giovedì 21 marzo 2019

Santa Graziella fa un altro miracolo e salva un altro ciclista

Santa Graziella in Processione
Santa Rosa ha la Macchina, lei la bici
In un periodo nel quale e' tutto un vedere foto di incidenti ciclistici, oggi ho visto un mancato incidente, nel senso che il ciclista ha fatto di tutto per farsi investire, ma per fortuna l'automobilista e' stato piu' bravo di lui.

Ed ora la cronaca...

Mi affianca al semaforo un tipetto su MTB molto colorata, aggressiva, vestito alla coatto finto ciclista, eta' intorno ai 25. Piu' che mi affianca mi si mette tre quarti avanti cosi' che deve passare lui per forza.

Vabbe'... con il verde scatta, se non che... squilla il telefono! E lui risponde, ma pedala meno dritto, oscillando. Io lo supero e continuo.

Dopo un paio di minuti, devo evitare un pedone che cammina sulla strada, guardo nello specchietto e vedo che si accinge a risorpassarmi... piano piano perche' continua a pedalare parlando a telefono, manubrio con una mano, pedalata scomposta, andatura oscillante.

Insomma mi supera e io dal canto mio evito qualunque interferenza.

Lui continua dritto, fino a quando vedo che infila allegramente un semaforo rosso... io pero' da dietro non cosso sapere cosa ci sia oltre il semaforo, perche' coperto da un furgone parcheggiato... immagino che come tutti i ciclisti che passano con il rosso abbia controllato l'assenza di auto in arrivo.

E invece no!

Da dietro il furgone spunta il muso di una macchina che da' un'inchiodata tremenda e un po' quella, un po' la fortuna di aver oscillato dalla parte giusta e un ulteriore scarto che il telefonatore riesce a fare  prontamente (apparentemente senza mollare la telefono e/o comunicazione) la tragedia viene evitata per un pelo (pelo chiaramente di culo).

Evviva evviva Santa Graziella,  e' andata bene e in qualche modo compensa tante altre volte che e' andata male.

Ma se l'incidente fosse successo sul serio, cosa avremmo letto? Probabilmente di un ciclista investito al semaforo, senza alcuna informazione a dirci del passaggio con il rosso.

Debbo dire che insieme a tanti automobilisti assassini sto vedendo tanti tanti ciclisti che rischiano la pelle per stupidaggini di guida che non ti puoi permettere su nessun mezzo a due ruote, scooter e moto compresi.

Con la bici pero' e' peggio, perche' troppi prendono la bici pensando che sia una vacanza dalla schiavitu' dell'auto. Non e' solo questo, sopravvivere sulle due ruote a Roma richiede attenzione continua, e talvolta non basta neppure quella. 

martedì 19 marzo 2019

Dal centro di Roma a Fiumicino lungo il Tevere: ma che bella la Regina Ciclarum


Non aspettatevi un post di attualita'...

La Regina Ciclarum non e' nata ieri, e forse sono proprio l'ultimo dei ciclisti romani ad averla percorsa, pero' e' proprio bella, e devo ringraziare il team che ha segnalato e reso percorribile agevolmente la parte romana dell'itinerario.

Da casa sono una cinquantina di chilometri fino al molo di Fiumicino.

Comunque sia, sono 50 chilometri fuori dal traffico e a contatto con la natura (tra cui quella di autoctoni e alloctoni, compresi un po' di ciclisti maleducati che si pigliano il sentiero e basta) da giocarsi senza preparazione in una domenica invernale, in un lungo pomeriggio con l'ora legale, o addirittura per una bella licantropia con la luna piena (pensiamoci!).

In genere molto belli, a parte il tratto che va dal Ponte dell'Industria fino a Ponte Galeria, che purtroppo su di me ha proprio un effetto deprimente.

Da non sottovalutare poi, la comodita' del treno alle stazioni di Ponte Galeria, Fiera di Roma e Parco Leonardo per tornare indietro.

Domenica prossima ci sara' una grande discesa in massa, che probabilmente costituira' il trionfo del team che ci ha creduto, sperando che abbia una storia meno amara del GSA/GRAB ideato da Marco Pierfranceschi.

