domenica 22 dicembre 2019

Non si puo' andare avanti così!

In attesa di conoscere la dinamica, e quindi forse le cause, dell'incidente che ha preso la vita e due adolescenti a Ponte Milvio, una cosa mi va di dirla: a Roma non si puo' continuare cosi'.

Non si puo' continuare in una città dove ognuno fa quello che vuole, quello che più gli conviene al momento, e accorgersi che la mortalità per abitante della città è il doppio, se non il triplo, delle altre città europee.

Il tributo in termini umani ed economici è semplicemente troppo alto. Perche' non dimentichiamolo non sono solo morte le due ragazze, ma anche l'investitore e le rispettive famiglie, tutte quante. Il processo impegnerà risorse del sistema giudiziario di cui abbiamo disperatamente bisogno per combattere la delinquenza, e il costo delle assicurazioni aumenterà per tutti, e soprattutto per noi romani.

Questo è il terribile prezzo che paghiamo  alla mancanza di prevenzione.

Ma andiamo per ordine.

1) A Roma si fa quello che si vuole.
Sembra che le forze di Roma Capitale abbiano abbandonato qualunque tentativo di tenere sotto controllo gli spiriti animali che si scatenano nella circolazione. 

Capisco pure che di fronte ad un tale degrado il vigile che ne multi uno su mille possa anche sentirsi ingiusto. Pero' la sensazione è che proprio preferiscano stare tranquilli ed evitare qualunque discussione...

A sua volta il Sindaco è talmente in basso nella stima dei Romani, ha fatto talmente male nella gestione della mobilità cittadina che non puo' certo chiamare crociate che almeno all'inizio sarebbero impopolari. 

Non totalmente impopolari, ma impopolari presso una minoranza facinorosa di utenti aggressivi, cui pero' i giornali sembrano sempre prestare ascolto (non sarà che troppi "giornalisiti" appartengono loro stessi alla categoria dei facinorosi?).

2) La città dei prepotenti
Come conseguenza di 1), la città è alla mercè dei prepotenti, ovvero di quelli che hanno uno stile di condotta aggressivo. 

Noi vediamo ovviamente furgonisti, automobilisti e scooteristi in prima battuta. L'esperienza dalla sella della bici, e ultimamente da un bel po' di decine di chilometri fatte a pedagna mi confermano che nella categoria possiamo comprendere anche un bel po' di autisti dell'ATAC, ciclisti e monopattinisti e anche parecchi pedoni.

Sì pedoni, sai quante volte ho visto pedoni che con il verde delle auto attraversavano il flusso x' non gli andava di aspettare il verde loro? Tanti, credetemi.

Il principe dei comportamenti prepotenti è pero' quello di forzare il passo con i pedoni che attraversano le strisce, ovvero non solo fermarsi, ma spesso accelerare per intimidirli e indurli ad aspettare. 

In questo sono particolarmente forti gli scooteristi. Ultimamente ne ho fermati un bel po' con l'ombrello, ovvero tenendo l'ombrello davanti a me in modo da chiudergli il passo e indurli a piu' miti consigli.


3) Attraversamenti pedonali una trappola.
Gli attraversamenti pedonali funzionano se tutti ci crediamo. 

Vedo all'estero che il pedone sulle strisce e sacro e padrone, ma siccome nessuno lo mette in dubbio,  la permanenza del pedone sulle strisce è minore e alla fine l'occupazione della strada molto inferiore alla nostra.

Il Comune è il primo che ci deve credere, nel modo piu' semplce, ovvero tenedo i passaggio pedonali belli dipinti e sgombri. 

La ragione e' semplice. Il guidatore alla vista delle strisce bianche deve istintivamente rallentare e prepararsi a dare la precedenza. Se le strisce sono sbiadite o quasi cancellate questo non avviene. A me, per esempio non scatta. Specie in bici, dove non vedo strisce pedonali assumo di avere la precedenza.

4) I passaggi pedonali non sono il parcheggio privato dei mascalzoni
Ci vuole molto più impegno a multare la sosta che occupa i passaggi pedonali. 

Sembra che specialmente in questi giorni lasciare la macchina sui passaggi sia consentito perche' senno' come si fa a prendere i reglai, andare alla recita dei figli, etc. etc.

No, cosi' non va.

Non è tollerabile che il tizio col SUV da 6 metri puo' poveraccio parcheggiare solo sui passaggi pedonali o è l'unico buco che è riuscito a trovare quello con la Smart. Cosi' non va.

Infine i edoni: le strisce vengono rispettate se vengono usate prioritariamente. Se tutti attraversano dove capita a che serve avere le strisce?

5) Pedoni non bighelloni
A costo di scatenare le polemiche degli antiautomobilisti, ricordo che per strada ci si sposta, non si bighellona (per quello ci sono le piazze) e quindi anche il pedone deve seguire un minimo di regole (di cortesia se non altro) ed evitare di tenere comportamenti inconsulti vicino alle strisce pedonali. 

Qualche giorno fa (tanto per fare un esempio) un tizio stava a telefonare sul marciapiede vicino ad uno scivolo pedonale, con la schiena alla strada e guardando verso l'alto. Io arrivavo in bici (sui 25, abbastanza veloce). 

Bene, questo fa una piroetta di 180 gradi e si butta in strada, sulle strisce,  in circa un secondo...  per fortuna l'ho scartato, ma come si fa a pensare che un tizio che sta spalle al passaggio pedonale imrpovvisamente si volta e ti si butta in mezzo alla strada?

E poi vogliamo parlare dei già citati tizi che al semaforo verde per le auto e "flusso vivo" di macchine, bus e quanto altro si buttano e lo attraversano?

6) Maledetta velocità
Infine la velocità... rimane sempre alta, sugli stradoni romani non si riesce ad andare a 50 all'ora perche' la gente scalpita e alla fine è normale che si vada, quando c'e' spazio, dai 70 in su.

Poi ci sono quelli che accelerano nei tratti liberi, tra semaforo e semaforo, e anche li', specie se scooter potenti o moto, raggiungono velocità altamente pericolose in città...

Bene, ma qualche bell'autovelox sui semafori no?

E le famose zone trenta ad attraversamenti pedonali rialzati, non le facciamo più?

Allora poi evitiamo di strapparci i vestiti quando muore o rimane storpiato qualcuno...


 

giovedì 5 dicembre 2019

Lavori in pista (ciclabbbile!)

E' qualche giorno che sulla Cicabile della Nomentana si fanno i botti... 

E' infatti partita la ripiantumazione dei platani, il che non sarebbe male pero', siccome che siamo ciclisti, le inevitabili chiusure della ciclabile sono distruttive del traffico, specialmente per quanto riguarda il percorso verso Porta Pia.

Infatti, mentre quando "scendi" tutto quello che devi fare e' spostarsi sulla complanare, a salire questa opzione non è percorribbbile perche' finisci contromano... e quindi ti trovi o a contendere lo scarso marciapiedi ai pedoni o dove sloggiare e andare proprio dall'altro lato della Nomentana.

Oddio niente di drammatico, a parte le occhiate degli autosauri che dicono "Ma che cazzo stai a fare qui vai sulla pista" e accorgersi che la chiusura sono venti metri poi ricomincia come se niente fosse.

E pensare che sarebbe veramente un bel posto adesso, pure col ruscello... 

Sì un bel ruscello che sgorga da un tombino e rende la zona sampietrinosa simile ad un bel guado.

venerdì 29 novembre 2019

Venezia ha il MOSE, Piazza Venezia la Metro C...


A vedere tutte quelle immagini di Venezia invasa dall'acqua la prima idea che mi era venuta era quella di fare un giro per la città con un kayak o una canoa...  ma anche un pattino sarebbe andato benissimo, addirittura un pedalò visto che siamo in un blog di biciclette. Immaginate per esempio entrare dentro San Marco per una visita guidata galleggiante.

Però se la cosa la vedo dal punto di vista del contribuente... Francamente mi gira tanto che ci si trovi con l'acqua alta a Venezia, e quanto alta, specialmente dopo aver speso svariati miliardi per il sistema MOSE.

