venerdì 31 dicembre 2021

PCF (Pippone Ciclistico Finale) 2021

Il 2021 è stato un anno-boomerang... tutti pensavano che sarebbe stato meglio del 2020. In cifra assoluta probabilmente è stato un po' meglio, ma ha tradito le aspettative che tutti vi riponevamo.

Il COVID è ancora tra le balle, anzi, con la variante omicron è diventato una bestia ancora meno comprensibile. 

Adesso stiamo combattendo con un'ondata di piena di contagi. Non vaccinati e fragili sono ancora una volta a rischio, ma con una intensità che pensavamo di aver scordato. E non sappiamo ancora come metterà, come si dice del tempo incerto.

Dal mio punto di vista ciclistico il 2001 è stato l'anno delle lunghe (per me) percorrenze stradali. Ho imparato a tenere un ritmo costante e perchè le bici da strada sono fatte in maniera differente dalle bici da montagna. Cioè: già lo sapevo, ma stavolta l'ho sperimentato.

Ho anche capito il perchè di tante disgrazie in allenamento... quando il tuo fisico è concentrato per dare la massima potenza continuativa possibile per le sottigliezze della guida (tipo la precedenza agli incroci) rimane veramente poco. Si finisce per correre rischi incredibili solo per non penalizzare la media oraria. Questo io, figuriamoci uno stradaiolo vero, professionista o dilettante. 

Inoltre ho imparato che dobbiamo cominciare a fare bikelane ai lati delle strade di maggior percorrenza per permettere alle biciclette che vanno tra i venti e i trenta e ai professionisti di viaggiare da un comune all'altro in sicurezza. Lo dicevo io, lo ha recentemente ribadito Nibali, sono stato molto soddisfatto.

L'unica eccezione positiva riguarda lo sviluppo della rete ciclabile romana, che nel 2021 è cresciuta parecchio e speriamo che il nuovo sindaco ne sostenga ancora lo sviluppo.

La nuova rete di piste si è anche popolata di una fauna prima sconosciuta: elettrociclisti in quantità, almeno nei quartieri a reddito meno basso, e tanti monopattinisti, che almeno sulla Nomentana sono almeno il 40% dell'utenza.

A questo dovremmo sommare le decine di migliaia di km macinati dai rider che consegnano le ordinazioni... per quelli dovrebbe essere molto più facile ottenere una statistica.

Il regalo di congedo fatto dalla Raggi (pressata da Enrico Stefano) a noi ciclisti non ha ancora portato allo sfondamento della bicicletta come mezzo di spostamento di massa. 

In particolare brucia l'assenza della generazione 15-18enni che non ha eletto la bici a mezzo per raggiungere le scuole. E nemmeno una parte consistente di universitari. D'altra parte come dare torto, quando esce di classe o di istituto, uno la bici la vuole ritrovare.

E questa è purtroppo l'altra grande novità. Se il 2020 è stato l'anno del bonus bici, il 2021 sembra averci fatto fare notevoli passi indietro grazie ai furti di biciclette. Quindi andrà fatto qualcosa in proposito.

Sicurezza? A parte l'uso delle infrastrutture dedicate si direbbe ben poco. 

Gli automobilisti si stanno abituando e salvo qualche imbecille occasionale (che però basta a metterci in pericolo) stanno cominciando a capire come funzionana la circolazione delle bici. I monopattini e il loro comportamento su strada invece sono ancora una bestia sconosciuta e imprevedibile  ai più. Il telefonino selvaggio un rischio concreto.

Sta di fatto che gli indisciplinati scorazzano per Roma fuori controllo e non sembra che i Vigili Urbani intendano mettere un po' di ordine con iniziative dinamiche. La sensazione è che a Roma ciascuno può fare quello che vuole, almeno fino a quando non provoca un incidente.

That's all, folks. 

Il 2021 è andato. 

Pedala contento finchè c'e' il bel tempo, 
poi vien la tempesta e finisce la festa.

venerdì 24 dicembre 2021

Maledetta velocità... Gualtieri, agisci ora!

Guardando le foto del rottame dell'auto dell'incidente di Via Cilicia, anche ad uno poco esperto di incidenti stradali come me, sembra abbastanza evidente che quella macchina non andava certo a 50 all'ora prima di colpire l'albero.

Non sappiamo cosa abbia fatto perdere il controllo dell'auto, certo che in una strada urbana non esistono vie di fuga, e per fortuna non vi sono stati terzi coinvolti. Invece del platano poteva starci una macchina con persone, un motociclista, un ciclista, uno o più pedoni. Nella sfortuna siamo stati "fortunati".

Superare i limiti di velocità urbani è un comportamento piuttosto comune a Roma, un modo di vivere la città intrinsecamente rischioso che non ha mai trovato sindaci abbastanza forti da sfidare l'iniziale impopolarità degli autovelox, per poi raccoglierne i frutti in tempo per essere rieletti.

Infatti a Roma l'eccesso di velocità è visto come un modo per sopperire alla lentezza degli spostamenti, limitato solo dalla presenza di altre auto. 

Di notte o quando è festa e le strade sono meno affollate, l'automobilista romano torna a premere il piede sull'acceleratore, incurante del rischio connesso a correre in un ambiente non progettato per consentire velocità sopra i 50 all'ora.

Purtroppo poi gli incidenti accadono... e stavolta altre due giovani vite sono irrimediabilmente stroncate.

Proprio una settimana fa discutevo con altri soggetti giovani dalla guida nervosa. Ovviamente i giovani scalpitano per arrivare prima, pigiando sull'acceleratore, incuranti del rischio... giovani siamo stati tutti, così come tutti ci siamo sentiti piloti. 

Però a che prezzo? Ma con loro è inutile discutere, si sentono tutti immortali.

Per questo la mano pubblica deve intervenire in qualche modo per limitare la velocità e per far divenire il rispetto dei limiti una costante (magari può capitare che si verifichi qualche eccezione) e non un semplice consiglio che solo noi vecchi seguiamo.

Le statistiche parlano chiaro, a Roma la mortalità per incidenti è molto più alta di quella delle altre capitali europee. Anche quelle di posti (tipo Parigi) dove all'inizio del millennio si guidava in maniera decisamente più pericolosa di quella romana. Con più incidenti e più morti.

Da allora le cose sono cambiate, ricordo i colleghi francesi che parlavano della stretta sull'osservanza delle regole, in TV passavano i filmati che facevano vedere come si potessero verificare incidenti terribili partendo da situazioni apparentemente tranquille. Dicevano: se ti fermi e non superi l'alcool test vai direttamente in prigione, nemmeno ti fanno tornare a casa a prendere la roba.

Bene, io spero che il nuovo sindaco intervenga almeno sulla velocità. In maniera prioritaria. 

Tanto per restare in argomento ricordo che un mio collega prese una multa proprio su Via Cilicia, dove avevano messo un autovelox (allora il limite era 60). 

Poi più nulla o quasi. Sarebbe finalmente ora di invertire la tendenza.

sabato 11 dicembre 2021

Lo cavalcone laurentino è saldo

Lo cavalcone laurentino è stato sindacollaudato da Gualtieri medesimo, con grande partecipazione di ciclisti, con i quali siamo tutti saliti sull'impalcato, tanto che ad un certo punto ho effettivamente un po' temuto che qualcuno imitasse il pio Zenone [[https://youtu.be/XrKgPl5znJM]] e si mettesse a testarne la stabilità.

Per fortuna si è anche avverata una profezia marziana, ovvero che la riapertura dello Cavalcone de l'Industria non arrivasse prima della riapertura dello cavalcone laurentino. Così è stato, domani riaprirà lo cavalcone de fero, anche se mi hanno detto che  la pista che ci passa sotto (NdR: la ciclabile del Tevere)ancora dovrà attendere un ulteriore consolidamento della struttura dello cavalcone per essere riaperta.

