venerdì 30 ottobre 2009

Metropoli mediterranee...

Negli ultimi due giorni di riunione ho avuto accanto un simpatico Egiziano. Come tutti quelli che vengono a Roma ha apprezzato la nostra bella città. Anzi, ha detto che si sente che è permeata dallo spirito mediterraneo, che qui non sente la nostalgia di casa, perchè Roma è molto simile al Cairo.

Al che io gli dico: "Non sarà per il traffico?". Pur non essendoci stato so bene infatti che il Cairo ha un traffico a dir poco drammatico.

E lui si risponde: "Sì, soprattutto per quello. Si vede che nessuno rispetta le regole" e giù una gran risata.

Tornando a casa, a piedi, stavo riflettendo su questo breve scambio di battute, e sulle aspirazioni Copenaghenistiche di noi ciclisti romani, quando mi sono trovato all'incrocio tra Via di Novella e Via di Trasone.

Quello e' un incrocio bastardo, infatti si tratta di una strada a doppio senso che scende in curva, dove le auto accelerano naturalmente (e anche i bus), tagliata perpendicolarmente da una strada a senso unico. Arrivando dalla strada a senso unico (la stessa dove stavo camminando io) non si vede chi arriva da destra a causa delle macchine parcheggiate e della curva. Ti trovi direttamente con l'autobus che arriva di corsa contro di te... E' meglio mettere la sicura allo sportello per evitare che entri...

Bene, mentre stavo arrivando all'incrocio (sempre a piedi) ecco cosa succede:

a) un pick-up che saliva da Piazza Acilia pensa bene di fare un'inversione di marcia secca e improvvisa di fronte a Via di Trasone. Gli riesce... quasi. Infatti sterzando evita di misura il marciapiedi, ma non riesce comunque a riguadagnare la strada a scendere in quanto non scapola una macchina in sosta dall'aktra parte dell'incrocio. E' quindi costretto a fermarsi occupando metà dello sbocco di Via di Trasone in quanto non può fare manovra per disimpegnarsi a causa di un'auto che in quel momento arriva proprio da Via di Trasone. L'auto che lo blocca comunque non riesce a superarlo;

b) da Piazza di Novella scendono altre auto, che bloccano definitivamente il tutto.

c) Da Piazza Acilia salgono altre auto che debbono allargarsi a causa di un'auto parcheggiata in sosta permanente di fronte ai cassonetti (tanto passano la notte) e quindi interferiscono con quelle che scendono;

d) io mi affaccio timidamente sull'orlo del marciapied per vedere se è il caso di scendere dallo stesso, ma penso: "Co' sta confusione figurati chi si accorge di me... meglio pazientare"

e) un'auto che scende da Piazza di Novella si ferma sulla mezzeria segnalando l'intenzione di girare a sinistra per entrare in un passo carrabile. Dato che blocca il flusso di auto in discesa, mi decido ad impegnare le strisce pedonali e guadagno anche io la mezzeria, tenendo d'occhio le auto che salgono da Piazza Acilia lasciando che sfilino davanti a me.

f) le auto che stanno salendo mi si bloccano davanti senza preavviso: così io mi trovo fermo in mezzo alla strada. Cosa è successo? Semplice, il tizio che aveva messo la freccia per entrare nel passo carrabile. non è entrato nel passo carrabile, ma ha parcheggiato in seconda fila, contromano, immediatamente accanto all'incrocio. Lo ha fatto con mossa destra e rapida (protetto da me che attraversavo sulle strisce) e non contento ha immediatamente aperto lo sportello (occupando un ulteriore quarto di carreggiata) e ha comiciato a scaricare bagagli e vecchietti di famiglia (dal suo lato destro, ovvero quello lato strada, visto che era contromano).

Questo tassello ha definitivamente bloccato l'incrocio. Io sono riuscito appena a guadagnare il marciapiedi che è iniziato il concerto dei calckson. Io neanche mi sono voltato. Li ho lasciati lì, soddisfatto di non essermi fatto male.

Chissà il tizio del pick-up quando è riuscito a liberarsi... avesse fatto altri 100 metri, avrebbe potuto fare l'inversione attorno a Piazza di Novella, evitando tutti i fastidi.

Morale della favola: se un incrocio di un quartiere residenziale passa da calmo a bloccato in circa 22 secondi... bene, non credo che abbiamo niente da invidiare al Cairo in quanto a traffico incasinato.

mercoledì 28 ottobre 2009

Cartelle Pazze e E- Governement che manca

Una ventina di giorni fa ho ricevuto dalla Regione Lazio una lettera nella quale mi si avverte che non risulta pagata la tassa di proprietà della mia auto relativa all’anno 2006.

Entro 60 giorni dalla ricezione devo quindi provvedere al pagamento o ad inviare la copia della ricevuta –e un bel po’ di altra documentazione- alla Regione, oppure a pagare tramite il bollettino allegato.

Bene: la lettera non è che una replica di un’analoga missiva ricevuta nel settembre 2008, alla quale avevo risposto in maniera fattiva, ovvero pagando il dovuto, la sanzione, gli interessi, etc.

Purtroppo nel fare questo c’e’ stata qualche incomprensione con l’addetto alla postazione Lottomatica, che ha etichettato il pagamento con scadenza diversa…

Sta di fatto che per gli ultimi cinque anni abbiamo 5 pagamenti differenti intestati alla stessa targa. In un anno non ce ne sta nessuno, mentre in un altro ne abbiamo due, uno dei quali stranamente coerente con un avviso mandato.

