Domenica scorsa è uscita sul corriere della sera la notizia che il comune vuole adottare la tecnologia LED per l’illuminazione pubblica, in modo da ridurre del 50% i consumi elettrici. Per noi che veniamo dallo scorso millennio, questo è il terzo cambio di tecnologia dell’illuminazione stradale. Dall’incandescenza all’orribile neon, dal neon al sodio, e ora il LED.
Il sindaco intende portare la città alla selezione per le Olimpiadi come una città “ad impatto zero” per quanto riguarda le emissioni. Benissimo, bravissimo.
Purtroppo la cronaca ci ha ricordato come sia lunga la strada che porta una città ad impatto zero. E’ una città dove per strada si muore, per impatto, più che altrove. Dal Piano per la Mobilità Sostenibile appena pubblicato dal Comune vediamo infatti che il tasso di mortalità (decessi per milione di abitanti) dovuti ad incidenti stradali è 74 per Roma, 29 per Londra, 16 per Parigi e 27 per Barcellona (tabella a pag. 15).
Ognuno può farci la riflessione che vuole, e sono pronto a fare anche altre elaborazioni, ma è chiaro che il romano muore da due a sei volte di più degli altri cittadini europei.
Pur testimoniando questa situazione il piano per la mobilità sostenibile non parla, pudicamente, di cause. Se ne parlasse io metterei al primo posto l’indisciplina, il non rispetto del codice della strada e le punte di velocità raggiunte in città. Ma anche l’insufficienza di mezzi pubblici, che spinge l’uso del mezzo privato, specialmente i motocicli, i più pericolosi perché veloci e letali, a livelli record. E, perché no, anche la mancanza di piste ciclabili.
Sì, perché la realizzazione di piste ciclabili incentiva l’uso della bicicletta, mezzo ad impatto zero per eccellenza, in quanto riduce i mezzi privati che causano incidenti, anzi la bici in genere lo subisce. Inoltre la pista ciclabile, separando le bici dall’altro traffico, evita ulteriori rischi di incidente.
Quindi se l’obiettivo è di avere una città “ad impatto zero”, cominciamo subito da una dura campagna di repressione delle infrazioni e dalla realizzazione delle piste ciclabili, almeno quelle –e sono tante- che non contendono spazio alle automobili.
A meno che le dichiarazioni non siano solo slogan.
A proprio questo proposito, dopo aver letto il Piano della Mobilità Sostenibile, non riesco a capire l’apprezzamento di Maurizio Santoni, Portavoce del Coordinamento Roma Ciclabile di Legambiente Lazio. Forse lui sa molto più di noi dei veri programmi del Comune. E sicuramente non si poteva dire al Sindaco che il piano non è un gran che, a scanso rappresaglie.
Il sindaco intende portare la città alla selezione per le Olimpiadi come una città “ad impatto zero” per quanto riguarda le emissioni. Benissimo, bravissimo.
Purtroppo la cronaca ci ha ricordato come sia lunga la strada che porta una città ad impatto zero. E’ una città dove per strada si muore, per impatto, più che altrove. Dal Piano per la Mobilità Sostenibile appena pubblicato dal Comune vediamo infatti che il tasso di mortalità (decessi per milione di abitanti) dovuti ad incidenti stradali è 74 per Roma, 29 per Londra, 16 per Parigi e 27 per Barcellona (tabella a pag. 15).
Ognuno può farci la riflessione che vuole, e sono pronto a fare anche altre elaborazioni, ma è chiaro che il romano muore da due a sei volte di più degli altri cittadini europei.
Pur testimoniando questa situazione il piano per la mobilità sostenibile non parla, pudicamente, di cause. Se ne parlasse io metterei al primo posto l’indisciplina, il non rispetto del codice della strada e le punte di velocità raggiunte in città. Ma anche l’insufficienza di mezzi pubblici, che spinge l’uso del mezzo privato, specialmente i motocicli, i più pericolosi perché veloci e letali, a livelli record. E, perché no, anche la mancanza di piste ciclabili.
Sì, perché la realizzazione di piste ciclabili incentiva l’uso della bicicletta, mezzo ad impatto zero per eccellenza, in quanto riduce i mezzi privati che causano incidenti, anzi la bici in genere lo subisce. Inoltre la pista ciclabile, separando le bici dall’altro traffico, evita ulteriori rischi di incidente.
Quindi se l’obiettivo è di avere una città “ad impatto zero”, cominciamo subito da una dura campagna di repressione delle infrazioni e dalla realizzazione delle piste ciclabili, almeno quelle –e sono tante- che non contendono spazio alle automobili.
A meno che le dichiarazioni non siano solo slogan.
A proprio questo proposito, dopo aver letto il Piano della Mobilità Sostenibile, non riesco a capire l’apprezzamento di Maurizio Santoni, Portavoce del Coordinamento Roma Ciclabile di Legambiente Lazio. Forse lui sa molto più di noi dei veri programmi del Comune. E sicuramente non si poteva dire al Sindaco che il piano non è un gran che, a scanso rappresaglie.
Ma a me (che però non sono un professionista della circolazione stradale) sembra più un piano per continuare a mantenere le auto al centro dell’attenzione, cercando di scremare un po’ di traffico veicolare in modo da favorirne la circolazione. Sono pronto a farmi convincere del contrario. Ne sarei felice
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