Il MOSE condivide la storia tragica delle grandi opere pubbliche italiane, nelle quali il cittadino contribuente doppiamente beffato. Infatti i soldi sono andati via ma l'effetto positivo non si manifesta.

Però attenti, anche Roma ha il suo MOSE... non a Venezia ma a Piazza Venezia, e si chiama  METRO C.

Ora le ultime notizie danno per scongiurato il seppellimento della povera talpa Filippa. 

Zitti che forse non sono perse le speranze, almeno per la mia vita, di vedere una stazione della metropolitana a Piazza Venezia. Infatti  ormai stiamo lì lì, con la stazione dei Fori Imperiali ormai avviata e non più bloccabile.Però ai fori Romani già ci arriva la metro B e non possiamo dire di stare proprio al centro. 

La vera "soglia del centro" è proprio la piazza Venezia e di lì ci vuole poco a proseguire verso Castel Santangelo (no Corviale). Certo, si spera di riuscire a fare una o due fermate intermedie Largo Argentina e Chiesa Nuova...  comunque anche una Metro che da Piazza Venezia arriva direttamente  a Castel Santangelo permette di raggiungere il centro storico e di attraversarlo in maniera veloce, soprattutto proveniendo da altre parti della città... senza contare che finalmente avremmo l'effetto di una rete di metro invece delle due linee in croce. Altrimenti i soldi spesi fino ad adesso saranno stati, se non buttati, sicuramente privati di gran parte dell'effetto benefico.

Se andiamo indietro nel tempo recente Marino a modo suo (nota: il suo modo purtroppo e' stato quello che l'ha fregato)  ce l'ha messa tutta per far avanzare la metro C, anche se probabilmente al tempo stesso mise le basi per la sua cancellazione... cancellazione che è entrata nell'agenda della giunta Raggi, nei fatti se non nelle parole. L'avversione dei M5S alle grandi opere è proverbiale, ma spesso un paese grande ha bisogno di opere grandi. E a questa legge non si sfugge.

All'inizio gli strali sono andati sulle pretese ruberie ("ammesso che ci siano state"), lungaggini, etc. Tutta roba a prima vista sacrosanta, ma M5S (e i grilllini in genere) hanno il difetto di non distinguere con chiarezza il bambino dall'acqua sporca, e invece di cercare di avere la Metro C senza lungaggini e ruberie  hanno preferito (nei fatti) bloccare il tutto. Con atti e soprattutto con omissioni.

Sin dall'inizio in M5S si sono coagulati  un bel pò di tutti quelli "che gli sta la metro sul cazzo", a prescindere dal fatto che tutte le grandi città ce l'hanno. Sono cresciuto ricordando le mie prime esperienze di bambino al seguito a Parigi dove si poteva girare tranquillamente con la metropolitana e non ho mai capito per quale motivo a Roma non si sia creduto abbastanza in questo mezzo. Sono rimasto invece stupefatto da quanta gente lo avversi.

Nel club va citato al primo posto  buona parte di ATAC che vede nella metro un impegno gravoso, invece del consueto passatempo di andare a spasso con gli autobus facendo salire e scendere un po' di gente,  ma senza poi addannarsi a prendere il passeggero  troppo sul serio. 

Le vicende degll'ultimo anno e mezzo hanno confermato (ammesso ce ne fosse bisogno) che per gestire una metropolitana hai bisogno di serietà e progammazione pluriennale. Non puoi per esempio togliere soldi alla manutenzione delle metro per tappare i buchi di bilancio, tanto per fare finta che non sei un disastro. Poi devi chiudere le stazioni. 

E d'altra parte a stazioni chiuse si e' visto quanto trasporto si appoggia sulla metro e quanto tempo perdiamo noi cittadini per spostarci. E quanto inquinamento e traffico in piu' generano i famigerti bus navetta. 

Poi la Raggi ha continuato nella sciagurata scelta di Marino di fare finta che Roma Metropolitane fosse in passivo, in modo da avviarne la liquidazione come se non si trattasse di una scelta precisa. Roma metropolitane e' piu' o meno 100% del Comune, lavora solo per il Comune, e fa esclusivamente la stazione appaltante del comune. Quindi se e' in rosso non e' perche' non sa stare sul mercato, ma perche' il suo padrone l'ha portata deliberatamente a quel punto. E perchè? Perchè evidentemente non si vuole avere una stazione appaltante tra il Comune e il General Contractor, cortocircuito purtroppo avviato all'epoca di Alemanno.

Con l'eliminazione di Roma Metropolitane  e' a rischio tutta la metropolitana a Roma.  Roma ci perde un centro di progettazione forse unico in Italia e sicuramente in grado di ricondurre lo sviluppo nel trasporto su ferro nella città ad un'unica matrice. Voi ce lo vedete il Comune a fare da stazione appaltante per la Metro che da due anni quasi non riescono a fare un appalto? 

Le omissioni hanno riguardato l'inerzia nel definire il prosieguo della metro C. E' bastato non metterci energia, incasinare Roma Metropolitane e magari metterla a progettare panbrioscerie come la funivia di Casalotti, non battere i pugni sul tavolo del governo per arrivare a questa situazione. La Raggi voleva i soldi per poi farci quello che diceva lei, laddove in tutto il mondo si presentano i progetti per farli finanziare.

Omissioni che sono continuate fino all'inevitabile tombamento delle talpe, per carità non è colpa del sindaco... o forse no? Beh, al ministero hanno capito che stavano buttando un bel po' di soldi nazionali dalla finestra (la Metro C e finanziata per il 70% dallo stato) e che qualcosa andava fatto. Adesso che siamo in bilico sul baratro speriamo di non fare un terribile passo in avanti.

Vorrei pero' sottolineare l'effetto negativo che ha avuto la comunità ciclistica romana in tutto questo, che è entrata di fatto, se non ufficialmente, nel club "che gli sta la metro sul cazzo", e se non a tutti almeno a qualche membro illustre.

Il primo pensiero va agli esordi della consiliatura di Marino, quando i ciclisti ruppero terribilmente le balle con la pedonalizzazione dei Fori Imperiali come se il Poveraccio non avesse già abbastanza problemi per cercare di resuscitare una città mortificata dal sindaco precedente e in mano alla corruzione. Abbiamo visto infatti che con i compagni di partito che si ritrovava non aveva bisogno di altri avversari. Alla fine, infatti,  invece di Ignazio abbiamo avuto Virginia.

Fossi stato Marino avrei elegantemente risposto che che la pedonalizzazione ci sarebbe potuta fare quando la metro C avesse collegato San Giovanni con Piazza Venezia e che quindi stop a rompere  i coglioni oltremodo. Abbiamo visto la ridicola sistemazione di via Merulana che non ha portato nulla ai ciclisti ma se ben ricordo e' stata fatta impiegando i fondi della metro C. 

E di fatto l'unica ciclabilizzazione che abbiamo visto e' stata la chiusura al traffico privato di Via dei Fori Imperiali per i lavori della Metro.

Poi sono venuti quelli che spiegavano sussiegosamente che erano contro la metro perche' si', incentivava il trasporto pubblico, ma lo spostava sottoterra e quindi non contendeva alle auto lo spazio in superficie. 

Ora vediamo tutti che le città grandi, non le piccole, che pedonalizzano lo fanno appoggiandosi ad una robusta rete di metropolitane che permette di spostarsi velocemente anche senza auto a grandi masse di persone. La metro è la condicio sine qua non per la ciclabilità, cari ciclisti lo vogliamo capire?

Poi ci sono tutti quelli che vengono ricattati dicendo che se si fa la metro non ci sono soldi per per piste ciclabili. FALSO. Per le piste ciclabili servono due spicci che possono essere recuperati da qualunque anfratto di bilancio, basta volerlo. 

Poi ci sono quelli che dicono che la gente non si deve spostare e deve rimanere in periferia perche' aggiunge degrado al centro storico. Quindi niente metro. In questi vanno inclusi tutti quelli che già abitano al centro storico o dintorni (magari in case del Comune in affitto a quattro soldi).

