscito a ricongiungere alla traccia. Stavo sulla cima del Monte Faete, ed ero risalito proprio dove 6 mesi fa non ero riuscito a passare causa -appunto- delle piante cadute in seguito alle nevicate. D'altra parte le prescout si fanno proprio per questo.
Da lì in poi è stato tutto in discesa. ..
E con le gomme non tacchettate non significa che sia stato facile, anche se mi sono deciso a scendere dalla bici solo in un piccolo pezzo molto ripido e sassoso. Stando da solo non volevo correre rischi. Però hanno retto a tutte le spine incontrate (l'anteriore ha la camera d'aria autosigillantedi Decathlon).
La discesa da Faete si è svolta su una traccia appena appena visibile, che a tratti scompariva , tanto che mi ero cominciato a preoccupare di dover fare un'altra marcia tra i rovi. Anche perchè ormai cominciava ad avvicinarsi l'ora del tramonto, e non ero così contento.
Il GPS e l'istinto non mi hanno tradito e alla fine sono arrivato in vista dei Pratoni del Vivaro. Un arrivo spettacolare, con i Pratoni e l'Artemisio illuminati dal sole pomeridiano. Peccato aver lasciato la macchina fotografica.
Anche lì non era possibile passare per la traccia Paolaeginiana ma per fortuna, avendo la carta sul GPS, mi sono ricongiunto al tracciato con varianti estemporanee.
Grande arrivo a Nemi con sole rosso che tramonta dietro un bellissimo sipario di nuvole e Nemi avvolta nella bruma della sera. Una visione veramente incantata!
Alla fine ho fatto una trentina di chilometri e quasi 840 metri di dislivello... gambe tranquille, ma spalle e braccia duramente provate nella discesa.
Gita da rifare, questa volta nella direzione giusta, anche se secondo me è proprio al limite per le PAS (Pippe Al Sugo) e sicuramente non per le PIB (Pippe In Bianco).
sabato 26 ottobre 2013
Da Hoptown a Bfold
A seguito dell'avaria di martedì scorso ho portato la bici, peraltro in garanzia, a sostituire il pezzo.
La rottura è stata giudicata "non riparabile", e la cara Hoptown mi è stata sostituita con un buono acquisto di eguale valore (da nuova).
Con lo stesso prezzo ho preso la nuova Bfold 7, equivalente alla Hoptown... speriamo solo più robusta.
In realtà appare di design più moderno. Giunti e attacchi sono meno elaborati ma mi sembrano più solidi. Il ripiegamento è decisamente più veloce e nel prezzo è compreso il portapacchi (peraltro mi sono fatto smontare quello che già avevo.
In più c'e' anche una borsa per la bici, che può sempre tornare utile.
Il progetto dello sterzo mi sembra notevolmente semplificato, per il resto mi pare veramente equivalente.
Bene, il tutto è avvenuto in 10 minuti, liscio come l'olio! Speriamo di aver fatto la cosa giusta!
Quindi sono tornato pieghevolista...però mi rimpiango la Hoptown!
La rottura è stata giudicata "non riparabile", e la cara Hoptown mi è stata sostituita con un buono acquisto di eguale valore (da nuova).
Con lo stesso prezzo ho preso la nuova Bfold 7, equivalente alla Hoptown... speriamo solo più robusta.
In realtà appare di design più moderno. Giunti e attacchi sono meno elaborati ma mi sembrano più solidi. Il ripiegamento è decisamente più veloce e nel prezzo è compreso il portapacchi (peraltro mi sono fatto smontare quello che già avevo.
In più c'e' anche una borsa per la bici, che può sempre tornare utile.
Il progetto dello sterzo mi sembra notevolmente semplificato, per il resto mi pare veramente equivalente.
Bene, il tutto è avvenuto in 10 minuti, liscio come l'olio! Speriamo di aver fatto la cosa giusta!
Quindi sono tornato pieghevolista...però mi rimpiango la Hoptown!
mercoledì 23 ottobre 2013
Disintossicarsi dalle auto
Prendo spunto dal post diMammifero Bipede perché a mio modesto
parere, ci si trova di fronte ad un modo di affrontare la questione
affascinante, ma penso esagerato e non utile alla causa comune.
Infatti secondo me ha poco senso parlare di “sangue di
innocenti che ci ricade addosso” e altre espressioni simili. Indicano una visione apocalittica che
semplicemente non ha ragione di essere.
Purtroppo è qualcosa di diffuso tra i ciclisti, che talvolta
non sono semplici ciclomobilisti, ma rivoluzionari che vedono nella bicicletta
uno strumento dirompente. Alla notizia del terribile incidente di Milano su
Internet è comparsa subito la parola “ASSASSINI”.
I fatti che conosciamo ci indicano invece un attraversamento
avventato (a dir poco) da parte di una madre che ha coinvolto il figlio e
quello che portava in grembo. Una storia straziante, ma che sembra avere radici
nella diffusa imprudenza pedonale, piuttosto che in quella automobilistica.
