domenica 27 dicembre 2009

La scoperta dei calzini di lana e le pozzanghere “Olivedolci”

Domenica 27 il mio terzo cicloappuntamento.


L’itinerario è stato proposto da Maurilio: un anello a partire da Fiano Romano, fino sotto Sant’Oreste e il Soratte, che ad un certo punto ho avuto paura di dover scalare.



Comunque, niente male: 49 km e 950 m di dislivello, cosa che all’inizio mi ha impensierito abbastanza. Ce l’ho fatta appena, anzi happena, ovvero con il fiato corto.


In realtà l’"equipaggiamento" ha funzionato tutto, tranne le gambe che erano un bel po’ fuori allenamento. Però addominali e dorsali erano a puntino. Dovremo riprendere ad andare a correre, dunque.



In maniera estemporanea, stamattina, nel vestirmi, ho messo come primo strato di copertura sui piedi, calzettoni di lana.


Leggeri, niente di speciale, ma con l’80% lana. Sopra ho messo i calzini da running che si trovano da Decathlon.


E’ stata una fortuna, perché abbiamo trovato parecchie pozzanghere da “Olivedolci”. Chi si ricorda “Olivedolci”?


E’ il saluto (arrivederci...) in quella comica di Stanlio e Ollio nella quale devono partire in auto con lo zio con la gotta, e insomma ne combinano di tutti i colori. Ogni volta che stanno per partire, succede qualcosa all’auto.


Alla fine partono. Olivedolci, Olivedolci... passano in una pozzanghera e affondano, con tutta l’auto, fino al collo. Era una pozzanghera profonda



Le nostre pozzanghere non erano fino al collo, ma fino quasi al mozzo dei pedali (in questa specifica occasione “canotto” non mi pare adatto. Fosse stato un canotto non avremmo avuto problemi). Sta di fatto che i piedi della maggior parte dei partecipanti sono finiti sotto il pelo dell’acqua nel corso della pedalata, con allagamento totale.



Debbo dire che i calzettoni di lana, come ai tempi delle regate, il loro dovere l’hanno fatto egregiamente, e se il piede era bagnato, sicuramente è stato caldo per tutto il tempo… cosa che non si può dire degli altri.



Peraltro Artiglio già applicava di suo l’idea che avevo avuto nell’escursione al guado, di portare
bustine di plastica da mettere dentro la scarpa per isolare il piede. Sono che invece delle bustine da frigo, erano le soprascarpe azzurre da infermiere.




Il bilancio della giornata? Bello, altra gita meravigliosa. Forse un po’ troppo tirata per gustarsi il paesaggio come avrebbe meritato, poche soste nella natura. Ma d’altra parte è dicembre. Anche il bosco non me lo sono goduto per la stanchezza e per lo stato catastrofico del sentiero, per fortuna le pozzanghere erano basse!



A tutti un salutone ed un augurio di Buon Anno Nuovo. Ci vediamo nel 2010!

Posted by Picasa

giovedì 24 dicembre 2009

Carpe Pistam

Mentre l’anno si avvicina alla sua fine sono andati a maturazione una serie di iniziative iniziate un po’ di tempo fa.

La comunità dei ciclisti di Roma può quindi dare il benvenuto alla pista di Via Rubattino (che continua al cimitero acattolico), il primo tratto del Parco Lineare delle Mura da Piazza di Porta Metronia, e della ciclabilizzazione a tradimento del marciapiedi di Via Druso, che Roma Ciclista aveva proposto molto tempo fa, e che il Marziano comunque percorreva regolarmente facendo strage di pedoni.

I critici hanno probabilmente ragione, ovvero si tratta di interventi non eccessivamente organici, e con finalità differenti.

La pista delle Mura è soprattutto per divertirsi, a parte coloro che fortunatamente hanno quel tratto sulla loro strada quotidiana. La pista di Via Rubattino serve soprattutto Rubattinesi e Zabaglioni, senza collegarsi alla rete ciclabile.

In definitiva è proprio questa che manca, la rete ciclabile. Ed è questo che il tavolo tecnico, speriamo si convochi presto, dovrebbe in qualche modo patrocinare.

Comunque, l’aggiunta di nuove pista al panorama cittadino non può non essere motivo di soddisfazione. Godiamocele così come sono, almeno si sta ri-muovendo qualcosa.

Carpe Pistam, come avrebbero detto tanto tempo fa. Andiamo a Via Rubattino a fare la spesa, passiamo le domeniche al Parco Lineare!

E anche mostrare un po’ di soddisfazione potrebbe incoraggiare l’amministrazione a proporne altre, più audaci, di quelle che servono veramente a mettere in collegamento la città.

Buttiamone qualcuna lì:

- collegamento Colosseo-Piramide, un metro di pista per lato di strada. Arrivati a Piramide ti si apre il mondo, e Via Marmorata;

- Tutta via Cilicia, sul marciapiedi, dalla Colombo;

- Continuare la pista di Viale Mrconi su Viale Marconi, fino a congiungersi con la pista del Tevere;

- La Nomentana!

- Corso Trieste.

Fantasia o realtà? Vedremo… Per adesso tanti auguri a tutti i miei lettori e gli altri blogger!

E... Carpe Pistam
Posted by Picasa

lunedì 21 dicembre 2009

Marciapiedi salvavita

A volte basta poco per salvare una vita, anche un piccolo marciapiedi (80 cm, a stringere) come quello che vedete nella foto.

Riconoscete il posto? E' la Salaria, la parte che costeggia Villa Ada, partendo dal quadrifoglio dell'Olimpica. E' una salita.

Venerdì scorso, il 18, la stavo percorrendo, quando ho pensato di ridurre drasticamente il rischio salendo proprio su quel piccolo marciapiedi.

Il marciapiedi è ridotto proproi male, ma alle basse velocità della salita non si hanno veri problemi. Però si ha vera sicurezza, in quanto le auto hanno la loro strada bella libera. Purtroppo in cima alla salita la larghezza del marciapiedi si azzera quasi. Per me va ancora bene, ma certo non è proponibile per tutti.

Comunque un esempio di come un po' di creatività possa contribuire a rendere la bicicletta notevolmente più sicura. Basterebbe gettare un po' di asfato rosso per trasformare questa striscia inutilizzata in una fettuccia per biciclette.

Forse anche le regole per la progettazione delle piste ciclabili dovrebbero essere riviste, ed in particolare adattate la criterio della mimizzazione del rischio. In particolare, in questi casi è meglio una pista stretta stretta piuttosto che stare nel flusso delle aluto.
Posted by Picasa

domenica 20 dicembre 2009

Una gita a Mediaworld lungo la Tor de' Schiavi

Sabato, mentre i cicloappuntamentisti si distribuivano tra i Castelli e Cesano/Oriolo, io mi sono dedicato alle compere, anzi, al bikeshopping.

Infatti ho preso il vecchio velocipede e mi sono diretto a Mediaworld che sta a Viale della Primavera, alla rispettabile distanza di 9 km da casa.

Passata la Prenestina, mi sono inoltrato per Via Tor de’ Schiavi.

Un vero macello. In entrambe le direzioni c’era una sosta in seconda fila assolutamente compatta.
Il passaggio era quindi ridotto ad un budello, con il risultato di rallentare tutti, comprese le bici.

Ciò fa pensare: infatti, al centro di Via Tor de’ Schiavi, vi è un colossale spartitraffico. Tanto largo che c’entrano due automobili parcheggiate a 90 gradi e una pista ciclabile, se solo qualcuno si decidesse a farla. Pista che permetterebbe almeno ai ciclisti, di evitare le miserie dell’ingorgo da seconda fila.

Che ci vorrebbe? Nulla, praticamente, solo la volontà di farla… Mah.

Comunque, passando all’incrocio con Via Anagni, ho visto a terra uno scooterone. Niente di drammatico, ho pensato, perché non vedevo feriti.

Insomma, ho continuato per Mediaworld. Ho legato la bicicletta, sono entrato, ho bighellonato, ho trovato quello che cercavo, ho fatto la fila alla cassa, ho pagato con la carta di credito, ho bighellonato ancora un po' nel centro commerciale, mi sono rivestito da ciclista, ho slegato la bicicletta e sono ripartito verso casa.

Un ingorgo terribile, non passavo neanche con la bici. Che era successo: finalmente all’incrocio era arrivata l’ambulanza, che messa di traverso su Via Tor de’ Schiavi la bloccava quasi tutta. Con estrema difficoltà mi districo e passo accanto all’ambulanza.
Il personale stava chiacchierando tranquillamente accanto allo scooterone rovesciato, senza alcuna emergenza in atto evidentemente lo scooterista era deceduto.
Infatti che se qualcuno aveva chiamato l’ambulanza per le ferite dell’incidentato, il malconcio ormai aveva fatto in tempo a morire almeno quattro volte prima del suo arrivo, ed io a fare le mie compere nel centro commerciale poco distante.

venerdì 18 dicembre 2009

Sono 30 anni che sono maggiorenne!

Trent'anni di maggiore età non sono uno scherzo.

Mi sembra ieri che mi dannavo per iscrivermi a scuola guida.
Alla prima lezione ci andai con un flauto traverso appena comprato. Ancora ce l'ho, ma non ho mai imparato a suonarlo.
La foto riguarda un altro piffero ibrido, che adesso giace da qualche altra parte.


Allora non lo sapevo, ma appena dieci anni dopo sarei diventato padre di un simpatico lattante, che adesso ha superato i 187 cm e si può permettere di non darmi più retta, perchè a sua volta è maggiorenne.


Rimpianti? Beh, rimpiango il mondo della non esperienza, del pensare che le cose possano avere solo lati positivi e nessun lato negativo, di poter vivere di solo amore, e dell'assoluta potenzialità.