Poi c'e' la leggenda di un altro grande ciclista che, di fronte ad un'assise incredula di tecnici, avrrebbe fatto un disegnino illustrando come il Colosseo sarebbe crollato con lo scavo dei tunnel della metro C...

Che dire, "provo una profonda amarezza" per come sono andate queste cose. Soprattutto per verificare ancora una volta il livello infimo di troppi concittadini e conterranei che non capiscono quali siano le radici e le strutture portanti di quei  paesi evoluti  e civili che tanto ammirano.

Non capiscono che l'avvento della mobilità sostenibile che ammiriamo in quei paesi passa necessariamente per un infrastruttura di trasporto pubblico  che permette lo spostamento della massa delle persone in maniera più veloce, affidabile ed economica  delle automobili.

Vi saluto il MOSE di Roma, che Ramseta non lo tagli a metà.

sabato 23 novembre 2019

Foglie e cadute sulla pista della Nomentana

La pista Nomentana si snoda, per la gran parte, sotto i platani che fanno da ornamento a questa bellissima strada.

D'estate e' una benedizione perche' viaggi all'ombra e, a parte i platanodonti negli occhi nelle giornate ventose, hai il vantaggio di non essere esposto alla radiazione solare diretta.

Il ciclista astuto gia' capisce pero' che le foglie dei platani, ombrose d'estate, in autunno possono trasformarsi in un pericolo, specie in una città dove le piste ciclabili, come i marciapiedi,  rimangono ai margini delle attività della nettezza urbana.

Quello che sta succedendo e' che giorno dopo giorno le foglie dei platani si stanno accumulando sulla sede ciclabile e grazie alla pioggia formano un tappeto sempre piu' spesso. Se non fosse per qualche povero immigrato che offre i propri servizi per lo sgombero (a macchia di leopardo) delle foglie (come nella foto) tutta la pista sarebbe già un gigantesco sottobosco con almeno un centimetro di pasta di foglie, sulla quale slittare e' facile.

Sabato mattina e' successo ad una mia conoscente che al timone di una Uber Jump e' finita lunga. Ha dovuto frenare di colpo sul tappeto foglioso perche' quello scemo davanti a lei prima ha accelerato per passare con il giallo, poi all'ultimo non se l'e' sentita ed ha frenato. Occhiali multifocali danneggiati e un po' di indolenzimento, ma poteva andare peggio. 

Nota: questo dovrebbe far riflettere sul fatto che le biciclette a pedalata elettrica portano il principiante a velocità che per una bicicletta già pongono problemi di guida. E' vero che va meno di un ciclomotore, ma le gomme sono molto strette!

Ora è chiaro che all'AMA non possono intervenire tutti i giorni a sgomberare le foglie però mi piacerebbe sapere se una tale operazione sia mai stata programmata ed eseguita. E se la pista sotto i platani possa diventare un soggetto privilegiato di attenzioni nel periodo autunnale.

Lasciando ai posteri l'ardua sentenza di stabilire se il piccolo incidente sia stato un caso di trascuratezza del comune o di banale imperizia di guida, volevo però gettare un allarme sulle modalità di utilizzo di questa infrastruttura.  Infatti le foglie per terra rischiano di diventare il catalizzatore di altri incidenti.

Purtroppo malgrado la non più recente apertura, la pista continua ad essere utilizzata da molti pedoni, che spesso ne occupano entrambe le corsie anche in punti critici, per esempio dove si allargano attorno ad un ostacolo.  Ancora più pericolosi sono tutti quei pedoni che spesso l'attraversano o scelgono senza preavviso di scendere dal marciapiede e continuare su una delle corsie. Questi episodi non stanno diminuendo, al contrari li vedo sempre piu' frequenti. 

In condizioni come questa aumenta il pericolo di dover fare una frenata brusca salvavita e, se avviene sul tappeto di foglie, può andare a finire male, molto male, sia per il ciclista che per il pedone.

Capisco che in una città come Roma sembri fantascienza , ma appunto qualche passaggio  sia di AMAper pulire che di vigili in bicicletta per ricordare ai pedoni che non la devono occupare non sarebbe male. 

I Vigili con l'occasione possono anche procedere a multare le auto che continuano a parcheggiare sugli attraversamenti ciclopedonali.

Comunque rimane fondamentale procedere alla rimozione periodica delle foglie cadute. La pista non è come la strada, e le biciclette da sole non riescono a macinarle sgombrarle con il loro semplice passaggio, come avviene per le automobili. 

sabato 9 novembre 2019

Il Ciclodifferenziatore

A Roma ormai la differenziata la fai solo se hai la bicicletta.

Infatti la bicicletta ti serve per riuscire a coprire i 5 km che separano i secchioni delle varie specialita' di differenziazione.

Per i lettori internazionali precisiamo che a Roma abbiamo: vetro, plastica e metallo, carta, umido e indifferenziato.

Bene, i secchioni sono normalmente raggruppati nella forma 4 + 1, ovvero i 4 senza il vetro, con il vetro presente in circa un gruppo su quattro.

Il difficile e' trovare un poker, scala reale se aggiungiamo il vetro, che sia totalmente utilizzabile. E per questo ormai serve la bicicletta ed anche una certa esperienza nel sapere quali sono i percorsi di raccolta dei vari mezzi.

Insomma, per chi non e' bicimunito la differenziata rimane impossibile.

Alla fine però praticamente prendo la bicicletta tutti i giorni quindi non ho problemi a fare la differenziata. Quello che invece mi dà molto fastidio e' l'espressione sarcastica di chi ti vede differenziare... vedi, e' inutile che ti agiti, a Roma non si puo' migliorare.

Ci piace rimanere selvaggi.

venerdì 1 novembre 2019

Lo Smartphone in auto va integrato e non proibito

Negli USA l'NTSB, ovvero l'agenzia che fa il monitoraggio della sicurezza dei trasporti, ha rilevato sulle autostrade un aumento notevole dell'incidentosità relativa, ovvero a parità di altre condizioni.

Alla fine delle loro indagini non sono riusciti a trovare altra causa probabile che un aumento della distrazione dovuto all'incremento dell'uso  degli smartphone. Vabbe' ce lo sapevamo.

L'allarme lo conosciamo, e tutti si stanno adoperando per capire come evitare o contenere l'abbassamento della sicurezza... purtroppo nessuno  sembra  voler andare oltre la proibizione pura e semplice, e dei modi per renderla efficace. Un approccio che e' palesemente destinato al fallimento,  ma che prima di essere abbandonato porterà tanti altri incidenti, lutti e danni alla società nel suo complesso  e agli utenti deboli  della strada in particolare.

Vediamo secondo me perche' questo accade.

1) Le distrazioni al volante sono sempre esistite

Innanzitutto dobbiamo partire e dalla considerazione che il guidatore non e' mai vissuto sotto una campana di vetro, ma le distrazioni, anche micidiali, sono sempre esistite. Se ripenso ai viaggi in macchina che hanno  caratterizzato le fasi iniziali della mia attivita' lavorativa non posso non pensare alla radio/mangiacassette  che mi aiutava a stare sveglio, ma che necessitava di costanti attenzioni, e quante volte la ricerca della giusta cassetta (o della frequenza FM) mi hanno distratto dalla guida. E chi e' senza peccato lanci la prima pietra!

Un'altra fonte di distrazione, concreta e meno frivola, sono i bambini sui loro seggiolini legati al sedile posteriore. Quante mamme stanno con gli occhi rivolti all'indietro quando si muovono, piangono, etc.? Con le distrazioni dobbiamo conviverci!

Ad un certo punto e' stato sdoganato il telefonino, sia dalla ricarica che dalla tariffa Flat, ed e' cominciata un'altra fase, quella dell'auto-cabina  telefonica, dove fare quelle telefonate che non avevi il tempo di fare negli altri momenti. Ora, anche lì non è che la chiacchierata in auto prima non esistesse, ma non esisteva la gestione del telefono e della sua rubrica, il viva voce e soprattutto il dialogare con un soggetto assentedall'auto che inrealta' e' anche lui attento alla strada.

D'altra parte  la chiacchierata telefonica salva dai colpi di sonno e quindi  può avere effetti  benefici  sulla sicurezza stradale.

