giovedì 31 gennaio 2013

L'invenzione della pompa col manometro

Sarà il mio passato di audit spietati alle ditte di manutenzione (Ce l'avete il manometro? Ah bene...  Quando l'avete tarato l'ultima volta? Che è nuovo non vuol dire niente... fatemi vedere il certificato) ma ho sempre goduto di pompe senza manometro.

Gonfiavo ad occhio, o meglio, a dito, secondo una scala semplice ed efficace:

Gomma a terra: la pizzichi e non reagisce

Gomma sgonfia: pinzandola pollice ed indice si toccano 

Gomma moscia: l'aria c'e' e ti sostiene per andare a prendere il giornale. Inutile investigare con le dita.

Gomma gonfietta: si cammina, non si sentono le buche

Gomma gonfia: bella tosta, si va bene

Gomma dura: non riesci a pinzarla con indice e pollice

Oddio mo' scoppia: se colpendola con l'unghia questa rimbalza con un suono cristallino (La 1670 Hz)

Un altro modo è quello di sentire come sfugge l'aria dalla valvola... nella gomma a terra (peraltro la più facile da stimare)  l'aria non esce ma entra solo.. etc. etc.

Finalmente ho messo mano su di una pompa con manometro e ho detto: mo' faccio 'no scatafascio. Gonfio come da numerelli scritti sul lato del pneumatico.

E gli ho dato giù. 2 e mezzo, 4, 6! A 6 non credevo ai miei occhi, il nuovo pneumatico della Hoptown (Schwalbe marathon 20" con caucciù esquimese). Il pensiero è stato: oddio, mo scoppia, e l'esplosione si propaga alla ruota anteriore, finisco in cima al lampione più vicino... e sono andato.

In effetti la bici va più veloce, però che botte! Ogni buchetta diventa uno scalino!

A parte la povera schiena, il tormento del metallo ad ogni caracca che arriva sul retrotreno.

Dico: avete presente il tormento (intimo) del metallo? I reticoli cristallini che scivolano, gli elettroni che girano liberi per gli orbitali estesi a tutto il metallo felici come pasque e che succede? Bang, una buca, tutti gli elettroni per terra (prova a ritrovarli tutti) e le cricche che strisciano per le saldature e si allungano...

Insomma, vado una favola, ma ho paura che la bici un po' ne risenta, almeno sul medio periodo. Comunque è chiaro, sono ormai caduto preda della gonfiatura precisa.

Mo' mi compro la pompa col manometro puro io. 


martedì 29 gennaio 2013

Il massacro dei marciapiedi... i veri perdenti delle elezioni

Scusate se mi occupo dei marciapiedi... ma sono la pista ciclabile dei poveri o,  a Roma, degli orfani del Comune e della civiltà, ovvero noi ciclisti.

Infatti spesso ci tocca percorrere i marciapiedi per diminuire il rischio. In qualunque altro paese  civile già ci avrebbero disegnato sopra le piste ciclabili, ma ovviamente a Roma no... Anzi, fanno il possibile per renderli impercorribili. Tombini aperti, scivoli mai fatti... fondo sconnesso. E adesso anche il flagello delle elezioni,

Sì perchè, sebbene non si sappia chi vincerà le elezioni, si sa' già chi sicuramente le perde: i marciapiedi della capitale. E copn loro i pedoni e i ciclisti che li usano.

Sono ormai due settimane che la copertura dei marciapiedi è stata ri-distrutta da quegli ignobili... quegli ingobili... sì, insomma, quelle intelaiature di tubi dalmine messe per attaccare gli orridi e ridicolo manifesti elettorali.

I pali sono conficcati nel terreno dopo aver spaccato l'asfalto dei marciapiedi. Che non ritornerà mai più come prima. Al massimo ci infileranno un pò di bitume a freddo e vaffanculo.

