giovedì 29 dicembre 2011

Via Po: ben quattro vigili

Oggi verso le 19 Via Po si presenta sgombra da auto in doppia fila.

La ragione? Ben 4 vigili (due coppie) che sanzionano il sanzionabile, comprese le auto alla fermata ATAC.

Gentilmente mi rivolgo ad uno dei quattro e gli raccomando di mirare bene alla doppia fila, ripetendo il discorsetto di ieri.

Mi risponde: "La sosta in seconda fila è sempre pericolosa. Non si preoccupi. Purtroppo come siamo passati noi ricominciano".

Passata Via Po, Via Tagliamento è invece il solito casino.

Veramente a Roma servono 4 Vigili a strada?

mercoledì 28 dicembre 2011

Facciamoci male tra le feste

Ve la ricordate quella barzelletta di quello che regalava ad un’amica due giarrettiere rosse con su scritto “Buon Natale” e “Buon Anno” e il biglietto di accompagnamento “Vediamoci tra le feste”? Che simpatia di antichi libertini!

Beh, adesso ci siamo tra le feste, in quel magico periodo dell’anno dove anche chi lavora lo fa come se fosse in vacanza. Ed in effetti ci si riesce a concentrare una meraviglia in ufficio, anche se personalmente avrei preferito molto di più concedermi una vacanzetta.

La città si è svuotata, ma non tutti vanno in vacanza. Chi rimane?

Sicuramente i parcheggiatori in seconda fila, quelli in vacanza non ci vanno mai.

Infatti la madre di parcheggia in seconda fila è sempre incinta, come dicono i proverbi. O anche: i parcheggiatori in seconda fila non morono mai.

Infatti chi rischia, se non di morire almeno di farsi male, siamo noi ciclisti, presi in mezzo tra il crollo del traffico (che ha la funzione di rallentare le auto) e il parcheggio spudorato in seconda fila.

Il crollo del traffico fa andare veloci (anche 50 all’ora, in piena legalità, è velocetto) gli automobilisti rimanenti. La mollezza delle feste, l’assenza dei vigili (pardon… dei poliziotti di Roma Capitale) o la loro bontà postnatali zia, fanno sì che tutti quelli che devono fare una commissione, un regalo, una spesuccia, un caffè, pensano bene di lasciare l’auto di fronte al posto dove devono andare.

E se la prima fila non c’e’, magari neanche accostano, come a un tizio che oggi ha lasciato l’auto su Via Salaria ad un metro di distanza dal marciapiedi.

In un altro caso sono intervenuti due poliziotti (quelli veri) motociclisti che hanno redarguito una che aveva scambiato l’auto in seconda fila (sempre Via Salaria) per una cabina telefonica. Sai come si dice, ferma e accosta per telefonare se sei senza viva voce. Beh, lei si era fermata per telefonare ma si era scordata di accostare…

E noi ciclisti? Siamo costretti a tenere un andamento serpeggiante. Infatti nella corsia libera le auto sfrecciano per la mancanza di traffico, e spesso devi reimmetterti nel flusso per quella massa di stronzi (testuale) che parcheggia come cazzo gli pare (testuale anche questo).

Speriamo di non farci male, ma oggi già in due occasioni il passaggio si e’ fatto stretto.

sabato 24 dicembre 2011

I ciclisti romani alla prova del freddo…

Direi che possiamo congratularci a vicenda…

infatti in questi primi giorni di aria fredda i ciclisti romani non hanno disertato le strade, ma hanno ancora di più approfittato della bicicletta per sgusciare silenziosi e veloci nel terribile traffico natalizio.

In giro era pieno di bici!

Questo è uno dei vantaggi della bicicletta rispetto alla moto e allo scooter.

Il ciclista che pedala produce calore, e contemporaneamente la velocità moderata riduce lo scambio termico. Pertanto per un ciclista è facile trovare un buon equilibrio termico, specialmente con i capi di abbigliamento moderni.

In particolare io credo che questo sia uno dei motivi della grande diffusione della bicicletta nel Nord Europa, dove invece la moto non ha altrettanti adepti. Pedalando comunque ti scaldi, laddove andare a 60/70 all’ora a meno 5 gradi è una cosa da piste da sci.

Ed in effetti freddo come l’ho avuto in moto non me lo ricordo neanche in barca, e sì che ci sono andato con temperature terribili e a quelle temperature mi è capitato anche di finire in acqua. Però, mentre in barca avevo un abbigliamento tecnico, in moto (ma specialmente con la Vespa) finivi per vestirti in maniera insufficiente. Poi, casco integrale o no, da ottobre cominciava il raffreddore che se ne andava solo ad aprile.

Con la bicicletta tutto questo non capita. Anzi, direi che da quando la uso con regolarità gli episodi di raffreddore e altre malattie sono calati drasticamente. A questo contribuiscono, secondo me, sia il beneficio derivante dall’esercizio fisico che la lontananza dai mezzi pubblici, per cui in qualche modo si riducono le occasioni di contagio.

La pioggia è un’altra cosa…

mercoledì 21 dicembre 2011

Niente paura: Viale Libia è tornata superstrada da parcheggio…

Vorrei rassicurare chi,tra i lettori di questo blog, avesse temuto per il destino di Viale Libia.

Voglio dire, se qualcuno avesse temuto di trovarsi di fronte ad una strada con pista ciclabile, ad un marciapiedi allargato, o ad una qualsiasi di quelle trovate che nell’Europa oltralpe usano per aumentare la vivibilità della città limitando l’invadenza delle auto, può stare tranquillo.

Viale Libia è stato restituito alla sua duplice funzione di strada e parcheggio. Anzi, per meglio favorire l’abuso del mezzo privato, vista l’ormai prossima inaugurazione di una solida metropolitana, nella prima parte è stata soppressa la corsia preferenziale per i bus, e sono stati definitivamente rimossi tutti i vincoli al suo uso quale superstrada.

L’unica concessione ad una vita di relazione è l’uso di una delle due velocissime corsie quale parcheggio. Una concessione ovviamente non scritta, ma richiesta a gran voce dal popolo dei commercianti che detta legge in questa parte della città.

E’ strano anche perché con l’apertura della stazione metro la gente potrà venire a passeggiare anche senza bisogno dell’auto. E un marciapiedi più grande sarebbe stato un gran successo. Per non parlare di una pista ciclabile da Conca d’Oro alla Nomentana, che avrebbe contribuito comunque a scaricare la metro.

Va bene, alla fine stiamo parlando di Viale Libia, non di Via Giulia o Via Condotti. E’ solo un’altra superstrada della Roma del dopoguerra.

Però ricordo distintamente le ragioni che portarono alla sua chiusura… il troppo inquinamento e le conseguenti proteste dei residenti… vedremo come andrà a finire.
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lunedì 19 dicembre 2011

Se il Natale ti rende ancora più str...

Il Natale in genere rende più buoni, ma ad alcuni fa un effetto strano. Li rende più str….

Chi sono?

Già lo sapete, sono gli automobilisti (e anche gli scooteristi mica male).

In genere il Natale dovrebbe proprio rendere tutti più buoni.

Una volta il profondo inverno, il buio tutto il giorno, il rallentamento dei lavori nei campi, rendeva le persone più tranquille.

Anche riposate, passando tutto il giorno a casa (o nei tuguri) , senza affaticarsi troppo nei campi… Insomma, l’inverno, per quanto freddo, aveva anche i propri vantaggi.

Peccato che il Natale moderno, almeno in città, non è più così. Innanzitutto abbiamo da chiudere gli obiettivi dell’anno, e quindi tutti “tiriamo” come disperati fino all’ultimo minuto utile.

Poi lo shopping, il fare i regali, è diventato una maledizione, specialmente perché tutti lo vogliono fare usando l’auto, e quindi creando ingorghi incredibili. In aggiunta in una città sconclusionata come Roma, una parte non secondaria di automobilisti non resiste alla tentazione di approfittarsi della mancanza dei Vigili (quelli sì che il Natale lo fanno all’antica) e di farsi i cazzi propri a spese degli altri.

Infatti se alla fine gli automobilisti decidessero semplicemente di infilarsi nel traffico, sarebbe solo un problema loro, ma il vizietto dell’auto porta a comportamenti deteriori che influenzano un'altra parte di cittadini, parte non secondaria, che invece preferisce affidarsi al mezzo pubblico, oppure alla bicicletta.

Vi è la sistematica occupazione di ogni spazio utile alla sosta, non si salva nulla, niente e nessuno. E già una certa parte di cittadini avrebbe tutto il diritto di incazzarsi.

Passato questo comincia l’occupazione del resto. Anche quella non solo totale, ma anche particolarmente proterva. Inizia con l’auto esattamente davanti al negozio, e si espande a tutta la strada. E’ chiaro che la comunità dei commercianti appoggia… La doppia fila sono quasi sempre clienti, mica si possono dare la zappa sui piedi.

Il vero problema è che non c’e’ misura. Se prima le “signore” e molti giovani (le prime per scarsa perizia, i secondi per troppa considerazione di se stessi) preferivano parcheggiare in seconda fila che fare dieci metri a piedi, adesso l’espressione ultima del disprezzo per gli altri è diventato il parcheggio a spina di pesce… in seconda fila.

Fateci caso, comincia ad essere pieno di auto i cui guidatori sono troppo occupati per perdere tempo a cercare di parcheggiare… e allora si limitano ad infilarla di muso occupando una mezza corsia supplementare rispetto alla solita della doppia fila. E quelli che non passano si attacchino. D’altra parte, uno importante come me può perdere tempo a cercare posto?

Questo mi fa fare un salto indietro di più di trent’anni fa quando, diretti al porto di Nettuno in una Mini Minor (quella vera, piccola, non il mostro di adesso), il timoniere/autista (io ancora non avevo la patente) vide al volo un posticino vicino al tabaccaio e ci si infilò di punta, proprio per prendere le sigarette (…e salutare la tabaccaia).

Ci fermiamo e apre la porta. Io me lo guardo fisso. Lui “Un attimo che prendo le sigarette”. Io faccio segno con il pollice verso la coda… si era scordato un piccolo rimorchio con sopra sei metri di Flying Dutchman (un Silenzi di legno) rimasto in mezzo alla strada...

Cose che capitano!

domenica 11 dicembre 2011

Da Oriolo a Cesano in discesa… senza fatica alcuna

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Più che una gita è stato un gran consumo di freni.