Poi però sono arrivati gli smartphone e la  bestia ha cambiato pelle ancora una volta.

2) L'arrivo degli smartphone

Lo smartphone e' diventato prepotentemente parte della nostra vita. Ormai appoggiamo su questo computer da taschino una marea di funzioni, dall'agenda allo stereo, alla radio, alla rubrica, alla posta elettronica, che desideriamo avere sempre con noi. 

Tanto che ai semafori rossi la maggior parte della gente scambia messaggi e non si incazza piu' di tanto se perde il verde...

In aggiunta in auto vi e' anche un uso lecito, tipicamente quello del navigatore, che ancora una volta permette notevoli risparmi nei tempi di percorrenza, specialmente da quando riesce a variare i percorsi a seconda del traffico... 

E anche qui il navigatore a bordo, seppure in plancia, e' arrivato ben prima dello smartphone e costa altrettanto in termini di distrazione.

Cmq questo fa capire che anche con le migliori intenzioni la battaglia della proibizione dello smartphone e' persa in partenza... occorre inventarsi qualcosa di nuovo, e cercare di integrare il telefonino anziche' proibirlo.

3) Che significa integrare il telefonino nella guida?

Integrare il telefonino nella guida significa individuare un modo di funzionare dello smartphone che non distragga il guidatore piu'del normale, continuando a fornire le funzioni principale del telefonino, ovvero navigatore, telefono e se possibile, a fornire supporto allo scambio della principale messaggistica.

Per fare questo occorre portare ad un tavolo i principali produttori di sistemi operativi e app per far loro definire uno standard che potremmo chiamare "alla guida".

Cosa debba contenere questo standard ci possiamo sbizzarrire, pero' si potrebbe sicuramente delinearne le caratteristiche principali.

1) Operare esclusivamente in viva voce o cuffia, e sulla base di scambi vocali;

2) Consentire un limitato numero di funzioni predefinite;

3) Entrare in funzione automaticamente all'aumentare della velocità di traslazione del telefonino, richiedendo al proprietario di sbloccare le funzioni qualora non sia il guidatore;

4) tagliare tutte quelle complicazioni di configurazione  e pubblicitarie che affliggono i migliori navigatori.

In pratica all'attivarsi della funzione il guidatore dovrebbe cominciare a comandare il telefonino esclusivamente con l'interfaccia vocale. Chiamate, indirizzi e comandi dovrebbero essere dati solo con la voce o con i comandi al volante che ormai siamo abituati ad avere.

Inoltre i costruttori di automobili dovrebbero trovare posizioni idonee per gli schermi in modo da permettere al guidatore di monitorarlo senza troppe distrazioni, per esempio sovrapporto o integrato alla strumentazione dell'auto. 

Per non parlare della possibilità di proiettare informazioni direttamente sul parabrezza, come l'Head-Up display degli aerei militari.

Si puo' fare?

Secondo me si' e sarebbe la cosa adatta a garantire il successo dell'iniziativa, tenendo il bambino e buttando l'acqua sporca.

Google ha provato introducendo -appunto- la modalità "alla guida" del suo navigatore, ma poi sembra ricaduta nella tentazione di proporre pubblicità nel processo di determinazione della rotta, che spesso avviene a veicolo ormai in movimento. Oltretutto non puoi mai scommettere che il software prenda la strada corretta e non si incanali -per esempio- negli avvisi di privacy.

Quello che manca e' uno sforzo convinto e determinato per definire uno standard tecnico e cominciare a produrre programmi che lo rispettino.



Quanto ci vorrà? Ho paura ancora un bel po'.

domenica 27 ottobre 2019

EVVIVA! Finalmente a Roma un bikesharing per ricchi...

Dopo l’aborto targato ATAC e l’indegno fallimento del bike sharing a flusso libero… Evviva, finalmente
a Roma abbiamo di nuovo un bike sharing. 


Non solo, ma non è un bike sharing normale…  e’ il bike sharing dei ricchi, fatto con biciclette a pedalata
assistita, e dovrebbe finanziarsi con i propri proventi, visto che il comune non ha gli occhi per piangere.


Ora, potremmo sentirci contenti e molto simili ad altre città, dove il bike sharing è nato e tutto sommato 
prospera. Citta’ moderne e vivaci come Barcellona, Parigi, Bruxelles (dove Jump e’ presente accanto al
tradizionale Villo!). 


Invece c'è qualcosa che non va, Anzi c'è tanto che non va.


Storicamente il bike sharing nasce per complementare il trasporto pubblico su rotaia, veloce, capiente
ma necessariamente poco capillare.  In particolare serve per aumentare la flessibilità del sistema
trasporto pubblico e decongestionare la rete di metropolitane tagliando le piccole tratte, quelle di una o
due stazioni.


L'idea è quella di mettere le stazioni di Bike Sharing vicino ai nodi da trasporto pubblico su ferro,
tipicamente le stazioni della metropolitana e delle ferrovie locali, per poi distribuire altre stazioni di
bike sharing sul territorio. 

Questo bike-sharing tradizionale è ovviamente molto meno flessibile del bike sharing a flusso libero,
ma è anche progettualmente a complemento della rete del trasporto pubblico.


Un'altra caratteristica di questo tipo di bike sharing complementare è il costo compatibile con
quello del trasporto pubblico. 


Per esempio a Bruxelles l'abbonamento annuale al Bike Sharing Villo! costa circa €30 e permette di
prendere gratuitamente la bicicletta tutto l'anno.  Gratuitamente per la prima mezz'ora, che dovrebbe
essere la durata tipica dell’utilizzo del bike sharing ed eventualmente con un piccolo sovrapprezzo
se si vuole la tenere la bicicletta più a lungo.


Ovviamente un servizio costa quello che costa, non si puo' criticare chi si mette sul mercato, ma il
nostro Bike Sharing invece ha poco, se non niente, a che vedere con il supporto al trasporto pubblico.


Se la scelta delle bici elettriche lo rende appetibile a molti, anche d’estate e in salita, i  suoi costi sono
molto alti, specie se confrontati con il costo giornaliero dell'abbonamento. Infatti il metrebus Atac alla
fine costa un po' meno di €1 al giorno mentre un tragitto di 10 minuti con la bicicletta Uber costa,
secondo le tariffe pubblicate, €2,50 (0,5 di sblocco piu’ 10 minuti per 0,2 a minuto).


Questo significa che se si prende il bike-sharing due volte al giorno, per esempio per andare e tornare
dal posto di lavoro alla fermata della metropolitana o del treno, e il tragitto è di circa 10 minuti di bicicletta, 
si spendono al giorno €1 di ATAC e €5 di Bike sharing.

Appare evidente che un bike sharing che costi 5 volte il prezzo del biglietto ha un suo mercato in termini
di turisti (poco attenti alla spesa), facoltosi in generale, CEOs, CFOs, COOs, (Amministratori delegati,
Capi del settore finanziario o operativo, dirigenti generali dello Stato) ma rimane oggettivamente
fuori portata del 90%, degli utenti del mezzo pubblico, soprattutto in una citta' dove il mezzo pubblico
#e' tradizionalmente della fascia meno abbiente della popolazione.


A queste condizioni diventano addirittura conveniente  il Car Sharing tradizionale, quello con le
macchinette elettriche, i ciclomotori elettrici e anche forse i monopattini quando verranno. 


Il che non è una bella pubblicità per la mobilità ciclistica.


Morale della favola,  il Bike Sharing che ci troviamo è una specie di zombie mutante del Bike Sharing
tradizionale, concepito per potenziare e rendere più flessibile il sistema di trasporto pubblico.


Certo, l'amministrazione non va per il sottile e strombazza come una vittoria. 


In realtà è un Bike Sharing con target molto limitato che poteva benissimo complementare, certo ma
non rimpiazza, il bike-sharing tradizionale. 


Bike sharing tradizionale  che a sua volta è un elemento essenziale per fare la transizione da un sistema
basato sul trasporto pubblico e l'automobile ad uno che non contempla più l'automobile,  come sta
accadendo nelle città europee… ma d’altra parte tra blocchi di nuove realizzazioni, dissoluzione del
patrimonio di progettualita' con la liquidazione di Roma Metropolitane, e problemi tecnici che affliggono le
metro romane, non è che si stiano facendo grandi passi in questo senso.

