mercoledì 8 marzo 2023

Semaforo pedonale con il rosso a 80 all'ora... vi basta?

L'altra mattina, andando in ufficio a piedi,  mi sono fermato ad attraversare Via Nomentana al semaforo pedonale situato poco prima (o dopo) l'uscita del sottopassaggio.

Questo semaforo pedonale è stato installato per sostituire il passaggio pedonale su zebre dopo un incidente mortale accaduto qualche tempo fa.

Bene, arrivo che è verde per le auto, e ad attendere il verde pedonale ci sono circa 5 persone per ciascun lato della strada. Dopo qualche secondo la parte automobilistica del semaforo passa al giallo, e un taxi proveniente da Porta Pia si ferma diligentemente alla striscia di arresto.

Il semaforo pedonale diventa verde, e noi pedoni cominciamo ad attraversare. Non facciamo in tempo a scendere dal marciapiedi che un altro taxi arriva  da Porta Pia e sorpassa, ad ottanta all'ora circa e a rosso pieno per le auto, l'altro taxi fermo.

Ovviamente noi pedoni siamo rimasti congelati. 

Immagino che l'autista avesse visto che non vi erano pedoni al centro del semaforo. Di certo se ce ne fosse stato qualcuno, non avrebbe avuto scampo. Un urto a quelle velocità è sicuramente mortale.

Questo ci porta però a fare alcune riflessioni:

1) Checchè ne possiamo pensare a Roma ci sono automobilisti che si comportano in modo assolutamente pericoloso;

2) Non siamo attrezzati per individuare queste persone e, come minimo, levargli la patente.

Sarebbe quindi opportuno dotare quanti più semafori possibile di telecamere ed autovelox. Con semafori opportunamente attrezzati questo signora avrebbe avuto kla patente ritirata (possibilmente a vita).

giovedì 2 marzo 2023

Cosa succederà alla ciclomobilità nel Lazio? Ricominciamo da tre!

Nel post del 6 gennaio scorso sono stato profeta sin troppo facile a prefigurare la replica a livello regionale del cambio di guardia nazionale.

Personalmente spero che il nuovo governatore sia (molto) differente dai suoi predecessori di destra e sia almeno clemente con tutto ciò che sa di ambientale. Però è bene non farsi illusioni.

In generale quello che io temo non è tanto una battuta di arresto sulle politiche ambientali spicciole, ma una politica del territorio molto meno attenta ad aree verdi e paesaggio, riduzione di parchi e riserve e in generale aumento della cementificazione. Il tutto -purtroppo- con poche ricadute sul reddito regionale.

Dal punto di vista strettamente ciclomobilistico, destra o sinistra, rimangono alcune realtà importanti:

1) se tutti prendiamo la macchina non si circola. Per questo mezzi pubblici e mezzi a due ruote conservano la loro importanza.

2) monopattino e bici elettrica sono diventati prodotti industriali importanti usati per la gran parte come mezzo di spostamento di popolazione attiva;

3) l'espansione della ciclomobilità continua in tutta Europa (e oltre), in particolare nel settore turistico

Al di là delle differenze ideologiche su questi tre capisaldi è possibile impostare un dialogo che permetta di salvare il salvabile.  

Infatti aggiungere strade (ma ci sono le vecchie da tenere efficienti) fa diluire il traffico nel trasferimento, ma non ti salva dagli ingorghi  quando ti avvicini alla meta e soprattutto non ti fa trovare più parcheggio.

Pertanto io non credo che si abbasserà la pressione al miglioramento del mezzo pubblico, che ormai arriva utilizzabile anche da bici e monopattini. 

Dopodichè sta alle comunità locali realizzare quei piccoli interventi locali che permettano di collegare i centri abitati alle stazioni del treno che mancano e possono essere facilmente realizzati.

Ovviamente si spera che le località turistiche mettano il piede sull'acceleratore delle piste, che ormai rappresentano uno degli indici della qualità della località. 

