venerdì 29 novembre 2019

Venezia ha il MOSE, Piazza Venezia la Metro C...


A vedere tutte quelle immagini di Venezia invasa dall'acqua la prima idea che mi era venuta era quella di fare un giro per la città con un kayak o una canoa...  ma anche un pattino sarebbe andato benissimo, addirittura un pedalò visto che siamo in un blog di biciclette. Immaginate per esempio entrare dentro San Marco per una visita guidata galleggiante.

Però se la cosa la vedo dal punto di vista del contribuente... Francamente mi gira tanto che ci si trovi con l'acqua alta a Venezia, e quanto alta, specialmente dopo aver speso svariati miliardi per il sistema MOSE.

Il MOSE condivide la storia tragica delle grandi opere pubbliche italiane, nelle quali il cittadino contribuente doppiamente beffato. Infatti i soldi sono andati via ma l'effetto positivo non si manifesta.

Però attenti, anche Roma ha il suo MOSE... non a Venezia ma a Piazza Venezia, e si chiama  METRO C.

Ora le ultime notizie danno per scongiurato il seppellimento della povera talpa Filippa. 

Zitti che forse non sono perse le speranze, almeno per la mia vita, di vedere una stazione della metropolitana a Piazza Venezia. Infatti  ormai stiamo lì lì, con la stazione dei Fori Imperiali ormai avviata e non più bloccabile.Però ai fori Romani già ci arriva la metro B e non possiamo dire di stare proprio al centro. 

La vera "soglia del centro" è proprio la piazza Venezia e di lì ci vuole poco a proseguire verso Castel Santangelo (no Corviale). Certo, si spera di riuscire a fare una o due fermate intermedie Largo Argentina e Chiesa Nuova...  comunque anche una Metro che da Piazza Venezia arriva direttamente  a Castel Santangelo permette di raggiungere il centro storico e di attraversarlo in maniera veloce, soprattutto proveniendo da altre parti della città... senza contare che finalmente avremmo l'effetto di una rete di metro invece delle due linee in croce. Altrimenti i soldi spesi fino ad adesso saranno stati, se non buttati, sicuramente privati di gran parte dell'effetto benefico.

Se andiamo indietro nel tempo recente Marino a modo suo (nota: il suo modo purtroppo e' stato quello che l'ha fregato)  ce l'ha messa tutta per far avanzare la metro C, anche se probabilmente al tempo stesso mise le basi per la sua cancellazione... cancellazione che è entrata nell'agenda della giunta Raggi, nei fatti se non nelle parole. L'avversione dei M5S alle grandi opere è proverbiale, ma spesso un paese grande ha bisogno di opere grandi. E a questa legge non si sfugge.

All'inizio gli strali sono andati sulle pretese ruberie ("ammesso che ci siano state"), lungaggini, etc. Tutta roba a prima vista sacrosanta, ma M5S (e i grilllini in genere) hanno il difetto di non distinguere con chiarezza il bambino dall'acqua sporca, e invece di cercare di avere la Metro C senza lungaggini e ruberie  hanno preferito (nei fatti) bloccare il tutto. Con atti e soprattutto con omissioni.

Sin dall'inizio in M5S si sono coagulati  un bel pò di tutti quelli "che gli sta la metro sul cazzo", a prescindere dal fatto che tutte le grandi città ce l'hanno. Sono cresciuto ricordando le mie prime esperienze di bambino al seguito a Parigi dove si poteva girare tranquillamente con la metropolitana e non ho mai capito per quale motivo a Roma non si sia creduto abbastanza in questo mezzo. Sono rimasto invece stupefatto da quanta gente lo avversi.

Nel club va citato al primo posto  buona parte di ATAC che vede nella metro un impegno gravoso, invece del consueto passatempo di andare a spasso con gli autobus facendo salire e scendere un po' di gente,  ma senza poi addannarsi a prendere il passeggero  troppo sul serio. 

Le vicende degll'ultimo anno e mezzo hanno confermato (ammesso ce ne fosse bisogno) che per gestire una metropolitana hai bisogno di serietà e progammazione pluriennale. Non puoi per esempio togliere soldi alla manutenzione delle metro per tappare i buchi di bilancio, tanto per fare finta che non sei un disastro. Poi devi chiudere le stazioni. 