Per cui se sognate marciapiedi belli lisci, tipo quelli delle città dell'Europa civile... beh... allora votate per la dittatura!

lunedì 28 gennaio 2013

La Pista di Viale della Venezia Giulia

Con la pioggia e l'oscurità non ho potuto fare molto ma, tornando dall'ufficio, un'occhiata l'ho buttata in risposta al post (un rispost!) di Marco Bikediablo sulla pista della Serenissima.
In rosso il percorso della (bella) pista intorno a Villa dei Gordiani

Il risultato è il seguente:

- Pista esistente che parte da Via Dignano D'Istria e prosegue per Viale della Venezia Giulia, fermandosi all'altezza di Via Rovigo D'Istria. 

Non ho investigato verso la Stazione della Serenissima, che da mappa iniziava a pochi metri  dalla fine di Via Dignano D'Istria, ma mi riprometto di farlo quanto prima.

Il bello di tutta quella zona, però, è l'abbondanza di marciapiedi ciclabili. In particolare è possibile percorrere su marciapiedi ampi e sicuri quasi tutte le strade lì attorno, ed in particolare gli accessi alla   Stazione Prenestina. Intendo Via Attilio Hortis, Via Attilio Silvio da Via di Portonaccio e Via della Stazione Prenestina.

Unite alla possibilità di ciclabilizzare praticamente tutta la Prenestina, Via Tor de' Schiavi, Via Olevano Romano, si avrebbe un vero e proprio quartiere ciclabile con un po' di segnaletica e forse qualche scivolo in più.

Quante occasioni buttate! 

domenica 27 gennaio 2013

Quando si dice gomma

Il fulmine è arrivato a ciel sereno, raggiunta la quota del paese di Sermoneta. Passando accanto ad una siepe sento improvvisamente un suono sibilante.

Toh, qualcuno ha lasciato acceso un impianto di inaffiamento automatico...

Quel qualcuno era nessuno... in realtà il suono sibilante proveniva  dalla mia ruota posteriore. In pochi metri mi sono ritrovato a terra... sgomento.

Sgomento perchè stavo percorrendo il tratto di strada più asfaltato d'Italia. L'asfalto talmente pulito che anche una formica ci si sarebbe rotta l'osso del collo (o che cavolo hanno le formiche invece dell'osso del collo). Non una spina, niente. Ho addirittura sospettato una puntina da disegno dolosamente posta sulla strada.

L'esame interno del copertone infatti da' esito negativo... solo alla fine mi accorgo del peggio: uno strappo di circa 1,5 cm sul copertone all'altezza del cerchione... la camera d'aria si è infilata lì, ed è scoppiata... oddio, fine della gita! E sì che avrei voluto cambiarlo, ma il ciclista mi aveva detto che il battistrada stava bene!

Cmq, mi vine in mente la vecchia cura: provare, dopo aver riparato la camera d'ara, a mettere una toppa anche all'interno del copertone, sperando che almeno arrivi fino alla stazione del treno (meno di 10 km a valle).

Faccio l'intervento... rimonto il copertone. Rimonto la camera d'aria... sembra che tutto tenga. Riparto. La gomma tiene e ci prendo gusto. Scendo da Sermoneta, poi prendo la Ninfina fino a Bassiano (dove pranzo con un bel panino al prosciutto di Parma...). La gomma tiene. Mentre mangio do' un'occhiata alla gomma e mi prende un colpo... lo vedete dalla foto. Tutto affidato alla povera toppa (quelle lunghe, avete presente?)

Riparto aspettandomi il collasso del tutto in pochi minuti. E invece tiene. I conti sono presto fatti. Se mi molla devo continuare a piedi. 5 km/h. Mancano 15 km, sono tre ore a piedi. Vabbè, sono le due e trenta, alla fine alle 5 e trenta alla stazione di Sezze.

Invece, ancora una volta tiene! Giù anche per qualche viottolo cementat/sterrato, con botte da orbi al retrotreno... tiene.

Alla fine inizia la grande discesa da Sezze. Controllo la velocità in discesa, casomai mi lasciasse al volo... max 35 km/h... e comincio a trovare difficile tenere la bici sulle curve ai tornanti. Mi dico... ecco, ecco che ormai è fatta... e non riesco a tenere le traiettorie giuste... Oddio sta storcendo la gomma posteriore, ecco che ho un bozzo gigantesco... e ancora la curva viene male, pur avendo quasi ridotto la velocità a 0...

