venerdì 30 dicembre 2022

2022, l'anno della riscossa (delle auto)

Il 2022 ha visto ancora una volta la crescita della mobilità alternativa… purtroppo per noi questa crescita pur consistente è stata ampiamente surclassata dalla riduzione della quota di trasporto pubblico.


Alla fine il 2022 è stato l'anno della riscossa. Delle auto. Ma andiamo per ordine.


2022 Biciclette: meglio, molto meglio, ma non basta.

La quantità di bici in giro è in graduale e continuo aumento. Si vedono costantemente nuove persone che si spostano in bicicletta, anche su strade dove non te le aspetteresti.


Le biciclette sono diventate una costante anche sui treni, a testimonianza dell'avanzare della multimodalità come moltiplicatore dell'utilità del treno.


La mobilità sostenibile si fa strada, ma il limite rimane la povertà dell'infrastruttura, a cominciare dalla raggiungibilità delle banchine dei treni.


Nota negativa: ancora si vedono in giro ciclisti totalmente senza luci o catarifrangenti.


2022 Trasporto pubblico: sempre peggio (eccetto le ferrovie)

Purtroppo la continua espansione del trasporto a pedali è stata molto più che bilanciata dalla ritirata del trasporto pubblico di qualità, con l'eccezione delle ferrovie.


Infatti perdura la crisi delle metropolitane romane, irrimediabilmente azzoppate dal quinquennio (e passa) della Raggi.


La corsa ai ripari dell'ultimo periodo, quando ormai era troppo tardi, è servita a poco o nulla. Quando si parla di questo tipo di trasporto le scadenze di materiale rotabile e infrastrutture sono tutte "pesanti" e vanno gestite con una programmazione seria e robusta. Che è mancata, francamente già dall'epoca di Marino. 


Sipperchè: 

  1. noi elettori siamo volubili ed è molto difficile che vengano premiati sindaci che adottano programmi che finiranno dopo la loro consiliatura;

  2. la maggior parte dei sindaci non ha matrice tecnica e non crede che un tram si possa fermare fino a quando non lo vede proprio fermo… 


Solo adesso le frequenze della metro stanno tornando degne di tale nome, mentre la crisi sulla Roma-Lido perdura.


I tram sono rimasti fermi per periodi lunghissimi per motivi vari. Per Natale è stato finalmente riaperta Piazza Ungheria al traffico dei tram, ma di espansione della rete ancora se ne parla poco.


I bus? Beh, non potendo contare su nuove linee metro per almeno altri due anni, ci si sarebbe aspettato un ritorno alle linee espresse di rutelliana memoria, attestate in corsie preferenziali. Purtroppo no, o bus sono sempre più local e sempre più lenti.


Per fortuna le ferrovie sono in continua espansione, avendo capito che un buon servizio ferroviario può sostituire il traffico automobilistico. 


Trenitalia l'ha capito, la regione Lazio meno, e investimenti per l'espansione della rete (per esempio una linea da Santa Palomba/Pomezia fino a Pomezia downtown e Torvajanica) non se ne vedono. 


2022 Autocalipse Now per il terzo anno consecutivo

Se le biciclette vanno meglio, il trasporto pubblico si ritira e per il terzo anno consecutivo, dallo scoppiare del covid, la città è stata lasciata nelle mani degli automobilisti. 


Alcuni automobilisti sono sicuramente tali per mancanza di trasporto pubblico adeguato. 


Però sia questa categoria, che tutto il resto di loro, può usare la macchina perchè la città chiude un occhio, e spesso due, sulla situazione drammatica della sosta irregolare, che mangia qualunque spazio con un'arroganza crescente e che ricorda quella della Roma pre-rutelliana.


Ora viene spontaneo chiedersi quale delle due cose sia l'effetto e quale la causa. 



2022 La battaglia per la seconda fila

Sicuramente intere generazioni di sindaci con la coscienza sporca in tema di trasporto pubblico non hanno voluto rischiare un'irreparabile ulteriore scadimento di popolarità reprimendo la sosta irregolare tanto da stroncarla (perchè questo serve, sennò si fa cassa).


E' altrettanto vero che se si controllasse la sosta irregolare al centro e nella media periferia l'automobile diverrebbe automaticamente inutile. 


Al tempo stesso più le persone si abituano ad usare l'auto e più vogliono usarla, per cui ormai gli automobilisti combattono per il diritto di lasciare la macchina in sosta in seconda fila.


Che poi l'intera discussione sulle bikelane è proprio questa. Le bikelane hanno occupato il posto della seconda fila, vedi per esempio in Via Gregorio VII, e questo è bastato per scatenare le proteste più becere e i comitati che più beceri sono e più nomi altisonanti e volti al bene hanno.



2022 Pedoni fuori controllo

Roma non è una città per pedoni, almeno dalla caduta dell'Impero.


I pedoni muoiono spesso per strada, ma a giudicare dal livello di disciplina stradale se gli automobilisti non fossero a modo loro attenti, ne morirebbero molti di più.


Infatti è normale per un numero sempre crescente di pedoni, l'attraversamento rettilineo e libero delle strade. Non solo lontani dagli attraversamenti pedonali, ma anche sottocurva, su strade veloci, insomma dove ti puoi trovare veicoli addosso (sopra, per la precisione) in un attimo.


Per non contare quelli che ti attraversano davanti facendo finta di pensare ad altro, oppure quelli che forzano il passo tanto non li puoi mettere sotto.


Quando li incontro penso sempre a tutti gli altri pedoni che mi hanno dato la precedenza quando la avevano loro, però nei casi più eclatanti dico semplicemente "ma che cazzo ci fai qui in mezzo"  che nell'etichetta romana rimane uno dei peggiori insulti.



2022 Un'ultima offesa: torna la lobby degli anticiclisti

Purtroppo, oltre ai comitati di cui sopra,  ad ostacolare la mobilità ciclistica ci si sono messe anche lobby che vedono nell'uso della bicicletta un'offesa imperdonabile al decoro cittadino. Sì, proprio al decoro…


Già conosciamo quelli che non vogliono le biciclette sull'Appia Antica. Adesso sono comparsi quelli che non vogliono il GRAB a Villa Ada e lo vorrebbero far passare a Villasimius…


Poi ci sono quelli che trovano sbagliata la pista al centro di Viale Trieste, in realtà solo perchè non potrebbero più far cacare i cani in piena libertà sull'aiuola centrale… però tutti si costituiscono in comitati e bussano alle porte dei municipi.


 

2022 Piste e corsie ciclabili: quando sono fatte bene funzionano

Ormai lo sappiamo, le piste e le corsie ciclabili fatte bene funzionano, e favoriscono l'uso della bicicletta.


Smettiamo di criticare le corsie ciclabili, anche loro se fatte funzionano.




2022 Pippone Ciclistico Finale

Ovviamente non esistono anni di sole luci, anni senza ombre.


Dal punto di vista strettamente ciclistico il 2022 non è andato malaccio, siamo parecchi di più, forse non molto più sicuri, ma siamo cresciuti e il trend sta continuando.


Purtroppo le auto sono alla riscossa e siamo tornati al punto nel quale qualunque sottrazione di spazio agli automobilisti, circolazione, sosta in prima fila, sosta in seconda fila, viene considerato un attentato alla mobilità e all'efficienza economica.


In parte è così perchè i mezzi pubblici non riescono a costituire una valida alternativa a causa dello stato di trascuratezza nel quale versano da qualche anno.


Pertanto guardiamo al 2023 sa con la fiducia di chi crescerà ancora, ma con la coscienza che non ci sono allori sui quali sedere e la battaglia contro le auto, per riconquistare spazi e sicurezza, è ancora tutta da giocare, almeno a Roma. 

sabato 17 dicembre 2022

Ciclomobilismo: fuori città è peggio

Negli ultimi due anni la mia attività ciclistica extraurbana è stata principlamente cilomobilismo, per cui ho accumulato una certa esperienza. Per questo dico che, per quanto possiate pensare male della circolazione delle biciclette in città, quando si esce dai limiti urbani la situazione peggiora nettamente

Il punto è presto fatto: recentemente su ciclomobilisti è stato riproposto un video di un camionista che sta dietro a un ciclista. 