Apprezzo la maturità dei pensieri, ma non mi piace il corpo che inizia a perdere qualche colpo... Proprio adesso che apprezzo più l'attività di quella intelletuale...


A proposito, sulla sua bacheca di facebook, qualche giorno fa, c'era uno spiritoso che faceva battutacce sulle 48enni. Sarà, ma io le trovo ancora affascinanti.

mercoledì 16 dicembre 2009

Cominciamo da 40 km, speriamo, 40 km l’anno…

Vi sembrano pochi 40 km di piste ciclabili? A me no, soprattutto non sono pochi a Roma. Dall’estero ho letto la cronaca dell’annuncio di De Lillo, e alla risposta di qualche "associazione di ciclisti" sono rimasto sorpreso.

La notizia che i ciclisti non vogliano le piste ciclabili sembra un po’ del tipo uomo morde cane, che piace tanto ai giornali. Però è anche vero che se ti raddoppiano lo stipendio, ma ti triplicano il lavoro, lo scambio potrebbe non essere conveniente. Se il tuo datore di lavoro dice: a quello ho raddoppiato lo stipendio, e non gli va bene… Che notizia!

Non conosco nel dettaglio il famoso piano dell’Assessorato, ma se gran parte di queste piste sono dentro i parchi, allora forse non ci siamo. Oppure se sono iniziative totalmente isolate, allora viene perso l’effetto rete… non va bene, ma va giudicato caso per caso.

Comunque la vera notizia dovrebbe essere 40 km di piste ciclabili l’anno per i prossimi 5 anni… Quella sì che sarebbe una notizia!

Altra querelle è l’apparente dissidio tra pista ciclabile e strada ciclabile. Una non esaurisce l’altra.

Le piste sono bellissime e servono ad un mucchio di persone, non ultimi i ragazzi o i bambini, quando fai un giro con loro. Chi si allena per la corsa troverebbe invece molto da ridire.

E’ altrettanto chiaro che i ciclista non può vivere di sola pista, e quando –per qualsiasi ragione- è costretto a mischiarsi al resto del traffico, non deve correre rischi estremi.

Quindi le piste servono su tutte quelle strade dove il traffico è intenso e veloce (sopra i trenta). Nelle aree residenziali, il limite dovrebbe essere portato a trenta, eventualmente utilizzando i famosi dissuasori, che comunque comportano problemi.

Il terzo item del momento è l’apertura alle bici delle corsie preferenziali. Lo vedo fare in molte città, senza grossi problemi, quindi a Roma perché no? Anzi, in alcune strade come Via Nazionale dovrebbe essere obbligatorio, in quanto la corsia preferenziale a destra è, a mio giudizio, molto pericolosa per la bicicletta.

I critici del provvedimento temono un ulteriore rallentamento del mezzo pubblico. Vista la quantità di bici che gira non lo vedo un vero problema.

Se poi la bici prende veramente piede, allora ne se ne può parlare, con un incentivo a realizzare ulteriori piste.

domenica 13 dicembre 2009

Se andavo in canoa prendevo meno acqua

Il caro Zorro di cicloappuntamenti ha cercato di salvarci dalla domenica a casa con una gita no levataccia/no dislivello da Roma a Fregene. Non lo aveva scritto, ma era anche previsto all’arrivo un tuffo nelle calde acque del Tirreno. Se poi siete tra quelli che trovate freddino il Tirreno, provate l’Artico, qualunque stagione!

La gita era anche di consolazione di chi non aveva potuto approfittare della Val Nerina il sabato. (Ah, a proposito: non vale terrorizzare millantando 45 + 45 km per poi farne solo una quarantina…)

La partecipazione è stata massiccia. Ai nastri di partenza c’erano ben 16 partecipanti, contati all’attraversamento dell’Ostiense.

Stavamo tutti tranquilli perché le previsioni davano pioggia in tarda serata. Anche quando ha comiciato a pioviccicare si diceva: non è possibile, questa pioggia evidentemente non ha letto le previsioni.

Comunque siamo andati avanti sulla pista Tevere Sud, ma dopo il raccordo alla gita si è unita una nuvola birichina e piovigginosa che ci ha accompagnato per la successiva mezz’ora, divertendosi un mondo come solo le nuvole sanno fare.

Il gruppo si è rifugiato sotto un cavalcavia della Roma-Fiumicino, disturbando alcune lavoratrici extracomunitarie, e ha ponzato sul da farsi. Alla fine ha prevalso la sfiducia climatica e ci siamo diretti, dopo appena 25 km, alla stazione di Ponte Galeria per prendere il treno e tornare a Roma.

Inutile dire che dopo poco ha smesso di piovere, anche se il sole è comunque rimasto nascosto.

Due riflessioni sull’abbigliamento.

Non avendo ancora effettuato la piena conversione al ciclismo, utilizzo un abbigliamento misto. Stavolta mi sono cipollato ben bene nello strato ciclistico (intimo), quello da jogging (secondo strato) e quello da motorino/sci di fondo (pantaloni del K-Way). Quindi ero piuttosto impermeabile, scarpe a parte, e avrei potuto facilmente continuare.

Le fanciulle invece sono rimaste particolarmente provate dalla combinazione freddo + acqua.

Secondo me il problema sono le calzamaglie indossate come unico elemento. Si pedala bene e sono sexy (mo' me la compro pure io), ma non mi pare proteggano se arriva l’acqua vera.

Se per questo anche i pantaloni del K-Way non sono veramente waterproof, ma comunque fanno molto di più.

Ho approfittato del rientro anticipato e sono andato a pranzo da mamma… la quale sta a dieta stretta e quindi ho dovuto portare un pollo arrosto (e pane dei panini). A casa stasera la famiglia si riunisce a cena. Ho già visto che il primo sarà integrato da un pollo arrosto... il mitico pollo Trilussa!
Posted by Picasa

venerdì 11 dicembre 2009

Quello che ho capito dell’incontro del 10…

Dopo una giornata iniziata male (Ceska mi ha trovato all’angolo del Colosseo che stavo rimontando la camera d’aria....), la sera, avendo scribacchiato tutto il santo giorno, sono fuggito dall’ufficio e sono andato a godermi l’incontro del tavolo tecnico all’Assessorato a Piazza di Porta Metronia.

Lì ho subito conosciuto Marco Contadini, che già mi aveva gentilmente inviato un paio di risposte per Roma Ciclista, al quale ho anche avuto l’onore di prestare la bici per cercare una sala disponibile per l’incontro. La sala non c’era e l’incontro l’abbiamo fatto en-plein-air, che a dicembre di sera non è malaccio.

L’incontro, finchè ci sono stato io, è stato molto positivo, ma non o dico per vantarmi, solo perché poi non so come possa essere andato a finire. Spero non a botte, comunque.

Marco Contadini, che cura la ciclabilità per l’assessorato all’ambiente, ci ha spiegato un po’ l’assetto del Comune per la ciclabilità. In pratica la capacità progettuale è tutta concentrata nell’assessorato (se ho capito bene).

I soldi no, e questo è un problemino. Eppoi bisogna sentire cosa dicono i residenti…

Vabbè, comunque con Marco Contadini, e con il capo della segreteria di De Lillo, del quale sono spiacentissimo ma non ho afferrato il nome, si è parlato di come organizzare il tavolo tecnico, che nasce con due gambe (?). Una gamba quella della realizzazione delle piste ciclabili, l’altra della ciclabilizzazione delle strade.

Secondo me un tavolo con due gambe non sta in piedi, e il tavolo e dovremmo aggiungerci una terza gamba, quella della sistemazione del presente, del tipo la ripitturazione dei passaggi ciclopedonali e la risoluzione dei problemi che si generano di giorno in giorno e mettono a rischio la già esigua rete ciclabile.

Abbiamo saputo (quello che ho capito) che esiste un piano realizzato dall’Assessorato con la collaborazione di quelli che si sono prestati (rimprovero alle associazioni) e che questo piano dovrebbe essere portato in giunta e approvato. Marco Contadini ha chiesto il sostegno delle associazioni di ciclisti per sostenere il piano.

Una volta approvato il piano, posso quindi essere stanziati gli sghei e fatti aprtire i lavori. Tempi? Parecchi, perché il piano deve essere depositato dai 90 ai 180 giorni per commenti, quindi se ne vanno altri sei mesi almeno dall’approvazione. (Se continua così potrò godermi le piste ciclabili solo se mi ci porterà la badante!).

Arrivato a questo punto me ne sono dovuto andare, e quindi non ho partecipato alla selezione dei rappresentanti dei ciclisti. Meglio per i ciclisti, credo. Chissà come è andata.

Ovviamente gli Assessori non c’era, ma saranno, ameno De Lillo, all’apertura del tavolo.

E’ una cosa seria? Secondo me nelle intenzioni di Contadini sì. Bisogna vedere se la giunta lo potrà appoggiare. E la giunta lo appoggerà se noi sapremo sostenere la realizzazione delle piste.

E le altre cose? Beh… di rispetto delle regole e di moderazione del traffico non se ne è parlato. Anzi, i Vigili Urbani saranno ben altri ossi da rodere.

Sono rimasti delusi quelli che, in un delirio di potenza, volevano costringere la Giunta a moderare l’intero traffico richiamando all’ordine almeno un milione di automobilisti. Forse si farà (io sono sico) ma sicuramente non la prima settimana. In effetti non credo che la Giunta Alemanno possa schierarsi realmente contro il proprio elettorato. Dare spazio alle bici è un conto, per la limitazione delle auto non credo che questa Giunta ne abbia il mandato dai propri elettori.

Stretta la foglia, larga la via, adesso dite la vostra, io ho detto la mia.

domenica 6 dicembre 2009

Scivolata al guado

Le battaglie ai guadi sono una delle caratteristiche del Signore degli Anelli. Il film ci ha regalato una suggestiva sequenza della battaglia ai guadi di Osgiliath (ma non corrispondente al libro, perchè Frodo non vi giunge mai, e gli Orchetti sono grossi come Uomini, cosa che è vera solo per gli Uruk-Hay), e lo stesso figlio di re Theoden, Theodred, era caduto difendendo i guadi dell’Isen. Cadere al guado insomma, era uno dei destini degli eroi sfortunati.

