martedì 19 settembre 2023

Il sindaco di Roma e la guerra alle mosche... oops, alla doppia fila

Se mi ricordo bene, la fine di Kaputt o La Pelle di Curzio Malaparte riprende una delle  barzellette del ventennio... ovvero una delle tante battaglie del regime, quella contro le mosche... il protagonista chiede come sia andata, e gli rispondo che e' stata persa e hanno vinto le mosche.

Ora ho sentito che il Sindaco sta cercando di fare qualcosa per la sicurezza del traffico. La cronaca riporta che tra le varie iniziative intende fare una guerra senza quartiere alla sosta in seconda fila. Il proposito è condivisibile e giustissimo ma, viste  premesse e le esperienze, se non si sta accorti la guerra finisce per vincerla ancora una volta la seconda fila.

A Roma la sosta in seconda fila non è una semplice infrazione, ma un modo di organizzare vita e trasporti. Oltretutto da un po' di tempo la sosta in seconda fila è diventata una specie di status symbol, ovvero: io sono meglio di voi perchè non perdo tempo a trovare un posteggio. Un patente caso di marchesogrillismo.

 Nel pianificare la guerra occorre tenere conto di tre aspetti molto concreti: 

1) considerata la vastità del fenomeno, la necessità di reperire le forze per reprimerlo in maniera tanto estesa e continuativa da cambiare il comportamento delle persone. In particolare la pressione va esercitata almeno fino al momento nel quale si comincino a vedere gli aspetti positivi;

2)  la profonda impopolarità causata da  un'azione decisa, che potrebbe avere riflessi catastrofici su di un Sindaco la cui popolarità diciamo che non sia molto elevata e che non riesce a migliorare nettezza urbana e trasporti;

3) la necessità di dare una risposta a quella domanda di spostamento cui la sosta in seconda fila fornisce sfogo.

 Bene, rispetto ai tre punti direi che:

1) la prima cosa è conquistarsi la fiducia dei vigili urbani, perchè vista l'intensità dell'impegno necessario per ottenere risultati. Oltretutto saranno loro la prima fila degli improperi. A questo va unita una strategia intelligente, partendo da piccoli obiettivi possibili per poi allargare l'azione. Tutto e subito in realtà porta a niente.

E' chiaro che gran parte della sorveglianza deve essere fatta con mezzi elettronici (tipo la macchina da presa sulle auto della polizia locale), ma l'intervento intelligente volto a punire i superfurbi rimane necessario.

2) L'impopolarità iniziale sarà massima, sicuramente facendo leva sullo scarsissimo palmares delle altre iniziative prese dal Sindaco... in questo caso l'obiettivo è ambiziosissimo, ma anche terribilmente vasto e complesso, soprattutto perchè andrà a pestare i piedi a categorie storicamente molto potenti quali i negozianti. 

Si spera che il sindaco faccia leva sui beneficiari di questi provvedimenti, soprattutto utenti del mezzo pubblico, ma anche tassisti e loro utenti, che però dovrebbero essere incoraggiati a sostenerlo a viso aperto;

3) Oltre al bastone occorre dare la carota. Riabituare la gente a prendere il mezzo pubblico dopo il "liberi tutti" del COVID  non sarà facile a meno che non si registrino consistenti aumenti dell'efficienza del TPL. Sappiamo che treni emetro sono pieni di utenti. Per quanto riguarda il trasporto di superficie se l'ATAC invece di sfruttare lo spazio lasciato libero migliorando il servizio, sceglie il contenimento dei costi lasciando inalterati i tempi "gate-to-gate" (ad esempio diminuendo le frequenze in funzione della riduzione dei tempi di percorrenza) c'e' poca speranza di guadagnare alcun consenso. Inoltre se il servizio pur veloce rimarrà inaffidabile, saltando corse, scioperi, etc., allora l'operazione getterà altro discredito sul sindaco. 

Inoltre si deve assolutamente evitare che l'aumento della frequentazione dei bus si trasformi in un bonus per la microcriminalità. Una volta per tutte chi viene preso a delinquere su un mezzo pubblico deve finire ai lavori ecoutili (tipo costruzione o manutenzione di piste ciclabili).

Per questo sarei più favorevole ad azioni graduali e mirate, volte a risolvere prioritariamente i principali nodi del trasporto pubblico di superficie e l'occupazione dei passaggi pedonali.

Rimane comunque il dato di fatto che a Roma abbiamo troppe macchine rispetto allo spazio disponibile e questa incongruenza prima o poi andrà affrontata (e risolta).

giovedì 14 settembre 2023

Non credevo accadessero più cose come queste

La nostra città non manca mai di riservarci qualche sorpresa quotidiana! Purtroppo da un po' di tempo le sorprese sono più che altro negative, un segno che non solo non stiamo progredendo, ma che per certi versi stiamo tornando indietro.

Il fattaccio: scendo dal treno alla stazione di Roma Nomentana e per decomprimermi un po' percorro la ciclopedonale dell'Aniene, approfittando del bel tempo e della luce pomeridiana.

Tutto bene, supero Prato della Signora e mi dirigo verso la salita di Via Vessella, che si raggiunge dopo aver attarversato la rampa che scende dalla tangenziale.

L'attraversamente è di quelli ciclopedonali pieni, strisce bianche e traccia rossa con i pittogrammi di bicicletta e pedoni...

L'attraversamento ovviamente richiede un po' di attenzione, però venendo da Prato della Signora sei in piena vista delle macchine che scendono. 

Il traffico non è molto denso e comunque la curvatura della rampa è tale che la velocità delle auto -seppure in discesa- non può che essere moderata.

Vabbè... mentre mi avvicino vedo una singola Golf che scende piano, e apprezzo che stia andando abbastanza piano da essere in grado di rallentare al mio passaggio. 

Scendo quindi dal marciapiede senza rallentare, impegnando il passaggio che vedete nell'immagine.

Mentre sto passando la Golf ovviamente rallenta, ma esplode il clackson e il guidatore mi urla: "Ti devi fermare quando passano le macchine". 

Io chiaramente non me la tengo e gli rispondo -urlando a mia volta- che lì c'e' il passaggio della pista e che è lui a doversi fermare. 

Il fellone non si arrende nemmeno all'evidenza della fellonia e andiamo avanti un quaranta secondi buoni, a più riprese, urlando epiteti tipicamente romani e facendo gestacci reciproci.

Ora qual'e' lo stupore? 

Non tanto che l'automobilista fosse deciso a passare, lo fanno spessissimo, ma che anche di fronte alla fottuta evidenza (the fucking evidence) abbia continuato a protestare, mentre mi sarei aspettato che avesse semplicemente tirato via senza ammettere niente ma senza nemmeno continuare la discussione.

Insomma, abbiamo automobilisti che nel 2023 ancora non hanno capito il meccanismo degli attraversamenti ciclopedonali... siamo ritonati indietro di dieci anni, altro che transizione ecologica!