venerdì 1 novembre 2024

Villa Ada senza rampa anche dopo i lavori. Roma continua a non voler diventare una città per ciclisti

Come tutti i ciclisti romani anche io spesso indosso gli occhiali rosa per leggere una realtà che comunque rimane perlomeno grigia, anche a fronte delle tante piste annunciate e delle poche realizzate. 

Infatti anche queste ultime sembrano - salvo pochissime eccezioni-  "appiccicate" alla realtà autocentrica, applicate come un cerotto per soddisfare un fioretto ambientalista, ma passata la festa per fortuna abbiamo gabbato lo santo.

Stavolta parliamo della parte nera della medaglia, ovvero le opere ciclisticamente importanti che vengono sistematicamente dimenticate.

Parliamo della rampa di legno che, prima di rompersi, permetteva di portare le bici senza farsi gli scalini da Villa Ada al Parco Rabin di Via Panama e viceversa.  

E non si trattava solo di biciclette, ma anche di passeggini, carrozzine e anche sedie a rotelle, nel caso ce ne fosse stato bisogno.

Oddio, diciamocelo, non era un gran che di rampa, non un gran che perchè era molto ripida e molto stretta.  Molto stretta, quindi era comunque difficile scendere e portare a mano la bici.   

Se invece provavi ad affrontarla in sella richiedeva un buon cambio. In ogni caso ti trovavi sempre tra le ruote una folla festosa di cani che la imboccavano sotto l'occhio benevolo dei proprietari, che li lasciavano andare a briglia sciolta senza curarsi del capitale umano in transito.

Non un gran che quindi, ma sempre meglio, molto meglio, dei gradini!

Ebbene, Villa Ada è stata "rimessa a nuovo" con un importante investimento, ma la rampa è ancora a pezzi, impercorribile. Però abbiamo la piscina dei gigli blu (ormai si spera che fioriranno l'anno prossimo). Bella, però un conto è il pane, un conto le brioche, come dicevano in Francia.

Fermo restando che mi piacerebbe fare la spunta tra lavori commissionati e lavori effettivamente fatti, l'impressione è, come sempre, che a Roma ci sia una lobby che continua ad ostacolare l'uso della bicicletta. 

Come se fosse una cosa disonorevole, e che alla fine a Villa Ada gli influencer siano i proprietari dei cani, per i quali sono state rimesse a nuovo le aree ludiche degli stagni.

domenica 27 ottobre 2024

Adesso un'autunno sul bus

I medici hanno   tenuto in serbo l'ultima verità per la visita finale...  bello bello, tutto bene, che bel callo osseo, ottima escursione dell'articolazione! Ah sì,dimenticavo.  per riprendere la bicicletta bisogna aspettare i sei mesi dall'operazione, (e quindi arrivare alle soglie delle vacanze natalizie, ciao autunno!)

Nel frattempo, almeno fino a quando non arrivo ai 4 km di autonomia a piedi, sono nelle mani dell'ATAC.

In effetti mi appresto ad acquistare l'abbonamento interarete di novembre e poi sarà la volta di dicembre. 

Va bene... insomma. 

L'esperienza dell'ATAC continua a non essere delle migliori, anzi , sono proprio contento di poter tornare ad usare la bicicletta nel 2025 (🤟🤟🤟). 

Ho avuto la conferma che girare con i mezzi pubblici a Roma si può fare se non hai veri impegni. 

Orari flessibili, smartworking (in caso di sciopero) etc. Ma non puoi contare su tempi di percorrenza affidabili, in particolare nel pomeriggio, quando all'aumento del traffico si sommano -evidentemente- altri fattori impossibili da quantificare. 

Le linee periferiche sono poi veramente un problema. Quando è prevista una corsa ogni 25 minuti non puoi permetterti di saltarla senza avvisare, nemmeno un cenno sulle APP.