L’unica salita è stata quando, appena scesi dal treno, siamo andati fino all’Egyptian Bar di Oriolo (che nome…), poi usciti dal Bar, abbiamo dato appena appena due colpi di pedale ed è cominciata la discesa che di gran carriera e senza fatica alcuna ci ha portato fino alla stazione di Cesano.

Alla fine il GPS dava una discesa complessiva di più di 600 metri di dislivello. Si sarebbe divertita Concubina! Ve lo dico io che ho guidato il gruppo dal fondo.

Eh sì, perché stavolta ho messo a punto un modo nuovo di guidare il gruppo.
Per non farli sentire deresponsabilizzati li seguo. Così da semplici spettatori si sono evoluti in aspettatori!

Insomma non si può sempre stare avanti al gruppo, sembra che uno voglia imporsi. Invece sto dietro, li lascio pedalare, poi quando cominciano a sentirsi soli e sperduti, quando non sanno più che pesci prendere, ecco la guida che compare, magari un po’ ansimante, ed indica la strada. Il panico si allontana e la calma e la gioia scende tra di noi. Bisogna stare attenti, però. Per esempio PeterK si è fatto così prendere dalla responsabilità che è stato tutto il percorso 1 km avanti al gruppo… Lo ha fermato il picnic!

Torniamo alla cronaca: la prima discesa ci ha portato, senza fatica alcuna, in cima al Monte Raschio, dove alla faccia di tutte le previsioni meteo, una nuvola bassa ci ha investiti, riempiendo il bosco di pioggia e vapore. Un momento davvero incantato, anche perché il bosco era veramente stupendo!

Dalle foto, particolarmente belle quelle fatte da Uta, potete vedere il tappeto di foglie marroni e nel sottobosco ancora il verde scuro dei sempreverdi ed il giallo di altri alberi. Che meraviglia.

Nell’area picnic della faggeta abbiamo poi incontrato Andrea Musu e Christian Gazzi, che ho conosciuto con Franzbike (Franz Brtnn) e che facevano la Ciclovia dei Boschi.

A quel punto ci siamo preoccupati perché la pioggia era andata aumentando… e anche parecchio!

Dall’area picnic siamo scesi verso la ciclovia dei boschi su di un magico tappeto di foglie e… meraviglia delle meraviglie, ha smesso di piovere e per tutto il resto della gita.

Abbiamo continuato per tutta la ciclovia dei boschi, passando per il sentiero Spallettoni fino al Campo Sportivo di Trevignano, e poi siamo scesi fino all’imbocco del sentiero Malpasso, lungo il quale, nel punto più panoramico, ci siamo fermati per il mitico ciclo picnic.

E dopo aver mangiato… mangiato e ben bevuto, siamo risaliti in sella e abbiamo affrontato la discesa fino alla riva del lago di Bracciano, per raggiungere la strada di Polline, che da lì scende fino al lago di Martignano.

All’imbocco della strada di Polline PeterK e Ladyscott (AKA Antonella) ci hanno lasciato per scendere fino ad Anguillara Sabazia.

Noi invece abbiamo imboccato la lunga discesa che ci ha portato, senza alcuna fatica, al bordo del Lago di Martignano.

Lì Uta, scrutando l’orizzonte verso Occidente, ha pronunciato la frase migliore della giornata: Cos’è quella cosa che sembra tutta acqua con le navi sopra?

Abbiamo fatto una pausa di 20 minuti per trovare una risposta convincente, ma non ci siamo riusciti… provate a suggerirne una voi!

Dal bordo del cratere del Lago Martignano abbiamo fatto tutta la discesa che porta al poligono di tiro, senza fatica alcuna, e poi una serie di riposanti scendiscendi che senza fatica alcuna ci hanno riportato sulla strada per la stazione di Cesano.

Lungo la strada ci siamo fermati da un benzinaio… che ci ha fatto pulire le bici con la pompa (dell’acqua), per cui noi siamo saliti sul treno lindi e pinti.

Un gran bel giro, divertente e panoramico, ma la prossima volta vorrei provare un tantino di salita, almeno per stancarmi un pochettino.

Piuttosto, cosa ho imparato come guida?
- Se fai la guida non ti puoi fermare a fare le foto;
- Solo Francesco La Volpe può fare guida e scopa nella stessa gita… le persone normali o stanno avanti o stanno indietro
- Se fai la guida non ti caricare la bici come un mulo, anche perchè di suo già pesa come un locomotore
- Chiarisci sin dall’inizio che tu stai avanti e gli altri dietro, prescindere dalla tua velocità.
- Sei proprio certo di volerla fare?

Grazie a tutti!

Ci siamo divertiti!

Credits

- Organizzazione Cicloappuntamenti
- Guida: Lug il Marziano
- Aspettatori della guida: Carlo, Carla, Daniela, Daniela, Uta, Fabrizio, Antonella, Claudio

Special Mention to:

- La crostata di Peter
- La frittata di Uta
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sabato 10 dicembre 2011

Riprendiamoci la Nomentana! Dopotutto anche noi siamo il traffico…

La manifestazione di sabato scorso, seppur non propriamente oceanica, è stato il fischio d’inizio del secondo tempo della pista ciclabile della Nomentana.

Alla manifestazione ha partecipato anche Dario Marcucci, il presidente del terzo municipio, il quale se ho ben capito è fortemente favorevole alla ciclabile (facile da realizzare e abbastanza economica) e all’espansione della ciclabilità nella zona (che si presta benissimo)... peccato che le piste sulla viabilità principale siano di competenza del Comune.

Ma noi, a parte tempestare il Comune di mail, cosa possiamo fare? Bene, ancora una vola la risposta è PEDALARE e in particolare PEDALARE SULLA NOMENTANA.

La Nomentana è una strada poco amata dai ciclisti per via della strettezza delle “complanari” aperte alle due ruote.

In quelle, le uniche dove le bici possono circolare, bici e autobus insieme non ci passano. Ciò significa che se una bici la percorre, il bus non riesce a superarla… e purtroppo è vero anche il contrario!

Bene, se noi ciclisti ci impegnassimo a non evitare la Nomentana, ma a percorrerla ogni volta che serve, apoco a poco nella testa di molti comincerebbe a farsi strada l’idea che è meglio avere le bici sulla propria pista ciclabile che tra le palle… pardon, in mezzo alla carreggiata, che con il resto delle auto.
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domenica 4 dicembre 2011

Fortuna audaces iuvat… almeno tra Capranica e Civitavecchia

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Alla faccia di chi ci vuole male, venerdì sera ho deciso di fidarmi delle previsioni del tempo di Aeronautica Militare, e postare su Cicloappuntamenti un giro per “chiamare a raccolta” un gruppo di audaci disposto a scommettere contro il cattivo tempo e a percorrere la ferrovia dismessa tra Capranica e Civitavecchia.

Un itinerario conosciuto, ma sempre bellissimo.

Nella migliore tradizione di Lug il Marziano Gitano, l’obiettivo della gita era il picnic sul Mignone…

Federico non ha resistito e si è unito al manipolo, portando con se la Torta Grand Royal e lo Scrigno del Contadigno, una nuova creazione ipercalorica destinata a sorreggere durante la transciclosiberiana del prossimo gennaio (Mosca-Vladivostok solo con lo Scrigno, Vodka e un po’ di Cicloucraine…).

Alla partenza, favorita dal bel tempo, eravamo 10… un gruppetto di audaci con doppia cerata, anche se XXX e YYY non avevano il casco, XXX non aveva le luci e YYY neanche il freno anteriore!!!! Almeno tre persone non avevano mai fatto la ferrovia, così la gita per loro è stata veramente il piacere della scoperta.

Il viaggio in treno è stato fatto con crescente apprensione. Nuvoloni neri si sono addensati per tutto il tragitto, e all’arrivo a Capranica ci ha accolto una nuvola bassa carica di umidità, per cui tutto il paesaggio era immerso in un’aura fatata e per niente asciutta!

La prima vittima è stata la Grand Royal. Infatti al bar di Capranica avevano finito i cornetti, per cui abbiamo innaffiato caffè e cappuccini con la torta. E lì siamo rimasti incantati a sentire come il castagno penetrava la pera… sì, insomma, un sapore per adulti.

Tornati alle cose terrene, alle 10:31 abbiamo lasciato a malincuore il bar per addentrarci nella nebbia, con le goccioline che iniziavano a batterci sul volto. Beh… abbiamo pedalato tanto, e da allora in poi il tempo è andato sempre migliorando fino al Ponte sul Mignone.

Al Ponte (12:50) ci siamo fermati e abbiamo steso i plaid e ci siamo dati ad un picnic che neanche a Sibari… neanche a Sodoma (Prov. Gomorra) hanno mai osato tanto. Avevamo 3 bottiglie di vino (Morellino di Scansano, nero d’Avola e il mio molto umile Sangiovese di Marsciano) che sono sparite in un batter d’occhio. Eppoi panini, muffin emmethal e zucca, il Pane Martino, fatto e cotto con il prosciutto cotto, coccolate. Insomma un’abbuffata! E che meraviglioso panorama (guardate le foto). Da quel momento in poi il percorso è assolato, e fa un caldo boia.

Ripartiamo alle 14.

Tutti sanno che le difficoltà cominciano dal ponte sul Mignone… per fortuna la prima galleria era senza fango, senza cacche di mucca e senza animali.

Però dopo abbiamo incontrato, all’uscita di una delle gallerie, un pezzo sommerso di almeno 15 metri. E lì Michele ha mostrato tutta la sua possanza… infatti si è tolto le scarpe per non bagnarle, e non le ha più rimesse, pedalando a pieni nudi per i successivi venti chilometri! E quando a Ostiense ci ha lasciati, ancora non si era rimesso le scarpe!

Nella successiva galleria abbiamo invece incontrato un fuoristrada che veniva bellamente verso di noi, però si è fermato a farci passare… particolare trovarselo davanti a fari accesi.

Affrontata la prova del vino (superata brillantemente), poi quella dell’acqua, infine è arrivata quella del fango… con l’attraversamento del solito smottamento argilloso, che stavolta era lungo circa 15 metri di acqua e fango.

Che numeri per superarlo, ma alla fine nessuno è stato risucchiato dalle sabbie mobili, neanche Michele che in virtù delle sue fette 49 magnum ha potuto passare indenne sulla mota.