Non per niente in tutta la Toscana le spiagge più belle sono servite a piste ciclabili, mentre dove si arriva solo con l'auto diventa rapidamente un incubo. Cerchiamo di sostenere il cicloturismo, che è esploso in tante località tradizionalmente di destra (vedi Fiuggi, per esempio)

Per mantenere un tasso minimo di realizzazione di poste  si spera che almeno i fondi europei vengano utilizzati, visto che quelli nazionali sono stati fatti saltare. 

Si tratta di capire se cmq ci sarà disponbilità ad andare avanti con opere ciclomobilistiche che in qualche modo, per essere efficaci, devono mangiare un po' di spazio alle automobili. Sto appunti parlando di infrastrutture come la pista sul lungomare di Terracina.

Ritengo però che si debba dismettere l'abito rivoluzioario tanto caro alle frange estremiste per diventare molto più concreti e mirati.

domenica 26 febbraio 2023

Triste come una domenica ecologica di pioggia

Caro sindaco,
vista la siccità che ci attanaglia so bene dovrei essere felice di vedere la pioggia bagnare la nostra città, ma d'altra parte oggi è domenica ecologica, e niente mi rende più triste come passare una domenica ecologica senza andare in bicicletta o comunque passeggiare per le strade senza macchine.

Mi piacerebbe quindi se le domeniche ecologiche fossero mobili, ovvero potessero essere attivate solo a giornate di sole.

Però, da persona alle soglie del diventare ufficialmente anziana, debbo dire che le domeniche ecologiche non sono più quelle di una volta, di quando ero giovane, di quando c'era il suo predecessore Francesco Rutelli.

All'epoca ero giovane, ma avevo già due piccoli in età di bicicletta. Lo stop alle macchine iniziava alle 10 o 10 e 30 e durava fino alle 16 o 16 e 30, per cui si riusciva a fare una giornata intera per la città. E poi le macchine che giravano erano veramente poche... 

Adesso invece lo stop alle macchine inizia alle 7 e 30, e questo danneggia tutti quelli che vogliono trascorrere la giornata fuori Roma. Per esempio mia sorella che andava da mamma a nettuno è dovuta uscire di casa  alle 7, come un giorno di lavoro.

Dopodichè in città tra veicoli a gas, elettriche e altre centinaia di eccezioni le macchine che circolano sono tante e a causa del traffico ridotto vanno belle di corsa. Sarebbe dunque il caso di mettere un bel limite di 30 allora per tutta la città. 

Mi spiego: vietata la circolazione a TUTTI i mezzi a motore, con le seguenti eccezioni condizionate dalla velocità massima 30 all'ora... così lo sai senza cartelli. Non potresti muoverti, ma se ti muovi puoi girare solo a 30 all'ora. Per compensare tutti i semafori possono essere messi sul giallo, così la durata dei percorsi non varia.

Se già questo non basta dalle 12:30 alle 16:30 si scatena l'inferno. 

Innanzitutto anche la pausa pranzo fuori dovrebbe essere condizionata dalla velocità max di 30 all'ora. Ma è proprio qui uno dei problemi principali: alla città e alla gente fa bene una domenica di sole senza macchine tra le palle, Ovvero che si possa circolare anche nelle strade, e non solo sui marciapiedi, senza il terrore di essere investiti.

Pensi che quando era piccolo mio figlio il suo gruppo scout organizzò nella giornata una gita in bicicletta.Nel primo pomeriggio il tempo peggiorò e qualche intelligentone pensò di ripristinare la circolazione delle auto perchè tanto pioveva, così i ragazzi si ritovarono in bici sulla Cristoforo Colombo (allora non c'era ancora la pista).

Infine lo sblocco alle 20:30 crea altri problemi per chi deve rientrare a Roma, anche se è partito una settimana prima. 

Detto questo vorrei riassumere le mie richieste:

1) Imporre un blocco totale della circolazione motorizzata. Quelli autorizzati a qualsiasi titolo ad usare il mezzo a motore lo possono fare con il limite di velocità di 30 km/h (+ pattuglie con il laser);

2) Provare ad adottare un format variabile in relazione alle condizioni atmosferiche;

3) A primavera cambiare format e fare le feste della città senz'auto, con blocco totale dalle 10:30 alle 16:30. Per le eccezioni vale sempre il limite di 30 km/h.