Anzi, purtroppo stiamo addirittura recedendo.

domenica 20 ottobre 2019

Roma: ma quanti ciclisti mancano ancora all'appello?

Nella foto trovate il contaciclisti di Rue de la Lois a Bruxelles.

Il contaciclisti segna 1500 passaggi (erano circa le 5 del pomeriggio) nel giorno e circa 340 mila a meta' ottobre... vedremo cosa succedera' a novembre!

Ah dimenticavo... la pista e' a senso unico, quindi parliamo di 1500 passaggi all'andata... al ritorno (dall'altro lato) un po' di meno, ma alla fine parliamo proprio di 1500 ciclisti e non di 750 ciclisti che fanno due passaggi. Cmq la media dei passaggi e' di oltre 1000 al giorno... non male!

La pista di Rue de la Lois, spesso fotografata per questo blog, e' una delle piu' vecchie su di un itinerario molto conveniente, e' quindi molto frequentata. Quindi ho un'idea di quanto possa essere frequentata una pista molto frequentata, ed e' esattamente quello che non sta accadendo a Roma.

La pista della Nomentana, pur essendo quasi perfetta, ha una densita' di ciclisti enormemente piu' bassa, tanto che un mio compagno di fasti brussellesi, ritornato nella capitale, mi ha detto... ogni volta che vado al Ministero non ci vedo mai nessuno. Tanto e' vero che gli ho dovuto mandare una foto di una fila di bici al semaforo (5) per confortarlo... pero' ha essenzialmente ragione lui.

Insomma... si sta dimostrando meno vera del previsto la tesi che a Roma i ciclisti non ci sono per mancanza di piste ciclabili. Certo, sicuramente sulla Nomentana i ciclisti non c'erano per mancanza di pista, ma forse molti di quelli che la percorrono sono, come me, gli stessi ciclisti che prima facevano altre strade.

Questo e' ancora piu' vero se pensiamo che almeno la meta' delle bici che girano sono a pedalata assistita, quindi sostitute dei ciclomotori.

Per intenderci, non ciclisti nel senso tradizionale che noi intendiamo, ma persone che pigliano la bici purche' non si debba pedalare... per davvero. Quindi lo scarso numero dei ciclisti su starada va commisurato ad una platea di potenziali utenti ancora piu' grande.

Ahi.

Ma perche' tutto cio'? Forse a Roma non e' pieno di gente che non ne puo' piu' dell'auto/scooter e dei suoi costi?  Certo, ma trasformare la bici da mezzo per appassionati a mezzo comune di chi non glie ne frega niente del come, basta che si arrivi bene?

Secondo me la ridotta estensione della rete ciclabile e' comunque ancora un problema, quindi le piste e le bike lane bisogna continuare a farle. Se non altro per vincere la resistenza dei genitori nel mandare i figli a scuola.

Pero' il primo problema, da sempre lo dico e mi sembra confermato, e' dove tenere la (o le) bici. Sia a casa che al lavoro o a scuola. Infatti una famiglia di di quattro persone si trova ad avere almeno quattro bici (una a testa). Gia' tenerle dentro casa e' un bel problema, se poi non entrano nell'ascensore, l'unica soluzione rimane la pieghevole, che va bene per la citta' ma non per il resto.

Purtroppo l'esperienza dimostra che a Roma vengono rubate anche le tristissime bici da palo, se non altro per il loro peso in metallo. Inoltre non si puo' fare che ogni scuola diventi il supermercato dei ladroni, come avviene per esempio all'universita'. Anzi, mentre e' normale tenere, seppure con qualche precauzione, lo scooter in strada, nessuno lascerebbe una bici da 2000 euro legata al palo.

Quindi occorre passare urgentemente alla bonifica di tutte quelle persone che campano fregando biciclette. D'altra parte a Roma ci sono troppi individui che delinquono nell'indifferenza totale, a cominciare da quelli che vanno in giro a buttare rifiuti ovunque.

L'altro problema rimangono le dimensioni della citta'. Roma e' una citta' grande (per esempio Ostia) e con dislivelli anche importanti, basti pensare a Cassia, Monteverde, alla Balduina, etc. etc.

In queste condizioni 10 km in bicicletta sono molto probabili... a quel punto, anche ammesso che hai un'elettrica, cmq in sella ci stai tanto, un bel po' di piu' di scooter e metropolitana.

Quindi vi sono tanti che potrebbero passare alla bici, ma si troverebbero di fronte ad un uso estensivo della bici per il quale non sono ne' preparati ne' maturi. SE vogliamo in tutte le grandi citta' la platea dei ciclisti si e' ampliata attraverso il bike sharing, ovvero prendi la bici alla fermata della metro e ci fai l'ultimo miglio...

La morale e' questa... per liberare Roma dalle auto servono treni e metropolitane. La bici comincia ad avere un ruolo quantitativo solo dopo aver spezzato la dipendenza dall'auto offrendo un trasporto pubblico di qualita'.

domenica 29 settembre 2019

Follie climatiche (con PCF, ovvero Pippone Ciclistico Finale)

L'effetto piu' immediato ed  evidente della conferenza sul clima di New York e' stato quello di confermare ancora una volta che in questo paese il ragionamento sensato e' ormai diventato merce rara. Rarissima, quasi assente.

Oddio, di fronte ad un tema cosi' immenso e' normale che ci si senta perduti.

Si', e' normale il non capire un cazzo pur avendo le migliori intenzioni. Quindi se non ci capite un cazzo non preoccupatevi... per fortuna c'e' Roma Ciclista che non ci capisce un cazzo per voi e ve lo dimostra con un piccolo dattefocum (mi raccomando di leggere il Pippone ciclistico finale)

Globale non locale
La prima cosa che dobbiamo capire e' che l'inquinamento da CO2 e' un problema di dimensioni globali, non locali. Quindi non serve a niente risparmiare CO2 in Italia quando un Bolsonaro vi appiccia l'Amazzonia per quattro hamburger.

Oppure dichiarare l'emergenza ambientale a Roma (che dal punto di vista ambientale, invece di stronzate, deve ancora fare tanta strada concreta,  a cominciare dalla corretta raccolta della monnezza)... un po' come il Vaticano che mette le transenne a Via della Conciliazione in caso di guerra atomica. La soluzione purtroppo e' globale, come il problema. Da sola neanche la UE basta.

Sovrappopolazione
Quando noi eravamo piccoli nel mondo si arrivava a stento a 3 miliardi di esseri umani.

Se lo fossimo rimasti difficilmente avremmo avuto problemi. Adesso siamo sette, presto nove. Non ci sono cosi se non blocchiamo lo sviluppo demografico la CO2 non si ferma, specie se tutti vogliono avere una vita un minimo decente (che sfrontati)

Economia
Risparmiare CO2 con comportamenti ambientalmente corretti e' uno degli elementi fondamentali. 

Purtroppo Il tema ambientale e' anche cavalcato  da tutti quelli che, orfani del fallimento del comunismo, hanno trovato un'altra scusa per attaccare il capitalismo e predicare una specie di vangelo hippie.

Purtroppo la cancellazione dell'industria che si sente evocare (stop alle auto, stop ai voli) avrebbe effetti catastrofici. Tutti diventeremmo immediatamente piu' poveri e incapaci di fare quelle azioni che forse possono realmente salvarci. Quindi attenti. Qualunque cosa si faccia non possiamo scassare l'economia. First fly the plane

Industria verde
Uno dei miraggi e' quello di salvare capra e cavoli convertendo l'industria a produrre prodotti (infatti il prodotto e' il prodotto della produzione) che risparmino CO2, tipo pannelli solari e generatori eolici e convincere la gente a destinare a questi gioielli della tecnologia l'amore dedicato fino ad adesso alle automobili.

Per adesso non funziona.

Prendiamo le auto ibride, consumano un po' di meno delle loro sorelle tutto petrolio ma il costo ambientale di fabbricazione e' comunque quello. I pannelli solari andrebbero meglio ma sono meno efficaci dei motoscafi d'altura per farci prendere il sole sopra alle fanciulle in topless.