Ovviamente grande soddisfazione per il recupero dello itinerario, che speriamo rimanga una delle pietre miliari della ciclabilità romana. Due chiacchiere con alcuni funzonari comunali mi hanno invece fatto sapere che tra gli obiettivi del Sindaco c'e' l'apertura dello collegamento della pista di Monte Ciocci con il Tevere, spero di aver capito bene, passando sotto il Vaticano. 

Un'opera meritoria, che per una volta non andrebbe a scapito degli automobilisti, e quindi di grande attrattiva per ogni sindaco (quest'ultima è una mia riflessione).

Questo della guerra alle auto è un argomento che è ricicciato nelle conversazioni. 

Per quanto mi riguarda rimane estraneo alla missione di sicurezza che l'associazione salvaciclisti dovrebbe perseguire. La non sicurezza dei ciclisti non è tanto data dal numero delle auto, ma dalla loro velocità, tanto è vero che durante le feste, quando il traffico diminuisce, le velocità aumentano e andare in bici diventa sensibilmente meno sicuro.

D'altra parte rallentare le auto è un obiettivo molto più facile e immediato da perseguire rispetto ad obbligare il cittadino romano a fare a meno dell'auto, cosa che -per esempio- richiede fornire un'alternativa pratica e praticabile all'automobile. 

Per rallentare e auto bastano un po' di autovelox e una sapiente architettura delle strade, tutte cose attuabili che non richiedono rivoluzioni politiche. Alla fine qualche mugugno ma se i dati della sicurezza migliorano, alla fine la gente apprezza. 

Per cominciare a parlare di rinuncia all'auto occorrono invece  treni e metropolitane. "E quindi noi non vedremo una Roma senza auto". "No. Se avessimo dato retta a Rutelli e Tocci adesso saremmo un bel pezzo avanti, ma no, noi non vedremo il completamento della rete metropolitana di Roma". Però se iniziano a farla almeno da pensionati avremo un bel po' di cantieri da guardare per passare il tempo.

Anche lì c'e' purtroppo una visione poco realistica. Ovvero che l'auto possa essere sotituita da metropolitane leggere di superficie... che occupano il posto delle auto, guarda un po'.
 
In una città come Roma non sono certo tram veloci che possono reggere i flussi di trasporto. E comunque, in tutte le città dove si è molto puntato sul tram, in prossimità del centro va sottoterra, proprio perchè lo spazio in superficie è prezioso e un binario rappresenta una divisione tipo muro di Berlino dello tessuto urbano.

Vabbè, la morale è sempre quella, se a fare la guerra alle auto è salvaciclisti, gli automobilisti possono dormire sonni tranquilli. 

Speriamo il sindaco sappia essere più concreto. La politica alla fine è l'arte del possibile.

sabato 4 dicembre 2021

Prenestlane, mon amour

Dovendo portare l'auto dal carrozziere a Via Teano (Zagaria), ho caricato a bordo della macchina la pieghevole e, lasciata l'auto, sono andato pedalando da Largo Telese a Castro Pretorio, per poi tornare a riprenderla nel pomeriggio. Quindi ho percorso la Prenestlane da Largo Telese a Porta Maggiore (e ritorno).

L'andata è andata piuttosto bene, anche se la presenza di foglie nel tratto Largo Preneste - Piazzale Prenestino costituisce un motivo di preoccupazione.

Comunque fino a Porta Maggiore senza grossi problemi. Ostruzioni solo da qualche macchina parcheggiata dove non ci sono parcheggi per le auto e che quindi per non sporgere troppo occupava un 30 per cento del poco spazio disponibile.

Comunque una marcia tranquilla e senza problemi.

Il ritorno, complice anche la strada per la gran parte in discesa,  invece è stato da frecce (21 minuti) cosa notevole perchè la Prenestina dal deposito tram al Parco delle energie era un fiume ininterrotto di auto. Si salvava solo la ciclabile, debbo dire rispettata dalle auto, sulla quale ho potuto tenere velocità veramente apprezzzabili (per una pieghevole).

Di brutto solo l'assenza di altre biciclette, o meglio, la loro presenza sporadica, anche in assenza di condimeteo avverse reali o previste... bah.

Maggiore, ma sempre discreta e rispettosa, la presenza di moto e scooter. Debbo dire ogni volta che ci sono venuto in conflitto mi hanno dato la precedenza con grande anticipo, senza quindi costringermi a rallentare la pedalata.

Insomma, la Prenestlane funziona, sta a noi ciclisti far vedere che ci teniamo.

sabato 13 novembre 2021

Monnezza e convogli metro... Gualtieri si confronta con l'eredità tossica di Virginia.

Non si può certo dire che Gualtieri non se la sia cercata con il lanternino...  Alla fine la  poltrona di sindaco l'ha strappata sia a Michetti che a Calenda e quindi, visto che ha voluto la bicicletta, adesso tocca pedalare.

Detto questo non è però giusto addossargli colpe che non sono sue. 
La prima e più ovvia grana riguarda la gestione dei rifiuti,  per altro ben nota in campagna elettorale.  Gualtieri si è accodato a Calenda nel promettere una pulizia straordinaria da una quarantina milioni di euro nei primi mesi,  anzi mi pare giorni, della sua consiliatura.

Io non ho ho capito su quali basi Calenda abbia preso la sua decisione...  Mi ricordo però che aveva aggiunto che la spazzatura sarebbe stata raccolta e inviata dove doveva andare, facendo uso degli accordi in essere.  

La cosa evidentemente non era così facile,  o non lo è per il team di Gualtieri, fatto sta che le strade sono in condizioni veramente pietose e a tutti gli effetti sono tornati i mucchi di monnezza in mezzo alla strada.

A questo problema  si è aggiunta una in aspettata tegola,   originata dai convogli della metro. Infatti sta uscendo sui giornali che una cinquantina di treni  della metropolitana dovrebbero essere sottoposti a qualche tipo di revisione causando ulteriore  riduzione dello già scarso servizio fornito dell'atac.

Questa condizione appare particolarmente penalizzante per roma,  anche a fronte del ritorno dell'emergenza covid, per cui una riduzione dell'offerta del trasporto pubblico si trasforma inevitabilmente in convogli più affollati e aumento di contagi.

In particolare per questo secondo problema sarebbe ingiusto dare colpe all'attuale sindaco, visto che la mancata pianificazione delle manutenzioni risale all'amministrazione Raggi. 

Lo capiranno le persone? Oppure daranno addosso al nuovo sindacotanto per avere un capro espiatorio? Mah, non  mi stupirebbe. Sono i misteri della politica italiana e uno dei motivi per cui continuiamo ad avere una classe politica di bassa qualità e bontà

Rimane il fatto che i danni causati da 5 anni di Virginia Raggi, a cominciare dalla mancata individuazione dei siti di smaltimento dei rifiuti residui,  sono ancora da valutare pienamente nella loro drammatica dimensione.

D'altra parte diciamocelo, se avesse governato bene sarebbe stata ampiamente rieletta.

mercoledì 27 ottobre 2021

Cosa chiedere a Gualtieri

L 'ultimo periodo della consiliatura M5S la Roma è stato un po' delizia e un po' croce per noi ciclisti.

Delizia perchè finalmente,seppur per un piccolo lasso di tempo,  la bici ha avuto l'importanza che merita nella realizzazione delle opere pubbliche.

Croce perchè è stato un periodo di rodaggio; non tutte le ciambelle sono uscite col buco, e questo atteggiamento ciclo-maniacale ha portato gli altri candidati a dire molto meno di quello che avrebbero potuto o addirittura voluto in altre circostanze. 

Anche perchè si è palesato ai loro occhi, in maniera estremamente chiara, il conflitto sullo spazio pubblico.

A destra il problema non si è proprio posto: per Michetti biciclette solo nei parchi, ma romai è tutto archiviato 

A sx e al centro la questione è stata ignorata finchè è stato possibile, nel timore di disgraziarsi una consistente parte degli elettori. 