Un semplice controllo umano avrebbe inoltre permesso di far luce sulla questione, ma questo non è facile. Probabilmente il controllo non è umano, ma anche il programma di analisi dei pagamenti non ha evidentemente una funzione olistica che gli permetta di trarre le opportune conclusioni, per cui arriva di nuovo la missiva: non ci risultano pagamenti per l’anno 2006/2007.

Ci ho messo due giorni a ritrovare i tagliandi di pagamento… Va bene, e qui ci sarebbe la prima cosetta da addebitare all’amministrazione pubblica: uno non vive per conservare i tagliandi, e quindi per una serie di plausibili disgrazie (furti, alluvioni, incendi, cambio casa, etc.) potrebbero essere andati perduti.

Quindi pur avendo pagato avrei potuto non essere in condizioni di dimostrarlo. E’ andata bene, questa volta.

Se fosse andata male avrei dovuto ri-pagare utilizzando esclusivamente il conto corrente allegato. Purtroppo non si può usare nemmeno un F24, o un bonifico. Oppure un sito specifico dove pagare con carta di credito ad un modulo predisposto. Bisogna proprio andare alla posta.

Allora qui arriva la parte veramente scorretta. Infatti, pur avendo pagato, devo comunque inviare la prova. Per fare questo, ovviamente, non è disponibile alcuna casella di posta elettronica, soluzione semplice e gratuita. Le strade sono due, posta (raccomandata) o fax.

Beh, c’e’ il fax… Sì, ma… il fax non è normale, ma a pagamento, infatti il numero inizia per 119… Non solo, ma non è disponibile sempre, ma solo dal lunedì al venerdì dalle 09 alle 13 e dalle 14 alle 18 (orari e costi li ho dalla bolletta precedente). Quindi lo si può inviare solo dall’ufficio, ma non me la sento di far pagare il sovrapprezzo. Da un fax a pagamento, stiamo parlando di ben otto pagine, si parla di almeno 5 o 6 euro.

Rimane la raccomandata alla posta… Altri euro, altro tempo buttato…

Avrei voglia di far una cosa… non rispondere e attendere la terza missiva, e poi presentare la ricevuta. E certo, perché se il cittadino trova la ricevuta, allora lo sbaglio non è suo, e qualcun altro deve pagare. Ma sono sicuro che se trovi la ricevuta al 61-esimo giorno dalla missiva, allora sei comunque in colpa.

Io invece farei una bella legge che dice che in qualunque momento il cittadino rinviene la ricevuta, l’Amministrazione gli fa tante scuse e paga 100 euro per il disturbo… Visto che al cittadino viene comunque richiesta la sanzione se non paga.

Insomma, quando si parla dell’Italia come paese inefficiente, con un’Amministrazione pubblica scorretta, si intendono proprio queste cose. Cosa occorre in questo caso?

a) Avere un programma serio di analisi dei pagamenti che non si limiti a notare la mancanza di un pagamento, ma che operi su più anni con una logica più sofisticata;

b) Predisporre una bella casella di posta elettronica, semplice e gratuita, che permetta al cittadino di inviare i documenti richiesti… D’altra parte se non vanno bene le copie, allora occorre proprio produrre l’originale;

c) Utilizzare mezzi moderni per il pagamento, ad esempio RID, MAV, F24 e quanto altro;

d) Avere un sito che permetta al proprietario di pagare direttamente la tassa con riferimento alla sua targa, facendo uso di carta di credito, in modo da evitare ulteriori intermediari.

E’ difficile? Secondo me no, è solo come dovrebbe funzionare uno Stato moderno. E allora sai che recuperi di produttività…

domenica 25 ottobre 2009

Ciclovia dei boschi: il Marziano riapre la diramazione Trevignano-Bassano di Sutri invasa dai rovi

Sfuggito ai lavori di giardino a casa, dopo un lungo tira-e-molla con me stesso (canoa o bici?) ho deciso che i boschi mi mancavano da troppo e sono ri-andato verso Trevignano. Programma leggero, da ripresa: auto al parcheggio dopo Trevignano, salita sul primo tratto della strada Trevignano-Bassano Romano, poi ciclovia fino ad Orilo e ritorno scendendo per il sentiero Spallettoni...

Circa 35 km, non male dopo tanta canoa.

Dicevo, evaso dai lavori forzati in giardino... mi sono trovato a potare i rovi del tratto in salita, che evidentemente non è stato molto percorso. Per fortuna avevo con me un fido multiattrezzo di origine cinese (acquistato ad una bancarella dell'estate romana eretta sulla pista ciclabile...) che include seghetto, e pinze... e le pinze una mini-taglierina da giardinaggio.




Così ho passato una mezz'oretta a liberare dai rovi il passaggio... avevo appena finito quando sono arrivati due motociclisti, non da cross, ma con moto enduro 4 tempi, i quali mi hanno ringraziato sentitamente e hanno proseguito... Vabbè... Comunque andateci tranquilli, si passa.


Per il resto della giornata che posso dirvi, se non ripetere le meraviglie di quei boschi con vista sul lago... e ricordarvi che la ciclovia dei boschi è raggiungibile, bene, anche dalla stazione di Oriolo della ferrovia Roma Viterbo.


