giovedì 2 marzo 2023

Cosa succederà alla ciclomobilità nel Lazio? Ricominciamo da tre!

Nel post del 6 gennaio scorso sono stato profeta sin troppo facile a prefigurare la replica a livello regionale del cambio di guardia nazionale.

Personalmente spero che il nuovo governatore sia (molto) differente dai suoi predecessori di destra e sia almeno clemente con tutto ciò che sa di ambientale. Però è bene non farsi illusioni.

In generale quello che io temo non è tanto una battuta di arresto sulle politiche ambientali spicciole, ma una politica del territorio molto meno attenta ad aree verdi e paesaggio, riduzione di parchi e riserve e in generale aumento della cementificazione. Il tutto -purtroppo- con poche ricadute sul reddito regionale.

Dal punto di vista strettamente ciclomobilistico, destra o sinistra, rimangono alcune realtà importanti:

1) se tutti prendiamo la macchina non si circola. Per questo mezzi pubblici e mezzi a due ruote conservano la loro importanza.

2) monopattino e bici elettrica sono diventati prodotti industriali importanti usati per la gran parte come mezzo di spostamento di popolazione attiva;

3) l'espansione della ciclomobilità continua in tutta Europa (e oltre), in particolare nel settore turistico

Al di là delle differenze ideologiche su questi tre capisaldi è possibile impostare un dialogo che permetta di salvare il salvabile.  

Infatti aggiungere strade (ma ci sono le vecchie da tenere efficienti) fa diluire il traffico nel trasferimento, ma non ti salva dagli ingorghi  quando ti avvicini alla meta e soprattutto non ti fa trovare più parcheggio.

Pertanto io non credo che si abbasserà la pressione al miglioramento del mezzo pubblico, che ormai arriva utilizzabile anche da bici e monopattini. 

Dopodichè sta alle comunità locali realizzare quei piccoli interventi locali che permettano di collegare i centri abitati alle stazioni del treno che mancano e possono essere facilmente realizzati.

Ovviamente si spera che le località turistiche mettano il piede sull'acceleratore delle piste, che ormai rappresentano uno degli indici della qualità della località. 

Non per niente in tutta la Toscana le spiagge più belle sono servite a piste ciclabili, mentre dove si arriva solo con l'auto diventa rapidamente un incubo. Cerchiamo di sostenere il cicloturismo, che è esploso in tante località tradizionalmente di destra (vedi Fiuggi, per esempio)

Per mantenere un tasso minimo di realizzazione di poste  si spera che almeno i fondi europei vengano utilizzati, visto che quelli nazionali sono stati fatti saltare. 

Si tratta di capire se cmq ci sarà disponbilità ad andare avanti con opere ciclomobilistiche che in qualche modo, per essere efficaci, devono mangiare un po' di spazio alle automobili. Sto appunti parlando di infrastrutture come la pista sul lungomare di Terracina.

Ritengo però che si debba dismettere l'abito rivoluzioario tanto caro alle frange estremiste per diventare molto più concreti e mirati.

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