Gualtieri ha ignorato l'argomento, mentre Calenda ha ceduto proprio in zona Cesarini, con un video molto cattivo sulla pista di Pineta Sacchetti, cosa che gli è costata almeno un voto. 

Non solo infatti ha buttato un occhio non ciclistico, ma anche dato voce al primo che passava (proprio un caso di darla al primo che passa) con accento nordico, ha umiliato in un solo colpo gran parte di Romani de Roma che utilizzano la bici come mezzo di spostamento, addirittura quotidiano.

Ora però Gualtieri è il sindaco e, come dico sempre, è col sindaco che dobbiamo parlare per ottenre ciò che fa bene alla città e cispetta, possibilmente senza tirarlo per la giacchetta in operazioni che lo mettono in difficoltà.

Infatti dobbiamo capire che purtroppo gli interventi ciclabili fatti dalla Raggi non sono la ciliegina su di una torta di realizzazioni serie, che le avrebbero fruttato la rielezione sicura, Sono quasi l'unica realizzazione in un disastro amministrativo. 

I non ciclisti quindi, anche quelli non di rito automobilistico, ci guardano un po' come  unici figli di oca bianca e presumibilmente non vedono l'ora di farci fare un giro di penitenza. Adesso tocca  a loro.

Questo ovviamente non ci ferma, però nelle rivendicazioni ciclistiche verso il nuovo sindaco non possiamo non tenere conto della situazione. Vediamo quindi cosa ritengo si possa legittimamente chiedere al sindaco:

1) Non tornare indietro. Per favore non smantelliamo cosa è stato fatto, cerchiamo piuttosto di migliorarlo trasformando le piste provvisorie in definitive, magari migliorandole un pochino;

2) Predisponiamo la manutenzione dell'esistente. Sembra una stupidaggine, ma le bikelane hanno bisogno di essere rinfrescate spesso. Dove possibile mettiamo catarifrangenti e borchie a sottolineare la separazione dal resto del traffico.

3) Completiamo le realizzazioni avviate dalla Raggi, specie dove sono coinvolti cofinanziamenti di altre fonti. Per esempio saldiamo la rete romana a quella di Fiumicino aprendo finalmente la regina Ciclarum. Altre piste sono in fieri, come lo spin-off della Nomentana verso Piazza Bologna, per carità completiamolo, specialmente se espande l'accesso alle dorsali.

4) Quando si ristruttura una strada ricordiamoci delle piste ciclabili. A Roma sono stati fatti monumentali rifacimenti (i.e. Via Tiburtina, Viale dell'Università) con sprezzo estremo della possibilità di integrare una ciclabile. Non solo è contro la legge, ma è un assurdo spreco di risorse pubbliche;

5) Espandiamo anche la rete cicloturistica, con il collegamento con Ostia Antica e la pista sulla riva Est del Tevere, partendo da Castel Giubileo fino alla Magliana. Infatti la presenza di una pista ciclabile fa rivivere parti della città che altrimenti diventano preda di insediamenti abusivi, discariche e altri usi nocivi.

6) Proteggiamo le bici. I ladri sono sempre più scaltri, audaci e impuniti. Proteggiamo le nostre biciclette e il diritto di usarle senza la paura di farcele portare via. IlCOmune può fare attività investigativa e colpire chi pensa di sbarcare il lunario praticando il bicigeato,
 
Già con questi sei punti staremmo tranquilli per  tutta la consiliatura Gualtieri 1. Il naturale e irreversibile aumento dei ciclisti farà sicuramente il resto. 

Speriamo bene 
(non ho trovato una foto di G. in bici!!!)

martedì 5 ottobre 2021

Ciclabile Prenestina Traffic Test

Inaspettatamente, complice una raccomandata da ritirare per mamma, ho percoso la ciclabile prenestina (http://romaciclista.blogspot.com/2021/09/cicalbile-prenestina-buona-ma-con.html) da Tor de' Schiavi a Porta Maggiore ad un'ora abbastanza di punta (8 e mezza) e giornata con allarme meteo, quindi poche bici e tante auto.

La ciclabile funziona benissimo, a parte la tremenda deviazioncina di Largo Preneste. Ti tiene ben schermato dal traffico e visto che, a differenza della Tuscolane, è quasi sempre bella dritta, consente anche buone velocità

Alla fine l'ho percorsa con una media di 16 km/h semafori compresi, quindi una velocità commerciale di tutto rispetto, considerando che la prenestina verso Porta maggiore è in salita.

Ho trovato solo un furgone ad ostruirla parzialmente, in corrsipondenza della rampa della sopraelevata, ma alla fine ho solo dovuto rallentare, senza fermarmi del tutto.

Si conferma critico l'arrivo a Porta Maggiore, ma sicuramente non peggio di come era prima.

Quindi direi che la ciclabile Prenestina è promossa con un 7 -,  il meno dovuto alla mancanza di cordolino in alcune parti particolarmente indifese.

Se non ci fossero stati i due orrori di Largo Preneste e Largo Caballini il 7 sarebbe stato un 8.

domenica 26 settembre 2021

Ciclabile Prenestina - Buona ma con almeno due punti di caduta molto seri.

Visto il montare delle "polemiche", e l'interesse che Roma Ciclista in passato ha riservato alla Via Prenestina, se non altro per tutte le volte che ci abbiamo rischiato la pelle, ho investito un paio d'ore di domenica per fare un check della pista nel suo complesso, anche se ovviamente avevo già collaudato le parti esistenti.

Il risultato del collaudo, con l'avvertenza che è stato fatto di domenica, e quindi senza carico di traffico, è buono, nel senso che la ciclabile secondo me è meglio di quella della tuscolana, con i suoi zigozaghi micidiali, e si sviluppa in genrale in maniera più lineare, permettendo anche velocità decebti, intorno ai 30 all'ora.

Ha però 4 punti di caduta, due dei quali a mio parere molto gravi.

Togliatti e Porta Maggiore sono da delirio
I due terminali della pista sono da delirio. Non si capisce che trada debba fare chi, per esempio, voglia continuare sulla Prenestina verso il deposito dell'ATAC o, chi a Porta Maggiore non intenda andare a San Lorenzo. 

Insomma ci sarebbe da fare qualche riflessione un po' piu' circostanziata e creare qualche struttura che permetta alla ciclabile di fendere il traffico automobilistico, altrimenti a che serve? Insomma lì i progettisti sono stati troppo timidi.

Tra l'altro mi sono accorto che a Togliatti è sparito il collegamento tra la prenestina e la pista della Togliatti, almeno quello direzione Cinecittà... beh, era un gran bel completamento. L'altro collegamento invece ti fa fare il GdP, Giro di Peppe, intorno all'incrocio Togliatti - Prenestina e ci metti almeno 10 minuti... insomma, non potevamo fare una ciclabile che seguiva le rotaie del tram e seguiva i suoi verdi? Elementare Watso.

Ma l'oscar del peggio è... le due deviazioni a destra di Piazza Caballini e Largo Preneste
Infatti in quei due punti vi sono due importanti diramazioni che sfioccano verso destra dalla Prenestina, una verso Via del Pigneto e una verso Via di Portonaccio. 

Per tutta la mia vita ciclistica ho affrontato con attenzione, buon senso e apprensione il rischio di auto che escono dalla Prenestina e provano a passarti sopra. Pensavo che la cilabile in quei punti servisse a dire agli automobilisti: attento, se esci a destra passi attraverso la ciclabile e devi dare la precedenza.

Invece è successo l'esatto contrario. in entrambi i pubti il ciclista è costretto a deviare a destra e poi ad attraversare il flusso a novanta gradi con un attraversamento che più pericoloso di così non c'e'. E in ogni caso ci metti almeno due minuti, spezzi il ritmo, per fare venti metri, mentre dovrebbero essere le auto a stare attente a girare.

Ora io non so quali leggi o consuetudini muovano la mano del progettista, ma così proprio non va. 