Questa mattina mi sono aggregato ad un gruppo di ruota libera® per un percorso che dalla stazione di La Storta doveva ritornare al Labaro passando per Isola Farnese. Una trentina di km immersi nel verde e nel bosco. Ma il diavolo ci ha messo la buccia di banana.

Infatti uno dei pezzi forti dell’itinerario è il guado di un torrente nei pressi di Isola Farnese. Non chiedetemi il nome, perché me lo sono già scordato, cmq non era ne’ Treja, ne’ Arrone, e neanche Po, Reno o Danubio.

In effetti la cosa mi aveva preoccupato sin dall’inizio, in quanto la stagione è avanzata. La guida ha detto: “Io ci entro senza problemi, poi tanto i piedi si asciugano strada facendo”. Beh, considerando che non siamo a luglio l’idea di asciugarmi i piedi alla bell’aria di dicembre non mi sconfinferava per niente, anche in considerazione della necessità di mantenermi fit-to.work per la settimana lavorativa. Vabbè. La guida aveva anche detto: “Alcuni si portano le buste per i piedi” e così io mi ero armato di due mega buste da supermercato. Alla stazione però alla mia richiesta, la guida aveva detto che l’estate arrivava alla caviglia, d’inverno quindi sarebbe stato più su… Altro che buste, le pinne ci volevano.


A scanso problemi mi ero portato anche un cambio intero (compresi calzini, ovviamente!), allo scopo di salvare il salvabile. In effetti avevo preso anche due buste medie da frigo, con questo ragionamento: Se le scarpe sono bagnate, mi metto i calzini asciutti, imbusto il piede bagnato e lo metto nella scarpa umida con la busta…

Ultima possibilità… E guadare a piedi nudi? Noooh… ci si può tagliare i piedi sulle rocce taglienti! Vabbè…

Malgrado questa pietra sul cuore partiamo. Prima parte bellissima, le Cascate di Isola Farnese, poi ci avventuriamo per il sentiero, coperto di pozzanghere larghe quanto due torrenti, nelle quali per tre volte ho rischiato di andare lungo a causa della bassa velocità.

Cmq, arriviamo al guado, e dall’alto lo guato… Profondità meno di 30 cm, fondo sabbioso, acqua trasparente inodore… Bene, tutto sommato si può anche farlo a piedi nudi. Mentre valuto la cosa, il primo smonta dalla bici e scende per la ripida roccia che porta all’acqua. Scivola e cade, anche se per fortuna non nell’acqua.

La prognosi della scivolata è una distorsione al ginocchio, fine della gita. Lo riaccompagniamo mestamente alla macchina (circa un’ora e mezza), con lui che stoicamente pedala con un piede solo. Merito dell’attacco, che però forse è stato anche il responsabile del volo.

A piedi asciutti decido, con un compagno, di rientrare a Roma per la Cassia, che percorriamo per 17 chilometri fino a Ponte Milvio, poi a casa per pranzo. Cose che succedono, mi dispiace perché la gita cominciava proprio a piacermi.

Da segnalare nella giornata il treno urbano talmente coperto di graffiti da non consentire di vedere le stazioni fuori, e la prima volta in metropolitana con la bici… veramente veloce e comoda. La si potesse usare tutti i giorni!

Posted by Picasa

martedì 1 dicembre 2009

Lo sapevo che si poteva fare!

Questo post è dedicato ad Alberto, divenuto grande canoista, al quale, provocatoriamente, avevo chiesto se l'avrei potuto seguire con la bicicletta nell'escursione alle Eolie... Mi ha detto: "Definitivamente no!". Bene, io rispondo: invece sì (almeno se non c'e' mare grosso).

La foto qui riprodotta riunisce le mie tre passioni (manca il piffero, pardon flauto barocco): bicicletta e catamarani (o canoame in genere).
La terza provate ad indovinarla.


Il prodotto è denominato shuttle bike, e ho l'impressione che sia realizzato in varie misure. Ovviamente più gli scafi sono lunghi e affusolati e più il tutto si muve bene sull'acqua.

La propuslsione è assicurata da un piede prodiero assicurato alla ruota anteriore, che prende moto da un mandrino che a sua volta è mosso da un rullo legato alla ruota posteriore. L'attaccarlo alla ruota anteriore consente di evitare un timne supplementare.


Ad occhio e croce sembra una cosa che funziona bene in acqua piatta e calma di vento. Al formarsi delle onde, o al crescere del vento contrario, qualche dubbio sull'assieme mi viene. Anche perchè il baricentro sembra piuttosto alto.


Quindi in campana, che se vi passa vicino un motoscafo a tutta birra ristiamo da capo a dodici...

domenica 29 novembre 2009

Il Cavaliere Bianco che ha trovato il cellulare di Milena

Roma ciclista ha ricevuto questa lettera che pubblica volentieri:

Ciao!!
Questo pomeriggio un ragazzo con la bicicletta ha trovato, vicino la stazione termini, il cellulare che mi era volato dalla tasca della giacca! (stupida giacca!)

Mentre io tornavo sui miei passi nella speranza di ritrovare il telefono, lui ha risposta alla chiamata di una mia amica (preoccupata perchè non arrivavo al nostro appuntamento, non sapeva che ero alla disperata ricerca del cellulare)!!

Si sono dati appuntamento a Termini e ora io ho di nuovo il mio telefono (che non terrò mai più nella tasca della giacca!)

Non so molto di questo ragazzo (la mia amica non ha la memoria fotografica), l'unica cosa certa è che aveva con se una bicicletta (ma non conosco i dettagli della bici, la mia amica non è esperta di biciclette!) e si è praticamente volatilizzato non appena ha riconsegnato il cellulare!Un angelo! In bicicletta! (aveva anche il cappotto e il cappello bianchi! un angelo vero e proprio!)

Non so chi ringraziare di preciso, non credo troverò mai quel ragazzo, quindi ringrazio tutta la categoria, tutti quelli in bicicletta!!Poi, se conoscete un ragazzo che gira in bici per Roma e che indossa un cappotto bianco... ringraziatelo da parte mia!

Saluti e buon weekend!
Milena =)

Carissimi, io vado in bicicletta vestito di nero, quindi non c'entro. Se il bianco cavaliere volesse farsi vivo penserò a metterlo in contatto con Milena...
Gli altri, se lo conoscono, forse possono passargli il messaggio.

Dal Marziano un grazie al Cavaliere a nome della categoria dei ciclisti, che una volta tanto non vanno in giro a litigare con il resto degli utenti della strada!

P.S.: cara Milena... Facciamo presto a trovarlo, perchè con lo smog che c'e' in giro per Roma questi giorni il cappotto bianco sarà ormai divenuto grigio... se non nero!

venerdì 27 novembre 2009

Ma alla fine, l'Assessore, cosa ha detto?

Sono piuttosto deluso perchè non sono riuscito a trovare tra i vari siti e blog ciclisti un resoconto dell'incontro, o meglio di quello che ha detto l'Assessore.

Ne deduco che non abbia fatto annunci epocali, tipo "A Roma 200 km di piste entro il 2011" oppure "Automobilisti tutti a trenta all'ora", oppure "Da lunedì la facciamo finita con la sosta in seconda fila".

Io non c'ero, ditemi voi...

mercoledì 25 novembre 2009

L'intervallo di pranzo serve (anche) per riparare la camera d'aria

Oggi, approfittando della magnifica giornata, ho fatto il Vescovio/EUR/Vescovio. Temperatura ideale, niente sudore, un leggero vento da Nord-Ovest che tiene l'aria pulita. Ma quante avventure.

La prima foto ritrae il parcheggio di due mezzi del servizio giardini sulla pisat della Colombo.

Fatto notare che i mezzi impegnavano i, 100% della pista, l'addetto ha detto: "Sinno' s'empantanano".

A parte che per non far impantare il mezzo basta mnetterlo con due ruote sole sull'asfalto, e non occorre occupare tutta la pista, gli ho fatto notare che lo poteva parcheggiare direttamente sulla Colombo, e neanche lì si sarebbe impantanato...

Al che ha risposto " Ma vedi d'annattene...". Sicuramente avevo fretta, me ne sono andato. Cmq con il servizio giradini la cosa sta diventando un problema.

Infatti, se vi ricordate, al parco Rabin a Via Panama, il servizio giardini ha messo la ghiaia sulla pista ciclabile... Non è che ce l'hanno con le bici?

Sempre sulla pista, più in la', ho trovato una spazzatrice dell'AMA che stava pulendo la pista. Bene, bene, peccato che le spazzatrici non raccolgano i pezzetti di vetro, ma li buttano dai lati al centro della pista.

Purtroppo non mi ero accorto di un grosso danno al copertone, e così la gomma è stata punta. Lento affloscaimento che mi ha sostenuto fino all'ufficio, ma nella pausa pranzo, sotto un bel sole novembrino, ho dovuto procedere alla riparazione della camera d'aria.

Tutto bene, per fortuna, ma il copertone è andato. A Roma ho un consumo di copertoni incredibile.

Ultima avventura a Via Nemorense. Scendo da Piazza Crati, ruota libera, filo dei trnta, devo andare al Bancomat di Banca Intesa sulla sinistra. Mi porto sulla mezzeria e segnalo che devo accostare sulla sinistra.

Immediatamente clacsonata. Un'auto (mi pare una Pegueot o una Citroen di quelle piccole) che stava dietro a me tutta sull'altra corsia, perchè non poteva aspettare un attimo che accostassi a sinistra.