Il camionista non ha spazio per superare perché la corsia sulla quale marcia è troppo stretta per affaincare il ciclista che pedala. Però l'altra corsia è completamente occupata, e il camionista si deve tenere dietro al ciclista che andrà intorno ai 20 all'ora per un bel pezzo fino a quando uno slargo della strada permette al ciclista di farsi passare e al camion di passare.

Bene: questa è proprio la situazione nella quale il ciclomobilista extraurbano si trova,  ovvero quella di formare un tappo rispetto a veicoli ben più veloci di lui che potrebbero anche fare gesti inconsulti nel tentare di sorpassare. Inoltre ciò diminuisce nettamente lefficienza della strada come infrastruttura di collegamento.

Nel Lazio una volta usciti dalla città scompaiono le piste ciclabili, se non per qualche rarissima eccezione eccezione che non sposta di una virgola il problema. 

Tra l'altro l'uso della bicicletta fuori dai centri urbani è di fatto limitato alle ore diurne delle giornate di bel tempo sulle strade poco trafficate. Tutte le altre condizioni equivalgono a un suicidio, almeno se praticate con regolarità


Esiste una domanda di ciclismo extraurbano?
Una volta fatta questa consatazione occorre capire se c'è una domanda per il ciclismo extraurbano. 

Dipende cosa si intende, perché se pensiamo di andare con la bicicletta da Roma a Milano non esiste, ma se pensiamo di andare tra Anzio e Aprilia già comincia ad esserci una certa domanda. 

Se poi pensiamo un collegamento a Latina e Latina Scalo allora abbiamo che la domanda potenziale è molto forte ed è sostanzialmente sostanzialmente legata dalla pericolosità dell'infrastrutttura stradale

Dobbiamo ricordarci che anche i paesi che distano 4/5 km possono essere facilmente raggiunti con la bicicletta, ma ancora una volta questo funziona solo se la strada non è troppo trafficata, e se ci troviamo in orario Diurno e col bel tempo. Altrimenti anche piccole distanze possono diventare micidiali

Come fare a migliorare l'infrastruttura?
Dopo aver constatato questa situazione il passo successivo è chiederci se abbiamo ricette per invertirla. Questo ovviamente è tutto un altro paio di maniche vorrei qui offrire alcune mie considerazioni

Anche in presenza di volontà politica, per tornare indietro rispetto a una situazione del genere ci vogliono una ventina d'anni di investimenti e alcune decisioni molto serie dal punto di vista infrastrutturale.

Cominciamo a dire che le nuove strade, o il rifacimento delle vecchie, dovrebbero tutte prevedere (come vedo sempre più all'estero) una bikelane laterale di larghezza un metro / un metro e mezzo per consentire alle auto e ai camion di sfilare accanto ai ciclisti senza invadere l'altra corsia, e ai ciclisti di pedalare alla velocità che preferiscono. Bordare la bikelane con catadiottri sarebbe fantastico e aumenterebbe la sicurezza nell'uso in ore notturne

Un'altra soluzione rapidamente attuabile, e a costo relativamente basso, sarebbe quella di trasformare in bikelane tutte quelle corsie che spesso si trovano ai lati delle strade già esistenti, e che lasciate in condizioni disatrose, con buche, vegetazione e abbandono di immondizie. Come esempio cito gran parte della Laurentina, che potrebbe costituire un'autentica ciclovia per il mare.

Collegare i centri abitati con le stazioni del treno
In via prioritaria i comuni dovrebbero provvedere ai collegamenti ciclabili quando le stazioni sono fuori dal centro abitato.

Nel Lazio il già citato collegamento tra Latina e Latina Scalo (dalla quale si raggiunge la città in circa 40 minuti di treno) è una damnation alley dove il ciclista rischia la vita già di giorno (come potete vedere dall'immagine). Figuratevi a percorrerla di notte e/o con la pioggia.

Si possono citare tanti altri comuni che non hanno collegamento ciclabile con le loro stazioni: Anagni, Sezze, Norma, Ferentino, Cori e lo stesso Frosinone. Tutti comuni che potrebbero contribuire alla diffusione della ciclomobilità e alla riduzione del traffico collegando i centri cittadini con le rispettive stazioni del treno.

Non è certo rocket science.

sabato 10 dicembre 2022

Sicurezza di noi ciclisti - Cosa serve e cosa no

La terribile morte del campione Rebellin ha riportato alla ribalta il dramma degli incidenti in bicicletta, che da noi sono veramente tanti. Però se ci pensiamo bene da noi i morti per strada sono tanti, come quelli sul lavoro, molti di più che in altri paesi nell'Unione Europea.

Sull'ondata dell'orrore ci sono stati molti interventi, che hanno posto e riproposto un cocktail di soluzioni. Il guaio è che ben pochi di questi interventi sono fatti da persone veramente specialiste di sicurezza, spesso di tratta solo di reazioni di cuore di persone giustamente indignate.

Più dannosa è la vena di massimalismo che si snoda attraverso tutti gli interventi. Il massimalismo è una delle maledizioni italiane, la trasposizione intellettuale del campanilismo nazionale. Fonte di rigidità e di contrapposizione, non cava alcun ragno da alcun buco.

Inoltre dobbiamo tenere conto che almeno un italiano su tre ha votato per uno schieramento politico che crede fermamente nella supremazia mezzo a quattro ruote, senza impedimenti tra le scatole. Ciò complica notevolmente il quadro del possibile.

Senza pretesa di avere il 100% della ragione, vorrei offrire qualche valutazione da specialista del settore, anche se non di quella stradale, coniugata all'esperienza di ciclista di molti anni.

1) Rebellin: ma siamo sicuri che anche in questo caso sia colpa del camionista?
Scusate per questo colpo allo stomaco, ma non avendo (almeno noi) alcuna informazione sulla dinamica dell'incidente non dovremmo saltare subito alle conclusioni.

Anche noi ciclisti commettiamo errori e qualcuno di questi errori può avere conseguenze fatali in tempo reale. 

L'incidente è avvenuto in rotatoria questo rende nulli tutti i ragionamenti sulle velocità, distanze minime, con buona pace dei massimalisti. C'entra il modo di comportarsi in rotatoria dei mezzi pesanti e dei ciclisti quando ci sono i mezzi pesanti.

2) Per favore basta invocare altre regole che nessuno segue. Pensiamo in termini di qualità della guida e corrette pratiche operative. 
La cosa che mi lascia sempre molto perplesso sono quelli che invocano nuove norme per salvare i ciclisti. Un caso tipico sono nuovi e più stringenti limiti di velocità. Se la gente non osserva quelli già esistenti, come si può sperare di risolvere qualcosa con limiti più stringenti? Casomai ci vogliono più autovelox!

Qui dovrebbe aprirsi un discorso molto approfondito, e magari una norma amministrativa ci vorrebbe, non per egolare i comprtamenti alla guida, ma per obbligare gli enti padroni delle strade a mettere autovelox (e soprattutto a tenerli funzionanti) in certe condizioni tipiche, per esempio su tratti privi di interruzioni dove le auto accelerano, e in particolare dove non vi sono piste ciclabili (serie) per le biciclette.

Provare per credere. Vedo a Nettuno come autovelox funzionanti, installati in punti strategici modificano sensibilmente il comportamento degli automobilisti.

Va anche considerato che vi sono sempre più attacchi vandalici agli autovelox funzionanti, e che quindi l'apparato andrebbe protetto con fototrappole e applicare con durezza le norme civili e penali sicuramente esistenti.

Vediamo inoltre di educare gli altri utenti della strada al rispetto dei mezzi più lenti, definendo appropriate pratiche operative. Le prativhe operative servono per applicare in maniera corretta le regole che nella maggior parte dei casi già esistono.


3) I guidatori di mezzi lunghi sanno come ci si comporta con le biciclette?
Non ho una statistica di quanti ciclisti siano morti uccisi da "mezzi lunghi". 