Anzi, andate senza panini, anche la domenica, e fermatevi ad Oriolo alla Bottega del Sapore, per un rifornimento di pane e porchetta, particolarmente piacevole per l'immancabile picnic.


Stavolta ne ho approfittato anche per continuare il recupero del jet-lag, e mi ho placidamente sonnecchiato una quindicina di minuti nella quite più totale.


Al ritorno al parcheggio una classica sorpresa: una banda di modellisti ne aveva preso possesso, ed era in corso una serie di sfide tra automobiline radiocomandate con motore a scoppio (2 tempi)... la vendetta dell'inquinamento!

giovedì 22 ottobre 2009

Espansione del bike sharing al II Municipio

Ricevo da Andrea Signorini, delegato alla mobilita' del II Municipio, una cortese risposta in merito alla proposta di espansione del bike-sharing:

con riferimento alla sua mail Le comunichiamo che a breve si approverà il piano "Bike-Sharing del Municipio II", nel frattempo la informiamo che nell'ambito dei lavori di riqualificazione di Via Flaminia/P.le Flaminio, si è deciso di collocare in P.le Flaminio (fronte stazione FF.SS.) la postazione di bike-sharing più vasta di tutta la città.

cordiali saluti

Delegato alla Mobilità Andrea Signorini

Come vedete abbiamo due graditissime notizie:

a) c'e' un piano per l'espansione del bike sharing che presto verra' discusso;

b) una delle stazioni viene posizionata di fronte alla stazione della metro (e ferrovia) di piazzale Flaminio.

Bene, e speriamo che si concretizzi presto.

mercoledì 21 ottobre 2009

Bici a Montreal

Sono stato a Montreal circa 4 anni fa, e non mi ricordavo di una città particolarmente dedita alla bicicletta.






In effetti a quell’epoca neanche Parigi lo era.






E’ stata quindi una sorpresa trovare una città dove non solo la bicicletta è molto usata, ma la municipalità ne continua a sostenere ed incoraggiare l’uso.


Un chiarimento: Montreal è adagiata sulle pendici di un antico vulcano… quindi è una città in pendenza. Le pendenze non sono drammatiche, ma comunque hanno una certa rilevanza, insomma non siamo di fronte a Ferrara o New York.

La prima cosa che ho notato è stata la grande quantità di bici parcheggiate in strada. Lì la mucipalità ha adottato parchimetri con attacchi per legare le biciclette sulle colonnine. Molto comodo in quando assicura una capacità di parcheggio protetto 1:1 con le auto.

Le infrastrutture ciclistiche non sono eccezionali: ho visto una sola grande pista, peraltro molto spaziosa, ma ho visto che nei lavori di ristrutturazione delle aree le piste vengono integrate. Va anche detto che il traffico, seppur abbondante, è molto tranquillo, ordinato e moderato nella velocità. Niente a che vedere con quello di Roma.

La sorpresa più grande è stata trovare un robusto bike sharing. In effetti è il primo bike-sharing del Nord America, fortemente voluto da un politico locale, André Lavallée, e inaugurato nel maggio 2009 da Gerald Tremblay, sindaco di Montreal.




Nella città sono state fatte 300 stazioni per un totale di 3000 biciclette (per adesso). Il costo iniziale è stato di 16 milioni di dollari canadesi, circa 10 milioni di euro, ma il sistema adesso è auto-sufficiente (bici-sufficiente) dal punto di vista economico.




Il bike sharing di Montreal, chiamato Bixi, è apertamente ispirato al Velib parigino, ma con alcune importanti differenze. Infatti, a causa delle bassissime temperature, d’inverno viene tutto smontato e riparato al coperto.








Per questo le stazioni sono solo “appoggiate” sul manto stradale, ma non collegate a nessuna rete. Sono collegate in WiFi alla rete d’informazioni cittadina e prendono l’energia elettrica necessaria da un piccolo pannello solare. Quindi impatto ecologico totalmente zero.





L’altra differenza è che le biciclette sono gestite direttamente dal Comune attraverso l’ufficio che si occupa dei parcheggi, in quanto si è visto che gli introiti pubblicitari non potevano coprire le spese, ma avrebbero limitato la diffusione del bike sharing.




La tariffazione è nelle migliori tradizioni del bike sharing. Abbonamento annuale di 78 dollari canadesi (pari a circa 50 euro), oppure giornaliero a circa 3 euro, mentre coloro che hanno l’abbonamento ai mezzi pubblici pagano la metà.








E’ gratuita la prima mezz’ora, dalla seconda arriva a 1,5 dollari canadesi (1 euro circa) a mezz’ora (due euro l’ora), dalla quarta ora la tariffa sale a 6 dollari canadesi (4 euro circa).








Per partecipare al servizio coloro che fanno il pass girnaliero devono lasciare un deposito (non versato ma bloccato sulla carta di credito) di circa 250 dollari canadesi in caso di non restituzione della bicicletta.








Le biciclette sono d’alluminio, sponsorizzate da un produttore di alluminio locale, robuste con gommoni da strada e un cambio a tre marce, salita, pianura, discesa.