Poi il sospetto... ma la gomma anteriore (assieme ruota e pneumatico nuovissimi entrambi)... l'ho gonfiata bene prima di partire... la vedo un po' schicciata. Mi fermo e la tasto col dito... MOSCIA!

Insomma, per dirla breve... la gommaccia posteriore ha tenuto fino a casa (compreso il ritorno da Termini), quella anteriore l'ho dovuta ripompare 4 volte... Lo so',  avrei fatto bene a sostituire la camera d'aria, non mi andava di starla a cambiare per strada.

mercoledì 23 gennaio 2013

Per strada ci vuole più rispetto... degli altri utenti

Un tema sempre attuale per un ciclista è: quanto devo rispettare il Codice della Strada? (CdS per gli amici).

Qui ci dividiamo in una serie di categorie (almeno queste sono quelle che vedo io):

Integralisti, che non passano mai col rosso, hanno sempre le luci, non salgono sui marciapiedi neanche se li ammazzano (le auto) e circumnavigano il Colosseo pur di non fare 5 metri contromano. Per non dire che agli attraversamenti non ciclopedonali delle piste scendono e spingono:

Rigidi, che passano col rosso quando non ci sono auto nel raggio di un km, si arrischiano sui marciapiedi deserti e imboccano sensi unici dove non ci sono altri mezzi;

Realisti, che riconoscono che il CdS non è stato scritto per le bici e si attrezzano per sopravvivere. Passano ai semafori rossi quando non danno fastidio, imboccano i sensi unici dopo aver valutato il rischio, girano con le luci ma se si spengono non continuano a piedi, purchè la strada sia illuminata, etc.

Frizzanti, che prendono l'iniziativa spesso. Passano ai semafori rossi con manovre ardite, imboccano sensi unici al centro della strada, saltano sui marciapiedi zigzagando agevolmente tra i pedoni. Spesso affida la propria sopravvivenza ad agilità e velocità, più che alla non interferenza delle traiettorie (e mecojoni!)

Naturisti, che si muovono secondo traiettorie estrose ed estemporanee. Incuranti della segnaletica orizzontale e verticale affidano la propria incolumità agli occhi e ai freni degli altri  utenti della strada, ma soprattutto ci pensa la variante ciclistica di Santa Pupa. Scampanellano ai pedoni sui marciapiedi, invitandoli a sgombrare il campo e a spostarsi sulla carreggiata.

Quasi tutte queste categorie hanno aspetti positivi e negativi... magari i naturisti un po' meno, specie quando il traffico si fa veloce...

Però secondo me quando parliamo delle biciclette il punto non è questo. Il vero punto per i ciclisti è il rispetto degli altri utenti della strada.

Faccio un esempio: se passo con il rosso o vado contromano, o salgo su di un marciapiedi quando non circola nessuno, non faccio alcun danno. Anche perchè la bicicletta, piccola e leggera, non va molto veloce, non occupa grande spazio e può essere facilmente fermata in caso di sopraggiunto pericolo.

Altrettanto puoi passare con il rosso senza interferire con le macchine che arrivano... Oppure se le fai frenare, sterzare per evitarti, allora non va bene. Se invece quando sali su di un marciapiedi fai spaventare i pedoni, allora non va bene...

Insomma alla fine più che il rispetto del CdS, c'e' la non esposizione al rischio e il rispetto degli altri utenti della strada. E' questo che andrebbe insegnato.

domenica 20 gennaio 2013

Se il cortile non protegge...


Come avevo già fatto notare altre volte, i cortili dei palazzi sono traditori quasi quanto la strada.

Come successo alla mia amica qui accanto, le biciclette parcheggiate nel cortile sono esposte ai furti quasi quanto le biciclette lasciate fuori. Anche se sono di poco o nullo valore.