Accordi internazionali
Il problema fondamentale e' che se non ci si mette tutti d'accordo un po' tutti nel limitare la CO2 difficilmente si arrivera' da qualche parte.

Ovviamente i paesi poveri vogliono che i ricchi facciano la gran parte dello sforzo. I paesi ricchi non sono malintenzionati, ma se limitano la produzione a casa loro per ragioni di CO2 e le produzioni non cessano, ma si trasferiscono nei paesi poveri che non hanno gli stessi limiti, allora i paesi ricchi diventano poveri (senza diminuire la CO2 globale) e giustamente non ne hanno alcuna intenzione...

D'altro canto  qualunque rallentamento dell'economia per ragioni ambientali comunque colpira' soprattutto i paesi poveri.

Balzi scientifici o tecnologici
Non lo si puo' dire ma tutti sperano che le castagne dal fuoco le cavino appositi balzi scientifici e/o tecnologici, che nell'ordine possono essere: fusione nucleare, alcool dalle canne dei fossi, combustibile per aerei dalle alghe marine, batterie organiche il doppio di quelle attuali, specchi solari al 70% di rendimento... possibilità di sfangarla con la tecnologia (o la scienza) ci sono, speriamo non arrivino troppo tardi.

Amazzonia vs Siberia
Tutti sappiamo dei roghi dell'Amazzonia... d'altra parte se lAmazzonia e' cosi' importante per tutti noi, allora qualche soldino ai Brasiliani glie lo dovremmo pure dare, che dite? In generale l'idea di retribuire  la conservazione ed espansione delle foreste potrebbe aiutare notevolmente il riequilibrio dell'atmosfera. A patto di stabilire un meccanismo globale  per far pagare chi produce eccesso di CO2 e destinare a piantumazione il ricavato.

Al contrario c'e' chi vorrebbe disboscare una parte notevole della Siberia per ricrearci l'ambiente pleistocenico, che all'epoca era una immensa prateria mantenuta tale dai grandi erbivori. Poi arrivarono i cacciatori umani, si mangiarono gli erbivori e la Siberia si copri' di inutili abeti.

Inutili perche' a causa del poco sole immagazzinano pochissimo CO2 dall'aria, mentre il tappeto erboso pleistocenico, e' in grado di immagazzinare nella terra fino a 50 volte quello immagazzinato dagli abeti a parita' di superficie. 

L'ha messo in pratica in un pezzetto di Siberia uno scienziato,  nel cosiddetto Pleistocene Park in riva al fiume Kolyma e ci fa pascolare grandi erbivori (tipo bisonti) che scongiurano il ritorno degli alberi.

Ma non basta, giura che entro una decina d'anni sara' possibile ottenere per clonazione mammut nuovi di zecca (o almeno qualche bell'elefante lanoso) per dare il tocco finale... poi carne di bisonte per tutti!

Soluzione o protezione?
Vista comunque l'incertezza del risultato finale, per i paesi sviluppati si pone un problema amletico... e' meglio continuare a perseguire una soluzione in comune, sapendo che i nostri sforzi potrebbero essere annullati nel casino generale, per esempio se gli abitanti  Africa e Asia continuassero a figliare a gogo... Oppure brace for landing, ovvero dare la partita globale per perduta e usare le nostre risorse per mirare all'indipendenza energetica e alimentare e blindare i nostri confini?

E non poteva mancare il

Pippone finale ciclistico
In tutto questo il dibattito italiano e' di bassa qualita'. L'Italia e' un paese senza sprechi gargantueschi, ancora sia attaccati ad una eredita' contadina, ma proprio per questo ci portiamo appresso le frustrazioni di questa nostra eredita', per esempio il contadino che vede nella fatica fisica la nemesi di una vita, e quindi va in auto anche a prendere le sigarette.

In Italia le possibilità di risparmio di CO2 legate alla diffusione della bicicletta sono ancora relegate nell'angolo, cosi' come quando si fanno gli appelli alla gioventu' perche' faccia attività fisica nessuno (dalle nostre parti) pensa a costruire una bella rete di piste per far diventare la bici il mezzo ufficiale con il quale i ragazzi vanno a scuola.

Quindi  escono idee allucinanti, frivole, inconsistenti, ma non quella di base, cominciare a respingere sistematicamente le auto dalle citta'.

Inoltre' noi Italiani siamo astuti ma purtroppo non intelligenti. Non vogliamo risolvere i problemi nel complesso, ma solo il nostro in particolare. E normalmente senza cambiare le nostre abitudini. Infatti siamo tutti d'accordo che per il bene del pianeta gli altri debbano ridurre l'uso della loro macchina. Noi no.

E per questo attaccare nei fatti il totem dell'auto rimane un tabu' politico, specie in un periodo dove le maggioranze sono volatili.

Infine perche' avviene in un momento di crisi dell'industria automobilistica, con un crollo netto delle immatricolazioni che comincia a far pensare alla cassa integrazione...

giovedì 26 settembre 2019

Quando ti affondano la pista preferita...

Nettuno,,, intanto qualche pista si fa
Abbiamo appena ricevuto la lista dei comuni i cui progetti sono risultati vincitori del bando sulle piste ciclabili della Regione  Lazio.

I nomi dei comuni vincitori sono evocativi e fanno pensare alla bellissima evoluzione del ciclo turismo anche da noi, non solo al Nord. Trevignano, Gradoli, Sperlonga e tanti altri, alcuni ammantati dal mito, ma tutti con promesse che spero si realizzeranno al meglio.

Purtroppo non sono riuscito ad avere -non so se siano pubblicate da qualche parte- informazioni sui progetti che hanno vinto. Per esempio per quanto riguarda Trevignano, spero tanto che il progetto riguardi la pista che si ferma a Montecchio e che venga prolungata il piu' possibile intorno al lago.

Per gli altri comuni (a parte Minturno li conosco piu' o meno tutti) c'e' ovviamente la curiosita' di sapere cosa (spero di piacevole) ci riservi il destino. Certo, vedendo Roma, l'unico progetto pubblicato, la ciclabile delle Valli ha una dimensione alquanto "locale", ovvero non sembra aprire nuovi orizzonti ciclistici cittadini... comunque aspettiamo di vederla prima di giudicare.

Con rammarico debbo dire che non compare nella lista dei progetti vincenti uno cui tenevo molto, ovvero la congiungente i comuni di Nettuno, Anzio e Aprilia.

La ciclabile avrebbe dovuto doppiare la Nettunense e permettere di raggiungere il mare da Aprilia. Sarebbe stata particolarmente utile alla mobilita' ciclabile in quanto avrebbe permesso di spostarsi in bicicletta senza rischiare la pelle sulla Nettunense. Peccato, trovo difficile immaginare una pista piu' utile di quella, considerato il grande traffico.

Sara' per un'altra volta e speriamo che i progetti vincitori vedano presto la luce. Oppure che i comuni interessati proseguano in autofinaziamento (😀😀😀)

domenica 22 settembre 2019

A colpi di New Jersey

A Roma stiamo tutti con il fiato sospeso per capire come andra' a finire la bikelane della Tuscolana...

E si', perche' come avevo facilmente preconizzatonel post del 2016 (Le Corsie Cicalbili saranno il Graal della Ciclabilità romana?), le bike lane sono facili a farsi, ma difficili a difendersi.

E nel caso della prima bikelane veramente "contro", ovvero che sottrae un po' di spazio alle automobili (ancorche' non spazio per la circolazione ma soprattutto per la sosta in seconda fila) attendiamo per vedere se la bikelane sara' di utilita' pratica o meno. Ovvero se resistera' all'indisciplina degli automobilisti.

In tutto cio' volevo farvi vedere come viene trattato l'argomento nella capitale belga...

Come gia' ho raccontato Bruxelles sta seguendo la tendenza a limitare sempre di più il traffico automobilistico, aiutata in questo da una rete molto solida di trasporto pubblico di qualità... anche se comunque anche li' le stazioni periferiche vanno frequentate con prudenza negli orari estremi. Brutti ceffi se ne incontrano anche li', mica solo a Tiburtina...