Ma ecco un piccolo glossario derivato dall'esperienza:

APP: in teoria servono ad evitare ansie e a decidere cosa fare, in pratica nessuna è perfetta. Non pretendo che siano gratuite, ma deve essere chiaro se e quando prendono i dati reali delle corse e quando si limitano a riportare gli orari previsti per le partenze. Su questo il Comune dovrebbe essere inflessibile, i dati dei mezzi in open source in tempo reale. Aspettare senza sapere è ciò che ti fa prendere la macchina, anche perchè  Waze ti dice sempre quando arriverai e che traffico hai davanti. perchè non lo si può fare anche col bus?

Autisti: molta varietà di stili di guida, dall'aggressivo F1 al dormiglione al telefono. In particolare per quest'ultimo mi auguro che il giorno che ne abbia bisogno  l'ambulanza arrivi con venti minuti di ritardo e l'autista guidi piano piano mentre chiacchiera al telefono con un amico, magari rallentando prima dei semafori per aspettare il rosso... 

Ciclisti: troppi ciclisti tra le palle degli autobus. Non scherzo. Quando andavo in bici stavo molto attento a non ostacolare i mezzi pubblici, in particolare quando utilizzavo una corsia preferenziale. Invece tanti ciclisti che usano a cavolo ciclabili e preferenziali come se ci fossero solo loro in strada.L'Oscar ad un tizio che zigzagava in mezzo alla preferenziale di Via Piave a dieci all'ora... Il bus viaggiava tra i quaranta e i cinquanta e mi sono venuti pensieri irriferibili...   

Figuri: i mezzi pubblici sono frequentati da inquietanti figuri, persone che incutono più di un pensiero. Nella mia nuova veste di anziano seminvalido, che nemmeno sulla fuga può contare, ritengo che dovrebbe essere presa particolare cura nel bonificare mezzi, stazioni e fermate da queste persone. Invece, come leggiamo nella cronaca, pure quando si pigliano i borseggiatori per l'ennesima volta li rimettono a spasso. Poi ci si lamenta che la gente prende la macchina...

Liceali:che aspettano il bus, che lo riempiono, che dicono le stupidaggini adolescenziali che dicevamo tutti alla loro età. Se prendessero la bicicletta sarebbero in grado non solo di conquistare il mondo ma anche di evitare il sovraffollamento mattutino... Non sarà anche per questo, per non far perdere questa clientela ad ATAC,  che a Roma non si vogliono fare le ciclabili?

Passeggeri: il servizio non va bene, ma i pax ci mettono molto del loro per non farlo migliorare. Tipicamente le operazioni di salita e discesa sono confusionarie e lente. L'abitudine più odiosa è quella di fermarsi alla porta  appena saliti e dimettersi a leggere il telefonino davanti, così che gli altri rallentano la salita o proprio non possono salire. Il colmo l'ha toccato un gruppo di una dozzina di universitari che è salito solo per tre quarti, (pur essendoci posto sull'autobus) perchè quelli saliti si mettevano a chiacchierare sull'entrata e non andavano verso i posti liberi. Alla fine gli ultimi quattro sono rimasti a terra, ma cmq ci abbiamo perso -tutti- almeno tre minuti. Alla fine non ho potuto fare a meno di chiedere "che cazzo di facoltà frequentavano per comportarsi in quel modo". Certo se quello è il futuro della classe dirigente italiana   tanto vale regalarla agli immigrati. 

Piazza dei Cinquecento: puoi fare tutto il restyling che vuoi, ma se lasci parte della piazza come bivacco e latrina sono soldi buttati. Facciamo una bella replica della piazza in qualche luogo e con una struttura di contenimento homeless vigilati e rifocillati, ma soprattutto fuori dalle balle.

Scioperi dei mezzi pubblici una forma odiosa di protesta che colpisce i più deboli, quelli che lavorano in periferia o oltre il Raccordo,  costretti a prendere i mezzi per lavorare in presenza, spesso per lavori poco qualificati. Oltretutto farli una volta al mese è una tragica presa in giro. 