Anni fa andava di moda un altro tipo di furto: il ladro girava con una bicicletta poco più di un rottame, entrava nei cortili e si prendeva quella che considerava la migliore, lasciando quella che aveva in cambio. Io stesso ho usato  come bici di servizio, per almeno 15 anni, una vecchia bianchi lasciata ne cortile a mio cognato al posto della sua bella mountain bike.

Preciso che la bicicletta in questione non era il cancello più volte citato in questo blog, bicicletta di lignaggio enormemente inferiore.

Ora ritengo che si debba ricominciare una campagna per portare l'attenzione sul furto quale secondo elemento di freno dell'utilizzo della bicicletta a Roma... ovviamente il primo è l'inadeguatezza della rete ciclabile.

Purtroppo la battaglia è durissima: infatti mentre per la sicurezza alla fine -a parte qualche ciclista puro e duro (di comprendonio) che insiste sull'inutilità delle piste ciclabili, quando si vanno a toccare gli argomenti connessi con la prevenzione e repressione dei reati si esce dal tecnico e si entra nel sociale.

La mia opinione è che il furto di biciclette non dovrebbe essere considerato solo per la gravità economica o l'assenza di pericolosità per le persone, ma come un grave danno alla società, come, ad esempio, rubare sui mezzi pubblici. Anzi spesso il dubbio che ti prende è che queste forme minori di reato vengano tollerate per far sbarcare il lunario a persone che altrimenti si darebbero ad altri reati più pericolosi o violenti.

E se poco può essere fatto per proteggere tutte le biciclette, almeno andrebbero stroncati gli episodi di commercio organizzato di biciclette rubate.


mercoledì 16 gennaio 2013

Oggi… niente bici



Insomma, dopo aver passato alle 6 alle 7 e 30 a guatare il succedersi degli scrosci temporaleschi, alla fine ho decretato: non è giorno da bici! Prendo il tram.

Quindi mi sono vestito da borghese, ho preso l’ombrello (L’OMBRELLO), ho riguardato per sicurezza nubifragio e nuvoloni all’orizzonte ed infine di nuovo il meteo… e sono uscito.

Arrivato al portone è magicamente smesso di piovere. Ho preso il tempo dall'orologio. 

Mi sono avviato alla fermata del tram e ho preso il tram. Confortevole... ma non come una bici. 

Ovviamente niente pioggia. Tengo d’occhio l’orologio. Il tempo rimane asciutto per circa 27 minuti. 

Copro la distanza casa-ufficio in 18/20, sarei arrivato già alla mia scrivania. Scendo dal tram e si riscatena il diluvio, giusto per coprire quegli ulteriori 10 minuti a piedi.

Più o meno piove per tutto il giorno. Al momento di uscire dall’ufficio il cielo è praticamente terso… salgo sul bus e niente pioggia. Arrivo in pizzeria e neanche una goccia da cielo.

Ovviamente… dopo la pizza neanche una goccia di pioggia fino a casa…

Debbo dire che il servizio ATAC è stato eccellente. Mai aspettato più di tre minuti, viaggiato bene, nessun guaio… ma non è la bici!!! E non faceva neanche freddo!

domenica 13 gennaio 2013

Record: Flashnic a Percile d'inverno senza ossigeno!

Foto

Altro che cime Himalayane, Pamirensi o Hindukushe!

Cicloappuntamenti stavolta ha conquistato un'altro degli 800, i laghetti (lagustelli) di Percile... Precisiamo che 800 metri è il dislivello ideale per un .GPAS (Gite Pippe Al Sugo).

Per quanto mi riguarda è stata anche la scoperta del treno fino alla stazione Valle dell'Aniene (Mandela) che mi riprometto di utilizzare anche nel prossimo futuro, vista l'estrema comodità... ad esempio per il Follettoso.

Ma torniamo alla gita: una ventina di avventurosa si è staccata dalla stazione di Valle dell'Aniene, è andata a Mandela per poi deviare su Roccagiovine, Licenza, Percile e quindi, non paga del dolore ai quadricipiti, e con le bici barzotte miracolosamente in ordine, ha continuato per l'infido sterrato, disseminato di pozzangheroni, fino ai lagustelli di Percile.

