martedì 8 dicembre 2020

A me mi piace la bikelane

Tra il maltempo e qualche acciacchetto fisico, ho ritenuto opportuno limitare le uscite delle ultime due settimane all'ambiente cittadino, prendendo lo spunto per esplorare le nuove bikelane cittadine.

In un paio di uscite ho quindi percorso una buona parte delle ultime realizzazioni, tra le quali la Gregorio VII, la Prenestina, la Tuscolane completa, la Togliatti rifatta, il raccordo di Viale delle Milizie con il Lungotevere, Castro Pretorio Tiburtina, etc. etc.

L'impressione che ne ho ricevuto è oltremodo positiva. Certo, alcune ingenuità si toccano con mano, e in alcuni punti sembra di essere ritornati ai mitici fasti veltroniani, quando si creavano ciclabili su tratti di marciapiede dove nemmeno i pedoni risucivano a passare. 

Però nel complesso queste nuove bikelanes, anche nella versione così discussa tra parcheggio e marciapiede, ti riducono i principali rischi, separandoti  da traffico, dagli scappamenti direttamente in bocca e dalle deviazioni a causa della sosta in seconda fila.

Questo avviene specialmente sulle salite, tipo a Via gregorio VII o sulla Prenestina, quando il ciclista cittadino viaggia tra i 5 e i 10 km/h, e sono molto utili anche per il traffico automobilistico, che alla fine non si ritrova più i ciclisti tra i piedi.

La differenza l'ho percepita proprio sabato, quando avendo fatto un gran tour ciclabile (Aniene-Nomentana-Pretorio-Tiburtina-Prenestina-Togliatti-Tuscolana) mi sono ritrovato di nuovo a pedalare su strada libera... Di fatto lo spazio utilizzato per la ciclabile era tutto occupato dalla seconda fila, e quindi di nuovo trattiettoria ondivaga per superare questi incivili. 

Perciò non è vero che le bikelane sottraggano spazio alla circolazione automobilistica: sottraggono solo lo spazio alla sosta in seconda fila e un po' di spazio al parcheggio regolare. però sono la condizione necessaria per un ulteriore sviluppo del traffico ciclistico, che riduce il numero di auto in strada e di utenti sul trasporto pubblico. 

Detto questo c'e' ancora molto da fare in termini di miglioramento del prodotto. 

Innanzitutto le realizzazioni meno recenti vedono già la segnaletica orizzontale sbiadita. Tenerla fresca fa parte della sfida. 

Inoltre si concede ancora troppo alla conservazione dei parcheggi, che in qualche punto devono proprio scomparire. Così come è importante proteggere tempestivamente le bikelane da tutti quelli che le usano come spazi di parcheggio, oppure la tendenza ancora più disturbante, quella di coloro che tecnicamente non parcheggiano sulla pista, ma ne chiudono a tappo l'entrata o l'uscita, lasciando uno spazio che solo un pedone può utilizzare.

Quest'ultimo tipo di sosta è molto utilizzato da chi scarica le merci, che a guardar bene, è l'unica categoria che da questa situazione ci rimette. Infatti a Roma il tema del carico/scarico merci non è mai andato per la maggiore, di fatto adattandosi all'utilizzo della  sosta in seconda fila.

Aver fatto passi avanti per eliminarla lascia tutto da definire il problema di come rifornire i negozi.

Insomma, dal punto di vista della ciclabilità la cosa mi paice molto, e siamo appena al 10% del programmato!!!!

venerdì 4 dicembre 2020

Sicurezza dei ciclisti e demotorizzazione

Vorrei innazitutto ringraziare gli attivisti che quotidianamente si dedicano alla causa ciclistica, impegnando tanta parte del loro tempo libero. Per quanto mi riguarda in altri settori sto "dall'altra parte", quella delle amministrazioni, e mi pare di non riuscire mai a fare abbastanza per gli utenti, quindi tendo a trascurare tutti gli altri impegni. 

Forse proprio per questo riesco ad offrire una prospettiva un tantino differente da quella abituale dei gruppi ciclistici. Pertanto se qualche critica faccio, deve sempre essere intesa come un consiglio costruttivo.

Sulla pagina facebook di salvaciclisti Roma, ho avuto modo di scambiare qualche opinione con  membri influenti del gruppo, in particolare su di un mio chiodo fisso, ovvero la differenza che c'e' tra sicurezza del ciclista e demotorizzazione, ovvero la tendenza a ridurre l'uso dell'auto, almeno in ambiente urbano.

Non è un mistero che salvaciclisti ha fatto della demotorizzazione, più che della sicurezza del ciclista in sè, la sua ragion d'essere. Per quanto la demotorizzazione può essere un valore fine a sè stesso (purchè non diventi un totem o una pippa mentale), secondo me ha un effetto negativo sugli obiettivi di incrementare la sicurezza degli spostamenti in bicicletta. Soprattutto purchè non sia una scusa per condurre attacchi al consumismo di stampo capitalista. Che con la sicurezza c'entra oiettivamente poco.