E quando c'e' il traffico?
Le testimonianze che ho raccolto sulla pista nei giorni feriali sono abbastanza preoccupanti. Le moto si infilano nei corridoi e le auto invadono spesso lo spazio riservato ai ciclisti, e molti invocano la protezione del cordolo.

Francamente non sono molto d'accordo a mettere cordoli in spazi già angusti, però qualche catarifrangente a protezione lungo tutto il percorso ce lo metterei.

Comunque, a parte i due pasticci citati, per il resto mi sembra un netto miglioramento rispetto al ciclista buttato nel traffico.

sabato 8 maggio 2021

Cultura della sicurezza: manca nella strada, perchè attendersela sul lavoro?

L'opinione pubblica è stata scossa dalla orribile fine di una ragazza di 22 anni, madre di una bimba che, come nei racconti della rivoluzione industriale, è rimasta stritolata dagli ingranaggi di un macchinario tessile.

L'efferatezza della vicenda, la giovane età della vittima e la sua giovanile avvenenza (alla fine sempre Italiani siamo) ha fatto sì che la vicenda avesse un'eco decisamente superiore alla media degli incidenti del lavoro. Come accade in questi casi, sono finite sulla stampa in sequenza, altre tristi notizie di incidenti sul lavoro. Un povero operaio schiacciato da un plinto di cemento, un'altro da una fresa, un ragazzo di sedici anni che è rimasto schiacciato nel ribaltamento del trattore che guidava.

Ancora una volta ci siamo ri-trovati di fronte al fatto che in Italia si continua a morire, e tanto, sul lavoro. Costernazione di tutti, compreso Landini, intervento del Presidente della Repubblica. 

Abbiamo ormai leggi molto simili a quelle dei nostri partner europei, spesso "molto più avanzate", ma poi magari si scopre che venti anni fa c'erano 5000 ispettori del lavoro e adesso ce ne sono solo 2000. Oppure che mentre si è pronti a crocifiggere quanlunque piccolo incidente in aziende che seguono la legge, nell'edilizia il lavoro nero dilaga... Alla fine le acque del silenzio si richiudono e tutto continua come se niente fosse successo.

Vi pare di averla già sentita una storia molto simile? Sì, è l'esatta ripetizione di quello che pedoni e ciclisti vedono accadere tutti i giorni sulle strade.

Sappiamo infatti che sulle strade italiane si muore, e si rimane feriti, molto più che sulle strade europee, specialmente nelle città. 

La divergenza è diventata sensibile dall'inizio degli anni 2000, quando stati che non vantavano prestazioni migliori delle nostre hanno deciso di prendere la cosa sul serio, stringere le maglie dei controlli e imporre in maniera più decisa ed efficace il rispetto del codice della strada, magari introducendo anche innovazioni fondamentali quali sostituire i semafori con le rotatorie e introdurre zone 30 dove fosse fisicamente impossibile superare tali velocità.

Ora qualcuno dovrebbe spiegare (in televisione) come una comunità che sulle strade tollera quotidianamente eccesso di velocità, mancanza di disciplina, pochi controlli anti alcool e droga, comportamenti manifestamente pericolosi dovrebbe trasformarsi quando lavora in una comunità rispettosa delle regole, attenta alle procedure, e pronta a rinunciare a un po' di produttività o reddito immediato a favore della sicurezza.

La morale purtroppo è sempre la stessa.  

Al di là delle dichiarazioni roboanti di sindacati e autorità, al di là delle leggi sempre più stringenti, la cultura della sicurezza latita, e chi la vuole rispettare viene tacciato, come del resto è avvenuto con le misure anti COVID, di essere un pavido poco virile.

Le economie e le società avanzate sono tali perchè certe cose sono condivise dalla maggiornaza  delle persone. Sono avanzate proprio perchè fanno le cose sul serio, migliorano e quindi avanzano.

domenica 2 maggio 2021

Facili all'indignazione, duri alla comprensione, impermeabili al ragionamento

Sono due giorni che sto intervenendo a spron battutto per effettuare precisazioni nei post che attaccano duramente i lavori di RI-asfaltatura della ciclabile del Tevere, laddove nel 2010 fu realizzata la pista in asfalto a copertura del fondo in sanpietrini.

La realizzazione fu deliberata nel corso dell'amministrazione Veltroni. La realizzazione avvenne nel 2010 sotto la consiliatura di Alemanno e rimane una delle opere epocali, e meglio riuscite, della ciclabilità capitolina, insidiata forse dalla sola ciclabile della Nomentana, che però serve solo chi abita il quadrante Nord/Nord-Est. Invece la ciclabile del Tevere permette a tutti i Romani di fruire delle banchine.

ALL'EPOCA NON MI RICORDO ALCUNA CRITICA SULLA POSA DELLA PISTA IN ASFALTO.

Ora stiamo assistendo ad un attacco senza precedenti all'opera di manutenzione, come se fosse la madre di tutte le brutture della Capitale, ennesimo scempio della giunta Raggi. Ora i lettori di questo blog sanno benissimo come non abbia mai lesinato critiche alla giunta, ma per carità, non vanno fatte quando fa cose positive. Certo, forse di può far di meglio, ma ricordiamoci dove (e come) viviamo tutti i giorni, e andiamo con ordine.

L'intervento
L'intervento è un tempestivo (semel...) rifacimento della copertura in asfalto della pista. Dunque si tratta di un lavoro di manutenzione di qualcosa di esistente, anche se molti dei critici ne sembrano totalmente ignari. Ciò significa che non frequentano la banchina del Tevere da almeno dieci anni e non sanno cosa dicono. Dalle foto diffuse dal Sindaco l'opera è fatta con la sovrintendenza, e con la scelta di un pigmento superficiale per smorzare il colore forte dell'asfalto appena colato. Mi dicono -tra l'altro- che non si tratti di asfalto ma di una mescola  specifica per le pise ciclabili. Comunque niente di abusivo.

Le critiche
Le critiche arrivano anche da illustri commentatori, e riguardano il colore dell'asfalto scuro sopra i sampietrini, Il primo Carlo Calenda, al quale sembra che i soggiorni a Bruxelles non abbiamo insegnato bene cosa sia costruire la ciclabilità di una città, e pensa di trovarla già fatta. Purtroppo è un guaio perchè Calenda è la persona che secondo me rappresenta la soluzione migliore per Roma, ma sulla ciclabilità ha dato ampia prova di superficialità e, soprattutto, di non supportare questa scelta. A Calenda si sono unite molte pagine Facebook antiRaggi di dx e sx. Spicca quella di Italia Nostra (sez. Roma) che mi sembra voglia  tenere la città ferma ad una non precisata epoca storica, una specie di museo buono solo per chi abita al centro e di professione ogni tanto vi passeggia.


I sanpietrinofili
Inoltre si è scatenata la tribù dei sanpietrinofili, ovvero di tutti quelli che vorrebbero che Roma fosse pavimentata a sanpietrino. Ogni rimozione di sanpietrino è un affronto alla natura romana. Ora, posso pure capire questa posizione nelle stradine del centro, ma su vie destinate al trasporto, prima su tutte Via Nazionale, la conservazione dei sanpietrini è semplicemente impossibile. Infatti non solo trasmettono le vibrazioni dei mezzi  pesanti ai palazzi (basti vedere cosa stava succedendo a Via Po e Via Tagliamento) ma si sconquassano con i carichi del traffico moderno e rendono rapidamente impercorribile tutta la zona alle due ruote, a cominciare dalle biciclette. Quindi il sanpietrino è nemico del passaggio di qualunque cosa non sia su rotaia o non sia un SUV o un camion. Volete una città dove girino solo i SUV? Allora dategli sotto col sanpietrino.

Il ruolo della stampa romana
quindi siamo al punto nel quale si sono irrimediabilmente  aperte le cateratte degli indignados-svalvolados che hanno cominciato ad ululare contro il sacrilegio da parte della sindaca (che certo di colpe ne ha, ma non certo questa) e non c'e' stato un articolo a ripristinare la verità storica, ovvero che la pista già esisteva etc. etc. Dalla stampa nessun contributo di conoscenza che aiuti a formarsi un giudizio. Se non ci fosse Roma Ciclista, come fareste?