La prima cosa che mi viene in mente è che bisogna spiegare ai guidatori di "mezzi lunghi", camion, bus auto con roulotte o carrelli a rimorchio è che quando si affiancano ad un ciclista non possono girare a destra o accostare (questo in particolare per i bus) fino a quando non lo hanno superato del tutto. Altrimenti devono fermarsi e lasciarlo "sfilare".

Il concetto non è innovativo, ed è una conseguenza delle norme sul superamento. Chi supera ha la responsabilità di non interferire nella traiettoria del superato. 

E questo vale ancora di più in rotatoria.

A nostra  volta noi ciclisti dobbiamo stare attenti a non infilarci in trappole mortali perchè arrivando dietro, spesso da destra, difficilmente il guidatore ci vedrà prima che sia troppo tardi.

4) Adeguata distanza laterale dal ciclista
Mantenere un'adeguata distanza da ciclisti e monopattini è fondamentale e quindi è bene provare a definire una distanza operativa che assicuri un livello di sicurezza passabile.

Però anche una persona poco attenta capisce che la distanza di 1,5 metri in città non è applicabile, e che una macchina che ti passa accanto a 50 cm ma va a 25 all'ora è diversa da un TIR che passa a 100 all'ora a un metro di distanza.

Inoltre se chiediamo di applicare la misura del metro e mezzo tout-court diventano inutili o impossibili da realizzarsi tutte le corsie ciclabili, in quanto in città una macchina e una bici mai potranno viaggiare affiancate, nemmeno al semaforo.

E poi la bici può superare a destra se non ha 1,5 metri di distanza? e se stai su di una strada a tre corsie e la corsia sulla quale ti trovi è larga meno di tre metri (1.5 per parte) che devono fare gli altri utenti della strada?

Abbiamo quindi un concetto operativo corretto, quello di una sicura distanza laterale di sorpasso, che per essere declinato in chiave prima operativa (ed eventualmente solo dopo regolamentare) ha bisogno di ragionamenti abbastanza raffinati, a partire da una tabella bidimensionale che incroci dimensioni del mezzo e velocità, per esempio fino a 30, tra 30 e 50, oltre i cinquanta.

E presentarla a scuola guida e far vedere le conseguenze pratiche del non rispetto.

5) Le infrastrutture appropriate recitano un ruolo fondamentale nella sicurezza (dentro la città)
L'Italia ha tanti incidenti ciclistici anche perchè non vi è adeguata infrastruttura. In città i km di pista ciclabile per abitante sono da un quinto, ad un terzo di quelli delle città europee più evolute.

Quindi è fondamentale costruire reti ciclabili, sia piste che bikelane, per separare il traffico automobilistico e quello cilcistico.

Casomai il problema è come vincolare i comuni a realizzare una corretta rete ciclabile. 

Dal punto di vista regolamentare occorre prevedere un legame tra limiti di velocità, divieti di sosta e struttura delle strade, in modo da costringere i comuni a realizzare le reti per non penalizzare troppo gli altri utenti della strada.

Per esempio associare la possibilità di un limite a 50 all'ora solo per strade dove sono disponibili piste o corsie ciclabili, altrimenti tutti a trenta, sotto l'occhio vigile degli autovelox.


6) Infrastrutture appropriate recitano un ruolo fondamentale nella sicurezza (anche fuori la città)
Per quanto in città le cose vadano male, fuori città va peggio. Infatti le strade provinciali, regionali e statali sono tutt'ora realizzate senza tenere conto del traffico ciclistico.

Non serve moltissimo, già un metro a bordo strada, se ben tenuto, è una salvezza per il ciclista (questo dovrebbe far riflettere sul concetto di distanza laterale). 

Tra l'altro il vero pericolo arriva quando la strada è talmente stretta  che per superare il ciclista occorre mettere le ruote nella corsia opposta o adiacente, con le limitazioni del caso.

Ora andrebbe studiata la possibilità di fare un regolamento che costringa a modulare il limite di velocità sulle strade in funzione della presenza o meno di una corsia ciclabile. 

Se ci pensate è assurdo che sulla Pontina ci sia lo stesso limite di velocità (90 km/h) delle più sperdute migliare dell'Agro Pontino, dove spesso i ciclisti vengono investiti. D'altra il cittadino comune dirà:  perchè devo andare a 70 su una strada dove non si vede mai un ciclista? 


7) Chi si allena e non si sposta ragiona in modo diverso
Che ci piaccia o no per chi si allena osulle strade ccorre fare ragionamenti a parte.

Nelle mie escursioni ciclistiche, e anche quando prendo la macchina, vedo singoli ciclisti e addirittura gruppi interi fare cose discutibili, rischiose, se non addirittura pericolose, come invadere in gruppo la corsia opposta anche quando stanno arrivando altri mezzi.

O "infilare" file di maccine e camion ai semafori cercando di mantenere la media oraria.

Inoltre sappiamo bene che chi arriva sfinito alla fine dell'allenamento tende a sottovalutare i rischi a causa della stanchezza e dell'urgenza di finire nella media.

Per questo gli incidenti in allenamento costituiscono una categoria a se' stante che andrebbe studiata a parte in quanto la guida in allenamento rrisponde a logiche differenti.

8) Conclusioni
rendere le strade più sicure per i ciclisti è un'operazione seria, difficile, che richiede calma e gesso, ovvero serietà, costanza e attenzione.

Il massimalismo italico non serve a nulla, si tratta di soprattutto di cambiare il modo di guidare degli autisti dei mezzi più veloci, e di fare un certo numero di investimenti mirati non a rendere i mezzi a motore più veloci, ma rendere l'uso della bicicletta più sicuro.

La bicicletta elettrica ha aperto ad uno scenario di questo tipo, ma la strada è tutta da percorrere, e sopattutto, viste le condizioni culturali italiani, ancora tutta in salita.

sabato 3 dicembre 2022

Corsia ciclabili: una valutazione soggettiva

È ormai più di un anno che la rete delle corsie ciclabili concepita durante il periodo del covid è stata realizzata, e quindi abbiamo avuto ampio margine di utilizzarla. 

E' importante a questo punto che la comunità ciclistica di Roma dia un giudizio il più possibile oggettivo su questo importante strumento

Per questo vorrei dare il mio contributo ad un dibattito che sicuramente si presenta interessante

Per iniziare vorrei citare la risposta data da Mario Draghi a chi gli chiedeva un'opinione su un controverso strumento di politica economica (non mi ricordo se il reddito di cittadinanza o il bonus 110%). Lui disse: una cosa è buona se funziona bene.  

Direi di applicare lo stesso criterio alle corsie ciclabili, perhcè l'esperienza guadagnata percorrendole mi fa dire che le corsie ciclabili sono buone se sono progettate bene.  

E che significa progettate bene? Significa essenzialmente che devono essere il più possibile rettilinei senza zigozaghi. Per intenderci lunghe e rettilinee come la corsia ciclabile della Prenestina. 

Trovo assolutamente inadatte quelle che seguono le rientranze dei marciapiedi oppure, come la bike Lane dell'Aventino (=progettisti che odiano i ciclisti), che inutilmente attraversano il traffico vivo in vari punti

Anche la bike Lane Tuscolana si divide in due parti: quella più centrale dove la corsia ciclabile zigozaga, mentre la parte più esterna con un percorso nettamente più rettilineo è sicuramente molto utile.

Un'altra caratteristica delle bike Lane è la separazione che offrono dal resto del traffico. 

Dove la bike Lane non è ricavata tra il parcheggio dell'automobile e il marciapiedi sarebbe consigliabile tenerla separata con borchie o catarifrangenti, altrimenti succede come all'incrocio tra via del Policlinico e Viale Castro Pretorio, dove le macchine sterzano sulla corsia ciclabile e la stessa striscia scompare dall'asfalto ed è ormai ricoperta dalla gomma lasciata dai pneumatici

Un ultimo appunto riguarda la protezione delle bikelane dalle macchine in sosta.

Dove la sosta è parallela alla bike Lane la violazione dello spazio vitale da parte degli automobili è relativamente ridotta accade Ma si tratta chiaramente di errori di parcheggio

Quando la bike Lane è ricavata a ridosso di parcheggi a spina di pesce, come su Viale Castro Pretorio, la musica cambia e gli errori di parcheggio (se di errori e nonn di dispetti si tratta) sicuramente sono molto più frequenti. 