Il design sarebbe stato studiato per minimizzare la manutenzione e la possibilità di danni da parte dei vandali.

lunedì 19 ottobre 2009

L’Ontario non è Martignano…

La combinazione di un viaggio di lavoro a Montreal, dell’indisponibilità di voli diretti, e di una meravigliosa giornata di ottobre mi ha permesso di ammirare per oltre due ore il Canada dall’alto.

Immaginate la sensazione per uno come me, appassionato di laghi, boschi, bicicletta e canoa, vedere passar circa 2000 km ininterrotti di boschi, rocce e laghi (fino all’Ontario, che è grande come un mare) ed essere confinato dietro il finestrino di un aereo, e successivamente nella municipalità di Montreal…

In effetti per chi si va a cercare i 15 km di pista tra i boschi del Viterbese, o i 10 nel parco del Circeo, trovarsi a pochi passi da centinaia di km in mezzo a pianori rocciosi ondulati (non ci sono veri monti da queste parti), crea una sensazione di impotente delusione.

E’ vero che non tutto ciò che brilla è oro. A differenza di Martignano, dove ancora si fa bene il bagno, la temperatura era già sotto i 10 gradi di giorno e abbondantemente sotto lo zero di notte, e non oso pensare quale possa essere la temperatura dell’acqua (5-6 gradi?). Per non parlare della occasionalità delle giornate di sole… o di quanto c’e’ tramontana… che arriva diretta dal Polo, non avendo alcun rilievo montuoso a protezione. Tanto è vero che sia a Chicago che a New York (che sappiamo essere alla stessa latitudine di Napoli), quando l’inverno fa freddo si scende a meno 20 e anche sotto.

La cosa che più sconvolge al biker europeo è la dimensione di queste aree selvagge. Partendo dalla costa dove la roccia emerge sfilacciata dalle acque della baia di Hudson, nell’interno cominciano a susseguirsi ogni combinazione possibile di laghi e boschi.

Alcuni di questi laghi, dall’aspetto cristallino, hanno la costa più frastagliata di un arcipelago greco… E anche con qualche spiaggia dalla sabbia chiarissima. Poi, quando si è più vicini al suolo si cominciano a distinguere i gialli ed i rossi degli aceri in autunno. Che meraviglia.

Nel tratto più nordorientale erano praticamente assenti le strade. Diciamo una ogni 50 km. IN compenso si vedevano immense e lunghissime strisce tagliafuoco, larghe almeno un chilometro e lunghe qualche centinaio.

Avvicinandosi alle città il paesaggio si addolcisce, aumentano le strade (o piste che siano), compare qua e là qualche casetta, una pista di atterraggio, addirittura una ferrovia.

Appunto è natura selvaggia. Però certo qualche giorno per questi boschi l’avrei passato molto volentieri.

Scritto di notte (giorno per l'Italia) postato prima dell'inizio della conferenza)

sabato 17 ottobre 2009

Più a Roma che a Bruxelles...

Pre-scriptum: ah... per il cul de sac era la festa del cinema! Vivo proprio tra le stelle (e non nel senso di attrici famose e affascinanti ...)

L'ultima survey a Bruxelles è stata alquanto deludente. Infatti, malgrado la profusione di bike sharing, corridoi per le biciclette e spazi riservati ai semafori di fornte alle auto, il bike-count è stato scarso, con numeri... romani. Peggio è che dal punto di vista della quantità, Bruxelles non sembra esserci evoluta come Parigi dove una quota tangibile di mobilità si è spostata in tutto o in parte su bici.

Di contro il traffico mi è apparso nettamente peggiorato, e anche la sensazione di un'aria molto inquinata. Mi sono ripetuto: sarà l'ora, sarà il posto, ma la realtà era proprio quella, innegabile

Rientrando a sera inoltrata a Roma, tornando a casa dall'aeroporto e passando per il centro, ho incontrato, passate le 23, vari ciclisti. Qualcuno sulla pista della Magliana (il tratto che affianca Via della Magliana), e dulcis in fundo due sulla Salaria (altezza Villa Ada) che se ne stavano tranquillamente tornando a casa.

Segno che a Roma la bici la stiamo prendendo molto sul serio.

Un'ipotesi per l'accaduto a Bruxelles? Io propendo per un mix di due cause.

La prima è l'enorme impulso ai mezzi di trasporto pubblici. E' stato completato l'anello della linea 2 della metro che ha enormemente facilitato gli spostamenti, mentre è in continuo miglioramento la rete di superficie, con un grosso impulso al tram.

Dall'altro lato mi pare chiaramente insufficiente la quantità di piste ciclabili, per cui, malgrado le corsie a destra delle strade (non molte, per la verità) il traffico ciclistico è, a differenza di Amsterdam e Parigi, molto mischiato a quello automobilistico. Anche perchè la presenza di tanti corpi diplomatici, etc., genera comunque un enorme traffico praticamente incomprimibile "per censo". Tanto è vero che malgrado l'enorme numero, la mattina è praticamente impossibile trovare un taxi senza 20 minuti di preavviso.

Mia ipotesi personale, per carità, ma alla fine i potenziali ciclisti preferiscono servirsi di un mezzo pubblico molto economico ed efficiente che trovarsi a "combattere" in mezzo a tante auto.

giovedì 15 ottobre 2009

Cul de Sac all'Auditorium

Per la serie l'angolo dell'agit-prop, ovvero colui che agita la folla propalando notizie negative (magari fossero false!), riporto la documentazione fotografica dell'ultimo effetto delle baraccopoli che vengono ricorrentemente all'auditorium, generalmente sopra lo sbocco o la continuazione della pista ciclabile.