Ma dove vivono questi?
Innazitutto partiamo dal fatto che le banchine del Tevere hanno poco più di un secolo e non fanno parte della storia di Roma. ANZI, per quello che mi risulta alcuni tratti sono stati addirittura aggiuni dopo che i muraglioni hanno sancito il divorzio (i divorzi possono essere anche misure salutari) tra la città e il suo fiume. Quindi non si tocca nulla di sacro. Certo, un concorso internazionale di architettura  avrebbe concepito qualche idea migliore, ma per adesso teniamoci questa, che ha restituito vivibilità alle banchine e ha in quanche modo riavvicinato i Romani al loro fiume. Se abbiamo soldi che crescono magari estendiamo la pista lungo gli argini fino a Ostia e a Fiumicino. Oppure facciamo due belle piste ciclabili sui Lungotevere e lasciamo la banchina a sampietrino... ma per adesso va bene così, la banchina è frequentata e -per esempio- non tornerà mai più preda degli sbandati. Non vi illudete, la frequentabilità dell'argine del Tevere è solo merito del costante passaggio di noi ciclisti.

Facili all'indignazione,  duri alla comprensione, impermeabili al ragionamento
Descrive bene le qualità degli indignados-svalvolados che con omeopatici, sciochimici, antennofobi, novax si mettono sul cammino della modernità italiana, specialmente se parliamo di passare da gestioni ingessate a gestioni intelligenti dell'enorme patrimonio storico paesaggistico nel quale viviamo. Sono in quantità crescente e pretendono che le loro opinioni vengano rispettate, ma non messe alla prova dei fatti. Se ci provi alla fine scantonano nel complottismo che ha modernamente sostituito come fonte dei guai il diavolo o il timore di Dio. 

Se pensate che i nemici delle bici siano solo gli automobillisti vi sbagliate
Ultima categoria di persone sono i nemici del ciclismo. Sono molti di più degli automobilisti e includono anche persone che oggettivamente non ricevono alcun danno dall'incremento dell'uso della bicicletta. Dei benefici per la collettività non glie ne frega una benemerita minchia, ci considerano alla stregua di un altro gruppo che turba la pace cui la loro anima anela... poi che Roma sia sommersa dalle lamiere delle auto... non ci si può fare niente, basta non aggiungere altra gente che invece di comportarsi come gli antichi vuole cambiare il futuro.

Bene, un messaggio per tutti: Roma è stata grande finchè ha innovato. Poi i barbari... Le rovine saranno pure romantiche, ma io preferisco le cose che funzionano.

domenica 18 aprile 2021

Si Riapre!!!

Ormai è deciso, il 26 si riapre. 

Pur essendo un fautore delle attività di ristorazione all'aperto, ed in particolare non comprendendo perchè non siano state mantenute aperte, la riapertura di tante attività mi lascia un po' perplesso, specie con così tanti contagi ancora in giro. Con ancora pochi vaccini fatti e nella perdurante assenza di un protocollo condiviso da applicare ai casi di COVID per evitare che si trasformino in terapie intensive.

Capisco anche che il nostro Presidente del Consiglio, con un ministro della sanità da lui stimato -ma poco autorevole- abbia dovuto in qualche modo cedere alle richieste di una consistente parte della maggioranza e al silenzio-assenso dell'altra. 

Non credo lo abbia fatto alla leggera, e se la scommessa riesce se ne può gloriare e se invece fallisce la colpa è di Salvini e della sua Lega, che con la prova della sanità lombarda dovrebbe essere già vista come il diavolo. Certo, passare giugno in lockdown non sarebbe piacevole, ma alla fine noi Italiani siamo fatti così.

Detto questo passiamo a noi ciclisti romani.

Le limitate riaperture dei giorni scorsi, soprattutto le scuole, hanno riportato il traffico sulle strade. Certo, non il 100%, ma comq una bella fetta, anche perchè nessuno si azzarda a prendere i mezzi pubblici. Questa situazione andrà avanti ancora un bel po', anche perchè solo adesso la campagna vaccinale sta cominciando ad interessare la popolazione attiva, sforando il limite dei 60. 

Di fatto ancora per tutta l'estate, i giovani attivi non saranno vaccinati e continueranno ad essere a rischio contagio. Quindi i mezzi dovrebbero essere ancora poco frequentati. Dunque, ancora Autocalypse Now! ... ma sappiamo bene che se tutti prendiamo la macchina non si muove più nessuno.

Se poi spingiamo lo sguardo un po' piu' in la', diciamo a ottobre, speriamo nel ritorno della vera normalità, magari unita alla vogglia di fare di più per buttarsi alle spalle la pandemia. E lì vedo i problemi.

Infatti ci troveremo a che fare con due fenomeni terribili:

1) la gente si renderà conto che in 5 anni e mezzo di amministrazione Raggi l'offerta di trasporto pubblico non è migliorata ne' in quantità ne' in qualità. Ora io non ne faccio un problema di tipo politico (ho sempre pensato male dei grillini di quelli romani, e la realtà mi ha purtroppo dato ragione) ma pratico. Lo smacchinamento della città passa anche da una rete di piste ciclabili (che fa molto contenti noi ciclisti ma alla fine incide poco sui numeri del trasporto), ma soprattutto da un'offerta di trasporto pubblico adeguata in quantità e qualità (includendo un minimo di comfort di viaggio);

2) automobilisti e autisti in generale si sono riabituati a spadroneggiare e sarà difficile ricondurli alla ragione, specie con la polizia locale che abbiamo, poco incline ad imporre la disciplina in città. Quindi fuori dalle piste per noi sarà guerra.

Cosa ci può salvare in questa situazione infernale? Solo lo smartworking, abbattendo i picchi sul sistema di trasporto e riducendo gli spostamenti casa-lavoro di almeno il 10%, forse di più.

I segnali sono ovviamente contrari. Molti sono quelli che ormai vedono l'ufficio come un'occasione mondana. Molti fancazzisti sono stufi di dover produrre qualcosa da casa, quando in ufficio gli basta timbrare il cartellino, e troppa dirigenza vede nell'assemblearismo l'unico modo di lavorare... sostituto dell'efficienza.

In questa situazione potrà il sindaco uscente imporre lo smartworking nella sua città? Mah... questo è tutto da vedere. 

Considerato che finito lo stato di emergenza ritorna la libertà individuale ogni azienda farà come dice lei. Ed altrettanto la pubblica amministrazione, soggetta alle direttive del suo ministro.

Stiamo a vedere, sperando che il tutto non si risolva nella settimana corta dei soli dipendenti comunali.

domenica 11 aprile 2021

Pandemia: macchine, camion e furgoni stanno correndo troppo (e sono più aggressivi)

Con l'entrata in servizio della Pista della Nomentana e il rifacimento di quella dell'Aniene ormai la mia vita ciclistica urbana si svolge soprattutto su pista separata dalla strada. 

Anche gli allenamenti standard cittadini li faccio sulla direttrice del Tevere, a queste collegata dalla Pista della Moschea, quindi alla fine il mio rischio globale si è abbassato di molto.

Ciò non toglie che quando circolo su strada, magari solo da pedone, non abbia notato un deciso incremento della velocità dei mezzi in circolazione. E dell'aggressività dei conducenti.

Certo, i mezzi in circolazione sono un po' meno del solito, ma la relativa rarefazione ne ha accelerato di molto le velocità.  Non solo quella delle solite auto corsaiole, ma anche dei furgoni e dei camion. Ne sono stato vittima un paio di volte, e anche viaggiando in auto fuori Roma. 

Inoltre non solo vogliono andare veloci, ma pretendono di avere strada libera. Questo anche quando vai su strade strette, che non consentono il superamento della bicicletta. In questi casi i furgoni sono veramente terrificanti.