In questi casi la bike Lane andrebbe protetta da cordoli o qualche altro elemento che segnati all'automobilista di non invadere lo spazio della ciclabile.


In definitiva mi sembra che le bike Lane siano dei buoni strumenti purché siano progettate con criteri di efficienza di percorso e senza circonvoluzioni o altri cambi di direzione che forse vanno bene per i bambini con le loro biciclettene ma non certo per persone che indirizzano la bicicletta per spostarsi da una parte all'altra della città metropolitana.

Ovviamente vanno anche sorvegliate per impedire che siano fagocitate dalla sosta selvaggia, sia permanente che temporanea, ma questa è un'altra storia!

lunedì 28 novembre 2022

Molti pedoni ancora non hanno capito le piste ciclabili

Oggi pomeriggio dovevo raggiungere il dentista e mi sono lanciato sulla pista della Nomentana sul filo dei 30 all'ora. Questo non l'ho visto solo dal tachimetro, ma anche dal fatto che ho superato al volo un po' di bici elettriche.

Se non che, in prossimità di un incrocio, c'era un pedone (in realtà una pedona) che camminava sul marciapiedi accanto alla pista, parlando al telefono. Fin qui tutto bene, però proprio mentre mi avvicinavo, la pedona ha cominciato a perdere la traiettoria rettilinea e ad accostarsi alla pista.

Ho capito che la cosa si metteva male e ho rallentato prudenzialmente. Ho fatto bene perchè la tendenza ondivaga si è accentuata e la pedona ha finito per invadere la mia corsia,  di spalle e sempre chiacchierando al telefono.

Per fortuna avevo ormai perso tutta la velocità, solo quando sono stato sicuro che la situazione fosse sotto controllo le ho fatto prendere un bello spaghetto passandole vicino (in effetti altro spazio non era rimasto).

Il fenomeno dei pedoni spersi sulla pista non accenna a migliorare, ed è alquanto preoccupante perchè la pista è sempre più affollata di biciclette. 

Al tempo stesso ho notato un'aliquota non minimale di pedoni che sembra subire la situazione e non accetta di cedere spazi alla mobilità sostenibile. Tra questi spicca un'aliquota numerosa di proprietari di cani, che sembra sempre ti facciano un favore a far uscire i loro quadrupedi dalla pista.

Speriamo che non si faccia male nessuno, ma è ora di dirsi che i pedoni dovrebbero essere educati a gestire il rapporto con le piste ciclabili, che non sono marciapiedi.

giovedì 17 novembre 2022

Ancora non è dicembre e già il traffico e la sosta sono diventati intollerabilmente arroganti

Forse è a causa dell'annunciato arrivo delle prime piogge che le strade si sono riempite di auto come da parecchio non ne vedevo... (e questo mentre il load factor degli autobus è al di sotto della media, specie per le ore di punta).

In un paio di giorni in fanteria ho avuto modo di osservare da un'altra prospettiva i nostri coutenti della strada a quattro ruote e corazza dacciaio, e direi che mentre una maggioranza fa del suo meglio per convivere con gli altri, una minoranza (ma sempre dai numeri rispettabili) è diventata parecchio più aggressiva, gelosa nel contendere ogni centimetro di spazio disponibile, e anche gli incroci sulle striscie pedonali.

Ora io penso che si debba essere prudenti ma decisi nell'affrontare i passaggi pedonali, anche per rivendicare il diritto alla precedenza. Detto questo in circa 18 km percorsi a piedi ho avuto almeno sei incontri difficili, con due casi nei quali mi sono dovuto fermare per lasciare passare l'auto o, questa è la novità, uno str... in scooter. Ma proprio cattivo, tanto che gli avrei dato volentieri due pizze.

La cosa più aggressiva rimane però la sosta irregolare, che continua alla grande, minacciando sia pedoni che ciclisti.

Da pedone continuo a stupirmi non solo delle macchine lasciate alla grande sui passaggi pedonali, magari dalla sera prima, ma di come tanti automobilisti considerino naturale fermarsi sulle strisce pedonali, magari occupando tutto il passaggio, per telefonare o appoggiati alla macchina per aspettare qualcuno. Cose che in un paese più civile comporterebbero reazioni decise dei danneggiati che verrebbero spalleggiati da Polizia prima e da magistratura poi. 

Da noi, invece, se ti ci metti a discutere e gli molli due pizze, la legge, invece di "dargli il resto" è capace di prendersela con chi "si fa giustizia da solo". 

Ancora più incredibile è la dinamica di chi ferma l'auto sulle strisce mentre i pedoni stanno attraversando, bloccando il passaggio in tempo reale. Debbo dire che ogni volta debbo fare uno sforzo per mantenere la calma.

In bicicletta la situazione non è meno grave. Anche qui mi pare che la maggioranza degli automobilisti si è abituata ai ciclisti, anche se gli irriducibili non sono pochi. I più pericolosi continuano ad essere i furgoni (bianchi) con la loro fretta di consegnare e l'evidente disprezzo di chi -evidentemente- può permettersi una vita meno stressante della loro. Guidare  con il telefono sempre in mano (ho capito che è obbligatorio se guidi un furgone) non migliora la situazione.

Quella dei telefoni diventa sempre più un problema. Innanzitutto non si capisce bene perchè in Italia l'auricolare e il vivavoce siano così poco usati. Per esempio circa sei mesi fa ho dovuto spostare la macchina con il carro attrezzi... ovviamente caricata auto e bici, e l'autista che deve andare su e giù per Roma attaccato al telefonino non aveva nè uno straccio di sostegno dello stesso e tntomeno un auricolare, strumenti direi fondamentali per questi tipi di lavoro (almeno i taxi i sostegni per il telefonino ce li hanno).

Tutto il resto dell'utenza soprattutto femminile, guida ormai con il telefonino in mano. Dalla lettura con una mano sola di Baudelariana memoria, alla guida con una sola mano (e senza occhi).

In tutto ciò la sosta selvaggia ci costringe ad immetterci nei "flussi vivi" di traffico, portando le nostre traiettorie lente a interferire con quelle più veloci delle auto.

La situazione di immunità di fatto che si è instaurata fa sì che i più audaci, svergognati o egoisti sono sempre alla ricerca di modi creativi di lasciare l'auto, che talvolta ci mettono in grave imbarazzo, in quanto con fantasia inibiscono l'uso delle traiettorie sicure.

Troppi altri lasciano la macchina in doppia fila semplice, senza pensarci troppo. Che gli altri continuino a circolare non glie ne importa proprio!!!

Che si può fare? Francamente la situazione mi sembra decisamente peggiorata rispetto al pre-pandemia, dove pure rimproveravamo un approccio di complice tolleranza con gli automobilisti.

Peraltro a Roma non si chiede più se la sosta è vietata... si chiede direttamente se ti fanno la multa  a lasciarla in un certo posto, senza curarsi minimamente di osservare regole comuni.

E questo atteggiamento è esteso a tanti altri comportamenti, vedi per esempio i rifiuti, che tanti buttano dove capita fottendosene altamente di ambiente e degrado.

lunedì 17 ottobre 2022

Sì alla pace per l'Ucraina, ma non quella di Monaco

L'insediamento della seconda e terza carica dello Stato, specie quello della terza, hanno riproposto in termini generici il problema della pace in Ucraina, anche elogiando Papa Francesco che ne parla sempre.

E' quindi arrivato il momento di ricordare, Insieme a due eventi funesti per l'Italia come la Marcia su Roma e il rastrellamento del Ghetto, anche il sostegno dato a Hitler nella conferenza di Monaco del 1938. Conferenza che costituì un cedimento alla politica di aggressione Hitler che non salvò la pace.

Come disse poi Churchill al povero Chamberlain "Potevate scegliere tra la guerra e la vergogna, avete scelto la vergogna e avrete la guerra".

Ecco, anche noi Italiani siamo stati parte di quella vergogna, anche se tendiamo sempre a scordarcene nella solita autoassoluzione nazionale.

