venerdì 25 febbraio 2011

L’avevo appena segnalato…

Su uno dei giornali distribuiti gratuitamente in metropolitana ho trovato una storia parente stretta di quella che Roma Ciclista ha riportato qualche giorno fa, ovvero la progressiva e inarrestabile scomparsa delle corsie preferenziali.

La prospettiva stavolta è diversa, ed è prettamente automobilistica… a causa della mancanza della segnaletica a Via IV Novembre, le auto imboccano la corsia preferenziale e vengono multate dagli ausiliari ATAC.

Sicuramente ci può cadere qualche “straniero”, non i Romani che sanno che lì c’e’ una corsia preferenziale da svariatissimi anni.

Ma il punto non è questo, è la mancata protezione di una corsia preferenziale ad un passo dal posto più brulicante di Vigili dell’Urbe, e la non apposizione delle borchie.

Quanto costa alla collettività la mancanza della protezione alle corsie preferenziali?

Da non esperto del settore vedo due alternative: un costo “vivo” delle maggiori spese ATAC legate ai più lunghi tempi di percorrenza, ed il costo del ritardo dei passeggeri. Questo è enorme, ma non quantificabile facilmente.

Se poi partiamo dal principio che prendi il mezzo pubblico evidentemente non conti niente, il conto è presto fatto: costo 0, perché chi prende l’autobus evidentemente non fa niente di importante nella vita.

Che mi pare la filosofia che continua ad essere applicata nell’attuale gestione del trasporto pubblico.

mercoledì 23 febbraio 2011

Ad Amsterdam 4 piani, a Termini 4 pali

La foto illustra il pratico, ma un tantino maliconico, parcheggio di biciclette posto all'ombra del "Dinosauro" della stazione Termini. L'ho adoperato un paio di giorni fa che vi ho lasciato la bicicletta per mezza giornata.

Sono stato piuttosto fortunato a trovare un posto libero. Infatti, mentre alla stazione di Amsterdam hanno fatto un parcheggio per bici a quattro piani, a Roma termini stiamo parlando di quattro pali (5 o sei per l'esattezza) per un numero di biciclette che va dalle 8 alle dodici (due per palo).

La sproporzione è evidente, e da' pienamente conto dello stato di arretratezza della nostra mobilità cittadina e delle occasioni perse nel nostro Paese.

Nel successo economico di alcune grandi nazioni, tipo la Germania, vi è anche la continua ricerca di soluzioni efficienti.

Ad esempio Tedeschi non usano un costoso scooter quando possono utilizzare un'economica bicicletta.
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domenica 20 febbraio 2011

Formello e Valle del Sorbo, ma senza picnic

Foto


Giro con FranzByke (in franchising, perché Franz non c’era) a Formello e Valle del Sorbo, secondo l’itinerario n. 38 di Paola e Gino.

Una gita molto compatta attraverso una parte della campagna romana che conosco bene, anche perché particolarmente facile da raggiungere da Roma (ci si arriva anche in bicicletta per sterrato).

Il Sorbo è per me una specie di croce/delizia. Delizia perché è vicino a Roma, la si raggiunge facilmente. Croce perché si sale e si scende senza mai arrivare a nulla, e perché le zone di pregio sono veramente piccole. In particolare il bosco di Formello, che è molto carino ma piccolino.

In passato l’ho girato tutto, ed in effetti al giro si potrebbero aggiungere almeno un altro paio di km all’interno del bosco, tanto per gradire.

La giornata è stata inaspettatamente soleggiata, e la pioggia, prevista per il pomeriggio, quando ce ne siamo andati non era arrivata. Però l’arrivo delle nubi, e l’abbassamento della temperatura, mi hanno fatto pensare a quando tornavi in porto con la tempesta che stava montando, felice di aver completato la tua regata e pronto a passare una bella serata al bar del porto, sentendo il vento salire e l’aumentare del rumore delle sartie.

Il fango c’e’ stato, ma solo in pochi punti… quel tanto che basta per sporcare le biciclette. Io ho fatto di più, scivolando mentre spingevo la bici, e dando una bella culata per terra. Nessuna conseguenza a parte l’autostima ammaccata.

Il momento veramente critico è arrivato quando, scendendo la strada che dal Santuario entra nella valle, siamo passati sottovento ai barbecue dove alcuni picniccheggianti stavano cuocendo carne alla brace.