In questo panorama si è diffusa la notizia che gli incidenti in bicicletta stiano aumentando in maniera notevole. 

Ora, il dato presentato all'inizio dell'anno vedrebbe un salto dai 33 del 2019, ai 39 del 2020 fino ai 44 del 2021. Quindi un aumento di circa il 40% in due anni, assolutamente preoccupante. 

Ovviamente questi dati vanno presi con le molle, ad esempio se ho capito bene dei 44 almeno 5 hanno fatto tutto da soli, il che riporterebbe al dato dell'anno precedente.

Però certo se si incrocia l'aumento del numero dei ciclisti (perchè siamo aumentati) con il fenomeno dell'incremento delle velocità dovuto alla rarefazione del traffico (e diciamo anche un certo rilassamento nella guida da parte dei ciclisti stessi) ecco che un aumento degli incidenti appare molto probabile, con un trend che non andrà a migliorare fino alla ripresa del normale traffico agglutinato.

Per questo che ritengo che criticare la riapertura della ZTL a Roma per il resto della durata della Pandemia sia uno spreco di fiato, risorse e credibilità per la categoria dei ciclisti.

E' arrivato il momento di cominciare a battere sulla diffusione degli autovelox urbani, specialmente nei tratti rettilinei delle nostre strade. Velocità moderata significa più sicurezza, meno rumore e meno inquinamento. E anche meno stress di guida per tutti.

Infine ricordiamoci che il tempo di percorrenza lo stabilisce la velocità media, non quella di punta tra semaforo verde e semaforo rosso. 

domenica 4 aprile 2021

Ma quale cicloautostrada, chi ha veramente paura del GRAB a Villa Ada?

Un tempo ero un'autorità su Villa Ada, poi i figli sono cresciuti, e quindi ho perso il contatto quotidiano.

Ciononostante conservo una discreta familiarità con il luogo, che rimane il parco più selvaggio di Roma, in particolare dopo che Monte Antenne è ormai regredito a selva oscura e infrequentabile.

Di Villa Ada conosco anche molti frequentatori, e quindi non mi ha per nulla stupito la levata di scudi contro il passaggio del GRAB dentro Villa Ada. Un misto di anticiclismo che ben conosciamo, snobismo e senso del possesso luogo pubblico. Ragioni vere?  Nessuna -ovviamente a mio parere- e cerco di spiegare perchè.

In origine il parco pubblico Villa Ada era la metà di quello che vediamo adesso. La svolta avvenne quando "la parte proibita" (cioè ancora privata) fu acquistata  dal Comune e annessa al parco pubblico, in parte come riserva del WWF. All'epoca il parco raddoppiò e per i frequentatori si aprirono nuovi orizzonti, finto alla saldatura con Monte Antenne.

Monte Antenne venne  liberato dallo sciagurato campo rom che aveva sostituito il campeggio (ci si ricorda delle carcasse di auto buttate nelle scarpate e delle colate di immondizia) e bonificato, e quindi il complesso Vialla Ada - Mone Antenne divenne una parco bellissimo e competitivo con la stessa Villa Pamphili. Si diceva che fosse più esteso, sicuramente ra molto più selvaggio, con angoli estesi di bosco.  All'epoca vennero addirittura fatti sentieri per la fruizione dell'oasi, sentieri con scalette di legno nei punti più difficili (attenzione a non inciampare nelle vestigia).  

Per quanto riguarda la bicicletta, la giunta Rutelli ottenne dalla sovrintendenza la riapertura delle ville romane alle biciclette, e al tempo stesso, realizzò il percorso da Ponte Salario a Villa Borghese, realizzando lo scivolo che immetteva (adesso è rotto) nel Parco Rabin di Via Panama e poi verso Villa Borghese. Da Villa Borghese si scendeva per Valle Giulia fino alle Belle arti e al collegamento con la pista del Tevere.

Dopodichè la decadenza.

Le infrastrutture sono rimaste fruibili per tutto il Veltroniano, poi a poco a poco sono diventate ricordo, il ricordo e diventto leggenda, la leggenda mito. Fino all'insulto finale, Viale del Giardino Zoologico (Ops... Bioparco) ritornato automobilistico, spezzando irrimediabilmente la continuità della pista.

Alla decadenza ciclistica ha corrisposto quella giardiniera, e con l'amministrazione Raggi Villa Ada è praticamente regredita a bosco (Monte Antenne a selva oscura). Solo adesso qualche timido segnale di lavori grossolani.

Quindi dal punto di vista ciclistico Villa Ada è aperta alle bici almeno dalla prima giunta Rutelli. Il percorso che il GRAB dovrebbe ricalcare è esattamente  quello che al momento permette a chi proviene dalla pista di Monte Antenne (o della Moschea) o da quella dell'Aniene di raggiungere Villa Borghese. Nulla di innovativo rispetto all'attuale.

Infatti il tratto percorribile in bici è percorso quasi esclusivamente da ciclisti e corridori. Bambini non in bicicletta non ne ho praticamente mai visti, anche perchè le aree adatte ai pargoli sono in altre parti di Vialla Ada. Lì c'e' solo strada e selva. Vi sono, come al solito, molti passeggiatori di cani, regolarmente non al guinzaglio, che sono gli unici che hanno qualche motivo per temere un eventuale maggior afflusso di ciclisti.  Temerlo perchè potrebbe in qualche momento rendere meno facile la pratica irregolare di portare a spasso i cani senza guinzaglio, ecco, questo è il motivo vero.

E' inoltre da escludere che Villa Ada si trasformi in una cicloautostrada. Infatti Ponte Salario / Via Panama non collega nessuno e niente. Non ci sono abitazioni a Ponte Salario e chi abita intorno a Piazza Vescovio certo non scende fino a Ponte Salario per poi risalire fino a Via Panama, a meno non sia uno come me, che lo fa per allungare il tragitto per buttare giù calorie. Ma queste persone, ammesso di non essere l'unico a farlo,  sono un 50ntesimo dei podisti.

Al massimo ci sarà qualche famigliola in più nei festivi e nei giorni normali qualche allenamento in più, ma parliamo sempre di numeri trascurabili.

Per quanto riguarda la sistemazione del fondo del viale, probabilmente lo si porterà da pozzolana a macadam, magari fissato con qualcuna delle resine ecologiche che adesso vanno tanto.

Un ultima nota di shaming, per due obiezioni che ho sentito fare:

1) Il carattere storico della Villa.
Francamente la parte interessata della Villa è quella ormai ridotta a selva. Di "storico" c'e' solo l'accesso al bunker, ma stiamo parlando di modernariato. Prima mi preoccuperei di recuperare le parti veramente storiche e di rimettere a posto i giradini come lasciati dai Savoia. Le selve vanno bene così;

2) Disturbare gli animali che ci vivono
Non capisco come le biciclette possano disturbare gli aniamli più dei pedoni o -molto peggio- di tutti i cani condotti sciolti. OPer favore non diciamo stupidaggini

In ultimo vorrei esprimere il mio fastidio per tutta quella stampa che si beve, e rilancia, tutto 'sto pacco di cavolate senza la minima possibilità di contraddittorio. 

domenica 24 gennaio 2021

Domenica eCOVIDologica

Mi chiedo che senso abbia programmare una domenica ecologica  invernale e piovosa all'epoca del COVID. In zona arancione.

L'epidemia infatti impone di ripensare e rivalutare praticamente tutto ciò che siamo abituati a fare in una nuova (eco)logica. 

Ovviamente questo non avviene, e da qui. oltre al continuare a spandersi del contagio, derivano ulteriori amarezze di chi semplicemente non riesce ad accettare i metodi di lotta contro un nemico che non si vede e non si sente fino a quando non ce l'hai dentro (si dice pure per la lama di certi coltelli).

Insomma un terribile periodo nel quale what was right becomes wrong. Quello che era giusto diventa sbagliato... 