Tram: boh, non si sono visti. Da veterano della Prenestina li detesto per la loro lentezza e rumorosità, oltre che per la vulnerabilità alle ostruzioni della linea. Vanno bene in altri paesi dove in caso d'incidente anche il pedone ha torto...



sabato 21 settembre 2024

Un'estate ar bare

Il sole sta facendo un nuovo giro di boa intorno all'equinozio d'autunno, chiudendo l'estate. Il 21 giugno scorso, data di inizio dell'estate, è stata anche la data della mia dismissione dal Santo Spirito (bravissimi, serissimi), con la caviglia sinistra appena operata e ingabbiata nel tutore.

Quando 3 giorni prima stavo nell'ambulanza, dopo una rovinosa caduta per una scala, improvvisa, inaspettata, con le mani impegnate e quindi senza riuscire a frenarla, pensavo che avrei dovuto pazientare un mesetto per poi ricominciare a godermi l'estate. In realtà il primo mese è passato interamente a letto, senza poter caricare la gamba, anzi, tenendola alta per non fare accumuli di liquidi.

Solo a partire dal 10 agosto, una volta rimarginate le ferite dell'operazione, ho potuto cominciare a nuotare, ma sempre andando al mare con stampelle e cavigliera e comunque con difficoltà importanti a camminare non appena tornato sulla sabbia... semplicemente nuotando la gamba funzionava, ma si rimetteva "a riposo" per quanto concerneva il camminare. Di guidare l'auto neanche se ne parlava, forse avrei dovuto noleggiare un'automatica, ma sempre con il caveat di non stare seduto con la gamba abbassata.

Il pieno carico mi è stato autorizzato il 20 agosto, la bicicletta vera (cyclette possibile) solo dal 20 ottobre. Per sgonfiare la caviglia ci vuole almeno fino a dicembre, per il pieno recupero circa un anno.

Solo adesso, se mi concentro, cammino -piano- senza zoppicare, ancora non sono in grado di scendere le scale simmetricamente né di mettermi sulla punta del piede sinistro.

Insomma, alla fine un'estate da bar, niente bici, niente nuoto vero (quello a lungo raggio con le pinne), niente passeggiate (anche un km col tutore è una sofferenza). 

Debbo dire che l'ho presa bene, senza inutili rimpianti, "con filosofia". Appena possibile mi sono dedicato alla riabilitazione, che sta arrivando ma molto più lenta di quanto me la fossi figurata. Ho lavorato tanto e letto di più, sentito musica e visto film. Sono riuscito a moderarmi con cibo e alcool, per cui ho perso il sovrappeso, dico ciccia e non solo muscoli. 

Ho tracciato vari itinerari cicloturistici e li ho percorsi con Streetview... carino, so che alcuni "rulli" permettono di pedalare "su strada" usando proprio Streetview e con un visore VR sarebbe anche una cosa carina. Ovviamente spero di poterli fare dal vivo quanto prima.

Ho anche imparato molte altre cose. Per esempio che i marciapiedi del quartiere Nemorense fanno veramente schifo, quasi impossibili da percorrere con le stampelle. Dolorosi perché le loro irregolarità fanno appoggiare il piede fuori squadro praticamente sempre. Inoltre sono sempre inclinati, con i passi carrabili a sampietrini sconnessi (mi viene il mal di pancia a ricordarlo).

Molti automobilisti non rispettano nemmeno le stampelle e quando imbocchi le strisce pedonali cercano comunque di passare prima di te (e zigzagando talvolta ci riescono). però quando entri in un ristorante con le stampelle catturi l'attenzione di tutte le donne presenti.

I ciclisti da marciapiede sono un vero terrore se hai le stampelle. Non sai quanto ti passeranno vicino e se staranno veramente attenti a non farti cadere. Sei alla loro mercè.

Adesso mi muovo con i mezzi pubblici, sto in una situazione molto favorevole di collegamento casa-ufficio e non mi pare che Roma sia migliorata troppo...  sempre auto in mezzo alla strada e difficoltà di avere i mezzi pubblici in orario. per fortuna l'acquisto elettronico di biglietti è incredibilmente progredito. Comunque la mattina si circola, nel pomeriggio, al ritorno, i tempi di percorrenza si triplicano, come vent'anni fa, quando optai per la bici. Metro (B) un pochino meglio.

