sabato 14 marzo 2020

Se ci rimangono solo le piste ciclabili

Il popolo italiano ha un insopprimibile istinto autoritario e liberticida. 

Con la sua genialità artistica è riuscito a produrne un proprio brand , unico in tutto il mondo, il fascismo. Un cocktail di successo, che chiama anche futurismo, socialismo, etc., ma il cui ingrediente base  rimane sempre lo stesso. Imporre agli altri cosa devono fare.

Questo atteggiamento liberticida è anche favorito dalla difficoltà di mantenere una coerenza generale del corpus legislativo, nonchè da una magistratura, anch'essa derente al modello generale, seppur con altre basi e priorità, pronta a colpire sulla base della propria e autonoma interpretazione della legge. 

Ciò porta gli amministratori e la polizia a mettersi dalla parte del formentone e a proibire come soluzione più pratica e diretta.

Ora, nel caso specifico, partiamo dai provvedimenti della Presidenza del Consiglio, datati 8, 9 e se non sbaglio 10 o 11 marzo, che seguono l'andamento della crisi.

Tutto bene, per carità, tranne un fatto... i provvedimenti successivi non hanno annullato ma  emendato quello originale. Nessuno si è preoccupato di distribuire alle persone una versione consolidata (vigente, o come volete chiamare) ovvero un testo nel quale si possa leggere l'intero combinato-disposto per poter essere compreso nella sua interezza.

Pero' ci sono, pubblicate sul sito della Presidenza del Consiglio, le risposte alle domande, che identificano con chiarezza due punti:

- Si puo' fare attività motoria all'aperto
- I parchi possono rimanere aperti allo scopo (e dove se no?)

Ora Roma è fortunata perchè ha tantissimi parchi, ed ecco che arriva la sindaca che pensa bene di chiuderli. 

Tutti? Ovviamente no, solo quelli recintati. Quindi qui abbiamo un altro comportamento anti logico perchè rimanendo aperti pochi parchi gli utenti saranno più densi.

Inoltre abbiamo la distnzione tra chi abita vicino ad un parco non recintato (Villa Borghese, Gianicolo, Caffarella etc.) e chi si trova vicino a parchi chiudibili (Villa Gordiani, De Sanctis, Villa Ada, Villa Chigi)... insomma manco li puoi chiudere tutti.

Però quello che non puoi fare è vietare l'attività motoria all'aperto. Nè chiudere le ciclabili, come quella del tevere.

Quindi uno parte con la bici e si dirige verso il parco aperto più vicino o tranquillo se ne va su una delle gradi ciclabili romane, per esempio la Regina Ciclarum. Se ti fermano forse ti denunciano, ma non credo che un avvocato abbia difficoltà a farti assolvere... C'e' solo da rischiare un pochino e spendere un bel po' di quattrini in avvocato (ma guarda che novità...).

E cosa ne viene fuori? Che in Italia, la patria del diritto, il cittadino dalla legge non ricava  mai alcuna certezza, nemmeno quella dell'autoritarismo, puntalmente sconfitto in tribunale dopo aver fatto danni molto pratici. Salvini docet.

Insomma, il cittadino, anche quando ha ragione, come minimo deve pagare un avvocato. E poi ci lamentiamo che il PIL non cresce.

Buona attività motoria.

venerdì 6 marzo 2020

Pedoni kamikaze

Nel vivo della discussione sull'emergenza stradale, mi pare giusto portare una testimonianza fresca fresca, così, tanto per far capire qua'e' la realtà della situazione e quali sono le cause dei tanti incodenti che abbiamo.

Nessuno dice che gli automobilisti romani siano pecorelle smarrite, sono veloci e cattivi... però come tengo sempre a precisare, parecchi pedoni fanno del loro meglio per farsi montare addosso. Ora, magari sono anche io che porto sfiga, però oggi ho visto ben due episodi molto preoccupanti... 

1) Vecchietto che traversa a cazzo.
Arrivo all'incrocio (un infrocio, dettto alla Verdona) e mi fermo alla svolta a sinistra. Semaforo rosso per la svolta a sx, ma lì non c'e' un passaggio pedonale in quanto con tutte le luci del semaforo qualcuno ci arriva in velocità. Invece dall'altra parte c'e' un vecchietto imbacuccato, ma dall'aria sveglia, che aspetta il rosso per il flusso principale e il verde per la svolta a sx... che pero' significa anche verde per il flusso principale dell'altra strada...

