lunedì 17 giugno 2024

Quando lo sciopero ti fa superare i limiti

Domenica scorsa l'ormai consueta andata a Nettuno, partendo da Roma Nord... 54 km, uscita sull'Appia antica, Nettunense fino a Campoleone, Cisternese fino ad una strada consortile che taglia verso Via di Carano, Via di Carano fino alla Selciatella, e poi Via di selciatella fino a San Giacomo (già Nettuno) e di lì al centro.

I tempi sono un dato riservato perchè mi vergogno.

Però sempre una meravigliosa, ma lenta e faticosa, uscita sull'Appia Antica e poi parecchia campagna... per uno spostamento fin troppo bene.

Ritorno in treno, perchè non mi fido delle gambe e del traffico in rientro.

Ma ieri c'era lo sciopero... e ho scoperto che sabato e domenica non ci sono treni garantiti. L'ho scoperto aspettando alla stazione fino a quando ho capito che il rientro era tutto tranne che assicurato. Quindi ho ingoiato il timore che mi mollassero le gambe, ho riempito la borraccia e ritoccato (al rialzo) la pressione dei pneumatici.. e sono partito per il rientro. Obiettivo Campoleone, con qualche timore perchè non più di tre settimane prima per andare a Campo di Carne (con pessima gestione delle forze) mi ero trovato allo stremo.

Quindi sono partito piano piano, con le gambe che hanno risposto meravigliosamente, tanto che ho rapidamente superato i 15 km/h di target speed e ho pedalato allegrmente, ostacolato solo dalle interminabili file di auto ai semafori.

Così facendo sono arrivato a Campoleone, dove inizia la salita. pressocchè continua, che porta allo scollinamento di Cecchina, dal quale si ricomincia a scendere verso Roma. Ai piedi della salita ho ingurgitato una barretta energetica e un gran sorso d'acqua (mezza borraccia) e ho cominciato a salire.

In effetti sulla aprte pi ripida sono sceso fino a 6 km/h, ma ho fatto di tutto per non sforzare le gambe in vista della necessità di raggiungere Roma. Mi anche sono ricordato di quando tronavamo da nettuno con sulla FIAT 1100 di mio nonno dove se ti capitava un camion davanti continuavi a 5 km/h... quadi tutti i pochi ricordi di prima dei 5 anno sono legati alle auto!

Insomma, intorno alle 20 mi sono trovato a scollinare  passata Cecchina e, indossata la pettorina, ho cominciato a scendere continuando a sostenere la velocità con le gambe.

A Frattocchie ho imboccato di nuovo l'Appia antica. purtroppo il sole basso sull'orizzonte illuminava le spighe alte e quindi per un bel pezzo ho dovuto rallentare perchè non riuscivo a vedere l'oscuro fondo del sentiero... però con una 29 front i pericoli sono relativamente contenuti e quindi ho continuato sull'Appia Antica tenendo i 20 fino a Cecilia Metella, dopodichè l'avventura è tornata urbana.

Nota: proprio la mattina pensavo "Vengo sempre e solo di mattina, chissà come deve eddere bella al tramonto" ed eccomi servito un tramonto sull'appia antica, ancorchè il sole sia stato schermato prematuramente da un muro di nubi all'orizzonte.

Buona notizia, le gambe hanno retto per altri 8 km fino a casa, continuando a pompare energia nei pedali, per un totale di 130 km, un record per me, per niente scontato visto il peso della bici e l'età.

Con un piccolo aiuto dai sindacati...

domenica 2 giugno 2024

Roma Superciclista

Debbo dire che ormai Roma è diventata una città di ciclisti, anzi, di superciclisti.


All'inizio di questo blog  mi capitava di percorrere la città da Nord a Sud e ritorno senza avvistare, perchè di veri e propri avvistamenti si trattava, altri ciclisti.


Adesso invece non solo mi sono abituato all'affollamento della ciclabile Nomentana, ma vedo ciclisti un po' ovunque, anche molto lontani dalle piste. Ciclisti con buone bici (perlopiù elettriche) spesso anche in giacca e cravatta, ad indicare parte della popolazione attivamente impegnata nel mondo del lavoro.