Ora, sentire parlare di pace da chi è stato chiaramente a favore di Putin fa venire i brividi e un sospetto. Che non si parli di vera pace, ma di un'altra pace di Monaco.


giovedì 22 settembre 2022

Bici in forte aumento, ma...

Complice la prolungata siccità e il perdurare del bel tempo mi pare di vedere un deciso aumento del numero dei ciclisti, anche se non posso darvi numeri che rendano oggettiva questa mia osservazione.

Sulla pista della Nomentana si viaggia ormai in parecchi, ai semafori si formano code con regolarità, e direi che il numero dei ciclisti abbia ampiamente superato quello dei pedoni sulla medesima rotta,

Il campione però non è limitato alla pista della Nomentana, che percorro praticamente tutti i giorni, ma si nota anche nelle altre zone della città, dove spuntano ogni giorno nuovi ciclisti, la maggior parte chiaramente alle prime esperienze di ciclomobilismo. Segno che la bicicletta continua a suscitare interesse e a costituire una valida alternativa alle altre modalità di spostamento.

Le bici elettriche rappresentano la maggioranza delle new entry. Un fenomeno interessante e benvenuto per sfondare il muro di vetro che impedisce alla bici di sostituire in maniera massiccia i mezzi a motore a scoppio. Francamente non saprei dire se questo dipende solo dalla paura della fatica connessa alla bicicletta, con la temutissima sudorazione, o semplicemente perchè l'elettrociclista comunque continui a sentirsi parte della famiglia dei motorizzati.

Come ho detto, tra l'utenza business prevale la scelta della bici elettrica in tutte le sue declinazioni. Una menzione speciale per le fat bike sulle quali talvolta viaggiano elementi particolarmente arroganti e fastidiosi. Occasionalmente capita qualche bici truccata, ma sono elementi veramente sporadici.

Di gran voga anche le bici del bike-sharing, e credo che questo mezzo sia il vero trampolino di lancio di molti dei nuovi ciclisti, che fatti un po' di conti trovano conveniente passare al mezzo di proprietà.

Mi sembra invece di vedere, dopo la vivacità iniziale, la stabilizzazione dei monopattini, oggettivamente difficili da padroneggiare al di fuori della rete delle ciclabili.

Ma. C'e' sempre un ma, anzi più d'uno.

Innanzitutto si tratta di capire se  questo trend si manterrà con l'arrivo delle sospirate (non dai ciclisti) piogge autunnali, che spero siano copiose e abbondanti per ricostituire le riserve idriche e risollevare il livello dei fiumi.

Inoltre le piste ciclabili non sono abbastanza, nè per quantità e nemmeno per qualità, per sostenere un uso esteso della bici a livelli di sicurezza accettabili. 

Per esempio alcune rotte del quadrante Nord-Est (lo cito perchè lo conosco meglio) continuano ad essere difficilmente percorribili, ad esempio la direttrice Tor de Schiavi - Monti Tiburtini - Ponte Lanciani, una vera e propria autostrada urbana, rimasta orfana di qualunque infrastruttura.

Potrei anche citare l'asse Ponte delle Valli - Libia - Eritrea - Corso Trieste, oppure Viale Somalia, per non dire una direttrice come quella dell'Olimpica, che vede una faglia nei collegamenti paragonabile alla perdurante interruzione dell'anello ciclabile.

Accanto a questi problemi vi è la impossibilità di lasciare le bici, specie quelle elettriche, per strada alla mercè dei ladri, e questo limita fortemente la flessibilità di uso, specialmente per le uscite serali o nel caso il datore di lavoro non offra stalli protetti.

Last but not least, la bici è molto più lenta del ragionevole nel diffondersi tra i teenager e gli universitari quale mezzo di trasporto per scuola e università. 

Questo dipende, secondo me, dalla mancanza di ricoveri sicuri, specie alla Sapienza, ma anche nelle scuole secondarie superiori, che non permette l'affermarsi della bicicletta come mezzo principale per la mobilità dei nostri giovani.

Occorre quindi continuare ad investire in infrastrutture (di qualità) al servizio della mobilità ciclabile.

sabato 6 agosto 2022

Ma quali magistrati, ci vogliono i carri attrezzi!

E' circolata la notizia che ATAC starebbe denunciando gli automobilisti responsabili dei blocchi dei mezzi pubblici a causa di sosta irregolare per interruzione di pubblico servizio, fino ad adesso oltre 500.

Magari giuridicamente ci sta tutta, ma non fa bene al Paese. Perchè? Per una serie di motivi molto concreti:

1) Perchè il sistema penale italiano è già intasato di suo, e aggiungere altro carico va contro l'nteresse dei cittadini, con i magistrati che invece di perseguire delinquenti veri impiegano le loro scarse risorse con cittadini magari egoisti o noncuranti, ma onesti;

2) Tra fattaccio e azione giudiziaria possono passare anni, il che tende a spezzare il legame tra delitto e castigo;

3) Per le priorità della magistratura è facile che il tutto finisca in prescrizione, aggiungendo la beffa al danno.

Invece il Comune dovrebbe non abdicare ad uno dei suoi primi doveri ed intervenire con rimozioni-lampo, portandosi via il mezzo che ingombra e restituendolo solo dopo che il proprietario abbia pagato multa, carro attrezzi e danni all'ATAC.

Aggiungo che rinfrescare periodicamente la segnaletica che delimita la sede del tram aiuterebbe molto ad evitare interruzioni dovute a imperizia di parcheggio.

Invece come vanno le cose? Ecco un fatto che mi è capitato.

Una sera di tanti anni fa tornavo da un viaggio con il tandem Leonardo-Express / 516, dopo le 23, ed ecco che a Porta Maggiore sale uno bello incazzato che era stato depositato lì dal 3, e che aveva atteso circa 45 minuti a causa di un blocco della circolazione tramviaria causato dalla solita macchina malposteggiata a San Lorenzo.

Bene, che ti fa questo tipo? Alla seconda fermata di Porta Maggiore scende  e si piazza di fronte al tram per protestare contro i ritardi. 

Fossi stato io l'autista avrei incurantemente proseguito sulla mia strada, però questo scende e chiama le forze dell'ordine. Le forze dell'ordine ci mettono circa 20 minuti ad arrivare, e innanzitutto mettono la macchina di fronte al tram in modo che non possa proseguire.

Dopodichè invece di pigliare a colpi di Taser il tizio e buttarlo nell'aiuola (30" e poi via) cominciano a parlarci per convincerlo con le buone a salire sulla macchina di servizio... il che prende altri venti minuti,  di fronte all'incredulità dell'autista, del sottoscritto e degli altri 200 extracomunitari (che ovviamente non hanno osato mettere in discussione l'operato delle forze dell'ordine).

Sicuramente un'operazione da medaglia di Sant'Egidio, ma al cittadino onesto e lavoratore finisce sempre in quel posto.

Allora non occorre invocare i magistrati, occorre fare le cose come si deve, e farle da subito.

domenica 26 giugno 2022

A piedi nella città dei ciclisti

Con il regredire della minaccia COVID la vita sta riprendendo in maniera normale e così le riunioni in presenza a Bruxelles. Sta di fatto che sono tornato da un'assenza di circa due anni, a parte un brevissimo "mordi e fuggi" a maggio.

Stavolta mi sono fermato due interi giorni, giorni di bellissima luce e fresco (anche troppo) che rendono la città veramente piacevole da girare.

Purtroppo l'eccesso di lavoro mi ha impedito di godermi la città spensieratamente, però mi sono imposto di raggiungere il luogo delle riunioni a piedi, cosa che permette di fare un pochino di esercizio e godersi il bel tempo.

Nel fare questo ho potuto rendermi conto del grande balzo in avanti in tema di mobilità sostenibile che è stato fatto in questi due anni di assenza.

Le biciclette
La ciclabilità è ulteriormente cresciuta e per sostenerla in maniera adeguata la ciclabilizzazione delle strade è diventata aggressiva. Quasi tutti i controviali dei boulevard sono stati trasformati in piste ciclabili, con un flusso sostenutissimo di ciclisti.