Comunque gli handicappati non hanno vita facile a Roma, dovremmo veramente fare una riflessione su questo.



lunedì 17 giugno 2024

Quando lo sciopero ti fa superare i limiti

Domenica scorsa l'ormai consueta andata a Nettuno, partendo da Roma Nord... 54 km, uscita sull'Appia antica, Nettunense fino a Campoleone, Cisternese fino ad una strada consortile che taglia verso Via di Carano, Via di Carano fino alla Selciatella, e poi Via di selciatella fino a San Giacomo (già Nettuno) e di lì al centro.

I tempi sono un dato riservato perchè mi vergogno.

Però sempre una meravigliosa, ma lenta e faticosa, uscita sull'Appia Antica e poi parecchia campagna... per uno spostamento fin troppo bene.

Ritorno in treno, perchè non mi fido delle gambe e del traffico in rientro.

Ma ieri c'era lo sciopero... e ho scoperto che sabato e domenica non ci sono treni garantiti. L'ho scoperto aspettando alla stazione fino a quando ho capito che il rientro era tutto tranne che assicurato. Quindi ho ingoiato il timore che mi mollassero le gambe, ho riempito la borraccia e ritoccato (al rialzo) la pressione dei pneumatici.. e sono partito per il rientro. Obiettivo Campoleone, con qualche timore perchè non più di tre settimane prima per andare a Campo di Carne (con pessima gestione delle forze) mi ero trovato allo stremo.

Quindi sono partito piano piano, con le gambe che hanno risposto meravigliosamente, tanto che ho rapidamente superato i 15 km/h di target speed e ho pedalato allegrmente, ostacolato solo dalle interminabili file di auto ai semafori.

Così facendo sono arrivato a Campoleone, dove inizia la salita. pressocchè continua, che porta allo scollinamento di Cecchina, dal quale si ricomincia a scendere verso Roma. Ai piedi della salita ho ingurgitato una barretta energetica e un gran sorso d'acqua (mezza borraccia) e ho cominciato a salire.

In effetti sulla aprte pi ripida sono sceso fino a 6 km/h, ma ho fatto di tutto per non sforzare le gambe in vista della necessità di raggiungere Roma. Mi anche sono ricordato di quando tronavamo da nettuno con sulla FIAT 1100 di mio nonno dove se ti capitava un camion davanti continuavi a 5 km/h... quadi tutti i pochi ricordi di prima dei 5 anno sono legati alle auto!

Insomma, intorno alle 20 mi sono trovato a scollinare  passata Cecchina e, indossata la pettorina, ho cominciato a scendere continuando a sostenere la velocità con le gambe.

A Frattocchie ho imboccato di nuovo l'Appia antica. purtroppo il sole basso sull'orizzonte illuminava le spighe alte e quindi per un bel pezzo ho dovuto rallentare perchè non riuscivo a vedere l'oscuro fondo del sentiero... però con una 29 front i pericoli sono relativamente contenuti e quindi ho continuato sull'Appia Antica tenendo i 20 fino a Cecilia Metella, dopodichè l'avventura è tornata urbana.

Nota: proprio la mattina pensavo "Vengo sempre e solo di mattina, chissà come deve eddere bella al tramonto" ed eccomi servito un tramonto sull'appia antica, ancorchè il sole sia stato schermato prematuramente da un muro di nubi all'orizzonte.

Buona notizia, le gambe hanno retto per altri 8 km fino a casa, continuando a pompare energia nei pedali, per un totale di 130 km, un record per me, per niente scontato visto il peso della bici e l'età.

Con un piccolo aiuto dai sindacati...

domenica 2 giugno 2024

Roma Superciclista

Debbo dire che ormai Roma è diventata una città di ciclisti, anzi, di superciclisti.


All'inizio di questo blog  mi capitava di percorrere la città da Nord a Sud e ritorno senza avvistare, perchè di veri e propri avvistamenti si trattava, altri ciclisti.