Comunque l’argomento dello scambio di idee è come arrivare
ad una città senza auto, o almeno una città dove le automobili non fanno da padrone.
Come esempio viene citata
l’Olanda, peraltro un paese “pekuliare” sotto molti aspetti, non solo quello
ciclistico. In effetti in Olanda la circolazione delle auto è stata fortemente limitata nei centri
cittadini, e questo trend appare continuare. Gli Olandesi (come i Danesi),
prima hanno ragionato, poi hanno agito, e adesso ci hanno preso gusto, e il processo sta continuando da solo, sull’onda degli
oggettivi vantaggi che provoca. Ma non è stato facile all’inizio.
Inutile dire che da noi (Roma) nessuna di queste condizioni
sembra avverarsi.
La prima cosa, molto triste, è
che la capacità di ragionare dei Romani si è molto offuscata. Dai talk show alle chiacchiere con i
tassisti, ma anche su #salvaiciclisti,
è letteralmente pieno di soggetti che dimostrano di non sapere che cos’è la
logica, cos’è un ragionamento coerente.
Un fenomeno sinceramente preoccupante che si accompagna alle
tristi notizie dello scadimento del livello culturale nel Belpaese.
La seconda è che città e cittadini sono semplicemente
intossicati dall’uso dell’auto. 5 anni di Alemanno (speriamo di non doverlo
rimpiangere) hanno spalancato le porte della stalla … pardon garage… della maleducazione e dell’arroganza.
Il risultato è che adesso nessuno
è in grado di contrastare l’arroganza e la prepotenza di moltissimi
automobilisti. Automobilisti che, facendo il proprio comodo, inevitabilmente
trascinano altri, sicuramente meno cattivi, che in circostanze normali si
limiterebbero, magari smadonnando, ad adeguarsi ad una situazione di legalità
sostanziale.
Quindi, per venire a noi, come
liberare la città dalle auto? Non facciamoci illusioni. A meno di grandi
disastri noi non vedremo le città italiane libere dalle auto. Però per
riportare Roma in un regime di civiltà, basterebbe fare una cosa “semplice
semplice”: stroncare la sosta irregolare. Se la macchina non puoi parcheggiarla
non ci fai nulla. E il parcheggio regolare basta sì e no per i residenti.
Stroncare la sosta irregolare, gradualmente, cominciando dal
centro, porterebbe i Romani a disintossicarsi dall’abuso di auto. Certo, a quel
punto il Sindaco dovrebbe anche garantire trasporti pubblici di buon livello,
cosa non facile se non si cambia la mentalità e lo spirito di servizio
dell’ATAC (e si aumenta il biglietto).
Il secondo step, ovviamente, è il controllo della velocità
massima.
Insomma, senza invocare utopie, catastrofi o palingenesi, la
chiave del traffico automobilistico il sindaco l’ha già.
Però non sottovalutiamone la difficoltà. Per un sindaco
significa cominciare da subito ad inimicarsi un mucchio di elettori,
commercianti in testa, proprio perché significa far cambiare tipo di vita alla
gente. Gli altri lo devono sostenere, non piantare lagne perché non ha
pedonalizzato i Fori (pedonalizzazione mai prevista, peraltro).
E' comunque molto importante per il sindaco iniziare da subito.
Altrimenti la gente non farà in tempo a vederne i benefici
(per esempio bus più veloci e trasporto pubblico finalmente accettabile) e
finirà, alla fine del mandato, per
votare per qualche altro sindaco vandalo
martedì 22 ottobre 2013
Neanche il tempo di spaventarmi...
Il tubo dello sterzo |
In qualche momento mi rendo conto che non sto più comandando la ruota anteriore. Come se la bici si stesse piegando sotto di me.
Zigzago qualche metro, con la residua resistenza dello sterzo cerco (e riesco) di evitare che la ruota anteriore si metta di traverso.
Per fortuna la velocità, bassissima, scema in maniera altrettanto rapida. Appoggio i piedi a terra e abbasso lo sguardo.
La rottura sulla cerniera |
Mi levo dalla strada e mi porto su marciapiedi.
L'orribile idea di aver fatto qualche disattenzione nella chiusura della bicicletta mi passa non appena vedo che ha ceduto di schianto la saldatura che collega il tubo grande dello sterzo (parte alta, dove si infila il tubo piccolo del manubrio) alla cerniera di ripiegamento.
Il tubi appare intatto, la saldatura mi ha abbandonato.
... e in più ho lasciato il telefonino a casa, con un appuntamento urgente in ufficio.
Vabbè, brindiamo allo scampato pericolo, però che rottura di un pezzo critico. La bici ha solo diciotto mesi, almeno sei dei quali passati ripiegata, quindi un anno scarso di attività.
Io capisco la "leggerezza" ma certe parti dovrebbero rimanere al di sopra di ogni sospetto.
Sto scrivendo al costruttore per segnalare la circostanza (fatto). Credo che sia ancora in garanzia, sperando che le parti di ricambio esistano ancora... e pensare che volevo buttarla (la garanzia!).
Cmq, neanche il tempo di spaventarmi!!!