Rue Belliard e Rue de la Lois, le principali arterie in ingresso e uscita da Bruxelles sono state ridotte a colpi di New Jersey.

Ovunque ci sono ristrutturazioni in corso per adattare la città alle nuove esigenze.

Ah... ho notato una grande riduzione di pieghevoli rispetto agli anni passati. Nemmeno Brompton, che sono sicuramente un oggetto molto apprezzato da quelle parti. Mi riservo di capire meglio.

I monopattini
Su questa superba rete ciclabile circolano anche un po' di monopattinisti. Pochi rispetto alle bici e perfettamente integrati. Qualcuno manifesta l'italico vizietto del due su un monopattino, ma la circolazione su pista non ha gli stessi rischi di quella sulle strade.

I pedoni
Dal punto di vista pedonale è un paradiso. Innazitutto la gente trotta, non perde tempo sul marciapiedi a trastullarsi. In quest'ottica è comprensibile l'affermazione che "le strisce sono un prolungamento del marciapiedi", e infatti il pedone sulle strisce è sacro, quello fuori molto meno... anche questo è un bene. 

Le strisce pedonali che attraversano le rotaie del tram sono bordate di rosso a ricordare al pedone che il tram ha comunque la precedenza.

Il che fa vedere che da noi anche i pedoni sono dittatori in erba.

Inoltre al centro i cani (e i relativi guinzagli) sono praticamente assenti... anzi, è proprio una CSC (Città Senza Cacche)

I mezzi pubblici
Non li prendo molto, ma sono fantastici. Voi non potete capire l'effetto di passare dalla meraviglosa stazione Metro e Ferroviaria (nello stesso spazio, a quote differenti) di Schuman alla stazione metro B di termini, sporca e male illuminata (e non mi soffermo sulla popolazione umana, tipo gli zingari alle macchinette dei biglietti). 

Le auto
Confesso che in mezzo a tanta efficienza di mezzi pubblici non mi trovo da parecchio a circolare su auto a Bruxelles. 

Quello che si vede da fuori è la scomparsa del parcheggio gratis al centro, o meglio la sua riduzione in misura tale da non essere un fatto significativo. Chi entra in auto ci va per usare un parcheggio pubblico.

Gli spazi di cicrcolazione sono stati ridotti tenendo conto dei carichi effettivi, e con l'idea di non assecondare la circoalzione automobilistica più di tanto.

Che cosa succeda in periferia però non lo posso sapere, ne' come viva il residente "comune". So solo che in perferia, dove l'ambiente à meno felpato, la sera le stazioni tornano a non essere piacevoli, specie per le donne.

martedì 21 giugno 2022

E' Biodegradabbile! (Ciclismo e monnezza)

Domenica scorsa, verso le 8 e 30 tornavo da un giretto mattutino. Salivo lentamente su Viale Somalia, nel tratto tra la Salaria e Largo Forano, quando vedo davanti a me un ciclista fermo.

Stava sulla bici, vestito con tuta da ginnastica, non da ciclista, soffiandosi il naso con un fazzoletto di carta. stavo ormai per superarlo quando si libera del fazzoletto gettandolo tra le auto in sosta.

Lì per lì non volevo credere ai miei occhi, ma aggiunta la sua posizione vedo un fazzoletto a terra, che sporava una zona miracolosamente pulita di Viale Somalia. Passando glielo indico e dico 

"Potevi evitare di buttarlo per terra" e quello risponde con una certa stizza "E' Biodegradabbile", al che io ribadisco "E' biodegrabbile nel secchione, li mortacci tua", al che lui risponde con qualche altra cosa e io concludo con un romanissimo "vaffanculo".

Non nego mi sarebbe piaciuto fermarmi e farglielo raccogliere a forza...

Il girono prima avevo percorso l'Ardeatina e dintorni, e ho potuto constatare la presenza di mucchi di spazzatura "fresca" ad ogni anfratto che permette la sosta di auto. Quindi significa che abbiamo persone che escono di casa, si fermano e buttano la loro monnezza in campagna.

Mi chiedo che gente sia e quali le motivazioni dietro questi comportamenti.

Mi chiedo anche perchè non si riesca a fermarla, ma capisco che sia uno degli elementi chiave per capire la situazione poco piacevole nella quale versa il nostro Paese ormai da anni. 

Perchè ci teniamo in seno questa gentaccia spicciola e nessuno che senta il bisogno di arginarne i comportamenti che danneggiano la comunità nel suo complesso. 

mercoledì 25 maggio 2022

Pista Nomentana: pedoni dall'altro lato. Ma noi ciclisti?

Così non va bene.

Infatti stamattina, nemmeno il tempo di tornare negativo, mi sono imbattuto in un vero blocco della pista Nomentana, se non sbaglio all'altezza di Via Capodistria (ricordo che già la parte di Via Val d'Aosta è confiscata per lavori non afferenti la ciclabilità).

Come potete vedere a causa delle operazioni di un "ragno" caricato su camion  utilizzato per i lavori sulla facciata dell'edificio, è stata occupata non una sola corsia, come in altre occasioni, ma tutta la pista, con in più un cazzo di cartello beffardo che dice "pedoni dall'altra parte" come se si trattasse di una stradina laterale e non di Via Nomentana.

Ovviamente nessuno si fila il cartello e tutti si va contromano per la complanare, però non si possono fare queste cose, perchè la mobilità ha le sue esigenze.

Ricordiamoci che nel caso di interruzione della pista dovrebbe essere predisposto un percorso alternativo, eventualmente bloccando la complanare e deviando le auto sulla preferenziale.

Complicato? Certo, e allora non rilasciate permessi che consentono di bloccare l'intera pista.

domenica 3 aprile 2022

Bel marciapiede, ma... non era meglio anche una pista

Sabato sono andato a trovare mamma a Nettuno e, vista la giornata tempestosa, ho scelto la formula treno + pieghevole. Tanto per sgranchire un po' le gambe sono sceso alla stazione Marechiaro e ho proseguito a pedali lungo l'ultimo tratto dell'Ardeatina (che tra Lavinio e anzio corre lungo la costa), anche perchè da lì a Nettuno il treno non è tanto più veloce della bicicletta.

In quel tratto il Comune di Anzio ha realizzato un'opera notevole, un lungo e raffinato marciapiede, fatto con materiali alquanto ricercati, che corre quasi fino a Faro di Anzio... permettendo quindi di camminare in vista del mare dalla riserva di Tor Caldara (lato mare) fino alle porte di Anzio.  

Da quel punto, volendo, si può proseguire in bici lungo le ciclobimbi ricavate su marciapiede fino al sistema di piste di Nettuno, che a sua volta prosegue fino al santuario di santa Maria Goretti.

A piedi la stessa cosa, solo tutta in vista del mare, ovviamente allungando un pochino.

L'opera è -appunto- notevole dal punto di vista pedonale... però per la mobilità ciclistica non rimane quasi nulla, e l'avevo già segnalato in un precedente post del 2018 (https://romaciclista.blogspot.com/2018/05/lobby-anticiclista-al-lavoro.html) che avevo intitolato Lobby anticiclista al lavoro.

Infatti pur in tanta abbondanza di risorse, non è prevista alcuna ciclabilità del marciapede. Oddio, per un ciclista da marciapiede è una specie di paradiso, vai sotto i 15 all'ora e ti godi il mare, senza ovviamente dare fastidio ai pedoni, che non credo saranno tanti.

Purtroppo è un'enorme occasione sprecata, visto l'evidente impegno economico, per realizzare un'opera per la ciclabilità che avrebbe permesso di collegare gli stabilimenti della zona all'abitato di Anzio in modo ecologico e sicuro.

La pista avrebbe anche avuto un impiego serale turistico / festaiolo, permettendo di godere la movida serale di Anzio ai Laviniesi e quella di Lavinio sia agli Anziani che ai Nettunesi senza bisogno di scomodare automobili e moto. Per nnon parlare di chi per lavoro o studio debba fare avanti e dietro tra i due nuclei.

Inoltre l'assenza di una pista mette anche in mora l'uso dei monopattini, che secondo me in un quadro di piste ciclabile hanno enormi possibilità di sviluppo.