In effetti la gita sarebbe da replicare con salsicce e carbonella al seguito. Si potrebbe ristrutturare il giro lasciando le auto al parcheggio della valle, in modo da richiuderlo e dedicarsi ad un mega picnic sui barbecue…

Beh, pensiamoci, mica si deve solo soffrire nella vita…
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venerdì 18 febbraio 2011

Corsie preferenziali: dai cordoli al nulla

Quella che vedete nella foto è Via Salaria a Piazza Fiume. Quella che appena si intravede è la corsia preferenziale di Via Salaria.

Una cosa che noi Romani ricordiamo, ma che non è più visibile.

E pensare che una volta era delimitata da un bel cordolo.

Eh sì, ma si era ai tempi nei quali i mezzi pubblici stavano riguadagnando spai. Mi ricordo ancora di quando venne deciso di proteggere con i cordoli la sede del tram a Viale regina Margherita.

Vi fu un’insurrezione capitanata da Publio Fiori, anche il tram non camminava perché le macchine venivano lasciate in seconda fila e a chi si muoveva non rimaneva che invadere la corsia del tram.

Anche a Via Salaria la corsia preferenziale venne blindata dai cordoli in gomma, che sono durati fino all’arrivo di Alemanno.

Come ciclista avevo paura dei cordoli, paura che se una macchina ti stringeva, non potevi fare a meno di caderci, e questo temeva anche chi usava lo scooter, anche se i birichini tendono a mettersi nei guai per troppe acrobazie.

A Bruxelles spesso fanno i cordoli di pietra. Servono a farti andare piano e rallentare. Se con la moto o la bicicletta ci passi sopra cadi, peggio per te.

Comunque la giunta Alemanno decise di optare per le borchie, che non spaventano i due ruotisti più di tanto, ma che hanno il difetto di permettere alle auto di aggirarle e quindi ripropongono il problema della marcia sulle piste ciclabili.

Inaspettatamente hanno avuto un grande successo, grazie all’incredibile incremento di civiltà degli automobilisti, che rispettano le corsie preferenziale ben delimitate.

Dalle borchie si è poi passati alle strisce, il perché me lo sono perso. E le strisce sono ormai scolorite, e quindi la corsia preferenziale è di fatto scomparsa. Stessa situazione per Viale Eritrea e Corso Trieste, per cui mi pare sia ormai un andazzo.

E' un caso o è voluto? E non sarebbe meglio ritornare almeno alle borchie?
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mercoledì 16 febbraio 2011

Una manifestazione sulla pista

Caro gruppo PDL del I Municipio,

sabato mattina una mia amica ciclista che andava a fare la spesa in bicicletta ha trovato la pista di Via Rubattino occupata dalla vostra manifestazione anti-pista. Dopo parecchio scampanellare è stata fatta passare, e mi ha portato il volantino, che ho letto con attenzione.

Concordo che la storia della pista di Via Rubattino è pura follia. Anche noi ciclisti sappiamo che forse non era la pista più necessaria a Roma, ma comunque è una bella pista, utile per chi abita in zona.

Per questo smantellarla mi sembra proprio una cosa assurda, anche perché vorrebbe dire investire altri soldi per non ottenere nulla.

Mi sembra molto più proficuo utilizzare quelle risorse per collegarla alla pista del Tevere, prolungandola per il Lungotevere Testaccio fino a Ponte Sublicio.

Dall’altro lato dovrebbe invece essere prolungata per Via delle Conce fino a Via Ostiense.

Così si otterrebbe una bella pista che uscirebbe dall’ambito locale, e servirebbe a collegare Via Ostiense con la pista del Tevere, tanto amata dai Romani. Credo che questa sia la vera azione di buon governo da impostare.

Non capisco invece cosa si intenda, come riporta il volantino, per “danneggia la viabilità rionale, crea disagi a cittadini, esercenti, mezzi pubblici e ciclisti”… Sono passato più volte nella strada e di disagi non ne ho visto nessuno, a meno che non si intenda l’oggettiva impossibilità di lasciare le auto in seconda fila, cosa che blocca i mezzi pubblici.

Trovo però curioso, e un tantino furfante, accusare la pista di creare disagi solo perché arroganti e prepotenti trovano difficile esercitare arroganza e prepotenza.

Debbo peraltro dire che la giunta Alemanno si sta ben guardando dal prendere provvedimenti sistematici e definitivi per la repressione della sosta irregolare, con grande deterioramento delle prestazioni dei mezzi pubblici e scadimento della civiltà, visto che passaggi pedonali, scivoli, etc. sono tutti occupati da auto in sosta.