Da lì in poi solo pedalate e paesaggi meravigliosi, fino al treno, preceduto da una sessione di pulizia delle biciclette.

Ancora una volta si è distinto Michele che ha estratto dal sacchetto degli attrezzi uno spazzolino da denti e ha tirato a lucido la bici prima di salire sul treno. Il tutto ovviamente a piedi nudi.
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giovedì 1 dicembre 2011

Targhe alterne....

Dopo più di 14 anni con lo stesso mezzo a motore, la gloriosissima Astra, ne conosco a memoria la targa, e non mi confondo. L’altra macchina di casa, invece, non riesco a ricordarmela, e quindi sono andato a controllarla: anche quella dispari! Insomma, lo sapete cosa faccio?

Quasi quasi prendo la bici, (ebbene sì, avete indovinato) che bello ci sarà la metà del traffico!

Ovviamente mi sbagliavo, era il doppio del traffico! Infatti la mattina prima delle nove si è concentrato tutto il traffico, pari e dispari, per cui sulla Salaria mi sono trovato ingorgato tanto da dover salire sul marciapiedi, approfittando dell’assenza di pedoni, forse tutti dispari.

Per fortuna il pomeriggio la musica è cambiata. L’orario di uscita, verso le 19, capita nel pieno del blocco, ed in effetti sembrava di essere già dopo Carosello… tutti a letto, nessuno per strada, con la non secondaria conseguenze che i pochi automobilisti andavano belli allegri.

Qualcuno inebriato si attardava in manovre larghe e assurde, che in un normale giorno avrebbero fruttato almeno un paio di fucilate.

Il migliore ha svoltato per Via Nizza, mentre scendevo da Piazza Fiume verso Viale Regina Margherita. Sembrava uno scolaretto in vacanza… dopo essersi immesso in Via Nizza, si è diretto verso Piazza Fiume, tranquillo.

Ad un certo punto avrà pensato: “Toh, guarda questo ciclista pittoresco che scende contromano su questa strada a senso unico, è certo che è a senso unico altrimenti starei dalla parte sbagliata, e che pretende di aver ragione dicendomi tutte queste parolacce ma che maleducato, quasi quasi chiamo i Vigili… Toh, guarda, anche il semaforo è al contrario, come sono sbadati al Comune…”

L’unica cosa che non manca mai è la sosta in seconda e terza fila. Per quella le targhe alterne non valgono! Macchine ammucchiate e affastellate.

Allora mi chiedo… perché Alemanno ricorre alle targhe alterne quando basterebbe far rispettare i divieti di sosta per ottenere lo stesso effetto?

lunedì 28 novembre 2011

Noi ciclisti del lunedì

Dopo la sbornia di biciclette della domenica è arrivato il lunedì a riportare le cose a posto. Eppure, meraviglia, ho visto tanta gente in bici, almeno una decina nel breve tragitto tra Piazza Indipendenza e Piazza Vescovio.

Vi sembrano poche? A me no! E la cosa fa ben sperare, se non altro perché non può essere solo “colpa” del bel tempo o del caro benzina o del caro assicurazioni… magari un po’ di tutti e tre ci stanno pure.

In compenso mi sono dovuto difendere da qualche colpo di testa di scooterista che sembra non considerare noi ciclisti. In un paio di casi mi sono preoccupato e ho dovuto tirare i freni.

Infine la maledizione delle auto si sosta in doppia fila o lato cassonetti. E quelle sono proprio pericolose, specie quando il traffico accelera.

Bene, ora provo a rispondere ai tanti commenti ricevuti per il post di ieri, ringraziando tutti coloro che sono intervenuti.

Cominciamo da Bikediablo:

a) Il tuo sito è bellissimo utilissimo e ci mancherebbe altro che non possa consigliarlo anche nei commenti ai miei post!

b) Sono d’accordo sulla differenza tra spostamento e gioco. Diciamo che le piste dei parchi dovrebbero costare da 1/10 a 1/20 delle piste su strada, in quanto sterrate e non asfaltate, e questo dovrebbe essere il loro vantaggio. Questa doveva essere la logica della Roma-Fiumicino sull’argine destro del Tevere, mentre sul sinistro doveva essere un’asfaltata per servire la mobilità dei quartieri…

Riccardo: sono d’accordo al 100%. E’ anche la dimostrazione che il trasporto “di massa” con la bicicletta richiederebbe vere e proprie strade e non semplici piste. Io stesso mi sono trovato su Via XX Settembre in un gruppone di ciclisti e si andava pianissimo… effetto Critical Mass! Però tutti quei bambini che divertimento, specie quelli che assaporano le prime volte che guidano un mezzo insieme agli adulti!

Ubik: come altri spesso temo che il famoso piano sia solo una scusa per non fare nulla senza farsi criticare… vedi il link, qualora ti fossi perduto il post scritto a suo tempo. Una citazione: Nonostante la stretta finanziaria, il Comune non ha rinunciato al piano della ciclabilità.. ma solo alla sua attuazione.

domenica 27 novembre 2011

Ciclisti della domenica, automobilisti del lunedì?

La domenica che abbiamo appena vissuto è stata meravigliosa… Un sole fantastico, temperatura primaverile… non è la prima volta che abbiamo un novembre così bello, addirittura ricordo un 16 novembre, del 1986, con un bagno al Parco dell’Uccellina e dopo asciugarsi al sole…

Sicuramente per la bellezza della giornata Roma era letteralmente invasa dai ciclisti. A parte un paio di critical mass autonome che scorazzavano per la città, da ogni parco uscivano centinaia di ciclisti, anche moltissime famiglie con prole, tutti in bicicletta, grandi e piccole, tutti con il casco e si pedala.

Sappiamo come l’uso della bicicletta stia aumentando a dismisura. Se dovessi giudicare, in quattro anni è quadruplicato, almeno. Ma la quantità di ciclisti in giro per la città questa domenica mi ha stupito veramente. E mi ha fatto pensare che l’espansione della rete ciclabile per scopi ludici, le piste dei parchi, per intenderci, non sia una cosa da trascurare, e molto apprezzata dalla popolazione.

Una rete di tali piste serve anche a rimorchiarsi i più piccini e dar loro il brivido dell’autosufficienza negli spostamenti. Se imparano ad amare la bici da piccoli, ci sono buone possibilità che continuino tutta la vita. Speriamo quindi che si realizzi anche uno dei sogni di noi ciclisti romani, una pista che ci porti fino al mare, lungo il Tevere. Oggi sarebbe stata veramente meravigliosa.

Dopodichè mi chiedo: ma tutti questi ciclisti che girano la domenica, cosa fanno il lunedì, quando debbono andare al lavoro? Pigliano la macchina? Probabilmente sì. Bene, quindi questa è una base sulla quale lavorare. Capire perché questi ciclisti della domenica il lunedì ritornano automobilisti.

Forse solo perché non hanno pensato che la bicicletta, prima di essere uno strumento per lo svago, è un vero mezzo di trasporto.

lunedì 21 novembre 2011

Orario dei treni… che casino!

Chi ultimamente ha provato a prendere treni con servizio di trasporto bicicletta affidandosi al sito Trenitalia ha sicuramente avuto più di una brutta sorpresa: infatti il numero dei treni regionali che portano biciclette è drasticamente diminuito, confinando il cicloturismo ad una nicchia di orari, generalmente prima delle 7 di mattina e dopo le 6 di sera. Un incubo.

In realtà se si va in stazione la cosa cambia: l’orario appeso al muro è molto più liberale in fatto di bici, riconciliando il ciclista con la realtà.

Dopodichè se vai a chiedere “chi ha ragione?” gli addetti alle informazioni aprono le braccia… non lo possono sapere.

Le differenze aumentano ancora se si guarda l’orario stampato in possesso delle biglietterie. Su quello sembra che il sole del treno+bici splenda come a mezzogiorno.

L’altra sera, ad Orvieto, di fronte a tanta confusione, i bigliettai hanno preso il telefono e chiamato il capotreno, il quale ha detto: ma certo, abbiamo posto, alla faccia di tutti gli orari. Grazie tantissime, due ore di attesa risparmiate.

Pare che il problema stia nel materiale rotabile. Molti regionali sono composti da vagoni tradizionali con corridoio e scompartimenti da sei, dove entrano solo le Brompton. I treni con carrozza pilota e comparto per le biciclette relativamente pochi, e sembra che le Ferrovie abbiano difficoltà a garantirli. Nel dubbio proibiscono, ma senza coerenza tra le varie edizioni degli orari.

La questione ha una sua importanza, perché facendo così si ammazza il cicloturismo (anche quello a breve invernale) che già si trova a fare i conti con l’avvento di un’Alta Velocità allergica alle due ruote.
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mercoledì 16 novembre 2011

Invece della Pontina

Martedì sono dovuto andare a Latina per una questione privata.

Ho preso il treno, che mi ha portato da Termini a Latina Scalo in circa 40 minuti, anche se con un po’ di ritardo.

Per onore di cronaca debbo aggiungere che lo stato dei sedili del treno era pietoso, e che la paura era quella di prendersi qualche pulce o peggio. Comunque un viaggio rapido.

Latina scalo dista circa 8,5 km da Latina.

A sentire Pennacchi in Canale Mussolini questo avviene perché nessuno aveva pensato a fondare una città nell’Agro Pontino, ai tempi della bonifica, e Latina (nata come Littoria) è stata edificata un po’ all’impronta.

Sta di fatto che da allora nessuno ha portato il treno vicino alla città, anche se 8,5 km non sono poi moltissimi.

Per raggiungere la città ho preso il bus.

Se non fosse stato che dovevo ritornare a Roma con mamma e sorella (immaginate che tipo d’occasione era), avrei portato la bicicletta sul treno per andare e tornare dalla città… insomma, 10 km di pianura sono anche piacevoli.

E per fortuna non l’ho fatto!

Infatti di quei 10 km, almeno 7 sono su di una tipica strada dell’Agro Pontino, due corsie secche, se ci passano camion o corriere non c’e’ più posto per una bici. La classica trappola per ciclisti. L’autobus ci ha messo 25 minuti, perché non c’era traffico, mi ha garantito l’autista.

Non immagino quanto ci si metta nell’ora di punta, quando moltissimi prendono l’auto e la piccola via si riempie, (anche considerando che ci sono almeno 4 semafori, se ben ricordo). Per fortuna che l’autista (evidentemente romanista) è passato col giallorosso (rosso proprio, almeno una volta), altrimenti…

Insomma, ricapitoliamo: nelle ore dei pendolari da Latina Scalo a Roma Termini il treno ci mette 40 minuti. Almeno 40 da Latina a Latina Scalo.