E d'altra parte a stazioni chiuse si e' visto quanto trasporto si appoggia sulla metro e quanto tempo perdiamo noi cittadini per spostarci. E quanto inquinamento e traffico in piu' generano i famigerti bus navetta. 

Poi la Raggi ha continuato nella sciagurata scelta di Marino di fare finta che Roma Metropolitane fosse in passivo, in modo da avviarne la liquidazione come se non si trattasse di una scelta precisa. Roma metropolitane e' piu' o meno 100% del Comune, lavora solo per il Comune, e fa esclusivamente la stazione appaltante del comune. Quindi se e' in rosso non e' perche' non sa stare sul mercato, ma perche' il suo padrone l'ha portata deliberatamente a quel punto. E perchè? Perchè evidentemente non si vuole avere una stazione appaltante tra il Comune e il General Contractor, cortocircuito purtroppo avviato all'epoca di Alemanno.

Con l'eliminazione di Roma Metropolitane  e' a rischio tutta la metropolitana a Roma.  Roma ci perde un centro di progettazione forse unico in Italia e sicuramente in grado di ricondurre lo sviluppo nel trasporto su ferro nella città ad un'unica matrice. Voi ce lo vedete il Comune a fare da stazione appaltante per la Metro che da due anni quasi non riescono a fare un appalto? 

Le omissioni hanno riguardato l'inerzia nel definire il prosieguo della metro C. E' bastato non metterci energia, incasinare Roma Metropolitane e magari metterla a progettare panbrioscerie come la funivia di Casalotti, non battere i pugni sul tavolo del governo per arrivare a questa situazione. La Raggi voleva i soldi per poi farci quello che diceva lei, laddove in tutto il mondo si presentano i progetti per farli finanziare.

Omissioni che sono continuate fino all'inevitabile tombamento delle talpe, per carità non è colpa del sindaco... o forse no? Beh, al ministero hanno capito che stavano buttando un bel po' di soldi nazionali dalla finestra (la Metro C e finanziata per il 70% dallo stato) e che qualcosa andava fatto. Adesso che siamo in bilico sul baratro speriamo di non fare un terribile passo in avanti.

Vorrei pero' sottolineare l'effetto negativo che ha avuto la comunità ciclistica romana in tutto questo, che è entrata di fatto, se non ufficialmente, nel club "che gli sta la metro sul cazzo", e se non a tutti almeno a qualche membro illustre.

Il primo pensiero va agli esordi della consiliatura di Marino, quando i ciclisti ruppero terribilmente le balle con la pedonalizzazione dei Fori Imperiali come se il Poveraccio non avesse già abbastanza problemi per cercare di resuscitare una città mortificata dal sindaco precedente e in mano alla corruzione. Abbiamo visto infatti che con i compagni di partito che si ritrovava non aveva bisogno di altri avversari. Alla fine, infatti,  invece di Ignazio abbiamo avuto Virginia.

Fossi stato Marino avrei elegantemente risposto che che la pedonalizzazione ci sarebbe potuta fare quando la metro C avesse collegato San Giovanni con Piazza Venezia e che quindi stop a rompere  i coglioni oltremodo. Abbiamo visto la ridicola sistemazione di via Merulana che non ha portato nulla ai ciclisti ma se ben ricordo e' stata fatta impiegando i fondi della metro C. 

E di fatto l'unica ciclabilizzazione che abbiamo visto e' stata la chiusura al traffico privato di Via dei Fori Imperiali per i lavori della Metro.

Poi sono venuti quelli che spiegavano sussiegosamente che erano contro la metro perche' si', incentivava il trasporto pubblico, ma lo spostava sottoterra e quindi non contendeva alle auto lo spazio in superficie. 

Ora vediamo tutti che le città grandi, non le piccole, che pedonalizzano lo fanno appoggiandosi ad una robusta rete di metropolitane che permette di spostarsi velocemente anche senza auto a grandi masse di persone. La metro è la condicio sine qua non per la ciclabilità, cari ciclisti lo vogliamo capire?