Adesso invece non solo mi sono abituato all'affollamento della ciclabile Nomentana, ma vedo ciclisti un po' ovunque, anche molto lontani dalle piste. Ciclisti con buone bici (perlopiù elettriche) spesso anche in giacca e cravatta, ad indicare parte della popolazione attivamente impegnata nel mondo del lavoro.


Rimanendo sul "fuori pista" è anche possibile avvistare con una certa frequenza cargo bike e bici da trasporto bambini, indice che l'utilizzo delle sue ruote a pedalata assistita sta uscendo dal mero trasporto di se' stessi. 


Se a questi ciclisti aggiungiamo la torma dei monopattinisti (monopattinari?) abbiamo il quadro di una città che si sta spostando sempre di più (complice anche la cattiva prestazione del mezzo pubblico, soprattutto perchè metro, tram e ferrovie sono azzoppate dai tanti lavori rimandati  nei lustri scorsi) verso una mobilità individuale razionale e logica.


Una mobilità che quantitativamente sta cominciando a far diminuire il traffico dalle strade e influire sull'affollamento dei mezzi pubblici nelle ore di punta, almeno i bus.


Ovviamente ci sono anche elementi negativi, purtroppo.


  1. La rete ciclabile rimane indietro

Innanzitutto al di là delle promesse la rete di infrastrutture ciclabili non segue, supporta o precede questa espansione.


Roma spende in tanti rivoli mentre dovrebbe concentrare la spesa, o almeno una sua parte sostanziale, sulla realizzazione di una rete ciclabile degna di questo nome, tesa soprattutto a ridurre il rischio per il ciclista (e includo in questo termine anche il monopattinista). Soprattutto dove lo spazio esiste e il rischio è molto per la velocità delle auto, penso a Ponte delle Valli e a Ponte Lanciani.


I progetti sono pochi e poco ambiziosi, spesso con un respiro meramente locale e le realizzazioni ancora meno. Spesso viene annunciata la programmazione di infrastrutture che l'anno successivo vengono poi definanziate e le risorse destinate a impieghi diversi. Prendendo il fuori Roma, mi chiedo sempre che fine abbia fatto la famosa pista intorno al lago di Bracciano. 


Perfino le nuove realizzazioni di strade non sempre includono una pista ciclabile, cosa che dovrebbe essere richiesta per legge. La nuova Tiburtina grida vendetta e comunque riducendo i due spartitraffico centrali una corsia ciclabile per lato, tipo Ciclabile Prenestina, si potrebbe ricavare!


  1. Le bikelane stanno scomparendo e sono poco rispettate

Inutile discutere, le bikelane sono e rimangono parte fondamentale dell'infrastruttura ciclistica di ogni città. Infatti permettono di riservare una parte della carreggiata alle biciclette dove non c'e' spazio per una pista separata.


A Roma sono una parte fondamentale dell'esigua rete, ma vanno difese e -soprattutto- rinfrescate perchè in parecchi punti stanno scomparendo e gli autoveicoli si stanno riappropriando di quegli spazi.


Vanno anche difese perchè ormai si è sparsa la convinzioni che quelli che si debbono fermare "due minuti" possono lasciare la loro macchina, furgone, bus o camion sulla bikelane e 'sticazzi dei ciclisti.


In questi casi noi ciclisti dovremmo passare alle vie di fatto…


  1. L'infrastruttura ciclistica è poco rispettata

Non si riesce ancora a far capire che la chiusura di una pista ciclabile è un fatto traumatico che richiede la preventiva identificazione di un itinerario ciclabile alternativo… anche a costo di limitare il traffico automobilistico.


Proprio ieri mentre andavo in ufficio un camion con cestello si era piazzato sulla pista Nomentana, chiudendola completamente.


Gli operai hanno messo il loro bel nastro bianco e rosso, i cartelli divieto di passaggio e infine -ciliegina sulla torta- il cartello "pedoni dall'altro lato". Nessuna indicazione per noi ciclisti, tantomeno il fatto che chi -come me- andava in direzione centro è stato costretto a fare un pezzo di complanare contromano.


Ovviamente non spetta alle maestranze decidere l'intervento, ma al direttore dei lavori andava ritirata l'iscrizione all'albo degli ingegneri.