Ma vaff...
Posted by Picasa

martedì 24 novembre 2009

Lettera aperta all’Assessore De Lillo per l’incontro del 26

Caro Assessore,
apprezzo moltissimo l’idea di incontrare la comunità dei ciclisti. Purtroppo non essendo un’associazione non sono stato inviato all’incontro del 26. Voglio dare lo stesso il mio contributo alla discussione, sperando che si traduca in qualcosa di concreto per Roma.

Innanzitutto Le rivolgo un invito: prenda una bicicletta e la usi per spostarsi. Se non è abituato a pedalare ne prenda una elettrica, va benissimo lo stesso. Guardi la circolazione con altri occhi. Si metta dalla parte dei “lenti” Si renda conto. Si accorgerà della differenza di prospettiva. Si accorgerà dell’arroganza di auto, moto e bus (ahimè anche loro). Ma soprattutto si accorgerà che non viaggerà più lento delle auto, anzi.

Infatti dal piano per la mobilità sostenibile appare chiaro che a Roma le biciclette vanno in media più veloci di auto e bus. Sono dunque un vero mezzo di trasporto, anche in forte espansione. Purtroppo la situazione della sicurezza è molto grave, con mortalità che sono due o tre volte sopra quelle di altre grandi ci europee. Questo porterà inevitabilmente ad un incremento degli incidenti, cosa che sono convinto possa essere ridotta al minimo ineliminabile.

Per fare questo propongo due direttrici d’azione: le piste ciclabili e la ciclabilità delle strade, con interventi rapidi, immediati d’urto.

Piste ciclabili 1: cominciamo a metterle in sicurezza. L’attraversamento di Via Cilicia della pista dell’EUR ha aspettato troppo. In compenso tutti gli altri attraversamenti sono differenti gli uni dagli altri. Ma anche se va a Piazza Ungheria vedrà come la segnaletica orizzontale varia inspiegabilmente. Allora:

Azione n. 1: uniformare lo schema degli attraversamenti ciclopedonali. Non deve esistere che tra due parti di una pista ciclabile si debba (almeno in teoria) scendere e andare a piedi. Non è da mezzo di trasporto. Lo accetterebbe per una moto?

Piste Ciclabili 2: gli articoli 13 e 14 del codice della strada prescrivono di prevedere piste ciclabili al momento della costruzione o della ristrutturazione delle strade. Io continuo a vedere strade ristrutturate o costruite senza ombra di pista. Non sto parlando solo di Via dei Fori Imperiali, ma anche di Viale Libia, attualmente sventrato dai cantieri della metro B1, e tante altre parti. Se progettate dall’inizio le piste costano poco. Aggiungerle poi sono dolori.

Azione n. 2: enunciare la politica del Comune in merito all’applicazione degli articoli 13 e 14 del codice della strada.

Strade Ciclabili 1: forse non se ne sarà accorto ma la sosta è fuori controllo. Non solo sono invasi i passaggi pedonali, ma le strade sono bloccate da auto in doppia e tripla fila. All’EUR parcheggiano sui marciapiedi. Ad ogni happy hour fuori dai locali ci sono decine di macchine che occupano la strada. Per noi ciclisti sono strettoie pericolosissime. Per i bus sono rallentamenti infiniti. Il parcheggio irregolare incentiva l’uso dell’auto e crea problemi agli altri mezzi di trasporto. A me pare che il Comune chiuda un occhio (vedi Viale Libia), anzi, spesso tutti e due. Ieri stavo uscendo dal mio ufficio (a piedi) e un’auto mi ha quasi messo sotto. Gli ho chiesto: “Ma che fai?” la risposta è stata “Perché hai qualche problema? Non lo vedi che è così per tutta Roma?”. Sì, ha ragione. Lo vedo io e lo vediamo tutti.

Azione n. 3: basta con la sosta irregolare. Se non sai dove parcheggiare non prendere l’auto. Il Comune deve, ha il dovere, di riportare la convivenza civile tra i cittadini.

Strade Ciclabili 2: caro Assessore, altro che formula 1 all’EUR. Qui il gran premio ce lo abbiamo già tutti i giorni. Sembra impossibile ormai controllare le punte di velocità non solo delle moto, ma anche delle auto. Sui Lungoteveri, ma anche a Via dei Fori, come diminuisce un minimo il traffico sembra di essere alle corse. Semafori come partenze di Gran Premi. Neanche a Via del Quirinale riuscite a controllare la velocità ai 30 all’ora… l’unico che va a trenta sono io con la bici. Cosa ci vuole a mettere una macchinetta per il controllo della velocità? O addirittura un semplice indicatore di velocità, di quelli che qualunque scamuffo comune del Lazio installa prima di entrare nell’abitato?

Azione n 4: la città non è un gran premio. Facciamo un piano per la riduzione degli eccessi di velocità. Prendiamo Vigili Urbani con le pistole laser e cominciamo a fare le multe. Mettiamo le macchinette nei punti caldi, anche la notte. Almeno proviamoci.

Ecco, queste semplici 3 azioni, più una più complessa (il piano d’azione contro la velocità) sono una buona base di partenza per intenderci.

Cordialmente

domenica 22 novembre 2009

Buon Compleanno Cicloappuntamenti

Pur essendo l'ultimo iscritto al forum sono stato lo stesso invitato alla festa di compleanno di cicloappuntamenti. Il sito compie due anni, una data importante.

Per l'occasione Marco Pierfranceschi ha organizzato una gita da Cesano a Ceri. A Ceri grande pappatoria nella trattoria del paese, e quindi di ritorno, con il povero maialino, la grappa, etc. che fungevano da combustibile.

Non era solo il secondo compleanno del sito ma anche la mia prima partecipazione ad un evento di gruppo.

Eravamo più di 40. Per me abituato ad andare solo o quasi, è stata un'esperienza molto bella. Anche perchè viaggiando in tanti si hanno meno problemi con le auto, i cani e tutto il resto.

Debbo dire che mi sono proprio divertito, ed oltre a godermi la simpatia degli altri partecipanti, ho potuto ricevere alcune interessantissime dritte tecniche, ammirare altri tipi di biciclette , attrezzature, etc.

La gita è stata 50 strada 50 sterrato... le salite sono state impegnative in quanto fatte a stomaco pieno e alto tasso alcolemico. Il percorso, a detta di tutti, non era impegnativo, ed infatti ce l'ho fatta. Fossero stati i famosi 1400 m di dislivello del giorno prima (Monte Scalandra) sicuramente non ce l'avrei fatta.

Qualcuno dei presenti aveva fatto la gita del giorno prima e partecipato a questa...

Oltre al magnifico borgo di Ceri, ho apprezzato molto i paesaggi rurali, anche se ovviamente io preferisco i boschi. Essendoci attardati a Ceri, abbiamo fatto l'utlima mezz'ora di gita nell'oscurità. Un'esperienza nova per me (intendo su sterrato). Molto bella la lunga fila dei ciclisti, tutti con i lumini.

Trovato poco traffico, se si eccettua un paio di ingorghi di pecore... Anzi, non fermatevi a fotografarle, perchè da quelle parti i cani pastori sono molto gelosi. Si arrabbiano subito.

Ancora un grazie a tutti e complimenti per questa bella iniziativa.
Posted by Picasa

mercoledì 18 novembre 2009

VIVA! Partono i lavori per l’attraversamento di Via Cilicia

Forse per presentarsi all'incontro del 26 novembre con un regalo, sono finalmente partiti i lavori per la messa in sicurezza dell’attraversamento di Via Cilicia, ultimo atto del completamento della pista della Colombo.

Certo, la si potrebbe proseguire dal lato EUR fino alla stazione della Magliana… ma sarebbe da incontentabili.

E allora non sarebbe chiedere troppo il prolungamento fino a Piazza San Giovanni? Senza dubbio!

Cmq, oggi sembrava proprio la festa del ciclista, in giro eravamo proprio tanti! Sempre di più!

martedì 17 novembre 2009

Viale Libia: semafori intelligenti e automobilisti furbi

Qualche giorno fa è apparsa sulla stampa la notizia che a Viale Libia saranno installati semafori “intelligenti”.
Se ho capito bene sono semafori in grado di coordinarsi tra di loro in modo da evitare che quando uno è verde l’altro è rosso e viceversa…

Un momento…

In effetti i semafori sono proprio costruiti per questo, quando uno è verde l’altro è rosso.
Due verdi insieme farebbero un autoscontro!

Ma qui stiamo parlando non dello stesso impianto semaforico, ma di due consecutivi, che in questo modo si sincronizzino in modo da evitare… veti incrociati.

Mi fa piacere citare questa notizia, perché è tanto che volevo parlarne. All’indomani dell’elezione al II Municipio la presidentessa, Sara De Angelis, pensò bene di riaprire al traffico privato di attraversamento Viale Libia e Viale Eritrea.

Fine dell’era delle strade verdi tocciane.

Ci fu un generale strapparsi di capelli, ma almeno sulla carta il problema non era tragico: in effetti le strade non erano mai state chiuse al trasporto privato, che continuava a circolarvi, solo che ne era stato vietato l’attraversamento, in modo che non fossero utilizzate quale vie primarie verso il centro.

La misura della De Angelis è stata studiata per rivitalizzare (…tentare di) il commercio di Viale Libia ed Eritrea, duramente provato dalla crisi e, soprattutto, dai lavori della B1.
Veniva però conservata la corsia preferenziale per tutta l’estensione dei Viali, da Piazza Gondar a Piazza Istria, con l’eccezione del primo pezzo, limitato ad una sola corsia. Notare che la preferenziale non è protetta da borchie o cordoli

Tutto bene? Sulla carta sì, ma la realtà è un’altra cosa.