Scatta il verde e lui mi taglia la strada (io in bici). Aspetto che caracolli a due km/h ma a quel punto sta per riscattare il verde per gli altri. Insomma, 'sto vecchietto si è fatto in un colpo solo l'attraversamento di Via Salaria con un doppio verde per le auto, prima un flusso e poi un altro. Non so' se l'abbia fatto apposta, ma sembrava studiato.

Ora non è che uno lo metta sotto il vecchietto, ma puo' capitare che sbuchi dopo un furgone e allora, pure con la bici, gli monti sopra prima di rendertene conto.

E dai e dai prima o poi qualcuno lo mette sotto, e chiaramente si mette nei guai. E perchè? perchè non c'e' un cazzo di vigile che gli dia una gentile, ma ferma, tirata di orecchi.


2) Attraversamenti Corsari
Stavolta altro incrocio a T, doppio flusso, in effetti il rosso per i pedoni è lunghetto, ma se uno ha fretta c'e' il sottopassaggio della metro. Siamo all'incrocio tra Viale Castro Pretorio e Via San Martino della Battaglia, due stradoni dove la gente non guarda il contachilometri.

Bene, che succede? Mentre attendiamo il verde, un pedone "si butta" probabilmente perchè da Piazza Indipendenza sembra non arrivare nessuno. In realtà arriva una moto, che si attrezza a superare il pedone passandogli alle spalle. Vabbè. Fa appena in tempo ad impostare la manovra che un'altra torma di pedoni emulanti impegna l'incrocio (sempre col rosso pedonale e verde per la moto) e questo tizio si trova improvvisamente in un nugolo di pedoni che scarta a malapena, mentre dietro di lui un altro scooterone è costretto a fare la gimcana.

Questi due episodi per fortuna sono finiti bene, ma danno idea del livello di casino che regna a Roma. Sembra che tutti si sentano in dritto di fare quello che vogliono, però se non porti la corazza poi sei tu che ti fai male.

Ecco, io credo che nei numeio abnormi di Roma ci sia un buon 10/20% di avventatezza pedonale che l'automobilista o il motociclista non riescono ad evitare, magari anche complice la distrazione.

3)Pedona Voltata Diagonala
Ultima di ieri... arrivo allegro su Viale Libia (con la bici) e una pedona  cammina sulla strada acccanto al marciapiedi, diciamo mezzo metro di distanza. Io sono vicino al cordolo, dall'altra parte della strada. che fa questa? Invece di arrivare alle strisce e poi attraversare, decide di tagliare in diagonale ad almeno due/tre metri di distanza dal passaggio. 

Io riesco a reagire, senza neanche scampanellare per l'immediatezza della cosa, ma passandole abbastanza vicino da farle prendere uno bello spaghetto. E se invece di una bici fossi stato un motorino elettrico? 

Vi confesso che le poche volte che prendo l'auto ho una fifa blu di una situazione del genere. Vado piano e sto con gli occhi apertissimi, ma neanche questo è giusto. Insomma, un po' di disciplina ci vuole per tutti.

 

giovedì 5 marzo 2020

Intravedo una primavera ciclistica in arrivo

Dimenticandoci per qualche momento le tristi note di un mondo ciclistico in preda alle fibrillazioni irrazionali (salvo poi lamentarsi che i ciclisti non riescono ad ottenere nulla di concreto) andiamo alle belle notizie... io intravedo avvicinarsi una primavera ciclistica.

Infatti al migliorare, ancora incerto, del tempo, ho visto aumentare esponenzialmente il numero di ciclisti in giro, sia dentro che fuori dalla pista della Nomentana.

Mi figuro cosa succederà all'arrivo del bel tempo vero.

Oltre ai ciclisti, tradizionali ed elettrici, quest'anno abbiamo la novità dei monopattini, che per adesso mi paiono al 30% dei ciclisti, ma che sicuramente sono destinati ad aumentare.

Già oggi eravamo parecchi in "fuoripista" e le maccchine non passavano. 

Ovvero, superavano uno, ma si trovavano l'altro, e così via. Se saremo abbastanza si capirà che con tanti ciclisti in strada alla fine le auto debbono andare molto piano, e che quindi sarà meglio fare un po' di piste e corsie ciclabili dove non ci sono.

Certo, un'amministrazione competente e decisa ci potrebbe veramente far decollare, ma dobbiamo accontentarci di quello che c'e'.

Alla fine siamo l'unico gruppo che dalla Raggi ha ottenuto qualcosa (e magari lei manco era d'accordo).