Alla tendenza sopravviveva un'unica grande arteria automobilistica, Rue Belliard, che lambisce un lato dell'Explanade Solidarnosc, ovvero la grande piazza pedonale di fronte al Parlamento Europeo.

Rue Belliard e' un'arteria a senso unico a quattro o cinque corsie, con marciapiedi strettissimi. Fa coppia con Rue de la Lois, che passa sotto il centro dell'Unione, Place Schumann. Una strada a senso unico ad entrare a Bruxelles, una a senso unico ad uscire, come se noi avessimo fatto a senso unico Via Appia Nuova (a uscire) e Via Tuscolana (a entrare)...

Ora mentre Rue de la Lois ha avuto due bikelanes sul marciapiedi, gia' ampiamente riportate in questo blog, Rue Belliard e' rimasta il dominio incontrastato delle auto fino... fino al maggio scorso, quando da un lato hanno costruito una prima bikelane, per poi attaccare dall'altro lato.

La prima me la sono persa, ma la seconda la vedete in foto...  hanno fottuto una corsia con i New Jersey e aperto il passaggio alle bici...

Non aggiungo altro!

domenica 7 luglio 2019

L'Isola-laboratorio senza le due ruote


Sono ormai 15 anni (giusti giusti) che mi reco a Malta per lavoro.

 In questi anni sull'isola sono cambiate molte cose, a cominciare dalla popolazione che e' passata dai 350 mila ai 500 mila abitanti, e l'economia, prima in crisi, adesso in fiorente espansione per il turismo.

E' pero' interessante vederla dal punto di vista della mobilità. L'isola e', secondo i nostri standard, piccola. Piu' o meno entra all'interno del Grande Raccordo Anulare (tralasciamo Gozo e Comino). Metà e' fittamente costruita, l'altra meta' per fortuna si e' salvata.

Il trasporto pubblico e' costituito da una rete di autobus in quanto le pendenze rendono impossibile lo sviluppo di una rete di tram.  Il mezzo di trasporto tipico maltese e' l'automobile, il che crea micidiali ingorghi nelle ore di punta.

Il guidatore maltese e' comunque, secondo i nostri standard un guidatore poco esperto e molto frustrato. Il mio amico George spesso ripete una spiritosaggine sul loro modo di guidare: Con una mano si core gli occhi e con l'altra ruota a destra e a sinistra un immaginario volante... Frustrato e' frustrato dalle strade brevi, strette e tortuose, che spesso percorre a gran velocità e forte rombo di motore.

Questa pessima prestazione (ampiamente riconosciuta dagli stessi Maltesi) unita alla mancanza di spazio, rende l'uso della bici alquanto pericoloso. L'incontro con ciclisti e' in effetti episodico.

Infine c'e' il problema del parcheggio, che occupa una bella percentuale di territorio nazionale e sta diventando una preoccupazione non da poco, visto che nessuno ha mai pensato ai garage sotterranei.

Insomma ogni volta che vado li consiglio di buttare a mare le auto e passare alla bici, magari elettrica, ma senza successo.

In quest'ultima visita mi e' balenato un pensiero... si vedono pochissime moto e motorini. A Roma, nelle stesse condizioni di traffico, la parte mobile della popolazione si e' spostata sugli scooter, le due ruote a motore. E adesso una parte non secondaria di ciclisti ha optato per la bici elettriche.

Ma li' nulla di tutto questo. Niente moto, niente scooter. Evidentemente l'anelito all'automobile e' fortissimo anche dove non ci sono strade.

Pero' a questo stanno rimediando. Le strade a piu' corsie sono state trasformate in superstrade e ho visto cantieri con pile che presagiscono sopraelevate e incroci a piu' livelli.

Insomma.. stanno commettendo pari pari i nostri errori. Pensando di risolvere il problema del traffico aumentando le strade... che amara delusione li aspetta!




sabato 29 giugno 2019

I ciclosmartfonisti

Questo post e' il terzo della serie  saremo noi gli automobilisti del futuro?  E quindi dopo le piste ciclabili di fronte alle scuole e il rapporto con i podisti sulle piste ciclabili, non poteva mancare un post dedicato a coloro che pedalano guardando il telefonino... i ciclosmartfonisti.

Qualche anno fa sono stato in Olanda e ho percorso qualcuna delle loro bellissime piste ciclabili... bene una buna metà degli adolescenti che o incontrato pedalava chattando con qualcuno.

Le tecniche erano sostanzialmente due:

a) telefonino in una mano e l'altra sul manubrio;

b) telefonino governato da due mani e bicicletta governata dagli avambracci appoggiati al manubrio... ovviamente senza tenere conto dei freni.

Ora li' le piste sono praticamente senza interruzioni e quindi forse si puo' fare senza eccessiva difficoltà. Immagino che non siano cosi' temerari da farlo sulla strada.

Pericolo? Bah... cmq andavano piuttosto piano.

Invece non andavano piano tizi vari incontrati sulla ciclabile verso Castel Giubileo. Bici da corsa o gravel, mani e braccia impegnate esclusivamente sul telefonino e andatura sui 20/25 km all'ora. Insomma, tipica senza mani.

Io andavo allegro sui 20 in senso contrario.

In genere sono molto stabili, ma mi sono spaventato quando l'incrocio e' avvenuto in corrispondenza di alcuni dei solchi che si stanno riaprendo sul manto pistale... ho pensato:  E se mentre chatta cosi' amorevolmente il pneumatico da corsa gli si infila nel solco e mi viene addosso?  Sarebbe stato un bello scontro a velocità relativa sui 40 km/h, quindi da farsi male, al limite da lasciarci la pelle.

In realta' di morti in questo modo non me ne ricordo in ormai piu' di dieci anni di ciclismo intensivo, e le probabilità appaiono basse, a queste densità di traffico.

Rimane la spiacevole sensazione che forse noi ciclisti ci crediamo molto meglio degli automobilisti perche' siamo ancora pochi e forse molto responsabili.

Dovesse la bici diventare un fenomeno di massa ho l'impressione che vedremmo replicarsi tanti comportamenti arroganti e pericolosi che per adesso pensiamo appannaggio esclusivo dei motorizzati.

Staremo a vedere... 

domenica 9 giugno 2019

Sono i podisti i ciclisti dei ciclisti?

Dedico questo post a mio cugino Alberto che sulla soglia dei sessant'anni, dopo una gioventu' prettamente motociclistica, ha appena completato la corsa del Passatore (oltre 100 km dalla Toscana all'Emilia) e il resto della settimana smadonna contro i ciclisti sulle strade... 

Come ciclisti  siamo ormai assuefatti, anzi assuestrafatti, a tutta una serie di battutacce che arrivano dal mondo degli automobilisti...

La piu' famosa e' quella del "potete salvare il mondo anche un po' piu' a destra" a tutto il resto proposto, e periodicamente ri-proposto,  dai siti specializzati e da newcomers in vena di spiritosaggini.

Come ciclisti, a parte qualche battuta veramente ben congegnata, queste battute non le troviamo affatto divertenti, anche perche' si tratta del diritto all'accesso alla strada. E anche perche' troppi ciclisti ci hanno lasciato la pelle.

Pero' considerato che le battute sono dirette soprattutto agli stradisti in allenamento, anche sul diritto all'uso della strada si potrebbe discutere in maniera un po' piu' attenta.

Infatti mentre e' facile per uno che utilizza la bici per andare al lavoro rivendicare la parita' di diritto alla strada, e magari al tempo stesso di accusare l'automobilista di volersi arraffare tutto lo spazio  disponibile (lo stesso vale per il turismo), se prendiamo chi sulla strada deve spostare merci la cosa cambia parecchio.

Prendiamo infatti l'incontro tra un gruppo di ciclisti in allenamento e un'autocisterna... beh in quel caso qualche dubbio mi viene, infatti alla fine i ciclisti in allenamento usano la strada per divertirsi, quell'altro ci deve lavorare e del suo lavoro ne beneficiamo tutti in generale... 