Cosa potranno fare i semafori intelligenti per snellire il traffico? Speriamo che aiutino gli automobilisti corretti, ma non potranno fare molto contro gli automobilisti furbi. Infatti il problema vero è, ancora una volta, la sosta irregolare. La sosta irregolare infatti si mangia un’intera corsia e costringe gli automobilisti di passaggio ad impegnare la corsia preferenziale. Risultato: nelle ore calde si creano lunghe code che imprigionano sia gli automobilisti che i mezzi ATAC stracarichi di persone.

Tenendo presente che su Viale Libia passano le linee 80 (Express), 93, 38 ed altre, calcolate un ritardo di 3, 5 o anche 10 minuti che razza di impatto in termini di costo e tempo perduto si abbia. E in tutto questo non una voce si è levata dall’ATAC (almeno pubblicamente) per rendere noto quest’aggravio di tempi e costi.

Questo fa anche riflettere sul fatto che ci vorrebbe un osservatorio “nopartisan” sull’efficienza del trasporto pubblico quando variazioni alla circolazione producono effetti avversi sul trasporto pubblico.

Va anche notato che nel piano della mobilità sostenibile il Comune si lamenta della lentezza dei mezzi di superficie. Bene, se si cominciasse a far rispettare il parcheggio regolare, allora avremmo molte meno persone con l’auto e un trasporto pubblico nettamente più veloce… quindi molto più attraente.

domenica 15 novembre 2009

Ancora nel bosco autunnale

Lasciamo per un pochino i problemi di Roma…
Sono ritornato a Macchiagrande, e da lì mi sono spostato verso la caldera di Manziana e giù per il bosco fino alla Tenuta Santa Barbara.



Ho picniccato presso la fonte della tenuta, in totale solitudine…



Dopodiché ho suonato l’Ode al sacro silenzio del bosco e ho fatto un percorso di rientro leggermente diverso, per 30 km totali.



Fondo ammorbidito dalle piogge, pesantino ma senza impedimenti drammatici da fango. Insomma, un po’ di fango tanto per non perdere l’allenamento.




Nel bosco molti animali al pascolo brado, simpatici, tengono compagnia.




Ma il cielo… una giornata di autunno, non fredda e senza pioggia, con quel po’ di umidità e foschia che ci ricorda l’arrivo della brutta stagione.




Avrei gradito accendere un fuoco e fare le caldarroste…




Purtroppo portare l’occorrente sulla bicicletta non è particolarmente pratico.

Posted by Picasa

mercoledì 11 novembre 2009

Riflessioni sull’incidente di Eva: perché ai Fori vado sempre sul marciapiedi… e altre considerazioni sulla sicurezza e sugli Hazard delle

Io non so cosa sia successo quella sera ai Fori Imperiali, la dinamica dell’incidente che è costato la vita alla povera Eva. Sono stato a vedere il posto sabato 7. Ho visto il lampione, i cartelli, i lumini rossi.

Ma ho visto anche altre cose che mi hanno fatto riflettere. La prima, è la configurazione della strada. In quel punto (ammesso che sia quello il punto dove è accaduto l’incidente, perché di questo incidente non si sa quasi nulla) Via dei Fori Imperiali ha una corsia normale ed una preferenziale.

Come accade spesso la corsia preferenziale è adiacente al marciapiedi, mentre quella normale è al centro della strada.

Questo tipo di configurazione, seppure perfettamente legale, è quella che io chiamo di massimo rischio.

In realtà non so se sia veramente di massimo rischio, ma comunque è molto rischiosa. Infatti il ciclista rispettoso del Codice, dovrebbe viaggiare in prossimità della destra della corsia di marcia normale, e quindi prossimo al limite sinistro della corsia preferenziale.

Se ti comporti in questo modo sei stretto tra due flussi, tutti e due più veloci di te. Alla tua destra arrivano autobus e taxi, che possono andare anche molto veloci. Alla tua sinistra vanno moto e macchine normali, anch’esse molto veloci, specie in una strada ampia come Via dei Fori.

Questa situazione è molto differente rispetto a quella tradizionale che vede il ciclista marciare sulla destra a lato del marciapiedi. In questo caso non solo il ciclista ha un lato protetto, che non guasta in caso di sbandata o altri problemi; ma il lato destro è comunque un limite invalicabile dell’auto, nel senso che l’automobilista difficilmente salirà sul marciapiedi, sia perché l’istinto pprta ad allontanarsi dal marciapiedi, sia perchè può danneggiare seriamente l’auto e farsi male.

Ora supponiamo che il nostro ciclista viaggi sulla sua striscia virtuale tra corsia preferenziale e corsia normale, cosa gli puo’ capitare? Vediamo:

a) Per una qualsiasi ragione sbanda, mettiamo una buca, una pozzanghera, un ostacolo. Come sia che sbandi a destra, che sbandi a sinistra, si troverà in un flusso di traffico, con l’aggravante che il mezzo che percorre la corsia preferenziale non potrà fare a meno di colpirlo, in quanto non può deviare verso destra per evitarlo (per il marciapiedi).

b) Un pedone scende inaspettatamente dal marciapiedi. La reazione istintiva dell’autista del mezzo che arriva sulla preferenziale sarà quella di sterzare sulla sinistra…. E prendere il ciclista che percorre (non tanto tranquillamente) la sua strada. Questo rischio è molto più forte per il ciclista che per gli altri mezzi, in quanto la bici è molto più lenta, quindi sarà tranquillamente tamponata .

c) Un’auto che procede in senso opposto, oppure un pedone che sta attraversando, invade la corsia di marcia normale. Istintivamente l’autista fa la cosa che faremmo tutti: per evitare l’ostacolo devia verso il centro, peccato che sulla traiettoria incontri una bicicletta che passava di la’;

d) Uno degli autisti dei mezzi su una delle due corsie riceve una telefonata e allunga una mano per prendere il telefonino dallo zainetto… inutile che continui, sapete già come può andare a finire.

Bene: abbiamo analizzato gli Hazard di questa configurazione e abbiamo visto che le conseguenze possono essere letali. La probabilità di conseguenze mortali per il ciclista è molto più elevata, non solo per il raddoppio matematico dei mezzi la cui deviazione incontrollata può generare una collisione, ma perché la reazione psicologica degli autisti rispetto ad un evento casuale, come la discesa improvvisa di un pedone dal marciapiedi, un bambino, un cane, una palla, porta come reazione istintiva l’invasione della zona della bicicletta, cosa che non avviene nelle normali configurazioni nelle quali la bici marcia accanto al marciapiedi.

In aggiunta, in quel pezzo di Via dei Fori Imperiali, la segnaletica orizzontale che delimita la corsia preferenziale è sbiadita, e pertanto sia per l’autista che per il ciclista è comunque difficile, , seguire con sicurezza una traiettoria rigidamente rettilinea.

Specie di notte, specie per il ciclista che può invadere la corsia preferenziale proveniente da sinistra, laddove l’autista ha i riferimento sicuro della distanza dal marciapiedi.

Tornando a noi, quando passo per Via dei Fori imperiali faccio in un modo molto semplice:

a) salgo sul marciapiedi. A seconda dell’umore sono più o meno conciliante nei confronti dei pedoni. Se protestano (ma non è mai avvenuto) gli dico che la strada lì è pericolosa e che ci andassero loro a camminare tra corsia preferenziale e corsia normale. So anche come dirlo in inglese, se necessario;

b) se proprio il marciapiedi è talmente affollato da non essere percorribile, allora mi metto sulla preferenziale accanto al marciapiedi. Lì il pericolo diventano gli autobus, certo. Ma almeno stai vicino al marciapiedi, cosa che non sempre è sufficiente. Sulle scorrettezze –talvolta criminali- degli autisti di bus sto scrivendo un post specifico.

Rimane però un problema dal lato del Comune che in una delle principale vie del centro ha adottato una configurazione assolutamente sfavorevole all’uso della bicicletta. Più volte nei vari documenti e dichiarazioni, abbiamo constatato la voglia di rivedere la normativa sulle due ruote. E di "metterle in sicurezza".

Cominciamo dalla bici, cominciamo dai Fori, cominciamo subito.

lunedì 9 novembre 2009

Una città a impatto zero… bene, cominciamo dalle piste ciclabili

Domenica scorsa è uscita sul corriere della sera la notizia che il comune vuole adottare la tecnologia LED per l’illuminazione pubblica, in modo da ridurre del 50% i consumi elettrici. Per noi che veniamo dallo scorso millennio, questo è il terzo cambio di tecnologia dell’illuminazione stradale. Dall’incandescenza all’orribile neon, dal neon al sodio, e ora il LED.

Il sindaco intende portare la città alla selezione per le Olimpiadi come una città “ad impatto zero” per quanto riguarda le emissioni. Benissimo, bravissimo.

Purtroppo la cronaca ci ha ricordato come sia lunga la strada che porta una città ad impatto zero. E’ una città dove per strada si muore, per impatto, più che altrove. Dal Piano per la Mobilità Sostenibile appena pubblicato dal Comune vediamo infatti che il tasso di mortalità (decessi per milione di abitanti) dovuti ad incidenti stradali è 74 per Roma, 29 per Londra, 16 per Parigi e 27 per Barcellona (tabella a pag. 15).

Ognuno può farci la riflessione che vuole, e sono pronto a fare anche altre elaborazioni, ma è chiaro che il romano muore da due a sei volte di più degli altri cittadini europei.

Pur testimoniando questa situazione il piano per la mobilità sostenibile non parla, pudicamente, di cause. Se ne parlasse io metterei al primo posto l’indisciplina, il non rispetto del codice della strada e le punte di velocità raggiunte in città. Ma anche l’insufficienza di mezzi pubblici, che spinge l’uso del mezzo privato, specialmente i motocicli, i più pericolosi perché veloci e letali, a livelli record. E, perché no, anche la mancanza di piste ciclabili.