Per parte mia ho cominciato a "notare" le domeniche ecologiche solo quando ho dovuto rottamare la macchina a gas, prima non ci facevo caso. 

E non ci facevo caso soprattutto  perchè non erano più le domeniche ecologiche cui eravamo abituati, dalle 10 alle 18, per cui uno scorrazzava (abbastanza) libero dal traffico, ma la parte più bella (e d'inverno la più praticabile) della giornata rimaneva preda del traffico, che peraltro si concentravano in quella fascia.

Il nuovo orario, inaugurato sotto Marino, ma forse antecedente, fatto per salvare gli interessi dei fedeli e dei ristoratori, in realtà è micidiale per tutti quelli che aspirano a levare le tende dalla città con la propria auto,  che debbono uscire prima delle 7 e 30 e possono tornare solo dopo le 20. 

Per me non sarebbe un problema per andare in giro il treno va benissimo, solo che adesso c'e' il COVID.

Ecco, la formula della domenica  ecologica doveva essere rivalutata in epoca di COVID, in particolare in zona arancione.

Infatti abbiamo nell'ordine:

    1) La gente meno sale sui mezzi pubblici e meglio è

    2) Le chiese sono chiuse

    3) I ristoranti sono chiusi

Questa domenica in particolare viene poi flagellata dalla pioggia, anche l'uso della bici non è piacevole (con il vento così forte neanche tanto sicuro secondo me) quindi il comune avrebbe fatto meglio ad annullarla in modo che chi è comunque costretto ad andare al lavoro possa andarci con la propria auto, evitando occasioni di contagio. E evitando ulteriore affollamento a chi l'auto non ce l'ha.

Sarebbe poi stato interessante, vista la chiusura di ristoranti e chiese, bandire totalmente la pausa nella parte centrale della giornata e tornare all'orario continuato 10-18, oppure anche lì tagliare  ad un più tollerabile 10-15, visto il malometeo.

Rimane una considerazione di fondo, che tra auto a gas, mezzi elettrici, ibridi e finti ibridi, la differenza tra domenica ecologica e normale non si nota più di tanto. Un po' come tanti anni fa tutti quelli che si erano appena compti un'auto euro 4 si facevano un punto d'onore di provarla nelle domeniche ecologiche.

mercoledì 6 gennaio 2021

Piovocalypse NOW !

Ormai sono diversi giorni che piove, anzi diluvia, e credo che tutti si stia altendendo il ricaffacciarsi del sole, se non altro per ragioni antidepressive.

Per gli utenti delle due ruote, e per i ciclisti in particolare, il rientro si annuncia denso di nuovi rischi.

Infatti in questo lungo periodo di piogge torrenziali e continue abbiamo potuto vedere l 'asfalto cedere in tante strade, e formarsi tante buche.

Queste buche sono anche più pericolose del normale perchè appena nate e quindi con i "fianchi" ancora ripidi, e perchè ancora non registrate nel database mentale nel quale ogni ciclista che si rispetti stiva le info dei propri percorsi abituali.

In aggiunta alle buche la pioggia accumula ai bordi delle strade i tocchi di asfalto provenienti dalle buche stersse, più strati di detriti vari che a poco a poco si trasformeranno nel famigerato brecciolino.

E ancora non è finita, perchè il bel tempo ancora non si è stabilizzato.

A questa minaccia se ne aggiunge un'altra, che ultimamente è diventata una preoccupazione non secondaria: le avarie dell'illuminazione pubblica.

Chi infatti mura la bicicletta nelle ore successive al tramonto si è sicuramente accorto dell'aumentare di numero ed estensione delle zone che rimangono completamente al buio.

In queste condizioni diviene particolarmente difficile vedere cosa c'è davanti alle ruote per due ragioni distinte, anche se spesso concomitanti. 

Innanzitutto la maggior parte delle bici che girano in città ha luci che servono a essere visti, ma non a farsi vedere, perchè appunto contano sull'illuminazione pubblica.

La seconda è che comunque, a meno di non avere un faro di intensità automobilistica, le auto che passano provocano l'abbagliamento relativo dell'occhio del ciclista, la cui luce magari basterebbe pure se solo il suo occhio potesse abituarvisi.

Insomma, dopo questa settimana/10 giorni di alluvione le strade saranno a pezzi e in molte parti di Roma continueranno i guasti ai sistemi di lluminazione.

Mi raccomando in campana.

venerdì 1 gennaio 2021

Quale ciclabilità ci porterà il 2021?

Il 2020 è stato appena archiviato. 

Anno horribilis per eccellenza, nel disastro generale la ciclabilità romana è stata rilanciata ad un livello impensabile prima dell'inizio della pandemia, e per noi ciclisti è quindi lecito guardare al 2021 con un misto di aspettativa e timore. 

Aspettativa per le nuove mete che si schiudono, timore che si possa ricadere nelle sabbie mobili del passato e che il sindaco che verrà possa trascurare il settore o addirittura promettere agli automobilisti il recupero degli spazi perduti. Ma andiamo con ordine.

A Roma i ciclisti sono ormai tantissimi
Il bonus mobilità, la permanenza forzata in città, la necessità di diversificare rispetto al bus e il boom delle consegne a domicilio hanno fatto letteralmente esplodere il numero dei ciclisti. Le domeniche di sole vedono le maggiori infrastrutture ciclabili superaffollate, vie e parchi cittadini presi d'assalto da torme di ciclisti, tantissime famiglie al completo.

Nei giorni lavorativi le biciclette sono ormai comunissime tra lavoratori e studenti, sicuramente complici motori elettrici e batterie, mentre ogni sera i rider con i loro zaini percorrono migliaia di chilometri  per le loro consegne. 

Nel mio ufficio, che dispone di un meraviglioso cortile sorvegliato aperto al parcheggio delle biciclette da vari anni (io sono stato il precursore, ovviamente) a giugno i 12 posti della rastrelliera erano esauriti, portando la percentuale dei ciclisti tra il tre e il quattro percento del personale.

Queste cifre indicano un robusto livello di ciclabilità, e la storia insegna che una volta conosciuta la convenienza della bicicletta difficilmente si torna indietro, furti e spaventi stradali esclusi. 

Questo fatto fondamentale difficilmente potrà essere trascurato in qualsiasi programma elettorale, a meno che non entri in campo un candidato dichiaratamente anti-bici, ma bisogna vedere una persona così arretrata (vedi punto successivo) come potrebbe alla fine qualificarsi e poi vincere un ballottaggio.

La bici elettrica è stata il vero protagonista di questa esplosione, sdoganando il mezzo a pedali tra chi non vuole o non può faticare. La replica del bonus mobilità nel 2020 (se ho capito bene 100 milioni) potrebbe mantenere un trend artificialmente alto anche nel 2021... sempre che non se le rubino tutte (vedi punto successivo).

L'infrastruttura  ciclabile è cresciuta oltre ogni realistica aspettativa e continuerà a farlo
L'Amministrazione Raggi ha capito (meglio tardi che mai) che fare opere è il modo migliore per essere rieletti. 

Ora, ai 150 km di ciclabili provvisorie promesse da Enrico Stefano io non ho mai creduto, however i 15 km fattti con qualità tutto sommato accettabile, sono una grande realizzazione. 

Inoltre alle nuove realizzazioni va aggiunta la manutenzione delle vecchie, che in alcuni casi avevano perso la percorribilità. Parlo della pista dell'Aniene, di quella di Via Panama Viale Rossini, della Togliatti, etc. Anche queste non sono realizzazioni di poco conto. Certo, stiamo ancora una generazione indietro rispetto alle grandi città europee che già parlano dedicano infrastrutture esclusive all'uso della bicicletta. 

Continuerà questo trend nei prossimi mesi? 

Credo di sì. L'attuale sindaca è stata rimessa in gioco dalla recente assoluzione e ha deciso di vendere cara la pelle. Per non lasciare i propri fan a bocca asciutta nelle discussioni, orfani del disastro ell'amministrazione cittadina,  l'unica cosa che può portare è una rete ciclabile, e quindi è probabile che prima di aprile 2021 la rete si espanderà di qualche altro km. 

