Come tutti i ciclisti romani anche io spesso indosso gli occhiali rosa per leggere una realtà che comunque rimane perlomeno grigia, anche a fronte delle tante piste annunciate e delle poche realizzate.
Infatti anche queste ultime sembrano - salvo pochissime eccezioni- "appiccicate" alla realtà autocentrica, applicate come un cerotto per soddisfare un fioretto ambientalista, ma passata la festa per fortuna abbiamo gabbato lo santo.
Stavolta parliamo della parte nera della medaglia, ovvero le opere ciclisticamente importanti che vengono sistematicamente dimenticate.
Parliamo della rampa di legno che, prima di rompersi, permetteva di portare le bici senza farsi gli scalini da Villa Ada al Parco Rabin di Via Panama e viceversa.
E non si trattava solo di biciclette, ma anche di passeggini, carrozzine e anche sedie a rotelle, nel caso ce ne fosse stato bisogno.
Oddio, diciamocelo, non era un gran che di rampa, non un gran che perchè era molto ripida e molto stretta. Molto stretta, quindi era comunque difficile scendere e portare a mano la bici.
Se invece provavi ad affrontarla in sella richiedeva un buon cambio. In ogni caso ti trovavi sempre tra le ruote una folla festosa di cani che la imboccavano sotto l'occhio benevolo dei proprietari, che li lasciavano andare a briglia sciolta senza curarsi del capitale umano in transito.
Non un gran che quindi, ma sempre meglio, molto meglio, dei gradini!
Ebbene, Villa Ada è stata "rimessa a nuovo" con un importante investimento, ma la rampa è ancora a pezzi, impercorribile. Però abbiamo la piscina dei gigli blu (ormai si spera che fioriranno l'anno prossimo). Bella, però un conto è il pane, un conto le brioche, come dicevano in Francia.
Fermo restando che mi piacerebbe fare la spunta tra lavori commissionati e lavori effettivamente fatti, l'impressione è, come sempre, che a Roma ci sia una lobby che continua ad ostacolare l'uso della bicicletta.
Come se fosse una cosa disonorevole, e che alla fine a Villa Ada gli influencer siano i proprietari dei cani, per i quali sono state rimesse a nuovo le aree ludiche degli stagni.