Rimanendo sul "fuori pista" è anche possibile avvistare con una certa frequenza cargo bike e bici da trasporto bambini, indice che l'utilizzo delle sue ruote a pedalata assistita sta uscendo dal mero trasporto di se' stessi. 


Se a questi ciclisti aggiungiamo la torma dei monopattinisti (monopattinari?) abbiamo il quadro di una città che si sta spostando sempre di più (complice anche la cattiva prestazione del mezzo pubblico, soprattutto perchè metro, tram e ferrovie sono azzoppate dai tanti lavori rimandati  nei lustri scorsi) verso una mobilità individuale razionale e logica.


Una mobilità che quantitativamente sta cominciando a far diminuire il traffico dalle strade e influire sull'affollamento dei mezzi pubblici nelle ore di punta, almeno i bus.


Ovviamente ci sono anche elementi negativi, purtroppo.


  1. La rete ciclabile rimane indietro

Innanzitutto al di là delle promesse la rete di infrastrutture ciclabili non segue, supporta o precede questa espansione.


Roma spende in tanti rivoli mentre dovrebbe concentrare la spesa, o almeno una sua parte sostanziale, sulla realizzazione di una rete ciclabile degna di questo nome, tesa soprattutto a ridurre il rischio per il ciclista (e includo in questo termine anche il monopattinista). Soprattutto dove lo spazio esiste e il rischio è molto per la velocità delle auto, penso a Ponte delle Valli e a Ponte Lanciani.


I progetti sono pochi e poco ambiziosi, spesso con un respiro meramente locale e le realizzazioni ancora meno. Spesso viene annunciata la programmazione di infrastrutture che l'anno successivo vengono poi definanziate e le risorse destinate a impieghi diversi. Prendendo il fuori Roma, mi chiedo sempre che fine abbia fatto la famosa pista intorno al lago di Bracciano. 


Perfino le nuove realizzazioni di strade non sempre includono una pista ciclabile, cosa che dovrebbe essere richiesta per legge. La nuova Tiburtina grida vendetta e comunque riducendo i due spartitraffico centrali una corsia ciclabile per lato, tipo Ciclabile Prenestina, si potrebbe ricavare!


  1. Le bikelane stanno scomparendo e sono poco rispettate

Inutile discutere, le bikelane sono e rimangono parte fondamentale dell'infrastruttura ciclistica di ogni città. Infatti permettono di riservare una parte della carreggiata alle biciclette dove non c'e' spazio per una pista separata.


A Roma sono una parte fondamentale dell'esigua rete, ma vanno difese e -soprattutto- rinfrescate perchè in parecchi punti stanno scomparendo e gli autoveicoli si stanno riappropriando di quegli spazi.


Vanno anche difese perchè ormai si è sparsa la convinzioni che quelli che si debbono fermare "due minuti" possono lasciare la loro macchina, furgone, bus o camion sulla bikelane e 'sticazzi dei ciclisti.


In questi casi noi ciclisti dovremmo passare alle vie di fatto…


  1. L'infrastruttura ciclistica è poco rispettata

Non si riesce ancora a far capire che la chiusura di una pista ciclabile è un fatto traumatico che richiede la preventiva identificazione di un itinerario ciclabile alternativo… anche a costo di limitare il traffico automobilistico.


Proprio ieri mentre andavo in ufficio un camion con cestello si era piazzato sulla pista Nomentana, chiudendola completamente.


Gli operai hanno messo il loro bel nastro bianco e rosso, i cartelli divieto di passaggio e infine -ciliegina sulla torta- il cartello "pedoni dall'altro lato". Nessuna indicazione per noi ciclisti, tantomeno il fatto che chi -come me- andava in direzione centro è stato costretto a fare un pezzo di complanare contromano.


Ovviamente non spetta alle maestranze decidere l'intervento, ma al direttore dei lavori andava ritirata l'iscrizione all'albo degli ingegneri.


  1. Gli automobilisti si stanno abituando, rimane la piaga degli irriducibili

Il proliferare dei ciclisti ha fatto sì che gli automobilisti incrocino ormai abitualmente ciclisti, e i comportamenti sono in effetti cambiati. Vi è maggiore comprensione nei confronti della dinamica del ciclista, laddove il comportamento del monopattino rimane un mistero per quasi tutti, compreso il sottoscritto.