Sulle rive del lacustello principale veniva allestito, sotto gli occhi atterriti di alcuni escursionisti in cerca di solitudine e pace, un flashnic, ovvero un picnic rapidissimo che guardi un attimo al paesaggio mangi un paio di panini e rimonti sulla bicicletta con tutto ancora sullo stomaco.

Verso dove riparti? verso altre "du piotte de salita" fino a scollinare sul varco. Ultimi 70 metri li ha pedalati solo il "diavolo rosso" con la Cannondale scalp lefty 29 e la sua giovane età. Tanto giovane da essere prossimo al matrimonio, rivelazione che ha gettato tutti nella più assoluta costernazione... Perchè uno dovrebbe sposarsi? Cosa cerca, guai?

Dopo la compattazione sulla cresta è iniziata la discesa infernale, 600 m di dislivello a canna verso il basso... Sterrato, vero, ma con qualche passaggio difficile in mezzo ai sassi della strada.

Io li ho fatti con filosofia. Sono partito pianino pianino e poco mi ammazzo. Mi sono fermato, ho abbassato il sellino, e sono ripartito a velocità adatta ad una front.

Buona notizia: la forcella funziona, anche se per la prima volta nella vita ho desiderato di averne una migliore. Ho anche maledetto tutto il carico sul portapacchi, cosa che in salita non ho mai fatto. Sui tratti di fango veloce ho resistito alla tentazione di sovrasterzare ed è andata tutto bene. Non avendo una full, ovviamente non mai fatto toccare il sellino e il deretano fino al recupero dell'asfalto.

Finale in volata sul filo dei 45 e poi rientro pacioso in treno... che si vuole di più dalla vita?

Un grazie a Sergio per la bellissima gita. Molto sagace il percorrerla in senso contrario. Salire da dove siamo scesi ci avrebbe inutilmente massacrato.

Compagnia allegra, noie meccaniche ridotte al minimo... si conferma l'utilità di portarsi i walkie talkie per far comunicare la testa con la coda.

Una menzione per le varie pippe al sugo che sommessamente hanno fatto meglio di tanti altri professionisti ben equipaggiati. Ormai ne abbiamo una pattuglia adatta agli 800, che è la misura ideale per i ciclopicnic long range!

Da studiare il treno per Valle dell'Aniene. Prossimamente, un bel picnic sul Follettoso!!!






lunedì 7 gennaio 2013

A proposito di infrazioni...

Sto fermo (in bici) al semaforo all'incrocio tra Via Salaria e Via Po. Sto su Via Po, guardando verso Piazza Quadrata (pardon, Buenos Aires), attendo l'interminabile semaforo a tre luci. Potrei passare, ma altrimenti Marco Bikediablo si arrabbia, quindi aspetto.

Sulla corsia opposta, 50 metri avanti a me, un grosso monovolume nero in sosta in seconda fila abbondante, ovvero bella distante dalle auto. In pratica occupa tutta la corsia.

Da Piazza Quadrata (pardon Buenos Aires) arriva in velocità un 92... per superare l'ostacolo di slancio si allarga con ampio anticipo, sempre in velocità, tanto noi siamo fermi al semaforo e non c'e' nessun altro... ma ecco l'imprevisto: da una laterale esce una macchina, che invece di girare a dx (obbligatorio) verso Piazza Quadrata (pardon Buenos Aires) infraziona alla grande e si dirige verso di noi, apparentemente senza accorgersi del 92 (che è bello grosso) lanciato a tutta birra, al quale taglia irrimediabilmente la strada.

Io, dalla mia postazione, mi preparo al terribile urto, ma ecco che accade il miracolo: la signora si volta e si accorge della valanga che le sta rovinando addosso e finalmente blocca la manovra inconsulta. L'autista del 92 si attacca al volante e riesce a far rientrare il 92 con una perfetta "manovra dell'Alce", evitando di misura la macchina.