Senza contare che per noi ciclisti il doversi immettere nel flusso del traffico per scavalcare le auto in seconda fila è oltremodo pericoloso. Di questo nessuno sembra tenere conto.

Spero pertanto che vogliate cambiare opinione e sposare la causa dell’estensione della pista, onde preservare l’investimento fatto. Infine Vi sarei estremamente grato se voleste spiegarmi in quale modo la povera pista creerebbe disagi ai ciclisti, come scritto nel volantino.

Nel frattempo vi porgo i miei più cordiali saluti

domenica 13 febbraio 2011

The Foglino Witch Project

Foto


Una triste circostanza mi ha portato domenica mattina all’ospedale di Anzio e Nettuno.

Passato l’orario delle visite, ho pensato, dopo una segnalazione trovata su Cicloappuntamenti, di andare a visitare il Bosco di Foglino.

Il bosco è situato tra Nettuno e Torre Astura. E’ grande circa un quarto del Parco Nazionale del Circeo (ca 3 x 1,5 km), e fu uno dei posti dove gli Alleati sbarcarono nel 1944. Una parte infatti si estende all’interno del poligono militare, fin quasi alla spiaggia.

L’idea è quella di inserire una visita al bosco per una ciclo scampagnata a Torre Astura, in quanto la semplice Nettuno/Torre Astura lungo la strada dell’Acciarella è piuttosto monotona e insufficiente ad allietare una giornata ciclistica. Metterci 5 km di bosco in più è invece di grande attrazione.

Da piccolo lo chiamavo “Il bosco dei maiali”, perché nella parte più verso la strada pascolavano liberi alcuni maiali, e non c’era verso di fare un picnic tranquilli. Tre estati fa avevo provato a rientrarci, ma, come del resto nel Parco Nazionale, avevo trovato un comitato di accoglienza di tafani che mi aveva consigliato di ritornare sulla strada asfaltata.

Stavolta invece, approfittando della stagione propizia, dopo uno studio attento della fotografia satellitare, sono entrato nel bosco passando dal Laghetto dei Granatieri, gradevolissima area di picnic. In compenso l’approccio con il bosco non è stato dei migliori. Malgrado i tanti giorni di siccità, ho trovato il fondo cosparso di un misto di argilla e sabbia, spesso allo stato fangoso. I sentieri percorribili sembrano il letto di torrenti, e talvolta vi scorre l’acqua.

Il bosco però è folto e bello, tipo “Blair Witch project”. Sarebbe stato bello piantare la tenda e passarci una notte. Un passante (ne ho visti solo due in tutta la giornata) mi ha detto che nella bella stagione è infestato da serpi. Una cosa interessante se si passa con le biciclette.

Il sentiero mi ha portato presso un’affascinante piscina, ovvero una depressione che d’inverno si riempie d’acqua. La strada poi sale, e il fondo diviene asciutto. Il percorrere il resto dei sentieri del bosco mi ha portato ad attraversare vari rigagnoli e a bordeggiare altre piscine, fino all’uscita sulla strada, dove una giovane e attraente Nigeriana esercitava il mestiere più antico del mondo su materassi nascosti tra le fratte. Mentre arrivavo con la bici un cliente se ne stava andando e subito dopo un altro era in arrivo. Pertanto ho pensato bene di sbrigarmi ad andarmene. Purtroppo, come avviene in questi casi, l’area era un vero e proprio immondezzaio.

Non avendo con me una vera carta (non ero riuscito a far partire la stampante), né il GPS (e si era anche fermato l’orologio da polso, quindi stavo con il solo orologio del contachilometri), non ho ritenuto opportuno continuare, e mi sono ridiretto verso la piscina, dove ho fatto picnic e schiacciato un pisolino.

L’intero giro (dentro il bosco) sono stati 10 km. Niente dislivello, ma il fango e il terreno pesante possono essere faticosi quasi come una salita. Il misto di sabbia e argilla è molto fastidioso, ma sostiene la bici molto più del solito fango. Ci sarebbe voluta la bici “ignorante” del Sindaco. Oltre ai sentieri vi sono un sacco di altre tracce che possono essere seguite. Mi chiedo piuttosto come diventi il luogo dopo qualche giorno di pioggia seria.