Sì, perché la realizzazione di piste ciclabili incentiva l’uso della bicicletta, mezzo ad impatto zero per eccellenza, in quanto riduce i mezzi privati che causano incidenti, anzi la bici in genere lo subisce. Inoltre la pista ciclabile, separando le bici dall’altro traffico, evita ulteriori rischi di incidente.

Quindi se l’obiettivo è di avere una città “ad impatto zero”, cominciamo subito da una dura campagna di repressione delle infrazioni e dalla realizzazione delle piste ciclabili, almeno quelle –e sono tante- che non contendono spazio alle automobili.

A meno che le dichiarazioni non siano solo slogan.

A proprio questo proposito, dopo aver letto il Piano della Mobilità Sostenibile, non riesco a capire l’apprezzamento di Maurizio Santoni, Portavoce del Coordinamento Roma Ciclabile di Legambiente Lazio. Forse lui sa molto più di noi dei veri programmi del Comune. E sicuramente non si poteva dire al Sindaco che il piano non è un gran che, a scanso rappresaglie.
Ma a me (che però non sono un professionista della circolazione stradale) sembra più un piano per continuare a mantenere le auto al centro dell’attenzione, cercando di scremare un po’ di traffico veicolare in modo da favorirne la circolazione. Sono pronto a farmi convincere del contrario. Ne sarei felice

sabato 7 novembre 2009

Per chi suona la campana (2)

Invece di scrivere un nuovo post, mi sembra il caso di riproporre uno già pubblicato nel giugno 2008. E' impressionante come risulti appropriato all'attuale circostanza.


Purtroppo ieri non mi sono potuto unire alla fiaccolata e ne sono molto dispiaciuto.


Spero di poter partecipare ad altre manifestazioni.


Di sicuro è il momento di riproporre, e con forza, il problema della sicurezza della circolazione dei ciclisti e dei pedoni.


Faccio però notare che nello stesso giorno dell'incidente di Eva sono morte nella loro Smart altre due donne, una all'incirca dell'età di Eva , uccise da una macchina che le ha tamponate "a velocità folle", guidata da un ubriaco. Il problema della sicurezza stradale non è solo di noi ciclisti.

Ora io non credo che gli incidenti potranno mai essere eliminati del tutto, ma anche dai dati pubblicati di recente nel Piano della Mobilità Sostenibile del Comune di Roma, dimostrano che la nostra città è sicuramente molto più pericolosa di altre città europee come Londra o Parigi.

venerdì 6 novembre 2009

Un post non pubblicato (23 settembre), ma tornato di attualità


La foto, peraltro ripresa nella testata della pagina, mostra l'aspetto del nuovo Marciapiedi di Via dei Fori Imperiali la mattina verso le 8:30.
Una meraviglia.

Peccato che, visto il rifacimento totale della strada, non si sia pensato di includere sul marciapiedi anche una pista ciclabile (magari mezza per lato) allo scopo di consentire ai ciclisti di percorrere la strada senza massacrarsi sui sampietrini.

Infatti Via dei Fori Imperiali rimane una delle arterie principali per il ciclista, e la sua cicliabilizzazione anche un forte incentivo all'uso del bike-sharing, magari piazzando una bella stazione all'uscita della stazione della metropolitana Colosseo.

domenica 1 novembre 2009

Che bella la pista dal Piglio a Fiuggi!

Dopo averne tanto sentito parlare, mi è punta la vaghezza di percorrere la pista che va da Piglio a Fiuggi, percorrendo la sede della vecchia Ferrovia dismessa.

Ha giocato un ruolo non secondario in questa scelta la ricerca dei colori e degli aromi dell'autunno, dei quali la zona è particolarmente ricca.

Insomma, la mattina ho preso armi e bagagli, bici sull'auto (restituita alle 4,15 da un figlio in vena di Halloween), vettovaglie, acqua e via...

Invece di prendere l'autostrada fino a Fiuggi, ho preferito risalire la Prenestina. Una strada meravigliosa, specialmente a qualche chilometo dal Raccordo, quando termina la cintura dell'abuso e si ritorna in un ambiente simile a quello che vedevano i nostri antenati 2000 anni fa...

E ancora, per lunghi tratti, è possibile vedere il basolato della Presentina che affianca la strada... Ma non come sull'Appia antica, dove sembra una superficie lunare. Lì il basolato è ancora percorribile, le pietre passabilmente accostate e piatte. Sopra i platani con le foglie che cominciano ad ingiallire, e rendono ancora più vivido il blu del cielo terso.

Ho lasciato l'auto ad una delle stazioni in pianura (francamente non mi ricordo quale) e ho cominciato a percorrere la pista. Sarà che ero già ben disposto dalla gita in auto, ma a meno di un chilometro dalla macchina, quando il tracciato si è staccato dalla strada e ha cominciato ad inerpicarsi per conto suo sulle pendici del mondo, mi sono innamorato di questa pista.


Bellissimo quel lento inoltrarsi tra i campi scoscesi, i piccoli uliveti, le vigne minuscole, in un silenzio quasi totale, che è una delle caratteristiche che io adoro di questa parte del Lazio. Così come i colori rosso e ruggine che si spandono su tutto il paesaggio e l'abitudine di tutti di accendere fuochi di foglie, che spandono la loro nebbia azzurrina nella luce del mattino.

Uscita dal bosco e dall'abitato, la pista si inerpica sui fianchi della montagna per raggiungere Acuto. In quella parte il panorama è veramente magnifico, e vale sicuramente la fatica necessaria a raggiungerlo.

Dopo tanta bellezza la discesa verso Fiuggi è stata invece un po' deludente, specialmente per il fatto che la pista svanisce all'ingresso del paese, e forse tanata bellezza avrebbe meritato qualcosina di meglio.

Comunque mi sono consolato con un picnic in una bella valle ai marini di un castagneto, dove ho anche suonato il piffero (Pardon: Flauto Dolce Contralto Barocco) per una mezz'oretta, prima che la Foresta le mi triangolasse e mi arrestasse per disturbo della quiete bucolica.


Il ritorno è stata una gradevole sorpresa, in quanto non avevo realizzato che appena scollinato Acuto, si scende a valle a 30 all'ora senza pedalare, anzi frenando. Al ritorno all'auto avevo totalizzato 45,5 km.


Tre osservazioni:

a) ho adottato la bisaccia invece dello zaino, come sacca da uscita. In effetti ci metto solo i panini, i vestiti di riserva (ovvero K-Way e giacca che levo quando fa caldo) e il piffero (Pardon: Flauto Dolce Contralto Barocco). Facendo passare la tracolla dietro il collo e sulle spalle, la bisaccia appoggia sulla parte bassa della schiena. Pochissimo carico e schiena che non suda;

b) una pista come questa è una ricchezza per il territorio, e sicuramente un grosso incentivo al turismo, se fosse valorizzata e oggetto di marketing. Infatti malgrado la mia buona volontà di spendere qualche euro per dimostrare alla comunità locale l'apprezzamento, lungo la pista non ho trovato neanche un bar dove prendere un gelato. Meno che mai agriturismi o Bed and Breakfast.

Purtroppo sono solo venti chilometri, ma potrebbe essere espansa (per esempio fino a Cave) e soprattutto collegata a Roma in qualche modo. A Sud verso Frosinone e Cassino. Ancora si è in tempo, in quanto la sede non è stata stradalizzata nella maggior parte dei casi.

c) la Prenestina è ancora senza rotatorie europee, soprattutto nella fascia vicina al raccordo, dove gli incroci sono ancora regolati da semafori. Ma insomma, con così tanto traffico, cosa si sta aspettando? Forse sono meglio questi lavori che tante altre opere, come le complanari, che consumano un sacco di spazio e mi sembra moltiplichino il traffico, invece di fludificarlo.

venerdì 30 ottobre 2009

Metropoli mediterranee...

Negli ultimi due giorni di riunione ho avuto accanto un simpatico Egiziano. Come tutti quelli che vengono a Roma ha apprezzato la nostra bella città. Anzi, ha detto che si sente che è permeata dallo spirito mediterraneo, che qui non sente la nostalgia di casa, perchè Roma è molto simile al Cairo.

Al che io gli dico: "Non sarà per il traffico?". Pur non essendoci stato so bene infatti che il Cairo ha un traffico a dir poco drammatico.

E lui si risponde: "Sì, soprattutto per quello. Si vede che nessuno rispetta le regole" e giù una gran risata.

Tornando a casa, a piedi, stavo riflettendo su questo breve scambio di battute, e sulle aspirazioni Copenaghenistiche di noi ciclisti romani, quando mi sono trovato all'incrocio tra Via di Novella e Via di Trasone.

Quello e' un incrocio bastardo, infatti si tratta di una strada a doppio senso che scende in curva, dove le auto accelerano naturalmente (e anche i bus), tagliata perpendicolarmente da una strada a senso unico. Arrivando dalla strada a senso unico (la stessa dove stavo camminando io) non si vede chi arriva da destra a causa delle macchine parcheggiate e della curva. Ti trovi direttamente con l'autobus che arriva di corsa contro di te... E' meglio mettere la sicura allo sportello per evitare che entri...