Poi ci sono tutti quelli che vengono ricattati dicendo che se si fa la metro non ci sono soldi per per piste ciclabili. FALSO. Per le piste ciclabili servono due spicci che possono essere recuperati da qualunque anfratto di bilancio, basta volerlo. 

Poi ci sono quelli che dicono che la gente non si deve spostare e deve rimanere in periferia perche' aggiunge degrado al centro storico. Quindi niente metro. In questi vanno inclusi tutti quelli che già abitano al centro storico o dintorni (magari in case del Comune in affitto a quattro soldi).

Poi c'e' la leggenda di un altro grande ciclista che, di fronte ad un'assise incredula di tecnici, avrrebbe fatto un disegnino illustrando come il Colosseo sarebbe crollato con lo scavo dei tunnel della metro C...

Che dire, "provo una profonda amarezza" per come sono andate queste cose. Soprattutto per verificare ancora una volta il livello infimo di troppi concittadini e conterranei che non capiscono quali siano le radici e le strutture portanti di quei  paesi evoluti  e civili che tanto ammirano.

Non capiscono che l'avvento della mobilità sostenibile che ammiriamo in quei paesi passa necessariamente per un infrastruttura di trasporto pubblico  che permette lo spostamento della massa delle persone in maniera più veloce, affidabile ed economica  delle automobili.

Vi saluto il MOSE di Roma, che Ramseta non lo tagli a metà.

sabato 23 novembre 2019

Foglie e cadute sulla pista della Nomentana

La pista Nomentana si snoda, per la gran parte, sotto i platani che fanno da ornamento a questa bellissima strada.

D'estate e' una benedizione perche' viaggi all'ombra e, a parte i platanodonti negli occhi nelle giornate ventose, hai il vantaggio di non essere esposto alla radiazione solare diretta.

Il ciclista astuto gia' capisce pero' che le foglie dei platani, ombrose d'estate, in autunno possono trasformarsi in un pericolo, specie in una città dove le piste ciclabili, come i marciapiedi,  rimangono ai margini delle attività della nettezza urbana.

Quello che sta succedendo e' che giorno dopo giorno le foglie dei platani si stanno accumulando sulla sede ciclabile e grazie alla pioggia formano un tappeto sempre piu' spesso. Se non fosse per qualche povero immigrato che offre i propri servizi per lo sgombero (a macchia di leopardo) delle foglie (come nella foto) tutta la pista sarebbe già un gigantesco sottobosco con almeno un centimetro di pasta di foglie, sulla quale slittare e' facile.

Sabato mattina e' successo ad una mia conoscente che al timone di una Uber Jump e' finita lunga. Ha dovuto frenare di colpo sul tappeto foglioso perche' quello scemo davanti a lei prima ha accelerato per passare con il giallo, poi all'ultimo non se l'e' sentita ed ha frenato. Occhiali multifocali danneggiati e un po' di indolenzimento, ma poteva andare peggio. 

Nota: questo dovrebbe far riflettere sul fatto che le biciclette a pedalata elettrica portano il principiante a velocità che per una bicicletta già pongono problemi di guida. E' vero che va meno di un ciclomotore, ma le gomme sono molto strette!

Ora è chiaro che all'AMA non possono intervenire tutti i giorni a sgomberare le foglie però mi piacerebbe sapere se una tale operazione sia mai stata programmata ed eseguita. E se la pista sotto i platani possa diventare un soggetto privilegiato di attenzioni nel periodo autunnale.

Lasciando ai posteri l'ardua sentenza di stabilire se il piccolo incidente sia stato un caso di trascuratezza del comune o di banale imperizia di guida, volevo però gettare un allarme sulle modalità di utilizzo di questa infrastruttura.  Infatti le foglie per terra rischiano di diventare il catalizzatore di altri incidenti.

Purtroppo malgrado la non più recente apertura, la pista continua ad essere utilizzata da molti pedoni, che spesso ne occupano entrambe le corsie anche in punti critici, per esempio dove si allargano attorno ad un ostacolo.  Ancora più pericolosi sono tutti quei pedoni che spesso l'attraversano o scelgono senza preavviso di scendere dal marciapiede e continuare su una delle corsie. Questi episodi non stanno diminuendo, al contrari li vedo sempre piu' frequenti. 