Insomma, mi chiedo ancora una volta, che senso abbia nel 2022 continuare a impigare risorse in opere che negano la mobilità alternativa... anche a fronte di una questione ambientale che COVID e guerra non hanno fatto sparire, ma se possibile resa ancora più drammatica.  

domenica 27 marzo 2022

Per gli studenti sembra che il tempo della bici non arrivi mai

Con la fine di marzo dovrebbe finire lo stato di emergenza COVID. 

Tra i grandi rientri anche quello dell'orario scolastico unico, che però si porta appresso un ritorno alla congestione. Infatti, come si trova su di un articolo apparso sulla testata internet  Roma Today Sono 130.000, secondo le stime di Roma Servizi per la Mobilità, le ragazze e i ragazzi che utilizzano il trasporto pubblico.

Pertanto un bel carico in più per un già provato TPL, che affronta il ritorno alla normalità in piena crisi, se non altro per le vicende che affliggono la rete su ferro, sia tramviaria che metro.

Dall'altro lato si fa poco perchè la bicicletta diventi il mezzo di trasporto preferito degli studenti della secondaria superiore, come è la norma nella maggior parte dei paesi europei.

Anzi, negli ormai 15 anni che seguo con attenzione l'evoluzione della mobilità ciclistica, a Roma nessuno si ricorda mai della possibilità di spostare l'utenza giovanile sulla bici. Che sia inquinamento, crisi di obesità, produzione di CO2, COVID, affollamento dei mezzi, tutti continuano a pensare che per gli studenti non ci siano alternative.

Un posto di primo piano rivestono le mamme-chiocce che temono che i loro "pargoli", stiamo parlando da 14enni in su, possano affrontare le prime responsabilità, e sicuramente i primi pericoli (come se non attraversassero mai la strada a piedi). 

Però in questi anni molto è stato fatto (piste/corsie ciclabili e bonus biciclette) ma sul versante studenti poco è stato ottenuto, anche per quelle scuole servite da piste ciclabili. 

Sicuramente vi è una componente culturale che vede in chi pedala un mezzo sfigato alla mercè dei motori. 

Più concretamente la bicicletta non si può lasciarla fuori dalle scuole a causa dei mariuoli che ne fanno man bassa e quindi ai presidi andrebbe chiesto di trovare spazi di parcheggio all'interno degli istitui, almeno quelli che li hanno.

Ecco, in questo dovrebbe intervenire il sindaco, anche perchè in questo modo, spostando gli studenti sulle piste, tutti vedrebbero l'utilità concreta di una rete che è ancora percepita fatta ad uso esclusivo di una lobby di strambi "privilegiati" che abitano vicino al lavoro e possono permettersi di vestirsi approssimativamente sul posto di lavoro. 

domenica 6 marzo 2022

Due parole sulla sicurezza dei ciclisti

Domenica prossima si svolgerà l'assemblea  Annuale di salvaciclisti di Roma. 

Non ho mai fatto parte dell'associazione perché ritengo  che sin dall'inizio si sia orientata ad uno scopo "politico", alla guerra alle automobili, più che  alla sicurezza dei ciclisti. Anzi, se proprio devo essere sincero, mi pare che di competenza In tema di sicurezza si stia sulle ovvietà di stampo utopistico.   

Non solo, ogni volta che ho espresso, su fb, qualche dubbio in proposito sono stato trattato come al liceo venivano trattati quelli che non erano d'accordo nei collettivi studenteschi. D'altra parte anche i grillini hanno fatto lo stesso.  

Ciononostante continuo ad rispettare chi fa dell'attivismo, e mi rendo conto come il muro dell'incomunicabilità sia da entrambe le parti della barricata,  ovvero un gruppo di tecnici (e politici) comunali poco disposti a prendere sul serio la mobilità ciclistica urbana e dall'altra parte un gruppo di entusiasti che non prendono sul serio le questioni tecniche.

Vorrei comunque far mancare il mio contributo alla discussione e per questo mi rivolgo a Massimiliano Baccanico che su fb ha chiesto idee in proposito.

Alcuni fatti elementari
Si applichiamo le più elementari norme di gestione della sicurezza, i pericoli cui andiamo incontro come ciclisti sono essenzialmente 3:  Investimento, caduta autonoma da perdita del controllo del mezzo, sportellata.

Ognuno di questi pericoli si traduce in un incidente con conseguenze di gravità variabile con una certa probabilità. La combinazione di probabilità e  gravità delle conseguenze di un evento dà origine al concetto di rischio.  Più  è probabile il verificarsi di un pericolo (evento) e più gravi sono le sue conseguenze,  maggiore è il rischio.

 A tutti noi ciclisti appare abbastanza chiaro che l'investimento è l'evento più temuto per le sue conseguenze e la sua probabilità, e quello sul quale dovremmo agire con maggiore insistenza.  Ciò è chiaro anche a salvaciclisti.

Siamo d'accordo sulla rete ciclabile...
La prima mitigazione del rischio di investimento e la creazione di una rete ciclabile segregata o separata da quella del traffico automobilistico.  

Per quanto mi riguarda si dovrebbe privilegiare la media  periferia dove il traffico è più denso ma più veloce rispetto al centro dove per forza le auto sono poche e vanno piano. 

Senza continuare a perdere troppo tempo su questioni come la pedonalizzazione dei Fori Imperiali o peggio ancora di via Urbana che sembrano più dovute a questioni personali  che a una logica di sicurezza.

Inoltre è molto importante risolvere quegli hot spot (punti caldi) dove per la conformazione della viabilità e la velocità dei flussi automobilistici il ciclista è messo a serio rischio.

... non sulla guerra alle auto
Fino a qui vi è un sostanziale accordo con la politica di salvaci ciclisti.  

Per i ciclisti che invece rimangono su strada sembrerebbe che salvaciclisti punti ad  abbassare il rischio riducendo in maniera drastica il numero di automobili in circolazione.

Dal canto mio ritengo che questo obiettivo sia  politicamente prematuro e, francamente, fuori dalla portata politica del movimento così piccolo. 

Non solo, ma vediamo come il diminuire del numero delle automobili in circolazione, per esempio durante le feste di Natale, non diminuisce il rischio dei ciclisti perché le poche auto rimaste vanno molto più veloci. Anzi un ingorgo di macchine bloccate è un luogo non salutare (per l'inquinamento) ma alquanto sicuro per un ciclista.

Si facessimo un bow-tie,  Ovvero un diagramma a farfallino, vedremmo la velocità sia a sinistra come causa  Degli investimenti, sia a destra Come fattore che ne rende più gravi le conseguenze.

Pertanto più autovelox
Quindi dobbiamo giungere ad una conclusione ovvero che e inutile diminuire il numero di automobili se non ne controlliamo al tempo stesso la velocità.  E l'unico modo per diminuire la velocità delle auto (in una città già progettata) e quella di installare autovelox a decine. 

Questo è un modo permesso dalla legge (che recentemente ha ammesso gli autovelox urbani) e nella disponibilità  del sindaco per moderare le velocità massime.  Tra l'altro è perfettamente inutile continuare a chiedere di istituire il limite di 30 km all'ora se le macchine non rispettano quello di 50.

Quindi basta con le ciance e concentriamoci sugli autovelox, ne basterebbero qualche decina per cominciare a moderare i più indisciplinati.

Sì alla lotta alla sosta vietata no all'aumento delle strisce blu
Una strategia buona e possibile (anzi, secondo me dovuta) per abbassare le auto in circolazione è quello di ricominciare ad applicare il controllo della sosta, in poche parole: multare chi lascia la macchina in seconda fila, ai cassonetti sulle strisce pedonali, etc.

Ancora una volta, in prima fila abbiamo motivi di sicurezza. le macchine in sosta vietata costringono il ciclista ad immettersi nei flussi di traffico principali. Quelle sui passaggi pedonali intralciano i pedoni e li disabituano ad usarle e le auto parcheggiate agli incroci limitano la visibilità e rendono più probabili gli investimenti.

Infine rallentano il trasporto pubblico di superficie, ancora più vitale in un periodo nel quale il disastro delll'amministrazione precedente ci ha lasciato quasi senza servizi di metropolitana. 