Va detto che la pista della musica, una volta entrata nell'auditorium, perde di coerenza, fino a spegnersi in corrispondenza della sbarra.
La pista ricomincia su Viale Pildsusky, per andare verso Via della Moschea e Monte Antenne, ma come arrivarci senza mischiarsi alle auto nessuno lo ha capito ancora .


Nel nostro caso il nodo gordiano della continuazione è stato tagliato prima dell'inizio dei guai. Anzi, questa volta invece della solita interruzione anonima e casuale, la foto ci mostra la realizzazione di un bel vicolo cieco.


Poco male in quanto siamo già in area protetta, però che cavolo, un po' di pudore e di rispetto per la ciclabilità non guasterebbe!

lunedì 12 ottobre 2009

Quel ponte sul fosso Kway pensando a The Mothman Prophecies...

Tutti ormai sappiamo che la pista ciclabile di Roma Nord è interrotta a metà circa per la chiusura del ponte su di un fosso il cui nome non mi sovviene ne' mi è mai sovvenuto.
Di una cosa sono certo: esso è uno dei ponti più violati del mondo, in quanto non uno dei ciclisti, pattinatori, passeggiatori (cicliste, pattinatrici e passeggiatrici) pensa anche per un solo attimo a non scavalcare le transenne saldate.
Anzi è un momento di socialità e scambio di opinioni... tanti fratelli ciclisti, pattinatori, passeggiatori e rispettive signore.




Tutti si allenano nello scavalco agile, meno agile, impedito, di tutte le specialità e i tipi.

E ognuno con un piccolissimo pensiero nel cuore: mettiamo che crolla mentre passo proprio io... pensa che morte da sfigato totale... E via pensa al bel film con Richard Gere nel quale l'uomo-falena predice il crollo del ponte.

Tutti però concordano su di un po' di cose


a) è quantomeno riprovevole che la principale pista cittadina, frequentata da migliaia di aficionados tutte le domeniche e i sabati (gli altri giorni non so...) sia lasciata da sette mesi in questo stato?

b) possibile che nell'emergenza non sia stato predisposto un itinerario alternativo che colleghi i dui tronconi?

c) quando avverrà finalmente la riparazione che ci permetterà di evitare questa scocciatura?


Tutti poi notano che anche il ponte accanto, quello della ferrovia, è in fase di ristrutturazione, e che i convogli vi transitano a 5 km/h circa. Speriamo quindi che il lavoro sia uno solo, per due ponti, così che prima o poi anche la pista riabbia la propria continuità.




Quindi al Comune di Roma chiediamo...

a) la data di probabile ripristino della continuità della pista;


b) la definizione di un itinerario di collegamento dei due tronconi;


c) un piccolo risarcimento... si potrebbe pensare di prolungare la pista del Tevere a Nord oltre la difa di Castel Giubileo? Che bellezza sarebbe risalire la valle del Tevere, magari fino a Farfa? D'accordo con Provincia e Regione si potrebbe organizzare un bell'itinerario cicloturistico.

sabato 10 ottobre 2009

Bike Sharing nel secondo municipio

Adesso che è stato inaugurato il bike-sharing nel terzo Municipio, occorrerebbe che anche il secondo municipio facesse la sua parte. Infatti il bike sharing è utile se vi sono molte stazioni... un po' come il telefono.

Insomma, adesso che vi sono 4 stazioni nel III municipio, aggiungerne un po' nel secondo ne fa aumentraree esponenzialmente l'utilità. Ho scritto al Presidente Sara de Angelis, ma non ho avuto risposta. Alloora usciamo con una richiesta pubblica.


Le mie analisi sono da profano, senza un vero studio urbanistico raffinato... quindi prendiamole così, con il beneficio d'inventario e l'idea che tutto possa essere sicuramente migliorato. In particolare ho pensato ad un percorso a due fasi: la prima, dell'indispensabile, e la seconda, quella della maturità. Ma vediamo il tutto.


La prima fase dovrebbe avere 5 stazioni:


- Auditorium: prima stazione perchè vicina al centro e a Prati e quindi espande l'utilità di quella rete. L'Auditorium è una meta facilmente raggiungibile dal centro, piacevole, e situata su una pista ciclabile... Queale occasione migliore?


- Piazza Euclide: strettamente connessa con l'auditorium, Piazza Euclide è anche una delle stazioni metropolitane della Roma-Viterbo. Quindi perfetta come trampolino per raggiungere il resto del quartiere.


- Piazza Fiume: uno dei gangli del II municipio, e a distanza ottimale rispetto alle postazioni dell'Università e di Piazza Bologna.


- Largo Trasimeno: accanto a tre importantissime scuole romane, Giulio Cesare, Avogadro e Settembrini. A distanza ottimale dalle stazioni di Villa Torlonia e Piazza Bologna.


- Piazza Gondar, terminale della FR 1, può essere il trampolino di accesso a tutto il secondo Municipio.