  1. Gli automobilisti si stanno abituando, rimane la piaga degli irriducibili

Il proliferare dei ciclisti ha fatto sì che gli automobilisti incrocino ormai abitualmente ciclisti, e i comportamenti sono in effetti cambiati. Vi è maggiore comprensione nei confronti della dinamica del ciclista, laddove il comportamento del monopattino rimane un mistero per quasi tutti, compreso il sottoscritto.


Purtroppo però rimangono gli irriducibili, quelli convinti che l'unico limite di velocità sia la loro (im)perizia o -peggio- la loro fretta del momento. 


Innumerevoli lutti e rovine apportano questi guidatori, specialmente perchè comune in primis e vigili in sottordine hanno abdicato alla loro fondamentale funzione di castigamatti. 

sabato 6 gennaio 2024

A Roma si fa di tutto ma non una rete seria di piste ciclabili

Caro Sindaco,
per fortuna non passa giorno che non si senta che il Comune di Roma stia stanziando fondi per qualche progetto... dalla navigazione sul Tevere alla risistemazione del verde delle ville, ai parchi di affaccio sul Tevere... 

I finanziamenti pubblici si ripartiscono in tanti rivoli, tutti legittimi, per carità, tranne che verso uno serio, importante, vitale, strategico, pagante in termini di efficienza della città, ambiente e qualità di vita: una seria rete ciclabile

Non una serie di pistarelle, pistine, passerelline ciclopedonali ognuna per conto proprio, ma qualcosa che consenta di spostarsi a Roma in sicurezza e rapidità.

L'epoca di Stefàno, per quanto criticabile in alcune realizzazioni pratiche (come per esempio la tortuosità della parte iniziale della Tuscolane, o di alcune cattedrali nel deserto, vedi la ciclostrada di Via Taranto), ci ha dato validissime bikelane (Tuscolana, Prenestina, Battistini e Gregorio VII, anche se quest'ultima ormai quasi rimangiata) che, unite alla pista Nomentana, hanno cominciato a costituire un primo scheletro di rete ciclabile. 

Rete ciclabile che comincia ad essere utilizzata, e i vantaggi ormai si vedono e si misurano, almeno per chi sta attento a queste cose. E che, secondo me, non vengono pubblicizzati dal Comune in maniera adeguata.

Purtroppo questo approccio globale e questa urgenza nella realizzazione, l'unica che per dimensioni ha speranza di portare effettivo beneficio alla disgraziata mobilità romana, sono stati abbandonati e siamo ritornai alle realizzazioni parziali che sembrano dover rispondere a due principi: il primo è non "dar fastidio alle macchine", il secondo "contentare qualcuno locale". 

Infatti non è che si faccia nulla... ma si tratta delle solite briciole, oppure di brioches invece del tanto necessario pane. 

Per esempio viene esaltato il (modesto) collegamento tra Termini e l'Università. Ci sarebbe stato da vantarsi se fosse stato prolungato fino a piazza Bologna e poi alla Nomentana. Abbiamo magari qualche altro contentino, ma niente di serio e organico, tipo lo sforzo che Stefàno del Movimento 5 Stelle impose alla Raggi al tempo del COVID. 

Inoltre nuove opere portano nei progetti piste da Vispa Teresa, belli ma non utili all'uso della bicicletta quale mezzo di trasporto. 

Invece la Tiburtina è uscita dalla ristrutturazione senza una ciclabile, e sull'asse Serenissima-Lanciani i ciclisti continuano ad essere mischiati ad un traffico di tipo autostradale. 

Non parliamo di Salaria e Cassia, che rimangono off-limits, non solo nei giorni feriali, come quasi tutte le consolari a mano a mano che ci si avvicina al Raccordo.

Il GRAB poi è un'infrastruttura turistica, che assorbe tante risorse ma poco servirà allo sviluppo della mobilità ciclistica.

Altre risorse sono impegnate in realizzazioni francamente ininfluenti, come il ponte di Sacco Pastore, mentre si può realizzare con pochi soldi -e subito- una pista ciclabile su Ponte delle Valli, un'opera la cui mancanza grida vendetta. 