Purtroppo però rimangono gli irriducibili, quelli convinti che l'unico limite di velocità sia la loro (im)perizia o -peggio- la loro fretta del momento. 


Innumerevoli lutti e rovine apportano questi guidatori, specialmente perchè comune in primis e vigili in sottordine hanno abdicato alla loro fondamentale funzione di castigamatti. 

sabato 6 gennaio 2024

A Roma si fa di tutto ma non una rete seria di piste ciclabili

Caro Sindaco,
per fortuna non passa giorno che non si senta che il Comune di Roma stia stanziando fondi per qualche progetto... dalla navigazione sul Tevere alla risistemazione del verde delle ville, ai parchi di affaccio sul Tevere... 

I finanziamenti pubblici si ripartiscono in tanti rivoli, tutti legittimi, per carità, tranne che verso uno serio, importante, vitale, strategico, pagante in termini di efficienza della città, ambiente e qualità di vita: una seria rete ciclabile

Non una serie di pistarelle, pistine, passerelline ciclopedonali ognuna per conto proprio, ma qualcosa che consenta di spostarsi a Roma in sicurezza e rapidità.

L'epoca di Stefàno, per quanto criticabile in alcune realizzazioni pratiche (come per esempio la tortuosità della parte iniziale della Tuscolane, o di alcune cattedrali nel deserto, vedi la ciclostrada di Via Taranto), ci ha dato validissime bikelane (Tuscolana, Prenestina, Battistini e Gregorio VII, anche se quest'ultima ormai quasi rimangiata) che, unite alla pista Nomentana, hanno cominciato a costituire un primo scheletro di rete ciclabile. 

Rete ciclabile che comincia ad essere utilizzata, e i vantaggi ormai si vedono e si misurano, almeno per chi sta attento a queste cose. E che, secondo me, non vengono pubblicizzati dal Comune in maniera adeguata.

Purtroppo questo approccio globale e questa urgenza nella realizzazione, l'unica che per dimensioni ha speranza di portare effettivo beneficio alla disgraziata mobilità romana, sono stati abbandonati e siamo ritornai alle realizzazioni parziali che sembrano dover rispondere a due principi: il primo è non "dar fastidio alle macchine", il secondo "contentare qualcuno locale". 

Infatti non è che si faccia nulla... ma si tratta delle solite briciole, oppure di brioches invece del tanto necessario pane. 

Per esempio viene esaltato il (modesto) collegamento tra Termini e l'Università. Ci sarebbe stato da vantarsi se fosse stato prolungato fino a piazza Bologna e poi alla Nomentana. Abbiamo magari qualche altro contentino, ma niente di serio e organico, tipo lo sforzo che Stefàno del Movimento 5 Stelle impose alla Raggi al tempo del COVID. 

Inoltre nuove opere portano nei progetti piste da Vispa Teresa, belli ma non utili all'uso della bicicletta quale mezzo di trasporto. 

Invece la Tiburtina è uscita dalla ristrutturazione senza una ciclabile, e sull'asse Serenissima-Lanciani i ciclisti continuano ad essere mischiati ad un traffico di tipo autostradale. 

Non parliamo di Salaria e Cassia, che rimangono off-limits, non solo nei giorni feriali, come quasi tutte le consolari a mano a mano che ci si avvicina al Raccordo.

Il GRAB poi è un'infrastruttura turistica, che assorbe tante risorse ma poco servirà allo sviluppo della mobilità ciclistica.

Altre risorse sono impegnate in realizzazioni francamente ininfluenti, come il ponte di Sacco Pastore, mentre si può realizzare con pochi soldi -e subito- una pista ciclabile su Ponte delle Valli, un'opera la cui mancanza grida vendetta. 

Insomma, farete contenti un po' di abitanti locali, i comitati locali, ma la transizione verso una mobilità alternativa, ormai alla portata di tutti con i monopattini elettrici, e i suoi vantaggi, non sembra arrrivare mai.