In condizioni come questa aumenta il pericolo di dover fare una frenata brusca salvavita e, se avviene sul tappeto di foglie, può andare a finire male, molto male, sia per il ciclista che per il pedone.

Capisco che in una città come Roma sembri fantascienza , ma appunto qualche passaggio  sia di AMAper pulire che di vigili in bicicletta per ricordare ai pedoni che non la devono occupare non sarebbe male. 

I Vigili con l'occasione possono anche procedere a multare le auto che continuano a parcheggiare sugli attraversamenti ciclopedonali.

Comunque rimane fondamentale procedere alla rimozione periodica delle foglie cadute. La pista non è come la strada, e le biciclette da sole non riescono a macinarle sgombrarle con il loro semplice passaggio, come avviene per le automobili. 

sabato 9 novembre 2019

Il Ciclodifferenziatore

A Roma ormai la differenziata la fai solo se hai la bicicletta.

Infatti la bicicletta ti serve per riuscire a coprire i 5 km che separano i secchioni delle varie specialita' di differenziazione.

Per i lettori internazionali precisiamo che a Roma abbiamo: vetro, plastica e metallo, carta, umido e indifferenziato.

Bene, i secchioni sono normalmente raggruppati nella forma 4 + 1, ovvero i 4 senza il vetro, con il vetro presente in circa un gruppo su quattro.

Il difficile e' trovare un poker, scala reale se aggiungiamo il vetro, che sia totalmente utilizzabile. E per questo ormai serve la bicicletta ed anche una certa esperienza nel sapere quali sono i percorsi di raccolta dei vari mezzi.

Insomma, per chi non e' bicimunito la differenziata rimane impossibile.

Alla fine però praticamente prendo la bicicletta tutti i giorni quindi non ho problemi a fare la differenziata. Quello che invece mi dà molto fastidio e' l'espressione sarcastica di chi ti vede differenziare... vedi, e' inutile che ti agiti, a Roma non si puo' migliorare.

Ci piace rimanere selvaggi.

venerdì 1 novembre 2019

Lo Smartphone in auto va integrato e non proibito

Negli USA l'NTSB, ovvero l'agenzia che fa il monitoraggio della sicurezza dei trasporti, ha rilevato sulle autostrade un aumento notevole dell'incidentosità relativa, ovvero a parità di altre condizioni.

Alla fine delle loro indagini non sono riusciti a trovare altra causa probabile che un aumento della distrazione dovuto all'incremento dell'uso  degli smartphone. Vabbe' ce lo sapevamo.

L'allarme lo conosciamo, e tutti si stanno adoperando per capire come evitare o contenere l'abbassamento della sicurezza... purtroppo nessuno  sembra  voler andare oltre la proibizione pura e semplice, e dei modi per renderla efficace. Un approccio che e' palesemente destinato al fallimento,  ma che prima di essere abbandonato porterà tanti altri incidenti, lutti e danni alla società nel suo complesso  e agli utenti deboli  della strada in particolare.

Vediamo secondo me perche' questo accade.

1) Le distrazioni al volante sono sempre esistite

Innanzitutto dobbiamo partire e dalla considerazione che il guidatore non e' mai vissuto sotto una campana di vetro, ma le distrazioni, anche micidiali, sono sempre esistite. Se ripenso ai viaggi in macchina che hanno  caratterizzato le fasi iniziali della mia attivita' lavorativa non posso non pensare alla radio/mangiacassette  che mi aiutava a stare sveglio, ma che necessitava di costanti attenzioni, e quante volte la ricerca della giusta cassetta (o della frequenza FM) mi hanno distratto dalla guida. E chi e' senza peccato lanci la prima pietra!

Un'altra fonte di distrazione, concreta e meno frivola, sono i bambini sui loro seggiolini legati al sedile posteriore. Quante mamme stanno con gli occhi rivolti all'indietro quando si muovono, piangono, etc.? Con le distrazioni dobbiamo conviverci!