Secondo me un km al mese è una cosa realistica per la quale, come ciclista romano, metterei subito la firma. Alla fine se dal 2010 avessimo mantenuto una media del genere adesso avremmo 120 km di piste ciclabili, cifra che comincerebbe ad essere buona per Roma.

Per il 2021 si spera che continui l'espansione ma soprattutto che l'esigenza della ciclabilità entri in ogni gara di progettazione/risistemazione dell'esistente, in modo da assicurare (garantire mi sembra troppo) la continua e progressiva espansione dell'esistente. Anche con il prossimo sindaco (vedi punto successivo).

Fin qui siamo ai punti positivi. Purtroppo però il negativo rimane, e riguarda il vero risultato dell'amminstrazione della Raggi, che ha inanellato una serie di clamorosi epic fail.

Fuori dalle piste la situazione migliora ma rimane pericolosa
La polizia di Roma Capitale non è finora riuscita  a disciplinare i comportamenti più pericolosi dell'automobilista romano. 

Anche se per forza di cose gli automobilisti si sono abituati ad aver a che fare con i ciclisti (magari pure invidiandoli) rimangono praticamente intoccati i comportamenti tossici dei più pretotenti, ovvero alta velocità, guida aggressiva, la sistematica sosta in seconda fila. In questi campi la situazione non è assolutamente migliorata, anzi sono stati 4 anni di consolidamente delle cattive abitudini.

Sugli autovelox cittadini abbiamo perso altri quattro anni e nemmeno la tragedia delle due ragazze di Ponte Milvio ha fino ad adesso adesso smosso il nero cuore di Virginia, che "non vuole mettere le mani delle tasche dei cittadini". Sembra che la sindaca abbia finalmente cambiato idea, vedremo. 

Tutta da combattere è poi la battaglia per la difesa delle bikelane dal parcheggio selvaggio. vedremo il 2021 cosa ci porterà.

Il trasporto pubblico non è migliorato. Anzi il disastro metropolitane è solo all'inizio
La consiliatura della raggi ha visto il disastro dell'ATAC in generale e delle metropolitane in particolare. 

Non solo ha quasi ucciso la metro C (avoja a dì de no) e la struttura del comune che si occupa di queste cose (Roma Metropolitane) in favore della più grillina agenzia per la mobilità, ma il resto della rete è stata un disastro, con il centro inaccessibile per le politiche di manutenzione sbagliate per un lunghissimo periodo e la Roma - Lido inaffidabile e in ginocchio.

Con queste premesse la battaglia contro le auto non sarà mai vinta. 

Anzi, l'adesione tanto cara a molti ciclisti da centro sociale al vecchio tram, oltre a perpetuare a caro prezzo la cronica inefficacia e inefficienza del sistema di trasporto pubblico romano,  metterà ancor a di più gli spazi per la ciclabilità.

Dobbiamo quindi aspettarci che per i prossimi anni il maggior numero di ciclisti salirà in bicicletta scendendo dal bus,  ma non dalla macchina.

Le altre politiche per favorire la ciclabilità stentano a decollare
Per utilizzare la bicicletta in maniera conveniente le piste non bastano. 

Occorrono tutta una serie di iniziative, alcune costose, altre di semplice indirizzo normativo. Al primo posto vi sono i parcheggi, possibilmente protetti dai ladri, dove lasciare le biciclette (vedi punto successivo)

Alcuni debbono essere costruiti, altri semplicemente aperti dal punto di vista normativo. Mi riferisco a spazi per il parcheggio messi a disposizione da aziende, centri commerciali, palestre e piscine, condominii e soprattutto scuole.

Contro i ladri di biciclette la lotta deve ancora cominciare
La gravità del furto di biciclette sta cominciando ad essere compresa all'estero, dove si comincia a consideralo un reato contro l'ambiente.

Qui purtroppo il furto di biciclette viene ancora visto come un reato bagatellare e dove non vi sia una vera e propria associazione a delinquere il ladro viene lasciato a piede libero e con ogni probabilità, al suo modo di campare.

Ora la ciclabilità può essere messa in seria discussione dall'impossibilità di andare a cena fuori, al cinema, da amici, allo stadio e temere di non ritrovare la propria bicicletta. 

Quindi non solo i ladri di biciclette vanno arrestati, ma una volta fatto vanno tenuti in galera e se stranieri, rispediti senza se e senza ma al paese di origine senza mai rimettere piede in libertà. Non ci sono cazzi umanitari che tengano.

Oggettivamente la sindaca non può tenere al gabbio i ladri di biciclette, lma a Polizia Municipale può invece fare tantissimo, tenendo d'occhio i soggetti incriminati e sorvegliando i luoghi di ricettazione conosciuta, a cominciare dai tanti mercatini.

Se fossi sindaco istituirei o sponsorizzerei anche un registro delle biciclette come ulteriore mezzo per scoraggiare i furti e farei pressioni su procura e traibunale per sottolineare gli aspetti antisociali di questo tipo di reato.


Il principale target ciclistico, studenti delle superiori e universitari, non viene inquadrato
Come hanno mostrato le discussioni sulla riapertura delle scuole, ancora non viene inquadrato il principale target della mobilità ciclistica, gli studenti delle superiori e gli universitari.

Queste due categorie, a basso reddito, buona salute e gioia di vivere, potrebbero fare la vera differenza nello sviluppo della ciclabilità, sono invece lasciate a loro stesse, senza alcuna facilitazione.

Le Università hanno capito e qualche passo sul fronte della protezione delle bici dai furti stanno facendo. Negli istituti scolastici la creazione di parcheggi protetti ancora stenta, mentre invece dovrebbe essere un obiettivo primario per favorire un'alternativa concreta al sovraccarico dei mezzi pubblici.

Alternativa che non solo è vitale in quest'epoca del COVID, ma la cui utilità si estende ben oltre, aiutando ad attenuare il sovraccarico nelle ore di punta, uno dei peggiori inconvenienti di ogni sistema di trasporto pubblico.

L'infrastruttura ciclo turistica langue
In tanto furore ciclomobilistico l'infrastruttura cicloturstica purtroppo langue.

Il collegamenti con Fiumicino (e il suo robusto sistema di ciclabilità)  e Ostia sono lasciati all'opera di volontari quando non apertamente ostacolati dalla Polizia Municipale.

Le altre uscite di Roma, a cominciare dai collegamenti con le francigene Nord e Sud sono invece labili, e la stessa Appia Antica alla fine si ferma a quanto messo in cantiere da Rutelli (ministro dei beni culturali). Un programma per collegare ciclisticamente l'hinterland alla capitale langue, e vedremo per quanto.


Infine il vero problema: il 2021 porterà anche una crisi di rigetto verso la bici?
Anche stiracchiato per i COVID il mandato della Raggi entro settembre al massimo si terranno nuove elezioni. 

Da temere il fronte del centro destra che potrebbe essere tentato di cavalcare il risentimento degli automobilisti e dei commercianti romani privati del parcheggio in seconda fila, od oggettivamente labellare l'iniziativa delle piste ciclabili come puro panbrioschismo rispetto ai bisogni primari dei romani (più spazio per il trasporto pubblico, più soldi per il sociale, etc.)

Su questi aspetti, i ciclisti romani di entrambi gli schieramenti, ma in particolare quelli che credono più nell'approccio di centrodestra, devono vigilare.

Per quanto mi riguarda sono stato approcciato da uno probabile candidato sindaco con il quale condivido parecchie idee sulla pubblica amministrazione. Quando alla fine gli ho parlato della necessità di continuare a spingere sulla ciclabilità è caduto ogni ulteriore contatto. 

Ed è già la seconda volta (anche alle precedenti elezioni, ovviamente altro candidato).

Staremo a vedere. Intanto buone pedalate per il 2021.