Il resto della rete è molto più ambizioso:


- Via Luciani/Don Minzoni, nel cuore dei Parioli, si connette con la stazione di Piazza Euclide


- Piazzale delle Muse: una stazione termianle, per innervare quelle parti dei Parioli più difficilemnte raggiungibili con i mezzi pubblici


- Monte Antenne: di fronte alla stazione della ferrovia Roma-Viterbo appena inaugurata. E' importante perchè la stazione è collegata al Salario nemorense dalla pista di Monte Antenne, e permette a chi sende dal teno di raggiungere sia Piazza Vescovio che il resto dei Parioli


- Piazza Ungheria: lungo la pista ciclabile Villa Ada-Villa Borghese, completa la rete dei Parioli.


- Piazza Buenos-Aires, detta Piazza Quadrata, un posto di passaggio e scambio con molti bus e tram. Vicino alla scuola Avogadro. Siamo ormai a portata di tiro dalle stazioni del III municipio di Villa Torlonia e Piazza Bologna.


- Villa Ada: all'entrata dei cavalli, per arrivare alla Villa in un punto carente di mezzi pubblici (in realtà si potrebbe fare una stazione anche all'ingresso di Ponte Salario.


- Piazza Istria: la stazione del II municipio corrispondente a quella di Piazza Boilogna. Comincia la parte popolosa del Municipio. Una tipica stazione trampolino per la metro.


- Piazza Santa Emerenziana: la parte più popolosa del municipio, fa da pomte tra Piazza Gondar e Piazza Istria;


- Piazza Vescovio: stazione terminale "in quota" rappresenta un punto di arrivo e partenza verso le stazioni della metro e della Ferrovia a Piazza Bologna, Piazza Gondar e Monte Antenne, il collegamento con quest'ultima servito dalla pista di Monte Antenne.


Un sogno? Così messa la rete consentirebbe veramente la mobilità intraquartiere...
Speriamo che la presidente del Municipio, Sara De Angelis, colga l'occasione...

martedì 6 ottobre 2009

Una brutta storia finita in tragedia. Aggressività ciclistica... passiamo dalla parte del torto?

Una delle (tante) cose che nella vita fanno paura sono le liti che finiscono male.

La stampa riporta una pessima storia. In breve, a Torino (come raccontato nel CdS).

Un ragazzo vuole salire con la bici sull'autobus. La conducente lo ferma e vuole consultare la ditta per chiarire se questa cosa si può fare. Il ragazzo si irrita e comincia a fare la voce grossa. Un anziano tramviere in pensione, 76 anni, interviene per calmare il ragazzo. Il ragazzo (età intorno ai 18 anni) non si fa calmare, e molla due pugni all'anziano, poi scappa. L'anziano dopo un po' si sente male. ed entra in coma. Due giorni dopo muore. Emorragia cerebrale. Ovviamente, quanto c'entra il ragazzo con la morte? E quanto la bicicletta con la lite?

Possiamo parlare di aggressività ciclistica?

Innazitutto io parlerei di brutti costumi italiani. Avere ragione è diventato un fatto secondario. Almeno a Roma chi è nel torto è anche aggressivo. Se scoperto non solo non si scusa, ma attacca. Vagli a dire qualcosa, vedi la risposta.

Alla stessa categoria appartengono quelli che buttano le cartacce per terra. Dì ad uno di questi: raccogli la carta hai "testè" gettato. Ti risponderà che tu non sei un vigile. Se glie lo dice il vigile dirà "tu sei solo un vigile e non un poliziotto" e ricorrerà al giudice di pace.

Se glie lo dice un poliziotto dirà che vuole un mandato dal giudice.

Se finalmente il poliziotto gli spara, allora interverrano i suoi amici tifosi e metteranno a ferro e fuoco il quartiere per ottenere giustizia.

Comunque, se sei cittadino e difendi i tuoi diritTi stai tranquillo che si arriva alla lite. E ogni tanto ci scappa il ferito, oppure il morto.

Su io fossi il giudice applicherei una semplice regola: dare sempre torto a chi difende il torto, a prescindere dall'esito. Va da se' che per me l'eccesso (magari colposo) di legittima difesa è una delle tante ipocrisie italiane, e più non voglio aggiungere.

Dirò solo che ogni volta che sento un cittadino che va sotto processo (invece di premiarlo) perchè ha reagito al crimine (ladro, rapinatore o altro) mi girano le balle.

Ma torniamo a noi ciclisti: stiamo sviluppando un'aggressività ciclistica?

Io nelle giornate "no" sono molto aggressivo, anche se quando si corre il rischio di finire a botte divento freddissimo. Mi è capitato (tra adultoni, nel condominio e non per strada). Invece di attaccare mi sono difeso decentemente (retaggio degli anni del kung-fu). Cio' non toglie che il tizio lì per lì l'avrei ucciso. Un errore perchè adesso siamo tornati amici. Quindi farei meglio a non essere aggressivo.

Sicuramente l'ascesa (sic) della bicicletta a Roma sta turbando vari equilibri, così come era accaduto con l'ascesa dei motorini. I pedoni sono tutti sull'ultra difensiva, rimproverando aspramente ai ciclisti anche il millesimo di quello che dovrebbero rimproverare agli automobilisti.

I vigili ovviamente non vogliono altre scocciature e gli amministratori (comunali, non di condominio) non hanno tempo da perdere a valutare ciò che si può fare per noi.

Il risultato è che noi ciclisti siamo assolutamente discriminati.