Ad un certo punto e' stato sdoganato il telefonino, sia dalla ricarica che dalla tariffa Flat, ed e' cominciata un'altra fase, quella dell'auto-cabina  telefonica, dove fare quelle telefonate che non avevi il tempo di fare negli altri momenti. Ora, anche lì non è che la chiacchierata in auto prima non esistesse, ma non esisteva la gestione del telefono e della sua rubrica, il viva voce e soprattutto il dialogare con un soggetto assentedall'auto che inrealta' e' anche lui attento alla strada.

D'altra parte  la chiacchierata telefonica salva dai colpi di sonno e quindi  può avere effetti  benefici  sulla sicurezza stradale.

Poi però sono arrivati gli smartphone e la  bestia ha cambiato pelle ancora una volta.

2) L'arrivo degli smartphone

Lo smartphone e' diventato prepotentemente parte della nostra vita. Ormai appoggiamo su questo computer da taschino una marea di funzioni, dall'agenda allo stereo, alla radio, alla rubrica, alla posta elettronica, che desideriamo avere sempre con noi. 

Tanto che ai semafori rossi la maggior parte della gente scambia messaggi e non si incazza piu' di tanto se perde il verde...

In aggiunta in auto vi e' anche un uso lecito, tipicamente quello del navigatore, che ancora una volta permette notevoli risparmi nei tempi di percorrenza, specialmente da quando riesce a variare i percorsi a seconda del traffico... 

E anche qui il navigatore a bordo, seppure in plancia, e' arrivato ben prima dello smartphone e costa altrettanto in termini di distrazione.

Cmq questo fa capire che anche con le migliori intenzioni la battaglia della proibizione dello smartphone e' persa in partenza... occorre inventarsi qualcosa di nuovo, e cercare di integrare il telefonino anziche' proibirlo.

3) Che significa integrare il telefonino nella guida?

Integrare il telefonino nella guida significa individuare un modo di funzionare dello smartphone che non distragga il guidatore piu'del normale, continuando a fornire le funzioni principale del telefonino, ovvero navigatore, telefono e se possibile, a fornire supporto allo scambio della principale messaggistica.

Per fare questo occorre portare ad un tavolo i principali produttori di sistemi operativi e app per far loro definire uno standard che potremmo chiamare "alla guida".

Cosa debba contenere questo standard ci possiamo sbizzarrire, pero' si potrebbe sicuramente delinearne le caratteristiche principali.

1) Operare esclusivamente in viva voce o cuffia, e sulla base di scambi vocali;

2) Consentire un limitato numero di funzioni predefinite;

3) Entrare in funzione automaticamente all'aumentare della velocità di traslazione del telefonino, richiedendo al proprietario di sbloccare le funzioni qualora non sia il guidatore;

4) tagliare tutte quelle complicazioni di configurazione  e pubblicitarie che affliggono i migliori navigatori.

In pratica all'attivarsi della funzione il guidatore dovrebbe cominciare a comandare il telefonino esclusivamente con l'interfaccia vocale. Chiamate, indirizzi e comandi dovrebbero essere dati solo con la voce o con i comandi al volante che ormai siamo abituati ad avere.

Inoltre i costruttori di automobili dovrebbero trovare posizioni idonee per gli schermi in modo da permettere al guidatore di monitorarlo senza troppe distrazioni, per esempio sovrapporto o integrato alla strumentazione dell'auto. 

Per non parlare della possibilità di proiettare informazioni direttamente sul parabrezza, come l'Head-Up display degli aerei militari.

Si puo' fare?

Secondo me si' e sarebbe la cosa adatta a garantire il successo dell'iniziativa, tenendo il bambino e buttando l'acqua sporca.

Google ha provato introducendo -appunto- la modalità "alla guida" del suo navigatore, ma poi sembra ricaduta nella tentazione di proporre pubblicità nel processo di determinazione della rotta, che spesso avviene a veicolo ormai in movimento. Oltretutto non puoi mai scommettere che il software prenda la strada corretta e non si incanali -per esempio- negli avvisi di privacy.

Quello che manca e' uno sforzo convinto e determinato per definire uno standard tecnico e cominciare a produrre programmi che lo rispettino.



Quanto ci vorrà? Ho paura ancora un bel po'.