Per questo ritengo che per la mobilità dolce, capace di scaricare in maniera sostanziale i picchi d traffico del disgraziatissimo servizo pubblico, vada attuato un master plan tra i trenta e i cinquanta milioni di euro per completare l'opera iniziata dalla Raggi e permettere di trasformare in realtà tutte le promesse che PD e alleati fanno dall'epoca di Veltroni e che non hanno mai avuto la determinazione di realizzare.

Solo così sarà possibile aumentare l'efficienza di Roma -abbattendo le emissioni- e quindi il benessere di chi vi abita e chi vi lavora.

I miei più sinceri auguri per un buon 2024.

mercoledì 3 gennaio 2024

E' arrivato il momento di difendere le corsie ciclabili

Quando su FB ho letto la notizia che il solito collettivo per le ciclabili popolari era intervenuto per rinfrescare nla vernice di quella ... non mi sono stupito affatto, anzi, ero appena giunto proprio alla stessa conclusione.

Al tempo stesso sono rimasto colpito da un articolo che di fatto mette sotto accusa le ciclabili (che disonterienterebbero automobilisti e ciclisti) e ne adombra un ruolo in un incidente nel quale una povera ciclista è finita sotto una betoniera.

Nelll'ultimo anno sono infatti stato un forte utilizzatore di corsie ciclabili, specialmente la Prenestina, e sono sempre più convinto che rappresentino un netto progresso rispetto al nulla (magari averle su ognistrada, specie fuori città).

Per esempio sabato sera stla stavo percorrendo all'altezza di Piazzale Prenestino, quando una macchina che viaggiava parallela a me sulla Prenestina (io stavo sulla bikelane in una delle zone non protette) ha pensato bene di mettere la freccia e di svoltare a destra  per Via Fieramosca.

Avevo capito che l'automobilista non mi avrebbe dato la precedenza, e ho dovuto frenare parecchio per non collidere... se non fossi stato preparato e ci fosse stato un contatto la sola presenza della corsia ciclabile, la traccia rossa all'incrocio, mi avrebbe almeno garantito  da qualunque pretesa di concorso di colpa o di accusa di sorpasso a destra nmon autorizzato.

Ovviamente le piste con separazione fisica sono meglio, ma quanto ci vuole a farle, e comunque lo stesso non ti proteggono agli inbcroci, nei quali si trasformano -inevitabilmente- in corsie ciclabili. Quindi è bene difendere le corsie ciclabili come la prima pietra della rete ciclabile.

Ma difenderle da cosa? Innazitutto dagli automobilisti (e altra umanità varia) che le occupa, intenzionalmente o meno. A Roma è un problema serio perchè non mi pare che vi sia un servizio dedicato da parte della polizia locale, e quindi il passaggio delle biciclette alla fine è lasciato alla civiltà del resto degli abitanti.

Il secondo punto è la difesa dal naturale degrado, lo scolorimento della segnaletica, che è più forte proprio dove più serve, vedi la svolta tra  Corso Italia e Viale Castro Pretorio. Questo degrado mi pare comunque esteso a tutta la rete romana, e dovrà essere al più presto sanato.

Infine dagli attacchi di tutti coloro, soprattutto automobilisti, che vogliono riappropriarsi dello spazio delle biciclette, anche utilizzando motivazioni subdole, quali -appunto- che le corsie ciclabili disorienterebbero automobilisti e ciclisti. 

In realtà se l'alternativa è il nulla, la corsia ciclabile è un'innovazione eccellente. Certo, c'e' anche di meglio, esarei pronto ad accettarlo di buon grado, purchè PRIMA si facciano infrastrutture migliori E SOLO POI si cancellino le corsie esistenti.

Altrimenti la corsia ciclabile è un grosso miglioramento e sicuramente bene accetta.


domenica 24 dicembre 2023

Checcefrega der ponte ciclopedonale fate la pista su Ponte delle Valli

Su Roma Today è apparsa la notizia che nel bilancio comunale è ricomparso il finanziamento del ponte ciclopedonale che dovrebbe collegare la zona di Sacco Pastore a Conca d'Oro. 

