venerdì 27 maggio 2011

Ancora sulle bici su treni e metro

L'altra sera come blogger ero un po' arrugginito, e mi sono dimenticato di scrivere la cosa importante: con il crescere dell'affollamento dei treni e delle metro, è necessario che le biciclette abbiano comunque un posto per loro.

Molti dei treni regionali non hanno un vero posto per le biciclette, e questo è sostenibile finchè il treno non è affollato. Ma la cosa è ancora più evidente in metropolitana. Anzi, con i nuovi convogli non c'e' un posto naturale per le biciclette, e quindi si aggiungono in maniera "veramente promiscua" al resto dei passeggeri.

Il regolamento dell'ATAC, così come quello di Trenitalia, attribuisce al possessore della bicicletta la responsabilità di eventuali danni ad altri passeggeri. La cosa è comprensibile in caso di comportamento incauto. Ma se metto la bicicletta nei posti disponibili, e pago per essa, nessuno può rimproverarmi se un altro passeggero ci finisce contro.

Anzi, casomai dovrei lamentarmi per eventuali danni alla bici.

Comunque, a proposito del treno, noto che la rete regionale non si sta espandendo. Insomma, non vengono costruite nuove linee regionali, al massimo si rinnovano le vecchie. E questo è un male, e secondo me dipende dal fatto che la Regione ha paura di doversi accollare altri soldi che inevitabilmente limiterebbero quella parte impiegabile in spese clientelari.

Pensiamo ad un collegamento Pomezia-Torvaianica-Roma quanto scaricherebbe la Pontina, oppure al completamento dell'anello ferroviario, che rivoluzionerebbe il concetto di mobilità a Roma.

Oppure servire la prossima discarica con un binario, in modo da portare l'immondizia con i treni e non con i camion compattatori.

Come dice il nostro Sindaco, basterebbe smettere di asfaltare le strade... Ma neanche quello! Infatti ad un certo punto Roma si è riempita di buche, ma senza costrutto!

2 commenti:

The Major of ha detto...

Qualche secolo fa venne fatto un interessante esperimento: in un'isola del pacifico ricca di vegetazione vennero trasferite alcune coppie di bovini, che in assenza di predatori iniziarono a prosperare. Pochi anni dopo i bovini avevano superato il centinaio di capi. Ancora pochi anni dopo erano completamente estinti, assieme alla vegetazione di cui si nutrivano, il ritmo di ricrescita della vegetazione non era compatibile con la loro voracità.

E' una dinamica che si può applicare a livello di modello a molti sistemi in cui siano interessati gli organismi biologici e la loro ottusa voracità. Il discorso si applica anche alle strade.

Finché c'è stata abbondanza si sono costruite ed asfaltate strade, consumando senza criterio il territorio e creando modelli di vita insostenibili (la seconda casa per il weekend). Ora siamo in fase calante, e le strade asfaltate, come le vacche, pian piano cominciano a morire. L'esito finale di questo trend è già evidente agli occhi di chi sa guardare.

Lug il Marziano ha detto...

E se qualche bovino fosse diventato carnivoro forse si sarebbero salvati tutti... (a parte i digeriti)