Ora mi viene da pensare quanto segue: tutti da quelle parti stanno chiedendo il raddoppio e la messa in sicurezza della Pontina, e anche una Pontina bis. Il costo di un’opera del genere è altissimo, la probabilità di farla bassa… e comunque anche in questa ipotesi, da Latina con 30 minuti stai a malapena all’EUR, per entrare dentro Roma comunque ci vuole quello che sappiamo.

Allora, perché non spendere per fare un corridoio della mobilità tra Latina e Latina Scalo, magari che permetta di raggiungere la stazione ferroviaria in 15 minuti? E magari ai lati farci una bella pista ciclabile, spendendo pochi milioni di euro, ma rendendo l’uso del treno molto più appetibile?

Inoltre aggiungendo una pista ciclabile la bicicletta potrebbe essere usata anche dopo il tramonto o con la pioggia.

Per fare sviluppo occorre anche fare efficienza!

domenica 13 novembre 2011

Single Track a Villa Ada e capolino nel Parco dell’Aniene

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Domenica di lavori a casa. Cambio di guardaroba, visto che il freddo sta cominciando ad arrivare, e grande potatura del solanum, come a dire fare la boccia a Caparezza issato in cima ad un palo. Dopo ho preso la bici e sono andato a fare un po’ di allenamento a Villa Ada.

Villa Ada può essere sgarruposa, ed in particolare ha un bel single track nel bosco che cresce sulle pendici di Monte Antenne. Saranno un 4/5 km di sentiero stretto e tortuoso. Ancor più tortuoso negli ultimi hanno, a causa delle circonvoluzioni formatesi intorno agli alberi caduti e non rimossi.

Il single track è largo meno di un metro. Non ha grandi pendenze, almeno la parte che faccio io, e quindi diventa tecnico solo se si aumenta la velocità. E’ sempre molto bello, e in qualche punto anche bellissimo, ad esempio tra i larici (cedri del Libano, abeti… non ci ho fatto caso, ma di sicuro non sono palme) del versante Ovest di Monte Antenne.

Bellissima ma molto triste la pineta bruciata di Monte Antenne. Ormai il sottobosco è ricresciuto, ma i pini morti stanno cadendo ad uno ad uno. Purtroppo tutto Monte Antenne giace nel più totale abbandono, e ormai la verzura inghiotte i sentieri. Tra l’altro mi piacerebbe trovare la discesa lungo la quale fu fatta la prova dei mondiali.

Dopo il giro di Monte Antenne sono ritornato per la stessa traccia, e ho anche avuto modo di collaudare il nuovo casco. Dietro una curva a gomito c’era un ramo basso (salendo è facile passarci sotto) che non mi ricordavo. Mi sono abbassato di scatto ma la parte superiore del casco lo ha colpito, per fortuna senza conseguenze.

Uscito da Villa Ada ho fatto la pista verso Ponte Nomentano e mi sono affacciato al Parco dell’Aniene… Non me lo aspettavo così selvaggio e lussureggiante… Quanto prima voglio esplorarlo! Peccato però che la pista di Ponte Nomentano non sia unita al parco dell’Aniene.

Mancheranno neanche 100 metri di collegamento, e si darebbe vita ad un percorso lunghissimo!
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venerdì 11 novembre 2011

Salvate i nostri ciclisti... ovvero Il terrore dei mezzi pesanti

L'incidente sull'Aurelia, nel quale ha perso la vita un altro ciclista mi ha fatto ricordare che circa sei mesi fa un collega in ufficio, anche lui molto ciclista (ma molto più tosto di me) mi ha passato un agghiacciante articolo apparso nel Regno Unito.

L'articolo Parla della strage di ciclisti che si sta compiendo sulle strade da parte dei mezzi pesanti. Lorry (pl. Lorries). S’intitola… Salvate i nostri ciclisti.

http://www.independent.co.uk/news/uk/home-news/save-our-cyclists-clamour-for-flood-of-avoidable-road-deaths-to-be-stemmed-2268135.html

Al di là delle cifre totali dell'articolo (oltre 230 ciclisti uccisi o feriti gravemente ogni mese in UK) l’attenzione punta ad un aspetto particolarmente raccapricciante, quello dei ciclisti schiacciati dagli autocarri, una tipologia di incidente che cresce con l’aumentare dei ciclisti.

La dinamica degli incidenti è quasi sempre la stessa. L’autista del camion, a causa di vari angoli morti nella specchietteria, non si accorge del ciclista e lo travolge, con conseguenze letali o gravissime.

A Roma, un po' di tempo fa, un altro incidente di questo tipo è costato la vita ad una ciclista.

Il terrore dei mezzi pesanti è, per la nostra generazione, più o meno l’equivalente di quello dei treni per le precedenti.

Chi ha visto il film Vite vendute (io l’ho visto da piccolo, e come il film La strada di Fellini ha indelebilmente segnato la mia vita. Quando entro in un circo mi viene la depressione), certe scene non può scordarsele. Guardatelo per credere. Un grande film.

Di tutti i pericoli che si corrono in bicicletta è quello che mi spaventa di più, perché i mezzi pesanti occupano una parte considerevole della strada, sono irti di spuntoni che ti possono agganciare, e molto spesso mentre ti superano, ti stringono per evitare i mezzi che arrivano in senso opposto.

Mi è successo quest'estate tra Ischia di Castro e Gradoli, con un TIR lanciato in discesa, e mi sono preso un bello spaghetto. Perchè tanto lui deve andare a tutta birra, che glie ne importa...

Rimedi?

Innanzitutto le piste (o i marciapiedi) ciclabili, che separano le i ciclisti dai camion. Lo dico sempre e comunque. La pista ciclabile è il miglior ambiente per il ciclista, a parte il corridore. Purtroppo per i corridori ancora non hanno inventato nulla.

Il secondo sarebbe spiegare ai guidatori che debbono tenersi “alla larga” dalle bici, ovvero superare a 1, meglio due metri di distanza. Ma ai camionisti chi glielo spiega?

Infine sembra che stiano studiando qualche sensore da installare sui camion per avvisare il conducente nelle curve. Speriamo bene.

mercoledì 9 novembre 2011

Condomini che odiano i ciclisti

Per far piacere ad Antonella...

Qualche tempo fa è apparsa sul CdS edizione romana una lettera che è una spia dei pregiudizi che ancora avvolgono la bicicletta. A dar credito al firmatario della lettera firmata, il parcheggio del cortile sarebbe permesso alle auto e agli scooter e precluso alle biciclette per motivi di decoro. Come se una bicicletta fosse più brutta di una macchina o di uno scooter.

Non capisco bene l’estensore della lettera si faccia problemi di mettere lo stesso la bicicletta nel cortile. Il regolamento di condominio è portatore di una chiara discriminazione immotivata, un comportamento assolutamente inaccettabile. Se fossi io la bicicletta la metterei lo stesso, poi fammi causa e vediamo di fronte ad un giudice.

Oppure chiederei i danni per oppressione delle minoranze. Auto sì, scooter sì, biciclette no? Una cosa da corte internazionale dell’Aja. Milioni di euro di risarcimento per danni morali e biologici ai condomini. Se siamo fortunati, il tribunale dell'Aja ci condanna i condomini a morte, ovviamente giustiziati con una forca nel suddetto cortile. Quale santa pace scende sul condominio!

L’unica attenuante che posso trovare a favore degli altri condomini è che la bicicletta molto spesso si trasforma in rottame, o comunque viene abbandonata ad arrugginire nel parcheggio sine die, come tutti quei milioni (che dico, miliardi) di bici che dormono sonni profondi nelle cantine italiane. Insomma, il parcheggio deve essere per chi la bicicletta la utilizza e non per chi non sa dove altro metterla.

Al di la’ delle cortesie che ci si scambia tra condomini, e dei comportamenti scorretti dei ciclisti, la lettera è un altro palese esempio della paura della diffusione della bicicletta che sembra attanagliare fette rilevanti di altri utenti della strada.

L’humus di cui si nutre questo sentimento è, in sostanza, la paura di dover cedere spazio a qualcosa che a Roma è ancora considerato più un giocattolo che un vero mezzo di spostamento. Un qualcosa che renda obsolete sia i pedoni che le automobili, ed in particolare il terrore da parte degli automobilisti di dover restituire lo spazio di cui si sono appropriati con la forza, tipo la sosta in seconda fila.

E’ strano infatti come gli automobilisti non solo abbiano messo KO il trasporto pubblico di superficie,con la complicità dell’amministrazione comunale, ma abbiano dribblato anche le potenzialmente sacrosante obiezioni degli scooteristi che sono esposti anche loro ai rischi derivanti dalla seconda fila e da altri comportamenti altamente scorretti (non è che loro siano da meno, peraltro).

lunedì 7 novembre 2011

Sciopero bus in giorno di pioggia… salvato dalla bici

Reduce da una domenica umida, stamattina infilo la grande uniforme per accogliere una delegazione internazionale venuta a farci il paiolo… Bicicletta vietata “per abbigliamento” e vai col bus.

Arrivo alla fermata e mi viene da piangere… tutto bloccato a perdita d’occhio. “Cacchio, ma che succede?” poi mi ricordo… lo sciopero dei mezzi pubblici.

“Cazzo, e poi dicono che non servono. Però quando non ci sono si blocca tutto… “

Bene, torno a casa e rispolvero la bici come unica speranza di arrivare in tempo. Al diavolo l’uniforme da parata. Sistemo bene gli stringi pantaloni e sono in sella. Addirittura senza casco che ho lasciato ad asciugare, ormai non c’e’ più tempo. Inoltre avevo controllato il fido sito meteo: non una goccia di pioggia in vista. Equipaggiamento leggero, nuvole in ritirata, si va…

Una battaglia. Una vera battaglia combattuta di marciapiede in marciapiede, e fortuna che era presto! Oltretutto in una situazione così critica tutti lasciano la macchina come gli pare. Non un vigile a presidiare gli incroci e i punti critici. Magari può anche essere giustificato nei momenti di sciopero, ma finchè circolano i bus non dovrebbero essere concesse troppe smagliature… ma figurati se glie ne frega qualcosa.