Insomma, farete contenti un po' di abitanti locali, i comitati locali, ma la transizione verso una mobilità alternativa, ormai alla portata di tutti con i monopattini elettrici, e i suoi vantaggi, non sembra arrrivare mai.

Per questo ritengo che per la mobilità dolce, capace di scaricare in maniera sostanziale i picchi d traffico del disgraziatissimo servizo pubblico, vada attuato un master plan tra i trenta e i cinquanta milioni di euro per completare l'opera iniziata dalla Raggi e permettere di trasformare in realtà tutte le promesse che PD e alleati fanno dall'epoca di Veltroni e che non hanno mai avuto la determinazione di realizzare.

Solo così sarà possibile aumentare l'efficienza di Roma -abbattendo le emissioni- e quindi il benessere di chi vi abita e chi vi lavora.

I miei più sinceri auguri per un buon 2024.

mercoledì 3 gennaio 2024

E' arrivato il momento di difendere le corsie ciclabili

Quando su FB ho letto la notizia che il solito collettivo per le ciclabili popolari era intervenuto per rinfrescare nla vernice di quella ... non mi sono stupito affatto, anzi, ero appena giunto proprio alla stessa conclusione.

Al tempo stesso sono rimasto colpito da un articolo che di fatto mette sotto accusa le ciclabili (che disonterienterebbero automobilisti e ciclisti) e ne adombra un ruolo in un incidente nel quale una povera ciclista è finita sotto una betoniera.

Nelll'ultimo anno sono infatti stato un forte utilizzatore di corsie ciclabili, specialmente la Prenestina, e sono sempre più convinto che rappresentino un netto progresso rispetto al nulla (magari averle su ognistrada, specie fuori città).

Per esempio sabato sera stla stavo percorrendo all'altezza di Piazzale Prenestino, quando una macchina che viaggiava parallela a me sulla Prenestina (io stavo sulla bikelane in una delle zone non protette) ha pensato bene di mettere la freccia e di svoltare a destra  per Via Fieramosca.

Avevo capito che l'automobilista non mi avrebbe dato la precedenza, e ho dovuto frenare parecchio per non collidere... se non fossi stato preparato e ci fosse stato un contatto la sola presenza della corsia ciclabile, la traccia rossa all'incrocio, mi avrebbe almeno garantito  da qualunque pretesa di concorso di colpa o di accusa di sorpasso a destra nmon autorizzato.

Ovviamente le piste con separazione fisica sono meglio, ma quanto ci vuole a farle, e comunque lo stesso non ti proteggono agli inbcroci, nei quali si trasformano -inevitabilmente- in corsie ciclabili. Quindi è bene difendere le corsie ciclabili come la prima pietra della rete ciclabile.

Ma difenderle da cosa? Innazitutto dagli automobilisti (e altra umanità varia) che le occupa, intenzionalmente o meno. A Roma è un problema serio perchè non mi pare che vi sia un servizio dedicato da parte della polizia locale, e quindi il passaggio delle biciclette alla fine è lasciato alla civiltà del resto degli abitanti.

Il secondo punto è la difesa dal naturale degrado, lo scolorimento della segnaletica, che è più forte proprio dove più serve, vedi la svolta tra  Corso Italia e Viale Castro Pretorio. Questo degrado mi pare comunque esteso a tutta la rete romana, e dovrà essere al più presto sanato.

Infine dagli attacchi di tutti coloro, soprattutto automobilisti, che vogliono riappropriarsi dello spazio delle biciclette, anche utilizzando motivazioni subdole, quali -appunto- che le corsie ciclabili disorienterebbero automobilisti e ciclisti. 

In realtà se l'alternativa è il nulla, la corsia ciclabile è un'innovazione eccellente. Certo, c'e' anche di meglio, esarei pronto ad accettarlo di buon grado, purchè PRIMA si facciano infrastrutture migliori E SOLO POI si cancellino le corsie esistenti.

Altrimenti la corsia ciclabile è un grosso miglioramento e sicuramente bene accetta.