Tutto finisce bene, anche se secondo me gli occupanti dei vari mezzi  (passeggeri del bus compresi)= sono rimasti alquanto scossi.

Ricapitolando i guai:

a) Grosso monovolume in sosta continuata in doppia fila su strada percorsa da numerose linee di trasporto pubblico ad alta frequenza;

b) autista dell'ATAC che crede di stare a Le Mans e non in una via trafficata;

c) signora alla guida che va n'dove cazzo le pare senza, non solo guardare i cartelli, ma manco chi arriva nella corsia che intende maldestramente, oltre che irregolarmente, occupare. Occhi solo per lasciare l'auto di fronte alla vetrina del negozio prescelto?

Dei tre ingredienti per l'incidente, la Municipale ne avrebbe potuto facilmente neutralizzare il primo. Basterebbe non accettare l'incivile e pericolosa sosta cronica in seconda fila dell'asse Nemorense-Sebino-Tagliamento-Po.

Il comportamento della signora è meno facilmente pizzicabile, ma comunque tutti, nello stesso asse, ignorano i divieti di svolta alla grande. Magari mettendo un limite di 30 all'ora non sarebbe un grande problema.

Meno prevedibile il colpo di testa dell'autista del bus... alla fine però è il più scusabile di tutti. In caso di incidente, ovviamente, ci sarebbe andato di mezzo lui, probabilmente per "guida pericolosa". Ma costretto a lavorare in queste condizioni perchè gli abitanti del quartiere Trieste fanno sempre come cavolo gli pare.


domenica 6 gennaio 2013

Le Forze dell'Ordine hanno sempre ragione

Con molti altri ciclisti condivido il destino di abitare in una strada a senso unico. Il che significa che uscito di casa dovrei inforcare la bici e farmi un km e almeno 50 m di dislivello solo per tornarci.

Ovviamente, come tutti i ciclisti del mondo, non ci penso neppure un attimo. Faccio finta di stare ad Amsterdam o a Bruxelles, dove i sensi unici nelle strade normali non valgono per le biciclette, e percorro un po' di strada in senso opposto, sempre attento a farmi da parte al primo segno di auto.

L'altro giorno, a causa del deserto festivo, non ho avuto neppure bisogno di percorrere la strada controsenso, ma  ho percorso circa 50 metri di marciapiede, sgombro da pedoni, fino all'incrocio "a monte"  del portone.

Vista la scarsissima densità di auto ho proseguito al piccolissimo trotto fino al bordo del marciapiede, pronto ad attraversare al volo,  ma ho bloccato vedendo arrivare un'auto. Standard procedure, una volta che la strada è libera la attraverso sulle strisce pedonali e mi reimmetto nella piena legalità dell'altro senso unico, tutto ok.

Certo, lo potrei fare anche da pedone, ma visto che non c'era nessuno...

L'auto che passava stavolta era una delle Forze dell'Ordine. Che si ferma, apparentemente indecisa su quale strada prendere  all'incrocio. Io rimango sul marciapiede con la bicicletta, in attesa che passi, per poter attraversare. Dopo una trentina di secondi dall'auto mi dicono:

- Scusi...

Io penso che siano indecisi su dove andare quindi rispondo subito.

- Prego...

- Lei dovrebbe sapere che la strada da cui proviene è senso unico ANCHE PER LE BICICLETTE!

In un attimo mi passano davanti agli occhi tutte le file di auto posteggiate in seconda fila che le stesse Forze dell'Ordine ignorano tutti i giorni, altrimenti non si sposterebbero per la città.  Mi chiedo se si fermino a rimbrottare tutti quelli che incrociano davanti ai bar etc. Però mi mordo la lingua e rispondo cortesissimo.

- Certo che lo so, per questo sono passato sul marciapiede...

- Proprio dove non si può andare, che devo farle una multa?

Guardo il marciapiede disperatamente vuoto per miglia, senza portoni (l'ideale per una minipista). Considero che siamo solo io e l'auto (niente traffico)... Decido che è meglio evitare qualunque ulteriore confronto.

