domenica 27 marzo 2022

Per gli studenti sembra che il tempo della bici non arrivi mai

Con la fine di marzo dovrebbe finire lo stato di emergenza COVID. 

Tra i grandi rientri anche quello dell'orario scolastico unico, che però si porta appresso un ritorno alla congestione. Infatti, come si trova su di un articolo apparso sulla testata internet  Roma Today Sono 130.000, secondo le stime di Roma Servizi per la Mobilità, le ragazze e i ragazzi che utilizzano il trasporto pubblico.

Pertanto un bel carico in più per un già provato TPL, che affronta il ritorno alla normalità in piena crisi, se non altro per le vicende che affliggono la rete su ferro, sia tramviaria che metro.

Dall'altro lato si fa poco perchè la bicicletta diventi il mezzo di trasporto preferito degli studenti della secondaria superiore, come è la norma nella maggior parte dei paesi europei.

Anzi, negli ormai 15 anni che seguo con attenzione l'evoluzione della mobilità ciclistica, a Roma nessuno si ricorda mai della possibilità di spostare l'utenza giovanile sulla bici. Che sia inquinamento, crisi di obesità, produzione di CO2, COVID, affollamento dei mezzi, tutti continuano a pensare che per gli studenti non ci siano alternative.

Un posto di primo piano rivestono le mamme-chiocce che temono che i loro "pargoli", stiamo parlando da 14enni in su, possano affrontare le prime responsabilità, e sicuramente i primi pericoli (come se non attraversassero mai la strada a piedi). 

Però in questi anni molto è stato fatto (piste/corsie ciclabili e bonus biciclette) ma sul versante studenti poco è stato ottenuto, anche per quelle scuole servite da piste ciclabili. 

Sicuramente vi è una componente culturale che vede in chi pedala un mezzo sfigato alla mercè dei motori. 

Più concretamente la bicicletta non si può lasciarla fuori dalle scuole a causa dei mariuoli che ne fanno man bassa e quindi ai presidi andrebbe chiesto di trovare spazi di parcheggio all'interno degli istitui, almeno quelli che li hanno.

Ecco, in questo dovrebbe intervenire il sindaco, anche perchè in questo modo, spostando gli studenti sulle piste, tutti vedrebbero l'utilità concreta di una rete che è ancora percepita fatta ad uso esclusivo di una lobby di strambi "privilegiati" che abitano vicino al lavoro e possono permettersi di vestirsi approssimativamente sul posto di lavoro. 

domenica 6 marzo 2022

Due parole sulla sicurezza dei ciclisti

Domenica prossima si svolgerà l'assemblea  Annuale di salvaciclisti di Roma. 

Non ho mai fatto parte dell'associazione perché ritengo  che sin dall'inizio si sia orientata ad uno scopo "politico", alla guerra alle automobili, più che  alla sicurezza dei ciclisti. Anzi, se proprio devo essere sincero, mi pare che di competenza In tema di sicurezza si stia sulle ovvietà di stampo utopistico.   

Non solo, ogni volta che ho espresso, su fb, qualche dubbio in proposito sono stato trattato come al liceo venivano trattati quelli che non erano d'accordo nei collettivi studenteschi. D'altra parte anche i grillini hanno fatto lo stesso.  

Ciononostante continuo ad rispettare chi fa dell'attivismo, e mi rendo conto come il muro dell'incomunicabilità sia da entrambe le parti della barricata,  ovvero un gruppo di tecnici (e politici) comunali poco disposti a prendere sul serio la mobilità ciclistica urbana e dall'altra parte un gruppo di entusiasti che non prendono sul serio le questioni tecniche.

Vorrei comunque far mancare il mio contributo alla discussione e per questo mi rivolgo a Massimiliano Baccanico che su fb ha chiesto idee in proposito.

Alcuni fatti elementari
Si applichiamo le più elementari norme di gestione della sicurezza, i pericoli cui andiamo incontro come ciclisti sono essenzialmente 3:  Investimento, caduta autonoma da perdita del controllo del mezzo, sportellata.

Ognuno di questi pericoli si traduce in un incidente con conseguenze di gravità variabile con una certa probabilità. La combinazione di probabilità e  gravità delle conseguenze di un evento dà origine al concetto di rischio.  Più  è probabile il verificarsi di un pericolo (evento) e più gravi sono le sue conseguenze,  maggiore è il rischio.

 A tutti noi ciclisti appare abbastanza chiaro che l'investimento è l'evento più temuto per le sue conseguenze e la sua probabilità, e quello sul quale dovremmo agire con maggiore insistenza.  Ciò è chiaro anche a salvaciclisti.

Siamo d'accordo sulla rete ciclabile...
La prima mitigazione del rischio di investimento e la creazione di una rete ciclabile segregata o separata da quella del traffico automobilistico.  

Per quanto mi riguarda si dovrebbe privilegiare la media  periferia dove il traffico è più denso ma più veloce rispetto al centro dove per forza le auto sono poche e vanno piano. 