Questo ovviamente non significa che l'autista dell'autocisterna abbia diritto a salire sopra i ciclisti, ma anche che certe cose che tanti ciclisti stradali considerano un diritto, ovvero di usare la pubblica strada come palestra, forse non lo e' cosi' tanto.

Passiamo invece ad argomenti molto piu' leggeri e spiritosi... ritornando alle battutacce, se sostituiamo gli automobilisti con noi ciclisti e i ciclisti con i podisti (specie quelli che sentono la musica) poi non mi troverei cosi' in disaccordo... posso dirlo allegramente perche' l'incidentosita' in questo caso e' abbastanza assente, quindi possiamo cazzeggiare in allegria.

Infatti, se consideriamo la risorsa pista ciclabile, diciamo anche ciclopedonale, alla fine lo spazio e' limitato e il mezzo piu' veloce (e piu' produttivo) e' limitato da quello lento, che magari si sta a divertire mentre tu vai al lavoro.  Mettici uno che deve fare le consegne con la cargo bike e hai riproposto pari pari lo stesso problema.. e quindi... che vi devo dire...

Saremo noi gli automobilisti del futuro? E allora saranno i podisti i ciclisti dei ciclisti?



sabato 1 giugno 2019

Saremo noi ciclisti gli automobilisti del futuro?

Come e' noto la ciclabile Nomentana non si snoda in campagna ma nel tessuto vivo della citta'.

Anzi, passa in vari punti molto affollati (da qui la sua utilita') e in particolare davanti ad un paio di scuole per bambini sordi e sordastri. In quel caso la pista e' separata dall'uscita della scuola dal marciapiedino regolamentare di 1,5 metri, e la scuola e' segnalata dal trazionale cartello con i bimbi che fuggono (dalla scuola ovviamente)

Ovviamente succede che la pista sia molto spesso ingombrata oltre che dai pulmini scolastici che si infilano nel passo carrabile o attraversano la pista, anche molto semplicemente dai ragazzi e dai rispettivi genitori che pero' cercano di evitare i fastidi.

Il guaio e' che mentre andando verso Porta Pia il falsopiano rallenta parecchio la pedalata, a scendere i 30 all'ora si raggiungono facilmente, figuriamoci poi con le elettriche.

Basti pero' pensare a cosa sarebbe successo se la pista fosse passata di fronte ad una Settembrini, un Giulio Cesare o un Avogadro... difficilmente la pista sarebbe stata percorribile a causa se non altro della quantita' di alunni.

Comunque la situazione e' stata corretta con aggiungendo al cartello attenti scuola  un limite di 5 km/h. La notizia ha scatenato un interessante dibattito sul sito della ciclabile Nomentana che piu' o meno riprendeva le stesse argomentazioni degli automobilisti rispetto al limite di 30 all'ora.

Detto questo, da brava coscienza critica del ciclista romano, faccio notare che:

  1. Malgrado la presenza di bambini sulla pista davanti ad una scuola un bel po' di ciclisti la infila a velocita' sostenuta, magari scampanellando (oltretutto ricordo che ci troviamo scuola per sordi e sordastri, non so se mi spiego);
  2. Non so per quale ragione, ma la pista passa di fronte a due istituti scolastici senza rialzarsi... di fronte ai portoni della scuola nulla cambia, ne' per accogliere eventuali automobilisti che lasciano i bambini ne' tantomeno per indicare ai ciclisti di rallentare efare attenzione.
  3. Gli accorgimenti di cui sopra sono stati presi per la chiesa poco piu' in la'..
Queste tre cose, unite ai commenti che ho visto in giro, alla fine fanno pensare che non e' che chi prende l'auto se ne freghi degli altri, ma che i senefregaroli siano distribuiti a prescindere e che se non stiamo attenti un domani cambieranno i suonatori ma alla fine la musica sara' molto simile, anche se a volume piu' basso.

Ma non scordiamoci le elettriche.

domenica 26 maggio 2019

Piste Ciclabili romane: dalle stelle alla costellazione... ma fuori e' sempre notte

Lavori in corso per le piste romane
Dopo il grande successo della ciclabile Nomentana, e il considerevole impegno di risorse politiche (anche mostrando che gli automobilisti non sono intoccabili)  nell'approntamento della ciclabile Tuscolana, l'amministrazione Raggi sembra abbia realizzato il valore aggiunto del concetto di rete. Peccato non lo abbia fatto anche per la metropolitana, ma forse era chiedere troppo.

Infatti, oltre a lanciare altre iniziative, sono stati avviati i lavori per ricucire (per quanto umanamente possibile) l'ormai non piu' trascurabile patrimonio di piste ciclabili della citta', in modo da valorizzarne l'utilita' per l'impiego di tutti i giorni.

Anche le nuove iniziative saranno comunque prese tenendo presente il concetto di connessione e ampliamento della rete esistente.

Per noi ciclisti, apparentemente l'unico gruppo oltre ai bancarellari ad aver tratto vantaggio dall'amministrazione Raggi, il momento e' veramente emozionante, praticamente storico. 

Sull'onda di un manufatto coerente e realizzato in maniera finalmente accettabile, ovvero la pista della Nomentana, si sono potuto misurare i vantaggi di una buona pista ciclabile... mettere le piste in rete, se non fa fare i giri di Peppe, moltiplica tali vantaggi.

Innanzitutto vengono aggiunte alla ciclabilita' cittadina alcune piste fondamentali, per esempio la Tiburtina. Di altre francamente non mi va di leggere per non rischiare la delusione, mi basta che anche la Prenestina sia lanciata per -molto egoisticamente- coprire la gran parte dei miei itinerari.

La novita' e' l'importanza ai tratti di collegamento, primo dei quali il collegamento Tuscolana-Termini passando per Castro Pretorio, quindi sotto il mio ufficio. Immagino che cio' accadra' utilizzando il grande marciapiede vuoto di Castro pretorio, lato Caserma Macao / Biblioteca Nazionale, che puo' essere facilmente prolungato fino a Santa Bibiana e da li' congiunto con Tiburtina e Prenestina (via Giolitti)... la mente vacilla!  

NOTAA proposito dei Giri di Peppe...Per andare da Nomentana a Termini il percorso piu' breve e' attraverso Via XX settembre fino ad incrociare Via Goito e poi dritti per Piazza Indipendenza... passare per Castro significa allungare!  

Quindi dalle stelle alla costellazione...  ma la notte fuori rimane sempre nera.

Si' perche' le piste rimangono l'unico successo, per adesso cmq molto limitato, di un'amministrazione che non ha portato miglioramenti concreti alla vita cittadina, anzi se si considera il blocco delle metropolitane, il blocco dello stadio della Roma (prima edizione) la rimozione dell'interesse pubblico dalle torri dell'EUR, le cui conseguenze fortemente negative non saranno cancellabili nel futuro. 

La mia generazione forse vedra' la rete ciclabile, ma di sicuro non la rete di metropolitane.

E non e' solo un problema di avversita' alle grandi opere. 

Se esci dalle piste ritorni a combattere per la vita, senza che i vigli urbani mostrino alcuna voglia di riportare l'uso del mezzo a motore nei confini se non della legalita' totale almeno della correttezza.

ATAC ha peggiorato le prestazioni e serve sempre peggio i cittadini, tanto e' vero che il grande sviluppo della bici avviene soprattutto da chi non ne puo' piu' del mezzo pubblico (gli automobilisti in genere passano allo scooter).

AMA ci odia e ci tiene zozzi. Se vedi un marciapiedi pulito e' in genere pulito dagli immigrati in cambio di qualche soldino.

Parchi e Giardini, forse a parte Villa |Borghese, sono regrediti a giungla. Hai voglia a fa' roseti comunali e azalee a Piazza di Spagna se tutti i giardini romani sono tornati campagna...

Inzomma (co' la zeta, alla romana) bisogna mettere cmq un grosso punto interrogativo sugli interventi non cantierati oltre la fine del mandato della Raggi. 

NOTA: Anche se Virginia ha una fortuna sfacciata, in quanto la gestione della citta' appare cosi' spinosa che nessun avversario sembra ancora voglioso di scommetterci la carriera politica. Potrebbe benissimo essere rieletta per assenza di alternative!