- Ha ragione. E scendo dalla bici.

- Ah bene.

E l'auto riparte.

Attraverso a piedi, riparto in bicicletta.

Le Forze dell'Ordine hanno sempre ragione.

Ovviamente due auto mi fanno subito il pelo tagliandomi la strada...

sabato 5 gennaio 2013

Vejano e Oriolo sul Serio...


Il Marziano colpisce due volte, e così questa volta, dopo attenta conversione di .kml in .gpx, ha fatto una bella gita .gpas (Gita Pippe Al Sugo)... molto partecipata, anche da nobili elementi, che si è tradotta in una giornata molto bella (spettacolare mi sembra eccessivo, ma non troppo) ciclisticamente interessante (25 km per 650 m di dislivello), in una natura veramente fantastica.

L'adesione è stata importante: alla partenza eravamo 23 (un numero decisamente di migliore auspicio rispetto al 17 iniziale). Due new entry e qualche nobile di cicloappuntamenti. Invasione del treno ad Ostiense e simpatica chiacchierata per tutta l'andata.

Ad Oriolo ci siamo riuniti con i macchinisti, e dopo la colazione rituale, partenza al piccolo trotto. Piccolo trotto che abbiamo tenuto per tutto il viaggio, per rispettare la classificazione di .GPAS.

Subito subito il guado del Mignone... il Mignone è l'incubo e la delizia del ciclista Viterbese. E' un fiume che avvolge l'intero Viterbese come un boa constrictor, e dovunque tu vada te lo devi guadare dalle 5 alle 7 volte. E' un fiume che spesso per fregarti addirittura cambia corso e scorre in salita. Per fortuna non ci sono mai caduto dentro.

L'organizzazione, mio malgrado, è stata buona. Un grazie a Luigi e a Morale che con il walkie talkie hanno messo in comunicazione la testa con la coda. Una lezione da imparare, e non come con Alessandro e Lorena che pedalavano accanto (in testa al gruppo) e usavano i walkie talkie per cinguettare tra di loro (mi ami? ma quanto mi ami? più della lefty?). 

Per quanto mi riguarda ho inaugurato la nuova ruota anteriore (30 euro, una fortuna) e ho fatto tesoro delle lezioni imparate la volta scorsa. Sono sicuro di essere caduto (due volte) per aver cercato di correggere la traiettoria sul fango... ghiacciato. Stavolta ho evitato correzioni e sono andato molto meglio.

Ritengo che debba evitare per il futuro di appendere la borsa di lato. Ho scoperto che tendo a rallentare in discesa per paura di perdermela, tenendo la bici troppo frenata.

Noie tecniche: Povera Mary, che si è trovata con il cambio tra i raggi e ha proseguito 5 km (la maggior parte in discesa) a piedi. Ilona ha scontato la tecnologia antica del mozzo al rimontaggio della ruota. Quando l'ho visto l'ho riconosciuta (Il mozzo della mia bici in ghisa) e quindi ho capito subito cosa non andava. Io cmq, con i cantilever non ci andrei mai.

Anche tra le PAS le bici 29 cominciano a prendere piede. Ce le hanno solo i bravissimi, ma a poco a poco si diffondono. Però come bicicletta è poco femminile, perchè non conviene -a detta dei negozianti- sotto i 180 cm di altezza.

Abbiamo dato grande prova di flessibilità dividendoci a Vejano. Mentre il gruppone di PAS è rientrato per la statale, un gruppo di intrepidi ha seguito la traccia sterrata. Per fortuna ho ricevuto un SMS che mi diceva che ce l'hanno fatta, anche se sono tornati con il treno delle 16:28.

Forma fisica: sto bene. Ho usato le gambe ma non mi fanno male. In salita ho stirato un po' i dorsali, ma senza danni. Sono piacevolmente indolenzito, segno che la gita è venuta fuori ben equilibrata. Contadera ha fatto praticamente tutte le discese e Alessia ha sconfitto il virus con l'aria del bosco.