Ora è chiaro che un certo tasso di demotorizzazione è conseguenza inevitabile delle battaglie per la sicurezza dei ciclisti. Vediamo, ad esempio, che la realizzazione delle corsie ciclabili sta togliendo spazio alla sosta in seconda fila. La possibilità di sostare in seconda fila rappresenta uno dei capisaldi della convenienza pratica dell'automobile. Se uno dovesse cercare parcheggio regolare ogni volta che deve fare una sosta di dieci minuti (o addirittura quando deve stare un paio d'ore in palestra, o la sera al ristorante) l'utilità della macchina crollerebbe. 

Altrettanto, anche molti di quelli che cercano il parcheggio regolare, mentre lo trovano (=aspettano che si liberi un posto vicino)  lasciano la macchina parcheggiata di fronte ai cassonetti o in seconda fila. Anche questo comportamento, che sclerotizza il traffico, è un'altra concessione basica alla pretesa di utilizzare la macchina sempre ed ovunque.

La demotorizzazione tout court è invece un altro tipo di battaglia... Attenzione però... nel caso di Roma è da condurre in una città che ancora non si è decisa a bandire l'uso dell'auto nemmeno dai vicoli del centro storico, dove peraltro la sosta regolare è praticamente inesistente se non in quei pochi parcheggi riservati ai residenti. Al centro di Roma basterebbe far rispettare il divieto di sosta per rendere inutile l'accesso stesso.

Comunque un esempio classico è stata la pedonalizzazione dei Fori Imperiali, che tanto ha angustiato l'inizio della consiliatura di Marino. Ora, come già avevo scritto a suo tempo, dalla pedonalizzazione dei Fori non è che i ciclisti di periferia, quelli veramente in pericolo, cavino un granchè. Sono molto più utili, direi fondamentali, le corsie ciclabili (in periferia).

Così come poco caviamo, come ciclisti, dalla chiusura  del centro storico, visto che nel 95% di esso le velocità delle auto sono necessariamente limitate. Altro è la realizzazione delle piste sui Lungotevere. Anche perchè senza interventi di calmierazione del traffico, un numero ridotto di auto significa velocità nettamente più alte e incremento di pericolo per i ciclisti in circolazione 

La differenza è proprio questa. La maggior parte degli interventi a favore della sicurezza in una città come Roma viene innanzitutto dal ricondurre gli automobilisti al rispetto di norme già vigenti. E' quindi, a differenza della demotorizzazione, solo un problema di applicazione e non di decisioni politiche. Pensate a quanto sarebbe bello avere autovelox ad ogni semaforo ed una stretta sorveglianza sulla doppia fila.

Rimango quindi contrario ad attacchi frontali all'automobile e alla sua industria, all'uso dell'auto, che non siano preceduti da una campagna vittoriosa contro il suo abuso. Senza contare che per diminuire l'uso dell'auto a Roma continua a mancare l'elemento principale, un sistema di trasporto pubblico veloce, efficiente e affidable, ovvero una rete di metropolitane.

La sola bici aiuta, specie adesso che si è elettrificata, ma di certo da sola non basta. 

La sicurezza rimane una cosa seria
 In tutto questo occorre rammentare che la sicurezza è una cosa rigorosa e seria. Al di là delle attività folcloristiche, di tipo flashmobbico, se qualcuno ha i concetti base della sicurezza, pericolo, rischio, probabilità, nel dibattito li tiene ben nascosti, preferendo troppo spesso le solite tiritere contro l'auto.

Anzi, mi pare che poca sensazione abbiano destato gli unici due foglietti che ho visto passare, ovvero il più che raddoppio delle fatalità degli incidenti in bicicletta, da 3 morti nel 2018 a 7 nel 2019. Non conosco la fonte, quindi non vi ho dato tanto peso, ma la notizia in sè è devastante. Il 2020 non sarà un anno buono per le statistiche, ma c'e' stata un'esplosione di ciclisti... che succederà nel 2021? Non mi stupirei se il numero di km percorsi in bicicletta nel 2019 fosse stato il doppio del 2018 e la metà di quelli del 2020, perchè vedo sempre più biciclette in giro.

Anche perchè in questi ultimi mesi è esploso anche il fenomeno dei rider che usano la bici per consegnare il cibo e che costituiscono un'altra categoria di ciclisti, con problematiche di sicurezza peculiari, categoria che non mi stupirei macinasse più chilometri di tutti gli altri. 

Rimane però il grande quesito se questi incidenti abbiano qualcosa in comune, un phil rouge che li lega e sul quale si possa intervenire. E' difficile infatti mettere nello stesso piatto l'incidente che accade allo sportivo in allenamento con quello che accade in città o al rider notturno. E quindi anche le statistiche andrebbero ette in maniera più intelligente se vogliamo cavarne qualcosa di utile.

Pertanto l'esortazione per salvaciclisti è riprendere in mano la sicurezza per diventare un interlocutore autorevole e serio degli altri soggetti sulla scena e non agitare la sicurezza solo come  elemento contro le automobili (al centro di Roma), in realtà soprattutto per fare la guerra consumismo di stampo capitalista.