Comunque, attento a non sudare, arrivo Just in time all’appuntamento.

Verso le 11 il tempo si è guastato e ha cominciato a piovere. Peggio. Dalla nostra sala del 6^ piano la vista era totalmente occupata da una cappa di grigio pioggia a perdita d’occhio… e io in alta uniforme, senza casco, con lo spolverino che insomma, era impermeabile ai suoi tempi.

Verso le 19, percorso inverso, solo che piove che Dio la manda. Però non dispero e mi dico: è una nuvola passeggera. Lo era, e reinforco la bici mentre magicamente lo scroscio si attenua fino a scomparire. In compenso il traffico permane. Torme di automobilisti isterici ingombrano le strade, li ho dovuti dribblare più volte, compreso il solito deficiente che in seconda fila apre la portiera e si mette sotto l’ombrello (non pioveva più) ad ingombrare definitivamente una strada a tre corsie.

Ad un certo punto una, in una strada stretta, mi si è affiancata, lampeggiando selvaggiamente alla macchina che la precedeva rea di essere ferma ad uno stop.

Preoccupato dall’inconsulto comportamento della vicina, l’ho dovuta richiamare all’ordine, altrimenti chissà che avrebbe fatto. Per fortuna sono rientrato sano e salvo a casa.

Morale:

- Non tollero gli scioperi del trasporto pubblico perché alla fine sono sempre contro il cittadino che paga.

- Considerate le fasce di garanzia, sono sempre stupito di quante persone prendano l’auto… ma lavorano tutti solo mezza giornata?

- I detrattori del trasporto pubblico o sono deficienti o sono in mala fede. E’ indispensabile, quando manca anche per poco, la città si blocca. Figurati se non ci fosse.

- In questi casi i vigili (pardon la Polizia di Roma Capitale) spariscono e ci troviamo nel regno della totale anarchia;

- La bicicletta rimane il mezzo più idoneo, perché alla fine riesci anche a salire sui marciapiede senza disturbare i pedoni

domenica 6 novembre 2011

Con Antonietta la pineta di Ostia è tutta un’altra cosa…

Foto

Premetto che Antonietta ha guidato un gruppo e non ha portato me da solo in pineta, il che avrebbe anche potuto dare tutto un altro senso al titolo del post.

Forti di un gruppo di nove impavidi, Antonietta –Contadera per il popolo Cicloappuntamentista – ci ha guidato nella pericolosa macchia della Pineta di Ostia, tra crotali, prostitute, malviventi e cannibali, e ce ne ha riportato fuori indenni. Magari un po’ umidi, ma indenni.

La gita non era neanche un Last Minute, ma addirittura un Last Second, riorganizzato sulla base di un buco di azzurro in una domenica di pioggia. Zompati sulla metro a Piramide, siamo scesi alla stazione di Castel Fusano, e da lì abbiamo imboccato la pineta.

Il bello è venuto una volta passata la Colombo, dove la pineta si è fatta più selvaggia. Accodato al gruppo ho perso totalmente l’orientamento, e per me avremmo potuto fare anche 20 km tutti in linea retta.

Se mi avessero lasciato lì non avrei saputo come fare a tornare.

Poi, delizia delle delizie, la natura ha ripreso il sopravvento ed è cominciato a piovere.

Abbiamo continuato per una mezz’oretta sotto l’acqua scrosciante fino ad un chiosco, per un picnic umido ma onesto.

Lì ci hanno raggiunto Marcopie e Manuela con le loro Brompton, totalizzando quasi tre km di gita dalla stazione di Castel Fusano, per lo più su asfalto.

Al ritorno, cioccolata calda ad Ostia, e poi sul treno. Da lì, una vera odissea, come gli eroi di ritorno dalla istruzione di Troia. Antonietta e Maria ci hanno lasciati alla stazione e sono incappate nel nubifragio. Stessa sorte per Uta, Lorena e Alessandro nel tragitto da Ostiense a casa.

Io ho continuato in metro con Marco e Manuela. Loro sono scesi alla stazione Termini (e spero siano arrivati a casa), io ho continuato fino a Piazza Bologna in metro, percorrendo gli ultimi 2 km fino a casa sotto una dignitosa pioggerella, tenuta a freno dall’antipioggia.

Antonietta, grazie per la pineta. Da solo ne avevo sempre diffidato. Rifacciamo la gita qualche altra volta, magari anche con la luna piena, in piena licantropia.

Per Lorena: l’attrice era Candice Bergen… l’alzheimer avanza!!!

venerdì 4 novembre 2011

Sinistri scricchiolii dal trasporto pubblico locale

Un articolo su Repubblica ha dato corpo ai timori che covavo da un po’ di tempo, riguardo la tenuta del trasporto pubblico locale del Lazio.

Sommando la crisi finanziaria della regione con l’enorme buco di bilancio dell’ATAC mi pareva abbastanza sicuro che qualcosa di brutto era prossimo ad accadere…

Il brutto sembra concretizzarsi nella separazione delle strategie per affrontare la crisi di Regione e Comune.

In pratica il Comune intende alzare il biglietto per ridurre le perdite, la Regione no. Pertanto, addio Metrebus, la mirabile creatura di Rutelli, ed il ritorno a biglietti rigidamente separati per metro e bus, Cotral e Trenitalia. Biglietti e abbonamenti, beninteso.

Siamo chiari: senza risorse aggiuntive e senza iniezioni di competenza, serietà ed intelligenza il TPL è destinato a peggiorare ulteriormente. La parola è razionalizzazione, che nelle attuale condizioni significherà per lo più riduzione delle corse.

Ma sono possibili interventi “a costo zero”? Secondo me certo, anche se ATAC (e Regione) debbono portare al centro dei loro pensieri il cittadino-utente-cliente. In generale occorrerebbe una maggiore attenzione alla rete, per intervenire con tempestività dove si generano i ritardi.

A Roma molti interventi sono a costo zero, a cominciare dal controllo della sosta in doppia fila che è competenza del Comune. Far salire la velocità media dei bus significa farne scendere il costo, per non parlare del vantaggio sociale di far risparmiare al cliente un mare di tempo al cittadino-utente-cliente.

Un altro miglioramento è il rispetto degli orari. Capisco che a Roma il rispetto degli orari di passaggio sia difficile, ma almeno quelli di partenza dai capolinea dovrebbero essere fatti rispettare. A Termini basterebbe mettere su ogni bus un cartello con l’orario di partenza di quel bus. Per esempio sul primo 310 il cartello con scritto 09 per dire che parte alle X:09. Tutti sarebbero più rilassati (e non chiederebbero agli autisti).

Infine le corsie preferenziali. Alemanno ne aveva promesse di nuove, e tante. Dove sono? Qualcuno le ha viste?

lunedì 31 ottobre 2011

Il costoso flagello dei writers

Mi è capitato, come credo a tutti, di stare in un treno affrescato dai writers. Quello che non sopporto è l’opacizzazione dei finestrini, che spesso non solo non ti fa godere il paesaggio, ma ti impedisce addirittura di leggere il nome della stazione. E allora penso: “possibile che nessuno sia in grado di arrestare questo flagello?”

Poco fa ho letto la didascalia di una foto sul Corriere di Roma. Dichiarazione dell’Assessore: «Per contrastare questo fenomeno, che costa ogni anno circa 5 milioni di euro alle casse comunali - spiega l’assessore all’Ambiente Marco Visconti - abbiamo messo in campo una squadra antiwriters che svolge quotidianamente lavori di pulizia e recupero. Parallelamente è auspicabile un salto di qualità sotto il profilo della coscienza civica».

5 milioni l’anno, avete capito? In un periodo nel quale si centellinano i soldi per gli asili nido.Ma sapete quante piste ciclabili e quanto bike sharing ci verrebbero con quella cifra?

E allora perché il sindaco non mette (anche) qualche bella squadra della Polizia Comunale a caccia di writers, ne acchiappa qualcuno “e gli fa passare il vizio”? E’ assurdo, ma l’Italia è l’unico paese dove la destra fa espandere la spesa pubblica ed è inoffensiva verso i criminali. A differenza di altri paesi, la nostra destra non è law and order, e anzi mi pare che a Roma la sicurezza stia andando peggio che hai tempi di Veltroni.

Non solo Roma, ma tutta Italia sembra arrendersi ai writers… e ci sarà pure qualche ragione. Una è che la gente ha perso la fede nella difesa dai prepotenti. Qualche mese fa, prima della legnata elettorale, ho sentito uno degli assessori della Moratti che pontificava di recupero dei writers ( peraltro con accento da meridionale che sembrava Abatantuono quando diceva “Io suò melanese ciento pe ciento!”) affidandoli ai centri sociali (ops, ai servizi sociali), facendo loro assistere gli anziani.

NEIN, NEIN, NEIN: caro Assessore, ma quali anziani… Devi somministrargli la stessa cura di Alex in Arancia Meccanica: . Li metti in tuta arancione e catene, gli metti pennello in mano e per tre mesi li fai dipingere. Inizi facendogli cancellare tutti i murales di una zona. Le scritte, tutto ridipinto a pennello, infissi compresi. Quando hanno finito passi alle strisce pedonali, tutto ciò che ha bisogno di essere rinfrescato. Poi la sera a casa, così non costano. Poi vediamo se dopo hanno ancora voglia di vernice.

Infine un altro assurdo è considerare queste cose (una specie di) arte. Il 99,99 % sono ignobili zozzerie di persone che devono imporre al prossimo la loro schifezza. Oltretutto sono fuori posto in un paese che ha una sua armonia.

Fanno parte della serie “Un americano a Roma”, ovvero di quelle persone che sono affascinate dagli squilibri e dagli spazi del Nuovo Mondo. Ci sono quelli che sognano autogrill, drive inn, autostrade a 12 corsie fino sotto casa… dall’altro lato, i loro antagonisti, sognano periferie angoscianti per poter dire finalmente dare una ragione esterna alla loro voglia di darsi delle arie.

domenica 30 ottobre 2011

Capranica – Civitella Cesi – Rota – Santa Severa con Randez-Vous a Rota


Foto (tranne quelle sexy di Sabrina che me guardo in privato)

Grande gita in chiusura di ottobre con Cicloappuntamenti, una creazione che ormai consente di organizzare l’attività dei ciclisti fuori stradisti romani a tutti i livelli.