Francamente sono contrario all'aumento della tariffe delle strisce blu prima di aver stroncato la  vietata... è un'altra versione dell'aumento delle tasse senza la lotta all'evasione. Un altro modo per punire il cittadino che rispetta la legge, considerato borghese e poco rivoluzionario, sport condiviso sia dall'estrema destra che dall'estrema  sinistra.

E difendiamo le bikelane che sempre più spesso sono occupate da prepotenti in sosta.

Basta con le buche
Le biciclette, specie le pieghevoli, risentono molto delle buche e delle asperità del manto stradale. Le strade devono essere tenute bene e le buche eliminate, specie quelle vicine ai marciapiedi, tombini compresi.

Una strada bella liscia ci fa aumentare di molto la velocità di spostamento ed evita cadute pericolossissime.

Basta con i guasti all'illuminazione
Un altro nemico sempre in agguato sono i guasti all'illuminazione stradale. 

Avoja a portarsi luci, quelle delle bici sono fatte per le zone oscure, l'occhio non si abitua a 500 metri di oscurità con i fari delle auto che ti colpiscono ogni due per tre. I guasti vanno riparati velocemente.

Se c'e' qualcuno che si frega il rame e manda in tilt i sistemi, becchiamolo, palla al piede e vent'anni a costruire piste ciclabili, no ai domiciliari (magari in un insediamento abusivo) come succede adesso.

Infine... apriamo le corsie preferenziali alle biciclette
Tutti noi ciclisti le usiamo. In tutta Europa sono utilizzabili alle bici. 

A Roma no perchè ATAC è talmente massacrata dagli automobilisti e dagli scooteristi che non sopporta nient'altro.

Invece vanno aperte ufficialmente, perchè alla fine problemi veri di coesistenza non ce ne sono, specie se noi ciclisti ci comportiamo come persone educate e rispettose del trasporto pubblico. 

mercoledì 5 gennaio 2022

PCI (Pippone Ciclistico Iniziale) 2022

Da ciclisti romani cosa chiedereste al 2022? 

Beh, innanzitutto ginocchia forti come rocce e senza scricchiolii...  

Detto questo, che per me rimane la prima preoccupazione, dividerei le mie richieste in tre sezioni, sicurezza, urbana e turistica.

Per la sicurezza  credo che uno dei grandi problemi di Roma è che sembra che ogni automobilista sia libero di fare quello che vuole sino a quando non finisce per provocare un incidente. 

Per evitare questo la prima cosa da fare sia calmierare le velocità dei mezzi a motore. Questo può essere raggiunto con qualche decina di Autovelox sparsi nei punti critici.

Non si può solo affidarsi alla sorveglianza elettronica, per quanto efficace e spietata. Quindi e' anche necessario che al più presto i Vigili Urbani tornino ad esercitare il ruolo di repressione attiva dei comportamenti pericolosi.

Riuscirà Gualtieri ad ottenerlo? Mah... ho forti dubbi in proposito.

Per il fuori città credo che le strade trafficate dovrebbero essere dotate di bikelane, dipinte di rosapista come vedo all'estero, per separare almeno operativamente la marcia dei ciclisti da quella delle auto.

Per fare questo occorre sicuramente recuperare gli spazi a lato delle arterie (non so come si chiamino) che spesso sono semplicemente lasciati pieni di immondizia, ghiaia o vegetazione.    

Il ciclista urbano innanzitutto vorrebbe vedere vieppiù espandersi  l'utenza ciclistica e monopattinesca, tanto da portare il Comune a lanciare un piano ancora più ambizioso di infrastrutture per la ciclabilità.

Per avere questo vedo come unico modo "sfondare" tra la popolazione studentesca, ovvero far diventare le bicicletta (e magari il monopattino) il mezzo preferito degli studenti per raggiungere la scuola.

Siamo in una posizione molto più favorevole di due anni fa, molte scuole sono ormai toccate o sfiorate da piste ciclabili, e quindi manca solo l'ultimo passo: aprirne i cortili al parcheggio protetto.

Non è una cosa impossibile, continuo a meravigliarmi che nessuno prema il piede sul pedale (dell'acceleratore) per andare in questa direzione. Dovrebbe essere il Sindaco a farlo, l'unica autorità in grado di fare le opportune pressioni.

Accanto a questo occorre ovviamente continuare a far evolvere l'infrastruttura a servizio della mobilità dolce... e qui occorre non solo usare il bulldozer per aprire nuove strade, ma anche saper lavorare di cesello, sfruttando e occasioni che il caso ci porta.

Per esempio stanno  "venendo giù" abbastanza spesso i pini di Corso Trieste, ed ogni volta si sfiora la tragedia... anzi, un poveraccio è rimasto sulla sedia a rotelle a causa di uno di questi crolli, e alcuni funzionari del Comune sono stati condannati.

Quindi sarebbe bene pensare di abbatterli, e ripiantarli ai lati di una bella pista ciclabile che corra sull'aiuola centrale e unisca Via Nomentana a Piazza Annibaliano, servendo due grandi licei della capitale, il Giulio Cesare e l'Avogadro... giustappunto.

Al tempo stesso fare una bella pista sul Ponte delle Valli, che è una bestemmia di spazio lasciato alle auto e poi almeno aprire alla ciclabilità le due corsie preferenziali su Viale Libia ed Viale Eritrea fino a Piazza Annibaliano (tanto già le usiamo costantemente).

Non vi sto a parlare di fare due corsie ciclabili, eventualmente a sbalzo, su Ponte Salario per congiungere la pista di Via Jonio con quella dell'Aniene... insomma tutte cose simpatiche per strade che conosco bene.

Poi rifacciamo una corsia ciclabile su Viale del Giardino Zoologico, visto che è  ridotto a parcheggio a senso unico? Dopotutto stiamo dentro Villa Borghese, e che cavolo!

E l'asse Serenissima - Monti Tiburtini - Ponte Lanciani? Che ce lo vogliamo dimenticare?

Per il resto di Roma... unire Monte Ciocci al centro passando sul ponte e sotto il Vaticano. Che sogno!

Il ciclista turistico sarebbe deliziato dall'istituzionalizzazione della Regina Ciclarum fino a Fiumicino e magari del Sentiero Pasolini fino a Ostia, tanto per rendere finalmente manifesto il destino di Roma dominatrice del mare (riuscirà ciò a rendere le piste in questione gradite alla destra?). 

Per Ostia in qualche modo dovrà risolversi la situazione creata dalla pista inserita in un ambiente poco favorevole e finalmente prolungarla fino a Torvajanica. Non dite di no.

A Nord vedrei tanto bene l'apertura al traffico ciclistico della Riva Sinistra del Tevere da Castel Giubileo al già citato Ponte Salario, così da finire il tristissimo avanti-e-dietro domenicale sulla pista del Tevere e riguadagnare un altro pezzo delle sue preziosissime sponde. 

Perchè ormai sappiamo che se vogliamo strappare il territorio dal degrado, l'unico modo è renderlo accessibile a quelle formichine attente al territorio (e un po' cacacazzi) dei ciclisti.

Infine la sicurezza delle bici infatti la situazione dei furti è andato peggiorando, e non parliamo solo delle bici lasciate al palo, ma anche di quelle prelevate dagli spazi condominiali o addirittura privati, per arrivare alle razzie ai negozi.

Sono azioni criminali con conseguenze pesanti per chi le subisce e pesantissime per la mobilità ciclistica.

In qualche modo vanno affrontate con un'adeguata azione di contrasto, sia tattica sul territorio sia investigativa per colpire le bande e i ricettatori. La Polizia Municipale è nella posizione migliore per intervenire, anche nei luogi di probabile ricettazione come Porta Portese.

Soprattutto dobbiamo evitare che delinquenti colti sul fatto vengano rimessi in libertà come se niente fosse, così che pensino che in Italia si possa campare rubando biciclette.

Vabbè, vi siete parzialmente salvati, è stato un pippone leggero, senza alcuna pretesa di universalità.

Buon 2022

Pedala contento finchè c'e' il bel tempo
Poi vien la tempesta e finisce la festa!!!!