sabato 31 marzo 2018

Buche, Oscurita' e traiettorie deviate

La Virginia VoRaggini e' stata alquanto fortunata nel corso del suo primo anno di mandato... infatti la grande siccita' che ha colpito il paese dall'autunno del 2016 e fino alla neve di febbraio, ha di fatto congelato il degrado delle strade per un anno.

In quell'anno, un grace period letteralmente piovuto (😃😃) dal cielo, molto si sarebbe potuto organizzare, e invece niente, anzi molto romanamente  gnente, un cazzo. 

Ad un certo punto un quotidiano online ha pure dato la notizia che era circa un anno che le offerte per il contratto di riparazione giacevano abbandonate perche' la commissione aggiudicatrice non si riuniva. Sullo stesso quotidiano non ho trovato la smentita del comune... gnente de gnente.

Alla fine di febbraio lo scioglimento dei circa 20 cm di neve ha imbibito ben bene il suolo subito sotto l'asfalto, peraltro in forte sospetto di non essere come da capitolato (e questa NON e' certo colpa della Raggi), e la situazione e' precipitata.

Il manto stradale adesso e' molto pericoloso, specie per le biciclette, specie per le pieghevoli con le ruote piu' piccole e senza sospensioni.

Per fortuna la velocita' e' bassa, ed e' difficile che ci si trovi nell'impossibilita' di frenare (sempre che quello che sta dietro a te non stia giocherellando col telefono).

Pero' ci sono ancora due condizioni molto pericolose, una ovvia, l'altra molto meno, che mi si e' andata palesando solo in questi giorni.


Buche & Oscurita'
Oltre allo stato pietoso del manto, capita spesso che vaste sezioni dell'illuminazione stradale siano fuori uso. Per auto e moto tutto sommato non e' un grosso problema. I fari anabbaglianti, e gli abbaglianti se necessario, risolvono il problema alla grande.

Per le bici e per i pedoni e' tutto un altro affare. Da pedone spesso sono vestito di scuro, e non mi piace attraversare la strada su strisce pedonali ormai scomparse alla merce' dei fari degli altri.

Da ciclista cerco sempre di mettermi addosso qualcosa di fluo, pero' il problema rimangono le luci, che in genere sono fatte per essere visti, piu' che per vedere, e se funzionano bene, lo fanno comunque in ambiente stabilmente oscuro.

Mi spiego meglio: quando sei in una zona illuminata gli occhi sono abituati alla luce dei lampioni. Improvvisamente passi alla zona oscura... la lucetta della bici illumina, ma gli occhi ci mettono un bel po' ad abituarsi alla visione notturna, che comunque e' compromessa da ogni passaggio di auto con i propri fari.

In queste condizioni e' praticamente impossibile non solo vedere le buche, ma soprattutto giudicarne la forma, e distinguere tra quelle passabili e quelle pericolose.

Sulle strade che percorri (e come ciclista annoto mentalmente ogni gobbetta dei miei percorsi abituali) il rischio e' abbastanza contenuto, sui percorsi non abituali c'e' veramente da aver paura. Almeno io ce l'ho.

Traiettorie equivocate
La bici e' molto flessibile e, se vuole, riesce a passare sui pochi centimetri di asfalto rimasto intatto tra una buca e l'altra. Questi ricami, figli anche di una buona pratica fuoristrada, comunque hanno un prezzo da pagare in termini di traiettorie sinusoidali, fatte per raccordare i passaggi obbligati.

In alcune circostanze queste traiettorie vengono scambiate per altri comportamenti, come per esempio, l'intenzione di girare a dx ad un incrocio. Mi e' gia' capitato che, allargandomi a dx per evitare un tratto di asfalto ammalorato, l'auto immediatamente alle mie spalle giri tranquillamente anche lei a dx, salvo poi frenare di botto quando si accorge che in realta' la mia era solo un'accostata tattica.

Altrettanto quando devi allargarti quei trenta cm a sx, cosicche' auto e bici non ci passano.

Vabbe'... business as usual direte voi. Un cazzo  rispondo io, il rischio e' anche figlio della frequenza con la quale accadono queste cose.

Co 'ste voRaggini der cazzo ogni 20 metri, la frequenza e' aumentata di almeno un fattore 10, e sento gia' i polli di Trilussa ridere a crepapelle...