Dopo una serie di contatti con altri membri del gruppo ho postato un LAST MINUTE per la una gita/scampagnata, ma di quelle toste, sabato pomeriggio. Il risultato, con una concorrenza di altre iniziative estremamente tentatrici, è stata la partecipazione di 9 persone. Sarebbe interessante vedere quante persone per ogni weekend vengono mobilitate dal forum Cicloappuntamenti.

La gita era molto buona: arrivare con il treno a Capranica, scendere la ferrovia per una ventina di km e quindi puntare su Civitella Cesi e di lì su Rota. Risalire i Monti della Tolfa e finire la gita a Manziana. Uta però ha avuto il colpo di genio di deviare la fine della gita su Santa Severa, permettendo così di terminare in discesa (ed in bellezza) ad un terminale ferroviario molto frequentato (anche se nel post ho messo Santa Marinella!!!!!!!).

E’ stata postata nella sezione pre-scout in quanto era l’assemblaggio di varie gite fatte in occasioni differenti… il tutto non era mai stato sperimentato insieme, ma è andato benissimo, con orario e distanza assolutamente aderenti alle previsioni.

In aggiunta Sabrina e Marco, impossibilitati a partire con il gruppo iniziale a causa del LAST MINUTE, sono riusciti ad organizzare un Randez Vous sotto Rota, al ponte sul Mignone. A loro si sono uniti Cinzia e Pino, e quindi il gruppo così riunito si è avventurato baldanzosamente sulle pendici dei Monti della Tolfa, lungo la strada dismessa Tolfa-Santa Severa.

Successone e circa 300 m di dislivello il gruppo si è finalmente seduto, stanco ma felice, per un mega-picnic che ci mancava solo Federico Occhionero. Cibo a volontà e anche un po’ di vino rosso nel sole pomeridiano hanno coronato la fatica.

Da lì ultimi 100 m di dislivello, e poi la lunga e velocissima discesa verso Santa Severa, dove abbiamo preso il treno e, udite udite, ci hanno controllato i biglietti.

Prossimamente vorrei proporre una gita al sito archeologico di Luni sul Mignone, a poca distanza dal nostro percorso.

Sempre su Cicloappuntamenti!

venerdì 28 ottobre 2011

La città senza biciclette

C’e’ una sola città dove si può fare a meno della bicicletta: Venezia

Ci sono ritornato dopo circa 10 anni, ed è sempre magica ed incantatrice, anche se sempre più il suo centro si sta modificando ad uso e consumo dei turisti. Però con tutti i neon (PROIBITELI), i cocktail bar, qualche suonatore di bongo (suoni il bongo in una delle patrie del barocco? Ma sai ‘ndove te lo metterei?), più di Roma riesce a farti pensare a come poteva essere il mondo di una volta… (puzze comprese).

Il perché le costruzioni antiche, (ma forse solo vecchie) mi attraggano in maniera così forte rimane per me stesso una specie di mistero. Apprezzo moltissimo l’architettura moderna, ma probabilmente la ricerca di efficienza l’ha portata lontana dai veri bisogni della persona.

Non dico della società, ovviamente, che se ne avvantaggia, ma dell’essere umano, che alla fine preferirebbe abitare in qualche casetta vicino ad un lago o un corso d’acqua, in una stanza con una simpatica finestra di legno che si affaccia su un bello scorcio di fiume, lago, valle o bosco. Secondo me la modernità ha ancora molto da imparare prima di diventare veramente confortevole.

Comunque Venezia è un posto meraviglioso per bighellonare, anche se non in bicicletta. I ragazzini girano hanno tutti il monopattino, che permette di affrontare senza problemi le scale dei ponti. L’unica bici l’ho vista in Piazza San Marco, stracarica di bagagli.

Quello che mi piacerebbe veramente fare è bighellonare tra in canali. Non tanto il Canal Grande, l’equivalente della nostra tangenziale in fatto di traffico, ma percorrere tutti i canali che girano per la città, proprio per godermi le prospettive differenti degli edifici e qualche angolo realmente nascosto. C’e’ anche un po’ di spirito lunaparkesco in questo desiderio, come quando Sali sui barconi e ti infili in quei giri sotterranei a Gardaland…

Voi direte: ci sono le gondole per questo… solo che la gondola occorre saperla portare, eppoi è lunghissima. Meglio sarebbe un… pedalò. Ecco, mi piacerebbe pedalohare per i canali di Venezia per tutta una giornata, magari con un pedalò nero e lucido che ricordi lo stile delle gondole, tanto per non contaminare la città con ulteriore modernità.
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sabato 22 ottobre 2011

Parcheggiare male e poi lamentarsene… la gioventù che abbiamo bruciato

La guerriglia urbana sperimentata a Roma ha riproposto il rapporto tra i giovani e la società cui appartengono. Il tema è antico, e ciclicamente si ripropone in tutte le società. Solo che adesso classifichiamo come giovani, e applichiamo la stessa benevolenza, anche a individui over 25 e oltre (magari fino a 35), che invece dovrebbero essere già adulti e responsabili. Questi esemplari peculiari uniscono la visione egocentrica del mondo, giustificabile solo in un adolescente, con la decisione e la “cattiveria” di un adulto formato. E i risultati sono disastrosi.

Un po’ di giorni fa stavo rientrando a casa dall’ufficio, passo allegro, e affronto gli ultimi 500 metri prima di casa. La strada è sinuosa, il tracciato “disegnato da un gatto che fugge”, senso unico (per una volta percorso dalla parte giusta). Unico neo, una piaga ritornata da quanto gli ausiliari del traffico possono fare le multe solamente alle macchine nelle strisce blu, il parcheggio irregolare sul lato sinistro, metà auto sul marciapiedi, che non permette alle auto di superare la bicicletta.

Insomma, come imbocco la strada mi si mette alle calcagna un’auto. La sento che scalpita, fino ad un punto nel quale per la presenza di alcuni passi carrabili, mi strombazza energicamente e mi supera sgasando, facendomi il letteralmente il pelo. La strombazzata mi prende di sorpresa, per cui mentre passa l’auto, rendo nota alla guidatrice la mia opinione su di lei… opinione che poi era abbastanza azzeccata: infatti dopo neanche 100 metri accosta e va a parcheggiare, ovviamente sul marciapiedi, esattamente dalla parte opposta della strada di fronte al cancello del condominio. Nella foto (del giorno successivo) potete vedere il parcheggio: in curva e tutto sul marciapiedi.

Ovviamente lei è scesa, rendendosi conto che la mossa da parte sua non era stata eccessivamente accorta. Da parte mia mi sono tenuto a distanza, dall’altra parte della strada, onde evitare anche la semplice idea coinvolgimento fisico. Ma sempre a distanza (e quindi a voce alta) non ho rinunciato a far notare che le macchine non potevano passavano perché qualche “str*** testa di c***” parcheggiava sul marciapiede, e che quindi il clacson era più adatto per suonare alla propria sorella.

La risposta è stata esemplare: Anche se non parcheggio sul marciapiedi, lei con la bicicletta non ci può andare… Dimostrando in maniera ancora più incisiva, che l’impressione originaria era azzeccata.

Altra sera, scena a Via Jacopo Peri. Una simpatica viuzza a senso unico poco frequentata, Dove un’auto e una bicicletta non ci passano per la sosta su ambo i lati. La viuzza è comunque ridotta ad un campo di battaglia dalla solita trincea di scavi rattoppata alla meno peggio.

Oddio, con una full suspended è pedalabile, ma io preferisco lo stesso una piccola striscia di asfalto quasi vergine sulla tre-quarti sinistra.
Imbocco la strada, e il semaforo alla fine segna è rosso. Mi metto sul mio urban single track , ma neanche 10 metri che mi si accoda una Smart nervosa, che mi tallona da vicino (nota… semaforo rosso in fondo alla strada). Solo negli ultimi 20 metri la strada si allarga un po’, contemporaneamente si accende il verde, faccio appena in tempo a scansarmi che un “ragazzetto” mi urla: “le biciclette devono tenere la destra” passando a tutta birra.

Non sono riuscito a raggiungerlo… però il tutto fa anche scopa con una palpabile arroganza che si respira in particolare dalle parti dei Parioli. Arroganza e indisciplina gratuita che avevo palpato facendo scuola guida a mia figlia, quando –dulcis in fundo- una “ragazza” aveva attraversato Piazza Euclide fottendosene del nostro verde, malgrado noi stessimo arrivando.

Nella veste di istruttore ho dovuto consigliare all’allieva di rallentare. Non essendo abbastanza esperta, non ha avuto altra alternativa che arrestarsi e perdere il semaforo, mentre la tizia finiva di attraversare trionfante. Fossi stato alla guida io l’avrei fatta arrampicare su di un palo a colpi di clacson.

In definitiva però, se sui giornali leggiamo che hai successo e considerazione solo se sei un figlio/a di puttana che se ne frega non solo delle leggi ma anche della convivenza civile, se le stesse persone vedono i propri parenti prevalere con quella logica, non possiamo poi lamentarci che i giovani imparino la lezione, e magari riescano anche a superare i maestri!

sabato 15 ottobre 2011

Trevignados

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In previsione della guerriglia urbana conseguenza i-n-e-v-i-t-a-b-i-l-e della manifestazione degli indignados a Roma, il Marziano ha pensato bene di evacuare la città in tempo, e di nascondersi nei boschi tra Trevignano e Oriolo, far from the madling crowd.

Il pomeriggio è stato fantastico. Partito dal parcheggio di Trevignano, sono risalito fino al sentiero Spallettoni, e poi di lì a Rocca Romana. Disceso verso la provinciale, ho imboccato la Calandrina fino al bosco di Oriolo e quindi ad Oriolo.

Ad Oriolo mi sono fatto un magnum al pistacchio, mentre mi riscaldavo sul sagrato della chiesa sono stato rimorchiato da Eleonora (una biondina di circa 4 anni, molto curiosa della bicicletta), e sono ripartito per tornare verso l’auto, pronto a fermarmi nel bosco qualora i tumulti nella capitale avessero tracimato.

La gita è stata stupenda. L’aria era molto fresca, viepiù rinfrescata da una tramontana montante. Il bosco deserto, a parte 4 cavalieri che sembravano usciti direttamente da “Trinità” (eppoi dicono che noi ciclisti siamo buffi). Peccato niente cinghiali… però che bello.