Insomma una bella pattuglia di PAS pronte a sempre nuove sfide... A rivederci su Monterano Channel!!!


giovedì 3 gennaio 2013

Cazziatone alla scooterista...

Non l'ho fatto io, ho solo assistito.

Fermo al semaforo scatta il verde. Accanto a me parte uno scooterone. Contemporaneamente da destra arriva un'altra scooterista che passa con il rosso... ma tranquilla, senza ingombrare la corsia.

Questo, da metà incrocio comincia a suonare. Calcson continuo. sarebbe bastato deviare 0,5 gradi centigradi, che dico, Farenheit, per evitarla senza problemi, tantomeno di sicurezza visto che la manovra si è svolta piano piano.

Normale fair play tra dueruotisti.

Lo scooterista no, si intigna. Invece di modificare la traiettoria per superarla, la stringe, la blocca e comincia a cazziarla. Passo accanto: lui le tiene la mano sulla spalla e le sta facendo uno sproloquio (del cazzo, non mi fate riferire, manco stesse guiando un tir) sulla necessità di rispettare il rosso. Ad un certo punto pensavo che fosse il padre, lo zio, o comunque qualcuno responsabile della sua sicurezza. Invece lei gli risponde "mi tolga le mani di dosso e mi lasci stare".

In periodo di femminicidio io sono alquanto preoccupatoe: mi fermo 5 metri più in là e mi volto, pronto ad intervenire se la cosa avesse degenerato. Segretamnte speravo che la fanciulla reagisse... ero pronto a darle una mano.

Per fortuna il folle riparte. E' incerto, vorrebbe ricominciare a discutere, ma poi forse prevale il buonsenso e accelera, lasciando indietro la poveraccia.

Allarme rientrato.

Qui è pieno di matti!

martedì 1 gennaio 2013

2013, l'anno della riscossa ciclistica

Non c'e' dubbio... per Roma il 2013 sarà l'anno della riscossa ciclistica.

Per le strade circola un numero crescente di biciclette, a mano a mano che le persone prendono coraggio e seguono l'esempio dell'Europa e dell'America.

Il grande successo di Salvaicilcisti, e la  notevolissima copertura  mediatica ricevuta, hanno portato all'attenzione di tutti il mondo della ciclomobilità.

Chi prende la bicicletta si rende conto di quanto possa essere pratica, divertente, salutare ed anche economica. Se non glie la fregano in genere non smette di usarla.

Ormai stiamo arrivando alla massa critica, ovvero a quel numero di ciclisti in giro per la città che cominciano a dettare il passo alle automobili. Bastano infatti quattro o cinque ciclisti che pedalano in sequenza per una strada, che le macchine, a causa della seconda fila, non riescono più a superarli. E quindi cominciano ad andare a 10/15 all'ora anche loro. E ormai capita con una certa frequenza.

Abbiamo poi altri due eventi in rapida sequenza.

Innanzitutto cambia il sindaco. Per noi ciclisti Alemanno è stato una vera jattura, 5 anni di traversata del deserto, di totale assenza di politiche moderne della mobilità. Le uniche cose fatte sono state l'asfaltatura della ciclabile del Tevere e il Piano Quadro della ciclabilità. Quest'ultimo con il chiaro intento di non fare nulla, perchè ha bloccato tutta l'attività di costruzione delle piste fino a quando non sono finiti i soldi per farle.

Non credo che qualche Romano rivoterà per Alemanno, a meno non sia di quelli benedetti da qualche azione diretta del sindaco.

Dopodichè ritorna la primavera, con una prevedibile esplosione dei ciclisti, complice il bel tempo e (purtroppo) le perduranti difficoltà economiche e lo stato di prostrazione del trasporto pubblico (destinato a peggiorare, secondo me).

Quindi, come diceva una canzoncina che andava di moda un po' di tempo fa:

A primavera s'apre la partita e i ciclsti fanno fiamme e fior! 
Per vincere ci vogliono i leoni di salvaciclisti armati di valor... 

Insomma mi pare che le parole fossero pressappoco queste. ma non mi ricordo il titolo... maledetta memoria!!!!