Un caro saluto

giovedì 19 gennaio 2023

Potature Nomentane: Omma Fatevelo Waze/Google Navigator

Una delle cose che ha migliorato la mia vita automobilistica, ancor di più dello stereo, è il navigatore che tiene conto del traffico, originariamente Waze, adesso transitato in Google.


Il navigatore mi ha eliminato l'ansia che deriva dal non sapere. Prima di partire mi dice (parecchio) cosa mi aspetta sulla strada, ingorghi, disastri, se una fila durerà 100 metri o dieci chilometri e mi guida  anche attraverso scelte difficili come tornare a Roma il pomeriggio delle domeniche di luglio.


Non solo, mammi dice con ottima approssimazione l'orario previsto di arrivo, cosa che non è poco.


A fronte di questo sono rimasto stupito da chi si lamentava di 5 km di coda generati dalle potature ai maestosi platani di Via Nomentana. Ora tutti sanno che Via Nomentana non è Via Pontina, si restringe ad una corsia e finisce in bocca alla ZTL dopo essersi infilata in Via XX settembre.


Insomma chi prende Via Nomentana è perchè vuole proprio andare al centro di Roma passando per un budello, ma soprattutto può farlo prendendo altre strade.


In particolare sono rimasto stupito della quantità di traffico deviata su Viale regina Margherita dai solerti vigili urbani… come se la sterminata quantità di Romani sempre col telefonino in mano per cazzeggiare non fosse in grado di utilizzare lo stesso mezzo per programmarsi con Waze/google un itinerario decente sulla base dei flussi di traffico.


Insomma, il telefonino in mano ce l'hanno solo per attentare alla vita di pedoni e ciclisti, e non per generare valore aggiunto per se' e l'ambiente.


In ogni caso, tornando a casa il pomeriggio, senza potature in corso, Nomentana era bloccata lo stesso, con automobilisti imbizzarriti che cercavano nervosamente scampo nelle laterali incranti dei ciclisti che stavano transitando, liberi e rapidi, sulla ciclabile.


Da starci molto attenti. 

venerdì 6 gennaio 2023

2023: Agire con senno e incrociare le dita

Dopo la riscossa (delle auto) nel 2022 cosa ci aspetta per il 2023? 


Il contesto è cambiato, in Italia e a Roma

Una previsione per il 2023 non può prescindere dal contesto, nazionale e anche cittadino, profondamente variato.


A livello nazionale la destra ha conquistato il governo del paese, e non ha mai mostrato particolare simpatia per le istanze di tipo ambientalistico. 


Se poi al Nord cmq sviluppano infrastrutture ciclistiche, al centro, ed in particolare nel Lazio, si sente pulsare la voglia di recuperare spazio per gli spostamenti (e le soste in seconda fila) in automobile.


A Roma Gualtieri, ammesso che riesca a districarsi nelle spire dell'Amministrazione capitolina, ha comunque puntato la sua attenzione alla cura del ferro. 


Da un punto di vista generale secondo me è un'ottima cosa, ma a noi ciclisti non rimarranno che briciole del budget (if any) e comunque dovremo bere fino in fondo l'amaro calice dei cantieri, a cominciare da quello per la chiusura dell'anello ferroviario.


Inoltre Gualtieri dovrà gestire le pressioni dei vari gruppi di cittadini incazzati che vogliono recuperare lo spazio trasferito alle biciclette. 


Nel Lazio si dovrebbe replicare la stessa situazione nazionale, con un probabile ritorno di fiamma per le strade. 


L'unico vantaggio è che il cdx non è strutturalmente contrario alle grandi opere ferroviarie/metropolitane, e quindi c'e' speranza che almeno l'infrastruttura pubblica non sia lasciata al palo.      


Una presenza più discreta ma più efficace

Cosa sceglierà la comunità ciclistica in questo frangente?