Insomma un pomeriggio incantato…

Dalla capitale, invece brutte notizie. Allo scaturire della violenza mia sorella mi chiama per chiedermi notizie della marzianina, che guida uno spezzone di corteo.

Per fortuna loro, grazie ad un serissimo servizio d’ordine, riescono a tenere alla larga gli infiltrati.

I disordini, dove sono successi, sono scoppiati inizialmente proprio tra gli stessi manifestanti, che cercano di fermare i black block. Purtroppo la Polizia non riesce ad intervenire (la maggior parte delle forze presidia i probabili obiettivi, tipo Camera e Senato) e il tutto degenera, come previsto sin dall’inizio.

Cosa c’entri questo con la politica e la soluzione dei problemi non ci è dato sapere.

Il menare le mani fa parte del DNA di un’aliquota di giovani maschi, la politica o la squadra sono solo una scusa. All’epoca mia erano gli autonomi, poi gli indiani metropolitani… cambiano i nomi, non la sostanza.

Quello che mi chiedo è perché qui –come per i disordini allo stadio- non si riesca ad isolare ed arrestare i violenti, in modo da poterli processare e sbattere i galera.
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giovedì 13 ottobre 2011

Del casco e altri accessori salvavita

Periodicamente si riparla della reale utilità del casco e della possibilità di renderlo obbligatorio.

I contrari all’obbligatorietà portano due argomenti:

a) la possibilità che l’obbligatorietà si traduca in un uso ridotto della bicicletta, magari in favore dei motocicli, e quindi diminuendo il livello di sicurezza totale;

b) i rischi che un ciclista corre derivano da fattori e forze contro i quali il casco è impotente. Credo che nessuno dubiti che dare una capocciata indossando il casco sia meglio che darla a zucca non protetta. Ovvero vi sarebbero evidenze sufficienti a giustificare l’obbligatorietà del l’accessorio.

Questo discorso l’ho già visto circa 30 anni fa, in occasione dell’introduzione dell’obbligo dell’uso del casco sulle moto. Solo che sulle moto i critici erano già battuti in partenza, chi può dubitare dell’utilità del casco in moto?

Beh, a suo tempo, ero solo un marzianotto all’università, vidi una serie di statistiche prodotte dalle compagnie assicurative, che propagandavano il casco. Beh, leggendole si capiva che:

a) i paesi dove il casco non era obbligatorio avevano un numero nettamente minore di incidenti;

b) nei paesi dove il casco non era obbligatorio vi erano molti più morti e feriti per incidene che negli altri.

La spiegazione? Per me semplicissima: con il casco, specie quello integrale, si tende ad andare molto più veloci (almeno 20 km/h in più, stesso mezzo) e si ha una minore situational awareness, che è il miglior antidoto per gli incidenti.

Certo, i medici di pronto soccorso vedevano arrivare persone con terribili traumi cranici (Come disse uno in una intervista recente: “Indossate il casco, ci sono cose peggiori della morte”). Ma in realtà dalle statistiche delle compagnie assicurative risultava che ai pronti soccorsi in media arrivavano meno feriti e comunque in media meno gravi.

Vabbè, sappiamo come è andata.

Personalmente porto il casco quasi sempre, e quando non lo metto mi sento un po’ a disagio. Francamente non credo che vi siano molti paesi dove il casco per bici è obbligatorio… anche se non ha le controindicazioni di quello motociclistico riguardo a velocità e contatto con l’esterno, il timore di una multa potrebbe far propendere le persone ad utilizzare un mezzo tipo motocicletta o auto.

Sarebbe bello poter vedere qualche bella statistica che ci faccia un confronto tra incidenti con o senza casco. Ancora una volta, un paio di volte che sono caduto recentemente, mentre andavo giù ho (fulmineamente) pensato: “almeno ho il casco”.

Infine va fatta un’ultima considerazione, relativa all’ambiente culturale. Una statistica piuttosto accurata probabilmente mostrerebbe la pericolosità della stanza da bagno e quanti cadono e battono la testa semplicemente scavalcando il bordo della vasca da bagno. Ciò non significa che la gente possa pensare di indossare il caschetto da bagno… Così la bicicletta è vista –checchè ne dica il Codice della strada- anche come l’estensione del pedone. Niente vieta ai pedoni di indossare un casco, ma renderlo obbligatorio è tutta un’altra faccenda!

In chiusura mi preme citare altri due accessori salvavita che la tecnologia ci mette a disposizione: specchietto retrovisore e gilet AV (Alta Visibilità). Tutti e due ci proteggono dal maggiore pericolo per il ciclista: essere investito da un altro mezzo.

Devo dire che li uso abbastanza. Nella borsetta triangolare ho sempre il gilet AV. Su strada, sia di giorno che di notte è fantastico. Il ciclista risalta sulla strada con chiarezza molte centinaia di metri in anticipo. E anche in città, se sei così ammantato sei visibilissimo.

Un altro accessorio non facile da trovare sulla bici normale è lo specchietto retrovisore. Molto utile in città lo è ancora di più fuori, in quanto ti consente di viaggiare affiancato a chiacchierare, senza rinunciare a tenere sotto controllo le auto che arrivano. Dopo quello sul casco, perduto in gita, ne ho montato uno sulla bici da città, devo dire con ottimi risultati. Stavo pensando di installarne un secondo a destra.

E’ un peccato che non sia più diffuso, secondo me anche questo è un salvavita.

domenica 9 ottobre 2011

Se l’inverno ci mette in fuga al primo round


Foto

Sabato, dopo molti travagli, ho deciso di abbandonare la Simbruinical Mass (itinerario allettante ma che aveva già totalizzato una valanga di adesioni, tanto da far temere per l’equilibrio ecologico del Monte Livata) per aderire all’itinerario proposto da Marco della Val de Varri.

Bene bene, ci vediamo al casello di Tagliacozzo, sotto un sole che spacca le pietre.

Magari un tantino di vento fresco a ricordarci la prossima dipartita del clima e estivo, e un pelino di nubi che fanno capolino da dietro le creste dei monti abruzzesi, ma così, tanto per rendere il cielo ancora più blu.

Partiamo da casello per portarci all’inizio della gita, ma la situazione meteo precipita.

Le nuvolette bianche scavalcano in forze i crinali e cominciano ad espandersi e a cambiare colore, dal bianco al nero. La temperatura precipita. Scendiamo dall’auto, il panorama è terrificante: le altre cime sono schermate da veli di pioggia… il cielo nero, la temperatura si attesta sui 6 gradi… e cominciano a cadere chicchi di grandine e fiocchi di neve.

Detto fatto ci arrendiamo e decidiamo di cambiare gita.

Siamo tornati a valle, abbiamo fatto colazione nel bar del casello di Carsoli, e dalla cooperazione di tanti cervelli (escluso il mio) è nato il piano B: da San Vittorino a Poli, passando per San Grergorio da Sassola e Casape.

Il nuovo giro è stato molto bello.

Tranquilla salita tra gli ulivi, necessaria per ri-pressurizzare le gambe dopo tanta canoa e discese, e lungo tratto asfaltato, con pochissime auto, tra gli ulivi in frutto, toccando i bei paesi di San Gregorio, Casape e Poli, tutti con il loro imponente maniero.

A Poli il gruppo si è diviso tra picnicchisti e trattoristi. Ci siamo salutati e ognuno per la sua strada.

Noi picnicchisti abbiamo consumato un frugale banchetto in una piazza di Poli, riparati da vento fresco e riscaldati dal sole. Il picnic è stato allietato da una bordolese di Sangiovese e dallo strepitoso ciambellone fatto da Uta.

Il ritorno è stato fatto lungo la strada asfaltata (e quanto asfalto…) che scende da Poli verso San Vittorino.

Strada bellissima (qualche auto di troppo) che si snoda tra gli ulivi, e a tratti si incassa profondamente nel tufo, cosa che mi piace enormemente. Non so perché, ma è come se sentissi qualcosa di profondamente antico.

Comunque sia, anche la discesa è stata una fatica. Infatti Daniela si è buttata a tutta birra giù per la strada, e noi abbiamo dovuto forzare per starle appresso, sul filo dei trenta, con la resistenza del vento che equilibrava la discesa.

Passato il bellissimo arco di tufo, siamo risaliti a San Vittorino, dove avevamo lasciato le auto.

Bella giornata… che dimostra anche che dovremmo fare qualche giro cicloturistico per i meravigliosi paesi del Lazio.

Un interrogativo: se noi abbiamo avuto tanto freddo, cosa sarà successo alla Simbruinical Mass in cima a Livata?

Saranno finiti tutti surgelati?

giovedì 6 ottobre 2011

Togliamo la patente ai pedoni ubriachi

La redazione di Roma Ciclista ha ricevuto un link ad un articolo, pubblicato da Repubblica di Napoli, che racconta la disavventura di una signora di Caserta, un’astemia che, avendo mangiato qualche babà al liquore al battesimo di un nipotino, è stata fermata mentre andava in bicicletta, sottoposta al test alcolemico (0,9 contro 0,5). Di conseguenza le è stata ritirata la patente automobilistica.

Confesso di provare forti dubbi sulla veridicità di questa notizia, che unisce due casi altamente improbabili (forse tre):

Primo caso: signora astemia che mangia babà al liquore e se ne inebria (caso eccezionale di botte piena e moglie ubriaca)

Secondo caso: bicicletta fermata e ciclista sottoposta a controllo alcolemico;

Terzo caso: patente ritirata.

Insomma, mi proprio puzza d’inverosimile!… quali vigili urbani fermano bici? E sottopongono a test alcolemico il ciclista? In Campania, non in Alto Adige, poi. Magari la signora ha effettivamente tenuto qualche comportamento strano, anche pericoloso, tanto da giustificare l’intervento dei Vigili.

La cosa che proprio non funziona è il ritiro della patente automobilistica per avere guidato la bicicletta ubriachi… Intendiamoci, non è che guidare la bicicletta ubriachi sia poco pericoloso. Anche a me, ormai più di 25 anni fa, è capitato di andare in bici ubriaco perso, e ancora mi chiedo come abbia fatto a cavarmela. Ma è stato niente rispetto a quello che avrei combinato se avessi preso l’auto (Peraltro il ritiro della patente automobilistica è un ottimo deterrente… peccato che dopo che hai ritirato la patente auto al ciclista, quello continua ad andare in bicicletta).