In ogni caso a giudicare dal traffico che ci ho visto,  ormai e' solo questione di lasciar fare alla folla, e il tracciato sara' mantenuto. Fiumicino poi, che mi ha accolto con un sole meraviglioso dopo l'uggiosita' romana, era scintillante dei colori fluo di almeno una cinquantina di ciclisti.

Ora l'ingresso a Fiumicino e' particolarmente bello per la pista che corre lungo il canale, canale che non avevo mai costeggiato, essendo le mie esperienze marinare limitate al corso del Tevere di  Fiumara Grande.

Poi ho visto che la ciclabilizzazione del Comune procede alla grande, e presto sara' possibile evitare anche quel poco di Portuense che ancora tocca fare... direi che con la connessione alla pista di Coccia di Morto avremo veramente la possibilita' di un percorso bello lungo (Da Castel Giubileo, per esempio) tutto ad un tiro di schioppo da Roma. Oppure scendere dall'Olgiata, passando accanto o dentro la tenuta di Castel di Guido, Maccarese e poi ritorno sulla Regina Ciclarum.

La dedizione del Comune di Fiumicino la dice lunga su quello che potremmo avere a Roma.

Ovviamente al momento la "guerra" e' sulla ciclomobilita' interna, non credo che verranno allocate risorse sul cicloturismo. Rimane il fatto che la saldatura all'importante rete di Fiumicino dovrebbe essere una priorita' per la Capitale, cosi' come realizzare quello che e' stato ribattezzato "Sentiero Pasolini" sulla riva sinistra del Tevere e unire Ostia Antica alla pista del Tevere.

Si', si'...  sarebbe bello, e questo ci fa capire come in questi anni di amministrazione dissennata di Roma (incluso Veltroni, perche' ha speso troppo in cose assurde), di piste da sci ad Ostia, di acquari di Roma e altre amenita', ci siamo persi infrastrutture fondamentali, semplici, basiche, di grande beneficio per il territorio e per noi tutti.




venerdì 15 marzo 2019

La giornata del pedone in pista

Sara' l'imminente arrivo della primavera, ma oggi la pista era piena di pedoni.

Da soli, a coppie, a triplette, spin positivo o negativo, anche piu' di tre, insomma ho dovuto tenere la velocita' parecchio inferiore ai 20 che si potrebbero raggiungere in discesa senza sforzo.

Non solo, ma di ciclisti sulla pista eravamo parecchi e piu' o meno tutti a scampanellare... senza granche' risultato, e non solo sui podisti con la cuffietta.

Speriamo che la cosa non peggiori ulteriormente, perche' con lo svanire dell'inverno il fenomeno si sta accentuando a vista d'occhio.

Ora, sappiamo che il pedone ha una particolare attrazione per la pista ciclabile, che tende a considerare il marciapiedi ideale.

Pero' se e' marciapiedi oltre un certo limite non puo' essere pista. Se tutti quelli che escono da Villa Torlonia pensano: "Ma guarda quant'e' bella questa pista" e la imboccano a piedi ci tocca tornare tra le auto.

E a questo proposito mi vengono in mente tutti i ragionamenti che si fanno sul codice della strada, e l'equilibrio tra automobili e pedoni.

Se prendi i siti che normalmente frequentiamo, sembra che il CdS dica che il pedone ha sempre la precedenza, cosa che non e' assolutamente vera. E' vera probabilmente un'altra cosa, che in caso di investimento il giudice una parte della colpa te l'affibbia e basta.

La vittoria della giurisprudenza sul testo della legge.

Ora se pero' al termine veicolo invece di "automobile" o "SUV" sostituiamo "bicicletta" e al termine "strada" sostituiamo "pista ciclabile" vediamo che forse il pedone non ha sempre ragione quando sta tra le palle (ooops scusate mi e' scappato). Che fai? Scampanelli, e non si muove, va bene gli passi vicino, c'e' "tutto lo spazio". Cioe' mezza pista ciclabile, circa un metro.

E se quello si sposta e c'e' una collisione, di chi e' la colpa del ciclista o di quel ... che stava in mezzo alla pista?

Beh... visto che parliamo sempre di cosa succede nei paesi ciclistici, in  Olanda e  Germania i ciclisti ti infilano alla grande.