Comunque vada, sto elaborando un percorso Nettuno-Foglino-Torre Astura, che aggiri la solita strada e permetta di passare fare una bel ciclo picnic (magari con tuffo) con una cinquantina di km tra andata e ritorno

giovedì 10 febbraio 2011

Business as Usual

Chi si fosse preoccupato per l'attacco di legittimismo rimozionatore descritto il 21/01/11 nel post Retata all'EUR, può stare tranquillo. Come da pronostico siamo al Business as Usual, testimoniato dalle foto.

Ovviamente vi sto mostrando il marciapiedi sotto l'ufficio ritornato parcheggio di auto.
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mercoledì 9 febbraio 2011

‘na bira ar bare Testaccio, co’ le rote slicche

Un paio de domeniche fa’ me so’ fatto ‘n ber giro in su la pista der Tevere, da Ponte Mirvio a Castel Giubileo, che’ quasi a la periferia de Rieti. Ammazza quant’è lontano… e ce so’ puro anritornato, pedalanno in su la riva der Tevere. Ada vede quant’era scuro, e ‘sti zozzoni c’hanno lasciato tutta a melma de l’antro mese, quanno che c’era l’acqua arta.

Manco te sto a di’ quanto cazzo scivolavo co’ la bici da strada e le gomme lisce, “slicche”, come dicono a Niu Yorke. Gomme slicche…

‘Nzomma dopo tutto sto girà de zebbedei, dico… an famose ‘na bira. Detto fatto, salimo su Porta Portese e via verso a Piramide, e che tte trovo: ‘na pista!

‘Na pista? ‘Na pista!, da Rubbattino a Zagaja, e tu’ zagaja.

Como du pinguini s’anfilamo e ce sta ‘no bare, Testaccio.

Portace ‘na bira che se la famo qui de fora. Quello arriva co la bira…

Bella ‘sta pista!

Mo’ sse la fanno!

Ecchevvorddì?

Che mo la scancellano. Ariveno co’ lo schiacciasassi e se semo visti.

Mortacci, e pperchè si hanno speso ‘sti sordi?

Perch’e’ je sta insu l’uccello che nun posson lassà a maghina come je pare di fronte all’altro bare. Perché anvedi che quelli ce lassano e maghine due o tre de fila…

Embè nun ce passeno l’auti. E nun vonno fa’ manco tre passi a piedi. Devono lascia a maghina proprio infronte pieno piano er caffè.

E nun so’ ponno pià cor velocipedo?

A more’… e ‘nnamo!
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martedì 8 febbraio 2011

Far from the Fridge e ancora Monterano

Stamattina è arrivata la doccia fredda… le foto prese nella gita di Monterano mi mostrano al settimo mese…

Quindi è necessario ricominciare, e di corsa, la dieta che avevo interrotto per il ritorno del freddo. In effetti tra le due cose sembra esserci un rapporto causa/effetto: come inizio la dieta si ripresenta il freddo… ma stavolta mi terrò lontano dal frigo e dalle macchinette del caffè e dal distributore di merendine.

Anzi , chiedo alla ditta se può mettere in ufficio un distributore di mele o di gallette di riso…

Insomma quelle cose che uno mangia in mezzo alle lacrime pensando al cioccolato fondente con le nocciole.

Detto questo, volevo ritornare sulla gita di domenica.

Rileggendolo il post mi è sembrato un po’ troppo secco (beato lui) sicuramente fatto in fretta.

Volevo quindi aggiungere qualche particolare poetico che mi sembra molto carino.

La gita è duretta perché in 24 km non ci sono mai più di 15 metri consecutivi di pianura.

Può essere fatta anche con una city bike bella robusta in quanto a parte la prima discesa single track very mud (che cmq io ho fatto a piedi alla faccia della MTB) tutto il resto si svolge su comode strade sterrate.

La salita centrale, un salitone, sembra non finire più. Anche perché la vetta delle colline rimane sempre fuori vista, quindi ti sembra di essere arrivato alla fine ed invece, dopo la curva si sale ancora.

Tutto questo salire viene poi premiato dalla velocissima discesa, dove in effetti ci vuole almeno una front per godersi i 50 all’ora (non oso di più). Sarebbe stato bello arrivare a quelle velocità al guado, ma alla fine all’osso del collo ci teniamo un po’ tutti…

Il vero dramma è stata l’ultima salita (Ritorno a Monterano Mountain) o meglio, quando ti rendi conto che l’ultima salita c’e’ anche stavolta, ed è bella ma lunga…

Accanto a questo il paesaggio è meraviglioso.