Aplicando lo stesso ragionamento, al pedone ubriaco che attraversa la strada va ritirata la patente altrettanto, in quanto è un pericolo per se’ e per gli altri, specie ciclisti e motociclisti. E il pedone, mi hanno sempre insegnato, è un utente della strada come gli altri. E anche quello continuerà a camminare per strada dopo il ritiro della patente auto.

Ritornando a noi, sono d’accordo che venga punita la guida della bici in stato di ebbrezza, ma con un regime sanzionatorio specifico per la bicicletta, e tenendo presente queste tre considerazioni:

1) Il limite alcolemico va rivisto, in quanto la bici è meno pericolosa dell’auto, va più piano etc… se non la pensate così salite con l’auto sul marciapiedi, oppure andate contromano. Vedrete che l’effetto è molto diverso da quello che otterreste facendo le stesse cose con una bicicletta;

2) Puniamo anche duramente l’incidente in stato di ebbrezza, ma lasciando perdere la patente auto, oppure decurtando solo qualche punto. Chi prende la bici dopo qualche bicchierino (non necessariamente ubriaco perso) magari lo fa per non prendere l’auto;

3) Qualunque sia il trattamento, applichiamolo anche ai pedoni… e vediamo che effetto fa. Se sembra ingiusto, allora lasciamo perdere i ciclisti.

domenica 2 ottobre 2011

Aggiustamento di bilancio: 37 milioni per il piano della ciclabilità

Svolta per la mobilità sostenibile.

Il consiglio comunale ha deliberato nella notte l’aggiustamento di bilancio che destina 37 milioni di euro per il piano della ciclabilità, ovvero a quel complesso di interventi necessari a spostare il 5% dei tragitti urbani da altri mezzi alla bicicletta.

La seduta del consiglio ha avuto un andamento altalenante, con la lobby degli automobilisti al contrattacco, fino a quando l’assessore alla Mobilità non ha chiesto l’intervento del Sindaco. Intervento che non si è fatto aspettare. Alla chiamata dell’assessore (erano quasi le tre del mattino) il Sindaco ha risposto immediatamente, saltando giù dal letto e intervenendo alla seduta ancora in pigiama.

“I nostri ciclisti sono i più bistrattati d’Europa. Che dico d’Europa, del mondo e forse anche del sistema solare” il Sindaco ha redarguito “è nostro dovere morale e imperativo categorico riportare la nostra città tra le grandi città d’Europa. E vi dico: per l’automobile in città non c’e’ futuro, ripeto: non c’e’ futuro”.

E’ stato a quel punto che l’Aula è scoppiata in un’ovazione, con l’opposizione che è venuta non solo a congratularsi, ma addirittura a baciare la mano del sindaco, peraltro visibilmente commosso. Tre minuti dopo il piano diventava parte del bilancio comunale. L’inizio dei lavori è previsto entro 15 giorni, le prime piste saranno percorribili entro tre mesi.


Ch’avete creduto, eh? AHAHAHAHAHAH!!!!
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giovedì 29 settembre 2011

Il piacere del biglietto a bordo

Tre giorni a Bruxelles. A causa del pienone per una fiera cittadina, pur avendo prenotato un mese e mezzo fa, sono rimasto confinato in uno degli alberghi vicino all’aeroporto. Visto però che avevo deciso di passare prima in albergo e poi andare in città per la riunione pomeridiana del primo giorno, mi trovavo a sostituire il solito tratto in treno con due in taxi (aeroporto-albergo e albergo-città) a costo veramente proibitivo, e con la prospettiva di dover usare il taxi anche la sera al ritorno.

Speranzoso chiamo l’albergo: “Avete una navetta dell’albergo?” “No, ma se prende il bus 272 la lascia di fronte all’albergo”. Detto fatto, arrivo al piano -1, trovo il bus e ci salgo sopra. Estraggo il carnet di biglietti dei mezzi pubblici di Bruxelles che porto sempre con me. L’autista mi dice che quelli non vanno bene. Come tutti i bus dell’aeroporto si può fare il biglietto a bordo. 2 euro. Ho una banconota da dieci, e l’autista (non il bigliettaio) aziona una specie di distributore a pulsantoni colorati (tipo gioco di bambini) che ha accanto al volante e mi allunga il resto.

Un altro passeggero sale, paga cash in monete, e lui le fa cadere nel distributore, ogni taglio dentro il suo pulsantone colorato. Partiamo a dodici minuti dopo sto in albergo.

A Roma, la mattina, a Piazza Gondar, ero andato al solito bar a comprare il biglietto del treno per Fiumicino, ma il bar li aveva finiti. “Non me li hanno portati”. Per fortuna tengo sempre un biglietto per Fiumicino di riserva…

Dall’albergo chiedo: “C’e’ il modo per andare a Bruxelles con i mezzi pubblici?” “Certo, esce, prende a destra, dritto per 10 minuti a piedi c’e’ la stazione del treno” “E il biglietto?” “Lo faccia a bordo. Mi raccomando, lo chieda lei al controllore, altrimenti pensa che lei non voglia pagare e le fa la multa”.

In effetti esco, cammino lungo la strada di quasi campagna -bordata da marciapiede con pista ciclabile- e arrivo alla stazione di Diegem. Aspetto il treno, salgo e vado dal controllore, una simpatica signora un po’ sovrappeso che mi fa subito il biglietto, come a parecchi altri passeggeri. Stessa cosa al ritorno visto che la Gare Centrale aveva la biglietteria chiusa. Infatti dopo riunione e cena di lavoro, avendo controllato gli orari, prendo il treno e passeggiata a ritroso per la campagna.

Oggi rientro a Roma ed essendo a secco di biglietti (avevo appunto usato l’emergenza) vado a comprare dal primo giornalaio che incontro agli arrivi (Terminal T3) dove solitamente non c’e’ fila. “Li ho finiti, non me li hanno portati”.

Salgo alla stazione, vado all’edicola (biglietteria FS chiusa). Grandi cartelli: “Biglietti per Roma Termini Finiti Solo Roma Tiburtina”. Almeno quelli. In effetti vicino ci sono due macchine automatiche che funzionano con denaro e tre con sola carta di credito.

Però non capisco… questa penuria di biglietti ai tabaccai, bar, etc. mi sembra una follia. Così come il non poter fare il biglietto a bordo, anche se con un modico sovrapprezzo per il disturbo. In effetti però il sistema si auto compensa: trovare il biglietto non è facile, ma dopotutto ne’ all’andata, ne’ al ritorno qualcuno me lo ha controllato.

Che bisogno c’era di comprarlo?

domenica 25 settembre 2011

Bracciano Ceri Passoscuro Maccarese con Cicloappuntamenti


Foto (poche)

Rimandata a causa dello sciopero della plantigrada (l’Orsa) si è tenuta con soddisfazione dei presenti una classica ciclo girl, che partita da Bracciano si è snodata per circa 47 km passando per Ceri, Passoscuro (bagno e ciclo picnic) e Maccarese, dove abbiamo preso il treno del ritorno.

Una gita piacevolissima, in dolce pendenza con l’eccezione della visita a Ceri, in una giornata che doveva essere uggiosa, ma che si è trasformata, complice il sole, in una continuazione dell’estate, seppure con un pizzico di malinconia autunnale per la ridotta forza del sole.

Piacevolissima la sosta sulla spiaggia, con bagno compreso.

Un grazie a Federico, Simona e Lorena per i manicaretti. Il vino rosso forse non era il più azzeccato (io mi figuravo un giorno di pioggerella) ma ci stava bene.

Dulcis in fundo, il percorso lungo la spiaggia ed il guado del fosso (non mi ricordo il nome).

Ah, dimenticavo… stavolta ho bucato io, una raffica di spine, l’estrazione della peggiore ha richiesto un intervento a copertone aperto eseguito con magistrale perizia dal Dr. Occhionero.

Con Uta, che ha forato subito dopo, siamo stati l’unico episodio della giornata. Un bel risparmio rispetto alle gite precedenti!!

Comunque… di disceselle ne abbiamo fatte abbastanza… Adesso si tratta di ricominciare ad affrontare tratte più impegnative!!!

venerdì 23 settembre 2011

La settimana della mobilità sostenibile(?) No, del traffico micidiale (!)

Questa settimana (anzi in sei giorni), dico la settimana europea della mobilità sostenibile, con la bicicletta ho fatto 100 km urbani… non male.

I ciclisti romani all’appuntamento, complice il tempo meraviglioso, ci sono stati tutti. Per tutta la settimana ho visto moltissime biciclette in giro, con ciclisti di tutte le età. Anche persone eleganti (non io, ovviamente) che andavano al lavoro.

Purtroppo alla faccia della settimana della mobilità sostenibile, anche gli automobilisti si sono scatenati. Il risultato è stato un traffico micidiale, nel quale mi sono spesso trovato impigliato. Riporto una dichiarazione dell’assessore Visconti:

"Manifestazioni come questa - ha concluso Marco Visconti - sono dunque molto importanti poiché rappresentano un'opportunità per sperimentare un cambiamento nelle abitudini, verificando che adottare stili di vita più sostenibili è semplice, economico, salutare".

Caro Assessore, sperimentare cosa? Non mi pare che ci sia stato niente di diverso dagli altri giorni… cosa avete organizzato? Avete rimosso con urgenza le auto parcheggiate sulle strisce pedonali? Avete rimosso la seconda fila? Avete tenuto sgombre le corsie preferenziali di Viale Libia, Eritrea e Corso Trieste? E quersto sarebbe solo applicare la regolamentazione per non svantaggiare gli altri rispetto agli automobilisti…

E qualcosa in più non si poteva fare, tipo targhe alterne? Oppure un bel blocco la domenica, così da farci provare la città senza auto… Diciamolo, Alemanno è il sindaco degli automobilisti.

Come al solito…

Vorrei terminare questo post con l’eco di alcune tensioni sul prezzo della benzina:

1^ Segnale - post sul CdS:

Branco di irresponsabili, fare andare la benzina a 1,7 è ... non ci sono davvero parole, inetti.

2^ Segnale- al parcheggio delle moto:

Ma questo motorino beve un sacco. Ci ho messo 5 euro ieri.

A giudicare dal traffico che ho visto questi giorni – ed era la settimana della mobilità sostenibile – la benzina dovrebbe andare ad almeno 5 € al litro. Da subito.

Vabbè, poi ci sono quelli che non hanno alternativa all’auto. Lo so. Ma quanti sono realmente?