Senza continuare a perdere troppo tempo su questioni come la pedonalizzazione dei Fori Imperiali o peggio ancora di via Urbana che sembrano più dovute a questioni personali  che a una logica di sicurezza.

Inoltre è molto importante risolvere quegli hot spot (punti caldi) dove per la conformazione della viabilità e la velocità dei flussi automobilistici il ciclista è messo a serio rischio.

... non sulla guerra alle auto
Fino a qui vi è un sostanziale accordo con la politica di salvaci ciclisti.  

Per i ciclisti che invece rimangono su strada sembrerebbe che salvaciclisti punti ad  abbassare il rischio riducendo in maniera drastica il numero di automobili in circolazione.

Dal canto mio ritengo che questo obiettivo sia  politicamente prematuro e, francamente, fuori dalla portata politica del movimento così piccolo. 

Non solo, ma vediamo come il diminuire del numero delle automobili in circolazione, per esempio durante le feste di Natale, non diminuisce il rischio dei ciclisti perché le poche auto rimaste vanno molto più veloci. Anzi un ingorgo di macchine bloccate è un luogo non salutare (per l'inquinamento) ma alquanto sicuro per un ciclista.

Si facessimo un bow-tie,  Ovvero un diagramma a farfallino, vedremmo la velocità sia a sinistra come causa  Degli investimenti, sia a destra Come fattore che ne rende più gravi le conseguenze.

Pertanto più autovelox
Quindi dobbiamo giungere ad una conclusione ovvero che e inutile diminuire il numero di automobili se non ne controlliamo al tempo stesso la velocità.  E l'unico modo per diminuire la velocità delle auto (in una città già progettata) e quella di installare autovelox a decine. 

Questo è un modo permesso dalla legge (che recentemente ha ammesso gli autovelox urbani) e nella disponibilità  del sindaco per moderare le velocità massime.  Tra l'altro è perfettamente inutile continuare a chiedere di istituire il limite di 30 km all'ora se le macchine non rispettano quello di 50.

Quindi basta con le ciance e concentriamoci sugli autovelox, ne basterebbero qualche decina per cominciare a moderare i più indisciplinati.

Sì alla lotta alla sosta vietata no all'aumento delle strisce blu
Una strategia buona e possibile (anzi, secondo me dovuta) per abbassare le auto in circolazione è quello di ricominciare ad applicare il controllo della sosta, in poche parole: multare chi lascia la macchina in seconda fila, ai cassonetti sulle strisce pedonali, etc.

Ancora una volta, in prima fila abbiamo motivi di sicurezza. le macchine in sosta vietata costringono il ciclista ad immettersi nei flussi di traffico principali. Quelle sui passaggi pedonali intralciano i pedoni e li disabituano ad usarle e le auto parcheggiate agli incroci limitano la visibilità e rendono più probabili gli investimenti.

Infine rallentano il trasporto pubblico di superficie, ancora più vitale in un periodo nel quale il disastro delll'amministrazione precedente ci ha lasciato quasi senza servizi di metropolitana. 

Francamente sono contrario all'aumento della tariffe delle strisce blu prima di aver stroncato la  vietata... è un'altra versione dell'aumento delle tasse senza la lotta all'evasione. Un altro modo per punire il cittadino che rispetta la legge, considerato borghese e poco rivoluzionario, sport condiviso sia dall'estrema destra che dall'estrema  sinistra.

E difendiamo le bikelane che sempre più spesso sono occupate da prepotenti in sosta.

Basta con le buche
Le biciclette, specie le pieghevoli, risentono molto delle buche e delle asperità del manto stradale. Le strade devono essere tenute bene e le buche eliminate, specie quelle vicine ai marciapiedi, tombini compresi.

Una strada bella liscia ci fa aumentare di molto la velocità di spostamento ed evita cadute pericolossissime.

Basta con i guasti all'illuminazione
Un altro nemico sempre in agguato sono i guasti all'illuminazione stradale. 

Avoja a portarsi luci, quelle delle bici sono fatte per le zone oscure, l'occhio non si abitua a 500 metri di oscurità con i fari delle auto che ti colpiscono ogni due per tre. I guasti vanno riparati velocemente.

Se c'e' qualcuno che si frega il rame e manda in tilt i sistemi, becchiamolo, palla al piede e vent'anni a costruire piste ciclabili, no ai domiciliari (magari in un insediamento abusivo) come succede adesso.

Infine... apriamo le corsie preferenziali alle biciclette
Tutti noi ciclisti le usiamo. In tutta Europa sono utilizzabili alle bici. 

A Roma no perchè ATAC è talmente massacrata dagli automobilisti e dagli scooteristi che non sopporta nient'altro.

Invece vanno aperte ufficialmente, perchè alla fine problemi veri di coesistenza non ce ne sono, specie se noi ciclisti ci comportiamo come persone educate e rispettose del trasporto pubblico.