O meglio, i mezzi a motore sono in una posizione magari di rispetto del codice, ma che nella regolamentazione economiche sarebbe un classico caso di abuso di posizione dominante. In effetti coi ciclisti dovremmo rivolgerci all'Antritrust...

Sì. Noi ciclisti siamo come Netscape e Internet Explorer. Questo renderebbe nervoso chiunque.

E' arrivato il momento della morale: ci sentiamo giustificati ad essere incazzati. Ma spesso le giustificazioni sono risibili. Come diceva il Marchese del Grillo al povero Aronne Piperno, ci avete ammazzato Gesù, avrò dritto ad essere incazzato un pochino, non credi? E con quela scusa non lo pagava.

Ma ferme restando le azioni degli individui, per le quali non possiamo essere collettivamente ritenuti responsabili, cerchiamo almeno di non passare dalla parte del torto in quanto categoria.

Per quanto riguarda Torino, abbiamo due vite tragicamente sconvolte. Chissa se il ragazzo verrà preso, ma mi sembra molto difficile che possa farla franca. Inoltre ho cercato sul sito del Comune di Torino e non ho trovato traccia della possibilità di portare la bici sui mezzi pubblici, mentre c'e' un intero capitolo sulla bici più treno.

Allora forse la bicicletta su quel tram proprio non ci poteva salire.

domenica 4 ottobre 2009

Una pedalata alla manifestazione

Malgrado i saldi propositi sabato pomeriggio ho capitolato e sono passato, nella passeggiata serale con la mia fida bici, da Piazza del Popolo a vedere un pezzetto di manifestazione.

Arrivando dal Pincio, alle spalle della Piazza, l'immagine era suggestiva, ma non si capiva nulla.
Il rimbombo della voce appariva familiare, quindi ho chiesto ad un militante CGIL lì accanto: "Ma sta parlando Fini?". Non vi dico l'occhiataccia che mi ha dato...

Comunque io sono molto tiepido sulla gravità della minaccia per la stampa possa venire dal Governo in un paese dove il principale giornale nazionale è su posizioni smarcate e il secondo è dichiaratamente avverso al Governo, il Premier ha 73 anni e non si vede chi ne possa prendere il posto...

Così come ho poca comprensione per lo stesso Premier quando si lamenta della stampa italiana, avendo in famiglia un giornale che certo non è un esempio di sobria serietà anglosassone... Avete un'idea di quanto "Il Giornale" avrebbe potuto contribuire alla distensione politica e alla vita nazionale se avesse avuto i toni de "La Stampa"? O anche solo del "Messaggero"...

Per carità, i pericoli ci sono, ma mi sembrano molto più strutturali e solo marginalmente colpa del governo, ammesso che.

Se dovessi elencarli metterei al primo posto la criminalità organizzata, come ci ha ricordato Saviano. Forse non a Roma, ma nelle regioni in mano alla malavita deve è sicuramente il maggiore dei problemi.

Al secondo la perdita di autorevolezza e sobrietà. Un giornalista non autorevole, ovvero che scende a compromessi consapevoli e sostanziali con la verità, perde automaticamente la stima della comunità. Quando sono tanti, è la categoria che ne risente. Avere poi giornali con titoli partigiani, strillati, acidi, danneggia l'intero settore. Hai voglia a chiamare la FNSI, poi.

Al terzo gli editori non puri, ovvero legati a gruppi industriali con interessi concreti da difendere. Inutile nominarli, li conosciamo tutti.

Al quarto il diffondersi della querela come mezzo di intimidazione, una pratica alla quale si deve porre rimedio.

Al quinto lo strapotere della TV (che non fa pensare) e la contemporanea disaffezione dei lettori alla carta stampata, che tiene anche i maggiori giornali appena al di sopra della linea del pareggio economico e mina la sicurezza economica dei giornalisti, ormai tutti precari. Anche perchè ormai non sono poche le famiglie dove l'euro al giorno per il quotidiano pesa.

Il nemico più grosso rimane però la qualità della politica italiana, che in defitiva costringe la stampa a rinunciare alla vera informazione e spesso a dissertare sul nulla, favorendo i litigi tra galletti piuttosto che il confronto serio sui problemi concreti.

Ad esempio, qualcuno che non legga il Sole, sa per quale motivo Intesa e Unicredit non abbiano sottoscritto i "Tremonti Bond", al di là di qualche generico accenno "al mercato"?

Diversa mi pare la situazione della televisione. Anche lì io non sono sicuro che "Annozero" sia servizio pubblico, ma altrettanto non sono sicuro che lo sia "Porta a Porta" con un contraddittorio molto scadente, quando ci sta.

La cosa che mi lascia di stucco sono quei politici che continuano ad affermare con serietà Trilussesca che certe cose sulla TV di stato non si possono fare, facendo finta di non ricordarsi che il resto della TV è la creazione del Premier e che quindi meno che mai le puoi fare su di una TV privata dell'Italia moderna. Anzi, a pensarci bene proprio sotto questo aspetto la TV di stato fa un servizio pubblico quando parla male del Governo... quale altra TV lo può fare?:-)

Comunque occorrerebbe che la politica tutta facesse un patto sull'informazione, considerandola il primo dei pozzi d'acqua da non avvelenare (il secondo è la magistratura).
Nel breve periodo che sono rimasto a Piazza del Popolo è stato letto uno scritto di Anna Politovskaia. Tra le altre cose diceva: "Un giornalista con la tessera di partito non è un giornalista ma un portavoce". Sicuramente è un'altro dei problemi dell'informazione italiana.