A me capito' nel lontano (azz, e' proprio lontano) 2001 - 2002? Quando ad Amsterdam non mi ero conto che le scale dell'albergo ti scodellavano esattamente nel mezzo dela pista di Spuitstraat e appena uscito venni investito da 80 chili di Olandese a 15 all'ora. Per fortuna non ci facemmo male.

Insomma speriamo bene, non vorrei che alla fine la battaglia per le piste la vincessero i pedoni.

venerdì 8 marzo 2019

Il ciclomobilismo non deve farci perdere il senso delle proporzioni

L'ennesima "cattiveria" ai danni della comunita' ciclistica romana, ovvero la rimozione delle bici legate alla stazione Termini, ha messo in luce ancora una volta che la bici non conta un ciufolo in questa citta'.

Infatti si e' scoperto che la principale stazione di Roma non ha un parcheggio per le biciclette. D'altra parte se ce lo avesse sarebbe comunque troppo piccolo per l'utenza o sarebbe una specie di supermercato per i ladri di biciclette, che speriamo il decreto sicurezza finalmente permetta di impiccarli.

Dopodiche' si e' aggiunta la pratica di lasciare insieme alle bici i contenitori dei pony, e in effetti ci si comincia a rendere conto che forse certe cose vanno gestite in modo professionale... i contenitori per la consegna di cibi non possono essere lasciati per strada alla merce' di qualunque cosa succede. Ma per quello basta rimuovere i contenitori non la bici.

Detto questo ritorniamo con i piedi per terra e facciamoci una domanda: per quale motivo in una citta' dove tutto quanto funziona poco e male la ciclomobilita' dovrebbe costituire un'eccezione?

Se andiamo a circa ottocento metri dal fattaccio, troviamo una delle maggiori fermate di metropolitana della citta', Repubblica, che e' ferma dal 23 ottobre scorso e non si sa bene quando riaprira', forse a maggio, ma appunto non e' sicuro.

E questo perche'? Per un banale problema di ricambi della scala mobile, che si e' rotta, ha mangiato un piede ad un disgraziato Russo, ma per fortuna nell'incidente non ha fatto morti. Perche' non si e' rotta per i saltelli dei tifosi, si e' rotta e basta.

Qualche chilometro piu' a Nord, abbiamo un'altra fermata, questa volta delle ferrovie urbane, Vigna Clara, che e' pronta, ma ferma in attesa di una valutazione d'impatto ambientale che nella prima costruzione, venti anni fa, qualcuno si dimentico' di fare. Evabbe' e quanto ci vuole a questa valutazione? una settimana, un mese? Due mesi? E mica sara' la diga di Assuan...

Insomma due esempi chiarissimi che a Roma le cose non vanno bene per nessuno... a noi ciclisti meno che ad altri, ma almeno normalmente ci affidiamo alle sole nostre gambe!

martedì 5 marzo 2019

Prima del SUEB a Roma manca la zona 30

Nota: questo post contiene anche osservazioni, commenti e pensieri da automobilista

Se domani ci svegliassimo con il senso unico eccetto bici (per gli amici SUEB) nel Codice della Strada, a Roma non sapremmo cosa farcene, per carenza di zone 30.

Infatti, il SUEB si puo' introdurre solo in quelle strade dove la velocita' e' limitata a trenta all'ora.

A Roma le uniche strade dove vige il fatidico limite sono le consolari  dove le buche hanno raggiunto un livello di guardia tale da costringere l'amministrazione a ridurre drasticamente  il limite (il solo limite, per carita', non c'e' autovelox, mai) per evitare cause civili o, Dio non voglia, penali.

Per cui se si andasse al SUEB, a Roma comunque non lo si potrebbe fare, a meno di non andare contromano sulla Salaria o sull'Aurelia.

Se invece lo facessimo sul serio sarebbe costosissimo perche' richiederebbe migliaia di nuovi cartelli e un decreto per ciascuna delle strade da limitare a 30 all'ora.

Ora prendiamo un  normale quartiere di Roma, le strade dove con la macchina puoi veramente andare a 50 all'ora si contano sulla punta delle dita... tutto il resto e' area residenziale, dove superare i trenta e' un'azzardo.

Prendi tutta Roma Nord, Ponte Milvio, Fleming, Trieste, Nemorense, Parioli. A 50 all'ora riesci ad andarci solo sugli stradoni, quando non c'e' traffico.