Non ho capito come e dove, nel senso che Conca d'Oro è a Ovest del Ponte delle Valli, sacco pastore è a Est del ponte delle Valli e non sono riuscito (sicuramente colpa mia) a trovare una mappa che illustri la posizione di questo futuro gioiello...

Futuro una minchia diranno i più informati, perchè lo stesso rendering era già stato presentato un po' di anni fa, anche allora molto discusso, finanziato, sfinanziato e mai realizzato. Bellissimo, forse, ma il punto non è questo.

Il punto è che l'Aniene è passato in vari punti, la Via Nomentana lo passa a Ponte Nomentano e a Ponte Tazio, poi c'e' il Grande Viadotto delle Valli e infine Ponte Salario dove passa Via Salaria.

Infatti mentre si continua a favoleggiare di questa passerella ciclopedonale, che avrà solo respiro locale, nessuno ha pensato a fare una bella pista ciclabile su Ponte delle valli, cosa che si farebbe con due lire e darebbe uno sfogo alle piste di Viale Jonio. Altrettanto si potrebbe fare su Ponte Salario (magari con un piccolo sbalzo) e nemmeno una minchiosissima striscia ciclabile sui due lati di Ponte Tazio.

Insomma, la ciclabilizzazione di Roma non è un processo razionale, ma un tram sul quale associazioni varie e comitati di quartiere, fanno salire una serie di animali chimerici, dalla pedonalizzazione dei fori, al GRAB, adesso questo ponte che serve solo a quelli di Sacco-Pastore.

Il risultato finale è che nessuno di questi animali chimerici si realizza e i veri ciclomobilisti, quelli che usano biciclette e monopattini tutti i giorni,  vengono lasciati in mezzo alle auto.

domenica 12 novembre 2023

Viaggio Allucinante sulle bikelane(s)

Oggi ho percorso avanti  e indietro una cifra di bikelane(s) e sono rimasto molto contrariato da quantità e qualità degli intoppi trovati.

Le due immagini che riporto sono solo le più plateali, mentre le più numerose sono le invasioni parziali, nelle quali la macchina pur non ostruendo tutta la bikelane, ne occupa abbastanza da costringerti a rallentare.

Chissà come mai è così difficile dispacciare qualche vigile a proteggere le bikelane da chi le considera il proprio parcheggio.

lunedì 23 ottobre 2023

W le Marathon

La scorsa primavera, dopo una serie veramente orribile di forature, ho montato sulla ruota posteriore della citybike un copertone Schwalbe Marathon nella speranza di dare uno stop a questo brutto trend che mi aveva dato non pochi fastidi nell'uso della bici.

Da allora in effetti non avevo avuto più noie fino a ieri pomeriggio, quando tornando da una puntata al pponte di mezzocammino, ho cominciato a sentire i segni inequivocabili di una perdita graduale di pressione.

Ho fatto una sosta rifocillatrice e ho rigonfiato la gomma all'altezza di Ponte Marconi. Debbo dire che ho rigonfiato senza troppe speranze, convinto che di lì a poco avrei dovuto fermarmi in qualche posto simpatico della pista del Tevere per cambiare la camera d'aria.

Malgrado il mio scetticismo la pressione, se pure non ai massimi, ha tenuto fino al mio arrivo a Piazza Vescovio... anzi, ero pure incerto sulla relae necessità di sostituire la camera d'aria, ma poi ho vinto la pigrizia e sono andato a vere cosa aveva fortao la corazzatura del copertone.

Smontata la ruota ho subito cercato il copertone... cercando bene ho visto una discontinuità e con l'aiuto di un attache ho estratto dalla copertura una mega scheggia di vetro, di circa 5 mm di lunghezza, che potete vedere in foto.

La camera d'aria era stata toccata in più punti, ma in maniera molto leggera. L'ho riparata con una toppa autoincollante e l'ho rimontata. Tutto a posto e molto rapido.

Mi dispiace dover girare con copertoni corazzati, ma finchè a Roma abbiamo a terra pezzi di vetro di quella dimensione le alternative sono decisamente poche. 

Rimane da stigmatizzare la presenza di schegge di quelle dimensioni, che purtroppo continuano, specilamente nelle vicinanze delle campane per il riciclo del vetro, troppo comuni.