Azioni concrete per noi individui: meno TV e più giornali, radio, libri, saggi... anche di tendenze opposte alle vostre, qualunque siano. Forse con i colleghi all'inizio farete la figura degli svaniti, ma poi si abitueranno

giovedì 1 ottobre 2009

Nuovo Piano del Comune: finalmente molte cose giuste, ma ancora molto, troppo vaghe

In attesa del reperimento e dello studio del Piano della Mobilità Sostenibile preparato dal Comune di Roma, Roma Ciclista, offre le proprie valutazioni sull’estratto del PMS diffuso dal Comune.

Commento Generale
Per quanto riguarda la ciclabilità il piano dice cose giuste, apprezzabili, anzi… era ora!

Ma il modo nel quale sono dette sembra fatto apposta per suscitare la diffidenza della comunità dei ciclisti, in quanto non si riesce a ricondurlo ad obiettivi concreti.

Inoltre la bicicletta scompare totalmente nel piano di lungo periodo, segno in generale non buono, in quanto per portare Roma ad un livello decente di piste ciclabili sono necessari almeno dieci anni.

Un altro aspetto che dal documento non possiamo desumere è quali degli interventi siano già finanziati e per quali i soldi siano ancora da trovare. E’ chiaro che se per piste ciclabili e bike sharing c’e’ il programma ma mancano i soldi per realizzarlo, allora si tratta di ricominciare da capo.

Per quanto, pur dotati di pochi soldi, ma armati di volontà, la pista della Nomentana si sarebbe potuta fare…

Leggendo il piano gli aspetti positivi non sono pochi.

Vediamo i vari punti che ci interessano, innanzitutto la politica del Comune per le biciclette:


Ciclabilità
Piena integrazione della ciclabilità nel sistema di trasporto per favorire
l’uso quotidiano della bici (estensione del bike sharing e realizzazione di
una rete di itinerari ciclabili); potenziamento accessibilità biciclette sui
treni delle metropolitane


Fantastico, non potevamo concepire niente di meglio… ovvero la piena integrazione della ciclabilità nel sistema di trasporto.

C’e’ il bike- sharing, ci sono gli itinerari ciclabili… E allora perché ci lascia un tantino scettici?

Nell’estratto fornito dal Comune non si parla o ci si riferisce all’effettiva entità degli interventi. Allora la mente del ciclista si affolla di domande:

- Quanta parte di traffico si vuole spostare sulle biciclette (1, 2, 5, 10%)?
- A quale rete di percorsi ciclabili si appoggia questa parte del piano?
- Di quante piste stiamo parlando? Di quanti chilometri?
- Che livello di innervamento?
- Parliamo delle dorsali, delle reti locali oppure ci verranno proposti chilometri di piste nei parchi facendo finta che siano vere piste?

Per il bike-sharing abbiamo la stessa tipologia di domande:

- Quale sarà la copertura del bike sharing, la distanza tra le stazioni, la strategia di posizionamento?

- Stiamo parlando di una copertura all’interno dell’intero Raccordo?

Speriamo in maggiori dettagli nei prossimi giorni.

Per gli altri punti che interessano le biciclette:


Piani Particolareggiati del traffico Municipali

Attuazione dei Piani Particolareggiati del Traffico (PPT) municipali per la
diffusione di interventi sistematici finalizzati al miglioramento della
vivibilità del territorio e al superamento delle barriere architettoniche

Potrebbe essere lo strumento per far rinascere i biciplan municipali, con le reti locali.


Mobilità alternativa


Incentivi all’uso di mezzi a ridotto o nullo impatto ambientale, rete di
colonnine di ricarica elettrica, sviluppo dell’uso condiviso (p. es. car
sharing, car pooling, servizi a chiamata);potenziamento flotta elettrica
Atac


Sembra un buon segno che la bicicletta non sia inclusa nella mobilità alternativa, e quindi è mobilità vera a tutti gli effetti.


Sicurezza stradale

Approvazione del Piano Triennale della Sicurezza Stradale; messa in
sicurezza dei punti a maggior criticità (black point); costituzione del
Centro per il monitoraggio dell’incidentalità


Ne abbiamo bisogno…


Nuova regolamentazione

Revisione e ridefinizione del sistema delle regole della mobilità: Accesso
ZTL, distribuzione delle merci e piazzole di sosta, circolazione delle 2
ruote, politica dei tempi e degli orari, Nuovo Piano Bus Turistici, Piano
Pullman

Quando si parla della circolazione delle due ruote le biciclette potrebbero essere incluse. Vediamo di porre i soliti vecchi quesiti su sensi unici, svolta a destra con il rosso, etc. etc.

E infine, dulcis in fundo...


Fluidificazione delle strade principali

Razionalizzazione dell’uso della rete stradale, attraverso la fluidificazione
delle strade principali (regolazioni semaforiche, sosta, carico e scarico
merci, attraversamenti, intersezioni, ecc. )


Per fluidificare le strade cosa c’e’ di meglio che sostituire le auto con le bici ?

(Ooops... Qualcosa mi dice che non è prorpio a questo che il Comune sta pensando).