A parte il momento lirico di quando ci siamo fermati a fare le foto, con il Tirreno luccicante in lontananza, l’intera gita è una delizia per gli occhi, il cui ricordo allieta anche i giorni successivi: boschi, torrenti, rupi, mucchi di mucche maremmane dalle corna appuntite, cavalli (per fortuna stavolta vivi, non morti)… senza poi contare l’avvenenza delle ciclogirls!

La prossima gita, ovviamente, con la pioggia.
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domenica 6 febbraio 2011

Le meraviglie intorno a Monterano

Foto della Giornata

Grande affluenza (36 persone) gita fantastica, organizzata da Facebike e Franz Brttn, intorno alle rovine di Canale Monterano, in una magnifica giornata primaverile.

Intorno alle rovine per modo di dire, in quanto il percorso si è sviluppato per 24 km (pochi) ma soprattutto 700 metri di dislivello, con salite così cvicine l’una all’altra da non dare tempo ai muscoli di riposarsi.

Il paesaggio, per chi lo ha notato, è magnifico. Abbiamo passato questa giornata tra boschi magnifici, forre, pascoli, rovine, rupi di tufo, con in lontananza il riflesso del sole sul Tirreno.

Non siamo stati attaccati da cani, tori, mammuth e zombie etruschi, ma in compenso abbiamo sofferto moltissimo per una serie di forature e avarie tecniche disparate, che hanno rallentato in maniera sensibile il gruppo.

La combriccola di Cicloappuntamenti era ben rappresentata. Oltre al Marziano, aveva Presidente Randagio e Mirtillo, ed un grazie al Presidente che mi ha portato e sportato con la sua auto, visto che il figlio si era presa la mia.

Dal mio modestissimo punto di vista gambe e bici hanno retto, non ho bucato e non sono scivolato al guado.

Avrei voluto qualche momento in più per fare foto più studiate, ma come mi fermavo mi passavano tutti davanti, e mi toccava correre come un matto per recuperare.

Insomma, bella giornata, magnifica gita, bellissima compagnia, un delizioso (e rapido picnic) con vista sul mare lontano… e neanche tanto fango!!!! Che si vuole di più?
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venerdì 4 febbraio 2011

Alla spazzatura sulla pista c'e' pronto il rimedio

A chi si lamenta di trovare spazzatura sulla pista dell'EUR alle Tre Fontane, consiglio di proseguire con fiducia verso la Laurentina...

Infatti troverà anche il bidone per buttarla...
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giovedì 3 febbraio 2011

Aumentano i ciclisti… aspettiamoci altre disgrazie, se si continua a non fare nulla.

Non so voi, ma io vedo sempre più ciclisti in giro per Roma.

L’uso della bicicletta quale mezzo privato sta vivendo un momento di forte espansione, non mi sembra di andare di dire una corbelleria stimando un raddoppio rispetto a due anni fa.

Il rovescio della medaglia di questa rigogliosa crescita è l’aumento statistico degli incidenti che coinvolgono ciclisti.

Se ben ricordo un problema simile era sorto a Copenhagen, dove l’aumento dei km percorsi dai ciclisti aveva fatto esplodere gli incidenti, soprattutto quelli mortali.

Ora, la città di Roma non lascia molto sperare.

E’ una città che da anni assiste indifferente all’allegro massacro di pedoni e motociclisti, nell’assurdo mito di un machismo nella conduzione spavalda dei mezzi.

L’esplosione di due ruote avrebbe da tempo dovuto consigliare la revisione dell’organizzazione delle strade, prevedendo una corsia specifica per le due ruote a destra delle normali corsie di marcia.

Una corsia del tutto simile a quella delle biciclette ormai familiare in Europa, che le macchine non possono occupare e per attraversarla debbono dare la precedenza ai mezzi a due ruote... Insomma, un’azione di rivoluzione sull’attuale codice della strada, per adattarlo alle condizioni reali delle strade.

Ovviamente una cosa del genere, anche se la Giunta fosse abbastanza coraggiosa da farla, si scontrerebbe con la sosta “ ’ndo cazzo ce pare” (ma soprattutto in seconda fila) che in fondo è la ragione principale per l’uso smodato dell’automobile.

La seconda è la non adeguatezza del mezzo pubblico.

Un ultima menzione per i Vigili… ma da quale parte stanno, sono peggio degli automobilisti.

Ogni giorno si vedono episodi di chiaro menefreghismo, per non parlare della totale ostilità ai ciclisti.
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