Bene, mentre stavo arrivando all'incrocio (sempre a piedi) ecco cosa succede:

a) un pick-up che saliva da Piazza Acilia pensa bene di fare un'inversione di marcia secca e improvvisa di fronte a Via di Trasone. Gli riesce... quasi. Infatti sterzando evita di misura il marciapiedi, ma non riesce comunque a riguadagnare la strada a scendere in quanto non scapola una macchina in sosta dall'aktra parte dell'incrocio. E' quindi costretto a fermarsi occupando metà dello sbocco di Via di Trasone in quanto non può fare manovra per disimpegnarsi a causa di un'auto che in quel momento arriva proprio da Via di Trasone. L'auto che lo blocca comunque non riesce a superarlo;

b) da Piazza di Novella scendono altre auto, che bloccano definitivamente il tutto.

c) Da Piazza Acilia salgono altre auto che debbono allargarsi a causa di un'auto parcheggiata in sosta permanente di fronte ai cassonetti (tanto passano la notte) e quindi interferiscono con quelle che scendono;

d) io mi affaccio timidamente sull'orlo del marciapied per vedere se è il caso di scendere dallo stesso, ma penso: "Co' sta confusione figurati chi si accorge di me... meglio pazientare"

e) un'auto che scende da Piazza di Novella si ferma sulla mezzeria segnalando l'intenzione di girare a sinistra per entrare in un passo carrabile. Dato che blocca il flusso di auto in discesa, mi decido ad impegnare le strisce pedonali e guadagno anche io la mezzeria, tenendo d'occhio le auto che salgono da Piazza Acilia lasciando che sfilino davanti a me.

f) le auto che stanno salendo mi si bloccano davanti senza preavviso: così io mi trovo fermo in mezzo alla strada. Cosa è successo? Semplice, il tizio che aveva messo la freccia per entrare nel passo carrabile. non è entrato nel passo carrabile, ma ha parcheggiato in seconda fila, contromano, immediatamente accanto all'incrocio. Lo ha fatto con mossa destra e rapida (protetto da me che attraversavo sulle strisce) e non contento ha immediatamente aperto lo sportello (occupando un ulteriore quarto di carreggiata) e ha comiciato a scaricare bagagli e vecchietti di famiglia (dal suo lato destro, ovvero quello lato strada, visto che era contromano).

Questo tassello ha definitivamente bloccato l'incrocio. Io sono riuscito appena a guadagnare il marciapiedi che è iniziato il concerto dei calckson. Io neanche mi sono voltato. Li ho lasciati lì, soddisfatto di non essermi fatto male.

Chissà il tizio del pick-up quando è riuscito a liberarsi... avesse fatto altri 100 metri, avrebbe potuto fare l'inversione attorno a Piazza di Novella, evitando tutti i fastidi.

Morale della favola: se un incrocio di un quartiere residenziale passa da calmo a bloccato in circa 22 secondi... bene, non credo che abbiamo niente da invidiare al Cairo in quanto a traffico incasinato.

mercoledì 28 ottobre 2009

Cartelle Pazze e E- Governement che manca

Una ventina di giorni fa ho ricevuto dalla Regione Lazio una lettera nella quale mi si avverte che non risulta pagata la tassa di proprietà della mia auto relativa all’anno 2006.

Entro 60 giorni dalla ricezione devo quindi provvedere al pagamento o ad inviare la copia della ricevuta –e un bel po’ di altra documentazione- alla Regione, oppure a pagare tramite il bollettino allegato.

Bene: la lettera non è che una replica di un’analoga missiva ricevuta nel settembre 2008, alla quale avevo risposto in maniera fattiva, ovvero pagando il dovuto, la sanzione, gli interessi, etc.

Purtroppo nel fare questo c’e’ stata qualche incomprensione con l’addetto alla postazione Lottomatica, che ha etichettato il pagamento con scadenza diversa…

Sta di fatto che per gli ultimi cinque anni abbiamo 5 pagamenti differenti intestati alla stessa targa. In un anno non ce ne sta nessuno, mentre in un altro ne abbiamo due, uno dei quali stranamente coerente con un avviso mandato.

Un semplice controllo umano avrebbe inoltre permesso di far luce sulla questione, ma questo non è facile. Probabilmente il controllo non è umano, ma anche il programma di analisi dei pagamenti non ha evidentemente una funzione olistica che gli permetta di trarre le opportune conclusioni, per cui arriva di nuovo la missiva: non ci risultano pagamenti per l’anno 2006/2007.

Ci ho messo due giorni a ritrovare i tagliandi di pagamento… Va bene, e qui ci sarebbe la prima cosetta da addebitare all’amministrazione pubblica: uno non vive per conservare i tagliandi, e quindi per una serie di plausibili disgrazie (furti, alluvioni, incendi, cambio casa, etc.) potrebbero essere andati perduti.

Quindi pur avendo pagato avrei potuto non essere in condizioni di dimostrarlo. E’ andata bene, questa volta.

Se fosse andata male avrei dovuto ri-pagare utilizzando esclusivamente il conto corrente allegato. Purtroppo non si può usare nemmeno un F24, o un bonifico. Oppure un sito specifico dove pagare con carta di credito ad un modulo predisposto. Bisogna proprio andare alla posta.

Allora qui arriva la parte veramente scorretta. Infatti, pur avendo pagato, devo comunque inviare la prova. Per fare questo, ovviamente, non è disponibile alcuna casella di posta elettronica, soluzione semplice e gratuita. Le strade sono due, posta (raccomandata) o fax.

Beh, c’e’ il fax… Sì, ma… il fax non è normale, ma a pagamento, infatti il numero inizia per 119… Non solo, ma non è disponibile sempre, ma solo dal lunedì al venerdì dalle 09 alle 13 e dalle 14 alle 18 (orari e costi li ho dalla bolletta precedente). Quindi lo si può inviare solo dall’ufficio, ma non me la sento di far pagare il sovrapprezzo. Da un fax a pagamento, stiamo parlando di ben otto pagine, si parla di almeno 5 o 6 euro.

Rimane la raccomandata alla posta… Altri euro, altro tempo buttato…

Avrei voglia di far una cosa… non rispondere e attendere la terza missiva, e poi presentare la ricevuta. E certo, perché se il cittadino trova la ricevuta, allora lo sbaglio non è suo, e qualcun altro deve pagare. Ma sono sicuro che se trovi la ricevuta al 61-esimo giorno dalla missiva, allora sei comunque in colpa.

Io invece farei una bella legge che dice che in qualunque momento il cittadino rinviene la ricevuta, l’Amministrazione gli fa tante scuse e paga 100 euro per il disturbo… Visto che al cittadino viene comunque richiesta la sanzione se non paga.

Insomma, quando si parla dell’Italia come paese inefficiente, con un’Amministrazione pubblica scorretta, si intendono proprio queste cose. Cosa occorre in questo caso?

a) Avere un programma serio di analisi dei pagamenti che non si limiti a notare la mancanza di un pagamento, ma che operi su più anni con una logica più sofisticata;

b) Predisporre una bella casella di posta elettronica, semplice e gratuita, che permetta al cittadino di inviare i documenti richiesti… D’altra parte se non vanno bene le copie, allora occorre proprio produrre l’originale;

c) Utilizzare mezzi moderni per il pagamento, ad esempio RID, MAV, F24 e quanto altro;

d) Avere un sito che permetta al proprietario di pagare direttamente la tassa con riferimento alla sua targa, facendo uso di carta di credito, in modo da evitare ulteriori intermediari.

E’ difficile? Secondo me no, è solo come dovrebbe funzionare uno Stato moderno. E allora sai che recuperi di produttività…

domenica 25 ottobre 2009

Ciclovia dei boschi: il Marziano riapre la diramazione Trevignano-Bassano di Sutri invasa dai rovi

Sfuggito ai lavori di giardino a casa, dopo un lungo tira-e-molla con me stesso (canoa o bici?) ho deciso che i boschi mi mancavano da troppo e sono ri-andato verso Trevignano. Programma leggero, da ripresa: auto al parcheggio dopo Trevignano, salita sul primo tratto della strada Trevignano-Bassano Romano, poi ciclovia fino ad Orilo e ritorno scendendo per il sentiero Spallettoni...

Circa 35 km, non male dopo tanta canoa.

Dicevo, evaso dai lavori forzati in giardino... mi sono trovato a potare i rovi del tratto in salita, che evidentemente non è stato molto percorso. Per fortuna avevo con me un fido multiattrezzo di origine cinese (acquistato ad una bancarella dell'estate romana eretta sulla pista ciclabile...) che include seghetto, e pinze... e le pinze una mini-taglierina da giardinaggio.




Così ho passato una mezz'oretta a liberare dai rovi il passaggio... avevo appena finito quando sono arrivati due motociclisti, non da cross, ma con moto enduro 4 tempi, i quali mi hanno ringraziato sentitamente e hanno proseguito... Vabbè... Comunque andateci tranquilli, si passa.


Per il resto della giornata che posso dirvi, se non ripetere le meraviglie di quei boschi con vista sul lago... e ricordarvi che la ciclovia dei boschi è raggiungibile, bene, anche dalla stazione di Oriolo della ferrovia Roma Viterbo.


Anzi, andate senza panini, anche la domenica, e fermatevi ad Oriolo alla Bottega del Sapore, per un rifornimento di pane e porchetta, particolarmente piacevole per l'immancabile picnic.


Stavolta ne ho approfittato anche per continuare il recupero del jet-lag, e mi ho placidamente sonnecchiato una quindicina di minuti nella quite più totale.


Al ritorno al parcheggio una classica sorpresa: una banda di modellisti ne aveva preso possesso, ed era in corso una serie di sfide tra automobiline radiocomandate con motore a scoppio (2 tempi)... la vendetta dell'inquinamento!

giovedì 22 ottobre 2009

Espansione del bike sharing al II Municipio

Ricevo da Andrea Signorini, delegato alla mobilita' del II Municipio, una cortese risposta in merito alla proposta di espansione del bike-sharing:

con riferimento alla sua mail Le comunichiamo che a breve si approverà il piano "Bike-Sharing del Municipio II", nel frattempo la informiamo che nell'ambito dei lavori di riqualificazione di Via Flaminia/P.le Flaminio, si è deciso di collocare in P.le Flaminio (fronte stazione FF.SS.) la postazione di bike-sharing più vasta di tutta la città.

cordiali saluti

Delegato alla Mobilità Andrea Signorini

Come vedete abbiamo due graditissime notizie:

a) c'e' un piano per l'espansione del bike sharing che presto verra' discusso;

b) una delle stazioni viene posizionata di fronte alla stazione della metro (e ferrovia) di piazzale Flaminio.

