domenica 4 ottobre 2009

Una pedalata alla manifestazione

Malgrado i saldi propositi sabato pomeriggio ho capitolato e sono passato, nella passeggiata serale con la mia fida bici, da Piazza del Popolo a vedere un pezzetto di manifestazione.

Arrivando dal Pincio, alle spalle della Piazza, l'immagine era suggestiva, ma non si capiva nulla.
Il rimbombo della voce appariva familiare, quindi ho chiesto ad un militante CGIL lì accanto: "Ma sta parlando Fini?". Non vi dico l'occhiataccia che mi ha dato...

Comunque io sono molto tiepido sulla gravità della minaccia per la stampa possa venire dal Governo in un paese dove il principale giornale nazionale è su posizioni smarcate e il secondo è dichiaratamente avverso al Governo, il Premier ha 73 anni e non si vede chi ne possa prendere il posto...

Così come ho poca comprensione per lo stesso Premier quando si lamenta della stampa italiana, avendo in famiglia un giornale che certo non è un esempio di sobria serietà anglosassone... Avete un'idea di quanto "Il Giornale" avrebbe potuto contribuire alla distensione politica e alla vita nazionale se avesse avuto i toni de "La Stampa"? O anche solo del "Messaggero"...

Per carità, i pericoli ci sono, ma mi sembrano molto più strutturali e solo marginalmente colpa del governo, ammesso che.

Se dovessi elencarli metterei al primo posto la criminalità organizzata, come ci ha ricordato Saviano. Forse non a Roma, ma nelle regioni in mano alla malavita deve è sicuramente il maggiore dei problemi.

Al secondo la perdita di autorevolezza e sobrietà. Un giornalista non autorevole, ovvero che scende a compromessi consapevoli e sostanziali con la verità, perde automaticamente la stima della comunità. Quando sono tanti, è la categoria che ne risente. Avere poi giornali con titoli partigiani, strillati, acidi, danneggia l'intero settore. Hai voglia a chiamare la FNSI, poi.

Al terzo gli editori non puri, ovvero legati a gruppi industriali con interessi concreti da difendere. Inutile nominarli, li conosciamo tutti.

Al quarto il diffondersi della querela come mezzo di intimidazione, una pratica alla quale si deve porre rimedio.

Al quinto lo strapotere della TV (che non fa pensare) e la contemporanea disaffezione dei lettori alla carta stampata, che tiene anche i maggiori giornali appena al di sopra della linea del pareggio economico e mina la sicurezza economica dei giornalisti, ormai tutti precari. Anche perchè ormai non sono poche le famiglie dove l'euro al giorno per il quotidiano pesa.

Il nemico più grosso rimane però la qualità della politica italiana, che in defitiva costringe la stampa a rinunciare alla vera informazione e spesso a dissertare sul nulla, favorendo i litigi tra galletti piuttosto che il confronto serio sui problemi concreti.

Ad esempio, qualcuno che non legga il Sole, sa per quale motivo Intesa e Unicredit non abbiano sottoscritto i "Tremonti Bond", al di là di qualche generico accenno "al mercato"?

Diversa mi pare la situazione della televisione. Anche lì io non sono sicuro che "Annozero" sia servizio pubblico, ma altrettanto non sono sicuro che lo sia "Porta a Porta" con un contraddittorio molto scadente, quando ci sta.

La cosa che mi lascia di stucco sono quei politici che continuano ad affermare con serietà Trilussesca che certe cose sulla TV di stato non si possono fare, facendo finta di non ricordarsi che il resto della TV è la creazione del Premier e che quindi meno che mai le puoi fare su di una TV privata dell'Italia moderna. Anzi, a pensarci bene proprio sotto questo aspetto la TV di stato fa un servizio pubblico quando parla male del Governo... quale altra TV lo può fare?:-)

Comunque occorrerebbe che la politica tutta facesse un patto sull'informazione, considerandola il primo dei pozzi d'acqua da non avvelenare (il secondo è la magistratura).
Nel breve periodo che sono rimasto a Piazza del Popolo è stato letto uno scritto di Anna Politovskaia. Tra le altre cose diceva: "Un giornalista con la tessera di partito non è un giornalista ma un portavoce". Sicuramente è un'altro dei problemi dell'informazione italiana.

Azioni concrete per noi individui: meno TV e più giornali, radio, libri, saggi... anche di tendenze opposte alle vostre, qualunque siano. Forse con i colleghi all'inizio farete la figura degli svaniti, ma poi si abitueranno

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