Ma lo stesso intorno a Termini, Appio e Tuscolano, Prenestino, Centocelle... a parte alcune direttrici, l'unico modo di andare a 50 all'ora nelle stradine e' di fare il pelo alle auto in sosta (capita con strage di specchietti) e rinunciare a qualunque spazio di manovra in caso di imprevisto.

Non solo, ma se prendiamo la Prenestina tra Via Olevano Romano e Via Tor de Schiavi, uscendo da Roma e' affiancata da due complanari,  dove c'e' il grosso del posteggio.

Visto che non hanno semafori, spesso sono utilizzate dai soliti furbi per guadagnare una manciata di secondi, e ti trovi con furgoni che ci passano a malapena a tutta birra... da tenere conto che spesso questi tratti di strada, essendo molto stretti, non hanno neppure i passaggi pedonali.

Pero' legalmente puoi andarci a 50 all'ora e il comune non ha mai pensato di limitarle ufficialmente a trenta all'ora. Ne' e' pensabile che il Comune si metta a definire punto per punto le centinaia (o migliaia) di strade che necessitano dello stesso provvedimento.

Per questo la logica va ribaltata. In ambiente urbano tutte le strade dovrebbero essere limitate a trenta all'ora, tranne due categorie, una a 50 e una a 70.

Per quelle a 70 i criteri gia' ci sono, tipo l'Olimpica o la tangenziale Est.

Per le 50 all'ora secondo me dovrebbe essere soprattutto la larghezza, che ne so,   due corsie o una almeno corsia abbondante libera, eventualmente da ricavare eliminando la sosta e quindi, obbligatoriamente, almeno una bikelane per proteggere i ciclisti.

Poi, magari, la semaforizzazione degli incroci o almeno l'obbligo di STOP sulle strade laterali. Ma la butto cosi', da automobilista dilettante, non da ingegnere del traffico, per carita'.

Ecco, questa sarebbe una vera rivoluzione.

sabato 2 marzo 2019

Che belle piste hanno fatto a Nettuno

Con una mossa a sorpresa Nettuno ha completato la sua dorsale ciclabile Nord, prolungando fino ai limiti del proprio territorio, al confine con Anzio, la bella pista che corre lungo Via Gramsci e prosegue per Viale della Vittoria.

Adesso la pista non si interrompe piu' bruscamente, ma continua a doppia corsia fino ad un passaggio pedonale. Attraversandolo ci si connette con la ciclobimbi che il Comune di Anzio ha ricavato sul marciapiedi di Viale Mencacci e di li' si continua fino alla stazione di Anzio.

Anche dall'altro lato, su Viale della Vittoria, il Comune di Nettuno ha definitivamente abbandonato il progetto di fare due mezze piste a Y, e ha raddoppiato l'unica meta' esistente.

Nella parte intermedia sono stati migliorati alcuni passaggi che risentivano di vecchie impostazioni.

Il risultato finale e' una pista molto bella e robusta, separata fisicamente dalle auto, ma purtroppo usata tantissimo dai podisti, che forse e' uno dei motivi del successo e del suo allargamento.

Questa botta di ciclabilita', che magari fara' sorridere i ciclisti nordici ormai abituati a queste realizzazioni, arriva addirittura dopo il clamoroso annuncio che i Comuni di Anzio, Nettuno e Aprilia si sono consorziati e hanno proposto un progetto di pista che dovrebbe scorrere lungo la Nettunense e permettere di raggiungere il litorale in bicicletta senza rischiare la vita...  come gia' avviene per la pista che unisce Latina a Lido di Latina.

Beh quello si' che sarebbe un sogno che si avvera, anche perche' Nettuno ciclisticamente e' alquanto isolato da resto del mondo. Infatti le strade sono strette (tipo Nettunense) e molto trafficate. Le auto piu' o meno ti evitano, ma quando si incrociano due furgoni o due camion e' veramente brutto.

Purtroppo non si parla della direzione Sud, ovvero verso Torre Astura, Foce Verde e poi il Parco del Circeo. Anche li' la strada soffre degli stessi problemi, quindi una pista ciclabile permetterebbe di godersi la spiaggia di Torre Astura alla fine di una bella passeggiata (circa 12 km) in tutta sicurezza.