Io spero che non si impantani in una serie di sterili contestazioni, ma sappia navigare anche in acque agitate e risalendo il vento, seppure di bolina.


Pertanto costituire gruppi di lavoro che mirino alla cooperazione per ottenere l'ottenibile, e magari con una certa attenzione a pretendere il rispetto delle norme di base, attenzione forse un po' scemata negli ultimi anni.


Insomma, interagire in maniera costruttiva con le amministrazioni, nell'ambito del processo amministrativo, con particolare attenzione a tutte le occasioni create dal PNRR e dalle leggi europee.


Primo: le bikelane vanno difese, stanno già svanendo

La prima priorità del 2023 deve essere la difesa dell'esistente, anche se non è il meglio. 


Sarebbe bene quindi che le critiche fossero rivolte alle sole infrastrutture e soluzioni sbagliate, evitando toni apocalittici per quelle che semplicemente non ci piacciono (tipo l'Aventilane). A qualcuno potrebbe venire l'idea di recuperare lo spazio perchè anche ai ciclisti non piacciono. E perdio usiamole. Per esempio andiamoci a fare qualche bel giro a Via Gregorio VII, una bikelane bella ma molto a rischio. 


Se non l'avete notato varie bikelane stanno cominciando a svanire, e se non verranno rinfrescate non riusciranno a scampare questo destino.


Ovviamente parliamo di infrastruttura, la difesa da parte della polizia di Roma Capitale è tutta un'altra cosa, ma spero di sbagliarni.


Secondo: attenzione alle opere in progress o da sviluppare

Con la scarsità di fondi che si annuncia occorre prestare massima attenzione che le opere già decise vengano completate, ovviamente nel più breve tempo possibile.


Altrettanto che i fondi stanziati vengano impiegati come deciso, a cominciare dai 10 milioni per la Roma-Ostia.


Non per altro, ma sono uno di quelli che aspetta con ansia le piste che dovevano uscire dagli stanziamenti della regione Lazio, tipo il giro del lago di Bracciano. Dove saranno finiti quei fondi?

 

Con meno fondi, maggiore attenzione ai dettagli

E' altrettanto ovvio che, passata la sbornia del COVID, nei prossimi anni i fondi vedranno una certa riduzione. Ciò sarebbe accaduto comunque, ma per il comparto ciclistico le cose potrebbero mettersi molto male. 


Questo significa che occorre prestare più attenzione ai progetti delle amministrazioni e cercare di intervenire quando costa meno, ovvero all'impostazione dei lavori. 


Occorre scongiurare che a Roma si possano realizzare altre ristrutturazioni viarie che non comprendano piste ciclabili, come quella sciaguratissima di Via Tiburtina, e che richiedono ulteriori fondi a sanatoria dei disastri fatti.



Sicurezza significa (soprattutto) autovelox

Il capitolo sicurezza dei ciclisti fuori dalle ciclabili secondo me si riassume in una sola parola: AUTOVELOX, che dovrebbero essere installati a profusione dentro e fuori la città. Ovviamente a cominciare dalle strade più veloci dei centri urbani.


In generale io aumenterei la sorveglianza elettronica e automatica, mettendo punti di lettura delle targhe in circolazione (fissi e mobili) allo scopo di individuare chi gira con la revisione scaduta o senza assicurazione e anche dare pratica applicazione alle restrizioni ambientali nei giorni di inquinamento.


Insomma, cominciare a far passare l'idea che le norme vanno rispettate anche se i vigili non ti fermano. 



Fuori città uniamo le stazioni ai centri urbani

Anche qui resto fedele alle mie convinzioni e sono convinto che le risorse disponibili andrebbero impiegate in maniera prioritaria per collegare le stazioni del treno esterne ai centri abitati e allargare la distanza dalla quale la stazione possa essere raggiunta in relativa sicurezza in bicicletta.


L'obiettivo comunque rimane realizzare un'infrastruttura che può anche essere unica, ma nella quale le bici abbiano la loro corsia così che possano essere superate senza essere evitate!


BUON 2023!