Bene, e speriamo che si concretizzi presto.

mercoledì 21 ottobre 2009

Bici a Montreal

Sono stato a Montreal circa 4 anni fa, e non mi ricordavo di una città particolarmente dedita alla bicicletta.






In effetti a quell’epoca neanche Parigi lo era.






E’ stata quindi una sorpresa trovare una città dove non solo la bicicletta è molto usata, ma la municipalità ne continua a sostenere ed incoraggiare l’uso.


Un chiarimento: Montreal è adagiata sulle pendici di un antico vulcano… quindi è una città in pendenza. Le pendenze non sono drammatiche, ma comunque hanno una certa rilevanza, insomma non siamo di fronte a Ferrara o New York.

La prima cosa che ho notato è stata la grande quantità di bici parcheggiate in strada. Lì la mucipalità ha adottato parchimetri con attacchi per legare le biciclette sulle colonnine. Molto comodo in quando assicura una capacità di parcheggio protetto 1:1 con le auto.

Le infrastrutture ciclistiche non sono eccezionali: ho visto una sola grande pista, peraltro molto spaziosa, ma ho visto che nei lavori di ristrutturazione delle aree le piste vengono integrate. Va anche detto che il traffico, seppur abbondante, è molto tranquillo, ordinato e moderato nella velocità. Niente a che vedere con quello di Roma.

La sorpresa più grande è stata trovare un robusto bike sharing. In effetti è il primo bike-sharing del Nord America, fortemente voluto da un politico locale, André Lavallée, e inaugurato nel maggio 2009 da Gerald Tremblay, sindaco di Montreal.




Nella città sono state fatte 300 stazioni per un totale di 3000 biciclette (per adesso). Il costo iniziale è stato di 16 milioni di dollari canadesi, circa 10 milioni di euro, ma il sistema adesso è auto-sufficiente (bici-sufficiente) dal punto di vista economico.




Il bike sharing di Montreal, chiamato Bixi, è apertamente ispirato al Velib parigino, ma con alcune importanti differenze. Infatti, a causa delle bassissime temperature, d’inverno viene tutto smontato e riparato al coperto.








Per questo le stazioni sono solo “appoggiate” sul manto stradale, ma non collegate a nessuna rete. Sono collegate in WiFi alla rete d’informazioni cittadina e prendono l’energia elettrica necessaria da un piccolo pannello solare. Quindi impatto ecologico totalmente zero.





L’altra differenza è che le biciclette sono gestite direttamente dal Comune attraverso l’ufficio che si occupa dei parcheggi, in quanto si è visto che gli introiti pubblicitari non potevano coprire le spese, ma avrebbero limitato la diffusione del bike sharing.




La tariffazione è nelle migliori tradizioni del bike sharing. Abbonamento annuale di 78 dollari canadesi (pari a circa 50 euro), oppure giornaliero a circa 3 euro, mentre coloro che hanno l’abbonamento ai mezzi pubblici pagano la metà.








E’ gratuita la prima mezz’ora, dalla seconda arriva a 1,5 dollari canadesi (1 euro circa) a mezz’ora (due euro l’ora), dalla quarta ora la tariffa sale a 6 dollari canadesi (4 euro circa).








Per partecipare al servizio coloro che fanno il pass girnaliero devono lasciare un deposito (non versato ma bloccato sulla carta di credito) di circa 250 dollari canadesi in caso di non restituzione della bicicletta.








Le biciclette sono d’alluminio, sponsorizzate da un produttore di alluminio locale, robuste con gommoni da strada e un cambio a tre marce, salita, pianura, discesa.








Il design sarebbe stato studiato per minimizzare la manutenzione e la possibilità di danni da parte dei vandali.

lunedì 19 ottobre 2009

L’Ontario non è Martignano…

La combinazione di un viaggio di lavoro a Montreal, dell’indisponibilità di voli diretti, e di una meravigliosa giornata di ottobre mi ha permesso di ammirare per oltre due ore il Canada dall’alto.

Immaginate la sensazione per uno come me, appassionato di laghi, boschi, bicicletta e canoa, vedere passar circa 2000 km ininterrotti di boschi, rocce e laghi (fino all’Ontario, che è grande come un mare) ed essere confinato dietro il finestrino di un aereo, e successivamente nella municipalità di Montreal…

In effetti per chi si va a cercare i 15 km di pista tra i boschi del Viterbese, o i 10 nel parco del Circeo, trovarsi a pochi passi da centinaia di km in mezzo a pianori rocciosi ondulati (non ci sono veri monti da queste parti), crea una sensazione di impotente delusione.

E’ vero che non tutto ciò che brilla è oro. A differenza di Martignano, dove ancora si fa bene il bagno, la temperatura era già sotto i 10 gradi di giorno e abbondantemente sotto lo zero di notte, e non oso pensare quale possa essere la temperatura dell’acqua (5-6 gradi?). Per non parlare della occasionalità delle giornate di sole… o di quanto c’e’ tramontana… che arriva diretta dal Polo, non avendo alcun rilievo montuoso a protezione. Tanto è vero che sia a Chicago che a New York (che sappiamo essere alla stessa latitudine di Napoli), quando l’inverno fa freddo si scende a meno 20 e anche sotto.

La cosa che più sconvolge al biker europeo è la dimensione di queste aree selvagge. Partendo dalla costa dove la roccia emerge sfilacciata dalle acque della baia di Hudson, nell’interno cominciano a susseguirsi ogni combinazione possibile di laghi e boschi.

Alcuni di questi laghi, dall’aspetto cristallino, hanno la costa più frastagliata di un arcipelago greco… E anche con qualche spiaggia dalla sabbia chiarissima. Poi, quando si è più vicini al suolo si cominciano a distinguere i gialli ed i rossi degli aceri in autunno. Che meraviglia.

Nel tratto più nordorientale erano praticamente assenti le strade. Diciamo una ogni 50 km. IN compenso si vedevano immense e lunghissime strisce tagliafuoco, larghe almeno un chilometro e lunghe qualche centinaio.

Avvicinandosi alle città il paesaggio si addolcisce, aumentano le strade (o piste che siano), compare qua e là qualche casetta, una pista di atterraggio, addirittura una ferrovia.

Appunto è natura selvaggia. Però certo qualche giorno per questi boschi l’avrei passato molto volentieri.

Scritto di notte (giorno per l'Italia) postato prima dell'inizio della conferenza)

sabato 17 ottobre 2009

Più a Roma che a Bruxelles...

Pre-scriptum: ah... per il cul de sac era la festa del cinema! Vivo proprio tra le stelle (e non nel senso di attrici famose e affascinanti ...)

L'ultima survey a Bruxelles è stata alquanto deludente. Infatti, malgrado la profusione di bike sharing, corridoi per le biciclette e spazi riservati ai semafori di fornte alle auto, il bike-count è stato scarso, con numeri... romani. Peggio è che dal punto di vista della quantità, Bruxelles non sembra esserci evoluta come Parigi dove una quota tangibile di mobilità si è spostata in tutto o in parte su bici.

Di contro il traffico mi è apparso nettamente peggiorato, e anche la sensazione di un'aria molto inquinata. Mi sono ripetuto: sarà l'ora, sarà il posto, ma la realtà era proprio quella, innegabile

Rientrando a sera inoltrata a Roma, tornando a casa dall'aeroporto e passando per il centro, ho incontrato, passate le 23, vari ciclisti. Qualcuno sulla pista della Magliana (il tratto che affianca Via della Magliana), e dulcis in fundo due sulla Salaria (altezza Villa Ada) che se ne stavano tranquillamente tornando a casa.

Segno che a Roma la bici la stiamo prendendo molto sul serio.

Un'ipotesi per l'accaduto a Bruxelles? Io propendo per un mix di due cause.

La prima è l'enorme impulso ai mezzi di trasporto pubblici. E' stato completato l'anello della linea 2 della metro che ha enormemente facilitato gli spostamenti, mentre è in continuo miglioramento la rete di superficie, con un grosso impulso al tram.

Dall'altro lato mi pare chiaramente insufficiente la quantità di piste ciclabili, per cui, malgrado le corsie a destra delle strade (non molte, per la verità) il traffico ciclistico è, a differenza di Amsterdam e Parigi, molto mischiato a quello automobilistico. Anche perchè la presenza di tanti corpi diplomatici, etc., genera comunque un enorme traffico praticamente incomprimibile "per censo". Tanto è vero che malgrado l'enorme numero, la mattina è praticamente impossibile trovare un taxi senza 20 minuti di preavviso.

Mia ipotesi personale, per carità, ma alla fine i potenziali ciclisti preferiscono servirsi di un mezzo pubblico molto economico ed efficiente che trovarsi a "combattere" in mezzo a tante auto.

giovedì 15 ottobre 2009

Cul de Sac all'Auditorium

Per la serie l'angolo dell'agit-prop, ovvero colui che agita la folla propalando notizie negative (magari fossero false!), riporto la documentazione fotografica dell'ultimo effetto delle baraccopoli che vengono ricorrentemente all'auditorium, generalmente sopra lo sbocco o la continuazione della pista ciclabile.

Va detto che la pista della musica, una volta entrata nell'auditorium, perde di coerenza, fino a spegnersi in corrispondenza della sbarra.
La pista ricomincia su Viale Pildsusky, per andare verso Via della Moschea e Monte Antenne, ma come arrivarci senza mischiarsi alle auto nessuno lo ha capito ancora .


Nel nostro caso il nodo gordiano della continuazione è stato tagliato prima dell'inizio dei guai. Anzi, questa volta invece della solita interruzione anonima e casuale, la foto ci mostra la realizzazione di un bel vicolo cieco.


Poco male in quanto siamo già in area protetta, però che cavolo, un po' di pudore e di rispetto per la ciclabilità non guasterebbe!